C’è qualcosa di arcaico e perturbante che si muove sotto la sabbia del tempo. La Mummia, una delle figure più iconiche dell’horror classico, è pronta a risorgere ancora una volta. E questa volta non sarà un’avventura alla Indiana Jones, ma un viaggio nel puro terrore. Dopo anni di tentativi e reboot falliti, Blumhouse Productions e Atomic Monster — due colossi dell’orrore contemporaneo — hanno annunciato una nuova incarnazione del mostro egizio, diretta dal regista irlandese Lee Cronin, già acclamato per Evil Dead Rise.
Il film, intitolato provvisoriamente The Resurrected, arriverà nelle sale il 17 aprile 2026 e promette di restituire alla creatura bendata la sua natura più inquietante, quella che affonda le radici nel mito e nella paura primordiale della morte. È la prima volta che un capitolo della saga non sarà distribuito da Universal Pictures, storica casa del “Dark Universe”, ma da New Line Cinema, un segnale chiaro che questa non sarà una semplice continuazione, bensì una rinascita.
Il ritorno alle origini: orrore, non avventura
Lee Cronin, intervistato durante la presentazione del progetto, ha spiegato che il suo intento è quello di “scavare nella mitologia più antica della Mummia”, per riportarla a una dimensione di orrore puro e primordiale. Niente più superuomini che saltano da un elicottero all’altro o tombe che esplodono in CGI: il nuovo film sarà un racconto gotico, intimo e viscerale.
Secondo la sinossi diffusa da Daniel Richtman, noto insider di settore, la trama ruoterà attorno a un padre che vede tornare la figlia scomparsa otto anni prima. Ma la ragazza non è più la stessa: dentro di lei alberga lo spirito di un’antica entità egizia, e il male che la consuma inizia a diffondersi anche al fratello minore. Per salvarli, l’uomo dovrà affrontare un rituale mortale che potrebbe trasformarlo nel mostro stesso che tenta di distruggere. Una storia di possessione e sacrificio, intrisa di dolore familiare e maledizioni millenarie — molto più Evil Dead che La Mummia del 1999.
Un cast tra orrore e dramma
Nel ruolo dei protagonisti troveremo Jack Reynor (Midsommar) e Laia Costa (The Wheel of Time), affiancati da Veronica Falcón, May Calamawy e May Elghety. Cronin ha scelto un cast di attori capaci di esprimere vulnerabilità e paura autentica, lontani dagli eroi ironici dei blockbuster passati.
Le riprese, iniziate a marzo 2025 tra Irlanda e Spagna, si sono da poco concluse. Ora il progetto entra nella fase di post-produzione, dove Cronin e il suo team promettono di spingere sull’atmosfera: sabbia, sangue e oscurità. L’obiettivo è far respirare al pubblico il senso del terrore antico, quello che si insinua lentamente nella mente e non ti lascia più dormire.
Dalle rovine del Dark Universe alla rinascita
È impossibile parlare di questo reboot senza ricordare il fallimento del Dark Universe del 2017, il mega-progetto con Tom Cruise e Annabelle Wallis che doveva unire tutte le creature classiche della Universal — da Frankenstein all’Uomo Invisibile — in un universo condiviso in stile Marvel. Il film si rivelò un disastro: più azione che paura, più effetti che anima. L’esperimento finì sepolto insieme al suo stesso sarcofago.
Blumhouse e James Wan (co-produttore attraverso Atomic Monster) hanno invece scelto l’unica via possibile: tornare all’essenza. The Resurrected sarà un horror psicologico e mitologico, dove la maledizione non è solo esterna, ma penetra nella carne e nella mente dei protagonisti. Un racconto di famiglia, dolore e metamorfosi, in cui il mostro è lo specchio delle nostre colpe più antiche.
Un horror d’autore
Cronin, che ha dimostrato in Evil Dead Rise di saper bilanciare gore e tensione emotiva, promette una Mummia “diversa da qualsiasi altra vista prima”. Il suo approccio si ispira più a Hereditary o The Witch che ai classici film d’azione. In questa visione, l’orrore nasce dal lutto, dalla perdita e dalla trasformazione: temi universali che, calati in un contesto egizio, diventano una sinfonia di ombre, sabbia e dolore.
Il regista ha raccontato di aver studiato testi di mitologia e riti funerari dell’Antico Egitto per rendere l’atmosfera autentica, ma anche di voler “sporcarsi le mani con il sangue dell’horror moderno”. In altre parole: un ponte tra l’archeologia del terrore e la sensibilità del cinema contemporaneo.
L’eredità di un mito
Chi è cresciuto con La Mummia di Stephen Sommers, quella del 1999 con Brendan Fraser e Rachel Weisz, ricorda bene il mix irresistibile di avventura, ironia e romanticismo. Quella trilogia, culminata nel 2008 con La tomba dell’Imperatore Dragone, ha definito un’intera generazione di spettatori. Ma oggi il panorama è cambiato: il pubblico cerca emozioni più autentiche, brividi più profondi.
The Resurrected non vuole cancellare quel passato, ma riscriverlo. È il ritorno della Mummia non come icona pop, ma come simbolo della paura ancestrale: la morte che rifiuta di restare sepolta. E, forse, come metafora di un cinema che vuole risorgere dalle proprie ceneri, lasciando dietro di sé la superficialità per tornare all’incubo puro.
Una maledizione che torna a vivere
Con James Wan e Jason Blum alla produzione e un regista che ha già dimostrato di saper trasformare il dolore in terrore cinematografico, The Resurrected potrebbe rappresentare la rinascita definitiva della Mummia. Una rinascita fatta di sabbia, ossa e oscurità.
Il sarcofago è pronto ad aprirsi. E questa volta, quando la Mummia tornerà a camminare sulla Terra, non lo farà per conquistare il mondo. Lo farà per ricordarci che l’orrore, quello vero, non muore mai.











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