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La Resurrezione di Cristo: Mel Gibson torna con un sequel epico che promette di riscrivere le regole del cinema spirituale

Nel vasto universo cinematografico, dominato da multiversi supereroistici, saghe galattiche e remake nostalgici, c’è un titolo che continua a suscitare emozione, dibattito e, per alcuni, una vera e propria esperienza mistica. Parliamo di La Passione di Cristo, il film del 2004 diretto da Mel Gibson che, come un meteorite infuocato, squarciò l’orizzonte del cinema religioso con la sua potenza visiva, il suo linguaggio arcaico e la violenza cruda che non lasciava scampo. Ora, dopo più di vent’anni, quel racconto si prepara a rinascere — nel senso più letterale e simbolico del termine — con The Passion of the Christ: Resurrection.

Mel Gibson, regista audace e spesso al centro di polemiche incandescenti, ha finalmente confermato ciò che i fan, i curiosi e i critici aspettavano da anni: La Resurrezione di Cristo non è solo realtà, ma sarà il primo capitolo di un’epopea cinematografica ancora più ambiziosa, visionaria e divisiva del suo predecessore. L’annuncio ufficiale è arrivato durante una chiacchierata con Joe Rogan, ma è bastato per far rimbalzare la notizia in tutto il mondo. Le riprese sono fissate per il 2026, e stavolta al fianco di Gibson c’è un colosso come Lionsgate, pronto a supportare il progetto con muscoli produttivi ben più robusti rispetto alla Icon Productions, che aveva sostenuto il primo film.

Ma cosa dobbiamo aspettarci davvero da questo sequel? La risposta breve è: qualcosa di completamente diverso. La risposta lunga… beh, preparatevi a un viaggio nei meandri più oscuri e affascinanti della spiritualità cristiana.

Tra Inferi e Paradiso: un viaggio cinematografico mistico

Dimenticatevi la struttura lineare del primo film. Resurrection sarà un’opera complessa, quasi psichedelica, che non si limiterà a raccontare la resurrezione di Gesù come un evento storico. Gibson parla di “altri regni” e “dimensioni”, promettendo un’esperienza cinematografica che scivola tra il terreno e il metafisico. Una vera discesa agli inferi, non solo figurativa. Secondo alcune anticipazioni, il film si aprirà con la spettacolare caduta degli angeli, per poi addentrarsi in una rappresentazione dell’Inferno e culminare con la resurrezione e la morte dell’ultimo apostolo. Un racconto che si sviluppa tra visioni apocalittiche e riflessioni esistenziali, spinto da una sceneggiatura scritta a sei mani dallo stesso Gibson, suo fratello Donal e Randall Wallace, lo stesso autore che ci ha regalato Braveheart.

Il protagonista sarà ancora una volta Jim Caviezel, che riprenderà il ruolo di Gesù di Nazareth. Un ritorno che non passa inosservato, soprattutto alla luce delle recenti controversie che hanno coinvolto l’attore, sempre più attivo in ambienti cospirazionisti. Eppure, agli occhi di Gibson, Caviezel resta l’incarnazione perfetta del Cristo cinematografico. Per ovviare al tempo trascorso, si parla persino di un possibile ringiovanimento digitale, a dimostrazione dell’attenzione maniacale del regista per la coerenza visiva.

Accanto a Caviezel, ritroveremo anche Maia Morgenstern nel ruolo della Vergine Maria e Francesco De Vito nei panni di San Pietro. Le riprese si svolgeranno tra Israele, Marocco e alcune località europee, inclusa l’Italia, a rimarcare la dimensione internazionale e spirituale del progetto.

Una nuova lingua per un pubblico globale

A differenza del primo film, girato interamente in aramaico, latino ed ebraico, La Resurrezione di Cristo parlerà principalmente in inglese. Una scelta che potrebbe far storcere il naso ai puristi, ma che risponde alla volontà di rendere i complessi concetti teologici più accessibili a un pubblico globale. Secondo Gibson, “far parlare gli attori in un’altra lingua potrebbe essere un passo troppo avanti per questa storia”. Una frase che lascia intendere la delicatezza dell’equilibrio tra rigore spirituale e comunicazione universale.

Un film che divide, ancora una volta

Non sarebbe un film di Mel Gibson se non portasse con sé una scia di controversie. Già nel 2004 La Passione di Cristo fu oggetto di violente critiche: eccesso di violenza, accuse di antisemitismo, interpretazioni troppo personali della narrazione evangelica. Nulla fa pensare che Resurrection sarà diverso. Anzi, l’ambizione di Gibson sembra quella di spingersi ancora oltre, di realizzare un’opera capace di scuotere lo spettatore nel profondo, anche a costo di turbarlo.

Il teaser pubblicato da Lionsgate, pur nella sua brevità — solo venti secondi con un logo e un sottofondo musicale — ha già infiammato l’hype. E Adam Fogelson, presidente del gruppo Lionsgate, ha dichiarato che si tratta del film “più atteso di una generazione”. Un’uscita che, secondo lui, “lascerà gli spettatori senza fiato”. Parole forti, ma non campate in aria, se consideriamo il clamore che ancora oggi circonda La Passione di Cristo.

Mel Gibson: regista, provocatore, visionario

Gibson ha sempre avuto il talento (o la dannazione) di camminare sul filo sottile tra genio e polemica. Dopo aver conquistato critica e pubblico con La battaglia di Hacksaw Ridge, ora sembra pronto a tornare a quel cinema viscerale, spirituale e totalizzante che l’ha reso un autore riconoscibile e controverso. In un’intervista recente ha dichiarato che Resurrection è come “risolvere un puzzle sotto acido”. Un’immagine potente, quasi lisergica, che racconta bene l’approccio alla narrazione e alla regia che intende portare sullo schermo.

E forse è proprio questa visione radicale che continua a rendere Mel Gibson un regista affascinante, capace di trasformare una storia millenaria in un’esperienza cinematografica destinata a far discutere.

Una data da segnare: aprile 2026

L’uscita di The Passion of the Christ: Resurrection è prevista per aprile 2026, in concomitanza con la Pasqua. Una scelta simbolica, ovviamente, ma anche strategica. L’interesse è già alto, le aspettative pure. Il film non sarà solo un sequel, ma un evento cinematografico globale, una sfida narrativa, teologica e visiva che intende ridefinire i confini del cinema religioso.

Il tempo dirà se Mel Gibson riuscirà a replicare — o superare — l’impatto del primo capitolo. Ma una cosa è certa: La Resurrezione di Cristo promette di essere molto più di un film. È un’opera che vuole scuotere l’anima, stimolare la riflessione e, perché no, anche dividere. Perché in fondo è proprio questo il potere del cinema: farci guardare dentro e chiederci, ancora una volta, da che parte stiamo.

E tu, sei pronto ad affrontare il viaggio verso la resurrezione insieme a Mel Gibson? Dicci la tua nei commenti, condividi questo articolo sui tuoi social e raccontaci se anche tu senti l’attesa crescere per quello che si preannuncia come uno degli eventi cinematografici più intensi e controversi del prossimo anno.

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