Nel febbraio del 2022, Netflix ha lanciato Vikings: Valhalla, una serie che, pur essendo uno spin-off e sequel di Vikings, si distingue per la sua ambientazione un secolo dopo gli eventi narrati nella serie originale. Creata da Jeb Stuart e Michael Hirst, quest’opera si propone di esplorare le vicende dei vichinghi durante una fase cruciale della loro storia, mettendo al centro personaggi storici come Leif Erikson, Freydís Eiríksdóttir e Harald III di Norvegia, e approfondendo le tensioni interne tra i convertiti al cristianesimo e i fedeli alla religione tradizionale.
La serie si sviluppa in un periodo di grande fermento, tra il conflitto con i regnanti inglesi e i contrasti ideologici tra pagani e cristiani, restituendo al pubblico un affresco di lotte, tradimenti e conflitti che riaccendono il fuoco della saga vichinga, sebbene con qualche licenza storica che ne modifica i contorni. La scelta di ambientare gli eventi a un secolo di distanza dalla saga di Ragnar Lothbrok, protagonista della serie precedente, segna un cambio di passo, ma allo stesso tempo riprende alcuni degli elementi che hanno reso famosa Vikings, pur introducendo nuove dinamiche.
Vikings: Valhalla – Una saga in continua evoluzione
Il “soft reboot” di Vikings: Valhalla non nasconde la sua appartenenza alla tradizione della serie madre. Sebbene ambientato un secolo dopo gli eventi che hanno segnato l’ascesa dei vichinghi, Valhalla riporta gli spettatori nelle terre del nord, con un focus sull’espansione norrena in Danimarca, Norvegia e Inghilterra. Tuttavia, questo ritorno alle radici non è solo un tributo al passato. Il cuore pulsante della serie ruota attorno alla religione, con un ampio spazio dato allo scontro tra le antiche credenze pagane e il crescente cristianesimo che sta cambiando la faccia dell’Europa.
Nonostante l’approccio più “storico” e il tentativo di raccontare eventi realmente accaduti, la serie non è una ricostruzione rigorosa. In Vikings: Valhalla, si prende una notevole licenza poetica. Leif Erikson, Olaf di Norvegia, Canuto il Grande e altri personaggi realmente esistiti si intrecciano con leggende e racconti che spesso superano i confini della verità storica. Questo aspetto consente alla serie di giocare con la fantasia, mescolando realtà e mitologia, come accadeva nella tradizione norrena, dove le saghe erano piene di eroi e dei che si mescolavano alle gesta quotidiane.
Un intreccio di personaggi e di storie che spingono verso l’epica
Le vicende di Vikings: Valhalla si snodano tra terre lontane e battaglie epiche, ma anche intrighi politici e religiosi. La trama esplora la tensione tra i vichinghi cristiani e i pagani, ma non è solo la religione a scatenare conflitti. La serie gioca anche con il tema del potere, del tradimento e delle alleanze inaspettate, dove i personaggi mutano più volte alleanze, spesso in un gioco di inganni che risulta, a tratti, eccessivamente forzato. Ogni personaggio è spinto a prendere decisioni che cambiano il corso degli eventi, ma la rapidità con cui le alleanze cambiano rischia di risultare poco credibile. In Vikings: Valhalla, ogni mossa sembra essere parte di un piano di lungo termine, ma talvolta questo genera una sensazione di esagerazione, dove il colpo di scena perde la sua forza, diventando quasi prevedibile.
La compressione temporale è un altro aspetto problematico della serie. In Vikings: Valhalla, gli eventi si susseguono a un ritmo vertiginoso, come se le azioni si svolgessero in un tempo condensato. Le distanze tra i luoghi si annullano, e i viaggi che nel mondo reale avrebbero richiesto settimane o mesi vengono compiuti in poche ore. Questo accelerato passaggio del tempo può risultare destabilizzante, specialmente quando si passa da un conflitto a un altro senza soluzione di continuità.
Momenti epici e sfumature di grigio: la forza dei personaggi
Nonostante questi difetti, Vikings: Valhalla ha anche i suoi momenti di grande valore. La serie riesce a restituire quella sensazione di epica che aveva caratterizzato le prime stagioni di Vikings, con scene di battaglia che lasciano il segno e momenti di introspezione che regalano sfumature di grigio ai protagonisti. La musica gioca un ruolo fondamentale nel creare un’atmosfera coinvolgente, e, anche se la serie perde i leggendari Wardruna, la colonna sonora arricchita da Danheim e Forndorm contribuisce a mantenere l’ambientazione evocativa e ricca di pathos.
I personaggi di Vikings: Valhalla sono complessi, oscillando tra il carismatico e il grigio. Pur non raggiungendo i livelli dei grandi protagonisti di Vikings come Ragnar, Floki e Rollo, alcuni di loro riescono a emergere grazie alla loro forza di volontà e alla loro determinazione. Leif Erikson, in particolare, diventa una figura centrale che porta avanti la tradizione vichinga, ma con una visione più moderna e proiettata nel futuro.
Conclusione: un futuro incerto ma avvincente per la saga
In conclusione, Vikings: Valhalla si presenta come una serie che porta avanti la legacy di Vikings, ma con un approccio che mescola liberamente storia e finzione. Sebbene non sia esente da difetti, come la saturazione dei colpi di scena e la compressione temporale, la serie offre comunque uno spettacolo epico e avvincente, con momenti che catturano l’immaginazione degli spettatori. Se le prossime stagioni seguiranno lo stesso schema narrativo, Vikings: Valhalla potrebbe perdere quel senso di “memoria storica” che tanto affascina i fan delle saghe vichinghe, ma al momento resta una serie capace di intrigare, con la promessa di nuovi sviluppi avvincenti.
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