Immaginate un mondo dove l’invecchiamento è solo un fastidio curabile, dove la morte non è più una certezza ma una scelta personale. Sembra un episodio di Black Mirror, vero? E invece è The End of It, il nuovo e promettente film di fantascienza scritto e diretto da Maria Martinez Bayona, alla sua prova d’esordio nel lungometraggio. Un’opera che si preannuncia provocatoria, surreale, toccante e profondamente umana, pronta a lasciare il segno nel panorama sci-fi internazionale.
La pellicola, attualmente in produzione nelle Isole Canarie, è sostenuta da una squadra di talenti di primo piano e prodotta da Fasten Films, The Mediapro Studio e BBC Film. Ma The End of It è molto più di un film: è una riflessione sulla vita eterna, sull’identità artistica e sull’assurdità delle relazioni umane in un futuro dove l’immortalità è diventata realtà.
La protagonista assoluta della storia è Claire, interpretata dalla straordinaria Rebecca Hall, attrice che abbiamo imparato ad amare in opere come Vicky Cristina Barcelona e Godzilla vs. Kong, nonché nella serie sci-fi Tales from the Loop. Claire è un’ex artista provocatoria, ribelle e anticonformista, che si prepara a celebrare (si fa per dire) il suo 250º compleanno. Ma invece di festeggiare, Claire prende una decisione che suona come un atto di ribellione definitiva: vuole morire. Dopo secoli di esistenza, di creazione, di amori, dolori e routine, sceglie di abbandonare un mondo che non sente più suo. Un suicidio? No, un gesto politico, un’opera d’arte vivente, un urlo disperato in un’epoca che ha dimenticato cosa significhi davvero vivere.
Questa scelta sconvolge i suoi affetti più stretti: il marito, interpretato da Gael García Bernal (Y Tu Mamá También, Cassandro), la figlia (Noomi Rapace, vista in Prometheus e The Girl with the Dragon Tattoo) e persino la sua assistente AI, interpretata da una sorprendente Beanie Feldstein (Lady Bird, Booksmart), che aggiunge un tocco di ironia e dolcezza al cast. Una famiglia decisamente atipica, dove l’intelligenza artificiale ha ormai un posto accanto agli affetti umani, e i legami familiari sono resi ancora più complicati dall’eternità.
Quello che si sviluppa davanti ai nostri occhi è un dramma esistenziale travestito da sci-fi, un racconto che unisce riflessione e sarcasmo, emozione e assurdità, mentre Claire si riappropria della sua identità artistica proprio attraverso il suo addio al mondo. Cosa significa scegliere la fine, quando la fine non è più obbligatoria? Cosa succede quando la morte diventa l’ultimo atto autentico in una società anestetizzata dalla longevità? E cosa succede alle relazioni, ai legami, quando il tempo non ha più valore?
A portare in vita questo universo affascinante e disturbante è una regista dalla visione fortissima: Maria Martinez Bayona, catalana trapiantata nel Regno Unito, che dopo una serie di corti acclamati come MIA e Such Small Hands, si lancia in questo ambizioso debutto cinematografico. La regista ha dichiarato: “Questo film pone una domanda: cosa significherebbe vivere per sempre? Ma più ancora: cosa significa sentirsi vivi? È una domanda profondamente umana, contraddittoria e anche assurda.” Una frase che racchiude perfettamente lo spirito del progetto.
La squadra creativa dietro le quinte è altrettanto solida: alla fotografia troviamo Andres Arochi (Longlegs), la scenografia è firmata da Lili Lea Abrahams (già assistente art director in Poor Things), i costumi sono curati da Pau Aulí, mentre il montaggio è affidato a Tania Reddin e il sound design a Gisle Tveito, che aveva già lavorato a The Worst Person in the World. Un dream team tecnico che promette uno spettacolo visivo e sonoro sofisticato, a metà tra arte e inquietudine.
Il cast è arricchito da nomi come Susan Wokoma (Enola Holmes), David Verdaguer (Jokes & Cigarettes), Pål Sverre Hagen (Kon Tiki) e Kristine Kujath Thorp (Sick of Myself), a dimostrazione di come The End of It stia puntando in alto, anche a livello internazionale. Le vendite del film saranno gestite da Bankside Films (a eccezione dell’America Latina, affidata a The Mediapro Studio Distribution) e il progetto verrà presentato ufficialmente al Marché du Film di Cannes 2025, uno degli eventi cinematografici più prestigiosi del mondo.
Insomma, The End of It non è solo un film di fantascienza: è una riflessione filosofica in forma cinematografica, un’opera destinata a far discutere e a farci porre domande scomode. In un’epoca in cui si rincorre ossessivamente la longevità, Maria Martinez Bayona ci chiede: e se vivere per sempre non fosse la benedizione che immaginiamo?
Non ci resta che aspettare l’uscita di questo film che si preannuncia tra i più stimolanti del 2025, per scoprire se davvero la morte può tornare ad avere un senso in un mondo dove non è più necessaria.
E voi, cosa ne pensate? Rinuncereste alla morte se vi fosse data la possibilità? Oppure, come Claire, sentireste il bisogno di trovare un senso anche nella fine? Raccontatecelo nei commenti, condividete l’articolo con i vostri amici nerd e fate girare la notizia: The End of It potrebbe essere il nuovo cult sci-fi di cui non sapevamo di avere bisogno.
Aggiungi commento