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Un secolo di giochi di Andrea Angiolino: storia e rivoluzione dei giochi più iconici del Novecento

E se ti dicessi che il Novecento si può raccontare anche con dadi, pedine e matite? Non è uno scherzo, né l’ennesima provocazione nostalgica da appassionati del retro-gaming. È una lettura lucida e affascinante che ci propone Un secolo di giochi (Carocci, maggio 2025), il nuovo libro di Andrea Angiolino, uno dei più autorevoli divulgatori italiani nel campo del gioco. Questo saggio–che si legge come una serie di racconti appassionanti–è una vera e propria esplorazione culturale del XX secolo attraverso i suoi dieci giochi più emblematici. Un viaggio che parte dal Monopoly e arriva a Tetris, passando per Subbuteo, il cruciverba, Dungeons & Dragons, il Cubo di Rubik, i giochi di ruolo solitari come Lupo Solitario, fino ai murder party e ai giochi enigmistici.

Ma non aspettatevi un elenco freddo e cronologico: Un secolo di giochi è molto di più. È un’interpretazione storico-ludica del secolo breve, che getta uno sguardo nuovo sul nostro rapporto con il tempo libero, con la creatività e con le trasformazioni sociali che hanno segnato il Novecento.

Il gioco come specchio culturale

Ogni capitolo del libro è dedicato a un singolo gioco che, per un motivo o per l’altro, è riuscito a rappresentare lo spirito del proprio tempo. Andrea Angiolino non si limita a raccontarne le regole o i retroscena della creazione, ma ci mostra come questi passatempi siano diventati strumenti di narrazione collettiva, forme di evasione e, talvolta, vere e proprie armi culturali.

Prendiamo ad esempio il cruciverba. Sembra un gioco innocuo, una semplice griglia da completare con pazienza e una certa dose di vocabolario. Eppure, la sua origine affonda le radici nell’alfabetizzazione di massa e nella necessità di mettere ordine nel caos delle informazioni. Il cruciverba nasce per “educare giocando” e per soddisfare una nuova classe media affamata di sapere organizzato.

E che dire del Cubo di Rubik? Apparentemente un puzzle tridimensionale, in realtà un oggetto simbolico nato in un’epoca in cui la complessità del mondo moderno chiedeva nuove forme di rappresentazione mentale. Inventato in un’Europa dell’Est ancora sotto l’ombra della Guerra Fredda, il cubo diventa il manifesto di una nuova sfida: dominare l’intricato perimetro della realtà contemporanea con astuzia, logica e perseveranza.

Dungeons & Dragons e l’avvento del multiverso

Uno dei capitoli più intensi è dedicato a Dungeons & Dragons, il gioco che più di ogni altro ha influenzato la cultura nerd e geek dagli anni Settanta in poi. Qui il libro si fa quasi filosofico. Non ci troviamo solo davanti a un gioco di ruolo, ma a una rivoluzione copernicana nella concezione del gioco: da competizione a narrazione condivisa, da regolamento rigido a universo espandibile. Angiolino analizza l’impatto culturale del GdR e la sua derivazione dalla letteratura fantasy post-tolkieniana, ma ne evidenzia anche la portata simbolica. D&D non è solo “tirare un dado”, è creare mondi alternativi, simulare identità, riflettere sui concetti di bene e male, destino e libertà.

Il paradosso del Monopoly: da denuncia sociale a feticcio capitalista

Forse la storia più sorprendente è quella del Monopoly, il celebre gioco da tavolo che ha cresciuto generazioni di piccoli magnati dell’immobiliare domestico. Pochi sanno che la sua ideatrice, Elizabeth Magie, lo concepì come una critica al capitalismo sfrenato, un’allegoria per dimostrare i pericoli della concentrazione della ricchezza. Il messaggio fu però capovolto da Charles Darrow, che ne fece un gioco commerciale di enorme successo. Angiolino non si limita a ricostruire i fatti, ma ci invita a riflettere su come il gioco, nato come strumento educativo e politico, sia diventato il simbolo stesso del sistema che intendeva mettere alla berlina.

Subbuteo, Tetris e le geometrie del tempo

Il tono ironico e appassionato dell’autore emerge con forza anche nei capitoli dedicati al Subbuteo e a Tetris. Il primo nasce dalla fantasia di un ornitologo disoccupato e dalla passione per il calcio, diventando presto culto globale. Il secondo, invece, è figlio dell’Unione Sovietica, della programmazione informatica e della logica tetragonale. Due mondi agli antipodi, uniti però dalla capacità di sintetizzare, in modo ludico, una visione del mondo: analogico e rituale nel caso del Subbuteo, astratto e compulsivo in quello di Tetris.

Il gioco come lente storica

Uno degli aspetti più affascinanti di Un secolo di giochi è il modo in cui intreccia la storia dei giochi con la grande Storia del secolo. Le guerre mondiali, la crisi del ’29, il boom economico, la nascita della cultura di massa, l’avvento dell’informatica… ogni evento trova il suo riflesso in un gioco. Non sempre in modo diretto, ma sempre significativo. Il libro ci mostra come ogni gioco sia, in fondo, una miniatura della società che lo ha creato. Simula, semplifica, ironizza. E spesso prevede.

Una scrittura agile per una materia profonda

Andrea Angiolino, con la sua scrittura accessibile ma rigorosa, riesce nel difficile compito di parlare sia al lettore casuale che al nerd incallito. Non è un caso: la sua esperienza nel mondo del gioco, tra rubriche specializzate, dizionari monumentali e una carriera da autore e inventore, lo rende una delle voci più autorevoli del settore. Ma soprattutto, lo rende un narratore autentico: ogni pagina è permeata da passione, ironia, e una voglia contagiosa di condividere curiosità e conoscenza.

Un libro per chi crea, gioca e pensa

Un secolo di giochi non è solo un omaggio al passato. È un invito rivolto a tutti i game designer di oggi. Per innovare, bisogna conoscere. Per creare, bisogna esplorare. Il libro è pieno di stimoli e riflessioni anche per chi vuole progettare il prossimo successo virale: dal party game al videogioco, passando per i giochi educativi o narrativi. Il messaggio è chiaro: tutto è remix. E conoscere la genealogia del gioco significa conoscere anche i meccanismi profondi della cultura che lo ha generato.

Alla fine della lettura, ci si rende conto che non esiste passatempo innocente. Ogni gioco è un frammento di cultura, un’ipotesi sul mondo, un campo di battaglia simbolico. Angiolino ci ricorda che il gioco non è fuga, ma riflesso. Non è evasione, ma interpretazione. Un secolo di giochi è un libro imprescindibile per chi vuole capire quanto la ludicità sia intrecciata alla nostra identità, al nostro modo di apprendere, di socializzare, di immaginare il futuro. È un saggio che non solo si legge, ma si gioca. E che lascia in chi lo affronta il desiderio impellente di tornare a lanciare un dado o ruotare un cubo. Ma con occhi nuovi.

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