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Colpo Grosso (1960): il primo Ocean’s Eleven e la nascita del mito dei ladri gentiluomini

Ben prima che Brad Pitt e George Clooney portassero su schermo l’eleganza dei colpi impossibili, prima ancora che Steven Soderbergh reinventasse il concetto di “heist movie” con stile e ironia, c’era “Colpo grosso” (Ocean’s 11). Correva l’anno 1960, e il regista Lewis Milestone riuniva in un’unica pellicola un cast che da solo bastava a riempire i casinò di Las Vegas: Frank Sinatra, Dean Martin, Sammy Davis Jr., Peter Lawford, Joey Bishop e il resto della leggendaria banda del Rat Pack. “Colpo grosso” non era solo un film, ma un manifesto di un’epoca. Quella scintillante, musicale e leggermente dissoluta dell’America postbellica, in cui Las Vegas era il simbolo della modernità e della tentazione. Al centro della storia, Danny Ocean, carismatico ex paracadutista della 82ª divisione aviotrasportata, decide di riunire undici compagni d’armi per mettere a segno il colpo del secolo: svaligiare contemporaneamente cinque casinò di Las Vegas la notte di Capodanno. Una sfida tanto folle da risultare irresistibile.

L’arte della truffa secondo il Rat Pack

Il film di Milestone è una macchina del tempo che ci catapulta nel cuore pulsante di un’America in pieno boom economico, dove il glamour e il rischio convivono nello stesso bicchiere di bourbon. Sinatra incarna la spavalderia di un leader naturale, mentre Dean Martin regala momenti di puro charme, alternando battute sagaci e il celebre numero musicale “Ain’t That a Kick in the Head?”, che diventerà uno dei simboli del film.

Ma “Colpo grosso” è molto più di un semplice film di rapina. È un ritratto di amicizia, cameratismo e ironia maschile, in un’epoca in cui i protagonisti del grande schermo erano uomini che ridevano davanti al pericolo e fumavano con lo sguardo di chi non aveva niente da perdere. Ogni scena respira il clima rilassato e complice del Rat Pack, quella fratellanza artistica che mescolava musica, cinema e vita notturna in un’unica, leggendaria avventura.

L’eleganza prima dell’azione

A differenza dei frenetici colpi moderni alla “Ocean’s Eleven” del 2001, qui il ritmo è jazz: rilassato, seducente, scandito da dialoghi frizzanti e da una regia che preferisce l’ironia alla tensione. Milestone non punta sulla suspense, ma sull’atmosfera. L’idea di vedere undici veterani della Seconda guerra mondiale – uomini che hanno conosciuto la disciplina, la paura e la solidarietà – trasformarsi in ladri gentiluomini, è il cuore morale e ironico del racconto.

Ogni membro della banda ha il suo ruolo, ma ciò che conta davvero non è il bottino, bensì il gesto. Il colpo perfetto, la sfida al destino, la dimostrazione che anche in un mondo dominato dal caso e dalla fortuna (come quello del gioco d’azzardo) c’è spazio per l’intelligenza e la precisione. È un film in cui la truffa diventa spettacolo, e il crimine si trasforma in una coreografia di sguardi, sorrisi e smoking impeccabili.

Il fascino immortale di Las Vegas

Girato in gran parte tra i veri casinò della Strip – Sands, Desert Inn, Riviera, Sahara e Flamingo – il film cattura la Las Vegas pre-moderna, quella delle insegne al neon e dei tavoli verdi fumosi, quando la città era ancora un luogo sospeso tra sogno e peccato.
Milestone e la sua troupe ci regalano un documento visivo straordinario, dove la fotografia scintillante e i costumi eleganti diventano un tributo al mito americano del rischio e del divertimento.

Il finale, amaramente ironico, è la perfetta chiusura di questa ballata sul destino: il bottino dei protagonisti, frutto di un piano perfettamente orchestrato, viene letteralmente bruciato in una scena che è diventata leggenda del cinema.

Il lascito: dal mito di Sinatra alla rinascita di Soderbergh

Più di quarant’anni dopo, Steven Soderbergh raccoglierà quella stessa eredità e la trasformerà in un nuovo linguaggio cinematografico, con Ocean’s Eleven – Fate il vostro gioco (2001). Anche in questo caso il cuore non è il denaro, ma la squadra, il ritmo, lo stile. Clooney e Pitt aggiornano il mito del Rat Pack per una nuova generazione, ma il debito con Sinatra e compagni è evidente in ogni battuta, in ogni sorriso.Il remake omaggia apertamente il classico del 1960, tanto da includere camei di Angie Dickinson e Henry Silva, due volti originali del film di Milestone. È un passaggio di testimone ideale tra due epoche: l’una fatta di sigarette, tuxedo e swing, l’altra di tecnologia, ironia e colpi sincronizzati al millisecondo.

Perché (ri)vedere “Colpo grosso” oggi

Riscoprire “Colpo grosso” significa tornare a un cinema in cui il carisma contava più degli effetti speciali, e in cui il ritmo narrativo era una questione di presenza scenica, di sguardi e battute. È un film che racconta un sogno americano più elegante e malinconico, dove la ribellione passa attraverso il fascino e la lealtà tra amici.

“Colpo grosso” è una capsula di tempo in cui la truffa diventa un atto di stile e Las Vegas è il palcoscenico di un’America che non esiste più, ma che continua a vivere nella nostra immaginazione — tra un bicchiere di bourbon e una canzone di Dean Martin.

Il fascino dei sogni e delle illusioni: On Swift Horses di Daniel Minahan

Con On Swift Horses, il regista Daniel Minahan porta sul grande schermo l’intensa storia di passioni, desideri inespressi e segreti inconfessabili tratta dal romanzo Cavalli elettrici di Shannon Pufahl. Presentato in anteprima al Toronto International Film Festival del 2024 e in uscita nelle sale statunitensi il 25 aprile 2025, il film si propone come un dramma raffinato e suggestivo, capace di esplorare le fragili dinamiche dei rapporti umani e la ricerca dell’identità in un’America in bilico tra la promessa di un futuro migliore e il peso del passato.

Una trama di desideri repressi e passioni travolgenti

La storia segue Muriel (Daisy Edgar-Jones) e Lee (Will Poulter), una giovane coppia che cerca di ricostruirsi una vita in California dopo il ritorno di lui dalla guerra di Corea. Tuttavia, l’arrivo del carismatico e inquieto Julius (Jacob Elordi), fratello minore di Lee, scuote profondamente le loro esistenze. Ribelle e appassionato giocatore d’azzardo, Julius decide di partire per Las Vegas, dove trova lavoro in un casinò e si innamora di un collega, Henry. La loro relazione si sviluppa tra segreti e attimi rubati, in un motel anonimo che diventa rifugio e prigione al tempo stesso.

Parallelamente, anche Muriel intraprende un percorso di scoperta personale. Rimasta a San Diego, inizia a frequentare le corse dei cavalli e a giocare d’azzardo, trovando nella vicina Sandra una compagna che risveglia in lei sentimenti nuovi e inesplorati. La frase “È proprio vero quello che dicono della California, che tutte le possibilità sono a portata di mano” pronunciata da Muriel nel trailer riflette perfettamente il senso di illusione e libertà che pervade il film.

Un cast di talento e una regia evocativa

La forza del film risiede nella profondità delle interpretazioni del suo cast. Daisy Edgar-Jones, già nota per il suo ruolo in Normal People, offre una performance delicata e intensa, mentre Jacob Elordi, dopo il successo in Saltburn e Priscilla, conferma il suo talento interpretando Julius con una complessità magnetica. Will Poulter, conosciuto per il ruolo di Adam Warlock in Guardians of the Galaxy Vol. 3, aggiunge spessore emotivo a Lee, un uomo tormentato dall’incapacità di comprendere fino in fondo se stesso e chi lo circonda.

Daniel Minahan, con un’esperienza maturata in serie di grande impatto come American Crime Story e Homeland, dirige il film con uno stile raffinato e contemplativo, catturando con sensibilità le tensioni latenti tra i personaggi. La sceneggiatura, firmata da Bryce Kass, cerca di restituire la complessità emotiva del romanzo di Pufahl, immergendo lo spettatore in un’atmosfera sospesa tra il sogno e la disillusione.

Accoglienza e aspettative

Il debutto al Toronto Film Festival ha suscitato reazioni contrastanti. IndieWire ha elogiato il film definendolo “uno straordinario quadro, che intreccia momenti effimeri di magia con il dolore che inevitabilmente segue quando l’universo li porta via”, mentre ScreenRant ha evidenziato alcune debolezze della sceneggiatura, sottolineando tuttavia la straordinaria intensità delle interpretazioni. Collider, pur lodando la bellezza visiva del film, ha criticato la mancanza di un ritmo coerente e di un obiettivo chiaro.

Nonostante qualche riserva critica, On Swift Horses promette di essere un’opera affascinante e struggente, capace di conquistare il pubblico con la sua narrazione sensuale e malinconica. Un viaggio nelle profondità del desiderio e dell’identità, dove il confine tra la libertà e l’illusione si fa sempre più labile.

“The Last Showgirl”: Pamela Anderson Brilla in un Dramma Intenso sullo Show Business

L’attesa per “The Last Showgirl” si prolunga ancora un po’, ma i fan del cinema possono finalmente segnare la data: il film diretto da Gia Coppola arriverà nelle sale italiane il 3 aprile 2025. Un’opera che promette di mostrare il lato più drammatico e intenso di Pamela Anderson, regalandole il ruolo della carriera in una narrazione cruda e realistica sulle difficoltà del mondo dello spettacolo a Las Vegas. Con un cast stellare che include Jamie Lee Curtis, Dave Bautista, Brenda Song, Kiernan Shipka e Billie Lourd, il film si preannuncia come uno dei titoli più attesi dell’anno.

 

Pamela Anderson veste i panni di Shelly Gardner, una showgirl di mezza età che ha dedicato trent’anni della sua vita al prestigioso spettacolo di cabaret in cui si esibisce. Quando lo show viene improvvisamente cancellato, Shelly si ritrova costretta a fare i conti con un futuro incerto, un mondo che la considera ormai superata e una figlia, Hannah, con cui ha sempre avuto un rapporto conflittuale.

Shelly ha sempre anteposto la carriera alla famiglia, convinta che bellezza e giovinezza fossero eterne. Ma mentre le sue giovani colleghe cercano nuove opportunità, lei si aggrappa disperatamente al passato, terrorizzata dall’idea di invecchiare e di non avere più un posto nel mondo dello spettacolo.

Jamie Lee Curtis interpreta Annette, ex showgirl e migliore amica di Shelly, che ha vissuto sulla propria pelle il dramma dell’esclusione dal mondo del lavoro. Annette ha perso non solo la carriera artistica, ma anche un impiego da cameriera, sostituita da personale più giovane, e ora sopravvive ai margini della società. Il suo destino rappresenta un cupo monito per Shelly, che si trova di fronte a una delle prove più dure della sua vita.

Dopo un’umiliazione devastante durante un’audizione, in cui viene brutalmente ridotta a una semplice figura decorativa del passato, Shelly sprofonda in una profonda crisi esistenziale. Ma proprio alla vigilia della sua ultima esibizione, trova il coraggio di tendere la mano alla figlia Hannah e alle sue colleghe, accettando finalmente di voltare pagina e affrontare il futuro con una nuova consapevolezza.

Un Cast Stellare per un Film di Grande Impatto

Pamela Anderson (Shelly Gardner): nota per il suo ruolo iconico in Baywatch, Anderson regala qui un’interpretazione sorprendentemente intensa e drammatica, molto lontana dai personaggi che l’hanno resa famosa. Jamie Lee Curtis (Annette): Premio Oscar nel 2023 per Everything Everywhere All At Once, l’attrice porta sullo schermo un ritratto toccante e realistico di una donna dimenticata dalla società.Dave Bautista (Eddie): L’ex campione di wrestling e star del cinema d’azione interpreta il produttore dello spettacolo, un uomo pragmatico che incarna il lato più spietato dello show business.Brenda Song, Kiernan Shipka e Billie Lourd: Completano il cast interpretando rispettivamente alcune delle giovani ballerine dello spettacolo e Hannah, la figlia di Shelly.

Colonna Sonora e Riconoscimenti

Uno degli elementi più attesi del film è la colonna sonora, che include il brano originale Beautiful That Way, interpretato dalla popstar Miley Cyrus. La canzone, prodotta dal candidato all’Oscar Andrew Wyatt e scritta da Wyatt, Cyrus e Lykke Li, ha già ottenuto una nomination ai Golden Globe 2025 per la Migliore Canzone Originale.

Il film ha debuttato in anteprima al Toronto International Film Festival, ricevendo recensioni entusiaste dalla critica. Pamela Anderson è stata particolarmente elogiata per la sua performance, con alcuni critici che l’hanno paragonata alle grandi attrici classiche di Hollywood. La sua interpretazione ha ottenuto una nomination ai Golden Globe 2025 come Migliore Attrice in un Film Drammatico, mentre Jamie Lee Curtis ha ricevuto una nomination ai BAFTA come Migliore Attrice Non Protagonista.

Un Film da Non Perdere

“The Last Showgirl” non è solo una storia di luci, piume e strass, ma una riflessione potente sul tempo che passa, sulla lotta per restare a galla in un’industria spietata e sulla capacità di reinventarsi. Con un’interpretazione sorprendente di Pamela Anderson, una regia raffinata di Gia Coppola e una colonna sonora memorabile, il film si candida a essere uno dei titoli più emozionanti e significativi del 2025.

L’appuntamento con The Last Showgirl è fissato per il 3 aprile 2025. Non resta che prepararsi a un viaggio emozionante dietro le quinte del mondo delle showgirl, dove lo sfarzo lascia spazio alla realtà più cruda e toccante.

iicon 2026: Il Futuro del Gaming si Decide a Las Vegas

L’industria videoludica si prepara a un nuovo capitolo rivoluzionario con l’arrivo di iicon, l’evento che promette di raccogliere l’eredità dell’E3 e ridefinire il futuro del settore. Dal 27 al 30 aprile 2026, il lussuoso Fontainebleau Resort di Las Vegas ospiterà la prima edizione di questa conferenza esclusiva su invito, ideata dall’Entertainment Software Association (ESA). Non si tratterà di una semplice fiera, ma di un vero e proprio think tank dell’industria, in cui i più grandi nomi del gaming e della tecnologia si riuniranno per discutere il futuro dei videogiochi e il loro impatto sulla cultura e il business globale.

Fin dal suo annuncio, iicon ha catturato l’attenzione di appassionati e addetti ai lavori. Secondo Stanley Pierre-Louis, Presidente e CEO dell’ESA, il gaming ha sempre avuto un ruolo centrale nell’innovazione tecnologica e culturale, e iicon vuole diventare il punto d’incontro privilegiato per chi guida questa rivoluzione. I numeri parlano chiaro: secondo le stime di Newzoo, entro il 2026 il mercato globale dei videogiochi supererà i 300 miliardi di dollari. Mai come ora, dunque, c’è bisogno di un evento capace di unire le menti più brillanti dell’industria per tracciare la strada del futuro.

Ma cosa rende iicon così speciale? A differenza delle classiche fiere del settore, questa conferenza offrirà un’esperienza immersiva e interattiva, pensata per favorire il confronto tra i protagonisti dell’industria. I partecipanti avranno accesso a keynote tenuti da personalità di spicco, panel di approfondimento sulle nuove frontiere del gaming e workshop esclusivi. Inoltre, iicon sarà un’occasione unica per il networking, con dirigenti e innovatori pronti a stringere collaborazioni che potrebbero cambiare il volto del settore.

L’evento non si limiterà al mondo dei videogiochi, ma esplorerà le connessioni con altri settori come cinema, musica, sport, sanità, educazione e finanza. L’obiettivo è dimostrare come la tecnologia videoludica possa rivoluzionare anche questi ambiti, aprendo nuove opportunità per il futuro.

Il cast di aziende coinvolte in iicon è semplicemente stellare. Sony, Microsoft e Nintendo saranno in prima linea, affiancati da giganti come Amazon Games, Disney, Electronic Arts, Epic Games, Square Enix, Take-Two, Ubisoft e Warner Bros. Games. Secondo Doug Bowser, Presidente del consiglio di amministrazione dell’ESA, iicon nasce con l’intento di stimolare il dialogo tra i leader del settore per esplorare nuove idee e collaborazioni.

Le dichiarazioni dei protagonisti non fanno che confermare l’importanza di questo evento. Christoph Hartmann, vicepresidente di Amazon Games, ha sottolineato come iicon sarà una piattaforma unica per affrontare le sfide future del settore, mentre John Heinecke di Square Enix ha evidenziato il ruolo sempre più centrale dei videogiochi nella cultura globale. Strauss Zelnick, CEO di Take-Two Interactive, ha definito iicon un passo fondamentale per consolidare i videogiochi come la forma d’arte e intrattenimento più influente del nostro tempo. Laurent Detoc di Ubisoft ha posto l’accento sulla capacità del gaming di superare i confini dell’intrattenimento, mentre Sarah Bond, Presidente di Xbox, ha sottolineato l’importanza della collaborazione tra aziende per costruire il futuro dell’industria.

Con un parterre di ospiti e aziende di questo calibro, iicon si preannuncia come l’evento da non perdere per chiunque voglia essere parte attiva del futuro del gaming. L’appuntamento è fissato per aprile 2026 a Las Vegas: il mondo dei videogiochi è pronto a cambiare per sempre.

CES 2025: L’Alba di un Futuro Connesso e Sostenibile

Dal 7 al 10 gennaio 2025, Las Vegas si trasformerà nuovamente nel cuore pulsante dell’innovazione globale con il CES 2025, la più prestigiosa fiera tecnologica al mondo. Questo evento non è solo una semplice vetrina di gadget elettronici, ma un’autentica anteprima del futuro. Qui, tecnologie rivoluzionarie come l’intelligenza artificiale, la sostenibilità e le esperienze immersive si incontrano per ridefinire il nostro rapporto con il progresso. Con un programma ricco di esposizioni e annunci, il CES promette di offrire soluzioni destinate a migliorare ogni aspetto della nostra vita quotidiana, dalla mobilità alla salute, dall’intrattenimento alla connettività.

La presenza italiana al CES 2025

Tra i protagonisti dell’evento, spicca la partecipazione di 46 startup italiane, selezionate grazie a un’iniziativa promossa dall’ICE, l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane. Queste giovani realtà rappresentano l’eccellenza del Made in Italy in settori che spaziano dall’intelligenza artificiale alla sostenibilità ambientale. Tra le innovazioni più interessanti troviamo AI4IV, che sviluppa soluzioni avanzate per la visione artificiale, e Certy, un assistente virtuale progettato per la cybersecurity. Altre startup italiane di rilievo includono Enphos, impegnata nella produzione di idrogeno verde, e Levante, che realizza pannelli solari in fibra di carbonio riciclata.

Nel settore sanitario, brillano realtà come Icarus, che utilizza l’intelligenza artificiale per supportare i percorsi di riabilitazione medica, e MIA, un sistema interattivo pensato per il monitoraggio dei parametri vitali. Non mancano soluzioni creative e innovative come il cestino intelligente di Ganiga, in grado di differenziare automaticamente i rifiuti, e Lieu.city, una piattaforma che apre le porte a spazi espositivi in realtà virtuale. Questa presenza italiana al CES sottolinea come il Paese sia sempre più al centro del panorama tecnologico internazionale.

Tendenze tecnologiche del CES 2025

Tra le principali tendenze che domineranno l’edizione 2025 del CES, l’intelligenza artificiale si conferma il vero filo conduttore. Dopo il successo di sistemi come ChatGPT, l’IA generativa continua a espandersi, trovando applicazioni in settori che spaziano dal design automatizzato alla sanita. Gli assistenti virtuali, sempre più sofisticati, offriranno soluzioni personalizzate in grado di potenziare la produttività in ogni ambito.

Il metaverso e le tecnologie immersive saranno un altro punto focale. Nuovi visori per la realtà aumentata e virtuale promettono esperienze più leggere, performanti e accessibili. Questi strumenti non si limiteranno all’intrattenimento, ma troveranno applicazione in ambiti professionali, educativi e persino architettonici. Tra le innovazioni di rilievo, l’italiana Codeblock presenterà esperienze virtuali che combinano dinamiche di gioco di ruolo con strategie di marketing e lead generation.

Grandi annunci nel settore hardware

Il CES 2025 sarà anche il palcoscenico per importanti novità nel settore hardware. NVIDIA è attesa con la presentazione delle sue nuove schede grafiche RTX Serie 50, a partire dalla RTX 5080 e RTX 5090, progettate per ridefinire gli standard di potenza e prestazioni. Allo stesso modo, AMD svelerà le sue Radeon RX 9000, pensate per competere direttamente con le GPU di NVIDIA, e le Radeon RX 8000 destinate ai laptop. Anche Intel potrebbe annunciare nuovi sviluppi per le sue schede grafiche Arc Battlemage e processori Arrow Lake-S.

Il settore dei dispositivi portatili, dagli handheld gaming ai laptop, sarà particolarmente vivace. Dopo il successo di dispositivi come Steam Deck e ROG Ally, il 2025 potrebbe segnare una vera e propria rivoluzione in questo segmento di mercato. Parallelamente, il mondo dei monitor e delle TV vedrà l’introduzione di nuove tecnologie, tra cui schermi OLED pieghevoli di LG e monitor QD-OLED di Samsung, mentre Sony potrebbe sorprendere con annunci legati a nuovi videogiochi o prodotti di intrattenimento.

Nuovi standard per il futuro

Tra le novità più attese, spicca l’introduzione dello standard HDMI 2.2, che supporterà risoluzioni fino a 10K a 120 Hz, segnando un importante passo avanti nella connettività audiovisiva. Anche il Wi-Fi 7, già mostrato al CES 2024, continuerà a diffondersi, promettendo connessioni più veloci e stabili.

In conclusione, il CES 2025 si preannuncia come un evento imperdibile, capace di offrire uno sguardo privilegiato sulle tecnologie che plasmeranno il nostro futuro. Con una partecipazione italiana sempre più incisiva e annunci di peso da parte dei big del settore, questa edizione del Consumer Electronics Show promette di essere una delle più entusiasmanti di sempre.

Ai Metaverse: Il progetto di Coderblock per il CES 2024

Coderblock, l’azienda italiana che si è affermata nell’innovazione tecnologica, sarà tra le protagoniste del Consumer Technology Association 2024, l’importante evento che si tiene a Las Vegas dal 9 al 12 gennaio 2024 e che riunisce i principali attori del settore tecnologico internazionale. Durante questa edizione del Ces, Coderblock avrà l’opportunità di presentare ai professionisti del settore il suo Ai Metaverse, una nuova logica di guadagno nel settore immobiliare virtuale. L’azienda è riuscita a trasformare il mondo virtuale in un asset immobiliare tangibile, aprendo così nuove prospettive nel settore del business. Inoltre, sarà presentato anche un nuovo videogioco in fase di sviluppo, che si preannuncia come un modello di impatto diretto per l’intero settore.

La presenza di Coderblock al CES 2024 sarà fondamentale per ridefinire l’intera industria IT globale. L‘azienda potrà mostrare al mondo intero le infinite possibilità del suo universo immersivo e consolidare la sua posizione come portavoce dell’innovazione Made in Italy.

Inoltre, Coderblock ha creato uno spazio virtuale all’interno del suo metaverso, che permetterà alle startup italiane presenti al CES di mostrare i propri prodotti e servizi. Questo darà loro l’opportunità di mettere in luce le competenze tecnologiche italiane sul mercato americano. Il fondatore e CEO di Coderblock, Danilo Costa, ha sottolineato l’obiettivo di questa iniziativa: massimizzare la visibilità delle startup italiane, valorizzare la comunità italiana e dimostrare le potenzialità del metaverso come strumento per creare nuove opportunità di business. La presenza di Coderblock al CES 2024 è quindi un passo fondamentale per far emergere l’Italia come protagonista dell’evento di Las Vegas e per esplorare nuove frontiere nell’esperienza del cliente, nella fidelizzazione e negli investimenti nel mondo virtuale.

Grazie al suo Ai Metaverse, Coderblock sarà il palcoscenico digitale per i principali attori del settore tecnologico italiano, scelti dall’Italian Trade Agency. Aziende come BES TESTTM, Ganiga, Coverride, ArtCentrica, Alert-Genius, Kintana, Sport Business Lab Consultancy, TokNox, INNOVA, Alert Genius e M2TEST Srl presenteranno le loro innovazioni sia nella realtà fisica che nel metaverso italiano. Questa sarà un’occasione unica per queste aziende per farsi notare e attirare nuovi investimenti nel mondo virtuale.

Sfera di Las Vegas: l’arena sferica più grande al mondo

La Sfera di Las Vegas è un’arena sferica situata a Las Vegas, in Nevada. È la costruzione sferica più grande al mondo, con una superficie di 81.300 metri quadrati e un’altezza di 112 metri. Può ospitare fino a 18.600 persone.

L’arena è stata costruita in quattro anni e ha richiesto un investimento di 2,3 miliardi di dollari. Il tetto è ricoperto da 54.000 metri quadrati di LED colorati, che la rendono visibile da lontano.

L’interno dell’arena è caratterizzato da un enorme schermo LED di 15.000 metri quadrati, che avvolge completamente la struttura. Le immagini e la musica vengono trasmesse su questo schermo, creando un’esperienza immersiva per il pubblico.

La tecnologia aptica integrata nelle poltroncine, i profumi e le diverse temperature contribuiscono a rendere l’esperienza ancora più coinvolgente.

La Sfera di Las Vegas è stata inaugurata il 29 settembre 2023 con un concerto degli U2. L’arena ospiterà una varietà di eventi, tra cui concerti, spettacoli teatrali, eventi sportivi e conferenze.

Caratteristiche della Sfera di Las Vegas

La Sfera di Las Vegas è un’arena innovativa che sta rivoluzionando il modo in cui si vivono gli spettacoli e i concerti. Le sue caratteristiche principali includono:

  • Dimensioni imponenti: la Sfera è la costruzione sferica più grande al mondo, con una superficie di 81.300 metri quadrati e un’altezza di 112 metri.
  • Schermo LED immersivo: l’interno dell’arena è caratterizzato da un enorme schermo LED di 15.000 metri quadrati, che avvolge completamente la struttura. Le immagini e la musica vengono trasmesse su questo schermo, creando un’esperienza immersiva per il pubblico.
  • Tecnologia aptica: le poltroncine dell’arena sono dotate di tecnologia aptica, che consente di trasmettere vibrazioni e sensazioni al pubblico.
  • Profumo e temperatura: l’arena è dotata di un sistema di diffusione di profumi e di controllo della temperatura, che contribuiscono a creare un’atmosfera coinvolgente.

La Sfera di Las Vegas e il futuro degli spettacoli

La Sfera di Las Vegas è un’arena innovativa che sta rivoluzionando il modo in cui si vivono gli spettacoli e i concerti. La sua tecnologia immersiva offre un’esperienza completamente nuova per il pubblico, che può sentirsi parte dello spettacolo come mai prima d’ora.

La Sfera di Las Vegas è solo un esempio di come la tecnologia sta cambiando il mondo dello spettacolo. In futuro, è probabile che vedremo sempre più eventi che utilizzano tecnologie immersive per creare esperienze più coinvolgenti per il pubblico.

L’ascesa di Johnny Depp: dai piccoli ruoli alla fama di Hollywood

Johnny Depp è uno di quegli attori che sembra essere sempre stato sulla cresta dell’onda. Ma la verità è che la sua ascesa al successo non è stata facile. Depp ha dovuto lottare per farsi strada nel mondo del cinema, partendo da piccoli ruoli e lavorando sodo per arrivare dove è oggi.

Nato nel Kentucky nel 1963, Depp si trasferì a Los Angeles all’età di 20 anni per cercare fortuna come musicista. Ma il destino aveva altri piani per lui. Dopo aver incontrato Nicolas Cage, Depp ottenne il suo primo ruolo cinematografico in Nightmare on Elm Street. Da lì in poi, la sua carriera decollò.
Ma non fu un percorso facile. Depp dovette affrontare numerose sfide lungo la strada, tra cui il fallimento di alcuni film e la critica che lo accusava di essere solo un bel viso senza talento. Ma Depp non si arrese mai. Continuò a lavorare sodo, scegliendo ruoli impegnativi e dimostrando la sua versatilità come attore.

La svolta arrivò negli anni ’90, quando Depp iniziò a collaborare con il regista Tim Burton. Insieme, crearono alcuni dei film più memorabili della decade, tra cui Edward Scissorhands e Ed Wood. Questi film dimostrarono al mondo che Depp era molto più che un semplice idolo delle teenager: era un attore talentuoso e versatile.
Da allora, Depp ha continuato a crescere come attore, scegliendo ruoli impegnativi e dimostrando la sua abilità nel trasformarsi in personaggi completamente diversi. Ha recitato in film di successo come Donnie Brasco e Pirates of the Caribbean, ma anche in film indipendenti come Dead Man e Paura e delirio a Las Vegas.

La verità è che Johnny Depp è uno dei pochi attori di Hollywood che ha saputo reinventarsi continuamente, mantenendo sempre il suo fascino e il suo talento. La sua ascesa al successo non è stata facile, ma è stata una vera e propria avventura, piena di alti e bassi. E alla fine, Depp ha dimostrato a tutti che è uno dei più grandi attori della sua generazione.

In un’industria dove molti attori vengono dimenticati dopo pochi anni di successo, Johnny Depp è riuscito a rimanere sulla cresta dell’onda per decenni. La sua determinazione, il suo talento e la sua capacità di reinventarsi continuamente lo hanno reso uno dei più grandi attori di Hollywood. E la sua storia ci insegna che, con impegno e dedizione, anche i sogni più grandi possono diventare realtà.

Sleepless – Il Giustiziere

Adrenalina e suspence per un thriller mozzafiato con protagonista il Premio Oscar Jamie Foxx (Ray, Django Unchained) affiancato dalla bellissima Michelle Monaghan (Mission: Impossible III, Kiss Kiss Bang Bang). SLEEPLESS – Il giustiziere è diretto dal regista nordeuropeo Baram Bo Odar (Who am I, Il silenzio) e nel cast conta anche della partecipazione di Dermot Mulroney (I segreti di Osage County, Shameless ), Gabrielle Union (Top Five, The birth of a Nation), David Harbour (Suicide Squad, Black Mass: l’ultimo gangster, Stranger Things) e Scoot McNairy (12 anni schiavo, Batman v Superman: Dawn of Justice).

https://youtu.be/4AWGWArOeTo

Sleepless – Il Giustiziere, dinamico action movie dall’animo tutto americano ma basato su un film francese (Nuit Blanche di Frédéric Jardin del 2011), sarà distribuito nei cinema italiani da Notorious Pictures a partire dal 2 febbraio.

Vincent Downs (Jamie Foxx), tenente sotto copertura della polizia di Las Vegas, si ritrova accidentalmente coinvolto nella sparizione di una partita di droga che attira contro di lui l’ira di due boss criminali. Uno di questi, Stan Rubino (Dermot Mulroney), fa rapire il figlio quattordicenne di Vincent (Octavius J. Johnson), promettendo di liberarlo solo dopo la restituzione della cocaina. Vincent inizierà così una corsa contro il tempo per salvarlo.

https://youtu.be/DgVlvSF6hBE

Ocean’s Thirteen: il colpo più personale di Danny Ocean (e il più godibile della trilogia)

le luci al neon della Strip di Las Vegas campeggia un nome che è tutto un programma: The Bank. È l’impero di Willie Bank, squalo in giacca impeccabile e sorriso tagliente. Ma dietro quel luccichio da inaugurazione mondiale c’è un cuore spezzato: quello di Reuben Tishkoff, amico, mentore, memoria storica di un certo modo “romantico” di intendere i colpi. Ed è qui che Ocean’s Thirteen piazza l’asso: non è solo un nuovo heist movie, è una vendetta d’amicizia. Steven Soderbergh, tornato a giocare con i suoi giocattoli preferiti, sposta i pesi della saga dal romanticismo di Eleven e dal gioco al gatto col topo europeo di Twelve verso una sinfonia di lealtà, stile e meccanica del trucco costruita come un orologio svizzero.

Il film arriva fuori concorso a Cannes e sbarca in contemporanea mondiale l’8 giugno: tempismo perfetto per l’estate, cocktail di stelle in locandina e una promessa semplice ma magnetica—nessuno tocca Reuben. Non impunemente, almeno.

Una trama che è un tavolo da blackjack: ogni carta scoperta al momento giusto

La scintilla scocca nel passato prossimo: Reuben, entrato in affari con il famigerato Willie Bank per costruire un hotel-casinò monumentale, viene truffato e umiliato. L’affronto gli costa un infarto e la perdita del suo sogno. Quando Danny Ocean bussa alla porta di Bank per chiedere di rimettere le cose a posto, la risposta è un sorriso da squalo. È il via libera morale che mancava: la banda si rimette in moto.

Il piano non è rubare una cassaforte. È peggio. È sfregiare il mito di Bank proprio la notte dell’apertura, trasformando la sala da gioco in un bancomat inverso. Ogni tavolo, ogni macchinario, ogni gioco viene sabotato con chirurgica creatività per far vincere gli ospiti e dissanguare il proprietario in poche ore. La parola chiave è capillarità: dai dadi “educati” in una fabbrica messicana al software che mischia i mazzi, dagli agganci con lo staff dell’hotel fino al più inafferrabile dei giudizi, quello della Royal Review—la bibbia dei “Cinque diamanti”.

Soderbergh si diverte a intrecciare micro-missioni che paiono side quest ma sono ingranaggi del piano: Rusty seduce informazioni e alleanze, Livingston sfida l’industria del mescolamento, i fratelli Malloy fanno saltare equilibri sindacali in un’escalation da commedia operaia, Saul riabbraccia i panni del grand’uomo con charme polveroso. E poi c’è Roman, il cervello tech chiamato a confrontarsi col famigerato “Greco”, un sistema d’intelligenza artificiale che legge micro-espressioni e movimenti degli occhi per scovare i bari. Una sentenza digitale che sembra invincibile. Sembra.

Il ritorno dei volti che amiamo, l’ingresso di un cattivo che profuma di leggenda

Il bello degli Ocean’s non è solo la trama, è il modo in cui respira il gruppo. George Clooney e Brad Pitt sono la linea del diavolo, ironia e sangue freddo; Matt Damon spicca come Linus, finalmente promosso da mascotte a uomo-chiave, con un paio di travestimenti e un “aiutino” di famiglia che regalano alcune tra le sequenze più spassose e tese del film. Elliott Gould è l’anima ferita che dà peso emotivo alla rapina; Don Cheadle, Casey Affleck, Scott Caan, Eddie Jemison, Carl Reiner, Shaobo Qin sono il reticolo di abilità che rende credibile l’incredibile.

Sull’altra sponda, Al Pacino entra in scena come Willie Bank e fa esattamente quello che speravamo: occupa lo schermo. È vanità, crudeltà e superstizione incastonate in un solo personaggio, un bignami di capitalismo predatorio in giacca lucida. Anche quando non urla mai davvero, il film vibra del fantasma dei padri nobili a cui strizza l’occhio: da Il padrino ai miti della Vecchia Vegas, richiamati più volte con gusto e misura. La presenza di Andy García come Terry Benedict—l’eterno antagonista—aggiunge un livello extra di sapore: l’ex nemico diventa “finanziatore” e arbitro con tre condizioni che pesano come macigni. È l’arte di fare affari tra gentlemen-ladri: stringersi la mano col guanto di velluto e coltelli pronti nelle maniche.

Las Vegas come neverland del trucco: scenografia, ritmo, musica

Ocean’s Thirteen è la lettera d’amore di Soderbergh a Las Vegas. Ma non è il bacio plastificato da cartolina: è una mappa strategica. Ogni corridoio, ogni passerella di luci, ogni pannello specchiato diventa una possibilità di distrazione, un varco, un diversivo. La fotografia—firmata con lo pseudonimo Peter Andrews—spreme rossi, ori e neri come se fossero semi di carte, costruendo un tappeto cromatico che fa scorrere lo sguardo senza mai perdersi. Il montaggio di Stephen Mirrione è jazz: entra a colpo secco, scarta, ritorna sul tema, ti lascia intuire una risposta e poi la sposta mezzo passo più in là. Le musichette acide e affettuose di David Holmes sono la firma che riconosceresti a occhi chiusi: groove elastici che trasformano ogni cambio scena in un colpo di polso sul tavolo.

La scenografia fa il resto. Il “Bank” è una cattedrale del culto contemporaneo, il luogo dove i soldi vengono pregati e sacrificati. Dentro, c’è il totem dei Cinque diamanti—la fissazione di Bank—e il film si diverte a far girare l’intera vendetta intorno a quel feticcio, fino a quell’elicottero notturno che, con un gesto quasi slapstick, decolla il sublime dal suo piedistallo.

Il bello di un piano è quando va storto

Un buon heist non è mai solo il piano, è la somma di imprevisti. Qui gli intoppi sono narrativamente deliziosi: lo sciopero in fabbrica che ribalta una semplice “sostituzione di dadi” in un caso geopolitico da telenovela con tanto di leader operaio improvvisato; il Greco che sembra impermeabile a qualsiasi attacco; la trivella che deve simulare un terremoto e decide di avere un esaurimento nervoso nel momento peggiore; l’ombra lunga di Night Fox (Vincent Cassel), abilissimo nel far saltare nervi e fiducia. Ed è proprio in questi sbandamenti controllati che la banda mostra la sua forza: non l’infallibilità, ma la resilienza, l’arte del ricalcolo, la capacità di piegare la realtà con stile e un sorriso obliquo.

Quando tutto torna, torna all’unisono: il “blackout” del supercomputer, la fuga scenografica dei clienti, la roulette che tossisce fortuna dalla parte giusta, la slot benefattrice per il povero ispettore malcapitato. Bank crede di controllare ogni variabile; Ocean gli dimostra che le variabili sono persone e le persone, se ci tieni, ti restituiscono il favore.

Il tono giusto: meno romanticismo, più classe operaia del trucco

Se Ocean’s Eleven era la dichiarazione d’amore a un’idea di charme criminale e Twelve la sua deviazione europea tra ego e acrobazie, Thirteen è il ritorno a casa con un’agenda morale chiara. È il film più compatto della trilogia: set-up limpido, posta alta, antagonista memorabile, sottotrame che si intrecciano senza mai appesantire. Soprattutto, c’è cuore. Reuben non è un McGuffin: è la ragione per cui, una volta ogni tanto, è giusto barare. E quando sul finale le linee si chiudono—con una donazione “forzata” che ribalta il potere delle relazioni pubbliche e un congedo tra Danny e Rusty fatto di frecciate e affetto—capisci che stai salutando una compagnia di giro che potresti seguire per sempre, anche solo per sentirli parlare.

Pacino vs Clooney & Pitt: il triangolo perfetto

La presenza di Pacino è un colpo di casting che ha il sapore delle sfide da ring: l’icona contro le icone. Clooney e Pitt stanno dalla parte della leggerezza pensante, Pacino da quella del monumento all’ego. Quando si incrociano, il film scintilla: frasi appuntite, sorrisi trattenuti, promesse che sanno di minaccia. E sullo sfondo, Andy García con quella sua calma velenosa, a ricordarci che nel mondo di Ocean la linea tra nemico e partner è spesso solo una clausola in più in un contratto che nessuno leggerà fino in fondo.

Un capitolo che chiude il cerchio, senza spegnere le luci

Com’è giusto che sia in una buona trilogia, Ocean’s Thirteen si sente come un atto finale. Non perché manchi la voglia di rivederli, ma perché la lezione è stata impartita nella maniera più elegante: non rubiamo per avidità, rubiamo per giustizia poetica. La vendetta contro Bank non è solo punizione, è ricalibrazione del karma, un restituire alla città quello che la città ha tolto a chi ha contribuito a farla grande.

Dal punto di vista cinematografico, Soderbergh mette in scena l’equazione più pulita della saga: tono, ritmo, humour, set-piece tecniche e un antagonista all’altezza. Se cercate l’azzardo del colpo di scena impossibile, vi godrete i guizzi del Greco e dell’elicottero. Se amate il sapore di un gruppo che funziona, qui trovate l’ensemble in stato di grazia. Se volete Vegas, qui c’è la Vegas: quella che seduce e inghiotte, ma che ogni tanto restituisce qualcosa a chi la guarda con abbastanza ironia.

Ocean’s Eleven – Fate il vostro gioco: il colpo perfetto di Soderbergh che ruba il cuore del pubblico

Nel dicembre del 2001, tra le luci di Natale e i riflessi al neon di Las Vegas, Steven Soderbergh firma uno dei film più brillanti e stilosi dell’anno: Ocean’s Eleven – Fate il vostro gioco. Un remake sì, ma con un’anima tutta nuova, scintillante e perfettamente calibrata per il nuovo millennio. Il regista di Traffic e Erin Brockovich riprende il classico Colpo grosso del 1960 – quello con Frank Sinatra e il mitico Rat Pack – e lo trasforma in un raffinato esercizio di stile tra noir, commedia e heist movie, in cui eleganza e ingegno si intrecciano a ritmo di swing.

Appena uscito di prigione, Danny Ocean (un George Clooney nel pieno della sua aura da divo d’altri tempi) non ha alcuna intenzione di rimanere un uomo qualunque. Il suo piano è tanto ambizioso quanto impossibile: svaligiare contemporaneamente tre dei più celebri casinò di Las Vegas – il Bellagio, il Mirage e l’MGM Grand – tutti di proprietà del glaciale magnate Terry Benedict (Andy Garcia). Ma non si tratta solo di soldi. In ballo c’è anche il cuore: quello di Tess (Julia Roberts), l’ex moglie di Danny, ora legata proprio a Benedict. E così la rapina diventa, in un certo senso, una storia d’amore camuffata da impresa criminale.

A condividere l’azzardo, una banda di undici specialisti del furto, ognuno con un ruolo preciso e un talento unico. Accanto a Clooney, Brad Pitt nei panni del suo inseparabile complice Rusty Ryan, affascinante e sarcastico quanto basta per bilanciare il carisma del protagonista. Poi ci sono Matt Damon, giovane e ambizioso Linus, il funambolico acrobata Shaobo Qin (Yen), i fratelli Malloy, casinisti professionisti e piloti spericolati (interpretati da Scott Caan e Casey Affleck), e ancora l’hacker Livingston Dell (Eddie Jemison), il croupier Frank Catton (Bernie Mac), l’esperto di esplosivi Basher Tarr (Don Cheadle), l’anziano truffatore Saul Bloom (Carl Reiner) e il miliardario in pensione Reuben Tishkoff (Elliott Gould), che finanzia l’impresa per vendetta.

Soderbergh orchestra tutto con precisione chirurgica e ironia contagiosa: ogni scena è un tassello di un puzzle perfetto, dove la tensione e la leggerezza convivono in equilibrio raro. La costruzione del piano – tra simulazioni, duplicazioni, stratagemmi tecnologici e colpi di scena – è un piacere per gli occhi e per la mente, tanto che lo spettatore finisce per tifare spudoratamente per i ladri. Ogni dettaglio visivo, ogni battuta e movimento di macchina raccontano la cura maniacale di un regista che trasforma una rapina in un balletto elegante e ingannevole.

Ma Ocean’s Eleven non è solo un esercizio di stile: è un’ode alla collaborazione e al genio collettivo, un film che celebra l’amicizia e la complicità maschile, pur mantenendo un’anima malinconica. Dietro ai sorrisi smaglianti e ai completi Armani, si intravede il desiderio di riscatto di un uomo che cerca di riappropriarsi non solo dei soldi, ma della propria dignità e del proprio amore perduto.

La sceneggiatura – firmata da Ted Griffin, ma basata sull’idea originale di George Clayton Johnson – non spreca una parola. Ogni dialogo è cesellato con brillantezza, giocando su tempi comici e battute taglienti, in perfetto equilibrio tra sofisticazione e leggerezza. E la colonna sonora di David Holmes, tra jazz, lounge e funky retrò, è la ciliegina che completa il gusto raffinato del film.

Il l cinema americano sembra aver ritrovato il suo spirito cool, quello delle rapine impossibili e dei criminali gentiluomini. Ocean’s Eleven diventa subito un cult, l’inizio di una saga che negli anni successivi darà vita a Ocean’s Twelve e Ocean’s Thirteen, consolidando il mito della banda di Danny Ocean e del suo fascino inossidabile. A distanza di pochi giorni dall’uscita nelle sale, il pubblico già parla di capolavoro pop, di rinascita del genere heist e di un nuovo modo di fare intrattenimento intelligente. Soderbergh – con il suo stile lucido, raffinato e modernissimo – firma un film che non ruba solo 150 milioni di dollari ai casinò di Las Vegas, ma anche il cuore degli spettatori.

E quando, sulle ultime note jazzate, Clooney e Pitt si scambiano uno sguardo di complicità davanti alle fontane del Bellagio, capiamo che il colpo è riuscito alla perfezione: non solo a Danny Ocean, ma anche a Steven Soderbergh.