C’era una volta, in un angolo incantato del Giappone chiamato Kokura — oggi parte della moderna Kitakyushu, nella prefettura di Fukuoka — un giovane con il dono del disegno, la pazienza della narrazione e un gusto impeccabile per il fascino femminile: si chiamava Tsukasa Hōjō. Nato nel 1959, questo artista avrebbe finito per ridefinire per sempre l’estetica e il linguaggio del manga moderno, tracciando un sentiero elegante e indimenticabile nel cuore della cultura pop nipponica. Se oggi parliamo di Hōjō, non è solo per le sue opere iconiche come Cat’s Eye e City Hunter, ma per quel tratto così riconoscibile, pulito, realistico e al tempo stesso romantico, che ha elevato il manga a una forma d’arte seducente e raffinata.
Il viaggio inizia: da Fukuoka a Shonen Jump
La storia di Hōjō comincia davvero nel 1977, quando, appena diplomato, entra alla Kyushu Industrial University. Ma il richiamo dell’arte sequenziale si fa sentire presto, e nel 1979 partecipa al celebre concorso “Tezuka” indetto da Shonen Jump — la bibbia dei manga — classificandosi secondo con Space Angel, un’opera che già prometteva molto più di quanto il titolo suggerisse.
Solo un anno dopo, nel 1980, Hōjō esordisce come mangaka professionista con Io sono un uomo!, pubblicato su un numero speciale di Shonen Jump nell’edizione estiva. La carriera è ormai lanciata, e nel 1981, lo stesso anno in cui ottiene la laurea, pubblica Il terzo poliziotto sempre su un numero speciale della rivista. Ma è in quello stesso periodo che inizia a covare un’idea destinata a diventare un classico: Cat’s Eye.
Le ladre più affascinanti del manga
Pubblicato per la prima volta su Shonen Jump 40 del 1981, Cat’s Eye racconta la storia delle tre sorelle Kisugi, ladre raffinate e affascinanti, in perenne bilico tra l’adrenalina della rapina e il cuore di un investigatore ignaro. Lo stile visivo di Hōjō esplode definitivamente: le sue donne non sono mai semplici “bellezze da shonen”, ma personaggi completi, affascinanti, intelligenti, sensuali ma sempre con una grazia elegante e mai volgare.
Il successo è tale che, nel 1983, Cat’s Eye diventa anche un anime, contribuendo a far conoscere Hōjō a un pubblico ancora più vasto. E proprio in quell’anno, mentre le sorelle Kisugi conquistano la TV, Hōjō dà vita a un altro mito della cultura pop: City Hunter.
City Hunter: il detective che ha conquistato il mondo
Con City Hunter X Y Z, pubblicato nel 1983, si apre un nuovo capitolo epico. Ryo Saeba è un detective armato di pistola, sguardo penetrante e una passione fin troppo vivace per le belle donne. Eppure, dietro il suo comportamento da playboy si nasconde un animo nobile, segnato da un passato oscuro. La serie debutta regolarmente nel 1985, sempre su Shonen Jump, e diventa immediatamente un fenomeno. Le storie di Ryo e della sua partner Kaori si muovono tra azione, commedia romantica e momenti di puro pathos. Un equilibrio narrativo che solo un autore come Hōjō poteva gestire con tanta grazia.
E mentre City Hunter si impone come uno dei manga più amati degli anni ’80, Hōjō non smette mai di sperimentare. Nel 1984 regala ai fan una coda sentimentale con Cat’s Eye – Amore di nuovo, e tra il 1987 e il 1989 propone Splash!, una miniserie in quattro episodi pubblicata sul mensile Super Jump, dove continua a perfezionare il suo stile narrativo e grafico.
Family Compo: la rivoluzione dell’identità
Se negli anni ’80 Tsukasa Hōjō si era fatto conoscere per le sue trame dinamiche e i suoi protagonisti irresistibili, negli anni ’90 l’autore osa ancora di più. Con Family Compo, lanciato nel 1996, affronta un tema audace e innovativo: l’identità di genere. Il protagonista Masahiko scopre che la sua nuova famiglia adottiva è composta da individui transgender e, tra situazioni comiche e riflessioni profonde, inizia un percorso di crescita e scoperta. Lo stile visivo di Hōjō raggiunge qui una maturità quasi poetica: i personaggi femminili, che sono spesso uomini transgender, emanano una bellezza e un fascino autentico che superano ogni definizione rigida di genere. Ancora una volta, Hōjō rompe gli schemi del manga commerciale per raccontare qualcosa di più profondo, più umano.
Angel Heart: un futuro parallelo per Ryo Saeba
Nel 2001, con il lancio di Angel Heart su Weekly Comic Bunch, Tsukasa Hōjō rielabora l’universo di City Hunter in chiave alternativa. Ambientata in un mondo parallelo, la storia riprende molti dei personaggi storici ma ne rimescola i ruoli e le dinamiche emotive. Il tono è più adulto, più introspettivo, e l’azione si intreccia con la riflessione sul destino, la perdita e la speranza. L’opera si conclude nel 2010, per poi proseguire come Angel Heart: 2nd Season su Monthly Comic Zenon. Anche qui arriva l’adattamento anime, in 50 episodi, che conserva intatto lo spirito della narrazione originale.
L’eredità di un maestro
Tutto ciò non sarebbe bastato a consacrare Hojo come leggenda, se non fosse anche per la sua influenza sulle nuove generazioni. Takehiko Inoue, autore di Slam Dunk e Vagabond, ha fatto parte del suo staff durante la lavorazione di City Hunter. Non è un caso se anche il tratto di Inoue si distingue per eleganza e precisione: l’impronta del maestro è inconfondibile.
Hōjō è anche amico di Tetsuo Hara, il creatore di Ken il Guerriero, e nel 2006 lavora al character design di Reina, nuovo personaggio introdotto nel film Ken il Guerriero – La leggenda di Hokuto. Un omaggio, forse, al legame tra grandi narratori del manga anni ’80.
Pubblicazioni italiane e amore oltreconfine
Per fortuna dei lettori italiani, le opere di Tsukasa Hōjō sono arrivate nel nostro Paese grazie alla Star Comics, che ha raccolto Cat’s Eye e City Hunter nella collana Starlight. Anche Family Compo e gli episodi di Splash! hanno trovato una casa editoriale in Italia, contribuendo a far conoscere a più generazioni il talento visionario di questo autore.
Tsukasa Hōjō non è solo un mangaka. È un narratore delicato e potente, un illustratore che sa trasformare una linea in emozione, un autore capace di mescolare azione, commedia, sentimento e riflessione con una naturalezza rara. I suoi personaggi vivono con noi, anche a distanza di decenni, perché parlano di desideri, di sogni, di identità e di quel sottile mistero che rende la vita — e il manga — qualcosa di straordinario.
Se anche voi avete amato le sue opere, o se vi ho incuriosito abbastanza da voler iniziare questo meraviglioso viaggio nel mondo di Tsukasa Hōjō, fatemelo sapere nei commenti! Condividete questo articolo sui vostri social, raccontateci qual è la vostra opera preferita e quale personaggio vi ha rubato il cuore. Il CorriereNerd.it è il posto giusto per vivere insieme la passione per il mondo manga, con la stessa intensità con cui Hōjō ci ha insegnato ad amare le sue storie.
foto di copertina di Georges Seguin (Okki) – Opera propria, CC BY-SA 3.0











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