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“The First”: il sogno marziano tra introspezione, drammi umani e visioni futuristiche

Nel vasto universo della serialità fantascientifica, dove ogni giorno ci viene promesso lo spettacolo dell’ignoto, “The First” si distingue come un’opera che guarda alle stelle ma con i piedi ben saldi sulla Terra. Ideata da Beau Willimon, lo stesso genio dietro il fenomeno politico di House of Cards, questa serie ci porta nel 2030, in un futuro tanto prossimo da sembrare un’estensione plausibile del nostro presente. Eppure, a differenza di tante produzioni sci-fi colme di effetti speciali e battaglie interstellari, The First decide di imboccare un sentiero molto più silenzioso e umano, quello dell’introspezione.

La trama ruota attorno alla prima missione umana su Marte, un’impresa titanica, ambiziosa e, come spesso accade, pregna di sacrifici personali. Ma non aspettatevi razzi in decollo a ogni episodio o alieni da combattere. La serie è più un’esplorazione dell’animo umano che dello spazio profondo. Il cuore pulsante di questa narrazione non è tanto il pianeta rosso quanto ciò che gli astronauti si lasciano alle spalle: le famiglie, i rimpianti, i fantasmi del passato.

Al centro della scena troviamo Tom Hagerty, interpretato da un Sean Penn sorprendentemente misurato e malinconico. Per la prima volta protagonista in una serie televisiva, Penn veste i panni di un astronauta tormentato, un uomo che ha perso una moglie e lotta per riconnettersi con la figlia Denise, una giovane donna alle prese con la dipendenza e con un’infanzia segnata dal dolore. La loro relazione è il fulcro emotivo di The First, un legame spezzato, difficile, fatto di silenzi, recriminazioni e tentativi di perdono. In parallelo, la figura carismatica e implacabile di Laz Ingram, interpretata dalla sempre affascinante Natascha McElhone, guida l’intera missione con una determinazione che ricorda figure reali come Elon Musk o Katherine Johnson, incarnando il volto ambizioso e spietato dell’esplorazione spaziale.

Eppure, nonostante un cast stellare che include anche Anna Jacoby-Heron, LisaGay Hamilton, Keiko Agena e molti altri nomi di spicco, The First non decolla mai del tutto. O, meglio, lo fa ma con un altro tipo di propulsione. Quella della riflessione filosofica, del dolore sussurrato, del sacrificio silenzioso. In un’epoca dove l’intrattenimento spesso corre veloce, The First sceglie la lentezza, il passo umano, la contemplazione. Una scelta coraggiosa, a tratti spiazzante, che ha diviso critica e pubblico.

Girata con un taglio cinematografico che nulla ha da invidiare alle grandi produzioni hollywoodiane, la serie si presenta quasi come un film suddiviso in otto capitoli. Non è un caso che i primi due episodi siano stati affidati alla regia di Agnieszka Holland, regista polacca di grande sensibilità, nota per i suoi lavori profondi e umanisti. La mano autoriale si sente tutta, così come la volontà di Willimon di trattare la missione spaziale più come una metafora del percorso interiore dei personaggi che come una vera avventura scientifica.

A rendere ancora più affascinante la produzione c’è l’attenzione al realismo tecnologico. Le navicelle spaziali, ad esempio, non sono create interamente in CGI, ma in parte costruite fisicamente, con modellini artigianali curati nei minimi dettagli. Un tocco rétro che restituisce concretezza e tangibilità a un futuro che, in fondo, non è poi così lontano.

The First è anche frutto di una meticolosa documentazione scientifica. Willimon ha collaborato con esperti della NASA, astronauti come Chris Hadfield e Chris Ferguson, e la futurista Amy Webb, per garantire la plausibilità della missione marziana. Tuttavia, questa accuratezza tecnica non prende mai il sopravvento sulla componente emotiva. La domanda che la serie ci pone non è tanto “come arriveremo su Marte?”, quanto piuttosto “a quale prezzo personale possiamo farlo?”.

Eppure, nonostante le tante premesse affascinanti, la serie ha un difetto che non si può ignorare: la sua tendenza a perdersi nella propria profondità. A tratti, The First appare eccessivamente cerebrale, quasi ossessionata dal proprio messaggio filosofico. Alcuni momenti risultano pedanti, troppo lenti, e le parentesi intellettualoidi finiscono per soffocare quella tensione narrativa che ci si aspetterebbe da un racconto tanto ambizioso. Avremmo voluto vedere più spazio, più esplorazione, più Marte – e meno sedute psicanalitiche.

Il personaggio di Sean Penn, per quanto ben costruito, è talvolta troppo appesantito dalla sceneggiatura, e le numerose scene che lo ritraggono a petto nudo sembrano più un esercizio di vanità che una reale esigenza narrativa. Lo stesso si potrebbe dire per alcune scelte di regia che, pur raffinante, finiscono per rendere il ritmo della serie troppo rarefatto.

Nonostante tutto, The First resta un esperimento interessante e coraggioso. Una serie che tenta di unire il pathos della fantascienza al dramma familiare, la grande impresa collettiva alla fragilità individuale. Una meditazione sul futuro dell’umanità, sui limiti della scienza e sulla forza – o debolezza – delle relazioni umane.

Cancellata dopo una sola stagione, la serie lascia un senso di incompiutezza, quasi fosse un razzo lanciato con troppa esitazione. Ma forse, in fondo, era proprio questo il messaggio: che l’umanità è ancora nel bel mezzo del suo viaggio, sospesa tra ciò che può diventare e ciò che non riesce ancora a lasciarsi alle spalle.

Hai visto The First? Ti ha emozionato o ti ha lasciato interdetto? Raccontaci la tua opinione nei commenti qui sotto e condividi l’articolo sui tuoi social per far volare anche altri nerd come te in questo viaggio tra stelle e anime tormentate!

Enrico Ruocco

Enrico Ruocco

Figlio della GOLDRAKE generation, l’amore che avevo da bambino per il fumetto è stato prima stritolato dall’invasione degli ANIME, poi dall’avvento dei Blockbuster e annientato completamente dai giochi prima per PC e poi per CONSOLE.
In seguito con l’arrivo del nuovo millennio, il tanto temuto millennium bug , ha fatto riaffiorare in me una passione sopita soprattutto grazie ad INTERNET.
Era il 2000 quando finalmente in Italia internet diventava sempre più commerciale, ed io decisi di iniziare la mia avventura sul web creando il mio sito TUTTOCARTONI. Sito nato da una piccola ricerca fatta fra quello che “tirava” sul web e le mie passioni. Sappiamo bene cosa tira di più sul web … sinceramente non lo ritenni adatto a me, poi c’era lo sport, altra mia passione ma campo altamente minato. Infine c’erano i cartoon e i fumetti…beh qua mi sentivo preparato e soprattutto pensavo di trovare un mondo PACIFICO…
Man mano che passava il tempo l’interesse si spostava sempre più verso il fumetto, ed oggi, nel 2017, guardandomi indietro e senza vantarmi troppo posso considerarmi un blogger affermato e conosciuto, uno dei padri degli eventi salernitani dedicati al mondo del fumetto ma soprattutto lettore di COMICS di ogni genere.

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