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The Revenge of La Llorona: il ritorno della Donna che Piange nel nuovo capitolo dell’universo The Conjuring

Cari nerd del brivido, preparate le torce e i grimoire: c’è un’eco spettrale che risuona attraverso il Conjuring Universe, e stavolta non si tratta solo di una bambola posseduta o di un demone con il cappuccio. È il lamento secolare di La Llorona, la leggendaria Donna che Piange, che sta per squarciare il velo della realtà in un sequel atteso quanto il prossimo Final Fantasy o la season premiere di una serie dark fantasy su Netflix. Dimenticate i deboli sussurri: con The Revenge of La Llorona, il mito latinoamericano si rialza dalle acque per reclamare il suo posto nel pantheon degli spettri cinematografici più terrificanti, sotto l’egida di quel genio dell’occulto moderno che è James Wan.


Il Ritorno della Maledizione: Tra Folk Horror e Trauma Familiare

Il primo film, La Llorona – Le lacrime del male del 2019, ci aveva immersi nella Los Angeles anni ’70, narrando la lotta di una madre contro uno spirito ultraterreno dedito al rapimento sacrificale di bambini ogni notte di Halloween. Una trama che mescolava abilmente folklore messicano e dinamiche di dramma familiare, come un episodio filler particolarmente cupo di una serie supernatural come Supernatural o Penny Dreadful.

Ora, The Revenge of La Llorona sposta l’azione nel presente, ma non diminuisce il carico di angoscia. Il cuore della trama rimane l’orrore domestico, una costante del Conjuring Universe, che ci ricorda che i mostri più veri spesso si annidano nelle crepe dei legami familiari, un tema portante anche in capolavori dark come Neon Genesis Evangelion o la saga videoludica di Silent Hill. Una famiglia dilaniata, infatti, dovrà affrontare lo spirito vendicativo, riaprendo vecchie ferite e sensi di colpa che si trasmettono di generazione in generazione. Per sconfiggerla, saranno costretti a cercare l’aiuto del curandero (lo sciamano tradizionale) Rafael Olvera – un gradito ritorno per i fan, interpretato ancora da Raymond Cruz. Questo ricorso agli antichi rituali e alle credenze mesoamericane eleva la posta in gioco, trasformando la pellicola in un vero e proprio scontro tra la modernità traumatizzata e la saggezza ancestrale, quasi come in un fumetto Vertigo di culto.


A dirigere questa nuova incursione nell’ignoto c’è Santiago Menghini, già noto per l’horror psicologico Netflix No One Gets Out Alive – una garanzia di atmosfere tese e claustrofobiche. E non è solo il regista a promettere bene: Sean Tretta, lo sceneggiatore, ha già messo le mani sul reboot di Creature from the Black Lagoon, dimostrando una profonda conoscenza dei mostri classici.

Il cast, poi, è un dream team di volti noti agli aficionados del genere e della TV: Jay Hernandez (già visto in Hostel e Suicide Squad e recentemente protagonista della serie Magnum P.I.) e Monica Raymund (Chicago Fire, Bros) saranno i nuovi perni narrativi. Al loro fianco, oltre al già citato Raymond Cruz, troviamo Edy Ganem, Martín Fajardo e i giovani Acston Luca Porto e Avie Porto. La macchina da presa si è accesa il 6 ottobre 2025 a Buffalo, New York, segnando ufficialmente l’inizio di quello che si preannuncia come un capitolo cruciale nell’espansione dell’universo horror interconnesso.

Nel vasto mosaico del Conjuring Universe, che unisce la lore di Annabelle e The Nun, La Llorona (la Madre condannata a vagare per aver annegato i suoi figli in un momento di follia) non è solo un “salto dalla sedia”. È un archetipo, un simbolo di lutto eterno e colpa culturale, un concetto che riecheggia in molteplici opere nerd. Pensiamo al tormento della madre in Tsuma, Shougakusei ni Naru (un manga sul lutto e la reincarnazione) o alla disperazione vendicativa di alcuni personaggi femminili di The Last of Us, dove la perdita di un figlio è il motore della violenza. La sua “vendetta” è una metafora della punizione senza fine e della necessità di affrontare i traumi ereditati. The Revenge of La Llorona sembra intenzionato a scavare più a fondo in questa mitologia, trasformando l’orrore in una lezione di identità e espiazione, un elemento sempre più presente nel cinema horror contemporaneo, che si fa specchio e critica sociale.

Il successo al botteghino del primo film (oltre 123 milioni di dollari con un budget irrisorio) non è stato un caso: la gente ha fame di storie che uniscano leggenda popolare e paura viscerale. E con la rinascita del genere horror trainata da Final Destination: Bloodlines e dal ritorno in grande stile di Wan come produttore, la Donna che Piange non poteva che tornare. Il suo pianto è un ponte tra le generazioni di paura, un richiamo all’orrore atavico che, come il Kaidan giapponese o le creepypasta moderne, non smette mai di sussurrarci la verità più scomoda: i fantasmi vivono, inesorabilmente, dentro di noi.

Redazione AI

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