Se pensavate che le criptovalute fossero solo materia da forum geek, whitepaper inaccessibili e trader notturni con tastiere RGB, è ora di ricredervi. Le monete digitali non sono più un’esclusiva degli early adopter o dei nostalgici del cyberpunk finanziario. Oggi sono sotto la lente d’ingrandimento dell’accademia più seria e prestigiosa: l’Università La Sapienza di Roma. Proprio lì, tra corridoi che hanno formato generazioni di economisti, è nato un think tank che unisce cervelli brillanti per riflettere, analizzare e – perché no – anticipare il futuro economico e tecnologico che ci attende.
Parliamo del nuovo laboratorio multidisciplinare sul market abuse e sull’impatto delle criptovalute sull’economia reale, lanciato ufficialmente con il convegno “L’impatto delle criptovalute sull’economia reale”. L’evento ha registrato una partecipazione da standing ovation: esperti del settore, professori universitari, studenti e persino ragazzi delle scuole superiori, tutti uniti dalla curiosità verso un argomento che ormai non può più essere ignorato. Il progetto è promosso dal Consorzio T-Tauri, guidato dal presidente Giuseppe Pastore, e punta a creare uno spazio di confronto scientifico e pratico dove istituzioni, banche, imprese e ricercatori possano dialogare su come queste tecnologie stiano riscrivendo le regole del gioco economico.
Il cuore del dibattito è chiaro: le criptovalute sono un fenomeno dirompente. Non è solo questione di Bitcoin o Ethereum, ma di come l’intero sistema finanziario stia affrontando un upgrade di livello superiore. “Le criptovalute sono l’espressione più evidente della trasformazione finanziaria in atto”, ha dichiarato Sandra Savino, Sottosegretario al Ministero dell’Economia e delle Finanze, intervenuta durante il convegno. Una trasformazione che, come in ogni buona saga distopica, può essere tanto entusiasmante quanto pericolosa, se non si imposta una bussola normativa e culturale adeguata.
Il preside della Facoltà di Economia, il professor Giovanni Di Bartolomeo, ha messo in luce un aspetto fondamentale: “Vogliamo offrire ai nostri studenti strumenti per comprendere le professioni di domani, profondamente diverse da quelle di oggi.” Ed è proprio questo il punto. Non stiamo parlando solo di economia, ma di preparare menti capaci di leggere il codice di un futuro in cui blockchain, euro digitale e sistemi decentralizzati non saranno più eccezioni ma standard.
Durante l’incontro, le voci autorevoli si sono alternate in un confronto serrato: dal Rettore Vicario Giuseppe Ciccarone, all’Ordinario di Economia Bernardino Quattrociocchi, fino a figure del mondo imprenditoriale come Giuseppe Biazzo (presidente di Unindustria Lazio) e Giovanni B. Calì (presidente dell’Ordine dei Commercialisti di Roma). C’era anche Pamela Pace, Head Advisory di Neverhack Southern Europe, che ha ricordato quanto la cybersicurezza sia il vero scudo dell’era crypto, dove ogni vulnerabilità può trasformarsi in una porta d’accesso per il crimine informatico.
Un dato che ha fatto sobbalzare più di una sedia in sala riguarda l’Italia: secondo un report redatto da Ciccarone e Quattrociocchi, nel 2024 sono circa 2,7 milioni gli italiani tra i 18 e i 75 anni a detenere criptovalute. Un calo rispetto ai 3,6 milioni del 2023, ma il vero dato da tenere d’occhio è che oltre 13 milioni di persone dichiarano di aver avuto a che fare con le crypto almeno una volta. Non è un gioco da nerd: è un trend culturale. E nonostante l’85% abbia investito meno di 5.000 euro, si parla di una diffusione ormai capillare.
Anche il volume delle transazioni cresce in modo impressionante. Solo nel primo trimestre del 2023, le operazioni fiat-crypto hanno superato 1,54 miliardi di euro, con un aumento del 23% rispetto al 2022. Ma non è tutto oro quello che luccica: le segnalazioni di operazioni sospette legate a criptovalute hanno superato quota 5.000 nel 2022, con un incremento del 45% sull’anno precedente. Si parla di riciclaggio, frodi online, evasione fiscale. Per questo, l’urgenza di un impianto normativo efficace e di strumenti di controllo più sofisticati non è più procrastinabile.
Nel bel mezzo di queste dinamiche, Giuseppe Pastore ha sottolineato come “la formazione dei giovani sia centrale: sono loro i veri protagonisti di questa rivoluzione”. E non possiamo che essere d’accordo. È un po’ come quando negli anime il destino del mondo è sulle spalle di un gruppo di liceali: solo che qui si tratta di studenti che, se ben formati, potranno davvero cambiare il modo in cui l’economia digitale prende forma.
Questo think tank rappresenta quindi molto più di un laboratorio universitario. È un ponte tra presente e futuro, tra teoria e prassi, tra carta e codice. Un luogo dove le domande contano più delle risposte, ma dove le risposte – quando arrivano – fanno davvero la differenza. È una chiamata all’azione per tutti coloro che vogliono comprendere la nuova era finanziaria non solo dal punto di vista speculativo, ma anche sociale, tecnologico e culturale.
E allora, voi che state leggendo: siete pronti ad affrontare l’evoluzione della moneta così come abbiamo affrontato le rivoluzioni del web, dei social, del mobile e del cloud? Pensate che le criptovalute siano una moda passeggera o un cambiamento strutturale della nostra società? Parliamone nei commenti o – meglio ancora – condividete questo articolo con chi ha ancora dubbi su quanto i bitcoin siano entrati nella nostra economia… e nella nostra vita.
Perché il futuro non aspetta. E, stavolta, parla la lingua del codice.
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