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Very Young Frankenstein: Mel Brooks torna a giocare con i suoi mostri, e questa volta è una serie!

A pochi mesi dal cinquantesimo anniversario di uno dei capolavori assoluti della commedia cinematografica, Frankenstein Junior, il genio di Mel Brooks torna a far parlare di sé. Era il 1974 quando il film, quarto nella carriera del regista, usciva nelle sale. Nato da un’idea di Gene Wilder – che ne firmò anche la sceneggiatura insieme a Brooks – questo gioiello in bianco e nero è diventato, con il tempo, una pietra miliare per chiunque ami la comicità intelligente, l’horror d’epoca e quel gusto demenziale che solo Brooks sapeva rendere così elegante. E oggi, cinquant’anni dopo, l’atmosfera si carica di elettricità: il fulmine ha colpito di nuovo, e sta per riportare in vita un mito.

La notizia è di quelle che fanno sobbalzare il cuore nerd: FX ha annunciato Very Young Frankenstein, una nuova serie TV che si ricollega direttamente all’universo del leggendario Frankenstein Junior.

Non un remake, non una semplice parodia della parodia, ma un prequel ufficiale che promette scintille – in tutti i sensi. Già il solo annuncio del pilot ha fatto impennare l’hype come un elettroencefalogramma sotto scarica. D’altra parte, quando il nome di Mel Brooks viene anche solo sussurrato, la mente corre veloce tra citazioni, gag immortali e cavalli che nitriscono al nome di Frau Blücher.Ovviamente, c’è grande mistero sulla trama – più fitto di una notte tempestosa nei Carpazi – ma pare che la storia ruoterà attorno ai primi anni di vita (scientifica) del giovane Frederick Frankenstein, il nipote del famigerato dottor Victor e il protagonista reso immortale da Gene Wilder, con quella sua adorabile ossessione per la corretta pronuncia del cognome: “Fronk-en-steen”. Immaginate un giovane scienziato in erba, magari alle prese con esperimenti scolastici fuori controllo, docenti scettici e lampi metaforici che lo guideranno verso la sua folle vocazione. Il potenziale comico è, ovviamente, da laboratorio.

Ma dietro le quinte non ci sono solo fulmini e nostalgia. Alla guida del progetto troviamo Stefani Robinson, già brillante mente dietro What We Do in the Shadows, la serie FX diventata cult per la sua capacità di fondere ironia e horror con un’irresistibile freschezza. A dirigere il pilot ci sarà invece Taika Waititi, uno che non ha certo bisogno di presentazioni: dopo aver riplasmato Thor con il suo umorismo surreale e commosso mezzo mondo con Jojo Rabbit, è senza dubbio il regista perfetto per affrontare l’eredità di Brooks senza esserne schiacciato.

Nel team creativo troviamo anche Garrett Basch, ancora in arrivo da What We Do in the Shadows, e – colpo al cuore per i fan – Michael Gruskoff, già produttore del film originale. Come se non bastasse, c’è pure Kevin Salter, reduce da The History of the World, Part 2 e coinvolto nel sequel di Balle Spaziali. In poche parole: l’universo espanso di Mel Brooks non è solo vivo… sta per ricevere un’altra scarica di vita! Perché sì, Frankenstein Junior è uno di quei film che non muoiono mai. Frankenstein Junior non è solo una commedia: è un monumento. Un’opera d’arte che omaggia e parodizza con rispetto il Frankenstein di Mary Shelley e, in particolare, l’adattamento cinematografico del 1931 firmato da James Whale. Brooks decise di girarlo interamente in bianco e nero, recuperando persino parte della scenografia originale del film di Whale, per ricreare con amore maniacale quell’estetica gotica anni ’30 che ancora oggi lascia a bocca aperta. Fu un successo clamoroso, tanto da diventare campione d’incassi nel 1975 e guadagnarsi un posto nel National Film Registry nel 2003. E non dimentichiamo che l’American Film Institute lo ha inserito tra le tredici migliori commedie americane di sempre. Ogni battuta, ogni scena, ogni singolo personaggio è diventato parte del nostro DNA nerd. Dal “Si può fare!” al grottesco gioco di parole tra Frederick e Igor, fino al nitrito di cavalli ogni volta che si pronuncia “Frau Blücher”, è impossibile ignorarne l’impatto sulla cultura pop. E se pensate che sia “solo” una commedia, sappiate che ha persino ispirato un musical teatrale scritto dallo stesso Brooks. Altro che semplice revival.

Ecco perché Very Young Frankenstein è molto più di una serie. È una scommessa. Un esperimento – con tanto di scariche elettriche – su quanto lontano si possa spingere un’icona senza profanarla. Ce la farà a parlare anche alle nuove generazioni, quelle cresciute tra Rick and Morty e horror postmoderni? Potrà mantenere vivo lo spirito brookiano, evitando il rischio di scivolare nella caricatura sterile? Le aspettative sono alte, altissime. Perché il pubblico nerd, si sa, ha la memoria lunga e il cuore sensibile. Ma è proprio questo a rendere il progetto così elettrizzante: il desiderio di osare, di riportare alla vita un classico con rispetto, ironia e una sana dose di follia creativa. Proprio come ci ha insegnato il nostro caro Victor Frankenstein: “La scienza non è solo studio… è passione, è amore… è follia!”. E forse, in fondo, anche la serialità moderna è una creatura frankensteiniana: prende pezzi dal passato, li innesta nel presente e cerca di dar loro nuova forma, nuova vita. Il laboratorio è pronto, i macchinari sono accesi. Adesso non ci resta che aspettare la scintilla.

E voi? Siete pronti a rispolverare le vostre citazioni preferite e ad accogliere questo giovane Frankenstein nella vostra lista di serie imperdibili? Diteci cosa ne pensate nei commenti e condividete l’articolo con la vostra comitiva nerd. Perché il verbo di Mel Brooks va celebrato… e rigorosamente citato!

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