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Com’è morto Tutankhamon?

Nel cuore dorato dell’antico Egitto, tra i misteri che ancora oggi affascinano archeologi e appassionati di storia, brilla come un enigma irrisolto la figura di Tutankhamon. Salito al trono a soli nove anni, dopo la morte dello scellerato riformatore Akhenaton, il giovane faraone conobbe una vita breve e tragica, spegnendosi a diciannove anni. Prima della scoperta della sua tomba praticamente intatta da parte di Howard Carter nel 1922, molti addirittura dubitavano che fosse realmente esistito. Nei registri ufficiali, come la lista dei re nel tempio di Seti I ad Abydos, il suo nome era assente, un’assenza eloquente che saltava direttamente da Amenhotep III a Horemheb.

Eppure, nonostante l’incredibile ritrovamento e il tesoro senza precedenti custodito nella sua sepoltura, la vera identità di Tutankhamon resta in gran parte un mistero. Chi era davvero questo giovane sovrano? Perché così tanti interrogativi restano irrisolti, persino oggi, dopo decenni di studi e ipotesi?

Il volto di Tutankhamon è celebre in tutto il mondo grazie alla sua iconica maschera funeraria esposta al Museo del Cairo, ma alcuni studiosi suggeriscono che quel viso dorato potrebbe in realtà appartenere a un altro enigmatico personaggio: Semenkhkara. Una teoria affascinante, che apre a scenari da romanzo storico: oggetti nella tomba che mostrano tracce di cartigli cancellati e sovrascritti, mobili funerari forse adattati in tutta fretta alla morte improvvisa del giovane re.

Chi era Semenkhkara? Forse un fratello di Tutankhamon, nato anch’egli da una sposa secondaria di Akhenaton, oppure un nobile, un cortigiano amato dal faraone eretico, spinto fino al trono? Alcuni suggeriscono persino che Semenkhkara potesse essere Nefertiti stessa, trasformata da regina in sovrano con un cambio di nome. Intrighi dinastici e giochi di potere si intrecciano, e il confine tra storia e leggenda si fa labile.

In ogni caso, la sparizione di Nefertiti dalla scena e l’apparizione del nome di Semenkhkara rappresentano un rompicapo appassionante. Forse Nefertiti morì e Akhenaton dovette fornirle una sepoltura degna, forse invece si nascose dietro una nuova identità maschile per poter regnare, in un’epoca in cui la rottura dei vecchi schemi sembrava essere la nuova regola.

Quando si osservano gli oggetti nella tomba di Tutankhamon, è impossibile non notare indizi inquietanti: carri da caccia smontati, bastoni decorati in abbondanza, raffigurazioni che mostrano il faraone con una postura goffa e piedi deformati. La scienza ha confermato la presenza di gravi malformazioni, probabilmente esacerbate dall’endogamia dinastica. Radiografie hanno rivelato danni compatibili con una caduta da un carro o, secondo teorie più oscure, con un assassinio deliberato.

La morte di Tutankhamon rappresentò una crisi per la corte egizia. Con soli settanta giorni, il tempo necessario per il processo di imbalsamazione, è difficile credere che un intero corredo funerario così raffinato potesse essere preparato da zero. Più verosimilmente, molti elementi vennero riadattati da un’altra sepoltura. Ma di chi era la tomba originale? E che fine fece il suo occupante?

Intorno a Tutankhamon si muoveva una complessa rete di personaggi, tra cui spicca Tiye, la grande regina madre, moglie di Amenhotep III e madre di Akhenaton. Figura di straordinaria influenza, Tiye governò con il figlio nei primi anni del suo regno e probabilmente orchestrò molte delle strategie matrimoniali e politiche che segnarono l’epoca.

La famiglia reale di Akhenaton, ritratta nei bassorilievi in scene intime e affettuose, mostra una sorprendente modernità: il faraone stesso, corpulento e dai lineamenti allungati, è spesso rappresentato senza idealizzazioni. I crani oblunghi delle sue figlie, e forse dello stesso Tutankhamon, suggeriscono una voluta enfatizzazione delle caratteristiche “divine”, legate alla nuova religione monoteista del culto di Aton.

Akhenaton si vedeva come un profeta illuminato, un mediatore tra il disco solare e il suo popolo. Ma la sua rivoluzione religiosa non sopravvisse a lungo alla sua morte. Gli anni successivi furono segnati da lutti e sparizioni misteriose: Meritaton, Meketaton, Semenkhkara… morti premature che resero la successione dinastica incerta e travagliata.

Dopo la morte di Tutankhamon, la giovane vedova Ankhesenamun cercò disperatamente di sfuggire a un matrimonio imposto con Ay, il visir e gran sacerdote. In una mossa disperata, scrisse al re degli Ittiti, Suppiluliuma, chiedendo un principe come sposo. Ma il giovane ittita inviato in Egitto non giunse mai a destinazione: venne assassinato lungo il cammino, probabilmente su ordine dello stesso Ay.

Ay, diventato faraone, sposò Ankhesenamun ma presto la fece sparire. Non regnò a lungo e fu seguito da Horemheb, che riportò l’ordine tradizionale. Alcuni studiosi ipotizzano che Nefertiti fosse figlia di Ay, o che in qualche modo sopravvisse alla fine della dinastia di Amarna, ma il mistero rimane fitto.

Le origini di Nefertiti, la sua fine, e il destino delle mummie reali di quel periodo restano avvolti nella nebbia. Forse un giorno scopriremo la “vera” tomba di Nefertiti o di Akhenaton, nascosta lontano dalla furia iconoclasta che seguì la loro caduta.

Fino ad allora, i loro spiriti continueranno ad aleggiare nei corridoi oscuri della storia, suscitando nuove teorie e infinite discussioni tra archeologi e appassionati. E voi, cari lettori del CorriereNerd.it, cosa ne pensate? Vi piacerebbe scoprire un giorno il volto reale di Nefertiti o svelare l’ultima verità su Tutankhamon?

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