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Torino Esoterica

Dato il mio recente soggiorno in questo bellissimo capoluogo del Piemonte, ho pensato di fare un piccolo excursus della città, trattando prettamente del suo lato artistico, magico- esoterico che tanto la caratterizza. La storia di Torino, capoluogo del Piemonte, si estende per più di duemila anni. Particolari sono le sue leggende, comparse quando la città divenne Capitale (dal 1861 al 1865, quando fu trasferita prima a Firenze e successivamente a Roma). Si dice, che in tal mondo i Savoia avessero tentato di valorizzarne le origini. Dopo la conquista e l’espansione dell’Impero Romano a nord della penisola, venne fondata nel 28 A.C, per volere di Augusto, Augusta Taurinorum, città eretta a presidio di confine dell’impero. All’epoca la città era divisa in una zona est, quella dove sorge il sole e che indicava il lato benigno del territorio, ed una zona ovest, quella dove tramonta il sole e nascono le tenebre.  Nella zona ovest venivano sepolti i morti e crocifissi i condannati.

Nel III sec AC. Esisteva un piccolo villaggio abitato da un popolo denominati Taurini, popolo nato dalla fusione di Galli e Liguri. Fin da principio, il luogo dove sorge Torino e il suo orientamento non vennero scelti a caso, ma basandosi su fattori magico-religiosi.

La città, presenta una pianta romana con quattro porte d’accesso collegate ai quattro punti cardinali. La via principale, era orientata in modo da seguire il tratto ascendente del sole.

Porta Principalis Dexter

Altro fattore magico, la confluenza tra due importanti fiumi: Il Po’ e il Dora, che formano un anello d’acqua intorno alla città. Il Po’ rappresenta il sole e il sacro Nilo; La Dora invece, è connessa con l’astro lunare e con la sua sposa, la dea Iside. Da questa unione nasce la città di Torino.

Si attribuisce alla città un’ascendenza Egizia, soprattutto perché qui venne rinvenuta una lapide con l’iscrizione dedicata proprio alla dea egizia Iside. In questa iscrizione si ricordano i miti di Fetonte (un personaggio della mitologia greca, figlio di Apollo o Elios e di Climene, oceanina figlia del titano Oceano e della titanide Teti) sul principe egizio Pa Rahotep/ Eridano, giunse in Italia a causa di una serie di contrasti religiosi che lo videro opporsi alla casta sacerdotale.  Il principe sbarcò in una zona a nord, la conquistò e le diede il nome di Liguria.  Dal nome di suo figlio, Ligurio.  Successivamente, proseguì verso l’interno e superata l’area appenninica in prossimità del fiume Po si trovò presso una grande pianura che ricordava il Nilo. Venne fondata Torino.

Era il XV sec a.C, quindi la città sarebbe stata fondata molti secoli prima di Roma. Torino, venne fondata sotto il simbolo del dio egizio Api, il toro venerato nella città di Menfi fù anche il primo toro di Torino.

Toro Apis

Nelle torri palatine di Torino, avrebbe soggiornato sulla strada dell’esilio: Ovidio e Ponzio Pilato. Sempre qui, soggiornarono: Paracelso (medico, alchimista e astrologo svizzero), Cagliostro (un avventuriero, truffatore, alchimista ed esoterista italiano), Casanova, Nostradamus e altri personaggi legati all’esoterismo e all’occulto.

PERCORSO ESOTERICO:

C’è una tradizione esoterica molto antica, vuole che Torino sia il vertice di due Triangoli: uno di magia bianca, insieme a Lione e Praga; l’altro di magia nera insieme a Londra e San Francisco.

C’ è una tradizione esoterica molto antica, vuole che Torino sia il vertice di due Triangoli: uno di magia bianca, insieme a Lione e Praga; l’altro di magia nera insieme a Londra e San Francisco.

Il lato Oscuro della città

 Piazza Statuto

A due passi dalla stazione di Porta Susa, rappresenta per due specifici motivi il lato oscuro della città: Si trova ad occidente, secondo gli antichi romani, posizione infausta collegata al tramonto del sole, confine tra il bene e il male. Qui, era posta la Vallis Uccisorum, da cui prese il nome l’attuale quartiere. Luogo di uccisioni e di sepolture. La Necropoli, dovrebbe essere molto vasta e nascondersi sotto il Corso Francia e le vie adiacenti ad esso, che si diramano a raggera dalla piazza.  Il patibolo per lungo tempo rimase in Piazza Statuto, poi spostato dai francesi nel luogo ora denominato il rondò della forca.

Dall’aiuola centrale di piazza Statuto si accede al punto principale dell’intero sistema di fognatura (cloaca) della città. Leggenda narra che proprio lì si trovi la porta dell’inferno.

Secondo gli esoterici, la statua posta in cima al monumento della piazza, sia Lucifero, ma anche la conoscenza; gli uomini rappresentati nell’atto di scalare il monte, indicano la scalata verso il sapere, la conoscenza, impedita dalla posa di una mano di Lucifero che sembra voglia impedire l’atto.

Il Palazzo ed il Portone del Diavolo

Altro luogo legato alle leggende della Torino magica è il Palazzo del Diavolo. A questo palazzo e al suo portone (detto a sua volta Portone del Diavolo) sono legate numerose storie che riguardano strane sparizioni, omicidi e coincidenze numerologiche. Si dice che il portone sia stato messo li dal Diavolo stesso, per rinchiudere uno stregone che aveva osato invocarlo inutilmente. Lo stregone non riuscì mai più ad uscire da quel palazzo. Il batacchio centrale del portone raffigura il diavolo, che scruta i visitatori che bussano alla porta. In questo luogo si concentra dunque una grande energia negativa.

Piazza Solferini

In questa piazza è posta la Fontana Angelica, Luogo ricco di significati allegorici e misteriosi. Rappresenterebbe la porta verso l’infinito. Le due statue maschili che decorano la fontana, rappresenterebbero i giganti, sostenitori delle colonne d’Ercole. Il luogo dopo il quale iniziava l’Infinito. Uno dei due giganti rappresenterebbe il primo grado dell’iniziazione: il percorso che l’iniziato deve compiere sui 33 scalini delle logge massoniche. L’altro gigante, è il simbolo della perfezione, la sapienza, la conoscenza, tutti elementi presenti nella simbologia esoterica rappresentati dall’acqua che esce dalle otri che le due statue tengono in mano. La fontana rappresenta la trasformazione, il percorso interiore per raggiungere la vera conoscenza. Questa fontana è ricca di simboli espliciti e di altri più velati. Se ci spostiamo sulla parte retro, dietro uno dei giganti sono presenti due bambini, uno porge il pesce e sta a rappresentare la religione cristiana; l’altro bambino con un particolare tipo di acconciatura, rappresenta il sole, quindi per i cristiani Gesù, mentre in senso lato può essere connesso con l’astro solare stesso, tornando al concetto di purezza, luce e sapienza. Le bocche che buttano fuori l’acqua della fontana, rappresentano Medusa.

Luoghi sacri

Chiesa di S.Maria di Piazza

Qui possiamo trovare un quadro della Madonna dipinto probabilmente da San Luca. Tecnica pittorica di stile Pompeiano (pittura parietale presente nelle case di Pompei del periodo compreso tra la fine del II secolo a.C. e il 79 d.C. Le opere murali pompeiane venivano eseguite a fresco, a tempera e ad encausto. La pittura a fresco veniva eseguita su intonaco di calce fresca con colori macinati e diluiti in acqua. La pittura a tempera veniva eseguita diluendo i colori in solventi collosi e gommosi, con il rosso d’uovo e la cera), se così fosse, sarebbe l’unico ritratto autentico della vergine. In un palazzo vicino, si dice sia custodito il vero velo nero della madonna, un semplice panno nero come veniva usato all’epoca.

Lato Bianco della città

Piazzetta Reale e Giardini

Il cuore bianco della città si trova in particolare presso la Fontana dei Tritoni. Luogo considerato tale poiché nei pressi sono conservate importanti reliquie:

La Santa Sindone, presente nel Duomo. Essa racchiuderebbe in sè i quattro elementi che compongono l’universo: la terra, il fuoco, l’area e l’acqua. E’ nata dalla terra come un fiore di lino, tessuta dall’uomo, ha viaggiato attraverso l’acqua, attraverso l’aria ossia il tempo, il fuoco sarebbe connesso con Cristo, è luce, conoscenza, il fuoco è parte di essa. La tradizione vuole che chi possiede una reliquia di Cristo ne possegga tutte. Si suppone che nei sotterranei della Basilica di Maria Ausiliatrice, vi sia una croce fatta con lo stesso legno usato per la crocifissione di Gesù; la leggenda vuole che in un punto della collina Torinese sia sepolto il Santo Gral.

Piazza Castello

In questo luogo altri due elementi che accrescono la magia di Torino:
Il Museo Egizio e le Grotte Alchemiche sotto Palazzo Madama. Dove i Savoia avrebbero protetto chi fabbricava l’oro. Meta in passato di Maghi e di Alchimisti. Nella piazza è segnato anche il punto magico assoluto della città: La cancellata di palazzo reale, nello spazio compreso tra le due state equestri dei Dioscuri Castore e Polluce; alcuni vedono come la divisione tra la Torino sacra e quella profana.

TRADIZIONI ANTICHE:

L’Orientamento dei palazzi, delle chiese, dei monumenti, la pianta delle piazze… nulla è lasciato al caso. Seguono precise linee direttive. Si dice che gli architetti appartenenti alla Massoneria, tramandano il sapere dei simboli esoterici per arrivare al un grado di conoscenza assoluta. Edifici dall’apparenza normali, come il Museo Egizio, La Gran Madre, palazzi e fontane… nascondo significati esoterici dalla grande valenza simbolica. Luoghi come Piazza Statuto, Piazza Solferino, Le Grotte Alchemiche, Il Portone del Diavolo… presentano una Torino nascosta, occulta.

MUSEO EGIZIO

Il 10 ottobre 2004 è costituita a Torino la Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino. Il Museo Egizio di Torino è il più antico museo, a livello mondiale, interamente dedicato alla civiltà egiziana ed è considerato, per valore e quantità dei reperti, il più importante al mondo dopo quello del Cairo.Il primo oggetto che diede origine a una collezione di reperti, primo nucleo di quello che diventerà il museo fu la Mensa isiaca, tavoletta bronzea giunta a Torino intorno al 1626, acquistata da Carlo Emanuele I di Savoia.

entrata Museo Egizio

La Mensa suscitò enorme interesse fra gli studiosi, verso la metà del XVIII secolo, si volle inviare una spedizione in Egitto per scoprire i fondamenti storici della tavoletta. Tra il 1759 e il 1762 il professore Vitaliano Donati, appassionato egittologo, ebbe perciò l’incarico di recarsi in Egitto per effettuarvi degli scavi; egli ritrovò vari reperti, tra cui tre grandi statue: il faraone Ramses II in granito rosa, la dea Sekhmet assisa e la dea Iside rinvenuta a Copto; tutto il materiale fu inviato al Museo dell’Università di Torino.

All’inizio dell’800, all’indomani delle campagne napoleoniche in Egitto, in tutta Europa scoppiò una vera e propria moda per il collezionismo di antichità egizie. Nel 1894 divenne Sovrintendente del Museo Ernesto Schiaparelli; egli promosse nuovi scavi in Egitto, ottenendo così nuove documentazioni dalla fase più antica fino all’epoca copta, mettendosi personalmente a condurre almeno quindici importanti campagne di scavi. In questo modo, intorno agli anni trenta del ‘900, la collezione arrivò a contare oltre 30 000 pezzi in grado di testimoniare ed illustrare tutti i più importanti aspetti dell’Antico Egitto, dagli splendori delle arti agli oggetti comuni di uso quotidiano.

Grazie agli archivi e ad un importante attività di ricerca e di campagne di scavo, uomini e donne attraverso lo studio e la ricerca archeologica, grazie alla loro passione, hanno contribuito a raccogliere un immenso patrimonio culturale; creando così le basi dell’Egittologia, disciplina nata nella prima metà dell’Ottocento

Nel museo sono presenti più di 40 000 pezzi che coprono il periodo dal paleolitico all’epoca copta. Sono esposte ben ventiquattro mummie umane visibili e diciassette animali. I papiri completi sono settecento, mentre i frammenti assommano a diciassettemila.

Bibliografia & Sitografia:

Chiara Vantaggio

Chiara Vantaggio

Chiara Vantaggio, Archeologa, ha conseguito la laurea triennale in Scienze storico e archeologiche del mondo classico e orientale presso l’Università Sapienza di Roma. Attualmente sta terminando la Magistrale presso l’Orientale di Napoli. Nel corso dei suoi studi accademici, ha avuto la possibilità di fare numerosi viaggi studio e scavi archeologici in Egitto, Nicaragua e Messico, luoghi bellissimi dalla cultura affascinante e millenaria. Grazie a queste formative esperienze di vita, Chiara ha avuto modo di entrare a contatto diretto con i loro usi e costumi. Questo le ha consentito di appassionarsi sempre più non solo all’aspetto Archeologico ma anche a quello Antropologico. Chiara pensa che l’interazione e l’approccio stretto tra culture è molto importante per comprendere a pieno lo stile di vita, il pensiero, la lingua, la scrittura e tutto quello che concerne lo sviluppo di una determinata civiltà.

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