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Heart Eyes: L’Ironico Slasher di San Valentino che Non Volevamo Ma Che Aspettavamo

Il 7 febbraio 2025, pochi giorni prima che le vie si riempiano di cuori e cioccolatini, una proposta cinematografica decisamente fuori dagli schemi si prepara a irrompere nelle sale. Heart Eyes è il film che potrebbe cambiare per sempre il modo in cui vediamo il giorno di San Valentino, almeno per chi ama l’horror con un tocco di ironia. Una commistione tra slasher e commedia nera, che promette di regalare brividi e risate in un mix perfetto per gli amanti del genere. Prodotto da chi ha già lavorato a pellicole come M3GAN e My Best Friend’s Exorcism, il film gioca con le convenzioni dell’horror, con una trama che mescola paura e ironia, mentre ci accompagna in un viaggio inaspettato proprio nel cuore del periodo più romantico dell’anno.

La trama di Heart Eyes è un cocktail esplosivo di suspence e battute, dove il protagonista non è un semplice assassino, ma un killer dai tratti macabri, noto come “Heart Eyes”. Questo serial killer ha una missione singolare: uccidere coppie di innamorati durante la festa di San Valentino. Con una serie di omicidi brutali che hanno attraversato diverse città negli anni, la storia arriva a Seattle, dove Ally, una giovane designer interpretata da Olivia Holt, si trova nel mirino di questo inquietante personaggio. Dopo una delusione amorosa, Ally ha giurato di tenersi lontana da tutto ciò che riguarda il romanticismo, ma la sua vita prende una piega inaspettata quando incontra Jay (Mason Gooding), un affascinante collega designer con cui deve collaborare. Quello che inizia come un semplice progetto lavorativo si trasforma in una lotta per la sopravvivenza, mentre il killer Heart Eyes inizia a perseguitarli.

Un Cast Da Brivido

Nel cast troviamo un mix affiatato di volti noti e giovani promesse. Mason Gooding, già visto in Scream VI e nella serie Love, Victor, è il protagonista maschile, affiancato da Olivia Holt, conosciuta per il suo ruolo in Cruel Summer. A completare il gruppo, troviamo Jordana Brewster, famosa per il suo ruolo in Fast & Furious, e Devon Sawa, volto iconico del cinema horror, soprattutto per i suoi ruoli in Final Destination e Chucky. Questa combinazione di attori esperti e giovani talenti garantisce una performance dinamica, in grado di mantenere alta l’attenzione del pubblico.

La regia è affidata a Josh Ruben, un nome ormai noto agli appassionati di film che mischiano horror e ironia. Ruben ha già dimostrato di saper giocare con questi due elementi in passato, con film come Blood Relatives e A Wounded Fawn, e Heart Eyes sembra essere il suo terreno di gioco ideale. La sua abilità nel dosare tensione e comicità si riflette in ogni scena, creando un film che sa come farti ridere mentre stringi le mani sulla poltrona.

Un San Valentino Sanguinoso e Sarcastico

Il film non è solo un omaggio ai classici slasher come Scream o I Know What You Did Last Summer, ma si diverte anche a giocare con le aspettative del pubblico. Non manca il romance, certo, ma è trattato con un’irriverenza che rende la trama fresca e spiazzante. L’umorismo è uno degli ingredienti principali: le battute, le situazioni assurde e gli scontri tra i protagonisti con il killer aggiungono un tocco di parodia, ma senza mai perdere il ritmo del terrore.

Le riprese di Heart Eyes sono state girate in Nuova Zelanda, il che ha contribuito a creare scenari mozzafiato, lontani dai soliti clichè delle location hollywoodiane. La colonna sonora, curata da Jay Wadley, si unisce perfettamente al tono del film, con brani che amplificano la tensione, mantenendo sempre alta l’adrenalina.

La Critica e l’Accoglienza

Nonostante qualche critica riguardo al ritmo e ad alcuni momenti di umorismo un po’ forzato, Heart Eyes ha ricevuto una buona accoglienza dalla critica, che ha apprezzato la sua capacità di unire due mondi apparentemente inconciliabili come l’horror e la commedia romantica. A livello commerciale, il film si è già fatto notare, incassando 8,5 milioni di dollari nelle prime settimane di distribuzione e confermando l’interesse di un pubblico pronto ad esplorare nuove forme di intrattenimento durante la festa degli innamorati.

Heart Eyes è senza dubbio una proposta intrigante per chi è stanco delle solite storie d’amore zuccherose e cerca qualcosa di più audace per il proprio San Valentino. Un film che unisce paura, risate e un pizzico di romanticismo, pronto a farvi battere il cuore… ma con un bel po’ di inquietudine. Se volete un San Valentino diverso dal solito, fatto di sangue, sarcasmo e, naturalmente, suspense, non lasciatevi scappare questo slasher fuori dagli schemi. Heart Eyes è il film che vi farà ridere mentre vi farà anche chiedere: chi è davvero il mostro in questa storia?

“Mimì – Il Principe delle Tenebre””: il debutto horror di Brando De Sica conquista critica e pubblico

Dal 15 novembre, gli appassionati di cinema horror hanno un appuntamento imperdibile. Su MYmovies ONE arriva Mimì – Il principe delle tenebre, l’esordio cinematografico di Brando De Sica che ha già fatto parlare di sé nei principali festival internazionali. Questo piccolo gioiello del cinema italiano ha raccolto una pioggia di riconoscimenti, tra cui la menzione speciale per la miglior fotografia al prestigioso Festival Internacional de Cine de Catalunya di Sitges, il premio Behind the Camera ai Nastri d’Argento e il titolo di miglior regia al Magna Graecia Film Festival.

Il film ha conquistato anche il pubblico internazionale, approdando in eventi di grande rilievo come il Locarno Film Festival e lo Screamfest Horror Film Festival. Persino gli spettatori del Lucca Comics & Games hanno avuto un assaggio di questa perla gotica. E come se non bastasse, Mimì – Il principe delle tenebre è stato selezionato per la 34ª edizione del Noir in Festival, consolidando il suo status di nuova gemma del cinema horror made in Italy.

Un Dracula napoletano dal cuore di sognatore

Ambientato tra i vicoli di Napoli e la quieta Codogno, il film di Brando De Sica ci regala un Dracula che non abbiamo mai visto prima. Lontano dalla parodia e dalle citazioni postmoderne, come in Zora la vampira dei Manetti Bros., De Sica sceglie di raccontare l’epopea di un outsider che sembra uscito direttamente da un disegno di Tim Burton. Mimì, interpretato da Domenico Cuomo, è un ragazzo orfano e bullizzato per la sua diversità. Nato con i piedi deformi, lavora come pizzaiolo e vive una vita di emarginazione, finché non incontra Carmilla, una ribelle goth con gli occhi bistrati interpretata dalla talentuosa Sara Ciocca. Carmilla, convinta di essere una discendente di Dracula, diventa la sua salvezza e la sua complice in un mondo spietato e violento.

Ma il loro viaggio non è privo di ostacoli. A contrastarli ci sono il crudele Bastianello, figlio di un boss della camorra e cantante neomelodico, interpretato da Giuseppe Brunetti, e il suo fedele compagno Rocco, interpretato da Daniele Vicorito.

Un horror gotico dal sapore partenopeo

Mimì – Il principe delle tenebre è un melting pot di riferimenti e suggestioni. Da Nosferatu di Murnau alla leggenda di Vlad l’Impalatore sepolto a Napoli, il film abbraccia il folklore e il gotico con una sincerità disarmante. Non manca un omaggio alle tradizioni partenopee più oscure, come le anime pezzentelle dell’ossario del Cimitero delle Fontanelle, creando un’atmosfera unica che mescola la magia dell’horror con l’identità della città.

Il tutto è impreziosito da una colonna sonora che spazia da Ornella Vanoni con Quei giorni insieme a te a Fabrizio De André e Roberto Murolo. Ogni brano sembra cucito su misura per questa storia d’amore e terrore, dove il desiderio si intreccia con la paura in un crescendo di emozioni.

Un cast che lascia il segno

Domenico Cuomo e Sara Ciocca formano una coppia gotica irresistibile. Lui, già noto per Mare fuori, si muove tra i vicoli di Napoli con la grazia malinconica di un Charlot moderno. Lei, giovane promessa del cinema italiano, incarna una Carmilla dolente e intensa, capace di rubare la scena con la sua presenza magnetica.

Intorno a loro, un cast di personaggi memorabili: un tatuatore inquietante che sembra uscito da un quadro di Goya, dame partenopee che sniffano cocaina e un boss intubato che ricorda la regina nera di Suspiria. Ogni dettaglio contribuisce a dipingere una Napoli alchemica e feroce, dove la bellezza e la brutalità convivono in perfetto equilibrio.

Un finale che non lascia scampo

Brando De Sica non ha paura di osare, regalando al pubblico un finale splatter che si imprime nella memoria. Il sangue scorre come il ragù della tradizione napoletana, unendo sapientemente ironia e orrore. In un’epoca in cui il politicamente corretto domina la scena, Mimì – Il principe delle tenebre si distingue per il suo coraggio e la sua autenticità.

Prodotto da Indiana Production, Bartlebyfilm e Rai Cinema, e distribuito da Luce Cinecittà, il film è un’esperienza da non perdere. Brando De Sica, insieme agli sceneggiatori Ugo Chiti e Irene Pollini Giolai, ha creato un’opera che celebra il genere fantastico e l’importanza dei sogni, invitandoci a riflettere sulla nostra realtà e sul potere dell’immaginazione.

Per chiunque voglia immergersi in questa storia unica, Mimì – Il principe delle tenebre è disponibile dal 15 novembre su MYmovies ONE. Preparatevi a lasciarvi incantare da una ballata di sognatori, dove l’amore e l’orrore danzano sotto le stelle di Napoli.

Crema si tinge di rosso: una mostra dedicata ai vampiri

Dalle tenebre dell’anima alle pagine di un libro, il mito del vampiro ha affascinato l’umanità per secoli. Ora, il Museo Civico di Crema e del Cremasco ci invita a un viaggio nel cuore delle tenebre con la mostra “Vampiri. Illustrazione e letteratura tra culto del sangue e ritorno dalla morte”.

Dal 19 ottobre 2024 al 12 gennaio 2025, oltre 200 opere d’arte e letterarie ci trasporteranno in un mondo oscuro e affascinante, dove creature della notte si nutrono del sangue dei vivi.

Dalla leggenda al mito

Le origini del mito del vampiro affondano le radici nelle antiche credenze popolari, mescolando paura della morte, desiderio di immortalità e culto del sangue. La mostra di Crema ne traccia l’evoluzione, dalle prime testimonianze letterarie fino alle iconiche rappresentazioni cinematografiche e letterarie del XX secolo.

Bram Stoker e oltre

Il conte Dracula di Bram Stoker è solo uno dei tanti protagonisti che incontreremo durante questo percorso. Attraverso illustrazioni, litografie e prime edizioni di romanzi gotici, potremo ammirare come la figura del vampiro sia stata interpretata e reinventata nel corso dei secoli, diventando un’icona culturale di portata universale.

Il vampiro nell’immaginario collettivo

La mostra non si limita a esplorare le origini del mito, ma indaga anche il suo impatto sulla cultura contemporanea. Dai film horror ai romanzi gotici, dai fumetti ai videogiochi, il vampiro continua a esercitare un fascino irresistibile sull’immaginazione collettiva.

Un’esperienza unica

Vampiri. Illustrazione e letteratura tra culto del sangue e ritorno dalla morte è un’occasione imperdibile per tutti gli appassionati di letteratura gotica, storia del cinema e cultura popolare. Un’esposizione che ci invita a riflettere sulla nostra paura della morte, sul fascino del male e sulla nostra continua ricerca di ciò che è al di là della realtà.

Nicolas Cage è Dracula nel nuovo film Renfield

Anno 1462

Costantinopoli era caduta. I musulmani turchi dilagarono in Europa con un immensurabile e fortissimo esercito, attaccando la Romania e minacciando tutto il mondo cristiano. Dalla Transilvania, si levò un cavaliere rumeno del Sacro Ordine del Dragone conosciuto come Draculea. Alla vigilia della battaglia, la sua sposa, Elisabeta, la cosa più cara che avesse sulla Terra, sapeva che egli avrebbe dovuto affrontare una forza insormontabile, per la quale avrebbe potuto non tornare più. […] I turchi, vendicativi, lanciarono una freccia dentro il castello, che recava la falsa notizia della morte di Draculea. Elisabeta, credendolo morto, si gettò nel fiume.

Renfield è una commedia horror diretta da Chris McKay con Nicolas Cage nei panni di Dracula e Nicholas Hoult in quelli del suo fido lacchè Renfield. Il film è stato descritto come ipercinetico, divertente e sboccato ma fin troppo vacuo. La trama segue Renfield mentre cerca di liberarsi da una relazione tossica e distruttiva con Dracula. Nel complesso, il film è stato descritto come piacevole e capace di mettere d’accordo gli spettatori attraverso il suo format da horror comedy.

La trama segue Renfield mentre cerca di liberarsi da una relazione tossica e distruttiva con Dracula. Dopo secoli trascorsi a servire il suo padrone, procurandogli vittime con cui sfamarsi e ubbidendo a ogni suo ordine, Renfield decide di abbandonare questa vita e iniziarne una nuova nella moderna New Orleans. Qui si innamora di un vigile urbano di nome Rebecca Quincy (Awkwafina) dal carattere molto deciso e sempre arrabbiata. Ma è davvero così facile liberarsi di Dracula? Prima di dire “addio per sempre” al suo spregevole incarico di servitore, Renfield dovrà capire come liberarsi della codipendenza da Dracula.

Renfield è diretto dal vincitore dell’Emmy Chris McKay (La guerra di domani, LEGO Batman – Il film) da una sceneggiatura di Ryan Ridley (la serie di Ghosted, la serie di Rick & Morty), basata su un’idea originale di Robert Kirkman, creatore di The Walking Dead e di Invincible. Il film è interpretato dalla vincitrice del Golden Globe Awkwafina (The Farewell – Una bugia buona, Shang-Chi e la leggenda dei Dieci Anelli), dalla vincitrice dell’Emmy e candidata al premio Oscar® Shohreh Aghdashloo (Casa Saddam, La Casa di Sabbia e Nebbia), Ben Schwartz (Sonic, The Afterparty) e Adrian Martinez (I sogni segreti di Walter Mitty, Focus – Niente è come sembra). Renfield è una produzione Skybound/Giant Wildcat, prodotto da Chris McKay, Samantha Nisenboim (co-produttrice, La guerra di domani), Bryan Furst (Daybreakers – L’ultimo vampiro), Sean Furst (Daybreakers – L’ultimo vampiro) Robert Kirkman e David Alpert (The Walking Dead). Il produttore esecutivo è Todd Lewis (manager dell’unità di produzione, Jason Bourne).

Dopo un Superman di nicchia, Nicolas Cage si avventura nell’interpretazione di un personaggio storico della letteratura e cinematografia mondiale, sarà riuscito a dare il meglio di sè?

Dexter: L’ombra della Giustizia e il Fascino dell’Oscurità

Quando “Dexter” debuttò nel 2006, il panorama televisivo era già stato scosso dall’ascesa degli antieroi, personaggi moralmente ambigui che sfidavano le convenzioni del classico protagonista positivo. Tuttavia, nessuno di loro era paragonabile a Dexter Morgan. Se Tony Soprano e Walter White rappresentavano il declino morale dell’uomo comune, Dexter incarnava qualcosa di ancora più disturbante: un serial killer che uccide nel nome di una giustizia deviata, una creatura che oscilla tra il mostro e il vigilante, tra il male e il bene. La serie, tratta dal romanzo La mano sinistra di Dio di Jeff Lindsay, non si limita a raccontare la storia di un assassino, ma si addentra nelle pieghe più oscure della psiche umana, sfidando lo spettatore a chiedersi cosa significhi davvero essere giusti.

Il Paradosso di Dexter Morgan

Di giorno, Dexter è un rispettato analista forense della polizia di Miami, specializzato nell’analisi delle tracce di sangue. È silenzioso, meticoloso, un collega affidabile e, per chi lo conosce, un uomo dalla vita ordinaria. Ma dietro questa facciata impeccabile si nasconde un segreto letale: di notte, Dexter diventa un predatore, un serial killer metodico e spietato. La sua peculiarità? Uccide solo coloro che sono riusciti a sfuggire alla giustizia, criminali che il sistema ha lasciato impuniti.

Non è un semplice assassino, né un vendicatore senza macchia. Dexter è un paradosso vivente: il suo desiderio di uccidere è insopprimibile, ma è disciplinato da un codice morale che lo distingue dai mostri che insegue. Il “Codice di Harry”, instillato dal padre adottivo, il sergente Harry Morgan, è ciò che gli permette di incanalare la sua sete di sangue in un’illusione di giustizia. Harry, consapevole della natura oscura del figlio, sceglie di non tentare di “curarlo”, ma di addestrarlo a eliminare solo chi merita davvero di morire. Questo codice diventa l’ancora di Dexter, il confine sottile tra la sua sete di violenza e un concetto di moralità che, pur deviato, lo tiene ancorato a una fragile umanità.

Una Maschera di Normalità

Ciò che rende “Dexter” così affascinante è il costante gioco di equilibri tra la sua natura assassina e la necessità di mantenere una vita normale. Per celare il suo segreto, costruisce una quotidianità credibile: ha una relazione con Rita, una donna segnata da un passato di abusi, e instaura un legame con i suoi due figli. Per Dexter, Rita rappresenta più di una semplice copertura: la sua innocenza gli permette di fingersi un uomo normale, un padre affettuoso, un compagno devoto. Ma dietro la maschera di marito e padre modello si nasconde sempre il cacciatore, pronto a colpire quando il richiamo del sangue diventa insostenibile.

Altrettanto centrale è il suo rapporto con Debra, la sorellastra detective, una donna forte e impulsiva che idolatra il fratello senza mai sospettare il suo segreto. La loro relazione è una delle più intense della serie, costruita su un amore incondizionato ma anche su un gioco di ombre e silenzi. Debra è l’antitesi di Dexter: guidata dall’istinto, dalla passione per il suo lavoro e dalla convinzione che la giustizia sia sacra. Eppure, nel corso della serie, il suo mondo si sgretolerà, portandola a confrontarsi con la verità più terribile: il fratello che ha sempre amato è un assassino.

Dal Libro alla Serie: Un’Evoluzione Narrativa

Pur prendendo spunto dal romanzo originale di Jeff Lindsay, la serie amplia e approfondisce notevolmente il mondo di Dexter. Nel libro, la narrazione è interamente filtrata attraverso il suo punto di vista, un viaggio nella mente di un uomo che non prova emozioni ma finge di averle per sopravvivere. La serie, invece, introduce una ricca galleria di personaggi secondari che danno spessore alla storia e creano tensioni sempre più sottili.

Uno dei cambiamenti più significativi riguarda Brian Moser, il fratello biologico di Dexter. Se nel libro la sua identità viene rivelata in modo più intimo, nella serie il personaggio prende vita in un confronto più drammatico con Debra, mettendo Dexter di fronte a una scelta impossibile: la famiglia di sangue o quella adottiva? Questi sviluppi narrativi arricchiscono il conflitto interno del protagonista, rendendolo ancora più stratificato e tormentato.

L’Ascesa e il Declino della Serie

Le prime stagioni di “Dexter” sono state acclamate per la loro capacità di esplorare il confine tra giustizia e vendetta, per la tensione magistralmente costruita e per la straordinaria interpretazione di Michael C. Hall. Tuttavia, con il passare del tempo, la serie ha iniziato a mostrare segni di stanchezza. Se le prime stagioni si concentrano sull’identità e sul conflitto interiore del protagonista, le successive iniziano a ripetere schemi narrativi già visti. I nuovi antagonisti non sempre riescono a mantenere lo stesso livello di minaccia, e la tensione che un tempo definiva la serie si affievolisce.

Ma il punto più controverso resta il finale. Dopo otto stagioni, la conclusione di “Dexter” ha diviso pubblico e critica. Senza rivelare troppo per chi ancora non l’ha vista, si può dire che la scelta degli sceneggiatori ha lasciato molti con l’amaro in bocca, trasformando il destino di Dexter in un enigma irrisolto. Un epilogo ambiguo, coerente con il personaggio, ma che non ha soddisfatto chi si aspettava una chiusura più catartica.

L’Impatto di “Dexter” nella Cultura Pop

Nonostante le sue debolezze narrative nelle stagioni finali, “Dexter” rimane un’opera fondamentale nella storia della televisione moderna. La sua eredità è ancora evidente oggi, con il recente revival Dexter: New Blood, che ha tentato di correggere gli errori del passato, e con una continua influenza sulla narrazione televisiva contemporanea. Michael C. Hall ha creato un personaggio iconico, un antieroe impossibile da classificare, capace di far riflettere sul significato della giustizia e sulla fragilità della morale umana.

“Dexter” non è solo una serie: è una provocazione, una domanda senza risposta. Quanto siamo disposti a giustificare per difendere ciò che riteniamo giusto? E fino a che punto possiamo simpatizzare con un assassino che si crede un eroe? Forse è proprio questa ambiguità a rendere “Dexter” così indimenticabile: la consapevolezza che, in fondo, l’oscurità e la luce non sono mai così Distanti come vorremmo credere.

Le censure nella versione italiana di Naruto

Nell’edizione italiana dell’anime di Naruto il sangue non esiste!
Le scene in cui compare, a causa di ferite dei personaggi, hanno sempre una variazione di colora: o l’intera sequenza è trasformata in bianco e nero, o lo stesso fluido vitale viene colorato in nero o marrone o la scena “virata” in negativo.
Il sangue “rosso” è off limit per la cultura mediale italiana.
In Naruto non esiste la “Morte”. Nessun personaggio nell’edizione italiana ha la facoltà di morire: i personaggi sono semplicemente “sconfitti”, “scomparsi”, “finiti”, mai morti.
Durante la nota “Tecnica dell’Erotismo” (in Italia “Tecnica Seducente”) di Naruto, l’intera scena viene virata in giallo.

Nella versione originale Sasuke apostrofa molto spesso Naruto con la parola “baka”, semplicemente “stupida”, epiteto che il protagonista della storia davvero non sopporta: nella versione italiana è sostituita con molti aggettivi diversi tipo “pecorella”, “testa quadra”, “fifone”..