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Afantasia: quando il “cinema della mente” è spento

Immaginate di chiudere gli occhi e pensare a un amico che vedete spesso. Riuscite a visualizzare i suoi tratti somatici, l’espressione del viso, i vestiti che indossa? Oppure provate a immaginare un’alba: vedete il sole che sorge, il cielo che si colora di rosa, i primi raggi di luce che illuminano il paesaggio? Se la risposta è no, potreste soffrire di afantasia, una condizione caratterizzata dall’incapacità di generare immagini mentali.

Un mondo senza immagini

Per chi ha l’afantasia, il “cinema della mente” è spento. Non riescono a visualizzare volti, paesaggi, oggetti o scene vissute. Questa condizione non è da confondere con la mancanza di fantasia o creatività: le persone con afantasia possono comunque pensare in modo astratto, risolvere problemi e sviluppare idee originali.

Quanto è diffusa l’afantasia?

Si stima che circa il 1-3% della popolazione mondiale sia affetto da afantasia in forma severa, mentre una percentuale più alta presenta forme più lievi. La condizione è stata scoperta nel 1880 da Francis Galton, ma solo negli ultimi anni è stata oggetto di studi approfonditi.

Come funziona il cervello di chi ha l’afantasia?

Le ricerche suggeriscono che l’afantasia sia causata da differenze nella connettività tra diverse regioni cerebrali. Quando a una persona viene chiesto di immaginare qualcosa, il suo cervello deve attivare diverse aree per recuperare il concetto, l’aspetto e la rappresentazione mentale dell’oggetto o della scena. Nelle persone con afantasia, questo processo potrebbe essere compromesso.

Afantasia e sogni

Pur non riuscendo a creare immagini da svegli, molte persone con afantasia sognano in modo vivido. Questo perché il sogno è un’attività più spontanea e profonda del pensiero cosciente.

Afantasia e creatività

Paradossalmente, l’afantasia può essere un incentivo alla creatività. Per gli artisti con questa condizione, l’impossibilità di visualizzare immagini mentali li spinge a usare altri canali espressivi, come la musica, la scrittura o la pittura, per comunicare le loro idee e emozioni.

Afantasia e salute mentale

L’afantasia potrebbe avere anche un lato positivo. Le persone con questa condizione sembrano essere meno soggette a disturbi post-traumatici da stress (PTSD), in quanto non riescono a rivivere mentalmente i traumi vissuti.

Afantasia e autismo

Alcune ricerche suggeriscono una possibile correlazione tra afantasia e autismo, ma le evidenze sono ancora deboli.

L’afantasia non è un handicap

È importante sottolineare che l’afantasia non è una malattia o un handicap. Si tratta di una semplice variazione del funzionamento cerebrale che non pregiudica le capacità cognitive o la qualità della vita.

maio

maio

Massimiliano Oliosi, nato a Roma nel 1981, laureato in giurisprudenza, ma amante degli eventi e dell'organizzazione di essi, dal 1999 tramite varie realtà associative locali e nazionali partecipa ad eventi su tutto il territorio nazionale con un occhio particolare al dietro le quinte, alla macchina che fa girare tutto.

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