Certe storie arrivano senza far rumore. Non hanno bisogno di urla o effetti speciali per lasciare il segno. Sono quelle che si insinuano piano, silenziosamente, e poi restano lì, come un nodo in gola difficile da sciogliere. Takopi’s Original Sin, appena sbarcato su Crunchyroll il 28 giugno 2025, è proprio questo: un pugno nello stomaco che sembra una carezza, un cartone animato che ti fa piangere più di tanti drammi in carne e ossa. È l’anime che non sapevamo di desiderare, ma che sentivamo di meritare. E adesso che è finalmente realtà, è impossibile ignorarlo.
Siamo abituati a pensare all’oscurità come qualcosa che ha il volto dei mostri, dei villain, dei grandi antagonisti. Ma ci sono tenebre molto più subdole, silenziose, che si nascondono negli angoli della quotidianità. Quelle che abitano negli occhi stanchi di una bambina bullizzata, nella solitudine di un’aula scolastica, in una famiglia che si è rotta e non sa più come parlarsi. È qui che si muove Takopi’s Original Sin, tratto dal manga di Taizan 5, pubblicato originariamente su Shonen Jump+ tra il dicembre 2021 e il marzo 2022. Due soli volumi. Eppure, in così poche pagine, una potenza emotiva devastante.
Quando è stato annunciato l’adattamento anime, lo ammetto: ho sentito un brivido. Perché questa non è una semplice trasposizione, è un atto di coraggio. È portare in animazione una storia che ti graffia l’anima, che parla di empatia, dolore e redenzione con la delicatezza di una fiaba… e la brutalità della realtà. Dietro la regia c’è Shinya Iino, già amato per Dr. Stone, che qui firma anche la sceneggiatura. Una doppia responsabilità, certo, ma anche una promessa: quella di restare fedele all’anima originale, senza edulcorarla.
Sei episodi. Solo sei. Ma chi ha letto il manga sa che bastano. Perché Takopi’s Original Sin non diluisce, non allunga il brodo: colpisce dritto al cuore. E lo fa con una messa in scena che riesce a essere tenera e terrificante allo stesso tempo. Il character design di Keita Nagahara — lo stesso dietro l’eleganza visiva di Violet Evergarden e Suzume — ci regala personaggi dai tratti morbidi, quasi evanescenti, perfetti per raccontare una storia in cui l’innocenza è un bene fragile e prezioso. E il cast vocale? Da brividi: Reina Ueda è una Shizuka semplicemente struggente, mentre Kurumi Mamiya dona a Takopi un’energia e una dolcezza che ti spiazzano.
Ma chi è davvero Takopi?
A vederlo così, con la sua forma buffa e il sorriso largo, potrebbe sembrare un peluche pensato per far breccia nel cuore dei più piccoli. Arriva dall’Happy Planet, ha gadget magici e una missione: portare felicità sulla Terra. Ma il destino ha altri piani. Perché l’alieno rosa incontra Shizuka Kuze, una bambina che ha dimenticato cosa significhi sorridere. E da qui parte tutto.
Il primo episodio — lungo più di 40 minuti — è un crescendo di disagio, tenerezza e disperazione. Shizuka è intrappolata in una vita fatta di abusi, isolamento, silenzi pesanti come macigni. Takopi, nel suo candore alieno, cerca di aiutarla con strumenti magici che sembrano usciti da un cartone per bambini. Ma il contrasto è violento: quei poteri, invece di curare, finiscono per ferire ancora di più. E poi accade l’impensabile. Shizuka si toglie la vita, usando proprio uno di quei regali che Takopi pensava potessero salvarla.
Un colpo al cuore. Ma anche un punto di partenza.
Perché Takopi scopre che una delle sue invenzioni — la Happy Camera — può riportarlo indietro nel tempo, all’istante preciso dello scatto. E allora inizia il vero viaggio: una lotta disperata contro il destino, un loop temporale in cui ogni tentativo di cambiare le cose porta nuove fratture. Takopi capisce che non basta voler bene a qualcuno per salvarlo. E noi, insieme a lui, impariamo quanto possa essere fragile l’animo umano.
Questa è una storia che parla di bullismo, di trauma, di famiglie distrutte, ma lo fa senza mai cercare il sensazionalismo. Ogni scena è costruita per farci riflettere, per spingerci a guardare oltre le apparenze. Shizuka non è solo una vittima: è un personaggio complesso, un’infanzia negata che grida in silenzio. Takopi, con la sua ingenuità disarmante, diventa il nostro specchio: quanto siamo davvero capaci di capire il dolore degli altri? Quante volte cerchiamo di aiutare senza sapere davvero come?
E non sorprende che il manga sia stato acclamato dalla critica: nel 2022 ha vinto il Manga Kingdom Tottori Award, e nel 2023 è stato candidato ai prestigiosi Tezuka Osamu Cultural Prize e Manga Taisho Awards. Perché è raro trovare una storia che riesca a toccare temi così delicati con tanta autenticità.
Ma Takopi’s Original Sin è anche speranza. Una speranza che si intravede tra le lacrime, in quei piccoli gesti che, da soli, non cambiano il mondo… ma cambiano una giornata. Forse una vita.
Guardare questa serie significa affrontare i propri fantasmi. Non è un anime per tutti. È per chi ha il coraggio di guardarsi dentro, di accettare che a volte il dolore non può essere evitato, solo compreso. È per chi cerca qualcosa di più di una semplice distrazione. Qualcosa che resta.
La serie è disponibile su Crunchyroll, con un nuovo episodio ogni sabato, e sarà trasmessa anche su Netflix, Prime Video, ABEMA, U-NEXT e altre piattaforme. Se siete pronti ad affrontare una storia che vi metterà alla prova, che vi farà piangere, riflettere e, forse, crescere un po’, allora non potete perdervi Takopi’s Original Sin.
E ora passo la palla a voi. Avete letto il manga? Quale momento vi ha colpito di più? E quale scena non vedete l’ora di vedere animata? Parliamone nei commenti! E se anche voi avete il cuore gonfio dopo questa lettura, condividete l’articolo sui vostri social e fate conoscere Takopi’s Original Sin a tutti i vostri amici otaku. Perché alcune storie vanno raccontate. E questa, credetemi, è una di quelle.