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Tōgen Anki – Sangue maledetto: il nuovo shōnen oscuro che divide il pubblico

Nel vasto panorama dei manga contemporanei, dove la linea che separa bene e male è sempre più sfumata, arriva un titolo che ha deciso di sporcarsi le mani — letteralmente — nel sangue dei suoi protagonisti. “Tōgen Anki – Sangue maledetto”, scritto e disegnato da Yura Urushibara, è un’opera che ha rapidamente conquistato l’attenzione dei lettori per il suo mix di azione brutale, dramma sovrannaturale e un universo dove il mito di Momotarō si rovescia in un conflitto eterno tra umani e demoni. Dopo il successo del manga, iniziato nel 2020 sulla Weekly Shōnen Champion di Akita Shoten, nel luglio 2025 è finalmente arrivato l’adattamento anime firmato da Studio Hibari. Un debutto che promette scintille — o forse, sarebbe meglio dire, vampate di sangue.

Un eroe nato dal caos

Il cuore della storia pulsa nel giovane Shiki Ichinose, un ragazzo dal temperamento ribelle che vive con il padre adottivo Tsuyoshi. Tutto cambia quando un assassino piomba nella loro casa, scatenando una spirale di violenza che svela la verità: Shiki non è un semplice umano, ma un Oni, erede del potere elementale del fuoco. Il suo stesso padre era un ex Momotarō, un cacciatore di Oni che aveva scelto di rinnegare il proprio destino per crescerlo come un figlio. Da quel momento, il mondo di Shiki implode. Il dramma familiare si trasforma in una guerra di sangue tra due razze antiche, in un Giappone dove la mitologia diventa realtà e ogni goccia versata ha un prezzo.

È questa la forza viscerale di Tōgen Anki: non tanto l’originalità della trama, ma il modo in cui rilegge un archetipo folklorico giapponese attraverso la lente dello shōnen moderno. Urushibara trasforma il mito di Momotarō — il ragazzo nato da una pesca che sconfisse gli Oni — in un campo di battaglia ideologico, dove gli eroi non esistono più, e ogni scelta è una condanna.

Rasetsu Academy: il sangue come destino

Con la morte del padre adottivo, Shiki viene accolto alla Rasetsu Academy, una scuola per Oni che ricorda i classici istituti da battaglia tanto amati dagli shōnen, ma declinata in chiave più cupa e disturbante. Qui, il sangue non è soltanto un simbolo di appartenenza, ma la fonte stessa del potere. Ogni studente possiede la propria Eclissi di Sangue, una manifestazione fisica del proprio trauma e della propria essenza.

Shiki, per esempio, materializza armi da fuoco — pistole che non sparano proiettili, ma schegge del suo stesso potere. Il suo sangue cade dal cielo come una pioggia purificatrice e maledetta insieme, un’immagine di rara potenza simbolica che ha già conquistato i fan più attenti alle sfumature visive. Accanto a lui troviamo Jin Kōgasaki, il compagno di stanza segnato dalle cicatrici fisiche e psicologiche di un padre che ha cercato di ucciderlo; Homare Byobugaura, la ragazza che trasforma il proprio dolore in un mostro di carne e ricordi, un “Titano di sangue” che incarna la sorella perduta; e poi ancora Ikari Yaoroshi, Juji Yusurube, Rokuro Kiriyama, Kuina Sazanami — ognuno con il proprio inferno personale, ognuno prigioniero del proprio potere.

La Rasetsu Academy diventa così un microcosmo di anime spezzate, dove l’amicizia e la vendetta si intrecciano in un equilibrio precario. È un luogo che richiama alla mente le atmosfere di Blue Exorcist, ma con la ferocia e la disperazione tipiche di un Tokyo Ghoul. Niente moralismo, nessuna redenzione: solo la lotta per la sopravvivenza in un mondo che odia ciò che non comprende.

Tra anime e sangue: l’adattamento 2025

L’anime di Tōgen Anki, trasmesso dall’11 luglio 2025 su Nippon TV all’interno del blocco “Friday Anime Night”, è diretto da Ato Nonaka, con la sceneggiatura supervisionata da Yukie Sugawara e le musiche di Kōta Yamamoto per Pony Canyon. A curare il character design è Ryoko Amisaki, che ha saputo preservare l’identità visiva del manga, esaltando il contrasto tra la violenza del tratto e la delicatezza delle emozioni.

La sigla di apertura, “Overnight” degli The Oral Cigarettes, e quella di chiusura, “What is justice?” delle Band-Maid, incarnano perfettamente l’anima duale della serie: rabbia e malinconia, fuoco e disperazione, la ricerca di un significato in un mondo in cui la giustizia è solo un’illusione.

Distribuito in simulcast da Netflix, Amazon Prime Video, Crunchyroll e persino su Anime Generation per il pubblico italiano, l’anime di Tōgen Anki sta già alimentando discussioni accese. C’è chi lo definisce il nuovo “Demon Slayer oscuro”, e chi invece lo accusa di voler cavalcare la scia del successo di Jujutsu Kaisen. Ma ridurre quest’opera a una semplice emulazione sarebbe ingiusto. Urushibara ha costruito un universo che vive di contrasti: la ferocia degli Oni contro la fragilità dell’animo umano, la luce della tradizione contro l’ombra del destino.

Un mondo che sanguina verità

In un panorama dominato da eroi troppo perfetti, Tōgen Anki osa mostrarci protagonisti che si sporcano le mani, che falliscono, che piangono. È una parabola sulla rabbia giovanile, sull’identità e sull’eredità del dolore. Ogni personaggio è un frammento di un’umanità deformata, e proprio per questo incredibilmente reale. L’anime amplifica queste tensioni con una regia dinamica e un uso simbolico del colore: il rosso del sangue non è mai puro, ma si mescola con il nero della colpa e il grigio della memoria.

Eppure, dietro la violenza, resta un cuore pulsante. Un messaggio quasi poetico: anche nel sangue maledetto può nascere qualcosa di luminoso. Forse è proprio questo il segreto del successo di Tōgen Anki — e la ragione per cui, nel caos del panorama anime del 2025, il suo grido di vendetta risuona più forte di tanti altri.

“Tōgen Anki – Sangue maledetto” non è un prodotto per tutti. È sporco, viscerale, e a tratti disturbante. Ma è anche un racconto di formazione atipico, che parla ai cuori di chi è cresciuto a pane, spade e demoni. Non cerca di piacere: ti costringe a scegliere se restare spettatore o entrare nel vortice. E quando lo fai, ti accorgi che il confine tra umano e mostro non è poi così netto.

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