C’è un’aria diversa, elettrica, quasi malinconica, che scorre tra le tavole del nuovo volume “Valentina, quanto ti amo!”, scritto e disegnato da Sergio Gerasi, uno degli autori italiani più apprezzati nel panorama del fumetto contemporaneo. È il ritorno di una leggenda, ma anche la metamorfosi di un mito: Valentina Rosselli, la fotografa più iconica della nona arte, creatura nata dalla penna e dal desiderio estetico di Guido Crepax, torna a vivere — e a perdersi — nella Milano di oggi.
Un ritorno che sa di sogno (e di inquietudine)
La nuova Valentina vive un momento di gloria professionale. È celebrata, fotografata, invitata a eventi e mostre. Sembra avere tutto. Ma dietro l’immagine patinata di una donna affermata e indipendente si cela un vuoto sottile, una frattura che si allarga come una crepa sotto il vetro di una Polaroid. Gerasi costruisce una storia che è, prima di tutto, un viaggio dentro la psiche di una donna che non si riconosce più nel riflesso che il mondo le restituisce.
Milano — protagonista silenziosa e crudele — non è più quella elegante e sognante degli anni Sessanta, ma una città frammentata, iperconnessa, dove il rumore dei social e la corsa alla visibilità si trasformano in un incubo liquido. È proprio qui che Valentina incontra una donna dal fascino oscuro, un doppio, una presenza ambigua che la trascina in un labirinto di ossessioni. È reale, o solo una proiezione del suo stesso disagio? È la realtà a deformarsi o è l’immagine — quella che tanto ama e teme — a divorare tutto?
Gerasi, tra omaggio e rivoluzione
Riprendere in mano Valentina non è un gesto da poco. Crepax aveva fatto della sua eroina un simbolo di libertà, sensualità e sperimentazione grafica. Ma Gerasi, che conosce bene la grammatica dell’incubo dopo anni passati su Dylan Dog, sceglie di non imitare, ma di dialogare. Il suo tratto pulito e nervoso, capace di muoversi tra il lirismo e l’horror psicologico, rispetta il linguaggio del maestro senza mai risultare derivativo.
Il bianco e nero di Crepax diventa una Milano dai contrasti netti, dove la luce degli schermi rimpiazza il chiaroscuro delle pellicole fotografiche. L’erotismo cede il passo alla disgregazione identitaria. E Valentina non è più la musa dell’immaginario maschile, ma una donna che deve sopravvivere in un mondo di sguardi che la consumano, un mondo che si nutre della sua immagine senza mai restituirle un volto autentico.
Le ossessioni di oggi: stalking, solitudine, social
Nel cuore del racconto si intrecciano temi che appartengono alla nostra contemporaneità: lo stalking, la perdita di privacy, la dipendenza dai social e dall’approvazione digitale. Gerasi non li tratta come meri elementi narrativi, ma come sintomi di un male più profondo: la dissoluzione dell’identità nell’era dell’immagine.
Valentina, da sempre abituata a osservare attraverso l’obiettivo, ora è lei a essere costantemente osservata. Ogni suo gesto diventa contenuto, ogni suo sguardo viene catturato, deformato, condiviso. È la prigioniera del proprio mito. E quando la misteriosa donna dal fascino oscuro entra nella sua vita, quella gabbia si fa tangibile, soffocante. Realtà e allucinazione si sovrappongono in una spirale che ricorda i migliori incubi lynchiani, ma con il tocco lirico e sensuale che solo un autore italiano sa dare.
Una Milano che non dorme (e non perdona)
La città non è solo sfondo, ma specchio e antagonista. La Milano di Gerasi è verticale, lucida, tagliente. I grattacieli riflettono un cielo troppo luminoso per essere vero, e dietro ogni angolo si cela un riflesso di sé che non riconosciamo più. È una città che vive nel paradosso: sempre connessa, ma infinitamente sola.
In questo contesto, Valentina diventa un’allegoria della nostra epoca — una figura che lotta per restare autentica in un mondo che confonde il “mi piace” con l’amore, il “profilo” con la persona, l’immagine con la realtà.
La continuità di un’eredità
“Valentina, quanto ti amo!” non è solo un fumetto, è un dialogo tra passato e presente, tra due autori che si incontrano idealmente sulle pagine: Guido Crepax e Sergio Gerasi. Il primo, l’inventore della donna che osò sfidare le regole del fumetto erotico e intellettuale; il secondo, l’artista che la riporta a vivere, conservandone l’anima ma spostandola nel nostro tempo, in cui l’erotismo lascia spazio alla vulnerabilità.
Gerasi, già noto per i suoi lavori su Dylan Dog e per la sua abilità nel trattare l’inquietudine quotidiana, riesce qui in un’impresa rara: rendere contemporaneo un mito senza snaturarlo.
Un amore (im)possibile, un sogno infranto
Il titolo — Valentina, quanto ti amo! — è una dichiarazione e insieme una confessione. È la voce di chi ama un’idea, un’icona, ma deve arrendersi al fatto che anche l’amore può diventare un inganno. Nel labirinto delle sue visioni, Valentina non sa più se sta cercando se stessa o la sua immagine perduta. E Gerasi, con un tratto vibrante e un ritmo narrativo ipnotico, accompagna il lettore in questa discesa nell’inconscio, dove eros e paura si confondono come ombre su un vetro bagnato.
In libreria dal 7 ottobre, “Valentina, quanto ti amo!” è una lettura imperdibile per chi ama i fumetti d’autore, le donne complesse e la bellezza imperfetta della fragilità umana. È un ponte tra due epoche, un omaggio alla sensualità intelligente di Crepax e un ritratto lucidissimo della Milano contemporanea.
Un’opera che ci ricorda che la domanda più inquietante, oggi come allora, resta sempre la stessa:
è più vera la realtà o l’immagine che la rappresenta?











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