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Un secolo di fumetti: un fenomeno tra storia e futuro

Si può parlare ancora di fenomeno fumetto?

 
Il fumetto è nato in Italia nel 1908 con il “Corriere dei Piccoli”, dove inizialmente le nuvolette erano sostituite da strofe in rima. Il percorso del fumetto non è stato semplice, ma esso è riuscito ad superare momenti veramente difficili e ad andare avanti nonostante tutto. Infatti nel dopoguerra, uno dei periodi più duri, è nato Tex che ancora oggi può essere definito più che attuale, riuscendo ad appassionare milioni di lettori, e rappresenta un mito nel mondo del fumetto.
 
 

Alberto Abruzzese scrive:

“il mito di Tex è cresciuto con la forza di un buco nero e con la capacità di reazione nucleare nell’immaginario…Tex non è soltanto un collettore della vita nazionale italiana, ma, attraverso il lavoro di ibridazione dell’immaginazione dei Bonelli & Co., ha rielaborato mille e mille storie di ogni tempo e luogo. E, come ben sappiamo, le storie si incontrano, amano, respingono e vivono per conto loro”.

In occasione del centenario del fumetto, è stato presentato il 4 ottobre, in uno degli incontri, il libro “Il secolo di fumetto” (Tunué), a cura di Sergio Brancato. Come spiegano i vari autori che hanno collaborato alla stesura del libro, si tratta di una serie di saggi che non hanno avuto lo scopo di mettere in evidenza l’attenta e precisa evoluzione della storia del fumetto ma bensì di un lavoro con  approccio prospettico volto a riconoscere sì la storia ma a puntare, soprattutto, un occhio di riguardo allo stato attuale delle cose. Non si tratta di un’esposizione organica né completa, ma di un’esposizione esaustiva, come sostiene E. Fornaroli, uno degli autori.

Esaustiva perché vengono analizzati gli aspetti più disparati del fumetto: dalla storia in sé, alla relazione fra tradizione letteraria e tradizione del fumetto (saggio di E. Fornaroli). Inoltre, nel libro, A. Abruzzese mette in evidenza alcuni aspetti rilevanti, o meglio alcuni interrogativi: “Scrivere di fumetto oggi ha senso?” e ancora “il fumetto è attuale?”. Volendo dare una risposta alle domande di Abruzzese, che sono state al centro del dibattito dell’università del fumetto, ci si può chiedere soprattutto quale sia lo spazio dedicato al fumetto oggi e cosa ci permette di capire se esso è ancora attuale. Lo spazio dedicato al fumetto è indubbiamente poco. Sono poche le occasioni per scrivere di fumetto, ma soprattutto sono pochi gli spazi che i giornali o gli altri mezzi di comunicazione offrono a questo media nonostante sia stato protagonista di ben cento anni della nostra storia.  Allora viene da chiedersi, perché oggi il fumetto è rievocato continuamente?

Forse perché è più attuale che mai. Forse, semplicemente, perché continua a coinvolgere generazioni diverse in diverse forme. O, forse, per quello che il fumetto rappresenta per i suoi fruitori e per i suoi autori. Vittorio Giardino sostiene che il “fumetto è anche disegno, ma non solo”; lo definisce “un racconto che si serve di parole e di immagini” e pone l’accento proprio sull’importanza del ruolo della scrittura. Il legame con il romanzo è dunque più palese di quel che sembra; il fumetto condivide con esso il voltar pagina, la fruizione attiva che il lettore compie dalla prima all’ultima pagina. Ma il fumetto si differenzia per contenuto e forma. Ha in più la percezione estetica, una prevalenza del visivo sul testo che sfocia in diversi livelli e modalità di fruizione e che permette sia di “seguire le mode visive” sia di “essere realistici senza esserlo”, come sostiene F. Giromini. Ci permette dunque di trascendere.

 

Ma, all’interno di un contesto di nuovi media, può sorgere il dubbio se il fumetto rappresenti ancora tutto ciò, se quello che rappresenta oggi è una reazione del fumetto ai nuovi mercati e alle nuove sfide oppure si tratta della fase finale di questo medium. É necessario in tal senso dare uno sguardo al nuovo contesto mediale in cui il fumetto è tenuto a confrontarsi. Il dato di fatto è che le nuove tecnologie sono percepite dagli utilizzatori come strumenti entrati a pieno nelle vite quotidiane, le loro utilità e innovazioni sono considerate oramai acquisite; ma è altrettanto vero che queste innovazioni hanno provocato dei cambiamenti alla base del sistema mediale, un mutamento di caratteristiche che ha permesso di parlare di “nuovi media”.

 

Gianni Ciofalo, in un intervento durante l’edizione 2008 di Romics, ha spiegato proprio le caratteristiche che sono alla base del nuovo sistema di media:

“ una struttura reticolare basata su figurazioni, la multimedialità, la personalizzazione, la mobilità”; caratteristiche che hanno inciso su altre componenti, provocando “un mutamento: nel rapporto offerta/domanda, dell’innovazione tecnologica, sociale e culturale, della produzione/consumo del prodotto mediale; ma anche una diversa interpretazione della dimensione percettiva (rapporto tecnologia/società) e di quella culturale (ruolo del prodotto culturale)”.

 

Ma, allora, come si inserisce il fumetto in questo contesto?

Partiamo dalla definizione di fumetto secondo Gianni Ciofalo:

“Il Fumetto è un mezzo di comunicazione di massa che veicola messaggi principalmente indirizzati all’intrattenimento, ma anche all’informazione; che si basa su un linguaggio iconico – testuale, costituito dalla giustapposizione spaziale in una deliberata sequenza di elementi grafici visuali, in cui possono inserirsi unità di scrittura fonetica. I supporti tramite cui avviene la sua fruizione sono cartacei e sfruttano un procedimento manuale , il voltar pagina, che il lettore deve compiere dall’inizio alla fine”.

Dunque il fumetto è un mezzo di comunicazione ma è anche un prodotto culturale, che a sua volta ha a che fare con genere, formato, pubblico e tecnologia. Ma a conformarsi al contesto dei nuovi media non è il prodotto culturale in sé, bensì la percezione del fumetto nell’immaginario collettivo. Infatti, quando si parla del nuovo sistema dei media, ci si chiede quale sia il futuro del fumetto in relazione proprio ai cambiamenti. A tal proposito, sono stati individuati tre orientamenti:

  • una digitalizzazione del fumetto
  • la trasformazione in un genere di nicchia
  • declino della dimensione di massa di questo medium
 

È forte la suggestione fatta da G. Ciofalo:

“Sulla base dei tre orientamenti principali, si potrebbe sostenere che il (neo)fumetto attraverso un processo di digitalizzazione (inteso come risultato di innovazione tecnologica e passaggio al digitale)  sia divenuto un genere di massa?”.

Egli però specifica che occorre tener conto di due variabili:

  • una variabile culturale che prevede un abbattimento delle distinzioni culturali, un cambiamento del concetto di prodotto culturale (fumetto come significato condiviso incorporato in una moltitudine di forme), una diversa sensibilità nei confronti del fumetto e nuove modalità di diffusione del fumetto;
  • una variabile tecnologica con nuovi effetti per una nuova rappresentazione del fumetto sul grande schermo e la creazione di nuove modalità di produzione/consumo e fruizione del fumetto: rimediazione e long tail. Quest’ultimo è espressione di una concezione di Anderson secondo cui “…il futuro dell’economia è di vendere una minor quantità di un maggior numero di beni” che essenzialmente indica un mercato fumetto come somma di piccoli mercati di nicchia.
 
 

La rimediazione merita un discorso a parte. L’idea della rimediazione parte da un’intuizione dell’esponente per eccellenza del determinismo tecnologico, Marshall McLuhan: “il contenuto di un medium è sempre un altro medium”; e si basa sulla presa d’atto che nella nostra cultura un singolo medium non può mai operare in forma isolata poiché “si appropria di tecniche, forme e significati sociali degli altri media e cerca di competere con loro e di rimodellarli in nome del reale”, ovvero i nuovi media rimodellano i vecchi media, costruendo forme di ibridazione innovative, mentre i vecchi media rimodellano continuamente se stessi per rispondere alle sfide delle nuove forme emergenti.

 

La rimediazione si basa su due logiche:

 

l  la logica dell’immediatezza: tesa a rendere trasparente il dispositivo di mediazione;

 

l  la logica dell’ipermediazione: tesa a moltiplicare i segni della mediazione e a renderli visibili, come nello stile a finestre.

 
 

Forse il riferimento al fumetto non appare così logico, eppure lo è! Attraverso la digitalizzazione il medium fumetto rimodella se stesso. Questa tendenza, che ha caratterizzato molti medium con l’avvento del digitale, in risposta al nuovo sistema mediale caratteristico del tempo, ha portato benefici al prodotto culturale veicolato a livello di mercato mediale, e nel caso specifico di mercato fumetto. Si è spesso accennato a un’ipotetica fine del fumetto, ad un suo tramonto definitivo, specie all’inizio dell’avvento del digitale in quanto la caratteristica saliente del fumetto è la sua forma cartacea. Invece, non solo il fumetto ha superato le numerose sfide relative al nuovo contesto, ma è continuamente rimediato. Perché se è vero che il fumetto, specie il fumetto western, deve molto al fermo immagine cinematografico, è altrettanto vero che oggi il cinema continua a utilizzare il fumetto come fonte di ispirazione, appropriandosi di storie, di personaggi e di significati sociali. Ma non solo. Le nuove tecnologie aprono molteplici strade al fumetto. Questa conformazione alle innovazioni, ai nuovi media interattivi è più forte che mai. Basta pensare all’avvento dei webcomics. Il fumetto è approdato su internet. Si tratta di un prodotto dell’editoria on line del fumetto e rappresenta una rimediazione attraverso diverse strade: mobile comic, comic ebook e webcomic.

 

Di certo, a differenza degli Usa dove si sono formati diversi modelli di business, in Italia si è ancora in fase di sperimentazione (scarsa), ma se tale fase portasse a una consolidazione di modelli di socialnetworking a fumetti, questi rappresenterebbero una strada futura per un’ulteriore espansione. Una rimediazione a pieno titolo che rende ancora più solido il ruolo di questo medium all’interno del nuovo contesto mediale e che fa riflettere sulle perplessità in merito al futuro del fumetto spesso poste da molti, specie dagli scettici. Forse non siamo né davanti a un tramonto della dimensione di massa, né davanti a una trasformazione in un genere di nicchia. Forse ci troviamo di fronte a una nuova era del fumetto, un’era che il fumetto può e deve affrontare dato che rappresenta la dimostrazione che questo mezzo di comunicazione è in grado di mobilitare ancora milioni di persone; è in grado di appassionare lettori di età, sesso, stato sociale e culturale differenti; è in grado di far notizia.Una sfida in un’era che ci permette di capire che il fumetto è tuttora un fenomeno!

 
 
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