“Captain America: Brave New World”, diretto da Julius Onah, è senza dubbio uno dei film più attesi del 2025, non solo per la sua connessione con l’universo Marvel, ma anche per l’introduzione di Sam Wilson, interpretato da Anthony Mackie, nel ruolo iconico di Captain America. Questo segna un passo importante non solo nel Marvel Cinematic Universe (MCU), ma anche per l’evoluzione di un personaggio che ha attraversato diverse trasformazioni nel corso degli anni. La pellicola segue gli eventi della miniserie “The Falcon and The Winter Soldier” e prosegue la saga, catapultando Sam Wilson in una missione internazionale che minaccia la sicurezza globale. Il film, che si apre con un’azione frenetica in Messico dove Sam e Joaquin Torres (Danny Ramirez) sono protagonisti di un audace salvataggio, si sviluppa in un intrigo politico che coinvolge attacchi alla Casa Bianca e una crisi con il Giappone.
Il regista Onah affronta una sfida considerevole, quella di guidare un film che non solo rappresenta la transizione di un personaggio, ma anche l’inserimento di Harrison Ford in un mondo di supereroi. Il film ha il merito di riuscire a mettere in scena un equilibrio sorprendente tra l’emergente Sam Wilson e Ford, che interpreta il presidente Thaddeus Ross. Tuttavia, nonostante la chimica tra i due attori sia abbastanza solida, l’approccio del film sembra mancare di quel tocco di novità che ci si aspetta da un progetto di tale portata. La pellicola si sviluppa principalmente come un thriller politico, con un forte focus sulla diplomazia e le alleanze internazionali, ma non esplora mai in maniera veramente profonda la trasformazione di Sam Wilson come nuovo Captain America.
Dal punto di vista narrativo, il film ha il merito di toccare temi importanti, come la cooperazione nella leadership e il peso della responsabilità. Ma, nonostante un intreccio che avrebbe potuto svilupparsi in maniera più complessa, “Brave New World” si limita a un racconto che non esplora a fondo il potenziale del suo protagonista. Il film trae visibilmente ispirazione da “The Falcon and the Winter Soldier”, ma sembra non riuscire a distinguersi come un capitolo davvero innovativo nella saga di Captain America. Nonostante la solida trama di fondo e una serie di momenti d’azione coinvolgenti, la pellicola non riesce a colpire come i suoi predecessori, in particolare quando parliamo di film come “The Winter Soldier” o “Civil War”, che avevano saputo amalgamare perfettamente la tensione politica con l’azione.
Il cast di “Captain America: Brave New World” include nomi di peso, tra cui Giancarlo Esposito, Liv Tyler, e Tim Blake Nelson, ma nonostante queste solide interpretazioni, la trama non sembra trarre particolare vantaggio dalla presenza di questi attori, che finiscono per sembrare più accessori che protagonisti. Giancarlo Esposito, pur con la sua capacità di portare una presenza magnetica sullo schermo, non riesce a dare al film la profondità necessaria per elevarlo a un livello superiore. L’intreccio politico del film, che affronta una crisi globale con il Giappone e una cospirazione internazionale, non viene sviluppato con la stessa attenzione e complessità di altri film del MCU, facendo sembrare “Brave New World” più come un sequel di “The Falcon and the Winter Soldier” che un capitolo davvero significativo della saga di Captain America.
Nonostante alcune sequenze d’azione coinvolgenti, che dimostrano che Onah ha la capacità di dirigere momenti di grande impatto visivo, l’energia che permea il film sembra mancare di freschezza. Il film è un intrattenimento solido, ma non ha la stessa capacità di lasciare il segno che hanno avuto le pellicole più memorabili del MCU. Il film si concentra in modo particolare sulla figura di Sam Wilson, ma non offre mai una vera e propria esplorazione di cosa significhi essere il nuovo Captain America, e come tale, non riesce a conquistare lo spettatore nel profondo. Mackie, pur essendo una presenza carismatica e un Captain America credibile, non viene mai messo nelle condizioni di brillare come il protagonista indiscusso della storia.
L’aspetto più intrigante del film è senza dubbio l’approccio politico, che vuole dare uno spunto di riflessione sulla condizione attuale degli Stati Uniti, trattando temi come il tradimento, il potere e la responsabilità in un contesto globale. L’introduzione di Isaiah Bradley, il Captain America “dimenticato”, è un tocco significativo che tocca corde più intime riguardo la comunità afroamericana, ma anche questa trama non è esplorata con la profondità che meriterebbe. Inoltre, l’elemento extraterrestre introdotto nel finale con la Massa Celestiale sembra più un richiamo per i prossimi film del MCU che una parte centrale della trama.
Il finale, pur regalando un buon combattimento, non presenta colpi di scena memorabili e la scena post-crediti, che in genere è uno degli elementi più attesi dei film Marvel, purtroppo non riesce a soddisfare le aspettative. In conclusione, “Captain America: Brave New World” è un film che intrattiene, ma non riesce a fare il salto di qualità che ci si aspetta da un progetto tanto importante nel contesto dell’MCU. Il film non offre una visione nuova o rivoluzionaria, ma si limita a proseguire una narrazione già vista, e pur con alcuni momenti riusciti, non riesce a rinnovare davvero l’interesse del pubblico.
Il film, realizzato con un budget di 180 milioni di dollari, purtroppo non ha avuto la capacità di fare il salto qualitativo che avrebbe dovuto, lasciando il pubblico con una sensazione di vuoto. Nonostante il suo approccio più realistico, in linea con “Captain America: The Winter Soldier”, “Brave New World” rimane un film solido ma privo di quella scintilla che avrebbe potuto definire un nuovo capitolo fondamentale per il MCU. Nonostante alcune interpretazioni notevoli e sequenze d’azione soddisfacenti, il film sembra non essere all’altezza delle aspettative per un progetto di tale portata, con l’auspicio che i futuri film della Fase Cinque riescano a riportare la Marvel verso la sua migliore forma.