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Horizon: An American Saga – Chapter 2, il western di Kevin Costner tra ritardi e incertezze: cosa succede al sequel?

Eccoci qua, con un’altra “epopea” western targata Kevin Costner, che sembra avere più colpi di scena dietro le quinte che nelle stesse battaglie del Far West. Il sequel di Horizon: An American Saga – Chapter 1, che aveva suscitato qualche curiosità quando fu annunciato, ha ora una data di rilascio… o meglio, aveva una data di rilascio. Il Capitolo 2 della saga, che doveva uscire nell’estate 2024, è stato ritirato dalla Warner Bros. senza troppe spiegazioni. Ma attenzione, ci sono aggiornamenti, e non sono certo entusiasti.

La pellicola ha l’obiettivo proseguire l’epica storia raccontata nel primo film che ha fatto il suo debutto al Festival Internazionale del Cinema di Venezia.La trama di Horizon segue le vicende di diversi personaggi nell’epoca della Guerra Civile Americana, in una sorta di spaccato di vita nel selvaggio West, con tanto di coloni, Apache e una lotta senza fine per la terra. Il tutto in un contesto che si preannuncia epico… ma forse un po’ troppo confuso, dato che il film è diviso in due parti e la storia si sviluppa su più linee temporali, tra cowboy e mercanti di bestiame. Ma a chi non piace un po’ di polvere, sudore e colpi di pistola, giusto?

Le riprese del primo capitolo sono iniziate nell’estate del 2022, e il budget di 100 milioni di dollari per i due capitoli prometteva qualcosa di grande, almeno sulla carta. Ma non sempre i numeri parlano da soli, e il botteghino sembra aver messo un freno a questa cavalcata selvaggia.

Ma le recensioni? Ehm, diciamo che non sono esattamente il tipo di recensioni che faresti vedere a tua nonna per convincerla a vedere il film. A quanto pare, l’accoglienza critica non è stata delle migliori, e considerando i deludenti risultati al botteghino del primo capitolo, le speranze per il sequel non sono delle più rosee. Insomma, è difficile non avere qualche preoccupazione, specie con un progetto così ambizioso.

E mentre Horizon: Capitolo 2 sembra destinato a rimanere in sospeso, ci arriva un aggiornamento dall’attrice Isabelle Fuhrman, che ha confermato, seppur in maniera un po’ vaga, che il film “arriverà molto presto”. Ma quando? Non è dato sapere. Come se non bastasse, non ci sono nemmeno certezze sulla sua uscita nel 2025, e se così non fosse, potrebbe significare che l’intero franchise rischia di essere messo in soffitta, prima che possa diventare una vera e propria saga.

Intanto, c’è un Capitolo 3 già in sviluppo, e un Capitolo 4 previsto. Kevin Costner, il vero cuore pulsante di questa operazione, sembra essere più che convinto del potenziale del franchise, ma la vera domanda è: i fan saranno disposti ad aspettare ancora? O, ancora peggio, se Horizon: Capitolo 2 dovesse fallire, riusciremo a vedere i tanto attesi capitoli successivi, o ci ritroveremo davanti a un altro western “abbandonato” in un angolo polveroso del cinema?

In attesa di sapere cosa succederà, non ci resta che sperare che questa saga non vada a finire nel dimenticatoio, perché di cowboy in ritardo ne abbiamo già visti abbastanza.

Rabbit R1: Rivoluzione o Disastro AI? La Storia di un Sogno Incompiuto

Nel panorama tecnologico in continua evoluzione, il Rabbit R1 si era presentato come un dispositivo rivoluzionario, pronto a ridefinire il nostro rapporto con la tecnologia. Nato dalla visione della startup Rabbit Inc., guidata da Jesse Lyu, il Rabbit R1 prometteva una combinazione unica tra console portatile e assistente vocale intelligente. Tuttavia, la sua storia è diventata un caso emblematico di come l’innovazione, senza solide fondamenta, possa trasformarsi in un clamoroso fallimento.

L’idea alla base del Rabbit R1

Con il suo schermo touchscreen da 2,88 pollici e una fotocamera rotante, il Rabbit R1 si proponeva come un dispositivo multifunzione capace di adattarsi perfettamente alle esigenze quotidiane degli utenti. Grazie a un sistema operativo innovativo progettato per il controllo vocale totale, gli utenti avrebbero potuto ascoltare musica, ordinare cibo e prenotare servizi con pochi comandi. Una funzione particolarmente intrigante era la modalità di allenamento, che prometteva di personalizzare le attività in base alle abitudini dell’utente.

Il prezzo di lancio, fissato a 199 dollari, sembrava competitivo per un prodotto con ambizioni così elevate. Inoltre, il design accattivante e le funzionalità basate sull’intelligenza artificiale avevano generato aspettative altissime nel mercato.

Un successo mancato

Una volta sul mercato, però, il Rabbit R1 ha mostrato il suo lato più fragile. Le recensioni degli utenti hanno rivelato una lunga lista di problemi che ne hanno compromesso l’utilizzo. Le funzionalità principali si sono rivelate poco affidabili, e molti acquirenti hanno lamentato una costruzione poco solida e una scarsa reattività del sistema operativo.

La modalità di allenamento, una delle caratteristiche di punta, si è dimostrata poco pratica e inefficace, mentre la gestione della sicurezza e della privacy ha sollevato dubbi preoccupanti. A peggiorare ulteriormente la situazione, il CEO Jesse Lyu, con un passato nel settore delle criptovalute, ha visto la sua credibilità scemare rapidamente, soprattutto dopo che è emerso che il software alla base del dispositivo non era altro che un’app per Android mascherata da innovazione.

Una nuova speranza con l’aggiornamento dell’interfaccia generativa

Nonostante le difficoltà, Rabbit Inc. non si è arresa. Con un recente aggiornamento, il Rabbit R1 ha introdotto una funzionalità che consente agli utenti di personalizzare completamente l’interfaccia del dispositivo tramite prompt testuali. Questa caratteristica, potenziata dall’intelligenza artificiale, permette di creare interfacce su misura, ispirate a stili unici come il leggendario The Legend of Zelda o l’iconico Windows XP.

Jesse Lyu ha dimostrato alcune delle possibilità offerte da questa funzione, evidenziando come gli utenti possano trasformare il loro dispositivo in qualcosa di visivamente personalizzato e unico. Tuttavia, questa innovazione non è esente da limitazioni. Le interfacce generate dall’AI sono più lente rispetto a quella predefinita e possono richiedere oltre 30 secondi per essere caricate.

Come funziona l’interfaccia generativa?

L’attivazione è relativamente semplice: basta accedere al proprio account RabbitHole, selezionare l’opzione “Abilita interfaccia utente generativa” e inserire un prompt descrittivo. Per esempio, un utente potrebbe chiedere: “Crea un’interfaccia utente ispirata all’autunno, elegante e ricca di dettagli visivi.” Dopo aver completato il processo, il dispositivo genera l’interfaccia richiesta.

LAM Playground: il passo successivo

Oltre all’interfaccia generativa, Rabbit Inc. ha lanciato anche il LAM Playground (Large Action Model), progettato per espandere le capacità del dispositivo, consentendo di eseguire attività su piattaforme come Amazon e Google. Questo aggiornamento punta a migliorare la versatilità del Rabbit R1, ma rimane da vedere se sarà sufficiente per riconquistare la fiducia del pubblico.

Un fallimento che insegna

Nonostante i tentativi di rilancio, il Rabbit R1 rimane un dispositivo polarizzante. Molti utenti, dopo un iniziale entusiasmo, hanno smesso di utilizzarlo, ritenendolo superfluo rispetto alle alternative disponibili. La principale critica? La mancanza di una vera innovazione hardware. Gli smontaggi tecnici (teardown) hanno rivelato che gran parte delle funzionalità potevano essere replicate tramite app per smartphone, sollevando interrogativi sulla reale necessità di un dispositivo dedicato.

Il Rabbit R1 rappresenta una lezione importante per il mondo della tecnologia: avere un’idea brillante non basta. È fondamentale garantire un’esperienza utente affidabile e solida. Sebbene le recenti innovazioni introdotte dalla startup siano interessanti, il successo di un dispositivo come il Rabbit R1 dipende dalla sua capacità di soddisfare le aspettative degli utenti e risolvere i problemi che ne hanno segnato il lancio.

Per ora, il Rabbit R1 rimane un simbolo di potenziale inespresso, un monito per le startup tecnologiche di tutto il mondo su quanto sia importante mantenere le promesse fatte.