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Onimusha: Way of The Sword – Il Nuovo Capitolo della Leggendaria Serie di Capcom

Durante il Summer Game Fest 2025, tra una carrellata di trailer e annunci capaci di far esplodere l’entusiasmo dei gamer di tutto il mondo, Capcom ha deciso di giocare una carta davvero speciale: il nuovo trailer di Onimusha: Way of the Sword. E che carta! Il ritorno della storica serie action-adventure dedicata all’universo dei samurai e alle creature demoniache si preannuncia come un vero e proprio evento per tutti gli amanti dei videogiochi d’azione e della cultura giapponese.

La nuova avventura targata Capcom, in uscita nel 2026 su PlayStation 5, Xbox Series X|S e PC, promette di riportarci nel cuore pulsante di un Giappone avvolto dal mistero, mescolando sapientemente atmosfere sovrannaturali, combattimenti frenetici e una narrazione capace di rapire. E credetemi, le premesse sono già da brivido.

In occasione del reveal, il produttore Akihito Kadowaki ha svelato in un’intervista a Famitsu alcuni dettagli succosi sul gioco, tra cui la sua durata e la struttura generale. Ma prima di addentrarci nei tecnicismi, lasciate che vi racconti cosa rende davvero speciale questo Onimusha: Way of the Sword.

Un Kyoto oscuro e infestato da miasmi

Per i fan della serie e per chi ama immergersi nei mondi suggestivi, l’ambientazione di Onimusha: Way of the Sword è già una dichiarazione d’intenti. Ci troviamo nella Kyoto del periodo Edo, ma dimenticatevi le immagini da cartolina con templi illuminati dalle lanterne o i quartieri dei samurai in festa. La città è stata avvolta da un oscuro miasma che ne ha trasformato l’aspetto in qualcosa di inquietante e decadente.

Camminare per le strade strette e silenziose di Kyoto, ammirare il Kiyomizu-dera ora corroso dal male e infestato da creature infernali, sarà un’esperienza sensoriale tanto affascinante quanto disturbante. Il cuore della città è ora un teatro spettrale, dove ogni angolo nasconde un pericolo e ogni ombra può celare l’attacco improvviso di un Genma, i mostri provenienti dall’oltretomba che stanno assediando l’intera regione.

Questa scelta di ambientazione non solo rende il gioco visivamente potente, ma sottolinea anche il tono narrativo cupo e carico di tensione che Capcom vuole imprimere al nuovo capitolo. Onimusha: Way of the Sword si configura come un viaggio tra la vita e la morte, tra l’antico e il soprannaturale, un po’ come una di quelle storie che potremmo leggere in un vecchio kaidan, i racconti giapponesi di fantasmi.

Il ritorno del leggendario Miyamoto Musashi (con un volto da cinema)

Parlando di protagonisti iconici, è impossibile non soffermarsi su Miyamoto Musashi, il samurai più celebre della storia nipponica, che in Onimusha: Way of the Sword vestirà i panni del protagonista assoluto. E qui arriva il colpo di genio di Capcom: Musashi avrà le fattezze di Toshiro Mifune, il leggendario attore giapponese noto per i suoi indimenticabili ruoli da guerriero nei capolavori di Akira Kurosawa.

Si tratta di una scelta perfetta sotto ogni punto di vista. Mifune, con il suo carisma ruvido e il portamento fiero, incarna alla perfezione l’archetipo del samurai senza paura, pronto a sfidare il destino a colpi di katana. Vedere Musashi muoversi in questo mondo corrotto, con il volto e le espressioni di Mifune, aggiungerà senza dubbio una dimensione cinematografica e nostalgica all’intera esperienza.

Nel gioco, Musashi non sarà solo un guerriero esperto ma anche un giovane determinato a dimostrare la propria supremazia nella via della spada. Il suo arrivo a Kyoto, però, darà inizio a un viaggio ben più oscuro e personale di quanto avesse previsto.

Combattimenti viscerali e il misterioso guanto Oni

Se c’è un elemento che ha sempre reso la serie Onimusha amatissima dai fan, questo è sicuramente il sistema di combattimento. In Way of the Sword, Capcom ha voluto mantenere intatta questa tradizione, arricchendola con nuove sfumature. Musashi brandirà la sua katana con rapidità e precisione letale, ma avrà anche a disposizione un potente guanto Oni, un artefatto in grado di conferirgli abilità sovrumane.

Questo guanto non solo gli permetterà di sferrare attacchi devastanti e di assorbire le anime dei Genma per potenziarsi ulteriormente, ma sarà anche al centro di un intrigante mistero. Dietro la sua voce inquietante e i suoi poteri si celano segreti che Musashi dovrà svelare lungo il cammino.

Le battaglie saranno quindi un mix perfetto di fisicità e introspezione, con il protagonista chiamato a bilanciare la sua umanità con la tentazione di abbracciare il potere oscuro che il guanto rappresenta.

Una campagna più lunga e articolata

Durante l’intervista a Famitsu, Kadowaki ha confermato che Onimusha: Way of the Sword offrirà una campagna della durata di circa 20 ore. Si tratta di un netto passo avanti rispetto ai precedenti capitoli della saga, che oscillavano tra le 4 e le 18 ore.

Il gioco non sarà un open world, scelta che personalmente trovo azzeccata per mantenere la tensione e il ritmo narrativo. La progressione avverrà attraverso vari stage collegati, con una struttura più lineare ma arricchita da elementi di esplorazione e puzzle ambientali. Questo significa che, oltre ai combattimenti mozzafiato, ci saranno anche momenti di riflessione e risoluzione di enigmi, perfetti per immergersi ancora di più nell’atmosfera opprimente di Kyoto.

Una nuova storia per vecchi e nuovi fan

Un altro aspetto fondamentale di Onimusha: Way of the Sword è che non sarà un seguito diretto dei titoli precedenti. Capcom ha deciso di ripensare l’intero universo della serie, offrendo una storia completamente nuova e accessibile anche a chi non ha mai giocato ai capitoli passati.

Questo significa che non è necessario conoscere la lore pregressa per godersi l’avventura di Musashi. Un’ottima notizia per i nuovi arrivati, ma anche un’opportunità per i veterani di esplorare un mondo rinnovato e ricco di sorprese.

Il duello con Sasaki Ganryu e un futuro da seguire con attenzione

Il trailer mostrato al Summer Game Fest ci ha regalato anche un gustoso assaggio di gameplay. Abbiamo visto Musashi impegnato in spettacolari duelli contro i Genma, per poi trovarci di fronte a un’inaspettata comparsa: Sasaki Ganryu, altro iconico spadaccino e, a quanto pare, principale antagonista del gioco. Anche lui brandisce un guanto Oni, il che lascia presagire scontri epici e un intreccio narrativo denso di colpi di scena.

Onimusha: Way of the Sword si preannuncia come un ritorno in grande stile per una delle saghe più amate di Capcom. Tra ambientazioni mozzafiato, combattimenti intensi, una narrazione ricca di pathos e il fascino intramontabile di Miyamoto Musashi, questo nuovo capitolo ha tutte le carte in regola per conquistare i cuori dei gamer di vecchia e nuova generazione.

Non ci resta che attendere il 2026 per imbracciare di nuovo la katana e tuffarci in questo oscuro viaggio attraverso il Giappone infestato dai Genma. E voi, cosa ne pensate di questo ritorno di Onimusha? Siete pronti a esplorare Kyoto e a sfidare il destino insieme a Musashi? Raccontatemelo nei commenti e condividete l’articolo sui vostri social per continuare insieme questa avventura nerd!

25 maggio 1977: Una nuova saga, una nuova era.

C’era una volta, no … troppo scontato; Questa volta la favola ha inizio con un’altra frase, una favola che diventerà più famosa di tutte le altre: una frase che ben presto sarebbe entrata nell’immaginario collettivo. “Tanto tempo fa in una galassia lontana lontana… “.  Non è la solita introduzione fiabesca, ma l’inizio di una saga che avrebbe superato le barriere del tempo e dello spazio, trascendendo il genere fantascientifico e dando vita a un fenomeno globale. Questa è la storia di Star Wars e di come una semplice idea divenne una delle saghe più iconiche e influenti della storia del cinema.

Il creatore di questa rivoluzione, George Lucas, era già noto nel mondo del cinema per il suo lavoro su “American Graffiti” (1973), che gli era valso due nomination agli Oscar e una ai Golden Globe. Tuttavia, era l’idea di una saga spaziale che stava per catapultarlo alla ribalta internazionale. Negli anni ’70, la fantascienza era considerata un genere di nicchia, costoso e rischioso, riservato a pochi audaci. L’industria cinematografica dell’epoca, dominata da film come “Tutti gli uomini del presidente”, “Rocky” e “Casanova” di Fellini, non sembrava particolarmente propensa a investire in opere di fantascienza, ritenute costose e difficili da produrre.

Eppure, il 25 maggio 1977, il film “Star Wars”, conosciuto in Italia come “Guerre Stellari”, fece il suo ingresso nelle sale cinematografiche, dando inizio a una nuova era. Ma come nacque questa pietra miliare del cinema?

La risposta si trova all’inizio del 1973, quando Lucas, influenzato dalle avventure di Flash Gordon, dal romanzo “Dune” e dalle epiche storie di samurai di Akira Kurosawa, in particolare da “La fortezza nascosta”, iniziò a dar vita a ciò che inizialmente era un semplice racconto dal titolo “The Journal of the Whills“, che raccontava la storia dell’apprendista C.J. Thorpe come allievo del “Jedi-Bendu” Mace Windy. Frustrato dal fatto che la sua storia fosse troppo complessa da capire, Lucas scrisse un trattamento di tredici pagine chiamato The Star Wars. Nel 1974, ampliò questo trattamento in un’abbozzata sceneggiatura, che comprendeva elementi come i Sith, la Morte Nera e un giovane protagonista chiamato Annikin Starkiller. Nella seconda versione, Lucas semplificò la storia e introdusse l’eroe proveniente dalla fattoria, cambiando il nome in Luke. A questo punto il padre del protagonista è ancora un personaggio attivo nella storia, e la Forza è diventata un potere sovrannaturale. La versione successiva rimosse il personaggio del padre e lo rimpiazzò con un sostituto, chiamato Ben Kenobi.Nel 1976 venne preparata una quarta bozza per le riprese. Il film venne intitolato “Le avventure di Luke Starkiller, come narrate nel Giornale dei Whills, Saga I: Le Guerre stellari“. Durante la produzione, Lucas cambiò il cognome di Luke in Skywalker e modificò il titolo, inizialmente “The Star Wars”, in “Star Wars”.  Accompagnato dal maestro , da Han Solo, Chewbacca e da due droidi, Luke intraprendeva una missione per salvare la principessa Leia e l’alleanza ribelle dall’oppressione dell’Impero Galattico e dal temibile signore dei Sith, Darth Vader.

Nonostante il sostegno cruciale di amici come Steven Spielberg, noto per il suo film “Duel”, e del produttore Alan Ladd Jr., la produzione era scettica. Solo 40 cinema negli Stati Uniti accettarono di proiettare il film, e il budget di 11 milioni di dollari sembrava un azzardo. La pellicola fu un enorme rischio, e in caso di insuccesso avrebbe potuto segnare la fine della carriera di Lucas, che stava ancora cercando di affermarsi.

L’accoglienza della critica fu estremamente discorde: Roger Ebert descrisse Guerre stellari come un’ “esperienza extra-corporea”, comparando gli effetti speciali della pellicola a quelli di 2001: Odissea nello spazio. Pauline Kael, del The New Yorker, criticò il film, dicendo che “Non c’è respiro, non c’è poesia e non ha nessun appiglio emotivo”. Jonathon Rosenbaum, del Chicago Reader, affermò: “Nessuno di questi personaggi ha profondità, e tutti sono usati come elementi di sfondo”; Stanley Kauffmann del The New Republic scrisse che “Il lavoro di Lucas è ancora meno inventivo de L’uomo che fuggì dal futuro.” In Italia la trilogia non venne ben accolta dalla critica. Ne è un esempio il parere che ne dà Morando Morandini, che la descrive come un’opera vuota: “Guerre stellari è uno dei film che più hanno influenzato l’industria dello spettacolo cinematografico, sebbene sia legittimo domandarsi se sia stata un’influenza positiva o negativa”. Per ulteriori curiosità su come fu accolto questo primo episodio della saga di George Lucas vi consigliamo di leggere QUESTO approfondimento!

Nonostante le cririche, il destino riservava una sorpresa. “Star Wars” non solo superò le aspettative, ma segnò un punto di svolta per il cinema. Con il suo successo straordinario, incassò nel mondo 775,5 milioni di dollari, trasformando radicalmente l’industria e salvando la 20th Century Fox dalla crisi finanziaria. La saga, che oggi conosciamo come “Star Wars Episodio IV: Una Nuova Speranza”, divenne una pietra miliare del cinema moderno e della cultura pop.

Lucas, con la sua visione innovativa, non solo creò una saga leggendaria, ma diede vita a nuovi standard nel settore cinematografico. L’Industrial Light & Magic (ILM), fondata per realizzare gli effetti speciali di “Star Wars”, è oggi una delle aziende leader nel campo degli effetti visivi, mentre il sistema audio THX e il Dolby Surround sono diventati standard del settore.

Il 25 maggio 1977, il Grauman’s Chinese Theatre di Hollywood Boulevard di Los Angeles divenne il palcoscenico di una rivoluzione cinematografica. Oggi, a distanza di oltre 45 anni, “Star Wars” continua a essere un punto di riferimento imprescindibile nella cultura pop e nel cinema. Se desiderate scoprire ulteriori dettagli o avete curiosità sulla storia di questa straordinaria saga, non esitate a lasciare un commento. La Forza è ancora viva, e le sue leggende continuano a ispirare e affascinare.

Ghost of Yotei sarà lanciato il 2 ottobre 2025 in esclusiva PlayStation 5

Ragazzi e ragazze, lasciate perdere tutto quello che stavate facendo: Ghost of Yōtei è realtà! E no, non è uno scherzo, né un rumor captato per sbaglio da qualche insider su Twitter alle tre di notte. Sony ha deciso di spiazzarci alla grande, annunciando senza alcun preavviso l’arrivo di uno dei titoli più attesi (e ora anche più chiacchierati) di questo 2025. La data da segnare in rosso fuoco sul calendario? Il 2 ottobre 2025. Manca ancora qualche mese, ma fidatevi: l’attesa sarà lunga… e dolcissima. Come appassionata di videogiochi – e in particolare di quelle esperienze che riescono a fondere narrazione profonda, ambientazioni mozzafiato e combattimenti da brivido – non potevo restare indifferente di fronte a questa notizia. Ghost of Tsushima mi aveva stregata, e sapere che ci sarà un nuovo capitolo ambientato nello stesso universo mi ha letteralmente fatto saltare dalla sedia. Ma attenzione, perché Ghost of Yōtei non è un semplice sequel: è un viaggio nuovo, con un’anima diversa. E il cuore di questa avventura pulsa nel petto di una nuova protagonista: Atsu.

Se in Ghost of Tsushima abbiamo seguito le gesta del nobile samurai Jin Sakai, in questo nuovo capitolo la scena viene rubata da una figura tanto affascinante quanto tormentata: Atsu. Mercenaria, solitaria, e guidata da una sete di vendetta che sembra averle consumato l’anima, Atsu è la nuova “Ghost”. Ma a differenza di Jin, la sua missione non è salvare un’isola o difendere un codice d’onore. La sua è una vendetta personale, viscerale, che la porterà a confrontarsi non solo con i suoi nemici, ma anche con se stessa.

La storia è ambientata nel 1603, in pieno periodo Edo, ma si sposta verso territori meno battuti dai grandi classici: ci troviamo nel freddo e selvaggio nord del Giappone, precisamente nell’isola di Hokkaido, dove troneggia maestoso il Monte Yōtei. Questo cambiamento di scenario è già, da solo, una promessa di meraviglia: paesaggi innevati, tundre silenziose, vallate verdi abbracciate dalla nebbia… un Giappone più selvaggio, più isolato, ma incredibilmente affascinante.

Jason Connell, direttore creativo di Sucker Punch, ha dichiarato di essersi letteralmente innamorato del Monte Yōtei. E sinceramente? Lo capisco benissimo. Guardando i primi scorci del gioco si percepisce quell’amore: ogni pixel trasuda rispetto per la natura, per il silenzio, per la bellezza spietata di queste terre. Il team ha persino registrato suoni ambientali direttamente nel Parco Nazionale di Shiretoko per rendere l’esperienza ancora più realistica. Siamo a un livello di immersione totale.

La vendetta di un’”underdog”

Narrativamente, Ghost of Yōtei si promette intenso e stratificato. Al centro non c’è solo una vendetta: c’è il racconto di una donna che cerca di sopravvivere in un mondo che non le ha mai concesso nulla. Un’outsider, un’”underdog” in piena regola, che combatte contro poteri più grandi di lei, contro ingiustizie profonde e contro un passato che le brucia dentro.

Sucker Punch ci regala una protagonista inedita per l’universo PlayStation: una guerriera giapponese non solo letale, ma anche complessa, fragile, umana. E già da ora mi sto chiedendo quante scelte morali ci verranno messe davanti. Sarà possibile rimanere fedeli ai propri valori quando la vendetta brucia dentro come lava? Riusciremo ad aiutare chi ci circonda o saremo accecati dall’odio? Ghost of Yōtei sembra volerci sfidare non solo con la spada, ma anche con il cuore.

Next-gen all’ennesima potenza

Parliamo ora della parte più nerd che c’è: la grafica e le feature tecniche. Questo titolo sarà disponibile in esclusiva per PlayStation 5, e già dai primi trailer è chiaro che Sucker Punch ha voluto spingere al massimo le potenzialità della console.

I paesaggi sono da togliere il fiato, ogni folata di vento, ogni fiocco di neve sembra quasi toccarti la pelle. Le animazioni dei combattimenti sono fluide, cinetiche, e rendono ogni duello una danza mortale. Ma non finisce qui: grazie al nuovo audio 3D di PS5, potremo percepire ogni suono con un realismo mai visto prima. Sentiremo le fronde muoversi, i passi sulla neve, il clangore delle lame… sarà come essere , al fianco di Atsu.

E poi, diciamolo: con l’SSD della PS5, addio ai tempi di caricamento. Potremo muoverci liberamente tra una missione e l’altra, esplorare il mondo a nostro piacimento, senza quella fastidiosa attesa che spesso rompe il ritmo dell’azione.

Un nuovo inizio per la saga

Ghost of Yōtei non è solo un nuovo gioco: è il simbolo di un’evoluzione. Non si limita a cavalcare il successo del primo capitolo, ma osa, cambia, propone una nuova prospettiva. Jin Sakai rimarrà sempre nel nostro cuore, certo, ma Atsu ha già tutte le carte in regola per scrivere una nuova leggenda.

La scelta di una protagonista femminile forte, ma anche vulnerabile, è una boccata d’aria fresca in un panorama videoludico che ancora fatica ad abbracciare la piena complessità dei suoi personaggi. E personalmente, non vedo l’ora di scoprire come si evolverà la sua storia, quali legami creeremo, e quali cicatrici porteremo con noi alla fine di questa nuova avventura.

I Nuovi Orizzonti della Galassia Lontana Lontana: tutti i film di Star Wars in Lavorazione

Di fronte a un oceano di spade laser scintillanti e cuori in tumulto, la Star Wars Celebration 2025 ha preso il via a Tokyo con la forza di un’esplosione stellare. Non è stata solo una convention, ma un’autentica tempesta emotiva che ha travolto i fan accorsi da ogni parte del mondo per assistere a quello che si è rivelato uno degli eventi più memorabili della storia della saga. In un clima che oscillava tra l’entusiasmo collettivo e la commozione nostalgica, Lucasfilm ha sganciato un vero e proprio ordigno galattico: l’annuncio ufficiale di ben otto nuovi film ambientati nell’universo di Star Wars.

Per chi è cresciuto ascoltando il ronzio delle spade laser e sognando mondi lontani, tra Jedi in cerca di equilibrio e Sith consumati dall’odio, tra droidi brillanti di umorismo e contrabbandieri dal cuore più grande delle loro astronavi, questo annuncio rappresenta molto più di una semplice anticipazione. È la promessa di una rinascita, l’inizio di una nuova era per una saga che ha saputo attraversare generazioni senza mai perdere la sua anima.

La cerimonia d’apertura, giunta alla sedicesima edizione della Celebration, ha avuto il tono solenne e vibrante di un rito collettivo. Un video celebrativo ha attraversato decenni di storia cinematografica, riportando in superficie i momenti più intensi della saga. Poi, l’ingresso in scena di due icone intramontabili, C-3PO e R2-D2, ha fatto letteralmente esplodere la sala del Makuhari Messe Convention Center: 9.000 fan in visibilio, sospesi tra ricordi e aspettative. Ma l’apice è stato toccato quando Kathleen Kennedy e Dave Filoni, due delle menti più influenti del presente e del futuro della galassia, hanno preso la parola. È bastato un nome, un titolo, a scuotere le fondamenta del fandom: Star Wars: Starfighter.

Diretto da Shawn Levy e con Ryan Gosling come protagonista, Starfighter sarà ambientato cinque anni dopo L’Ascesa di Skywalker. Un film indipendente rispetto alle saghe precedenti, che introdurrà personaggi completamente nuovi e promette di portarci in una parte inedita della galassia, mai esplorata sul grande schermo. Avventuroso, audace, vibrante: così è stato descritto il tono della pellicola, le cui riprese inizieranno nell’autunno 2025, con l’uscita già fissata per il maggio del 2027. Un salto nell’ignoto, sì, ma con la Forza come compagna di viaggio.

E se questo primo annuncio ha scatenato entusiasmo, il secondo ha letteralmente infiammato la sala. È stato il momento di The Mandalorian and Grogu, il primo film live-action tratto direttamente da una serie Disney+. Il pubblico ha accolto con un boato l’arrivo sul palco di Pedro Pascal, accompagnato da Sigourney Weaver, dallo stesso Grogu e da Jon Favreau, regista e co-sceneggiatore del progetto. L’uscita è prevista per il 20 maggio 2026, e promette un’epopea in grado di intrecciare passato, presente e futuro della saga. Per chi ha seguito le avventure del Mandaloriano e del piccolo essere dotato della Forza, questo film rappresenta la consacrazione definitiva di un legame emotivo nato sul piccolo schermo e destinato a esplodere al cinema.

Ma la vera emozione, quella che ha fatto tremare le ginocchia a molti fan, è arrivata con l’annuncio del ritorno di Daisy Ridley nel ruolo di Rey Skywalker. Il nuovo film, affidato alla regia di Sharmeen Obaid-Chinoy, racconterà il difficile tentativo di ricostruire l’Ordine Jedi, in un futuro ancora segnato dalle cicatrici del passato. Sebbene non sia stata ancora comunicata una data d’uscita ufficiale, il progetto è già in fase avanzata di sviluppo e si preannuncia come un ponte ideale tra le trilogie esistenti e una nuova visione della galassia. Un’opera di rinascita, speranza e identità.

E proprio sulla scia dell’esplorazione delle origini si inserisce un altro progetto attesissimo: Dawn of the Jedi, diretto da James Mangold. Questo film ci porterà indietro nel tempo, molto prima degli eventi noti, in un’epoca in cui i Jedi erano ancora pionieri, esploratori spirituali alla ricerca del significato stesso della Forza. Il tono promesso è quello di un’epopea quasi sacra, un racconto dai tratti biblici che potrebbe riscrivere le fondamenta mitologiche dell’intero universo narrativo.

Tra le novità più enigmatiche, ma anche tra le più intriganti, spicca poi il progetto ancora senza titolo firmato da Taika Waititi. Il regista ha annunciato un film completamente originale, fuori dagli schemi, intriso di ironia, ma capace anche di toccare corde profonde. Poco si sa della trama, ma l’attesa è già altissima: ci si aspetta un Star Wars che ride di sé stesso, ma che allo stesso tempo racconta qualcosa di sorprendentemente autentico. Una scommessa rischiosa? Forse. Ma nel multiverso creativo di Waititi, tutto è possibile.

E infine, l’annuncio che ha lasciato senza fiato: una nuova trilogia numerata, gli Episodi X, XI e XII. A guidare questa titanica impresa sarà Simon Kinberg, già artefice del successo di Star Wars: Rebels. I dettagli sono ancora top secret, ma le speculazioni abbondano: si parla del possibile ritorno di personaggi storici, dell’evoluzione di figure amate come Finn, Poe e Rey, e della nascita di una nuova generazione di Cavalieri della Forza. Una vera e propria espansione del cuore pulsante della saga, che potrebbe segnare una nuova era mitica nel cammino del franchise.

E così, mentre le luci del palco si abbassano e l’eco degli applausi svanisce nel ronzio dei cosplay e nell’abbraccio dei fan, una cosa è chiara: Star Wars è più vivo che mai. Non sono solo le astronavi, le battaglie o i mondi alieni a renderlo immortale. È il legame, profondo e viscerale, che unisce milioni di persone in ogni angolo del pianeta. Un legame che si rinnova ogni volta che un bambino solleva per la prima volta una spada laser giocattolo, ogni volta che un adulto riscopre il bambino che è stato.

Con questi otto film in arrivo, Lucasfilm non solo espande l’universo narrativo, ma rinnova la promessa di raccontare storie che parlano di coraggio, redenzione, amicizia e speranza. La galassia lontana lontana non è mai sembrata così vicina.

E ora, come sempre, non ci resta che attendere. E ascoltare, ancora una volta, la chiamata della Forza.

Assassin’s Creed Shadows: La Nuova Avventura nel Giappone Feudale con Yasuke e Naoe Fujibayashi

Il rinvio di Assassin’s Creed Shadows, originariamente previsto per il 14 febbraio 2025, ha suscitato un’ondata di reazioni, in particolare da parte del pubblico giapponese. La nuova data di lancio, fissata per il 20 marzo 2025, ha generato polemiche, non solo per il ritardo nel rilascio del gioco, ma anche per la coincidenza con una delle date più tragiche della storia recente del Giappone, il Tokyo Subway Sarin Attack, avvenuto il 20 marzo 1995. Un episodio che ha lasciato cicatrici indelebili e che ora si intreccia, in modo controverso, con il debutto dell’atteso titolo di Ubisoft.

Assassin’s Creed Shadows: Un Viaggio nel Giappone Feudale

Assassin’s Creed Shadows è un capitolo altamente atteso della famosa saga action RPG, che sposterà i giocatori nel cuore del Giappone del XVI secolo, durante il tumultuoso periodo Sengoku. Sviluppato da Ubisoft Quebec, il gioco si inserisce all’interno di un nuovo progetto che ambisce a ridefinire l’esperienza di gioco attraverso la piattaforma Animus Hub, un’innovativa iniziativa che connette i vari titoli della serie, espandendo ulteriormente l’universo narrativo di Assassin’s Creed.

Nel gioco, i giocatori avranno l’opportunità di esplorare luoghi storici come Kyoto, Osaka e Kobe, ricostruiti con una precisione incredibile per garantire un’esperienza immersiva senza precedenti. Le ambientazioni, arricchite da una grafica potenziata per le console di nuova generazione, contribuiranno a dare vita a un Giappone feudale dettagliato e vivace, dove ogni città, ogni tempio e ogni castello raccontano una parte della storia di un’epoca segnate da guerre civili e conflitti tra clan.

Un Sistema di Gioco Diviso tra Due Protagonisti

Una delle caratteristiche distintive di Assassin’s Creed Shadows è la presenza di due protagonisti giocabili: Naoe Fujibayashi, una ninja appartenente alla Confraternita degli Assassini, e Yasuke, un samurai di origine africana che, nella realtà storica, servì sotto Oda Nobunaga. Ognuno dei due offre uno stile di gioco unico: Naoe è la perfezione dell’agilità e della furtività, mentre Yasuke rappresenta la potenza bruta e la maestria nella katana.

Il contrasto tra i due protagonisti non solo arricchisce il gameplay, ma permette anche ai giocatori di esplorare la storia da due prospettive molto diverse, tra azione diretta e combattimenti fisici, da un lato, e strategia furtiva e silenziosa, dall’altro. La scelta tra i due personaggi dipenderà dallo stile di gioco preferito, ma anche dalle missioni e dagli sviluppi narrativi che si presenteranno durante l’avventura.

Innovazioni nel Gameplay: Libertà e Dinamismo

Assassin’s Creed Shadows porta con sé un ampio ventaglio di innovazioni in termini di gameplay. Oltre a un sistema di parkour rinnovato, che permette a Naoe di eseguire acrobazie spettacolari sui tetti e sui muri grazie alle sue abilità da ninja, il gioco include nuove mosse acrobatiche che consentono di schivare e scendere rapidamente dalle sporgenze. Un rampino aggiunge una dimensione extra all’esplorazione, permettendo ai giocatori di raggiungere nuove altezze e scoprire angoli inediti del mondo di gioco.

In combattimento, il sistema evoluto di armi, che include katane, archi, kanabō e naginata, offre una notevole varietà di approcci e personalizzazioni, consentendo ai giocatori di sviluppare il proprio stile di battaglia, adattandolo alle preferenze individuali. Ogni personaggio potrà infatti evolvere le proprie abilità, potenziando tanto le caratteristiche stealth quanto quelle di attacco diretto.

La Polemica della Nuova Data di Uscita

Mentre la qualità del gioco sembra essere il focus principale di Ubisoft, la scelta della nuova data di uscita ha suscitato critiche. Il Tokyo Subway Sarin Attack, che ebbe luogo il 20 marzo 1995, ha segnato una delle pagine più nere della storia giapponese, e la coincidenza tra la data del lancio del gioco e quella dell’attacco ha suscitato forti polemiche. Molti giapponesi hanno interpretato il rinvio come una mancanza di sensibilità da parte di Ubisoft, accusando l’azienda di disprezzo nei confronti della comunità giapponese.

Anche la precedente scelta di Ubisoft di lanciare il gioco durante il Black History Month, con la presenza di Yasuke, il samurai di origine africana, non è stata vista di buon occhio da alcuni fan, che hanno considerato la decisione come una provocazione nei confronti della cultura giapponese. Tuttavia, non sembra che Ubisoft abbia scelto questa data con l’intento di creare controversie, ma piuttosto si tratterebbe di una coincidenza infelice.

Assassin’s Creed Shadows: Un Capitolo Imperdibile

Nonostante le polemiche che circondano la sua uscita, Assassin’s Creed Shadows si preannuncia come un capitolo imperdibile della saga. Con una narrazione coinvolgente, un gameplay ricco e variegato, e un’ambientazione storica incredibilmente dettagliata, il gioco promette di offrire un’esperienza unica. Ubisoft, però, dovrà fare attenzione a come gestirà le percezioni del pubblico, in particolare in Giappone, dove il malcontento sembra crescere.

In ogni caso, il 20 marzo 2025, data di lancio del gioco, sarà un momento cruciale per Ubisoft, che dovrà affrontare sia le aspettative dei fan, sia le sfide legate alla controversia innescata dal rinvio. Non resta che aspettare e vedere come evolveranno le vicende legate a questo attesissimo titolo.

Spirit of Japan: Un Viaggio Immersivo nel Giappone Onirico a Milano

Fino al 6 gennaio 2025, Milano ospita una delle mostre più affascinanti dedicate al Giappone, un’esperienza unica che promette di incantare i visitatori di tutte le età. “Spirit of Japan”, esposta presso lo Scalo Farini in via Valtellina 5, è una mostra immersiva che porta il pubblico in un viaggio onirico attraverso il Giappone tradizionale e mitologico, facendo rivivere le atmosfere magiche delle stampe giapponesi del periodo Ukiyo-e. Con un allestimento che mescola arte, musica e tecnologia, l’esposizione è un’interpretazione dinamica del Giappone più affascinante, quello che da secoli affascina il mondo occidentale.

L’esposizione, ideata dallo Studio Danny Rose, si distingue per l’originalità della sua concezione e per la capacità di evocare il Giappone più autentico e leggendario. Le oltre 400 opere selezionate provengono dai più importanti maestri dell’Ukiyo-e, come Katsushika Hokusai, Kitagawa Utamaro, Utagawa Kuniyoshi, Hiroshige e molti altri, e sono state raccolte in collaborazione con 20 musei di tutto il mondo. L’Ukiyo-e, che significa “immagini del mondo fluttuante”, rappresenta la vita quotidiana, la natura e il mondo spirituale giapponese, catturando l’essenza di un Giappone che non esiste più ma che ancora riesce a ispirare.

Lo Studio Danny Rose ha saputo trasformare queste opere in una messa in scena dinamica e coinvolgente, creando un ambiente dove il visitatore non è solo un osservatore, ma un protagonista di un’esperienza sensoriale totale. La scenografia include proiezioni immersive, che trasformano le opere in paesaggi in movimento, dove la maestosità della natura giapponese prende vita attraverso la danza dei samurai, la bellezza dei fiori di ciliegio, e l’incontro con gli spiriti del folklore giapponese, i famosi “yokai”.

In particolare, la grande onda di Hokusai è una delle immagini più potenti della mostra, accompagnata dalle note di “La Mer” di Claude Debussy, che esprime il tumulto del mare e la sua forza incontrollabile. La selezione musicale gioca un ruolo fondamentale nell’esperienza, alternando le composizioni di grandi maestri europei e giapponesi contemporanei, come Hiroshi Yoshimura e Takashi Yoshimatsu, per creare un’atmosfera unica che arricchisce il racconto visivo.

Ogni angolo della mostra racconta una storia diversa: dalle geishe vestite con kimono elaborati che emergono da dietro schermature di carta di riso, ai momenti di vita quotidiana, come le celebrazioni del fiore di ciliegio o la serenità di una foresta misteriosa. Gli spettatori sono immersi in un mondo che unisce l’arte e la cultura tradizionale giapponese a un’esperienza multisensoriale che stimola tutti i sensi.

L’esposizione non si limita a raccontare il passato del Giappone, ma riesce a evocare anche il suo spirito più profondo, come definito dal termine “Ukiyo-e”. Il concetto di vivere nel momento presente, assaporando la bellezza effimera dei fiori di ciliegio, il fascino delle stagioni che passano e la gioia di una vita vissuta senza preoccupazioni materiali, è al centro di questa esperienza che invita ogni visitatore a riflettere sull’arte di vivere, tipica della cultura giapponese.

L’esperienza si svolge in un percorso che dura circa 60 minuti, ed è adatta a tutti, dai bambini agli adulti. Le visite sono disponibili ogni giorno dalle 10:00 alle 18:30, con orari speciali per le festività e per il 31 dicembre. I biglietti sono accessibili con prezzi che variano da 14€ a 19€, con pacchetti famiglia a partire da 14€ a persona. L’ingresso è gratuito per i bambini sotto i 3 anni. La mostra è anche completamente accessibile a persone con disabilità, rendendola un’opportunità per tutti di immergersi in un mondo lontano e misterioso, che continua a ispirare e a stupire.

Se siete amanti della cultura giapponese o semplicemente curiosi di esplorare un angolo di Giappone lontano dal solito turismo, “Spirit of Japan” è l’esperienza che non potete perdere. Fino al 6 gennaio 2025, questa mostra offrirà un’esperienza unica che vi farà sentire come se foste trasportati direttamente nel Giappone dei sogni. Per maggiori dettagli e per acquistare i biglietti, visitate il sito web ufficiale thespiritofjapan.it o i canali social dedicati.

Un viaggio sensoriale che non solo celebra la bellezza di un’arte senza tempo, ma che vi farà vivere un’esperienza che rimarrà nel cuore di chiunque la sperimenti.

Sergio Bonelli Editore presenta “Zagor. SamuraiI”

Dal 22 novembre, in libreria e fumetteria, arriva un’imperdibile edizione di Zagor. Samurai, una storia iconica del celebre Spirito con la Scure, firmata da Guido Nolitta e con i classici disegni di Franco Bignotti. Questa nuova avventura promette di affascinare i lettori con un mix di azione, emozioni e una trama intrisa di mistero e tensione, che saprà conquistare sia i fan storici del personaggio che i nuovi lettori.

Zagor. Samurai è una storia che si distingue per il suo intreccio coinvolgente, che porta il nostro eroe a scontrarsi con un nemico inedito: un gruppo di temibili samurai giunti dal lontano Giappone. La trama ha inizio con George Ferguson, un allevatore che ha subito ripetuti furti di bestiame da parte di una banda di razziatori. Desideroso di fare giustizia, Ferguson si rivolge a Zagor per chiedere aiuto e ottenere il supporto di un esercito speciale: un plotone di samurai provenienti dal Giappone, paese in cui Ferguson ha vissuto per molti anni. Questi guerrieri, guidati dal temibile Okada Minamoto, sconfiggono facilmente i ladri, ma ben presto il loro intervento si trasforma in un incubo. Inizia infatti una serie di violenti attacchi contro villaggi indiani, con i samurai che, senza pietà, seminano morte e distruzione. Ma cosa si cela dietro questo sangue freddo? Qual è il piano oscuro che i guerrieri nipponici stanno portando avanti?

La missione di Zagor diventa sempre più urgente e complessa. Per fermare i samurai, l’unica soluzione è quella di radunare un gruppo di indiani e allenarli a combattere. Un’impresa ardua, poiché i samurai sono esperti in arti marziali e combattimento. Ma Zagor non è tipo da arrendersi facilmente, e con la sua astuzia e il suo coraggio, tenterà di affrontare questa nuova e pericolosa minaccia, mettendo a rischio la sua stessa vita.

Questa storia, scritta e sceneggiata da Guido Nolitta, porta con sé una forte componente di suspense, che tiene il lettore con il fiato sospeso ad ogni pagina. I disegni di Franco Bignotti, iconici e intramontabili, regalano al fumetto un’atmosfera avvolgente e dinamica, che cattura appieno l’essenza della storia. La copertina, realizzata da Gallieno Ferri, è un omaggio visivo all’epopea di Zagor, arricchendo ulteriormente l’edizione di pregio di questa opera.

Il volume, in formato cartonato e dal prestigioso formato 22×31 cm, presenta 256 pagine a colori, per una lettura che soddisferà anche i collezionisti più esigenti. L’introduzione del volume è a cura di Moreno Burattini, che accompagna il lettore con un’analisi interessante e approfondita dell’opera.

Il prezzo di Zagor. Samurai è di 28 euro, un valore che rispecchia la qualità della pubblicazione e l’importanza storica di questa nuova avventura del nostro eroe. Con un ISBN code 979-12-5629-017-8, questo fumetto è destinato a diventare un punto di riferimento per tutti gli appassionati di Zagor e per coloro che amano storie che mescolano elementi di cultura orientale con l’ambientazione selvaggia del Far West.

Dal 22 novembre, Zagor. Samurai sarà disponibile in tutte le librerie e fumetterie, pronto a offrire un’esperienza unica ai lettori di ogni età. Una storia che mescola azione, filosofia e tradizioni culturali, dove il coraggio di Zagor sarà messo alla prova come mai prima. Un’occasione imperdibile per chi ama il fumetto italiano di qualità e per chi non ha mai smesso di seguire le avventure dello Spirito con la Scure.

In uscita “Bushido e Cristianesimo” di Sasamori Takemi

Un’importante novità sta per arrivare nelle librerie italiane: Bushido e Cristianesimo, un saggio del reverendo Sasamori Takemi, pastore metodista e maestro di arti marziali giapponesi. Questo libro, pubblicato per la prima volta in Giappone nel 2013, sarà disponibile in Italia dal 21 ottobre grazie all’editore Casadei Libri.

Nel suo lavoro, Sasamori si pone una domanda fondamentale: è possibile conciliare il cristianesimo con le arti marziali e l’antico codice dei samurai, il Bushido? La risposta, come lui stesso afferma, è un sì deciso e inequivocabile. Con una lunga carriera alle spalle, che lo ha visto crescere e insegnare il Bushido, il reverendo esplora come queste due tradizioni, apparentemente così lontane, possano in realtà convergere in un unico cammino di vita. Il suo approccio parte da una riflessione che unisce la sua esperienza personale con le dottrine storiche e religiose, traendo spunti da miti giapponesi e storie bibliche per mostrare come entrambe le filosofie possano arricchire la vita di chi le pratica, portandola a un significato più profondo.

Il Bushido, che significa letteralmente “la via del guerriero”, è il codice etico e morale dei samurai, un insieme di virtù che definisce l’onore e la condotta di vita di chi segue questa strada. Sasamori parte proprio dall’analisi del rapporto tra i principi morali del Bushido, radicati nella cultura nipponica, e quelli del cristianesimo, che affondano le radici nella tradizione occidentale. Sebbene queste due visioni del mondo sembrino appartenere a sfere culturali e storiche molto distanti, Sasamori evidenzia come entrambi i sistemi pongano l’accento su comportamenti virtuosi e regole da seguire, specialmente sul piano morale, per migliorare la vita dei praticanti.

Bushido e Cristianesimo è quindi una riflessione profonda e ben strutturata sulla nascita e lo sviluppo di due tradizioni che sembrano divergenti, ma che, attraverso la storia e la cultura, si rivelano accomunate da temi universali, legati alla natura umana e al desiderio di migliorarsi. In questo saggio, il reverendo Sasamori, con oltre settant’anni di esperienza nelle arti marziali e più di quarant’anni come pastore, riesce a colmare il divario culturale tra Oriente e Occidente, mostrando come, alla fine, siamo tutti alla ricerca di una vita più piena di significato.

Sasamori Takemi, scomparso nel 2017, è stato una figura di grande rilevanza, noto per essere stato il 17° Soke della scuola di spada tradizionale Onoha Ittoryu. La sua vita si è intrecciata tra la spiritualità del cristianesimo e la disciplina delle arti marziali giapponesi, unendo il meglio di entrambe le tradizioni con l’obiettivo di diffondere una visione più ampia e profonda del mondo.

Il libro è disponibile in formato 17×24, con 128 pagine di riflessioni, storie e insegnamenti, al prezzo di 20 euro. Un’opera che non solo affascinerà gli appassionati di cultura giapponese e religione, ma che saprà anche stimolare chi è in cerca di un percorso di vita più consapevole e significativo.

Disponibile in libreria dal 21 ottobre, Bushido e Cristianesimo rappresenta un’opportunità unica per esplorare il legame profondo tra due mondi, l’Oriente e l’Occidente, che alla fine, si rivelano più simili di quanto potremmo immaginare.

Ishikawa Goemon: il vero eroe giapponese che si è evoluto in icona pop

Ishikawa Goemon è una figura leggendaria del Giappone, una figura che evoca immagini di un tempo in cui la giustizia era un ideale ancora da realizzare e il coraggio personale un valore supremo. Nato il 24 agosto 1558 a Iga, nella prefettura di Mie, Goemon è spesso paragonato al Robin Hood occidentale, poiché come lui rubava ai ricchi per dare ai poveri. Iga, la città natale di Goemon, è famosa per essere stata la sede del potente clan ninja omonimo. Tuttavia, la sua storia è avvolta nel mistero e nella leggenda, rendendo difficile distinguere la realtà dalla fantasia.

 Sin da giovane, Goemon mostrò segni di ribellione e abilità straordinarie che lo avrebbero reso celebre. Le origini precise della sua vita sono oggetto di molteplici versioni e interpretazioni. Una delle più accreditate narra che fosse nato da una famiglia di samurai del clan Miyoshi. Quando il signore della guerra Hideyoshi Toyotomi uccise i suoi genitori nel 1573, il giovane Goemon, appena quindicenne, giurò vendetta. Dopo aver perso la sua famiglia, Goemon entrò nel clan ninja di Iga sotto la guida di Momochi Sandayu, uno dei più grandi maestri ninja del suo tempo. Tuttavia, la sua inclinazione alla ribellione non tardò a manifestarsi. Intrattenne una relazione proibita con una delle amanti di Momochi, e, una volta scoperto, fu costretto a fuggire. Questa fuga segnò l’inizio della sua vita come nukenin, un ninja traditore. Rubò una preziosa spada al suo maestro, simbolo del suo rifiuto delle regole tradizionali e della sua determinazione a seguire il proprio percorso.

Stabilitosi nella regione del Kansai, Goemon formò una banda di ladri e banditi. La sua abilità ninja gli permetteva di penetrare nei castelli e nei templi più protetti, derubando i ricchi signori feudali, i mercanti e i monaci. Ma Goemon non era semplicemente un ladro. Condivideva il bottino con i contadini e le persone oppresse dai feudatari, guadagnandosi la reputazione di eroe tra i poveri. La sua figura diventò quella di un Robin Hood giapponese, un simbolo di speranza e giustizia in un’epoca di grande disuguaglianza.

La leggenda di Goemon culmina nel suo tentativo di assassinare Hideyoshi Toyotomi, l’uomo che aveva ucciso i suoi genitori e che governava il Giappone con pugno di ferro. Le motivazioni del suo gesto sono variamente narrate: alcuni dicono che cercasse vendetta per la morte dei suoi genitori, altri che volesse punire Hideyoshi per la morte della sua amata moglie Otaki e la cattura di suo figlio, Gobei. Qualunque fosse la ragione, Goemon si infiltrò nel castello di Fushimi una notte d’autunno del 1594, intenzionato a porre fine alla vita del dittatore. Tuttavia, un piccolo errore – la caduta di un campanello – rivelò la sua presenza. Catturato, fu condannato a morte in modo atroce: bollito vivo in un calderone di ferro insieme al suo giovane figlio. La leggenda narra che Goemon, in un ultimo atto di amore e sacrificio, tenne il figlio sopra la sua testa per salvarlo. Nonostante alcune versioni sostengano che il figlio fu poi perdonato, altre indicano che perì insieme a lui.

Prima di morire, Goemon avrebbe composto una poesia d’addio, nella quale affermava che, nonostante l’autorità costituita, i ladri avrebbero sempre continuato ad esistere. Questo epitaffio simboleggia la sua sfida eterna contro l’oppressione e la sua fede in una giustizia più alta. Una lapide in suo onore si trova nel tempio Daiunin a Kyoto, e la sua memoria è celebrata anche attraverso un particolare tipo di vasca da bagno in ferro chiamata Goemonburo, che prende il nome proprio dal calderone in cui fu giustiziato.

La figura di Ishikawa Goemon ha lasciato un’impronta indelebile nella cultura popolare giapponese.

È diventato il protagonista di numerose opere letterarie, teatrali e cinematografiche. Nel manga e anime “Lupin III” creato da Monkey Punch, Goemon Ishikawa XIII è presentato come un discendente diretto del leggendario ninja. Il personaggio appare anche nell’episodio 120 dell’anime “Le nuove avventure di Lupin III”, nello special televisivo “Lupin III – Spada Zantetsu, infuocati!” e nel capitolo “La maledizione degli Ishikawa” del manga “Lupin III Millennium”. Inoltre, il personaggio di Kozuki Oden della serie manga e anime “One Piece” di Eiichirō Oda è chiaramente ispirato a Ishikawa Goemon, con un parallelo evidente nella sua morte eroica in un calderone di olio bollente.

Anche nei videogiochi, la figura di Goemon trova spazio. Nel popolare gioco “Persona 5” di Atlus, Goemon Ishikawa appare come una delle Persona del coprotagonista Yusuke Kitagawa, rappresentando una connessione spirituale con il leggendario bandito.

Ishikawa Goemon, con il suo coraggio e la sua ribellione, ha continuato a vivere nei cuori delle persone, non solo come un ladro e un bandito, ma come un simbolo eterno di resistenza contro l’ingiustizia. La sua storia, a cavallo tra realtà e leggenda, ci ricorda che la lotta per la giustizia è una battaglia senza tempo, e che anche nelle epoche più oscure, la luce della speranza può brillare attraverso le azioni di un singolo individuo.

Blue Eye Samurai: Netflix news sulle prossime stagioni

Nel panorama dell’animazione contemporanea, poche opere riescono a fondere tradizione e innovazione con la stessa maestria di Blue Eye Samurai. Questa serie animata, creata da Michael Green e Amber Noizumi e animata dalla talentuosa casa francese Blue Spirit, ha catturato l’immaginazione di un vasto pubblico internazionale, grazie alla sua ambientazione storica nel Giappone del XVII secolo e alla sua narrazione intensa e avvincente. La sua uscita, avvenuta nell’autunno del 2023 su Netflix, ha segnato un punto di svolta nel mondo degli anime, tanto che la piattaforma ha prontamente annunciato una seconda stagione, alimentando l’entusiasmo e le aspettative dei fan.

https://youtu.be/Gk2cmXcJJTI?si=Tl0UfOjt3mM-jfWR

La storia di Blue Eye Samurai si sviluppa nel periodo Edo, un’epoca in cui il Giappone era sigillato dal mondo esterno, immerso in un rigido isolamento che rendeva rarissimi i contatti con l’Occidente. In questo contesto storico, la protagonista Mizu emerge come un personaggio complesso e tormentato. Nata da una madre giapponese e, presumibilmente, da un padre straniero, Mizu è vista come una “creatura della vergogna”, il simbolo vivente di un’unione proibita e indesiderata. La sua esistenza, segnata dal disprezzo e dalla sofferenza, la spinge a intraprendere un cammino di vendetta contro i quattro uomini bianchi che erano presenti in Giappone al momento della sua nascita.

Travestita da uomo, Mizu incarna la figura del ronin, il samurai senza padrone, in una missione che è tanto personale quanto universale. Il suo viaggio è un inno alla resilienza e alla determinazione, ma anche un’esplorazione profonda delle dinamiche di potere, identità e appartenenza in un’epoca di forti contraddizioni. La narrazione si arricchisce di personaggi secondari che accompagnano Mizu nel suo percorso, ognuno dei quali contribuisce a rendere ancora più vivida e sfaccettata la rappresentazione del Giappone Edo. Ringo, il produttore di soba con grandi ambizioni, offre un tocco di leggerezza in un mondo altrimenti oscuro e spietato; Taigen, il samurai rivale, aggiunge tensione e complessità alle interazioni; e la principessa Akemi, promessa sposa di Taigen, rappresenta il conflitto tra dovere e desiderio, tra la gabbia dorata della nobiltà e la cruda libertà del guerriero.

L’accoglienza di Blue Eye Samurai è stata calorosa e appassionata, sia dalla critica che dal pubblico. La serie è riuscita a distinguersi non solo per la sua qualità visiva, grazie all’animazione dettagliata e alle atmosfere evocative, ma anche per la profondità della sua scrittura, che ha saputo toccare corde emotive profonde, trattando temi universali come la vendetta, l’onore, e la ricerca di sé. Questa risposta entusiasta ha spinto Netflix a confermare una seconda stagione, una notizia che ha alimentato ulteriormente l’attenzione verso la serie.

Amber Noizumi e Michael Green, in una recente intervista, hanno espresso il loro entusiasmo per la prosecuzione della storia di Mizu, rivelando che la seconda stagione esplorerà nuovi temi e introdurrà nuovi personaggi, spingendo la narrazione in direzioni inaspettate. Questa promessa di rinnovamento, combinata con la continuità tematica e stilistica, fa sperare in una seconda stagione altrettanto, se non più, avvincente della prima. Inoltre, i creatori hanno accennato alla possibilità di una terza stagione, suggerendo che la serie potrebbe concludersi con un arco narrativo completo e soddisfacente, sebbene il destino finale di Blue Eye Samurai dipenda, come spesso accade, dalle decisioni dei produttori e del pubblico.

La prima stagione di Blue Eye Samurai ha già gettato le basi per un’epopea storica e personale che promette di rimanere impressa nella memoria degli spettatori. Il Giappone del XVII secolo, con i suoi contrasti, le sue bellezze e le sue ombre, è lo sfondo ideale per una narrazione che mescola realtà storica e finzione, azione e introspezione. Con la conferma della seconda stagione, gli appassionati possono aspettarsi di immergersi nuovamente in questo mondo affascinante, seguendo Mizu nella sua ricerca di giustizia e nella sua lotta per definire la propria identità in un mondo che la respinge.

Blue Eye Samurai non è solo un anime, ma una finestra su un periodo storico ricco di contraddizioni e complessità, raccontato attraverso una lente moderna che sa parlare a un pubblico globale. La serie è un tributo alla resilienza dell’animo umano e alla capacità della narrazione di trascendere i confini culturali e temporali. Con la seconda stagione all’orizzonte, il viaggio di Mizu è destinato a continuare, portando con sé nuove sfide, nuove alleanze e, forse, un passo più vicino alla verità e alla redenzione.

La Yakuza: Tra Crimine, Codice d’Onore e Immaginario Pop

La Yakuza, la mafia giapponese, rappresenta un affascinante quanto controverso mondo che ha permeato profondamente la cultura nipponica, influenzando in maniera significativa anche il panorama artistico di anime e manga, mescolando realtà e finzione in modi inaspettati.

Le Origini della Yakuza

La storia della Yakuza inizia nel periodo Edo (1603-1868), quando gruppi di ronin, i samurai senza padrone, si riunivano per sopravvivere ai margini della società. Con il passare del tempo, questi gruppi si evolsero, diventando una rete di giocatori d’azzardo e venditori ambulanti. I Bakuto, i giocatori d’azzardo, e i Tekiya, i commercianti ambulanti, furono i precursori della moderna Yakuza, organizzati in gruppi con un rigido codice d’onore.

Questo codice, basato su principi di lealtà, rispetto e gerarchia, è conosciuto come Jingi. Nonostante la brutalità delle sue regole, il Jingi conferisce alla Yakuza un fascino ambiguo che ha alimentato l’immaginario di molte opere artistiche.

Il Fascino Oscuro della Yakuza

Il nome “Yakuza” deriva da una combinazione di tre numeri: otto (ya), nove (ku) e tre (sa), che insieme formano una mano perdente nel gioco di carte giapponese Hanafuda. Questo significato di “perdente” o “emarginato” riflette l’immagine che la Yakuza ha assunto nella società giapponese.

Uno degli aspetti più riconoscibili della Yakuza sono i loro intricati tatuaggi, noti come irezumi. Questi tatuaggi, spesso realizzati con aghi di bambù o acciaio, sono una forma d’arte dolorosa e costosa, simbolo di appartenenza e identità. La pratica del yubitsume, il taglio di un dito in segno di espiazione o fedeltà, aggiunge un ulteriore strato di complessità e ritualismo alla cultura Yakuza.

La Yakuza negli Anime e Manga

La Yakuza ha trovato una rappresentazione vasta e variegata nel mondo degli anime e manga. Serie come “Lupin III”, “Black Lagoon” e “Yakuza Kiwami” presentano figure di yakuza come abili combattenti e personaggi stoici, legati a un rigido senso dell’onore. Tuttavia, è importante ricordare che queste rappresentazioni spesso semplificano e romanticizzano la realtà.

Opere come “Crying Freeman” e “Irezumi – Private Investigation” esplorano la Yakuza da un punto di vista più umano, mostrando i conflitti interiori dei suoi membri e le sfide del riscatto. Queste storie offrono uno sguardo più profondo e complesso sulla natura umana e sulle contraddizioni della società giapponese.

La Realtà Dietro il Mito

Nonostante il fascino e le storie avvincenti, è fondamentale non dimenticare la vera natura criminale della Yakuza. Organizzazione responsabile di estorsioni, traffico di droga, gioco d’azzardo e altri crimini, la Yakuza ha un impatto negativo significativo sulla società giapponese. La sua influenza si estende anche alla politica, con legami sospetti tra alcuni politici di alto profilo e l’organizzazione criminale.

La Yamaguchi-gumi, la più grande famiglia Yakuza del Giappone, è un esempio di come queste organizzazioni si siano evolute nel tempo. Fondata a Kobe nel 1915, la Yamaguchi-gumi conta oggi circa 30.000 membri in tutto il mondo ed è una delle organizzazioni criminali più ricche, con un valore stimato di 80 miliardi di dollari.

Conclusione

La Yakuza rappresenta un fenomeno complesso e sfaccettato che ha profondamente influenzato la cultura giapponese, trovando ampia eco nel mondo degli anime e manga. Se da un lato la sua rappresentazione mediatica è spesso stereotipata, dall’altro può offrire spunti di riflessione sulla società e la natura umana. La sua complessità e il suo fascino ambiguo continueranno ad affascinare e ispirare artisti e autori per molti anni a venire.

Quindi, mentre immergetevi nelle storie affascinanti degli anime e manga, ricordate che dietro ogni rappresentazione c’è una realtà complessa e spesso oscura. La Yakuza, con tutte le sue contraddizioni, rimane un tema ricco di spunti narrativi e riflessioni sulla condizione umana.

È importante però non dimenticare la vera natura criminale della Yakuza e il suo impatto negativo sulla società giapponese. La sua complessità e il suo fascino ambiguo continueranno ad affascinare e ispirare artisti e autori per molti anni a venire.

Yōkai. Mostri, Spiriti e altre inquietudini nelle Stampe Giapponesi

Dal 13 giugno al 3 novembre 2024, Firenze sarà il palcoscenico di un evento culturale imperdibile per tutti gli appassionati di cultura giapponese: Yōkai. Mostri, Spiriti e altre inquietudini nelle Stampe Giapponesi. Dopo aver conquistato il pubblico di Monza e Bologna, la mostra approda finalmente al Museo degli Innocenti, offrendo una nuova opportunità di esplorare il mondo affascinante e inquietante dei mostri della tradizione nipponica. Questo evento, prodotto da Vertigo Syndrome, si presenta con un allestimento totalmente rinnovato e centinaia di opere inedite, il tutto curato da due figure d’eccezione: Paola Scrolavezza, tra le massime nipponiste italiane, e Eddy Wertheim, direttore della prestigiosa Japanese Gallery Kensington di Londra.

La mostra rappresenta un’esperienza unica per immergersi nella ricca tradizione giapponese, dove mostri e spiriti sono protagonisti di storie antiche ma ancora vive nell’immaginario collettivo. L’esposizione fiorentina, ospitata negli spazi storici del Museo degli Innocenti, si arricchisce di oltre 150 nuove opere provenienti dal XVIII e XIX secolo, tra cui stampe, libri rari, maschere, nonché armi e armature prestate dal Museo Stibbert di Firenze. Si tratta di un’opportunità straordinaria per ammirare capolavori di artisti iconici come Hokusai, noto per le sue xilografie, tra cui spicca “Il ghigno della donna demone”, una rappresentazione intensa e disturbante del mostruoso femminile.

Gli yōkai, figure centrali nella mitologia giapponese, sono creature in bilico tra il mondo naturale e quello soprannaturale. Il termine “yōkai” è composto dai kanji 妖 (yō), che suggerisce incanto e mistero, e 怪 (kai), che indica stranezza e apparizione. Questi esseri non sono semplicemente mostri, ma rappresentazioni tangibili di inquietudini, paure e desideri profondamente radicati nella cultura giapponese. La mostra non si limita a una semplice esposizione artistica, ma si trasforma in un viaggio narrativo che invita il visitatore a esplorare queste creature leggendarie attraverso un percorso espositivo immersivo e suggestivo.

Uno dei momenti più emozionanti della visita è senza dubbio l’esperienza nella sala immersiva, che ricrea il Rituale delle Cento Candele, un’antica prova di coraggio praticata dai samurai nel periodo Edo. La sala, avvolta in una penombra inquietante, permette ai visitatori di vivere l’atmosfera carica di tensione che caratterizzava queste serate, in cui ogni samurai raccontava storie terrificanti agli altri, spegnendo una candela dopo l’altra fino a lasciare la stanza nell’oscurità totale.

Le leggende degli yōkai, dai dispettosi kappa agli imponenti oni, passando per le seducenti kitsune e i temibili tengu, vengono raccontate con un approccio tanto rigoroso quanto affascinante, coinvolgendo il pubblico in un viaggio attraverso il folklore giapponese. Questa mostra non solo offre uno sguardo approfondito sulle tradizioni del Giappone, ma evidenzia anche l’influenza che queste storie hanno avuto sull’immaginario popolare, arrivando a ispirare opere moderne come Dragon Ball, Inuyasha e numerosi film d’animazione.

La presenza di Giulia Rosa, illustratrice contemporanea di grande successo, arricchisce ulteriormente l’esperienza. Rosa ha creato una serie di tavole ispirate ai mostri giapponesi, reinterpretandoli con uno stile delicato e poetico. Le sue illustrazioni saranno raccolte in un cofanetto in edizione limitata, disponibile solo durante la mostra, diventando così un vero e proprio oggetto da collezione.

Yōkai. Mostri, Spiriti e altre inquietudini è una mostra adatta a tutte le età, grazie a percorsi pensati anche per i più piccoli. Oltre alla tradizionale esposizione, i bambini potranno divertirsi con laboratori creativi, cacce al tesoro e una speciale stanza dei giochi a tema yōkai, che li aiuterà a scoprire il misterioso mondo di queste creature in modo ludico e coinvolgente. Anche le scuole sono invitate a partecipare: il percorso didattico offre l’occasione di esplorare l’evoluzione della narrazione di mostri e leggende, mettendo a confronto la tradizione giapponese con quella occidentale, favorendo un dialogo intergenerazionale tra studenti e insegnanti.

Il Museo degli Innocenti, una cornice perfetta per questa mostra, è un luogo di grande rilevanza storica e culturale. Progettato da Filippo Brunelleschi, il complesso monumentale è noto non solo per la sua straordinaria architettura, ma anche per la sua lunga tradizione di accoglienza e sostegno ai bambini. Oggi, il museo ospita opere d’arte e offre ai visitatori un percorso che intreccia il passato dell’istituzione con le storie delle sue opere, in un dialogo continuo tra storia, cultura e arte.

A corredo della mostra, ci saranno numerosi eventi collaterali, tra cui conferenze, workshop, concerti e visite guidate, che contribuiranno a rendere questa esperienza culturale ancora più ricca e memorabile. Gli appassionati di anime e manga potranno inoltre ammirare poster e locandine di serie iconiche come GeGeGe no Kitarō, Pom Poko e il fenomeno mondiale Demon Slayer, dimostrando come l’estetica del grottesco e del mostruoso continui a esercitare un’enorme influenza sull’arte visiva contemporanea.

Con Yōkai. Mostri, Spiriti e altre inquietudini nelle Stampe Giapponesi, Firenze si conferma ancora una volta capitale della cultura, offrendo un evento che unisce tradizione e modernità, storia e leggenda, arte e narrazione in un’esperienza davvero unica.

La prima stagione di Shōgun esplora la Storia del Giappone Feudale

“Shōgun”, la serie televisiva che ha fatto il suo debutto il 27 febbraio 2024 su Hulu e FX, è una delle produzioni più ambiziose degli ultimi anni. Adattata dal celebre romanzo del 1975 scritto da James Clavell, la serie ci immerge nel Giappone del 1600, un periodo turbolento segnato dalla guerra civile e dalle interferenze straniere. La storia, che affonda le sue radici in eventi storici reali, si fa portavoce di una narrazione epica che affascina sia gli appassionati di storia giapponese sia gli amanti delle storie di potere, tradimento e lotta per la sopravvivenza.

Distribuita in Italia su Disney+ come Star Original, “Shōgun” segue la stessa cadenza settimanale della messa in onda negli Stati Uniti, permettendo agli spettatori di vivere un’esperienza autentica, con un racconto che non solo esplora i complessi giochi di potere tra i signori feudali giapponesi, ma si arricchisce anche di tradizioni e culture lontane. Una delle scelte più interessanti e distintive della serie è quella di girare la maggior parte delle scene in lingua giapponese, una decisione che dona un tocco di realismo che difficilmente si trova in altre produzioni internazionali. Sebbene i sottotitoli possano risultare impegnativi per alcuni, questo approccio linguistico contribuisce a immergere completamente lo spettatore nell’atmosfera del Giappone feudale, senza mai tradire la sua essenza.

Al centro della trama c’è il personaggio di Lord Yoshii Toranaga, interpretato da un magistrale Hiroyuki Sanada. Toranaga si ritrova a combattere per la sua sopravvivenza contro i nemici del Consiglio dei Reggenti, una posizione che riflette il ruolo storico di Tokugawa Ieyasu, il fondatore dello shogunato Tokugawa. La serie segue la vicenda del naufragio del marinaio britannico John Blackthorne (interpretato da Cosmo Jarvis), che, insieme al suo equipaggio, giunge sulle coste giapponesi, coinvolgendosi in un intricato e pericoloso gioco di potere tra i grandi signori feudali, in particolare tra Toranaga e Ishido, entrambi desiderosi di diventare lo shōgun e controllare l’intero Giappone.

Uno degli aspetti più affascinanti di “Shōgun” è la qualità del cast giapponese, con attori come Tadanobu Asano e Hiroto Kanai che danno vita a personaggi complessi e indimenticabili. Le loro performance aggiungono un livello di profondità emotiva alla trama, che si intreccia sapientemente con le vicende storiche e politiche. Inoltre, Anna Sawai, nel ruolo di Toda Mariko, una nobildonna cristiana divisa tra il suo dovere verso la famiglia, la sua fede e il legame con Blackthorne, arricchisce ulteriormente la storia con una performance straordinaria, creando una dinamica emotiva che va ben oltre la semplice rivalità tra i personaggi principali.

La produzione di “Shōgun” è altrettanto impressionante, con un’attenzione meticolosa ai dettagli storici e un uso intelligente degli effetti visivi che ricreano l’atmosfera di un Giappone feudale tanto splendido quanto crudo. Le scene di combattimento sono intense e realistiche, ma mai gratuite. Ogni battaglia e ogni confronto sono accompagnati da una forte passione, che si riflette nei rapporti tra i personaggi, spesso segnati da tradimenti, alleanze e desideri di potere. Nonostante alcuni critici abbiano notato che il protagonista Cosmo Jarvis, seppur valido, potrebbe risultare meno incisivo rispetto ai suoi co-protagonisti, la forza del cast e la qualità della scrittura riescono a colmare questa lacuna, mantenendo alta la tensione in ogni episodio.

“Shōgun”, tuttavia, non è una serie per tutti. La sua lentezza nella parte centrale della stagione potrebbe mettere alla prova gli spettatori meno pazienti, ma è proprio nella parte finale che la serie recupera la sua energia, con un climax emozionante che lascia il pubblico desideroso di vedere cosa accadrà nel prossimo episodio. Per chi ama le storie epiche, i drammi storici e le vicende di potere, “Shōgun” è un must-watch, capace di trasportare lo spettatore in un’epoca affascinante e lontana, ma sempre attuale nella sua complessità.

 

 

I cinque samurai: il clone di Saint Seiya che non ce l’ha fatta a diventare un cult!

“I cinque samurai” è un anime televisivo giapponese prodotto dalla Sunrise e dalla Nagoya Television composto da 39 episodi trasmessi in Giappone dal 30 aprile 1988 al 4 marzo 1989. L’anime è stato trasmesso per la prima volta in Italia nell’aprile 1990 su Italia 7, per poi approdare su altre reti come TMC e Junior TV. Nonostante l’assenza di violenza esplicita o presenza di sangue, non è mai andato in onda su reti Mediaset, fatta eccezione per il canale Hiro.

Anche grazie  alle bellissime action figure (al tempo superiori a quelle di Saint Seiya per molti aspetti), questa serie ha goduto di un discreto seguito in Italia, anche se è stata trasmessa solo su reti con minore copertura nazionale. Tuttavia, ha riscosso un grande successo in paesi come Giappone, Stati Uniti e Francia. Sono stati prodotti tre OAV ispirati alla serie, insieme a un manga, numerosi romanzi e audio drama. In Italia, sia la serie animata che gli OAV sono distribuiti dalla Yamato Video.

La storia di “I cinque samurai” si svolge circa mille anni prima dell’avventura narrata negli episodi. Il mondo era devastato da guerre alimentate da rancore e smania di potere, che hanno dato vita a Harago, uno spirito maligno dotato di un’armatura con immensi poteri di distruzione. Un monaco-guerriero di nome Hariel sconfisse e eliminò Harago, ma decise di dividere la sua armatura in nove pezzi destinati ad altrettanti uomini virtuosi per combattere il male. Ogni armatura rappresentava una virtù: giustizia, saggezza, fiducia, determinazione, sensibilità, fedeltà, clemenza, franchezza e tenacia. Secoli dopo, gli Spiriti del Male risvegliarono lo spirito di Harago, assegnando quattro armature corrotte a quattro uomini demoniaci. Le restanti cinque armature furono invece affidate a cinque nobili samurai per combattere il male. Durante la serie, compare l’armatura bianca, che rappresenta la fusione delle cinque armature dei samurai.

“I cinque samurai” rispecchia molte caratteristiche della cultura giapponese, con le armature che rappresentano gli elementi tradizionali e i demoni associati a concetti negativi. Nonostante alcuni spunti interessanti, la serie presenta alcune lacune logiche e manca di originalità. La grafica e la regia sono buone per l’epoca, ma la trama risulta piatta e prevedibile. In conclusione, “I cinque samurai” non è un clone de “I Cavalieri dello Zodiaco”, ma manca di originalità e logica. Nonostante alcuni temi interessanti, la serie non riesce a distinguersi e ad offrire una narrazione coinvolgente e appassionante. Oltre alle promesse non mantenute, la serie soffre di superficialità e mancanza di coerenza, che la rendono una visione deludente per chi cerca un’esperienza animata più profonda e coinvolgente.

Yasuke: Il Samurai Africano del Giappone

Nel XVI secolo, nel cuore dell’aristocrazia guerriera del Giappone, spiccava una figura imponente: Yasuke, il primo samurai di origini africane. La sua storia è un affascinante intreccio di cultura, coraggio e cambiamento.Le sue origini sono avvolte nel mistero. Yasuke giunse in Giappone nel 1579, in compagnia dei missionari gesuiti, e immediatamente attirò l’attenzione del signore della guerra Oda Nobunaga per la sua statura imponente e la pelle scura. Nobunaga lo accolse alla sua corte e, affascinato dalla sua forza e abilità, lo nominò samurai, un onore mai concesso prima a uno straniero.

Yasuke si distinse subito in battaglia, guadagnandosi il rispetto dei suoi compagni samurai e il favore di Nobunaga. La sua lealtà e il suo coraggio erano senza pari, e la sua presenza divenne simbolo di potenza per il signore della guerra.

Intorno a Yasuke si crearono leggende e miti. Alcuni credevano che la sua pelle scura fosse il segno di un legame con lo spirito della morte, aggiungendo un’aura di mistero e reverenza alla sua figura. Tuttavia, Yasuke continuò a servire con onore, ignorando le superstizioni.La storia di Yasuke è un esempio di come le barriere culturali possano essere superate attraverso il rispetto reciproco e la determinazione. La sua vita rimane un capitolo affascinante nella storia del Giappone, un racconto di integrazione e rispetto che continua a ispirare anche oggi. Yasuke non fu soltanto un samurai; fu un ponte tra mondi diversi, un uomo che sfidò le convenzioni e cambiò per sempre il corso della storia giapponese.