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Vanishing World di Murata Sayaka: il sesso, l’amore e l’alienazione in un Giappone che non esiste (ma potrebbe)

Immaginate un mondo dove l’amore è diventato un concetto mitologico, raccontato come una favola polverosa tra le mura domestiche, e dove il sesso coniugale è un tabù tanto arcaico quanto ripugnante. In questa realtà distopica, ogni nuova vita è il risultato di un’operazione scientifica, pianificata con freddezza in laboratori perfettamente sterilizzati. Benvenuti nel “Vanishing World”, il romanzo che segna un punto di svolta nell’universo narrativo di Murata Sayaka, una delle voci più controverse, audaci e affascinanti della letteratura contemporanea giapponese.

Murata, già celebre per aver dato voce all’outsider in opere come La ragazza del convenience store e I terrestri, torna a esplorare il confine tra normalità e devianza con un’opera che ha il sapore acido della provocazione e l’intensità di una denuncia. Ma attenzione: Vanishing World non è solo un romanzo distopico, è una lente d’ingrandimento che ci costringe a fissare lo specchio deformato di una società dove il progresso ha sepolto i sentimenti.

Un Giappone alternativo, disturbante e plausibile

Nel mondo di Vanishing World, il Giappone ha portato all’estremo le sue politiche contro il calo demografico. La riproduzione sessuale è stata messa al bando, sostituita da un sistema di inseminazione artificiale totalitario ed efficiente. Il matrimonio è diventato un contratto freddo, burocratico, in cui la sessualità non ha più spazio se non nei rapporti extraconiugali, ormai accettati e normalizzati. L’idea dell’amore romantico, del contatto fisico tra due sposi, è considerata una pratica antica, morbosa, persino incestuosa.

In questo scenario, si muove Amane, una giovane donna cresciuta in una famiglia “anomala”, dove la madre osa ancora raccontare fiabe sull’amore tra marito e moglie. Una scelta educativa che si rivelerà disastrosa per la ragazza, bersaglio del bullismo scolastico e vittima di un isolamento emotivo feroce. Amane cresce con un sentimento ambivalente: da un lato prova repulsione verso la madre, colpevole di averle instillato idee considerate perverse; dall’altro è affascinata dal sesso, che scopre presto, già durante le scuole medie, con un compagno di classe, Mizuuchi.

La sua vita emotiva, però, si sviluppa in un’altra direzione, più inquietante e poetica al tempo stesso: Amane si innamora perdutamente di figure immaginarie, personaggi animati che lei definisce con insistenza “esseri non umani”, rifiutando di considerarli semplici creazioni fittizie. Un dettaglio che dice moltissimo su quanto sia deformata e alienata la percezione del desiderio in questo universo alternativo. E, forse, anche nel nostro.

Echi di Huxley, Orwell e Atwood in salsa giapponese

Vanishing World è un’opera che riecheggia in modo potente le grandi distopie letterarie del Novecento: Il mondo nuovo di Aldous Huxley, 1984 di George Orwell, Il racconto dell’ancella di Margaret Atwood. Ma, allo stesso tempo, ne prende le distanze, ricamando un microcosmo intimamente giapponese, intriso di quella particolare malinconia e assurdità che solo Murata riesce a trasformare in oro narrativo.

Il suo stile, asciutto e tagliente, non giudica mai i personaggi, nemmeno quando si muovono tra pensieri e gesti che il lettore potrebbe trovare disturbanti. Al contrario, li osserva con una lente quasi clinica, lasciando che siano i meccanismi sociali a emergere nella loro fredda e impietosa follia.

Murata Sayaka, la cronista della stranezza

Classe 1979, nata nella prefettura di Chiba, Murata Sayaka è ormai un nome imprescindibile nel panorama letterario giapponese e internazionale. Fin dal suo esordio nel 2003 con Junyū (L’allattamento), premiato con il Gunzō Prize, ha costruito un corpus narrativo che si muove tra il grottesco e il tenero, tra l’assurdo e il quotidiano. Il suo vero boom arriva nel 2016 con La ragazza del convenience store, vincitore del prestigioso Premio Akutagawa, e pubblicato in Italia da Edizioni E/O nel 2018.

Negli anni successivi, con I terrestri, La cerimonia della vita e Parti e omicidi, ha continuato a sondare i confini della “normalità”, spingendo il lettore a chiedersi continuamente cosa sia davvero accettabile nella nostra società e chi decida le regole del vivere comune.

Con Vanishing World, Murata non solo alza la posta in gioco, ma la ribalta, immaginando un mondo in cui l’umanità ha perso ogni contatto con il proprio corpo e con il senso stesso dell’amore, delegando la procreazione alla scienza e relegando il desiderio al regno della colpa o del sogno.

Un romanzo disturbante, necessario e… sorprendentemente attuale

C’è qualcosa di profondamente inquietante in Vanishing World, ma anche qualcosa di dannatamente familiare. In un’epoca dove l’intelligenza artificiale si fa largo nelle relazioni umane, dove le dating app sostituiscono il corteggiamento e dove l’intimità è spesso più virtuale che reale, il futuro raccontato da Murata sembra meno assurdo di quanto dovrebbe.

Ed è qui che risiede la forza del romanzo: nel suo modo quasi sussurrato di gridarci contro la disumanizzazione in atto. Un’opera che farà discutere, amare o detestare, ma che difficilmente lascerà indifferenti.

E voi, che ne pensate di questo futuro così freddamente razionale e chirurgicamente sterile? Vi affascina o vi spaventa? Avete letto altri romanzi di Murata Sayaka? Raccontatelo nei commenti e condividete l’articolo sui vostri social per continuare il dibattito con altri nerd appassionati di letteratura visionaria!

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