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Gli UFO nell’Antica Roma: tra Storia, Miti e Misteri Celesti

La fascinazione dell’uomo per il cielo e per i suoi misteri affonda le sue radici nei tempi più remoti, ben prima che il concetto moderno di UFO prendesse piede nella cultura popolare del XX secolo. Chiunque ritenga che l’idea di oggetti volanti non identificati sia una creazione della fantascienza contemporanea ignora il lungo retaggio di testimonianze storiche che, con le dovute interpretazioni, potrebbero suggerire la presenza di fenomeni simili a quelli oggi classificati come avvistamenti UFO.

Nell’antica Roma, numerosi cronisti e storici hanno riportato osservazioni di fenomeni celesti enigmatici che sfuggivano alla comprensione dell’epoca. Tra questi, Tito Livio, uno degli autori più autorevoli della storiografia romana, ci ha lasciato dettagliate narrazioni di eventi straordinari. Nella sua monumentale opera “Ab Urbe Condita”, che ripercorre la storia di Roma dalle origini, compaiono descrizioni di fenomeni inspiegabili che venivano interpretati come presagi o segni divini. È il caso degli enigmatici “scudi ardenti” (clipei ardentes) e delle “torce infuocate” (faces ardentes) che, secondo il racconto liviano, solcavano il cielo suscitando lo stupore e il timore della popolazione.

Un esempio particolarmente suggestivo si trova nel Libro XXI dell’opera, nel quale Livio riporta l’avvistamento di scudi ardenti nel cielo durante la Seconda Guerra Punica, un periodo di grande tensione per Roma a causa della minaccia di Annibale. Questi fenomeni furono interpretati come un segno premonitore delle difficoltà che la Repubblica stava affrontando. Pur considerando che la mentalità dell’epoca attribuiva agli eventi celesti un significato religioso o mitologico, non si può fare a meno di notare come tali descrizioni abbiano una sorprendente somiglianza con i moderni resoconti di avvistamenti UFO.

Ma Tito Livio non è l’unico autore a documentare tali eventi. Anche Plinio il Vecchio, nella sua “Naturalis Historia”, descrive apparizioni di oggetti luminosi nel cielo, racconti che oggi potremmo ricollegare a fenomeni astronomici come meteore o bolidi. Tuttavia, la loro ricorrenza e l’impatto che questi eventi ebbero sulla mentalità dell’epoca suggeriscono che tali fenomeni venissero percepiti come manifestazioni sovrannaturali o di origine sconosciuta.

Il tentativo di collegare questi racconti storici con il moderno fenomeno degli UFO rientra nell’ambito della clipeologia, una disciplina che cerca di individuare nella storia dell’umanità possibili contatti con oggetti volanti non identificati. Il termine deriva proprio dal latino “clipeus”, in riferimento agli “scudi di fuoco” citati nelle fonti romane. Sebbene la clipeologia sia considerata una pseudoscienza e le sue teorie siano spesso prive di fondamento scientifico, essa offre uno spunto interessante per rileggere con occhi diversi le cronache antiche.

Pensare che gli avvistamenti UFO siano una novità degli ultimi decenni sarebbe dunque un errore. Le cronache dell’antichità dimostrano che l’uomo, sin dai tempi più remoti, ha osservato e registrato fenomeni celesti inspiegabili. Questi racconti, lungi dall’essere semplici aneddoti superstiziosi, offrono una prospettiva affascinante sulla continuità delle esperienze umane con l’ignoto e invitano a una riflessione più ampia sul rapporto tra scienza, mito e percezione del cosmo. Forse, ciò che oggi chiamiamo UFO non è altro che la versione moderna di un fenomeno che accompagna l’umanità da millenni.

Redazione

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