Nel panorama videoludico, esiste una battaglia silenziosa ma cruciale: la lotta per la preservazione della storia dei videogiochi. Un conflitto che vede la Video Game History Foundation (VGHF) in prima linea nel tentativo di proteggere e documentare il patrimonio videoludico mondiale. Purtroppo, questo sforzo si scontra con l’ostilità delle grandi aziende del settore, che sembrano più propense a proporre remaster e riedizioni piuttosto che garantire un accesso trasparente ai giochi originali che hanno segnato l’evoluzione dell’industria.
Di recente, la VGHF ha fatto un passo avanti significativo aprendo al pubblico la sua biblioteca digitale. Si tratta di una vera miniera d’oro per appassionati e studiosi, poiché offre una vasta collezione di documenti inediti, artwork, materiali promozionali e addirittura kit di sviluppo di giochi iconici come Donkey Kong e Final Fantasy VII. A questo si aggiunge un archivio di oltre 1.500 riviste videoludiche fuori stampa, risorsa fondamentale per chiunque voglia esplorare le origini e l’evoluzione del medium. Per ora, l’accesso a questa collezione è parziale, ma l’obiettivo è quello di espandere progressivamente il database, rendendolo sempre più ricco e fruibile.
Fondata nel 2017 da Frank Cifaldi, la Video Game History Foundation è un’organizzazione no-profit che si batte per la preservazione del patrimonio videoludico. Affronta ostacoli notevoli, legati principalmente ai diritti d’autore e alle restrizioni legali imposte dalle major del settore, ma ciò non ha impedito alla fondazione di stringere collaborazioni con sviluppatori ed editori per arricchire la collezione. Tuttavia, il suo obiettivo non si limita all’archiviazione: la VGHF lavora attivamente per sensibilizzare l’opinione pubblica, stimolando ricerche e discussioni sull’importanza culturale del videogioco.
Nonostante gli sforzi della VGHF, il problema della scomparsa dei giochi classici rimane allarmante. Secondo le stime, ben l’87% dei titoli storici risulta introvabile. La ragione principale? Le grandi aziende preferiscono investire in riedizioni di giochi già affermati piuttosto che mettere a disposizione degli utenti l’accesso ai titoli originali. Una strategia comprensibile dal punto di vista economico, ma che mette a rischio la memoria storica del medium. A complicare ulteriormente la situazione, ci sono le restrizioni governative: l’Ufficio del Copyright degli Stati Uniti ha recentemente negato la possibilità di rendere disponibili online giochi storici per scopi di studio e ricerca, nonostante le pressioni della fondazione.
Ma perché è così difficile preservare la storia dei videogiochi? Il problema è radicato in una mentalità diffusa che vede il concetto di “gioco gratuito” come un danno economico, ignorando il valore culturale della conservazione. La paura di perdere profitti ha portato molte aziende a ostacolare gli sforzi della VGHF, limitando la possibilità di digitalizzare e rendere accessibili titoli del passato. Questo atteggiamento miope rischia di compromettere irrimediabilmente la possibilità di studiare e comprendere il percorso evolutivo del videogioco come forma d’arte e intrattenimento.
Nonostante queste sfide, la Video Game History Foundation non si arrende. Continua ad ampliare la propria biblioteca digitale, sviluppa nuovi strumenti per la conservazione e lavora incessantemente per sensibilizzare il pubblico e le istituzioni. Il loro messaggio è chiaro: la storia del videogioco è troppo importante per essere dimenticata.
E qui entri in gioco anche tu. Vuoi contribuire alla causa? Puoi supportare la VGHF attraverso donazioni o partecipando alle loro campagne di crowdfunding. Anche la semplice condivisione della loro missione con amici e conoscenti può fare la differenza. Inoltre, dimostrare interesse per i giochi classici, giocarli e discuterne pubblicamente, aiuta a far capire alle aziende che il pubblico vuole mantenere viva la memoria videoludica.
La battaglia per la preservazione dei videogiochi è ancora lunga e piena di ostacoli, ma è fondamentale per garantire che le future generazioni possano apprezzare e studiare i titoli che hanno segnato la storia del medium. Non permettiamo che il nostro patrimonio digitale vada perduto: ogni partita giocata a un classico è un passo in più verso la sua eterna sopravvivenza.
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