Se c’è un nome che ogni vero nerd del retrogaming pronuncia con riverenza, quello è Taito. E oggi, mentre il mondo dei videogiochi guarda al futuro fatto di realtà virtuale e cloud gaming, noi ci fermiamo un attimo per guardare indietro, perché la storica software house giapponese compie 70 anni. Un traguardo titanico per una compagnia che ha scritto alcune delle pagine più importanti della storia videoludica globale, a partire da quel fatidico 1978, quando un certo Tomohiro Nishikado lanciò nel mondo uno dei giochi più iconici e rivoluzionari mai realizzati: Space Invaders.
Ma per capire davvero il peso culturale di questo anniversario, bisogna tornare ancora più indietro. Taito Corporation nasce ufficialmente in Giappone nel 1953, fondata da Michael Kogan, un imprenditore russo di origine ebraica fuggito dalla guerra. E no, all’inizio non c’era nulla che facesse pensare a pixel, joystick o suoni 8-bit: Taito distribuiva vodka (sì, davvero) e successivamente si lanciò nella produzione di distributori automatici, sigarette comprese. Ma la vera rivoluzione arrivò negli anni ’60, quando iniziò a produrre jukebox e, poco dopo, cabinati elettromeccanici. Era l’alba del divertimento da sala giochi, un tempo in cui i suoni metallici e le luci lampeggianti anticipavano l’era digitale.
Il 1973 segna un punto di svolta: con Elepong, una sorta di clone di Pong, Taito entra ufficialmente nel mondo dei videogiochi elettronici. Ma è nel 1978 che la leggenda esplode. Space Invaders, ideato da Nishikado, non è solo un videogioco: è un fenomeno di massa. Le sue orde di alieni pixelati hanno letteralmente invaso le sale giochi del mondo intero, lanciando quella che viene riconosciuta come la golden age degli arcade. Il successo fu tale che, in Giappone, si dice che le monetine da 100 yen venissero prodotte a ritmo frenetico per soddisfare la domanda crescente di partite.
Negli anni ’80 e ’90, Taito ha continuato a cavalcare l’onda del successo con titoli che oggi sono vere reliquie di culto: Bubble Bobble, con i suoi adorabili draghetti soffiabolle; Arkanoid, il capostipite dei “brick breaker”; Darius, lo sparatutto spaziale con boss-mecha marini; e Puzzle Bobble, noto in occidente come Bust-A-Move, diventato un classico immortale tra i giochi puzzle.
Parallelamente, Taito si adattava al cambiamento dell’industria, iniziando a sviluppare titoli anche per console domestiche, tra cui il mitico NES. Ma non tutto fu rose e fiori. Con la crisi delle sale giochi e la trasformazione del mercato console, l’azienda dovette affrontare un periodo di declino. Tuttavia, la sua resilienza l’ha portata a reinventarsi ancora una volta. Nel 2005, Taito è stata acquisita da Square Enix, un’unione che ha dato nuova linfa al brand, permettendogli di tornare alla ribalta con riedizioni dei classici e nuove iniziative arcade.
Ed eccoci al presente: Taito compie 70 anni. Per l’occasione, la compagnia ha aperto un sito celebrativo e un account Twitter ufficiale dedicato agli eventi dell’anniversario. Sono previste promozioni speciali nei Taito Station (le storiche sale arcade giapponesi), premi esclusivi e perfino un Commemorative Product dedicato, ancora avvolto nel mistero. Tra le prime iniziative, abbiamo visto cartoline da collezione distribuite nei ristoranti Pico Crepe e un calendario speciale 2023 per i fan più fortunati. Un’altra chicca per i nostalgici è stata la recente uscita del Taito Egret II Mini, una console arcade in miniatura che replica perfettamente l’esperienza di gioco old-school, con una selezione curata di titoli classici. A pensarci bene, Taito non ha solo creato videogiochi: ha costruito immaginari, definito archetipi, plasmato generazioni di videogiocatori. Il piccolo alieno bianco di Space Invaders oggi è più di un’icona retrò: è il simbolo di un’epoca e di una visione che continua a vivere, tra pixel e nostalgia, tra passato e futuro. Buon compleanno, Taito. E grazie per averci insegnato che anche un’onda di pixel può cambiare il mondo.
Hai mai giocato a un classico Taito che ti è rimasto nel cuore?
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