Se c’è una cosa che ho sempre amato degli anime giapponesi è la loro capacità unica di raccontare storie profonde, capaci di toccare corde nascoste dentro di noi con una dolcezza quasi impercettibile, e allo stesso tempo devastante. È per questo che, quando ho visto il primo teaser di The Last Blossom, ho subito capito che mi sarei trovata davanti a un’opera diversa da tutte le altre. Non un semplice film, ma una poesia animata che parla di vita, rimpianti e redenzione, sussurrata attraverso i petali delicati di un fiore di hōsenka.
La magia di questa pellicola, che debutterà in Giappone nell’autunno del 2025, inizia già a mostrarsi attraverso il trailer recentemente pubblicato sul sito ufficiale. Una locandina dai colori smorzati, carichi di nostalgia, accompagna la promessa di una storia che si preannuncia intensa ed emozionante. Sapere che The Last Blossom è frutto della collaborazione fra il regista Baku Kinoshita e lo sceneggiatore Kazuya Konomoto, già artefici del capolavoro ODDTAXI, ha immediatamente alzato le mie aspettative. Non stiamo parlando di nomi qualunque: entrambi hanno dimostrato in passato una straordinaria capacità di scavare nell’animo umano, regalando narrazioni mature e mai banali.
Il film racconta la vita di Akutsu, un ex yakuza ormai anziano, abbandonato alla sua solitudine all’interno di una cella. È l’autunno del 2023, e Akutsu sa che la fine si avvicina. Ma ciò che rende The Last Blossom così peculiare è il punto di vista scelto per narrare la sua esistenza: sarà un fiore di hōsenka parlante, nato tra le crepe della prigione, a raccogliere i frammenti della sua memoria e a raccontarli a noi spettatori. Un’idea narrativa tanto semplice quanto struggente. Quel fiore, così fragile eppure ostinato nella sua bellezza, diventa il testimone silenzioso di una vita piena di errori, amori perduti e occasioni sprecate.
Attraverso continui salti temporali, ci ritroveremo nell’estate del 1986, quando Akutsu viveva in uno squallido appartamento insieme a Nana e al piccolo Kensuke, circondato da un giardino selvaggio di hōsenka. Quei fiori, allora semplici dettagli trascurati, diventano ora il filo rosso che unisce il passato al presente, in una narrazione che profuma di rimpianto e dolce malinconia.
A dare voce a questo viaggio nei ricordi saranno Kaoru Kobayashi, che interpreterà Akutsu da anziano, e Junki Tozuka, nel suo primo ruolo da doppiatore, che darà vita al giovane Akutsu. Il personaggio di Nana sarà interpretato da due attrici straordinarie: Hikari Mitsushima e Yoshiko Miyazaki, che ne racconteranno le sfumature nelle diverse fasi della vita. A rendere ancora più affascinante questo quadro ci penserà Pierre Taki, noto membro del gruppo techno Denki Groove, che presterà la sua voce intensa e graffiante al fiore parlante, rendendolo un compagno quasi invisibile, ma sempre presente, nel viaggio di Akutsu verso la redenzione.
Dal punto di vista tecnico e artistico, The Last Blossom promette meraviglie. Le musiche saranno affidate al gruppo cero, le cui sonorità sognanti e raffinate sembrano perfette per accompagnare questa storia sospesa tra realtà e memoria. L’animazione, curata dallo studio CLAP, che ha già firmato piccole gemme come Pompo: The Cinéphile e The Tunnel to Summer, the Exit of Goodbyes, si preannuncia curatissima, capace di restituire con delicatezza ogni emozione, ogni tremolio dell’anima. Gli artwork concettuali, affidati al talento di Michinoku Toge, aggiungono poi un ulteriore tocco di poesia visiva a un progetto che sembra già destinato a lasciare un segno profondo.
Il film avrà anche l’onore di essere presentato nella sezione Feature Film Competition dell’Annecy International Animation Film Festival 2025, il che è già di per sé un riconoscimento di grande prestigio. L’anno scorso, quando The Last Blossom venne mostrato come work in progress durante la stessa manifestazione, aveva già suscitato enorme curiosità e ora, finalmente, possiamo iniziare a intravedere cosa ci aspetta.
Per me, The Last Blossom è già molto più di un film in arrivo: è una promessa. Una promessa di quelle storie che sanno toccare la parte più fragile di noi stessi senza retorica, senza forzature, solo con la verità semplice dei sentimenti umani. L’idea di vedere la vita di un uomo raccontata da un fiore, una vita piena di dolori, errori, ma anche di piccoli momenti di bellezza, mi emoziona profondamente. Non vedo l’ora di sedermi al cinema, magari in una serata d’autunno piovosa, e lasciarmi trasportare dalla voce rauca di un fiore che racconta una storia che potrebbe essere quella di ognuno di noi. Perché, in fondo, chi non ha mai sognato, almeno una volta, di poter rifiorire, anche solo per un istante, prima della fine?
Aggiungi commento