Dopo averci ammaliato con le sottili trame del destino in Past Lives, la regista Céline Song torna dietro la macchina da presa con un’opera che promette di dividere, sorprendere e far riflettere come un glitch in un sistema apparentemente perfetto. Dimenticate le lacrime malinconiche del suo debutto; Material Love (Materialists), distribuito in Italia da Eagle Pictures, è una scossa elettrica, una disamina tagliente e ironica che usa i cliché della commedia romantica come cavallo di Troia per hackerarne le fondamenta. È il 4 settembre 2025 quando il film approda nelle nostre sale, pronto a far discutere gli appassionati sfegatati del mondo nerd, che troveranno in questo titolo più di un semplice triangolo amoroso.
Il cuore del film è Lucy, interpretata con una raffinata versatilità da Dakota Johnson. A prima vista, Lucy è l’incarnazione del sogno capitalistico: una matchmaker di lusso nella frenetica New York, che ha trasformato la sua passione in una scienza esatta. Le sue consulenze, ambitissime e costose, sono il Santo Graal per l’élite che cerca il matrimonio perfetto. Lucy è un algoritmo umano, capace di incrociare profili, desideri e conti in banca con la precisione di un software, ma il suo sistema impeccabile inizia a fare acqua proprio durante un matrimonio, il suo teatro preferito. Qui, incontra Randy (Pedro Pascal), un milionario affascinante e idealista che sembra uscito da una favola. È l’uomo ideale, l’incarnazione di tutte le variabili vincenti nella sua equazione sentimentale. Ma proprio quando tutto sembra quadrare, riaffiora dal passato John (Chris Evans), un attore fallito e squattrinato che le ha spezzato il cuore anni prima. La presenza di John è un bug inaspettato, un errore di sistema che rimette in discussione non solo la sua carriera, ma l’intera logica su cui Lucy ha costruito la sua vita.
La dinamica del film, sulla carta, potrebbe sembrare fin troppo familiare: la donna divisa tra due uomini, uno che offre stabilità e uno che rappresenta la passione. Ma Céline Song è una maga nel capovolgere i paradigmi. Randy non è solo il principe azzurro moderno; è il volto del capitalismo emotivo, l’idea che l’amore possa essere ridotto a un investimento, a un bene che produce un ritorno. John, al contrario, è il “glitch”, il promemoria che il vero amore non può essere incasellato in una formula, né monetizzato. Il film diventa così una specie di debug report sulle relazioni contemporanee, un’analisi a tratti crudele ma sempre lucida su quanto il denaro e il valore sociale percepito finiscano per influenzare le nostre scelte affettive.
Non è un caso che una parte fondamentale dell’attesa per Material Love sia stata generata dall’alchimia esplosiva del suo cast. Dakota Johnson offre a Lucy una profondità notevole, rendendola una donna che conosce a memoria ogni meccanismo dell’amore altrui ma è completamente all’oscuro del proprio. Chris Evans, lontano dai ruoli eroici che l’hanno reso celebre nell’universo Marvel, mostra un lato più vulnerabile, dando vita a un personaggio che vive di precarietà e disillusione. E che dire di Pedro Pascal? Icona nerd per eccellenza grazie a The Mandalorian e The Last of Us, veste i panni di un “principe azzurro 2.0” talmente perfetto da sembrare quasi una simulazione, incarnando alla perfezione il contrasto tematico del film. Il cast di supporto, con nomi come Marin Ireland, Louisa Jacobson, Zoë Winters e Dasha Nekrasova, contribuisce a dare spessore a un universo narrativo fatto di party scintillanti, matrimoni da copertina e segreti celati dietro a facciate perfette.
Da Past Lives, dove aveva indagato la nostalgia e i legami invisibili che uniscono le persone, Céline Song si sposta a una critica più diretta. Il romanticismo è ancora presente, ma è filtrato attraverso una lente affilata e ironica. Il film ci interroga in modo diretto: quanto vale un sentimento nel mercato globale delle emozioni? La scelta di girare in pellicola da 35mm, affidata al direttore della fotografia Shabier Kirchner, dona al film un’estetica che si muove tra nostalgia e modernità, facendo di New York non un semplice sfondo, ma un vero e proprio palcoscenico simbolico dove amore e denaro si incrociano senza sosta.
Con il suo annuncio nel febbraio 2024 e le riprese che hanno avuto luogo tra aprile e giugno dello stesso anno, Material Love si è imposto subito come un film-evento. Il primo trailer ha acceso i riflettori su quella che è stata accolta come una delle uscite più attese dell’anno, debuttando con successo in Australia e Nord America prima di arrivare in Italia.
La critica internazionale si è già divisa: c’è chi lo definisce una rom-com aggiornata all’era del capitalismo emotivo, capace di smontare i cliché con eleganza e intelligenza. Altri, invece, sostengono che non riesca a eguagliare la delicatezza poetica di Past Lives, trovando i dialoghi a tratti troppo verbosi e le emozioni quasi sterilizzate da quella “formula matematica” che il film mette in scena. Ma forse è proprio in questa frattura tra perfezione e fragilità, tra l’algoritmo e il cuore, che si nasconde il vero messaggio di Céline Song: l’amore non è mai un codice pulito, ma un sistema instabile e caotico.
Material Love non è una commedia romantica tradizionale; è un film che ne usa il linguaggio per hackerarne i meccanismi, mostrando quanto le nostre scelte affettive siano influenzate dal contesto sociale ed economico. Céline Song invita il pubblico a porsi una domanda scomoda e fondamentale: è ancora possibile vivere un amore che sia davvero libero dal peso del denaro e delle aspettative?
Siete pronti a far crashare il vostro cuore per scoprirlo?
