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Verso i Walt Disney’ Studios

Continua lo speciale di Satyrnet dedicato alla figura di Walt Disney (leggi prima parte). Al ritorno in patria, dopo la guerra mondiale Walt Disney, grazie all’esperienza “forte” per la Croce Rossa in Francia, Walter Elias Disney era ormai un uomo. Salutò con una breve visita i genitori e lasciò la casa paterna per trasferirsi a Kansas City, deciso a intraprendere la strada dell’ “artista”. Qui trovò impiego presso un’agenzia pubblicitaria e fece la conoscenza di Ubbe Iwwerks (poi Ub Iwerks). Insieme misero su una società, che però ebbe vita breve. Nel frattempo Disney aveva trovato impiego presso la Kansas City Film Ad, dove presto Iwerks lo seguì.

I due ottennero un primo discreto successo con una serie di annunci pubblicitari noti come Newman Laugh-O-gram, grazie ai quali Disney guadagnò abbastanza da potersi mettere in proprio e fondare una sua società: la Laugh-O-grams. Si unirono a lui sia Ub Iwerks che altri futuri talenti come Rudolph Ising e Hugh Harman, ma anche la Laugh-Ograms non ebbe vita facile. Nel 1923 Walt tentò di salvare l’impresa con un film in cui l’eroina avrebbe interagito con personaggi animati: Alice’s Wonderland. Il film non fu venduto in tempo e lo studio, privo di fondi, fu chiuso. Quell’estate Walt Disney salì su un treno, con in tasca solo quaranta dollari e sotto braccio una copia di Alice’s Wonderland, e diresse verso Hollywood, dove lo attendevano “il paese delle meraviglie” del cinema e, ancora una volta, l’amato fratello Roy.
 
I due fratelli presero in affitto un magazzino a dieci dollari al mese e riuscirono a firmare un contratto per sei episodi di Alice con la società distributrice di Margaret Winkler, dando vita così al Disney Bros Studio. Bisognosi d’aiuto, contattarono quindi i vecchi colleghi di Walt a Kansas City; anche Ub Iwerks. Tra i dipendenti fu assunta come inchiostratrice una certa Lillian Bounds; Walt si intratteneva spesso con lei fino a tardi: presto se ne innamorò e la portò all’altare nel luglio 1925. Tutto sembrava andare per il verso giusto, finché la Winkler non sposò Charles Mintz, il quale prese le redini della società e per prima cosa abbassò tutti i pagamenti dei fornitori. Nonostante ciò, Roy riuscì a strappare a Mintz un accordo ancora più vantaggioso del precedente e i due fratelli, entusiasti, decisero di trasferire lo Studio in Hyperion Avenue a Los Angeles, dove prenderà nel 1926 il nome di Walt Disney Studio.

Dopo qualche tempo, tuttavia, Mintz non fu più soddisfatto
: la serie di Alice era ormai superata. Egli chiese allo Studio una nuova serie animata che avesse per protagonista un coniglio. Così dalla matita di Iwerks, tenendo bene a mente il modello dell’allora famosissimo Felix The Cat, nacque Oswald The Lucky Rabbit. Il coniglio riscosse grande successo; soprattutto inaugurò una delle principali future fonti di guadagno per lo Studio: il merchandising. Ma non durò a lungo. Quando, un anno dopo, Walt si recò da Mintz per un più che giustificato aumento dei compensi, ricevette una risposta che lo lasciò sbigottito. Gli venne proposto un contratto ancor più svantaggioso di quello stipulato in precedenza; in caso di rifiuto, Disney avrebbe perso tutti i diritti su Oswald. In effetti Mintz aveva ordito un vero e proprio inganno, “derubando” Disney di alcuni dei suoi migliori collaboratori (ma Iwerks gli era rimasto fedele) e svelando al momento opportuno il loro tradimento per costringerlo a firmare. Walt era disperato ma, su consiglio di Roy, rifiutò e si mise in viaggio verso casa. Su quel treno, dalla testa di Walt e dalla mano di Iwerks, nacque, così vuole la leggenda, il piccolo topo Mortimer. Ma forse il suo nome suonava troppo solenne o troppo sdolcinato alle orecchie di Lillian Disney, perciò gli si diede presto nuovo battesimo: Mickey Mouse fece ingresso a Hollywood.
Quale che fosse il suo nome, a quel tempo nessuno lo conosceva, quindi non fu facile trovare un distributore che, come a suo tempo la Winkler, avesse fiducia in quei due anonimi animatori. Anzi, fu impossibile. Urgeva una soluzione. Tutto ciò accadeva a metà del 1928, a quel tempo l’industria del cinema era sconvolta da una grande novità: il sonoro. Ecco l’idea giusta: Mickey avrebbe parlato! Un altro periodo di intensa attività e il prosciugamento di tutte le sostanze del loro piccolo studio portò Disney e Iwerks al loro appuntamento con la storia. Il 18 Novembre del 1928 al Colony Theater di New York era previsto un film di guerra, al termine un piccolo short animato avrebbe concluso la serata. Fu un successo straordinario, la gente non parlava d’altro, i giornali ne riportarono la notizia in prima pagina. MICKEY MOUSE SPEAK!, TOPOLINO PARLA!

Il 18 Novembre del 1928
è preso spesso come punto di partenza nella biografia di Disney, non a torto. Quello è il momento in cui tra tutti gli studios di animazione grandi e piccoli, uno si erge sugli altri e il mondo lo vede. Il Disney che resta nelle pagine d’oro del libro di Hollywood nasce qui. Il nuovo distributore dei film Disney era Pat Powers, un tipo losco in verità, ma comunque un distributore. Grazie a lui, all’amico di sempre Ub, e a Carl Stalling, che si occupava delle musiche degli short, si riesumarono ben due cartoni nati muti e li si riempì di musica. Al pubblico piacquero. Inoltre si produssero altri cartoon del topo, nacque addirittura una serie nuova, quella delle leggendarie “Silly Simphonies”, che darà grandi soddisfazioni a Disney.
Ma arriva una grande delusione per Walt: Powers riesce a convincere Ub a lavorare per lui, la sua diabolica idea era di lasciarlo in realtà al suo posto, in cambio però di un contratto che avrebbe legato Disney e tutti i suoi prodotti al nome di Pat Powers. Disney non accettò, quando lo aveva fatto con Oswald si era visto chiudere la porta del successo. Ub lo lasciò. In realtà Ub non aveva fatto altro che lasciare un lavoro per uno che riteneva migliore, tra l’altro Powers gli promise che i cartoni che avrebbe realizzato avrebbero portato la sua firma, cosa che con Disney non succedeva. Per Walt era invece solo un tradimento. Quando Ub lasciò Walt lo studio era già in crescita. Col suo selezionato gruppo di persone Disney produceva spesso opere memorabili.
Sul piano tecnico si cercava sempre l’ultimo ritrovato. Se Steamboat Willie era stato il primo cartoon sonoro, va a “Fiori e Alberi” del 1932 la palma di primo cartoon a colori. La sfida de “I Tre Porcellini” era nel creare personaggi simili nell’aspetto ma diversi di carattere. Questo film fu un enorme successo e la celebre canzone di Stalling è uno dei classicissimi della musica disneyana. “Il Vecchio Mulino” del 1937 propone una “carrellata” mozzafiato merito di una nuova colossale macchina da ripresa: la Multiplane Camera, che consentirà poi effetti tridimensionali già in Biancaneve e i Sette Nani e soprattutto in Pinocchio. Sensazionale in quest’ultimo la sequenza d’apertura. Ma con Pinocchio siamo già nel 1940. Ad onor di cronaca ricordiamo che durante la lavorazione di “Pinocchio” ci fu un grande ritorno alla Disney: Ub Iwerks si rifece vivo,  rientrò come valente tecnico e gli fu affidato il reparto per lo sviluppo delle nuove tecnologie. Fece un lavoro egregio iniziando proprio dalla Multiplane Camera. Ma la coppia Walt e Ub non esisteva più.
Redazione

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