Nel cuore della Virginia, tra le ombre degli alberi che costeggiano le strade secondarie della contea di Fairfax, si nasconde una leggenda tanto inquietante quanto affascinante, un mito che nel corso dei decenni ha assunto i contorni di una vera e propria icona della cultura pop e dell’immaginario horror americano: il Bunny Man. Sì, proprio così. L’Uomo Coniglio. Una figura vestita con un costume da coniglio, spesso armata di un’accetta o di un’ascia, che secondo numerose testimonianze avrebbe seminato il terrore nella zona, specialmente nei dintorni del famigerato Colchester Overpass, un ponte ferroviario conosciuto ormai da tutti come il “Bunny Man Bridge”.
Ma com’è nata questa leggenda urbana, e soprattutto, quanto c’è di vero in tutto questo?
Alle origini del mito: due incidenti, una creatura
Tutto comincia nel 1970, in una contea che fino a quel momento non aveva mai fatto notizia per strane apparizioni. È il 19 ottobre quando Robert Bennett, un cadetto dell’Accademia dell’Aeronautica degli Stati Uniti, e la sua fidanzata decidono di appartarsi in auto su una strada isolata a Burke, nella zona di Guinea Road. Quella che doveva essere una serata tranquilla si trasforma presto in un incubo. I due notano una figura avvicinarsi all’auto. Poi, all’improvviso, il finestrino esplode in mille pezzi. Qualcuno ha lanciato un’ascia. Quando la polizia li interroga, Bennett descrive un uomo vestito completamente di bianco, con lunghe orecchie da coniglio. La sua fidanzata, invece, ricorda solo un cappuccio bianco. Ma entrambi concordano su una cosa: era un individuo aggressivo, che urlava frasi sconnesse su proprietà privata e minacce di morte.
Dieci giorni dopo, il 29 ottobre, la leggenda prende definitivamente piede. Paul Phillips, una guardia giurata in servizio in un cantiere di Kings Park West, si imbatte in un uomo che indossa un costume da coniglio e brandisce un’ascia. L’individuo colpisce con violenza un palo e urla minacce terrificanti: «Stai sconfinando. Se non te ne vai, ti taglio la testa». Phillips fornisce una descrizione precisa: un uomo giovane, alto circa 1,73 metri, sui 79 chili. Il panico inizia a diffondersi come un virus. Decine di persone affermano di aver visto lo stesso individuo, e la stampa inizia a seguire il caso con attenzione. Il Washington Post pubblica ben quattro articoli nel giro di poche settimane, contribuendo a costruire il mito del Bunny Man come una figura sfuggente, pericolosa, e… misteriosamente conigliosa.
Tra psicosi collettiva e folklore moderno
Ma perché un coniglio? E da dove nasce l’idea che dietro quella maschera possa nascondersi qualcosa di più profondo, quasi sovrannaturale? Da qui, entriamo nel regno della leggenda metropolitana vera e propria, dove realtà e finzione si mescolano in modo indistinguibile.
Esistono due versioni principali della leggenda, tramandate oralmente, arricchite e distorte nel tempo come accade sempre nei racconti del folklore. La prima affonda le radici nel 1904, con la presunta chiusura di un manicomio nei pressi di Clifton, Virginia. Durante il trasferimento dei detenuti, un autobus si ribalta e due pazienti fuggono. Uno viene ritrovato morto, impiccato proprio sotto il ponte ferroviario di Colchester, con una scritta che identifica il colpevole come “Bunny Man”. Il secondo evaso, Douglas J. Grifon, sparisce nel nulla, ma cominciano a circolare voci su carcasse di conigli mutilati nei boschi, come se qualcuno li avesse mangiati. Da qui, il mito prende forma.
La seconda versione è ancora più macabra. Un adolescente, per ragioni sconosciute, massacra la propria famiglia travestito da coniglio e si impicca al ponte. Dopo questo evento, gli avvistamenti del Bunny Man si moltiplicano. La figura del coniglio armato di ascia diventa una presenza costante nei racconti dei locali, specialmente durante il periodo di Halloween.
Eppure, secondo l’archivista della contea Brian A. Conley, non c’è traccia storica né del manicomio né dei due detenuti evasi. Nessun documento, nessun fascicolo, nessuna prova. La storia sarebbe quindi un’invenzione collettiva, un caso da manuale di isteria di massa alimentata da coincidenze e suggestione.
Il ponte del terrore: il Colchester Overpass
Eppure, basta visitare il Colchester Overpass per comprendere come mai questa storia abbia preso così tanto piede. Costruito nei primi anni del Novecento, il cavalcavia si trova in una zona boscosa e isolata, perfetta per far galoppare l’immaginazione. Con la sua architettura grezza e i binari sopraelevati, sembra uscito da un film horror. Ogni anno, soprattutto ad Halloween, il ponte diventa meta di pellegrinaggi di curiosi, appassionati di paranormale e cacciatori di fantasmi. Alcuni arrivano anche da altri stati, convinti di poter scorgere il leggendario Uomo Coniglio.
Negli ultimi anni, le autorità locali hanno iniziato a chiudere l’accesso alla zona nei giorni clou per evitare incidenti, raduni illegali e… panico ingiustificato. Nel 2011, oltre duecento persone sono state allontanate durante un checkpoint di quattordici ore organizzato proprio per evitare nuovi avvistamenti (o presunti tali).
Bunny Man nella cultura pop
Come ogni leggenda urbana degna di questo nome, il Bunny Man ha fatto la sua comparsa anche nel mondo dell’intrattenimento. Il più celebre rimando lo troviamo in Donnie Darko, il cult movie del 2001 in cui una gigantesca e inquietante figura con il volto da coniglio appare al protagonista, guidandolo in una spirale di follia temporale. Ma la figura ha ispirato anche una serie di film horror low-budget, come Bunnyman (2011), che ha avuto ben due sequel.
La leggenda ha trovato spazio anche nella serie Lore – Antologia dell’orrore, basata su storie vere e racconti macabri, e persino in programmi comici come The Chris Gethard Show, dove il conduttore si è presentato vestito da Bunny Man per un’intera puntata.
Anche la saggistica ha affrontato il fenomeno: nel 2015, la scrittrice Jenny Cutler Lopez ha dedicato un lungo articolo sulla rivista Northern Virginia Magazine dal titolo evocativo: Long Live The Bunnyman.
Realtà o leggenda?
Forse il Bunny Man non è mai esistito. Forse era solo un uomo disturbato che nel 1970 decise di terrorizzare una coppia con un’ascia. Ma il fascino delle leggende urbane sta proprio nella loro ambiguità. Sono lo specchio delle nostre paure, dei nostri miti moderni, delle storie che raccontiamo al buio per spaventarci a vicenda. Il Bunny Man è entrato a far parte di quella mitologia popolare che unisce horror, mistero e folklore, diventando uno dei simboli più stranianti e affascinanti della cultura geek americana.
E voi, avete mai sentito parlare di altre leggende metropolitane così strane e coinvolgenti? Conoscete storie simili nella vostra zona? Raccontatecelo nei commenti qui sotto e condividete questo articolo sui vostri social per far conoscere il mistero del Bunny Man anche ai vostri amici nerd e appassionati del brivido!
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