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Wild Strawberry: l’horror floreale che trasforma Tokyo in un incubo post-apocalittico

Immaginate una Tokyo soffocata da rampicanti giganteschi, fiori sinistri e creature metà umane e metà vegetali che si aggirano per strade ormai inghiottite dalla giungla urbana. Non è il sogno febbrile di un ecologista apocalittico, ma l’ambientazione di Wild Strawberry, il manga scritto e disegnato dalla promettente Ire Yonemoto, pubblicato dal luglio 2023 sulla piattaforma Shōnen Jump+ di Shueisha e in Italia grazie a Star Comics. L’edizione variant è disponibile da oggi 20 maggio 2025, mentre la regular dal 27. Un’opera che mescola horror, fantascienza e azione con uno stile visivo esplosivo, portando sul palcoscenico del fumetto giapponese una delle storie più intense e disturbanti degli ultimi anni. A colpire fin da subito non è solo la qualità dei disegni – vibranti, dinamici, evocativi – ma l’abilità con cui Yonemoto intreccia tensione emotiva, worldbuilding post-apocalittico e denuncia sociale in un racconto che è allo stesso tempo intimo e universale.

Tutto comincia trentasei anni prima degli eventi narrati nel manga, quando un giorno d’aprile la metropoli più iconica del Giappone viene misteriosamente sommersa da una vegetazione fuori controllo. Una mutazione inspiegabile ha colpito le piante, che da forme di vita innocue sono diventate predatrici intelligenti, capaci di insinuarsi nei corpi umani e trasformarli in esseri mostruosi: i temuti Jinka, o “fiori umani”.

Queste creature, parassiti in grado di replicarsi esplodendo e diffondendo spore nell’ambiente, incarnano una delle paure più profonde della fantascienza contemporanea: quella della natura che si ribella, che si riprende lo spazio perduto in una sorta di vendetta contro l’antropocene. Se in The Last of Us è un fungo a segnare la fine dell’umanità, in Wild Strawberry è la flora a diventare l’incubo. E a differenza di molte altre storie post-apocalittiche, qui non c’è spazio per il romanticismo di un mondo che rifiorisce: la natura, in questa visione, è aliena, spietata e imperscrutabile.

Kingo e Kayano: un legame oltre il sangue

Nel cuore di questa Tokyo invasa dalle piante, troviamo due protagonisti che resistono al disfacimento di un mondo che non ha più spazio per l’infanzia né per i sogni: Kingo e Kayano. Non sono fratelli di sangue, ma sono cresciuti insieme come tali, inseguendo un’idea semplice e struggente di felicità familiare. Vivono nascosti nei sobborghi più poveri della città, dove il vaccino contro l’infezione da Jinka è un lusso inaccessibile e l’unico modo per sopravvivere è non farsi notare.

Il problema è che Kayano è già infettata. Ma, a differenza di altri, è riuscita a coesistere con il Jinka dentro di sé, mantenendo la sua coscienza umana. Una condizione instabile, minacciata continuamente dal rischio di “fioritura” – lo stadio finale della contaminazione, in cui l’identità umana si dissolve completamente.

Quando la loro esistenza viene scoperta dalla Kasotai, la cosiddetta “Forza Funerale dei Fiori”, Kayano prende una decisione disperata: si fonde con Kingo, donandogli i suoi poteri nella speranza di salvarlo e garantire almeno a lui un futuro. Da quel momento, Kingo porta con sé non solo un legame biologico con la sorella, ma anche una missione: trovare una cura, riportarla indietro, e combattere per un mondo dove possano finalmente essere una famiglia.

Un manga che taglia con la potenza di un fiore

Wild Strawberry colpisce non solo per il suo impianto narrativo solido e carico di pathos, ma anche per l’originalità con cui rielabora generi ormai ben codificati come il post-apocalittico, l’horror e il body horror. C’è un sottotesto politico che emerge a ogni svolta della trama: la divisione sociale tra chi può permettersi la salvezza e chi viene lasciato marcire – letteralmente – ai margini. Le squadre funebri, che dovrebbero proteggere i cittadini, sembrano più interessate a reprimere che a salvare. E la “malattia” del Jinka diventa metafora di tutto ciò che la società teme e vuole eliminare: la povertà, la diversità, l’alterità.

Visivamente, l’opera è una festa (oscura) per gli occhi. Yonemoto sa giocare con la simmetria e l’asimmetria delle forme naturali, rendendo le trasformazioni dei Jinka affascinanti e grottesche, sensuali e ripugnanti al tempo stesso. Le tavole esplodono letteralmente sotto lo sguardo del lettore, in un contrasto continuo tra la bellezza estetica della flora e l’orrore che essa nasconde.

Dall’inferno verde al nostro scaffale

La notizia che molti fan stavano aspettando è arrivata: Wild Strawberry sta per approdare anche in Italia grazie a Star Comics. Il primo volume uscirà in due edizioni: una regular dal 27 maggio e una variant, per collezionisti e appassionati, disponibile già da oggi. Per chi volesse un assaggio, l’editore ha già diffuso un’anteprima che lascia intuire solo una frazione della potenza di quest’opera.Ma attenzione: Wild Strawberry non è per tutti. È un manga che scava sotto la superficie, che chiede al lettore di abbracciare la complessità, il dolore, la speranza disperata. È una storia che, pur parlando di fiori, non profuma mai di romanticismo, ma piuttosto di sangue, terra e sopravvivenza.In un panorama manga sempre più affollato, Wild Strawberry si ritaglia un posto speciale: quello delle opere che lasciano il segno, che ti seguono anche dopo aver chiuso il volume. Un racconto di resistenza, trasformazione e legami che vanno oltre la carne. Un inno oscuro alla fragilità umana e alla potenza della natura.


Hai già letto Wild Strawberry? Che ne pensi di questo mix tra horror biologico, distopia e dramma familiare? Facci sapere la tua nei commenti qui sotto, e condividi questo articolo con i tuoi compagni di letture nerd! La Tokyo invasa dai fiori ti aspetta, e noi non vediamo l’ora di sapere cosa ne pensi.

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