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“Tutto accadde un venerdì”: quando madre e figlia si scambiano il corpo… e imparano a capirsi

C’è qualcosa di irresistibilmente affascinante nei film che giocano con l’idea dello scambio di identità. È un espediente narrativo che il cinema ha esplorato a più riprese, con risultati più o meno convincenti. Tra le versioni più iconiche di questa formula spicca senz’altro Tutto accadde un venerdì (Freaky Friday), una commedia per famiglie firmata Disney del 1976, diretta da Gary Nelson e basata sul romanzo per ragazzi A ciascuno il suo corpo di Mary Rodgers. Il film ha saputo conquistare intere generazioni, tanto da ispirare ben tre remake  a conferma della sua eterna attualità.

Nel cast originale troviamo una brillante Barbara Harris e una giovanissima Jodie Foster, in una delle sue prove più frizzanti prima della svolta adulta della sua carriera. Accanto a loro, John Astin e Patsy Kelly completano il quadro di questa commedia familiare che, con garbo e ironia, affronta il tema sempreverde della difficoltà di comprendersi tra genitori e figli.

La trama è semplice, ma non per questo banale. Ellen è una madre impegnata e spesso sopraffatta dalle incombenze quotidiane; Annabel, sua figlia adolescente, è in piena crisi di crescita e fatica a capire le responsabilità della vita adulta. I battibecchi tra le due sono all’ordine del giorno, finché — in un fatidico venerdì 13 — uno scambio di desideri pronunciati all’unisono scatena la magia: le loro menti si ritrovano l’una nel corpo dell’altra. A quel punto inizia una giornata rocambolesca e rivelatrice.

Ciò che segue è un’esilarante serie di situazioni paradossali, con Ellen alle prese con le sfide della scuola superiore (in un memorabile momento, durante una lezione di storia, offre un resoconto fin troppo vivido della guerra di Corea), mentre Annabel si scontra con le difficoltà della gestione domestica. Le due donne, costrette a vivere rispettivamente la vita dell’altra, scoprono presto quanto sia complesso il mondo che fino a quel momento avevano giudicato con troppa superficialità.

La regia di Nelson non è particolarmente audace, ma è funzionale al racconto. Il film si muove con un ritmo garbato e senza troppe sbavature, alternando momenti di genuino divertimento a brevi parentesi riflessive. Non mancano scene al limite dell’assurdo — come l’esibizione sugli sci d’acqua in cui Ellen (nei panni della figlia) si cimenta suo malgrado — che sottolineano l’aspetto più leggero e slapstick della commedia.

Sul piano interpretativo, Barbara Harris e Jodie Foster reggono splendidamente l’intero impianto narrativo. Harris dimostra un’eccezionale verve comica, mentre la giovane Foster — già dotata di un notevole carisma — tratteggia con intelligenza un’adolescente costretta a confrontarsi troppo presto con il mondo adulto. Non sorprende quindi che entrambe abbiano ottenuto una candidatura al Golden Globe per le loro interpretazioni.

Eppure, nonostante il suo indubbio fascino, Tutto accadde un venerdì resta un film a metà strada tra due anime. Da un lato vuole essere una favola morale, con un messaggio educativo chiaro: solo attraverso l’empatia e l’esperienza diretta possiamo davvero capire le sfide degli altri. Dall’altro si lascia tentare dalle soluzioni più facili della commedia slapstick, sacrificando talvolta la profondità per una risata immediata.

Il risultato è piacevole, ma non sempre equilibrato. Alcuni momenti risultano didascalici, e l’umorismo — per quanto genuino — rischia a tratti di banalizzare le intuizioni più interessanti del film, come la consapevolezza delle difficoltà quotidiane dei propri cari o la crescita personale che deriva da un confronto autentico.

Tuttavia, sarebbe ingeneroso non riconoscere il valore di questo piccolo classico Disney. Nonostante qualche ingenuità di scrittura, Tutto accadde un venerdì riesce ancora oggi a divertire e a offrire spunti di riflessione. La chimica tra le due protagoniste, la leggerezza del tono e la capacità di coinvolgere spettatori di ogni età lo rendono un film che si guarda sempre con piacere, magari in compagnia della propria famiglia.

In fondo, il messaggio che ci lascia è più attuale che mai: a volte, per comprendere davvero chi ci sta vicino, dovremmo provare a metterci — letteralmente — nei suoi panni.

E voi? Avete mai desiderato scambiarvi di posto con qualcuno, anche solo per un giorno? Raccontateci le vostre storie nei commenti o condividete questo articolo con i vostri amici nerd e geek: potrebbe nascere una bella discussione… magari proprio in un venerdì 13!

Gianluca Falletta

Gianluca Falletta

Gianluca Falletta, creatore di Satyrnet.it, finalista nel 2019 di Italia's Got Talent, è considerato "il papà del Cosplay Italiano". Come uno dei primi sostenitori e promotori del fenomeno made in Japan in Italia, Gianluca, in 25 anni di attività ha creato, realizzato e prodotto alcune delle più importanti manifestazioni di  settore Nerd e Pop, facendo diventare Satyrnet.it un punto di riferimento per gli appassionati. Dopo "l'apprendistato" presso Filmmaster Events e la Direzione Creativa di Next Group, due delle più importanti agenzie di eventi in Europa, Gianluca si occupa di creare experience e parchi a tema a livello internazionale e ha partecipato allo start-up dei nuovissimi parchi italiani Cinecittà World, Luneur Park e LunaFarm cercando di unire i concetti di narrazione, creatività con l'esigenza di offrire entertainment per il pubblico. Per info e contatti gianlucafalletta.com

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