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Videodrome di David Cronenberg

Nel panorama cinematografico degli anni Ottanta, David Cronenberg emerge come un maestro indiscusso nella rappresentazione della paura e della mutazione. Con “Videodrome”, il regista visionario non solo conferma la sua capacità di sfidare i confini dell’horror, ma esplora anche un tema inquietante e contemporaneo: la corrosione della realtà attraverso il mezzo televisivo. Ambientato in una Toronto immersa in un’atmosfera distopica, il film si confronta con la crescente influenza dei media sulla mente umana, dipingendo un quadro surreale e disturbante della relazione tra immagine e percezione.

Il protagonista, Max Renn, è un uomo immerso nel mondo decadente della televisione. Gestisce il Canale 83, un’emittente notoriamente dedicata alla trasmissione di contenuti violenti e pornografici. Quando Max acquista la serie “Samurai Dreams”, si rende subito conto che il prodotto è troppo sofisticato per il suo pubblico, incapace di stimolare il desiderio e l’eccitazione a cui è abituato. Tuttavia, l’insoddisfazione di Max lo spinge a cercare nuove forme di intrattenimento e inclusione. Nel laboratorio del suo canale, il tecnico Harlan scopre un ponte pirata che lo connette a un’altra emittente: Videodrome, un canale oscuro che trasmette deliranti snuff movie. Con il desiderio di migliorare la connessione, Max ordina a Harlan di creare un ponte più stabile. Nel frattempo, partecipa a un talk show in cui discute il legame tra immagini e violenza, insieme a Nicki Brand, una donna affascinante e provocatrice che lavora in radio, e al professore Brian O’Blivion, il cui intervento avviene attraverso uno schermo televisivo. La connessione di Videodrome, inizialmente instabile, diventa poi una realtà disturbante e pericolosa quando Harlan riesce finalmente a stabilizzarla e registrare i contenuti snuff. Il segnale, tuttavia, non proviene da un paese orientale come inizialmente si pensava, ma da Pittsburgh. La scoperta di Max cambia radicalmente quando invita Nicki a casa sua. Interessata alla nuova dimensione del piacere, Nicki si imbatte nella videocassetta di Videodrome e, affascinata, si immerge in un mondo di immagini e stimoli perversi. Durante una notte intima, Max, guidato da un’ossessione crescente, infligge a Nicki una tortura surreale, perforandola con degli spilloni. L’incontro con Masha, un’anziana maitresse, fornisce a Max informazioni inquietanti riguardanti Videodrome, e gli rivela che la verità dietro questo fenomeno oscuro è legata a Brian O’Blivion. Nel tentativo di approfondire la questione, Max visita il centro di Brian O’Blivion, una chiesa catodica dove i senzatetto ricevono una dose quotidiana di televisione. Qui, Bianca O’Blivion, la figlia del professor O’Blivion, gestisce il centro e dimostra una preoccupante convinzione che la mancanza di televisione sia alla base del disagio dei barboni. Bianca, inizialmente restia a discutere di Videodrome, poi invia a Max un nastro in cui il professore O’Blivion descrive il Videodrome come un insieme di videoallucinazioni che sostituiscono la realtà, creando un cancro mentale nei suoi spettatori. Le rivelazioni di O’Blivion, nel nastro, mostrano Nicki mentre la televisione prende vita, trasformandosi in un corpo biologico. Max, stordito e sconvolto, torna da Bianca, che gli svela che le allucinazioni non sono generate dai nastri, ma dal segnale stesso di Videodrome. Il segnale infetta la mente, creando tumori mentali che alterano la percezione della realtà. Bianca rivela che il professor O’Blivion non è altro che una serie di nastri preregistrati e che lui stesso non si è salvato dall’influenza del Videodrome. Durante un incontro con Barry Convex della Spectacular Optical, Max scopre un prototipo di casco che registra le allucinazioni degli utenti di Videodrome. Sottoposto a questo strano esperimento, Max rivive le apparizioni di Nicki ei suoi tentativi di usare la frusta su un televisore che proietta la sofferenza di Masha. Risvegliatosi nel suo letto con il corpo di Masha brutalmente seviziato, Max chiama Harlan per scoprire cosa è stato registrato. Harlan, dopo una visita al laboratorio, conferma la verità: Max è stato usato come cavia per testare gli effetti del Videodrome. La pistola, recuperata dallo stomaco di Max, si trasforma in una protesi mortale. Con l’aiuto di Bianca, Max si prepara a distruggere Videodrome, uccidendo prima Harlan e poi Barry Convex, prima di rifugiarsi nella stiva di una nave sotto sequestro. Qui, confrontato con una televisione che gli offre l’ultima mutazione – il suicidio – Max accetta la trasformazione finale e si lascia andare a un destino orribile e catastrofico.

“Videodrome” rappresenta un punto cruciale nella filmografia di David Cronenberg, che con questo film raggiunge nuove vette di esplorazione del corpo e della mente. La pellicola non solo indaga la distorsione della realtà attraverso il mezzo televisivo, ma mette in discussione la nostra percezione della carne e della mente come entità in continua mutazione. Con una narrazione che si interseca tra il morbosamente disturbante e il profondamente teorico, Cronenberg costruisce un teorema visivo della televisione come forma di controllo mentale, culminando in un finale che sfida la linea tra il reale e l’immaginario. “Videodrome” è, in definitiva, un capolavoro che porta il cinema dell’orrore verso un orizzonte inquietante e provocatorio, dove la carne e la mente si fondono in una nuova e disturbante carne della televisione.

David Cronenberg: il rapporto distopico tra reale e digitale, tra macchina e umano

David Cronenberg è uno dei registi più originali e provocatori del cinema contemporaneo. Conosciuto come il pioniere del genere body horror, Cronenberg ha esplorato il terrore della trasformazione corporea, dell’infezione e della contaminazione della carne, intrecciando l’elemento psicologico con quello fisico e tecnologico. I suoi film hanno influenzato la cultura pop in vari modi, sia nel campo dell’horror e della fantascienza, sia in quello del dramma e del thriller.

Ma cosa rende Cronenberg un genio del cinema? Quali sono le sue fonti di ispirazione, le sue tecniche e le sue visioni?

In questo articolo cercheremo di rispondere a queste domande, analizzando alcuni aspetti della sua opera e della sua personalità.

David Cronenberg è un regista autoriale, che scrive le sue sceneggiature e controlla ogni aspetto della produzione dei suoi film.

Ha iniziato la sua carriera come regista indipendente, realizzando film a basso budget e sperimentali, come Stereo (1969) e Crimes of the Future (1970). Ha poi ottenuto il successo internazionale con film come Scanners (1981), Videodrome (1983) e La mosca (1986), che lo hanno consacrato come il maestro del body horror. Cronenberg ha sempre cercato di esprimere la sua visione artistica, senza compromessi o censure, anche quando ha lavorato con grandi studi cinematografici o con attori famosi.

Il regista si ispira alla letteratura, alla filosofia, alla psicologia e alla scienza.

Ha adattato al cinema opere di scrittori come William S. Burroughs (Il pasto nudo, 1991), J.G. Ballard (Crash, 1996), Patrick McGrath (Spider, 2002), Don DeLillo (Cosmopolis, 2012) e Bruce Wagner (Maps to the Stars, 2014). Ha anche citato come fonti di ispirazione pensatori come Marshall McLuhan, Sigmund Freud, Carl Jung e Friedrich Nietzsche. Cronenberg ha sempre mostrato un grande interesse per la scienza e la tecnologia, sia come temi dei suoi film, sia come strumenti per realizzarli. Ha usato effetti speciali innovativi e realistici, come il make-up di Dick Smith in Scanners e La mosca, o il computer grafico in eXistenZ e Cosmopolis.

Cronenberg è un regista che esplora i confini tra il reale e l’immaginario, tra il naturale e l’artificiale, tra il normale e il patologico. I suoi film sono pieni di metafore, simboli, allusioni e ambiguità, che sfidano l’interpretazione e la comprensione del pubblico. Cronenberg ha creato un universo cinematografico unico e originale, in cui il corpo umano è il luogo di trasformazioni, mutazioni, ibridazioni e violenze. Il corpo è il mezzo di comunicazione, di espressione, di conoscenza e di potere, ma anche di alienazione, di sofferenza, di follia e di morte. Cronenberg ha indagato le relazioni tra il corpo e la mente, tra il corpo e la macchina, tra il corpo e la società, mostrando le contraddizioni, i conflitti e le crisi dell’essere umano nel mondo moderno.

David Cronenberg è sicuramente uno dei registi più geniali e influenti del cinema contemporaneo. Con i suoi film ha aperto nuovi orizzonti e ha sollevato nuove domande, usando il cinema come mezzo di esplorazione e di sperimentazione. Cronenberg ha dimostrato di essere un artista completo e versatile, capace di spaziare tra generi diversi e di affrontare temi universali. Cronenberg è un regista che non smette mai di sorprendere e di provocare, con la sua creatività e la sua originalità.