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Squid Game: l’invasione culturale della Korean Wave tra cosplay, meme, polemiche e… criptovalute truffaldine

Nel settembre del 2021, Netflix ha rilasciato una serie sudcoreana intitolata Squid Game. All’apparenza, sembrava solo uno dei tanti K-drama intriganti destinati a guadagnarsi una nicchia di fan affezionati, magari appassionati del genere thriller o distopico. E invece, nel giro di pochi giorni, Squid Game ha fatto qualcosa che nessuno si aspettava davvero: è esploso. Un’esplosione virale, mondiale, incontrollabile. Non si è trattato semplicemente di milioni (anzi, miliardi) di visualizzazioni. No, Squid Game è diventato un simbolo, un meme vivente, un riferimento culturale onnipresente. In altre parole: Squid Game è diventato leggenda.

Ma come ha fatto questa serie coreana, apparentemente semplice nella sua struttura narrativa, a diventare uno dei fenomeni più potenti della cultura pop contemporanea? E perché, a distanza di anni, il suo impatto continua a riverberarsi nei mondi del cosplay, della moda, dei social, dei videogiochi, della tecnologia e perfino… delle truffe online?

Preparati a un viaggio attraverso il fenomeno Squid Game, tra retroscena, effetti collaterali e influenze planetarie. Un’analisi nerd, appassionata e dettagliata su come il K-drama scritto da Hwang Dong-hyuk sia diventato il cuore pulsante dell’Hallyu del nuovo millennio.

Un’esplosione culturale chiamata Hallyu

Per comprendere davvero la portata di Squid Game, dobbiamo prima fare un passo indietro e parlare della Hallyu, la “Korean Wave”. È così che viene definita l’espansione planetaria della cultura pop sudcoreana. Negli ultimi vent’anni, abbiamo assistito a un’escalation continua: dal K-pop dei BTS e delle BLACKPINK ai film di Bong Joon-ho come Parasite, fino al boom dei drama coreani su piattaforme streaming. Ma con Squid Game, la Korean Wave ha cambiato marcia. Ha smesso di essere una corrente per diventare un uragano culturale.

La differenza? Squid Game non ha solo conquistato gli schermi. Ha invaso le strade, le scuole, i guardaroba, le piattaforme di gioco, persino i dolciumi. Ha costruito un immaginario visivo e concettuale talmente potente da essere replicato in mille forme diverse. L’estetica della serie — i colori saturi, le geometrie simboliche, l’inquietante minimalismo — è diventata istantaneamente riconoscibile. Un nuovo codice visivo che parla una lingua globale.

La rivoluzione del cosplay (e dell’armadio)

Forse l’effetto più immediato e tangibile del successo di Squid Game si è manifestato nel mondo del cosplay. Impossibile dimenticare l’ondata di tute verdi numerate che hanno invaso le convention nerd e gli eventi di Halloween in tutto il mondo. Allo stesso modo, le tute rosse con le maschere geometriche — cerchio, triangolo, quadrato — sono diventate icone istantanee. E poi c’era lui, il misterioso Front Man, con la sua maschera nera sfaccettata da supervillain postmoderno.

Le scarpe Vans bianche indossate dai concorrenti? +7800% di vendite. Le tute da ginnastica vintage in stile anni ’80? Tornate di moda. In Corea del Sud, diversi brand hanno rilanciato collezioni ispirate alla serie. È come se Squid Game avesse riscritto le regole del fashion nerd, trasformando un gioco letale in una passerella di culto. E non solo per chi frequenta il Lucca Comics o il Comiket di Tokyo: la moda ispirata alla serie è finita persino sulle passerelle haute couture.

Meme virali, sfide folli e parodie musicali

Chiunque abbia frequentato i social tra la fine del 2021 e il 2022 ricorderà bene: Squid Game era ovunque. Su TikTok, su Instagram, su Twitter. Meme, parodie, reaction video, filtri, sfide. Netflix ha dichiarato che, solo nel primo mese dal debutto, sono stati generati oltre 42 miliardi di visualizzazioni per contenuti legati alla serie. Una cifra mostruosa, degna di un mostro della cultura virale.

Celebri le parodie, come quella andata in onda al Saturday Night Live con Rami Malek e Pete Davidson in versione country-horror. Ma l’apice dell’assurdo è stato toccato da MrBeast, che ha ricreato interamente i giochi della serie con 456 concorrenti reali e un montepremi di 456.000 dollari. Ovviamente, senza eliminazioni fatali. Il video ha totalizzato milioni di visualizzazioni in poche ore e ha consacrato l’estetica della serie come patrimonio universale del web.

Squid Game diventa un videogame (non ufficiale)

Se sei un gamer, saprai bene che nessun trend virale è completo senza la sua trasposizione videoludica. Su piattaforme come Roblox, Fortnite Creative e persino GTA Online, sono nate centinaia di mappe ispirate ai giochi della serie. Il famigerato “Un, due, tre, stella!” è diventato un minigioco virale, mentre la sfida dei dalgona ha trovato nuova vita nei server pubblici.

Ma la moda non si è fermata al digitale. In tutto il mondo, fan organizzano escape room ispirate a Squid Game, eventi live non letali (per fortuna) e perfino contest in stile “giochi per bambini ma con la tensione di un thriller psicologico”. Il mondo nerd non ha solo accolto Squid Game a braccia aperte. L’ha trasformato in playground globale.

La dolce vendetta dei Dalgona

Un altro aspetto affascinante di questo fenomeno è stata la rinascita dei dalgona, i dolcetti tradizionali coreani fatti di zucchero e bicarbonato. Dopo la messa in onda della serie, il loro consumo è esploso: dai mercatini coreani ai food truck di New York, fino agli chef stellati che hanno reinventato la ricetta con tocchi gourmet. Provarli a casa è diventata una sfida culinaria in sé, spesso documentata su TikTok o YouTube. È il lato zuccherino — ma non meno teso — del mondo di Squid Game.

Criptovalute truffaldine, plagi internazionali e… numeri di telefono

Ogni mito ha il suo lato oscuro. E Squid Game, fedele alla sua narrazione spietata, non poteva sottrarsi. Un gruppo di sviluppatori ha lanciato una criptovaluta chiamata SQUID, promettendo un gioco online ispirato alla serie. La moneta ha visto un’impennata del 2300% in un giorno, salvo poi rivelarsi un rug pull: gli ideatori sono spariti con oltre 2 milioni di dollari. Il tutto si è concluso in tragedia finanziaria, degna di un episodio extra della serie stessa.

Anche in Cina il fenomeno ha creato polemiche: l’emittente Youku ha lanciato un programma intitolato Victory of Squid, copia palese della serie. Le proteste online sono state così violente che la rete ha dovuto scusarsi pubblicamente e cambiare nome al programma. Chi dice che la cultura pop non può essere anche un campo di battaglia?

E poi c’è il famigerato numero di telefono mostrato nella serie. Apparteneva realmente a un cittadino sudcoreano che ha iniziato a ricevere 4000 telefonate al giorno. “Voglio partecipare al gioco!”, gli dicevano. Netflix è dovuta intervenire rimuovendo il numero e scusandosi ufficialmente. A volte la realtà sa essere più assurda della finzione.

Un’icona globale nata dal dolore sociale

Al di là del cosplay, dei meme, dei dolcetti e delle truffe, Squid Game ha toccato corde profonde. Ha parlato di disuguaglianze sociali, di disperazione economica, di solitudine, di fame di rivincita. Ha mostrato un mondo in cui la competizione diventa disumanizzazione. E ha avuto il coraggio di farlo con una narrazione cruda, disturbante ma lucidissima. Il vero cuore del successo non è solo estetico, ma politico e umano. Squid Game è stato uno specchio brutale della nostra società, amplificato dal linguaggio potente della Korean Wave.

La partita è ancora aperta

Squid Game non è solo una serie TV. È un universo culturale che ha travolto ogni confine. Ha trasformato il modo in cui guardiamo alla Corea del Sud, rendendola non più solo un fenomeno di nicchia, ma il nuovo epicentro dell’intrattenimento globale. Dalla moda ai videogiochi, dai social ai supermercati, il suo impatto è stato totale. E se pensi che tutto si sia esaurito con la prima stagione… aspetta di vedere cosa ci riserverà la seconda.

E ora, tocca a te: hai mai indossato una tuta da concorrente o una maschera da sorvegliante? Hai provato a realizzare i dalgona a casa? Ti sei avventurato nei mondi digitali ispirati alla serie? Raccontacelo nei commenti oppure condividi questo articolo sui tuoi social

Squid Game: analisi dei giochi e dei giocatori in un mondo dove l’umanità è messa al tappeto… letteralmente

Chi non ha ancora sentito parlare di Squid Game? La serie televisiva sudcoreana ideata, scritta e diretta da Hwang Dong-hyuk ha letteralmente fatto la storia dell’intrattenimento globale. Dal 17 settembre 2021 fino al gran finale previsto per il 27 giugno 2025, tre stagioni distribuite su Netflix hanno trasformato quello che inizialmente sembrava solo un survival game in tuta verde in un fenomeno culturale di proporzioni colossali. E se vi sembra esagerato, aspettate di leggere questa nostra analisi nerd e approfondita sul vero cuore pulsante della serie: i giocatori e i giochi.

Già, perché se i misteriosi VIP incappucciati d’oro sono i burattinai del massacro e gli organizzatori i registi sadici dello spettacolo, sono i giocatori a rappresentare l’essenza umana della storia. Sono loro che ci fanno tifare, piangere, arrabbiarci e interrogarci su cosa saremmo disposti a fare per sopravvivere. Squid Game non è solo violenza, non è solo giochi da bambini trasformati in trappole mortali: è una riflessione profonda — e impietosa — su noi stessi.

Il lato umano del gioco

Nel microcosmo chiuso e brutale di Squid Game, ogni partecipante diventa un’allegoria vivente. Le loro scelte, azioni e interazioni ci svelano tutte le sfumature del comportamento umano, specialmente quando il denaro (o meglio, la sopravvivenza) è l’unica motivazione. Già nella prima stagione veniamo introdotti a due archetipi contrapposti: i “giocatori positivi” e gli “antagonistici”.

I primi sono quelli per cui si tifa senza riserve. Come dimenticare Ali, il dolce e ingenuo lavoratore migrante, o la coraggiosa Ji-yeong? In loro vediamo compassione, sacrificio, umanità. Sono quelli che, pur nella disperazione più nera, riescono ancora a essere umani. Dall’altro lato ci sono gli spietati, quelli che si lasciano divorare dalla brutalità del sistema, che diventano predatori pur di arrivare alla fine. Personaggi come Jang Deok-su, il gangster brutale, incarnano il degrado morale che emerge quando l’etica viene annientata dalla paura e dal desiderio di potere.

Questo dualismo ritorna con forza anche nella seconda stagione, che introduce un nuovo cast di disperati. Ancora una volta ci troviamo divisi tra chi vorremmo salvare e chi speriamo venga eliminato alla prossima sfida. È come guardare uno specchio che ci riflette nei momenti peggiori, ma anche nei più nobili. Ed è proprio questo il colpo da maestro della serie: i veri nemici non sono i VIP o i sorveglianti mascherati, ma le nostre scelte quando nessuno ci guarda… o quando tutti lo fanno.

I giochi: tra innocenza e orrore

Ogni gioco in Squid Game è un piccolo capolavoro di perversione narrativa. Sono tutti ispirati a passatempi infantili coreani — e in qualche caso anche occidentali — trasformati in meccanismi letali che mettono in palio non solo la vita dei partecipanti, ma anche la loro coscienza.

Si parte con il Ddakji, innocuo gioco di reclutamento che ci introduce con un colpo ben piazzato (letteralmente) all’universo di Squid Game. Poi arriva il famigerato Un, due, tre, stella!, reinterpretato con una bambola robotica inquietante e letale che fa fuori chiunque osi muoversi dopo la canzoncina. La combinazione tra nostalgia e terrore è magistrale. L’infanzia viene smontata, stravolta, e riadattata in chiave distopica.

Poi c’è il Caramello (Dalgona), dove la precisione millimetrica si scontra con il panico. Ogni forma diventa una sentenza: stella e ombrello sono maledizioni, mentre cerchi e triangoli appaiono come una benedizione per chi riesce a controllare le mani tremanti. Il Tiro alla fune traduce un gioco di squadra in una lotta per la sopravvivenza fisica e mentale, con strategie e preghiere che si intrecciano nella speranza di non essere tirati nel vuoto.

Ma è con le Biglie che il gioco si fa davvero psicologico. L’amicizia, la fiducia, la pietà: tutto viene messo in discussione. Tradire o essere traditi diventa una scelta impossibile. Il Ponte di vetro, invece, ci regala forse il momento più adrenalinico della serie. Camminare verso il nulla scegliendo tra vetro temperato e vetro normale è una metafora limpida dell’incertezza della vita. E quando arriva il Gioco del Calamaro, quello che dà il nome alla serie, l’infanzia coreana diventa l’arena finale per un confronto carico di rabbia, senso di colpa e voglia di redenzione.

Le sfide introdotte nella seconda e terza stagione amplificano ulteriormente la varietà e la creatività crudele del format. Il Pentathlon a sei gambe è un mix tra cooperazione forzata e minigiochi infantili dove ogni errore è fatale. Si passa da sfide come il Gonggi, il gioco delle pietre, fino al Jegi, dove bisogna palleggiare con un oggetto leggerissimo. Un disastro per chi non ha coordinazione, ma una goduria per chi ama vedere abilità e fortuna giocare a braccetto.

Il Raduno e il Nascondino inseriscono una componente sociale più marcata. In un gioco di alleanze forzate e tradimenti imminenti, la fiducia si fa rarefatta come l’aria nelle stanze chiuse. E quando entra in scena il Salto alla corda su un ponte semidistrutto, il pericolo diventa tridimensionale: terra, aria e tempo si stringono attorno ai concorrenti come una morsa.

Fino ad arrivare a un’altra variante ancora più surreale del gioco finale: il Gioco del calamaro in aria. Se pensavate che combattere a terra fosse difficile, immaginate farlo sospesi nel vuoto, su strutture instabili, con la certezza che ogni errore significhi la fine.

Un mondo crudele… come il nostro?

Cosa ci dice tutto questo? Che Squid Game è molto più di una serie violenta. È un gigantesco esperimento sociale in forma narrativa. I giocatori sono specchi della nostra società: c’è il debole, il furbo, il generoso, l’approfittatore, l’ingenuo e il crudele. I giochi, invece, sono un’allegoria perfetta delle dinamiche del potere, della competizione economica, delle diseguaglianze sociali e del prezzo della sopravvivenza.

Ed è proprio questa combinazione di folklore coreano e critica sociale universale che rende la serie così potente, così disturbante e così affascinante per noi nerd appassionati di distopie, psicologia, simbolismo e meccaniche ludiche. Ogni puntata è come un gigantesco escape room senza via d’uscita, dove il premio non è solo il denaro, ma il confronto crudo e sincero con la parte più vera — e spesso scomoda — di noi stessi.

E voi, quale giocatore sareste? Quello che cerca alleanze e aiuta il prossimo, o quello che, pur di vincere, non guarda in faccia nessuno? Avete mai pensato a come vi comportereste se la vostra vita dipendesse da un dolcetto di caramello?

Squid Game: Unleashed – Il Nuovo Gioco Mobile di Netflix che Anticipa la Seconda Stagione

Il 17 dicembre 2024 è una data che ogni appassionato di Squid Game e di gaming mobile non può assolutamente perdere. Netflix, dopo aver conquistato il mondo con la sua serie coreana, ha deciso di arricchire ulteriormente l’universo di Squid Game con un gioco mobile che promette di farci rivivere le emozioni (e le sofferenze) delle sfide più brutali della serie. Il titolo, chiamato “Squid Game: Unleashed”, sarà disponibile gratuitamente per tutti gli abbonati Netflix su dispositivi Android e iOS, senza pubblicità né acquisti in-app, una notizia che farà sicuramente piacere a chi, come noi, è stanco di interruzioni durante le sessioni di gioco.

Già solo il nome lascia intendere cosa aspettarsi: un’esperienza adrenalinica e decisamente “estremista”, in perfetto stile Squid Game. Se pensavate che le sfide mortali della serie fossero solo per la televisione, vi sbagliate di grosso, perché “Squid Game: Unleashed” è un gioco multiplayer party royale che ripropone quelle dinamiche di competizione spietata, ma con un twist divertente e, come sempre, un po’ macabro. Il gameplay ricorda per certi versi titoli classici come Mario Party, ma con l’aggiunta di una sana dose di violenza e tensione, che non mancheranno di mantenere alta l’adrenalina anche nei momenti più leggeri. L’estetica cartoonesca non deve trarre in inganno: le sfide del gioco sono tutt’altro che morbide, e ogni partita sarà un tuffo diretto nel caos che ha reso famosa la serie.

Il gioco arriva a pochi giorni dal lancio della seconda stagione di Squid Game, che debutterà su Netflix il 26 dicembre 2024. Tre anni di attesa sono stati lunghissimi, ma finalmente vedremo cosa accadrà a Gi-hun (il celebre Giocatore 456), che ora è pronto a scoprire i misteri dietro lo Squid Game e a fermare il macabro gioco. Per noi fan, è un momento epico: non solo possiamo preparaci a tuffarci nella seconda stagione, ma anche a “giocare” a modo nostro con “Squid Game: Unleashed”. In più, per chi si pre-registrerà al gioco, ci sarà una skin esclusiva da sbloccare al momento del lancio, un altro incentivo a non farsi scappare questa occasione.

E non finisce qui. Netflix sta continuando la sua espansione nel mondo del gaming, e con l’arrivo di questo gioco, unito a titoli come Monument Valley 3 e altri grandi classici come Hades e GTA: San Andreas, la piattaforma sta cercando di offrirci una varietà di esperienze diverse. Anche se il sogno di Netflix di entrare nel mercato dei giochi AAA ha subito un piccolo rallentamento con la chiusura del suo studio Team Blue, la realtà è che il catalogo gaming della piattaforma si sta arricchendo sempre di più, proponendo esperienze di gioco che vanno ben oltre le semplici serie TV.

Certo, non possiamo fare a meno di notare quanto il timing di uscita di Squid Game: Unleashed sia perfetto: pochi giorni prima della seconda stagione, con i fan già in fibrillazione per il ritorno della serie più vista di sempre su Netflix. E poi, c’è da dire che per chi ama la serie, l’idea di immergersi in un gioco che replica le stesse dinamiche delle prove psicologiche e fisiche cui i protagonisti sono sottoposti nella serie è una proposta che non si può davvero rifiutare.

In sintesi, “Squid Game: Unleashed” non è solo un gioco mobile, ma una vera e propria immersione nel mondo che tutti noi amiamo (e temiamo) della serie. Non importa se siete gamer incalliti o semplici fan della serie, questo gioco promette di essere un’esperienza unica, che amplifica la magia (e l’orrore) di Squid Game con una nuova dimensione interattiva. Prepariamoci quindi a saltare dentro il gioco e a vivere nuove sfide, con la speranza che la seconda stagione di Squid Game non deluda le nostre aspettative.