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La Cucina di Shona: il ricettario fantasy di Stefano Labbia tra epiche avventure e sapori leggendari

Immaginate di sfogliare un ricettario e ritrovarvi catapultati in un mondo fantastico popolato da creature magiche, eroi impavidi e piatti dal sapore… leggendario. Non è un sogno da nerd affamati di avventure, ma pura realtà editoriale: “La Cucina di Shona”, il nuovissimo ricettario ispirato all’universo fantasy della graphic novel Sword and Sorcery – Shona, firmata dal vulcanico Stefano Labbia, è finalmente disponibile in formato cartaceo su Amazon e in tutte le librerie italiane. E fidatevi: è molto più di un semplice libro di cucina.

Se siete tra coloro che adorano perdersi tra le pagine di una graphic novel e, allo stesso tempo, non sanno resistere al fascino di una cucina creativa e immersiva, questo volume è un piccolo scrigno che unisce entrambi i mondi. Ma attenzione: “La Cucina di Shona” non è pensato solo per chi ha il grembiule sempre pronto. È una lettura gustosa anche per chi ama la narrazione fantasy e desidera scoprire nuovi modi per esplorare l’universo narrativo di Shona, la guerriera dalla chioma corvina e dallo spirito indomito.

Dietro a questa chicca si cela un autore dalla doppia anima: Stefano Labbia, già noto per i suoi lavori come sceneggiatore e scrittore, ma anche per il suo passato da chef professionista. Proprio così: penna in una mano, mestolo nell’altra. E questa sua doppia natura esplode tra le pagine del libro, dove ogni ricetta è un viaggio tra i sapori dei Sette Regni, terre immaginarie ma sorprendentemente… saporite.

Il libro, impreziosito dal lavoro grafico e dalla copertina firmata da Simona Lattuga, è un’esperienza sensoriale che va oltre il semplice atto del cucinare. Ogni piatto è un tributo alla lore del mondo di Shona, pensato per evocare momenti, luoghi e personaggi che i lettori più appassionati riconosceranno con un sorriso e, perché no, con un certo languorino. Dai manicaretti ispirati ai banchetti da campo dei cavalieri erranti, alle prelibatezze magiche delle locande di confine, ogni pagina è un invito a impugnare padelle come fossero spade.

C’è qualcosa di profondamente geek in questo approccio alla cucina: la capacità di trasformare ingredienti reali in piatti immaginifici, facendo del pasto un momento narrativo, quasi teatrale. Eppure, “La Cucina di Shona” riesce nel miracolo di non essere mai ridondante o artificiosa: le ricette sono pensate per essere realizzate davvero, senza bisogno di magie o incantesimi, ma con una buona dose di passione nerd.

Con 148 pagine fitte di contenuti, il libro alterna ricette uniche e contenuti extra esclusivi, offrendo ai lettori curiosità e approfondimenti sul personaggio di Shona e sul suo universo narrativo. È un’opera completa, coinvolgente e sorprendentemente accessibile, pensata per intrattenere, ispirare e – naturalmente – far venire l’acquolina in bocca.

Disponibile in lingua italiana in esclusiva su Amazon e ordinabile anche in libreria, “La Cucina di Shona” è un titolo che non può mancare nella collezione di ogni appassionato di fantasy, cucina d’autore e storytelling innovativo. Un volume che rappresenta l’evoluzione del ricettario tradizionale in qualcosa di molto più emozionante, dove ogni piatto racconta una storia e ogni ingrediente sussurra leggende antiche.

E voi, siete pronti a cucinare come veri eroi dei Sette Regni? Correte a scoprire il libro su Amazon, gustatevi questa avventura tra fornelli e incantesimi e fateci sapere quale ricetta vi ha conquistati! Condividete la vostra esperienza culinaria fantasy sui social usando l’hashtag #LaCucinaDiShona e taggate @CorriereNerd: che la battaglia del gusto abbia inizio!
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“2040” di Mauro Acquaroni: un romanzo distopico tra rivoluzione e futuro che parla al presente

Immaginate di viaggiare nel tempo. Non con una macchina, né con strane tecnologie da laboratorio segreto, ma attraverso le pagine di un romanzo. Ora immaginate che questo viaggio vi porti dalla Parigi insanguinata della Rivoluzione Francese fino a un futuro sospeso sull’orlo dell’utopia (o della disfatta), in un 2040 dove il potere ha solo cambiato volto, ma non fame. Questo è “2040” di Mauro Acquaroni, un’opera che mescola storia e distopia con un’abilità rara, e che ogni nerd appassionato di letteratura speculativa dovrebbe leggere almeno una volta nella vita.

Acquaroni, autore e notaio con una vena narrativa che si muove disinvoltamente tra epoche, continua a sorprendere con la sua capacità di fare dialogare il passato con il futuro, ma senza cadere mai nei cliché del genere. In “2040” ci troviamo immersi in una narrazione doppia, che alterna due protagoniste forti, Charlotte Corday e Colette Roux. La prima è il fantasma ribelle della Rivoluzione, la seconda è l’incarnazione di una nuova speranza in un mondo futuribile, non troppo distante dal nostro, ma profondamente diverso. Due donne, due epoche, e un solo nemico: l’oppressione.

La grande forza del romanzo non sta soltanto nella costruzione di un mondo narrativo che si muove agilmente tra cronache ottocentesche e visioni post-utopiche, ma nel modo in cui queste linee temporali si fondono per dare forma a una riflessione potente sul ciclo eterno della storia. Il potere cambia maschera, ma conserva la stessa smania di controllo. E allora, cos’è che ci salva? L’ideale, risponde Acquaroni. Il coraggio, quello che Charlotte incarna con la sua voce tagliente come una lama e quello che Colette tenta di recuperare in un’epoca che ha dimenticato la parola “rivoluzione”.

“2040” non è solo un romanzo distopico, è un manifesto in forma narrativa. È una chiamata alle armi, dolce e feroce al tempo stesso, per tutti quelli che si interrogano sul senso della giustizia, dell’identità e della libertà. Acquaroni scrive con lo sguardo disilluso di chi conosce i meccanismi del potere e l’ingenuità necessaria di chi ancora crede che le parole possano cambiare qualcosa.

La scrittura è densa, colta ma mai pesante. Gli appassionati di letteratura storica troveranno pane per i loro denti nei riferimenti precisi e ben documentati, mentre gli amanti del genere sci-fi distopico si perderanno nelle pieghe di un futuro realistico, lontano da ogni fantasia hollywoodiana e più vicino a un Orwell che ha letto Asimov e Pasolini.

Acquaroni, d’altronde, non è nuovo a queste imprese narrative. Il suo percorso autoriale è ricco di sperimentazioni, dalla boxe raccontata con lirismo in “Come un jab” alle testimonianze storiche reinventate in “Luc” e “Ho visto”. Ma è con “2040” che sembra trovare un punto di fusione tra la sua vena più visionaria e la sua capacità di riflessione sociale e politica. Questo romanzo, pubblicato da Gilgamesh Edizioni, si inserisce perfettamente nel filone delle distopie letterarie italiane che non hanno nulla da invidiare ai grandi nomi internazionali. E no, non è solo una questione di ambientazione, ma di visione.

Per chi ama le storie che scavano dentro, che oscillano tra realtà e immaginazione, tra presente e passato, “2040” è un must. È una di quelle letture che ti lasciano addosso la voglia di saperne di più, che ti fanno venire voglia di rispolverare i tuoi appunti di storia del liceo e, nello stesso tempo, di interrogarti su dove stiamo andando.

In definitiva, Mauro Acquaroni con “2040” ci regala una distopia colta, profonda, vibrante. Un libro che si legge con passione e si chiude con inquietudine. Ma soprattutto, si chiude con domande. Quelle vere. Quelle importanti. Quelle che ogni romanzo distopico degno di questo nome dovrebbe farci. Perché come ci insegnano Charlotte e Colette, la libertà non è mai un regalo: è sempre una conquista. E il futuro, per quanto sembri lontano, comincia sempre adesso.

“I Vagabondi del Mare”: quando il plancton diventa eroe nerd tra scienza, poesia e battaglie ecologiche

Nel vasto universo della pop culture, tra supereroi radioattivi, mostri marini e astronavi intergalattiche, è raro che il vero protagonista di una storia sia… invisibile. Eppure, nell’epoca in cui il climate change minaccia gli equilibri del nostro pianeta e la scienza si fa sempre più storytelling, arriva un libro destinato a fare breccia nel cuore degli eco-nerd, dei naturalisti da divano e di chi, cresciuto a pane e documentari, trova poesia persino in una pozzanghera.

In arrivo il 14 maggio 2025 per Codice Edizioni, “I vagabondi del mare. Le tante vite del plancton, tra bioluminescenza, equilibri ecologici e cambiamento climatico” è il nuovo saggio firmato dalla giornalista ambientale Giorgia Bollati e dalla biologa marina e illustratrice Marta Musso. Un’opera che sembra uscita direttamente da un multiverso in cui la scienza è arte, e l’invisibile ha superpoteri veri.

Il plancton: un protagonista da blockbuster biologico

Altro che creature microscopiche senza volto. Il plancton, in questo libro, è il vero protagonista epico della nostra biosfera: un eroe silenzioso che, come un Jedi nascosto nelle pieghe della Forza, tiene in equilibrio l’intero ecosistema terrestre. Basterebbe sapere che produce gran parte dell’ossigeno che respiriamo per considerarlo una specie di Iron Man degli oceani. Ma c’è di più: il plancton assorbe anidride carbonica, regola le reti trofiche marine, e popola ogni angolo d’acqua, dalle profondità oceaniche alle pozze d’acqua piovana.

In questo viaggio affascinante, Bollati e Musso ci guidano tra meduse eteree, larve di crostacei e creature bioluminescenti che sembrano uscite da Avatar o da una campagna di Dungeons & Dragons ambientata sott’acqua. Ogni pagina è un piccolo salto quantico tra biologia, arte e filosofia, e ci ricorda quanto poco sappiamo — o vogliamo sapere — di ciò che tiene in piedi il nostro mondo.

Una narrazione nerdamente affascinante

La forza de I vagabondi del mare non sta solo nei suoi contenuti scientifici, ma nel modo nerd e sensibile con cui questi vengono narrati. Il tono è poetico, evocativo, quasi cinematografico. Le parole della Bollati, affilate come un codice di programmazione per chi ama la scienza pop, si fondono con le illustrazioni di Musso, che trasformano ogni micro-organismo in un piccolo capolavoro visivo. È il tipo di libro che unisce rigore accademico e sensibilità artistica, come se David Attenborough avesse scritto un manga ambientato negli abissi.

Non a caso, il volume si inserisce nella scia di successi come L’ordine nascosto di Merlin Sheldrake o Metazoa di Peter Godfrey-Smith — opere capaci di conquistare menti curiose, appassionati di ecologia, biologi wannabe e lettori che cercano nei saggi quella scintilla narrativa che spesso manca nei testi scientifici tradizionali.

Tra crisi climatica e consapevolezza ambientale

Ma attenzione: I vagabondi del mare non è solo un’ode alla bellezza nascosta del plancton. È anche — e forse soprattutto — un grido silenzioso sull’orlo del cambiamento climatico. Il libro mette in luce come l’innalzamento delle temperature, l’acidificazione degli oceani e lo sconvolgimento delle correnti stiano alterando profondamente la vita di queste minuscole creature e, di conseguenza, la nostra. È un invito a guardare l’invisibile, a comprendere che ciò che non si vede è spesso ciò che ci tiene in vita. Un vero e proprio monito nerd dal cuore blu.

Chi sono le autrici?

Giorgia Bollati, giornalista ambientale specializzata in economia circolare, biodiversità e rinnovabili, collabora con il Corriere della Sera ed è una voce autorevole nel mondo della divulgazione ecologica. Marta Musso, biologa marina e fondatrice del progetto Possea, ha fatto dell’ocean literacy una missione pop, capace di portare la scienza marina anche tra i banchi di scuola, nei laboratori e negli eventi divulgativi. Insieme, creano un duo potente come Batman e Alfred — ma in chiave ecologista.

Perché non puoi perdertelo?

Se sei il tipo di lettore che ha sognato di esplorare l’universo con Carl Sagan, che si emoziona per le simmetrie dei frattali, o che trova sacro il silenzio di un acquario illuminato di notte, questo libro è per te. I vagabondi del mare è una dichiarazione d’amore nerd alla vita invisibile, un saggio che sfida le leggi della percezione comune e ti trasporta in un mondo tanto reale quanto magico.

Con un formato 14×21 cm, 208 pagine e un prezzo di copertina di 17 euro, questo libro è una vera gemma da collezionare e regalare, da tenere sul comodino accanto a un modellino di Nautilus o a un Funko Pop di Poseidone.

Preparatevi a salpare, perché il mare — anche quello che non si vede — ha ancora mille storie da raccontare. E I vagabondi del mare è la bussola perfetta per iniziare il viaggio.

Divertimento Senza Età – Cosplay e Fiere del Fumetto

Amici nerd e appassionati di cosplay, oggi voglio parlarvi di un libro che merita davvero la vostra attenzione. Si tratta di “Divertimento senza età – Cosplay e fiere del fumetto, un’opera unica nel suo genere scritta da Luigi Falanga, un autore che ha saputo unire passione, competenza e una buona dose di esperienza personale per raccontare il mondo del cosplay in modo coinvolgente e autentico.

Il libro si divide in due parti ben distinte ma ugualmente interessanti. La prima sezione è più tecnica e offre una guida pratica dedicata a chi vuole scoprire o migliorare le proprie abilità nel cosplay. È un’immersione dietro le quinte di questa fantastica arte, con dettagli utili per la realizzazione dei costumi e un’analisi del fenomeno delle fiere del fumetto. La seconda parte, invece, è molto più personale: Luigi ci porta con sé in un viaggio attraverso le sue esperienze in fiera, raccontando aneddoti e incontri che hanno segnato il suo percorso. In questa sezione ci sono anche omaggi dedicati ai cosplayer che lo hanno ispirato, rendendo il racconto ancora più intimo e ricco di emozione.

Un elemento che spicca nel libro è l’attenzione ai valori. Luigi non si limita a descrivere il cosplay, ma riflette anche su temi importanti come il riciclo e il riuso, proponendo un approccio sostenibile a un hobby che spesso richiede tanta creatività anche nel gestire le risorse. Inoltre, affronta un tema caldo nella community: i flame e le polemiche. Con toni equilibrati e saggi, invita i lettori a privilegiare il rispetto e la collaborazione, per costruire una comunità più unita e accogliente.

Tra i momenti più emozionanti del libro ci sono i tributi che Luigi dedica a due figure speciali. Il primo è Alessandro Mazza, che lui definisce “l’amico dei cosplayer”. Alessandro ha avuto un ruolo fondamentale nel far conoscere a Luigi molte persone che hanno influenzato la sua esperienza, tra cui Gaia Giselle, una delle sue fonti di ispirazione. Il secondo tributo è per Giada Robin, un omaggio che mescola passione per il cosplay e amore per la musica, mostrando quanto l’autore sia stato ispirato dal suo percorso dal 2017 in poi.

Ma chi è Luigi Falanga? Nato a Pesaro nel 1984, Luigi ha sempre avuto una grande passione per la lettura e la scrittura, come dimostra una foto della sua infanzia che lo ritrae con un libro in mano. Oltre a essere uno scrittore prolifico, con la sua prima opera pubblicata nel 2010-2011, Luigi ha un background accademico solido, con due lauree in materie giuridiche. È stato anche presidente dell’Associazione Culturale “8Muse”, con cui ha promosso eventi artistici e culturali fino al 2022.

“Divertimento senza età” non è solo un libro sul cosplay, ma un invito a scoprire un mondo fatto di creatività, amicizia e divertimento senza limiti. È una lettura perfetta per chi vuole avvicinarsi a questa realtà o per chi la vive già e vuole riscoprirla attraverso gli occhi di un appassionato. Se cercate un libro che sappia emozionarvi e al tempo stesso farvi riflettere, questo è quello che fa per voi. Non ve ne pentirete!

The Stories They Are a-Changin’: il nuovo saggio nerd che analizza l’evoluzione di Star Trek, Star Wars, Sherlock Holmes e Doctor Who

C’è qualcosa di profondamente affascinante nel modo in cui le storie si trasformano nel tempo. Non solo ci accompagnano nel nostro percorso di crescita, ma crescono con noi, si adattano, cambiano pelle, abbracciano nuove istanze sociali e culturali, e rivelano nuovi strati del loro significato. Ed è proprio questa l’idea al cuore del nuovo volume della collana Resh Visions dal titolo evocativo The Stories They Are a-Changin’, un tributo colto e appassionato al potere evolutivo della narrazione geek.

Dopo l’ottimo esordio con Il Viaggio del Supereroe, che ci aveva condotto tra le pieghe archetipiche dell’eroismo fumettistico, Resh Visions alza ulteriormente l’asticella. Il nuovo libro raccoglie una squadra di autori nerd di razza — Massimiliano Martini, Luigi Siviero, Filippo Rossi, Attilio Palmieri, Daniela Bortolotti, Gianluca Morozzi ed Eugenia Fattori — per analizzare alcune delle saghe più iconiche della cultura pop: Star Trek, Sherlock Holmes, Star Wars e Doctor Who. Ma l’obiettivo non è quello di celebrare un passato cristallizzato: è capire come queste opere siano cambiate, perché siano cambiate e cosa ci dice questa evoluzione sul mondo in cui viviamo oggi.

C’è una prospettiva socioculturale forte dietro questi saggi. Non si parla solo di astronavi, indagini brillanti o viaggi nel tempo, ma di come questi universi narrativi abbiano inglobato – a volte con fatica, altre con coraggio – temi come l’inclusività, la rappresentazione di genere, la diversità, e abbiano finito per ridefinire se stessi nel processo.

Massimiliano Martini ci accompagna in una riflessione intima e appassionata su cosa significhi crescere con Star Trek. Non è solo una serie di fantascienza: è un universo che ha ispirato generazioni, spingendole verso una visione del futuro fatta di cooperazione e tolleranza. Luigi Siviero, con il suo Sherlock Holmes, tra realtà e finzione, indaga la longevità del detective più famoso del mondo e le sue infinite incarnazioni, tra apocrifi, rivisitazioni moderne e reinvenzioni postmoderne. Filippo Rossi ci regala un saggio lucidissimo su Le donne nelle Guerre Stellari, tracciando un arco evolutivo che va dalla Principessa Leia alle nuove eroine del sequel canonico. Infine, il gruppo composto da Palmieri, Bortolotti, Morozzi e Fattori affronta la rigenerazione femminile del Dottore in Doctor Who e la rappresentazione femminile, un’analisi appassionata e politicamente consapevole di una delle serie più longeve della storia televisiva.

L’uscita di The Stories They Are a-Changin’ è prevista per il 18 ottobre e sarà disponibile sia in versione cartacea che digitale sul sito ufficiale reshstories.com, su Amazon e tramite il servizio Kindle Unlimited. La versione cartacea costerà 13 euro, mentre quella digitale 7 euro. Ma se siete impazienti come lo sono io, c’è una chicca in più: dal 28 settembre al 17 ottobre, preordinando la versione fisica dallo store di Resh Stories, si riceve un coupon del 30% da utilizzare per altri volumi del catalogo. Una mossa che profuma di geek marketing fatto con il cuore.

Questo nuovo capitolo di Resh Visions è molto più di un semplice libro. È un progetto editoriale che ha qualcosa da dire, e lo fa con una competenza che non appesantisce mai il lettore. Gli autori sono studiosi, sì, ma anche fan, e questa doppia anima rende i saggi estremamente leggibili e coinvolgenti. Non aspettatevi un trattato accademico inaccessibile: Resh Visions parla la lingua dei nerd, ma lo fa con proprietà e profondità.

Per chi ancora non conoscesse la collana, Resh Visions è la sezione saggistica di Resh Stories, un progetto che si propone di raccontare e analizzare le grandi opere che hanno formato il nostro immaginario geek: dai fumetti alle serie TV, dai film ai videogiochi. L’idea è quella di coniugare rigore e passione, competenza e divulgazione, per rendere accessibili anche i discorsi più complessi su identità, narrativa e cultura pop.

Personalmente, credo che The Stories They Are a-Changin’ sia un titolo perfetto. Non solo cita Dylan (e già qui ci guadagna mille punti carisma), ma coglie in pieno il cuore pulsante di tutto il progetto: le storie cambiano, sì, ma nel cambiamento parlano ancora a noi. E a volte, lo fanno anche meglio.

Se come me siete appassionati delle mille sfumature della cultura nerd e vi piace scoprire cosa si nasconde dietro le quinte dei vostri universi preferiti, allora questo libro fa per voi. Non è solo una lettura, è un viaggio — uno di quelli che ti cambiano, un po’ come le storie di cui parla.

Che ne dite, lo leggerete anche voi? Scrivetelo nei commenti, condividete l’articolo sui vostri social e, come dicono gli amici di Resh: #powertothestories!

Requiem d’acciaio: il ritorno epico del fantasy made in Italy firmato Edoardo Stoppacciaro

Ci sono momenti, nella vita di un lettore nerd, in cui si sente quella scossa. Quella sensazione che qualcosa di importante stia accadendo tra le pagine di un libro. Ecco, quando ho messo le mani su Requiem d’acciaio, secondo capitolo della saga Mondo in Fiamme di Edoardo Stoppacciaro, quella scossa è arrivata forte e chiara. Perché qui non parliamo solo di un fantasy, ma di una vera e propria dichiarazione d’amore al genere, firmata da una delle voci italiane più riconoscibili dell’immaginario nerd degli ultimi vent’anni.

Edoardo Stoppacciaro, classe 1983, non è un nome qualunque per chi bazzica il mondo del doppiaggio, del cinema e della serialità. Attore e doppiatore dalla voce inconfondibile, ha prestato le sue corde vocali a produzioni monumentali come Il Trono di Spade, Lo Hobbit, Star Wars, Pacific Rim, Cattivissimo Me, Ratatouille, Homeland e persino al mondo Lego e Disincanto. Una carriera poliedrica, dove la voce è solo la punta dell’iceberg. Ma Edoardo non si è mai fermato lì. La sua passione per il fantasy, quello con la F maiuscola, lo ha portato anche dietro la penna (anzi, la tastiera), ed è lì che è nato qualcosa di davvero potente.

Il suo esordio letterario è del 2015, sempre con La Corte Editore, con il primo romanzo della trilogia Mondo in Fiamme. Un debutto che ha colpito fin da subito per la qualità della scrittura, la profondità dell’universo narrativo e la maturità di uno stile che non ha nulla da invidiare alle grandi saghe anglosassoni. Quello che Stoppacciaro è riuscito a fare – e che in molti tentano ma in pochi riescono – è creare un mondo coerente, vivo, respirante, con dinamiche politiche, culturali e mitologiche che si intrecciano in un affresco potente e avvolgente.

Con Requiem d’acciaio la posta in gioco si alza vertiginosamente. Il mondo è in fiamme, letteralmente, e il caos è l’unica costante. Il re Qilvere è morto, le uova di drago sono sparse in ogni angolo del mondo conosciuto, e le armate dei Regni degli Uomini si muovono come pedine impazzite su una scacchiera di tradimenti, alleanze instabili e battaglie epiche. Ma non è solo il piano terreno a tremare: anche il Mondo degli Spiriti è in subbuglio, e i confini tra la vita e la morte iniziano a sfumare in modo inquietante.

I personaggi che abbiamo conosciuto – e amato o temuto – nel primo capitolo tornano, più sfaccettati e tormentati che mai. Daryn, consumato dalla follia. Flavia, leader delle Zanne del Cinghiale, si prepara all’imminente oscurità. Arlan Rheanny ha un solo obiettivo: trovare e uccidere Flavia. Kalysta, spinta dalla disperazione e da un destino oscuro, intraprende un viaggio terrificante per salvare i bambini rapiti dagli Spiriti. E poi c’è Hector Mulceon, braccato dalle Guardie d’Argento che vogliono l’uovo di drago rubato e la sua testa. Il mosaico si arricchisce, e ogni tessera ha un peso emotivo e narrativo preciso. Non c’è nulla di buttato lì per caso.

Stoppacciaro riesce a calibrare tutto con una maestria sorprendente. Le descrizioni sono dense ma mai pesanti, il ritmo è serrato quando serve e più meditativo nei momenti giusti. La sua prosa sa essere epica senza mai diventare tronfia, ed è proprio in questo equilibrio che si avverte la mano di chi ha vissuto a stretto contatto con le grandi narrazioni fantasy e ne ha assorbito la linfa vitale. Non è un caso che questo romanzo, come tutta la saga, riesca a parlare a sensibilità molto diverse: appassionati di fantasy puro, lettori esigenti, amanti della mitologia, e persino chi si avvicina per la prima volta al genere.

Una menzione a parte va fatta per il titolo stesso: Requiem d’acciaio. Non è solo suggestivo, è perfettamente coerente con ciò che accade tra le pagine. C’è un senso di fine imminente, di canto funebre per un mondo che sta implodendo sotto il peso della propria ambizione e follia. E come ogni buon requiem, anche questo ha una sua terribile bellezza.

A rendere tutto ancora più intrigante c’è la personalità poliedrica di Stoppacciaro. Non solo doppiatore e scrittore, ma anche regista: sta lavorando infatti a REAL! A Ghostbusters Tale, un progetto ambientato nell’universo degli Acchiappafantasmi che promette di essere una vera chicca per tutti i fan degli zaini protonici e delle trappole per ectoplasmi. Insomma, siamo davanti a una mente nerd a tutto tondo, capace di attraversare i media mantenendo sempre intatta la sua passione per lo storytelling.

In un panorama editoriale italiano che spesso fatica a valorizzare il fantasy nostrano, Requiem d’acciaio è una vera boccata d’aria fresca (o meglio: di fuoco e acciaio). Un romanzo maturo, coinvolgente, costruito con cura maniacale e animato da una passione autentica per il genere. Se amate Tolkien, Martin, Sanderson e compagnia, ma volete finalmente leggere una saga italiana capace di competere con i grandi, questa è la vostra occasione.

E ora tocca a voi. Avete già letto Mondo in Fiamme? Che ne pensate dell’universo creato da Stoppacciaro? Parliamone nei commenti o, ancora meglio, condividete l’articolo sui vostri social per far scoprire a più persone possibile questo gioiello fantasy made in Italy. Perché, diciamocelo, il fantasy italiano merita di essere letto, celebrato e vissuto. E Requiem d’acciaio è il punto perfetto da cui cominciare.

“Il Sognatore di Specchi”: il nuovo viaggio introspettivo e onirico di Antonio Masseroni tra realtà alternative e coscienze frammentate

Chiunque ami immergersi in universi paralleli, tra sogni lucidi, viaggi nella coscienza e riflessioni sul significato dell’identità, non potrà restare indifferente di fronte a Il Sognatore di Specchi, il quarto romanzo firmato da Antonio Masseroni. Un autore che già abbiamo avuto modo di apprezzare per l’eleganza della sua scrittura e la profondità delle sue visioni in titoli come La nostalgia dell’acqua, Riverberi d’ombra (premiato con il Pegasus Literary Award) e Le lune di Avel. Con quest’ultima opera, Masseroni alza ulteriormente l’asticella, offrendoci un’esperienza letteraria che sfuma i contorni tra sogno e realtà, come un episodio particolarmente riuscito di Black Mirror diretto però da Michel Gondry.

La storia prende il via con un risveglio inquieto, nel cuore della notte, dove il protagonista – un uomo apparentemente come tanti – è tormentato da un sogno che sembra più vero della vita stessa. Un volto, un nome, un amore che pare essere stato reale, eppure si dissolve come nebbia al sole. Quel momento segna l’inizio di una spirale di domande senza risposte, un’esplorazione nel profondo dell’Io dove ogni certezza vacilla. Chi siamo veramente quando i nostri ricordi cominciano a svanire? E se il nostro passato non fosse altro che una narrazione che ci siamo raccontati per dare un senso al caos?

Leggendo Il Sognatore di Specchi, si ha la sensazione di entrare in un labirinto narrativo che ricorda i racconti più visionari di Philip K. Dick, con echi di Inception e delle atmosfere sospese di Twin Peaks. Masseroni ci accompagna lungo un viaggio intimo e struggente, in cui la realtà si frantuma e si ricompone tra sogni lucidi, memorie distorte, e verità sussurrate da una voce interiore che spesso ignoriamo. Non aspettatevi una classica narrazione lineare: qui ci troviamo davanti a un romanzo che sfida le convenzioni, dove il protagonista è costretto a confrontarsi con le proprie paure, i desideri sopiti e quella domanda fatale che almeno una volta nella vita ci siamo posti: e se fossi davvero io il mio peggior nemico… o il mio unico salvatore?

Ma Il Sognatore di Specchi non è solo una riflessione sull’identità. È anche un inno malinconico all’infanzia, a quella fase della vita in cui ogni cosa è ancora possibile, in cui il futuro è un territorio libero da vincoli, dove le regole non sono ancora state scritte. C’è un pianoforte stonato che accompagna la narrazione come colonna sonora emotiva, e c’è un dramma infantile che si cela tra le righe, a volte così bene da confondersi con l’immaginazione stessa. È un libro che pulsa di emozioni e di poesia, che ti prende per mano e ti trascina in un viaggio al confine tra il fantastico e il quotidiano, tra il tangibile e l’impossibile.

Masseroni stesso, parlando della genesi del romanzo, ha dichiarato di aver voluto raccontare la storia di un sognatore, di uno come noi, che per una volta si trova davanti alla possibilità di scegliere la propria strada senza condizionamenti esterni. Una riflessione toccante sul libero arbitrio, sul concetto di destino e sulle infinite diramazioni che ogni singola scelta può generare. Una lettura che stimola, emoziona e invita alla contemplazione, ma che non manca di momenti di pura avventura dell’anima.

Dal punto di vista editoriale, Il Sognatore di Specchi si inserisce in un contesto sempre più dinamico e indipendente, facendo leva su strumenti moderni come il crowdfunding per finanziare e promuovere l’opera. Un approccio innovativo che permette di sostenere concretamente il lavoro dell’autore e dell’editore, offrendo ai lettori non solo la possibilità di prenotare il libro in anteprima, ma anche di accedere a pacchetti ricompensa esclusivi, pieni di sorprese e chicche per veri collezionisti. Una scelta coraggiosa e intelligente che mira a dare respiro alla media editoria italiana, spesso soffocata dalla logica dei grandi numeri e delle distribuzioni massificate.

Se siete tra coloro che credono che la letteratura possa ancora offrire esperienze profonde, autentiche, capaci di scuotere e far riflettere, allora non potete perdervi questo progetto. Il Sognatore di Specchi è molto più di un romanzo: è un viaggio interiore, un piccolo universo speculare dove ciascuno di noi può ritrovarsi… o perdersi, per poi riscoprirsi più vero che mai.

Per maggiori informazioni e per sostenere il progetto, potete visitare il sito ufficiale  antoniomasseroni.com oppure seguirlo sui social: Facebook e Instagram (@antmasseroni). E se vi sentite sognatori anche voi, non esitate a condividere questa avventura con i vostri amici nerd: chissà, forse proprio tra le pagine di questo libro vi aspetta la risposta a una domanda che non avete mai osato fare.

Vi ha colpito il concept de Il Sognatore di Specchi? Avete mai vissuto un sogno talmente vivido da mettervi in dubbio la realtà? Parliamone nei commenti e, se vi va, condividete l’articolo sui vostri social! I sogni, dopotutto, vanno condivisi.