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Yoshitaka Amano: Amano Corpus Animae – A Roma più grande mostra europea dedicata al Sensei

Dopo il grande successo ottenuto a Milano, la straordinaria mostra “Amano Corpus Animae” arriva finalmente a Roma. Dal 28 marzo al 12 ottobre 2025, il Museo di Roma a Palazzo Braschi ospiterà l’evento dedicato al leggendario Yoshitaka Amano, uno degli artisti più influenti nel mondo dell’animazione, del videogioco e dell’illustrazione contemporanea. Ideata e sviluppata da Lucca Comics & Games e curata da Fabio Viola, la mostra è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura e Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, con il supporto organizzativo di Zètema.

Con oltre 200 opere originali, tra cel d’animazione, dipinti e oggetti di culto, “Amano Corpus Animae” ripercorre cinque decenni di carriera del maestro di Shizuoka, offrendo ai visitatori un viaggio immersivo nella storia dell’intrattenimento visivo mondiale. Dalla Tatsunoko a Final Fantasy, dai primi schizzi per le serie animate degli anni ’70 fino alle opere più recenti, la mostra celebra il genio creativo di Amano, capace di abbattere le barriere del tempo e imprimere la propria visione nell’immaginario collettivo.

Tra i momenti più attesi dell’esposizione, spicca la sezione dedicata alla collaborazione tra Amano e Michael Moorcock, autore della saga di “Elric di Melnibonè”. Per la prima volta in Italia, saranno esposte sei tavole che mostrano la genesi delle opere più celebri del maestro, influenzando profondamente l’estetica di Final Fantasy. Un’occasione unica per ammirare l’incontro tra due giganti della narrativa e dell’illustrazione.

Un’altra rarità è il cabinato di “Esh’s Aurunmilla”, un arcade che anticipa di tre anni l’ingresso di Amano nel mondo videoludico, esposto per la prima volta. Gli amanti della saga di Final Fantasy potranno esplorare una sezione dedicata con quasi 50 opere, tracciando un percorso visivo che va dal 1987 a oggi. Per gli appassionati dell’animazione, sarà possibile visitare la ricostruzione della “character room” della Tatsunoko, lo studio in cui Amano ha iniziato la sua carriera tra il 1970 e il 1976.

La mostra si sviluppa attraverso quattro grandi sezioni tematiche. Si parte dalle “Origini”, un viaggio nei primi lavori di Amano per anime storici come “Gatchaman” e “Tekkaman”, che hanno segnato il suo esordio nel mondo dell’animazione giapponese. Si prosegue con “Icons”, una sezione che esplora l’influenza di Amano sulla cultura pop occidentale, con le sue straordinarie illustrazioni per “Sandman” di Neil Gaiman e le variant cover di celebri personaggi come “Batman”, “Superman” e “Wolverine”. “Game Master” è interamente dedicata ai videogiochi, con un focus speciale sulla saga di “Final Fantasy”, a cui Amano ha donato il suo inconfondibile stile visivo. Infine, “Free Spirit” presenta la produzione più recente dell’artista, con opere mature e innovative, tra cui i tre poster realizzati per il Centenario Pucciniano di Lucca Comics & Games 2024.

Oltre all’esposizione fisica, l’evento offre esperienze immersive grazie alla realtà virtuale, che permetterà ai visitatori di esplorare gli studi dell’artista a Tokyo e accedere a opere inedite mai esposte prima.

La poliedricità di Amano emerge in ogni angolo della mostra, con riferimenti alla moda, al design, all’editoria e al teatro, dimostrando come il maestro abbia influenzato trasversalmente il mondo delle arti visive. Dai primi schizzi per “Pinocchio” negli anni ’70 alle collaborazioni con DC e Marvel, fino ai più recenti lavori dedicati a “Lady Butterfly”, “Tosca” e “Turandot”, “Amano Corpus Animae” rappresenta una celebrazione totale dell’universo visionario di un artista senza tempo.

L’appuntamento di Roma promette di essere un evento imperdibile per appassionati di animazione, videogiochi e illustrazione, offrendo una panoramica unica su un maestro capace di trasformare ogni tratto in pura magia visiva.

Informazioni pratiche:

  • Luogo: Museo di Roma a Palazzo Braschi
  • Date: 28 marzo – 12 ottobre 2025
  • Orari: 10:00 – 19:00 (chiuso il lunedì)
  • Biglietti: disponibili online e in loco

Per maggiori informazioni e prenotazioni,

Sandman: cosa sappiamo della seconda stagione?

La seconda stagione di The Sandman si avvicina al suo debutto su Netflix, ma con una notizia che non lascia indifferenti: questa sarà anche l’ultima stagione della serie. Nonostante alcune speculazioni sul destino dello show, molte delle quali alimentate dalle recenti accuse di stupro rivolte a Neil Gaiman, la decisione di concludere la serie non è legata a questi eventi, ma a una scelta creativa ben precisa. Infatti, come ha spiegato lo showrunner Allan Heinberg, fin dall’inizio si era previsto che l’adattamento si fermasse dopo la seconda stagione, poiché il materiale disponibile nei fumetti di Gaiman era sufficiente solo per un’altra stagione.

The Sandman aveva debuttato su Netflix nell’agosto del 2022, conquistando rapidamente una solida base di fan grazie alla sua capacità di trasporre l’affascinante universo mitologico creato da Gaiman. Dopo il successo della prima stagione, Netflix aveva preso tempo prima di annunciare ufficialmente il rinnovo, comunicando la continuazione solo nel novembre dello stesso anno. Eppure, la serie non sarebbe stata tecnicamente una “seconda stagione”, ma un ulteriore capitolo che si sarebbe concluso con gli episodi successivi, dando quindi il via alla fine naturale della storia.

Con il finale ormai imminente, i fan sono curiosi di scoprire come si evolverà la trama. Sebbene i dettagli ufficiali siano ancora pochi, un primo teaser mostrato durante la Geeked Week ha sollevato il velo su alcuni aspetti chiave della seconda stagione. Tra le novità più entusiasticamente attese, spicca l’introduzione di Orfeo, il figlio di Sogno (Morfeo) e della musa Calliope, già accennato in un episodio della prima stagione. Ma le sorprese non finiscono qui: anche i fratelli di Morfeo, Delirio e Distruzione, si aggiungono al cast, aumentando la complessità delle dinamiche familiari tra gli Eterni.

Non mancheranno anche volti noti ad arricchire l’universo mitologico della serie: Freddie Fox vestirà i panni di Loki, il dio dell’inganno, mentre Clive Russell interpreterà Odino e Laurence O’Fuarain sarà Thor. Questi nuovi arrivi non solo promettono di ampliare la già vasta mitologia di The Sandman, ma anche di intensificare le tensioni tra i protagonisti, spingendo la serie verso nuovi sviluppi drammatici e imprevedibili.

Uno degli elementi più attesi dai fan è l’incontro tra i membri della famiglia degli Eterni, un evento che nei fumetti segna l’inizio della saga Season of Mists. Qui, Sogno organizza un banchetto nel suo regno per scegliere una figura che possa ricoprire un ruolo cruciale tra le divinità, fate e demoni. La scena promette di essere uno dei momenti più epici della stagione, con Morfeo impegnato a risolvere conflitti interni ed esterni che minacciano il suo regno e l’equilibrio tra gli Eterni.

Un altro aspetto fondamentale della seconda stagione sarà il conflitto interiore di Morfeo, che già nella prima stagione si era trovato a dover fronteggiare una lotta tra desideri e doveri. In questa seconda parte della storia, i legami familiari tra gli Eterni si complicano ulteriormente, dando vita a nuove tensioni che potrebbero sfociare in una guerra tra i poteri divini. La serie esplorerà ancora una volta la natura della divinità, il destino e la condizione umana, con un dialogo continuo tra il mondo reale e quello mitologico, un tratto distintivo dell’opera di Gaiman.

Nonostante l’incertezza che ha avvolto alcuni dei progetti di Gaiman, come la terza stagione di Good Omens, The Sandman proseguirà fino alla sua conclusione, prevista per il 2025. Sebbene Netflix non abbia ancora rivelato una data ufficiale per l’uscita della seconda stagione, un’immagine recentemente diffusa da TV Line ha mostrato Morfeo pronto ad affrontare una minaccia sconosciuta, con la sua caratteristica spavalderia. La serie si avvia dunque verso un finale che promette di soddisfare le aspettative di milioni di spettatori, regalando una conclusione degna dell’universo affascinante e oscuro creato da Neil Gaiman.

In conclusione, The Sandman si prepara a concludere il suo viaggio su Netflix con una seconda stagione che esplorerà più a fondo la mitologia degli Eterni, le lotte interiori di Sogno e le sue complicate dinamiche familiari. Nonostante le difficoltà legate alle recenti vicende personali di Gaiman, la serie si avvia a chiudere il cerchio in modo epico, rivelando nuovi angoli di un mondo che ha saputo conquistare e affascinare il pubblico di tutto il mondo.

Dave McKean: un viaggio nell’arte poliedrica del maestro britannico

A partire dalla primavera del 2025, Comicon Edizioni porterà in Italia una delle figure più enigmatiche e affascinanti del panorama artistico britannico: Dave McKean. Fumettista, illustratore, regista e fotografo, McKean ha conquistato nel corso della sua carriera una fama internazionale per il suo stile unico, che fonde tradizione e innovazione, mescolando disegno, fotografia, collage, scultura e grafica computerizzata. Un artista poliedrico, capace di esplorare e rompere i confini dei generi, McKean ha trovato in Neil Gaiman un compagno di viaggio ideale, con cui ha dato vita a alcune delle opere più celebri del fumetto contemporaneo.

La carriera di Dave McKean inizia in maniera non convenzionale. Nel 1986, a New York, affronta un fallimento che segnerà l’inizio della sua avventura nel mondo del fumetto: un colloquio di lavoro che non va a buon fine. Tuttavia, questo incontro fortuito gli consente di entrare in contatto con Neil Gaiman, che lo coinvolge nella creazione di “Casi violenti” (1987), la sua prima collaborazione con lo scrittore inglese. Questo sodalizio si consolida con “Black Orchid” (1988), un’opera che mescola il fantasy e il noir, e che segna una delle prime realizzazioni artistiche davvero memorabili di McKean. Ma è nel 1989 che il suo stile trova un vasto pubblico grazie a due progetti fondamentali: la realizzazione delle copertine della serie “Hellblazer” per DC Comics e la collaborazione con Gaiman nella serie “Sandman”, uno dei capolavori della narrativa a fumetti.

L’opera che più di tutte incarna la sua visione artistica è probabilmente “Cages”, una graphic novel che McKean scrisse e disegnò tra il 1990 e il 1996. Con “Cages”, McKean esplora temi come l’arte, la creatività e la ricerca del senso della vita, immergendo il lettore in un racconto che si distingue per uno stile grafico sobrio, ma denso di significati. Questo lavoro gli consente di ottenere un riconoscimento internazionale, tra cui l’Alph-Art per il miglior fumetto straniero al Festival d’Angoulême nel 1999. Nel frattempo, continua a collaborare con Gaiman per opere indimenticabili come “Signal to Noise” (1992) e “La tragica commedia o la comica tragedia di Mr Punch” (1994).

Anche al di fuori del fumetto, McKean ha lasciato il suo segno. Come regista, ha firmato “MirrorMask” (2005), un film che unisce tecniche di ripresa dal vivo, animazione digitale e stop-motion, e che, come molte delle sue opere, esplora il confine tra realtà e fantasia. La sceneggiatura del film, scritta insieme a Gaiman, è un altro esempio della simbiosi creativa che caratterizza la loro collaborazione. La sua carriera non si è fermata al cinema, e McKean ha anche realizzato videoclip musicali e copertine per artisti del calibro di Tori Amos, Alice Cooper e Counting Crows, mostrando una versatilità che gli consente di esprimersi attraverso diversi linguaggi visivi.

Nel corso degli anni, McKean ha anche dato vita a due libri di fotografie, “A Small Book of Black and White Lies” (1995) e “Option: click” (1998), nei quali esplora la relazione tra la realtà e la finzione, tipica del suo approccio artistico. La sua sensibilità visiva si è estesa anche alla musica, dove si esprime come pianista jazz, un ulteriore aspetto di una carriera che non ha mai smesso di sorprenderci.Le opere per bambini sono un’altra faccia di McKean, spesso in collaborazione con Gaiman, come nel caso di “Il giorno che scambiai mio padre con due pesci rossi” (1997), “I lupi nei muri” (2003) e “Coraline” (2002), che, in particolare, ha raggiunto una popolarità globale anche grazie alla sua trasposizione cinematografica. In queste storie, l’illustratore mescola inquietudine e dolcezza, immergendo i lettori in mondi fantastici e surreali, ma sempre intrisi di una saggezza profonda.

L’approdo delle opere di Dave McKean in Italia attraverso COMICON Edizioni rappresenta un evento imperdibile per tutti gli appassionati del fumetto e dell’arte visiva. L’occasione permette di riscoprire l’opera di un artista che ha cambiato il panorama del fumetto moderno e che ha influenzato intere generazioni di lettori e creatori. La sua capacità di trasformare il fumetto in un linguaggio complesso e affascinante, che ingloba tutte le forme d’arte visiva, continua ad affascinare e ispirare, rendendo ogni sua creazione un’esperienza unica per chi ha la fortuna di immergersi nel suo mondo. Con il suo approdo in Italia, la figura di Dave McKean torna sotto i riflettori, pronto a conquistare nuovi lettori e a stimolare la curiosità di chi desidera esplorare il suo universo ricco di simbolismi, emozioni e innovazioni artistiche. Non resta che prepararsi a vivere una nuova stagione di scoperte attraverso le opere di uno degli artisti più originali e influenti del nostro tempo.

Good Omens: un addio amaro e incompiuto – la cancellazione della terza stagione e il controverso finale speciale

“Good Omens”, la serie che ha incantato un fandom devoto con la sua miscela unica di umorismo dark e riflessioni sull’eterno conflitto tra il bene e il male, sta per chiudere il sipario in modo inaspettato e amaro. La terza stagione, tanto attesa per dare finalmente un epilogo alla saga di Aziraphale e Crowley, non vedrà mai la luce. Al suo posto, i fan dovranno accontentarsi di uno speciale di 90 minuti, scritto da un nuovo sceneggiatore, che si troverà a dover tirare le fila di una trama che sembrava destinata a sfociare in un finale epico. La decisione di cancellare la stagione completa è arrivata come un fulmine a ciel sereno, e la ragione dietro questa scelta è altrettanto scioccante: le accuse rivolte a Neil Gaiman hanno fermato la produzione, gettando un’ombra di incertezza e disappunto sulla serie. Le riprese dell’episodio finale sono appena cominciate ai Pyramids Studios in Scozia, e sebbene ci sia ancora speranza per una conclusione soddisfacente, il colpo di scena è ormai inevitabile.

L’episodio finale vedrà ancora una volta Michael Sheen e David Tennant nei panni dei leggendari Aziraphale e Crowley, dando ai fan una conclusione del loro viaggio ineffabile. Il finale, trasmesso in streaming su Prime Video, sarà visibile in oltre 240 Paesi e territori in tutto il mondo. Ma a un’analisi più attenta, la serata sarà anche una sorta di “serendipità”, una conversazione di quasi 35 anni fa tra il compianto Sir Terry Pratchett e Neil Gaiman, che avevano tracciato insieme “cosa succede dopo” per questi personaggi così amati.

Mentre Gaiman ha contribuito alla scrittura del finale, non parteciperà direttamente alla produzione, lasciando il compito a un altro autore di concludere ciò che lui e Pratchett avevano iniziato a costruire tanto tempo fa. A produrre il tutto ci sarà Rob Wilkins di Narrativia, che rappresenta la proprietà di Terry Pratchett, insieme al capo della commedia di BBC Studios Productions Josh Cole. “Good Omens” è basato sul celebre romanzo “Buona Apocalisse a tutti!” di Gaiman e Pratchett, e la produzione è affidata a Amazon MGM Studios, BBC Studios Productions e Narrativia.

Fin dalla sua prima apparizione su Amazon Prime Video, “Good Omens” ha fatto rivivere lo spirito del romanzo, trasponendo la comicità acida e la riflessione morale della storia in un format televisivo che ha fatto breccia nel cuore del pubblico. La prima stagione, esplosiva e coinvolgente, ha visto i due protagonisti, il demone eccentrico Crowley e l’angelo Aziraphale dalle maniere squisite, impegnati a sventare l’Apocalisse. La seconda stagione ha continuato a esplorare la loro relazione, regalando ai fan momenti di intimità e approfondendo la tensione tra il divino e l’inferno in una narrazione che, pur restando sopra le righe, si è avvicinata ai temi più profondi dell’esistenza.

Quando è stato annunciato che la terza stagione sarebbe stata quella conclusiva, i fan hanno accolto la notizia con entusiasmo, pronti a vedere finalmente l’epilogo della saga. Le vicende, che vedevano l’Apocalisse tornare minacciosa e un Crowley e Aziraphale separati da un abisso di incomunicabilità, promettevano di alzare ancora di più la posta in gioco, portando la tensione a livelli mai visti prima. Entrambi gli attori, Michael Sheen e David Tennant, avevano espresso con entusiasmo la loro voglia di tornare a interpretare i loro personaggi, felici di dar vita a un finale che avrebbe messo il sigillo alla loro collaborazione.

Eppure, come un colpo di scena da copione, la produzione è stata interrotta bruscamente. Accuse gravi sono state rivolte a Neil Gaiman, che ha negato ogni addebito, ma che, per evitare ulteriori disordini, ha deciso di farsi da parte, lasciando che un altro scrittore portasse a termine la storia che lui e Pratchett avevano iniziato a raccontare decenni fa. Questo non è stato un riconoscimento di colpa, ma piuttosto un gesto di buona volontà per permettere almeno una conclusione, per quanto ridotta, alla serie. Tuttavia, questa interruzione ha lasciato il pubblico con un amaro senso di tradimento: ciò che doveva essere il gran finale di “Good Omens” si è trasformato in un addio insoddisfacente.

L’eredità di “Good Omens” non risiede solo nella sua scrittura brillante, ma anche nell’incredibile chimica tra Sheen e Tennant, che hanno saputo incarnare alla perfezione il conflitto tra bene e male, la complessità delle scelte morali e il valore delle relazioni che si vanno oltre la dicotomia tradizionale di giusto e sbagliato. La terza stagione avrebbe dovuto approfondire questi temi, esplorando il libero arbitrio, il confine tra giusto e sbagliato, e la bellezza di un’amicizia che sfida ogni aspettativa. Ora, con solo 90 minuti a disposizione, sarà difficile che lo speciale possa rendere giustizia a una serie che ha tanto da dire sul nostro mondo e sul nostro posto in esso.

In questo modo, “Good Omens” lascia un’eredità incompiuta, con i fan che si ritrovano sospesi tra la delusione e la tristezza, consapevoli che ciò che avrebbe potuto essere un capolavoro di chiusura si ridurrà a una conclusione affrettata, priva della grandezza che la serie avrebbe meritato. Buona Apocalisse a tutti.

Le Ombre su Neil Gaiman: Le Inquietanti Accuse di Violenza e l’Impatto sulla Sua Carriera

Le accuse di violenza sessuale contro Neil Gaiman, autore di fama mondiale noto per opere come Sandman, American Gods e Good Omens, hanno scosso profondamente il mondo della letteratura, del fumetto e delle produzioni televisive. Otto donne, come riportato dal New York Magazine, hanno denunciato comportamenti abusivi attribuiti allo scrittore britannico. Questi episodi si sommano a precedenti accuse emerse in un’inchiesta pubblicata da Tortoise Media, dove altre cinque donne avevano dichiarato di aver subito abusi simili, incluse testimonianze inquietanti come quella di una babysitter che si prendeva cura del figlio dello scrittore.

Le testimonianze e le dinamiche di potere

Secondo le donne coinvolte, alcuni incontri con Gaiman sarebbero iniziati come consensuali, ma le pratiche sessuali che ne sarebbero seguite non sarebbero state concordate in anticipo. Tra le testimonianze più sconvolgenti, quella della babysitter ha descritto un’aggressione avvenuta nel giardino di casa dello scrittore, dopo che lui le aveva proposto un bagno. Le denunciatrici parlano di dinamiche di potere e abuso che avrebbero caratterizzato il comportamento di Gaiman nel corso degli anni.

La difesa e le ripercussioni professionali

L’avvocato dello scrittore ha negato le accuse, sostenendo che tutti gli incontri fossero consensuali e facendo riferimento al BDSM come pratica condivisa tra adulti consenzienti. Nonostante la difesa, le accuse hanno avuto un impatto significativo sulla carriera di Gaiman. Prime Video ha annunciato che la serie Good Omens si concluderà con un episodio speciale di 90 minuti, senza il coinvolgimento dell’autore, mentre il progetto cinematografico di Disney basato su The Graveyard Book è stato messo in pausa.

Altri progetti, come la seconda stagione di The Sandman e Anansi Boys, sembrano procedere, ma il futuro di Gaiman come figura pubblica e creativa appare incerto.

La dichiarazione di Neil Gaiman

Dopo mesi di silenzio, Neil Gaiman ha affrontato pubblicamente le accuse attraverso un post sul suo blog. “Leggere quelle storie su di me è stato orribile e angosciante”, ha scritto l’autore, ammettendo che alcune testimonianze riportavano momenti che riconosceva solo parzialmente, mentre altre erano, a suo dire, completamente false. “Non ho mai avuto rapporti sessuali non consensuali con nessuno. Mai”, ha dichiarato fermamente.

Gaiman ha rivisitato messaggi scambiati con alcune delle donne coinvolte, che a suo avviso dimostrerebbero relazioni consensuali e reciprocamente positive. Tuttavia, ha anche riconosciuto di aver fallito in alcuni aspetti della sua vita personale: “Ero emotivamente indisponibile e concentrato su me stesso, e non sono stato attento come avrei dovuto essere.”

Mostrando rimorso per il suo comportamento, Gaiman ha promesso di intraprendere un percorso di crescita personale: “Sto imparando. Voglio fare il lavoro necessario per diventare una persona migliore, anche se so che non sarà un processo immediato.” Pur ribadendo la sua innocenza rispetto alle accuse di abuso, l’autore ha riconosciuto la necessità di assumersi la responsabilità per i propri errori e di distinguere la verità dalle false narrazioni.

La caduta di un’icona?

Le accuse contro Neil Gaiman hanno gettato un’ombra sulla sua figura, un tempo celebrata come simbolo di creatività e immaginazione. La sua reputazione è oggi gravemente compromessa, e il dibattito sul suo operato solleva interrogativi più ampi sul potere, il consenso e la responsabilità personale.

Mentre il pubblico si interroga su chi sia davvero l’uomo dietro le sue opere iconiche, una cosa è certa: il mondo che Neil Gaiman ha creato, popolato da storie complesse e personaggi indimenticabili, non potrà più essere Visto con gli stessi occhi.

I vincitori del Trieste Science+Fiction Festival 2024

Il Trieste Science+Fiction Festival 2024, la kermesse italiana dedicata al cinema di fantascienza, si è concluso domenica 3 novembre con una cerimonia di premiazione al Politeama Rossetti. Questa 24ª edizione, tenutasi anche al Teatro Miela e nella suggestiva cornice del Sci-Fi Dome in Piazza della Borsa, ha offerto una vasta gamma di proiezioni e incontri, affermandosi come un evento di punta per gli appassionati di cinema di genere. Tra le opere premiate, il film ucraino U Are The Universe di Pavlo Ostrikov ha trionfato con tre riconoscimenti prestigiosi, confermandosi come la sorpresa dell’anno.

Il Premio Asteroide, assegnato al miglior film di fantascienza, horror e fantasy diretto da registi emergenti, è stato vinto proprio da U Are The Universe. La giuria internazionale, composta da Allison Gardner, Justin Lockey e João Monteiro, ha motivato la scelta lodando l’opera come “divertente e toccante, ricca di profondità e sfumature emotive”. Il film di Ostrikov ha inoltre conquistato il Premio del pubblico The Begin Hotels e il Premio Event Horizon, conferito dall’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), per il suo modo innovativo di esplorare i temi dell’universo e dell’umanità.

Un altro grande riconoscimento, il Premio Méliès d’argent, è stato assegnato ad After Us, The Flood di Arto Halonen, regista finlandese che con il suo film ha saputo catturare il fascino del fantastico europeo. Nella categoria cortometraggi, il francese Où va le monde di Mickaël Dupré ha ricevuto lo stesso premio, dimostrando la vitalità e la creatività del cinema breve nel raccontare il mondo e le sue complessità attraverso la lente del fantastico.

Anche l’Italia ha avuto la sua parte di gloria. Il Premio Wonderland, conferito da RAI4, è stato assegnato a The Complex Form di Fabio D’Orta, un film che ha colpito per il suo approccio sperimentale e la capacità di riflettere su temi attuali e visionari. La Critica Italiana, rappresentata da una giuria del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani composta da Sara D’Ascenzo, Chiara Nicoletti ed Emanuele Rauco, ha invece premiato Things Will Be Different di Michael Felker, film statunitense che esplora con intelligenza la realtà contemporanea e i suoi mutamenti.

Nella sezione Spazio Corto, dedicata ai migliori cortometraggi italiani, il Premio CineLab è andato a Golden Shopping Arcade di Francesco “Skino” Ricci Lotteringi, realizzato nel 2023. Quest’opera è stata particolarmente apprezzata per la sua capacità di fondere una narrazione vivace con un immaginario distopico, coinvolgendo il pubblico con una prospettiva futuristica sull’Italia.

Questa edizione del Trieste Science+Fiction Festival, organizzata dal centro La Cappella Underground, ha visto la partecipazione di oltre 20.000 spettatori, con più di 50 anteprime tra mondiali, internazionali e nazionali. La selezione ha abbracciato una varietà di temi e generi, attirando l’attenzione di registi, attori e autori da tutto il mondo, rendendo l’evento un palcoscenico globale per il cinema di genere.

“Siamo entusiasti dell’enorme successo di questa edizione,” ha dichiarato Alan Jones, direttore del festival. “Abbiamo presentato una selezione di film straordinari da tutto il mondo, offrendo al pubblico idee innovative e spunti di riflessione che potrebbero influenzare il nostro futuro. Il Politeama Rossetti e il Teatro Miela hanno registrato un’affluenza record, e il Sci-Fi Dome in Piazza della Borsa è diventato un punto di riferimento per i fan della fantascienza, offrendo un’esperienza immersiva con conferenze e installazioni che spaziavano dall’Intelligenza Artificiale alle nuove tecnologie. Stiamo già lavorando all’edizione del 2025, per celebrare il 25º anniversario del festival e consolidare il successo di quest’anno.”

Con il suo mix di proiezioni, conferenze e incontri, il Trieste Science+Fiction Festival continua a confermarsi una delle rassegne più interessanti del panorama europeo, capace di unire il meglio del cinema fantastico contemporaneo a una riflessione appassionata sui temi più urgenti e affascinanti della nostra epoca.

Dead Boy Detectives, la serie tv dall’universo di Sandman prematuramente deceduta

La serie televisiva “Dead Boy Detectives”, ideata da Steve Yockey e basata sui personaggi creati da Neil Gaiman e Matt Wagner, ha recentemente attirato l’attenzione degli appassionati del genere soprannaturale. Questo spettacolo, che si colloca come uno spin-off della celebre serie “The Sandman”, è stato rilasciato su Netflix il 25 aprile 2024, ma ha purtroppo visto la sua cancellazione dopo una sola stagione, il 30 agosto 2024. Nonostante questa breve esistenza , “Dead Boy Detectives” ha offerto una visione intrigante di un universo già ricco e affascinante.

La trama segue le avventure di Charles Rowland ed Edwin Paine, due fantasmi che, invece di passare oltre, decidono di rimanere sulla Terra per diventare investigatori di casi paranormali. Questi due personaggi, introdotti per la prima volta nel numero 25 di “Sandman” nel 1991, hanno collezionato storie a loro dedicate, tra cui “Sandman presenta: Dead Boy Detectives” e “The Sandman Universe: Dead Boy Detectives”, entrambi pubblicati in Italia da Panini Comics. La loro personalità peculiare e il loro legame con il mondo dell’oltretomba catturato hanno l’immaginazione di molti lettori, rendendoli figure iconiche nel pantheon di Gaiman.

L’ideazione di “Dead Boy Detectives” ha visto il contributo di Yockey e della co-creatrice Beth Schwartz, che avevano espresso grande entusiasmo per il progetto, immaginando un’espansione dell’universo narrativo legato a questi personaggi. La prima stagione ha presentato un finale che lasciava intendere possibilità per nuove avventure e sviluppi intriganti per Edwin e Charles, interpretati da George Rexstrew e Jayden Revri. Tuttavia, nonostante la prima accoglienza positiva da parte del pubblico e della critica, la serie ha affrontato sfide significative. Le tensioni interne in Warner Bros., inizialmente coinvolta nella produzione, hanno causato rinvii e cambiamenti, mettendo in discussione il destino della serie.

Dopo un lungo periodo di incertezze, Netflix ha colto l’opportunità di integrare “Dead Boy Detectives” nel proprio catalogo, attirata dal successo di “The Sandman” e dal richiamo del nome di Gaiman. Nonostante l’interesse dimostrato dai fan, il supporto necessario per garantire la continuità della serie non si è concretizzato, portando alla decisione, inaspettata e deludente, di cancellarla. Questo episodio sottolinea una tendenza preoccupante per le produzioni basate su universi condivisi e fumetti: la precarietà del loro destino nel vasto mondo dello streaming è sempre più evidente, influenzata da una serie di fattori al di fuori del controllo dei creatori.

La serie, pur non essendo rivoluzionaria, ha offerto una miscela affascinante di horror, commedia e dramma, con una forte componente adolescenziale che ha saputo coinvolgere il pubblico giovane. L’ambientazione nel mondo di “The Sandman” ha contribuito a creare un’atmosfera intrigante, mentre i momenti soprannaturali hanno aggiunto un tocco di originalità e divertimento. La storia ruota attorno a un mistero che coinvolge Crystal Palace, una medium che ha perso la memoria e decide di unirsi ai due fantasmi nella loro missione di risolvere enigmi in una cittadina costiera americana. Insieme, affrontano demoni, fantasmi e creature ultraterrene, mentre esplorano i propri sentimenti e sviluppano relazioni tra di loro.

Il contrasto tra la leggerezza e l’oscurità è un tema centrale in “Dead Boy Detectives”, rendendo l’opera accessibile anche a un pubblico più giovane, senza scadere nel cupo e nel macabro. Sebbene non raggiunga i vertici narrativi di “The Sandman”, la serie riesce comunque a intrattenere e affascinare, e si distingue per il suo approccio fresco e originale.

La cancellazione di “Dead Boy Detectives” è stata una doccia fredda per molti fan, che speravano in una continuazione delle avventure di Edwin e Charles. La speranza rimane che, nonostante la chiusura di questo capitolo, la magia e la creatività di Neil Gaiman possano trovare nuove forme e strade per incantare il pubblico. In un panorama televisivo in continua evoluzione, le storie di fantasmi e misteri continuano a vivere, aspettando solo il momento giusto per tornare a brillare.

Michael Zulli: Addio a un Maestro del Fumetto

Il mondo del fumetto piange la scomparsa di Michael Zulli, artista americano che si è spento l’8 luglio 2024 all’età di 71 anni. Noto per il suo tratto elegante e visionario, Zulli ha lasciato un segno indelebile nel panorama fumettistico grazie a opere come Sandman, Teenage Mutant Ninja Turtles e Alice Cooper: The Last Temptation.

Una carriera costellata di successi:

Nato nel 1952, Zulli iniziò la sua carriera a metà degli anni Ottanta con The Puma Blues, una serie ambientalista scritta da Stephen Murphy e pubblicata da Mirage Studios. Presto il suo talento lo portò a collaborare con alcune delle più importanti case editrici del settore, tra cui la DC Comics e la Marvel Comics.

Il suo sodalizio artistico con Neil Gaiman fu particolarmente proficuo. Insieme realizzarono Sweeney Todd, un fumetto rimasto incompleto a causa della chiusura della rivista che avrebbe dovuto ospitarlo, e diverse storie della celebre serie Sandman. Per il suo lavoro su Sandman, Zulli ottenne tre nomination agli Eisner Awards nel 1996, i più prestigiosi riconoscimenti del fumetto americano.

Nel corso della sua carriera, Zulli ha collaborato anche con altri autori di spicco come Kevin Eastman, Peter Laird e Matt Wagner, cimentandosi in generi diversi come il fantasy, l’horror e la musica.

Oltre il fumetto:

Oltre al suo lavoro come fumettista, Zulli si dedicò anche all’illustrazione, realizzando opere con animali e ambientazioni naturalistiche. La sua maestria nel catturare la bellezza e la complessità del mondo naturale gli valse il plauso di critica e pubblico.

Un’eredità inestimabile:

Michael Zulli ci lascia un’eredità artistica preziosa, fatta di opere che continuano a stupire e ispirare generazioni di lettori e artisti. La sua scomparsa rappresenta una grande perdita per il mondo del fumetto, ma il suo ricordo rimarrà vivo tra coloro che hanno avuto la fortuna di apprezzare il suo talento straordinario.

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Il Dio del Tuono in animazione: la serie tv di Thor che non fu

Neil Gaiman, il celebre scrittore di fumetti e romanzi fantasy, ha recentemente svelato un progetto inedito: una serie tv animata di Thor per l’MCU, risalente al lontano 2006.

Un Thor alternativo: la serie, ambientata prima del film del 2011, avrebbe dipinto un ritratto inedito del Dio del Tuono, mostrando un giovane Loki in bilico tra eroismo e malvagità. L’idea di Gaiman era di delineare una profonda evoluzione dei personaggi, impossibile da realizzare all’epoca a causa di vincoli rigorosi che ne limitavano la caratterizzazione.

Un’occasione sfumata: il progetto, purtroppo, non ha visto la luce, ma rappresenta un capitolo affascinante nella storia del MCU. A distanza di quasi vent’anni, i Marvel Studios hanno adottato un approccio più flessibile alle serie tv, permettendo una maggiore libertà creativa.

Un tuffo nel passato: per gli appassionati del personaggio, l’aneddoto narrato da Gaiman offre uno spunto di riflessione su un Thor alternativo, mai esplorato sul grande schermo. Un’occasione persa, forse, ma che alimenta la fantasia e l’immaginazione di chi ama il mondo Marvel.

Miti del Nord. Il racconto a fumetti della mitologia norrena firmato da Neil Gaiman e P.Grais Russel

Il 17 ottobre arriva in Italia per Tunué “Miti del Nord”, la trasposizione a fumetti dell’omonimo romanzo di Neil Gaiman con i disegni del leggendario fumettista, vincitore dell’Eisner Award, P. Craig Russell e di un eccezionale team di autori. Gaiman, al primo posto degli autori Best Seller del New York Times, dà nuova vita alle storie delle divinità norrene in un susseguirsi di racconti che esplorano le loro origini divisi in tre volumi. Una rielaborazione avvincente, piena di suspense, un mix di atmosfere magiche, creature fantastiche e mondi immaginari.

Gaiman e Russell fanno squadra con una leggendaria squadra di artisti per condurre i lettori attraverso una serie di miti norreni, dalla creazione dei Nove Regni, alla perdita dell’occhio di Odino e alla fonte della sua immensa saggezza, dalla creazione del martello di Thor e dei più inestimabili tesori degli dèi, alla nascita della poesia e al ruolo di Loki nella fine del tutto, Ragnarök.

La penna di Gaiman e il tratto di Russell sono capaci di restituirci una rappresentazione tanto fedele quanto divertente del pantheon norreno, dove le divinità sono piene di pregi quanto di difetti, prone al baccano e all’inganno, alla competizione e al capriccio, ma allo stesso tempo eroiche e astute.

Neil Gaiman è uno scrittore pluripremiato di romanzi, graphic novel, storie brevi e film per tutte le età. Tra i suoi lavori ci sono “The Graveyard Book”, “Coraline”, “The View from the Cheap Street”, “The Ocean at the End of the Lane”, “Neverwhere”, “The Sandman” e “American Gods”, il cui adattamento televisivo si è concluso con la sua terza stagione nel 2021. I suoi racconti hanno vinto numerosi premi e riconoscimenti, tra cui la medaglia Newbery e Il Carnegie Medal in Literature, nonché i premi Eisner, Hugo, Nebula e World Fantasy.

Philip Craig Russell è un fumettista e illustratore statunitense. Laureato in Pittura all’Università di Cincinnati, inizia a disegnare fumetti per la Marvel Comics che gli valgono l’ammirazione di critica e pubblico per le influenze neoclassiche e la chiarezza del segno. Craig ha completato cinque volumi dell’adattamento grafico di “Fairy Tales” di Oscar Wilde, e ha dato vita a diversi personaggi come Batman, Conan, Hellboy e The Sandman. Alcuni dei suoi lavori più recenti includono gli adattamenti delle storie di Gaiman: “Coraline” e “The Graveyard Book”.

Il genere Fantasy: caratteristiche e icone

Il fantasy è un genere letterario che da secoli incanta lettori di ogni parte del mondo, trasportandoli in mondi fantastici dove la magia, gli eroi e le avventure senza tempo sono protagonisti indiscussi. Sebbene molti associno il fantasy al XX secolo, le sue radici affondano in epoche ben più remote, nel folclore e nei racconti popolari tramandati oralmente. Questi racconti, spesso ispirati a eventi reali che venivano mitizzati, hanno gettato le fondamenta del soprannaturale e del fantastico che oggi riconosciamo come cuore pulsante del fantasy moderno.

La vera consacrazione del fantasy come genere letterario, tuttavia, si deve a George MacDonald, che ha scritto storie esplicitamente fantastiche, pioniere in un terreno ancora poco esplorato. Ma è con J.R.R. Tolkien e la sua straordinaria saga de Il Signore degli Anelli che il fantasy ha raggiunto il suo apice. Tolkien ha creato un mondo mitologico che ha definito uno standard completamente nuovo, slegato dalla storia umana, e ha ispirato generazioni di scrittori e lettori. Da allora, il fantasy ha continuato a evolversi, dando vita a un multiverso di sottogeneri che esplorano tematiche e ambientazioni sempre diverse, ma tutte unificate dal desiderio di far viaggiare la mente attraverso terre straordinarie e imponenti battaglie tra il bene e il male.

La Struttura del Fantasy: Tra Eroi e Mondi Straordinari

Uno degli aspetti che rende il fantasy così affascinante è la sua struttura narrativa. Sebbene ogni storia abbia le proprie peculiarità, esistono elementi fondamentali che legano tra loro le principali opere del genere. Tutto inizia con la creazione di un mondo fantastico, che è sempre ben definito, ricco di dettagli e leggi proprie, dalla geografia alla magia. Questo mondo, spesso parallelo al nostro, si anima con le avventure degli eroi che lo popolano, figure destinate a compiere viaggi epici che sono sia fisici che interiori. Il loro cammino è pieno di sfide che li costringono a crescere, a fare i conti con le proprie paure e, in molti casi, a superare ostacoli che simboleggiano prove morali e psicologiche.

A fianco del protagonista, ci sono sempre gli alleati: personaggi secondari che contribuiscono a rendere la trama più profonda, sia con il loro supporto pratico nelle battaglie, sia con il loro aiuto emotivo. Il culmine della storia arriva con lo scontro finale, un momento di grande tensione in cui si decide non solo il destino dell’eroe, ma anche quello dell’intero mondo fantastico. E, una volta che l’obiettivo è raggiunto, l’eroe è trasformato, in molti casi, in un simbolo di cambiamento personale, ma anche collettivo.

I Sottogeneri del Fantasy: Un Mondo di Possibilità Infinite

Il termine “fantasy” racchiude un universo ricco di sottogeneri, ognuno con le proprie caratteristiche e peculiarità. C’è davvero qualcosa per tutti i gusti, che si tratti di avventure epiche, racconti oscuri o magie intrecciate alla storia.

High Fantasy è forse il sottogenere più conosciuto, quello che ci porta in mondi completamente immaginari, distaccati dalla realtà. Le leggi fisiche, sociali e magiche sono create da zero, come nel caso di Il Signore degli Anelli di Tolkien o Il Trono di Spade di George R.R. Martin, dove la lotta tra il bene e il male è il motore della trama. Le battaglie epiche, la magia che permea ogni aspetto del mondo e il destino degli eroi sono i tratti distintivi di questa corrente.

Al contrario, il Low Fantasy si distingue per l’approccio più sobrio e radicato nella realtà. Qui la magia è rara, discreta e spesso temuta, come in La Bussola d’Oro di Philip Pullman, dove il fantastico emerge lentamente in un contesto realistico. I protagonisti non sono supereroi, ma persone comuni, a volte moralmente complesse, impegnate in lotte più personali che universali.

Per gli amanti del brivido, il Dark Fantasy è la scelta ideale. In opere come Le Cronache dei Vampiri di Anne Rice o Berserk di Kentaro Miura, la magia e l’orrore si fondono, creando atmosfere cupe e inquietanti. Qui i confini tra il bene e il male sono sfumati e gli anti-eroi devono affrontare minacce soprannaturali, creature mostruose e dilemmi morali che mettono alla prova la loro umanità.

Il Sword and Sorcery è il regno delle avventure adrenaliniche, dove eroi carismatici come Conan il Barbaro si destreggiano tra battaglie violente, magia selvaggia e ambientazioni selvagge. Opere come la saga di Fafhrd e il Gray Mouser di Fritz Leiber trasportano il lettore in un turbine di azione e magia, dove la vittoria dipende più dalle capacità individuali che dalla lotta per il bene dell’intero mondo.

L’Urban Fantasy porta il fantastico nel mondo moderno, fondendo la magia con la quotidianità urbana. Neverwhere di Neil Gaiman è l’esempio perfetto di un mondo sotterraneo magico, che coesiste accanto al nostro, mentre la serie di Harry Dresden di Jim Butcher esplora un Chicago abitata da creature soprannaturali, dove la magia è sempre dietro l’angolo.

Il Fantasy Storico unisce eventi storici e elementi soprannaturali, come in Jonathan Strange & Mr Norrell di Susanna Clarke e La saga di Temeraire di Naomi Novik, dove la magia arricchisce il passato con un tocco fantastico. Il Portal Fantasy, come Le Cronache di Narnia di C.S. Lewis, trasporta i protagonisti in mondi fantastici attraverso portali, simbolizzando trasformazioni personali e esplorazioni. Il Grimdark Fantasy, con opere come La Prima Legge di Joe Abercrombie, presenta mondi spietati e moralmente ambigui, in cui i protagonisti sono anti-eroi in lotta per la sopravvivenza in un universo brutale e privo di speranza.

Un Viaggio Senza Fine nel Mondo del Fantasy

Il fantasy è un genere che ha saputo catturare l’immaginazione di milioni di lettori in tutto il mondo, creando mondi così ricchi e complessi che ogni volta che ci si immerge in una nuova storia, si ha la sensazione di scoprire qualcosa di straordinario. Che si tratti di epiche battaglie, di misteri da svelare o di universi oscuri e inquietanti, il fantasy ha sempre qualcosa da offrire a chi è disposto a lasciarsi trasportare oltre i confini della realtà. E tu, quale mondo fantastico esplorerai oggi?

Good Omens 2: la diversità e l’inclusività come messaggio di speranza per il futuro

Con l’uscita della seconda stagione di Good Omens il 28 luglio, lo scrittore Neil Gaiman ha ufficialmente messo a tacere ogni accusa di queerbaiting. Lasciando pochissimo spazio alle interpretazioni, Crowley e Aziraphale – i protagonisti, rispettivamente demoniaco e angelico, della serie fantasy-comedy di Amazon – si sono baciati in modo angosciante ed emotivo durante gli ultimi momenti dell’episodio finale di questa stagione, ponendo così fine a oltre 30 anni di speculazioni sulla natura della loro relazione. La lotta è finita. Le shippers hanno vinto.

Spiegamoci meglio: “shipping” si riferisce all’atto di sostenere una relazione romantica o sessuale tra due personaggi reali o fittizi. Il termine deriva dal fandom di X-Files negli anni ’90, che era generalmente diviso in “relationshippers” e “Noromo”, fan che… beh, penso che possiate immaginare i loro sentimenti nei confronti della coppia centrale di Mulder e Scully. Col tempo, “relationshipper” si è abbreviato in “shipper” e altri fandom hanno adottato il termine quando si parla delle loro coppie preferite nel fandom.

Gli Ineffabili Mariti – il nome della nave di Crowely e Aziraphale – sono emersi dopo l’uscita di Good Omens nel 2019, ma alcuni fan hanno sostenuto una relazione tra i due fin dal romanzo originale scritto da Gaiman e dal compianto Terry Pratchett nel 1990. I personaggi sono spesso descritti (sia nel libro che nella serie) come esseri cosmici senza sesso che non hanno bisogno di comprendere stupidi concetti umani come il genere o la sessualità. Ma c’è un’ovvia inclinazione a vederli come esseri di sesso maschile, soprattutto con i rispettivi ritratti di Crowley e Aziraphale da parte di David Tennant e Michael Sheen.

La stragrande maggioranza delle interazioni intime rappresentate nella seconda stagione erano visibilmente, innegabilmente queer. Non si trattava solo della relazione principale tra questi due esseri celestiali. C’è una trama secondaria che si concentra su una storia d’amore lesbica, oltre a un’ulteriore rappresentazione romantica di altri personaggi LGBTQ e/o non binari. Inoltre, la maggior parte di queste interazioni si svolge nel quartiere londinese di Soho – il cuore pulsante della comunità queer della città – che nel corso degli anni ha perso molti dei suoi spazi LGBTQ+ un tempo iconici a causa della riqualificazione e della gentrificazione. Anche questo piccolo dettaglio è sembrato un atto di sfida.

Siamo entrati in questa stagione con i piedi di piombo, perché sembra che i media fantasy odino essere diretti sulle storie d’amore non eterosessuali. E quando le includono, di solito la serie viene cancellata subito dopo. Ma anche se Good Omens non è stato ufficialmente rinnovato, questo sembra essere una stranezza dello sciopero – con la maggior parte delle persone coinvolte che stanno pianificando una terza stagione. Non si tratta di una serie che potrebbe essere interrotta all’improvviso. Quindi, nel momento in cui le labbra di Crowley si sono canonicamente infrante in quelle di Aziraphale, ho urlato, singhiozzato e chiamato tutti gli altri amici queer che avevo per chiedere loro di aggiungere la serie alla loro lista di spettatori. Erano anni che una serie non mi faceva sentire così legittimata.

La storia d’amore tra Nina e Maggie ha aggiunto una trama secondaria a quella che già si preannunciava come una storia d’amore gay.

La serie si affretta a ricordare che, nonostante le apparenze, tutti gli angeli e i demoni non hanno sesso.

Questo non significa che Good Omens sia l’unica serie televisiva che stabilisce un nuovo standard per la rappresentazione dei gay. La commedia piratesca. Anche le storie d’adolescenza, come Heartstopper di Netflix, eccellono nella rappresentazione di storie d’amore queer. Spettacoli di genere come Invasion, Warrior Nun e The Wheel of Time includono importanti storie d’amore incentrate su due donne, ma le storie d’amore, in particolare nel genere fantasy, sono raramente incentrate su personaggi maschili queer.

Con la seconda stagione, Good Omens è riuscito a creare un mondo meravigliosamente vario in un’ambientazione in cui, teoricamente, tutto è possibile. Una serie di personaggi sono identificati verbalmente come queer o genderless, il che è una boccata d’aria fresca rispetto alle serie che lasciano queste cose aperte all’interpretazione, negando così agli spettatori di vedersi ufficialmente rappresentati. Allo stesso modo, in questa stagione compaiono diversi personaggi visibilmente disabili, e nessuno cerca mai di usare queste differenze fisiche come espediente per la trama. In effetti, nessuno degli altri personaggi fa cenno alle differenze tra loro.

La rappresentazione della disabilità è un problema che riguarda anche il genere fantasy in generale. Quando il creatore e consulente per la disabilità Mark Thompson creò la “sedia a rotelle da combattimento” per il gioco di ruolo da tavolo Dungeons & Dragons, alcuni giocatori sostennero che non era necessaria perché la magia del gioco avrebbe eliminato tutte le disabilità nell’universo di D&D. Tuttavia, è decisamente offensivo suggerire che un gioco noto per offrire possibilità di gioco inimmaginabilmente illimitate debba impedire ai suoi giocatori di rappresentare se stessi in quell’universo.

In questa stagione anche altri angeli vengono rappresentati con disabilità. Durante il flashback dell’episodio 2, il coro di angeli inviati a premiare Giobbe e sua moglie per il loro impegno nei confronti di Dio include individui con la sindrome di Down e con differenze negli arti. Questi attori non sono accreditati, ma la loro inclusione significa che Saraqael non è un’inclusione simbolica: nel mondo di Gaiman e Pratchett, chiunque può essere un angelo.

Il cliffhanger alla fine dell’ultimo episodio della seconda stagione di Good Omens suggerisce che la diversità e l’inclusività dello show non subiranno alcun rallentamento negli episodi successivi. La terza stagione non è ancora stata autorizzata (e probabilmente non lo sarà a breve a causa degli scioperi degli sceneggiatori e degli attori in corso), ma Gaiman afferma di aver già pianificato tutto nel caso in cui venga approvata. Se tutto va bene, i fan del libro potranno vedere il tanto sognato cottage di pensionamento nelle South Downs del Regno Unito.

Tutti i volumi del capolavoro di Neil Gaiman per scoprire Sandman

Sogno, noto anche come Sandman o Morfeo, è pronto a fare il suo ingresso per la prima volta sui nostri schermi nella serie TV omonima The Sandman, disponibile su Netflix a partire da venerdì 5 agosto. Panini Comics pubblica in Italia i fumetti creati dal genio di Neil Gaiman, che hanno dato origine alla storia dell’entità dei sette Eterni e degli abitanti delle Terre del Sogno. Tre sono le proposte da recuperare per apprezzare al meglio e approfondire la storia che vedrà protagonista Tom Sturridge.

La novità più attesa è Absolute Sandman di Neil Gaiman 1, primo numero di una nuova edizione del capolavoro che ha fatto la storia dei fumetti. Il primo volume raccoglie i primi 20 numeri della serie originale e un ampio apparato redazionale ricco di contenuti extra. Il nuovo grande formato con slipcasecopertina in pelle e dettagli preziosi, lo rende un volume da collezione da leggere e rileggere grazie ai tanti materiali di approfondimento  proposti.

Per chi non riuscisse ad aspettare la serie TV per scoprire l’evoluzione della storia, il cofanetto Sandman Library è l’edizione da avere: all’interno i dieci volumi che compongono l’intera serie e altri quattro volumi di contenuti extra, come il visionario prequel Ouverture, la storia Cacciatori di sogni in due versioni e la raccolta di storie brevi Notti eterne. A completare il successo della Sandman Library si aggiunge anche Sandman Presenta, l’elegante secondo cofanetto che raccoglie le migliori storie tratte dalle serie ancillari dell’opera di Neil Gaiman, dedicate agli altri Eterni come Morte, Desiderio, Destino e Disperazione, o ad altri comprimari della serie (il Corinzio). Per la prima volta, i migliori racconti spin-off ambientati nell’universo narrativo di Sogno racchiusi in dieci volumi. Tutti i volumi sono acquistabili anche individualmente.

Hellblazer. Il Mito Oscuro di John Constantine

Tra i tanti personaggi che popolano l’universo della DC Comics, pochi hanno lasciato un’impronta profonda quanto John Constantine, protagonista della serie Hellblazer . Pubblicata dalla divisione Vertigo dal 1988 al 2013, per un totale di 300 numeri, la saga di Hellblazer ha ridefinito il concetto di antieroe, mescolando l’orrore con il sovrannaturale, e dando vita a una narrazione densa, provocatoria e attuale. Creata originariamente da Alan Moore , Steve Bissette e John Totleben , la figura di Constantine ha fatto la sua prima apparizione nel 1985 sulle pagine di Swamp Thing . Nonostante il suo esordio come personaggio secondario, l’irriverente occultista britannico ha rapidamente conquistato il cuore dei lettori, tanto da meritare una serie propria: Hellblazer , che divenne presto un caposaldo del fumetto horror.

Un nome iconico, una serie iconica

Inizialmente, il titolo della serie avrebbe dovuto essere “Hellraiser”, ma a causa dell’omonimia con il film di Clive Barker , si optò per Hellblazer . La serie esordì sotto la penna di Jamie Delano ei disegni di John Ridgway , con le iconiche copertine di Dave McKean , che con il loro uso visionario di collage e disegni contribuirono a creare l’atmosfera inquietante che avrebbe caratterizzato tutta la saga. Da quel momento, Hellblazer è diventata una fucina di talenti, ospitando le storie di alcuni dei più grandi sceneggiatori del fumetto contemporaneo, tra cui Garth Ennis , Warren Ellis , Brian Azzarello e Mike Carey . Ogni autore ha dato al personaggio la sua impronta unica, arricchendo e approfondendo la già complessa psicologia di John Constantine.

Garth Ennis e l’Era Iconica

Tra tutti i creatori che hanno lavorato su Hellblazer, è il nome di Garth Ennis quello che più ha definito l’identità del personaggio. Ennis, appena ventunenne quando prese le redini della serie, portò la sua visione dissacrante e provocatoria, che divenne rapidamente il marchio di fabbrica del personaggio. Il ciclo di Ennis, raccolto in un imponente omnibus da Panini DC , abbraccia un periodo che va dal 1991 al 1999, coprendo i numeri dal 41 all’83 e altri numeri sparsi, tra cui alcuni speciali come Hellblazer Special 1 e Heartland 1 . Le storie di Ennis non si limitano a esplorare il sovrannaturale, ma scavano a fondo nelle debolizze umane, facendo emergere un ritratto profondamente sfaccettato di Constantine: un uomo cinico, manipolatore, arrogante e autodistruttivo, ma anche sorprendentemente vulnerabile.

La Psicologia Complessa di John Constantine

John Constantine è molto più di un semplice antieroe. Fumatore incallito, alcolizzato e manipolatore, Constantine è il riflesso oscuro dell’umanità. Ogni sua azione sembra spinta da una sottile disperazione, un costante conflitto interiore che lo rende irresistibile e, al contempo, pericolosamente autodistruttivo. È un uomo che affronta i demoni, letterali e figurativi, con la stessa sfrontatezza con cui affronta il mondo: pronto a manipolare chiunque ea usare ogni mezzo pur di ottenere ciò che vuole. La sua è una vita di scelte ambigue, di compromessi morali che spesso lo trascinano verso l’abisso. tuttavia, proprio in questa sua imperfezione risiede il fascino del personaggio. Costantino non è né un eroe né un vero cattivo; è un uomo, con tutte le sue contraddizioni.

Una Critica Sociale Mascherata da Horror

Sebbene Hellblazer sia spesso classificato come un fumetto horror, la sua vera forza risiede nell’uso dell’occulto come metafora per esplorare i mali del mondo reale. La critica sociale che emerge dalle storie di Ennis e degli altri autori è potente e senza tempo. Le tensioni razziali, le diseguaglianze sociali e l’ipocrisia della classe dirigente sono temi ricorrenti, affrontati con una crudezza che rende la serie sorprendentemente attuale. Il ciclo narrativo di Ennis su Tower Hamlets , ad esempio, richiama le tensioni razziali che culminarono nelle rivolte di Los Angeles degli anni ’90, eppure risuona ancora oggi con forza. Anche la questione irlandese, rappresentata in modo toccante e crudo, si intreccia con l’orrore sovrannaturale, dimostrando come Hellblazer sia capace di far riflettere su domande reali attraverso il filtro del fantastico.

Un Personaggio Intramontabile

Negli anni, John Constantine è apparso in altre serie cult come The Sandman di Neil Gaiman e Shade, the Changing Man , consolidando la sua presenza nell’universo Vertigo. Ha anche avuto numerose trasposizioni sul grande e piccolo schermo: dal film del 2005 con Keanu Reeves , fino alla più recente serie televisiva del 2014. tuttavia, è nel mondo dei fumetti che Constantine ha trovato il suo habitat naturale, un luogo dove la sua complessità il morale e il suo fascino oscuro possono essere esplorati senza limiti.

Hellblazer rimane uno dei più grandi esempi di narrazione matura e consapevole nel mondo del fumetto. La sua capacità di fondere il sovrannaturale con il quotidiano, l’horror con la critica sociale, rende la serie un’opera imprescindibile per qualsiasi appassionato. John Constantine, con la sua ambiguità morale, continua a essere uno dei personaggi più iconici e complessi mai creati, un antieroe che riflette l’umanità in tutte le sue contraddizioni, un uomo che cammina costantemente sul filo del rasoio tra il bene e il male . Per chiunque voglia immergersi nel lato più oscuro e affascinante del fumetto, Hellblazer è una lettura obbligatoria.

Torna “Nessundove” di Neil Gaiman per Oscar Fantastica

Oscar Fantastica presenta una nuova edizione di un classico contemporaneo dell’urban fantasy, forse uno dei titoli fondanti di questo genere: Nessundove di Neil Gaiman. L’autore debuttò infatti nella narrativa nel 1996 proprio con questo romanzo, dopo essersi fatto conoscere come sceneggiatore di fumetti con la saga di Sandman e non solo, dopo aver provato la narrativa però in tandem e  a quattro mani con Terry Pratchett in Good Omens.

Nella Londra degli anni Novanta, Richard Mayhew fa una vita poco prevedibile, tra un lavoro nel campo degli affari poco stimolante, un capo esigente e una fidanzata capricciosa. Un giorno soccorre una ragazza ferita per strada e la porta a casa sua, senza pensare alle conseguenze, perché lei viene da un mondo di cui Richard ignorava l’esistenza.

Sotto le affollate strade dell’iconica capitale britannica, c’è una città parallela e antica, popolata da mostri, santi, creature strane, assassini, angeli, antichi cavalieri, ragazze dotate di poteri magici, giunti o caduti lì da varie parti del mondo. Richard inizierà una nuova vita in quel mondo strano ma in cui pian piano troverà la sua strada verso un destino imprevisto che sconvolgerà la sua vita.

Nessundove è stato trasposto anche in una graphic novel nel 2006 disegnata da Mike Carey oltre che in una serie televisiva: nella nuova edizione di Oscar Fantastica presenta le immagini di Chris Riddell, illustratore e vignettista, che traduce bene le atmosfere di un mondo tutto da scoprire.