Archivi tag: intelligenza artificiale 2025

Entra in vigore l’AI Act: un passo avanti per la tutela dei diritti digitali

Ci siamo. Manca meno di una settimana a quel 2 agosto che potrebbe passare alla storia come la data in cui l’Europa ha deciso di prendere in mano le redini della rivoluzione tecnologica più potente del nostro tempo: l’intelligenza artificiale. Il conto alla rovescia è partito da tempo, ma ora è tangibile. Tra pochissimi giorni entreranno finalmente in vigore le disposizioni più attese dell’AI Act, il Regolamento UE 2024/1681, primo al mondo nel suo genere, pronto a dettare legge nel selvaggio e imprevedibile mondo dell’AI generativa.

In questi mesi il fermento attorno alla nuova normativa è cresciuto a dismisura. L’Europa, nel suo stile spesso definito burocratico e lento, stavolta ha giocato d’anticipo rispetto a tutto il resto del mondo. L’intento è ambizioso: non solo disciplinare l’uso dell’intelligenza artificiale, ma anche stabilire un modello etico, umano e responsabile da esportare come standard globale. A fare da motore a questa regolamentazione è un principio tanto semplice quanto rivoluzionario: il rischio. L’AI non sarà più considerata solo in base a ciò che può fare, ma a ciò che può causare. Le tecnologie verranno infatti classificate per livelli di rischio, e di conseguenza regolamentate o vietate.

Il cuore pulsante di questa svolta normativa si concentra sui cosiddetti GPAI, i modelli ad uso generale. In parole povere: le intelligenze artificiali più diffuse, versatili e potenti, quelle che possono scrivere, parlare, creare immagini, aiutare o sostituire. Quelle che, come abbiamo visto in questi mesi, possono anche destabilizzare il dibattito pubblico, alterare la percezione della realtà, spingere la produttività alle stelle o disintegrare i confini tra vero e falso. ChatGPT, Gemini, Claude, LLaMA… li conosciamo ormai bene.

Dal 2 agosto, chi sviluppa o distribuisce questi modelli in Europa dovrà rispettare obblighi severi: documentazione dettagliata, tracciamento degli incidenti, misure contro i rischi sistemici e – dettaglio non da poco – la pubblicazione dei dataset di addestramento. In sostanza: fine della scatola nera. L’intelligenza artificiale non potrà più essere un misterioso oracolo. Dovrà essere spiegabile, verificabile e soprattutto responsabilizzabile.

Le reazioni, com’era prevedibile, non si sono fatte attendere. Le Big Tech hanno reagito come chiunque venga chiamato a rendere conto. Meta si è subito tirata indietro, rifiutandosi di firmare il codice di condotta volontario proposto da Bruxelles, lamentando “incertezze legali” e possibili freni allo sviluppo. OpenAI ha chiesto una proroga di sei mesi per adeguare i propri modelli. Altre realtà, come Anthropic e Mistral AI, hanno chiesto esenzioni e deroghe per modelli non commerciali o per difficoltà nel soddisfare alcuni requisiti tecnici, come la spiegabilità o la marcatura CE. Anche le PMI europee hanno fatto sentire la loro voce, temendo che questa rivoluzione normativa possa trasformarsi in una zavorra insostenibile, soprattutto per chi lavora nel settore open source.

La Commissione Europea, però, ha tirato dritto. Il 9 luglio, attraverso il portavoce Thomas Regnier, ha ribadito che non ci sarà alcun rinvio. Le regole ci sono, sono chiare e saranno applicate. Per accompagnare questa transizione epocale, sono stati pubblicati a luglio un codice di condotta volontario e delle linee guida ufficiali per aiutare i fornitori a orientarsi tra i nuovi obblighi. Ma il punto fermo resta: la data spartiacque è fissata. E non si torna indietro.

Chi non rispetterà le regole rischia sanzioni pesantissime: fino a 35 milioni di euro o il 7% del fatturato globale. Non si tratta di simboli, ma di strumenti pensati per evitare che l’AI diventi un’arma fuori controllo nelle mani sbagliate. Basta leggere il post pubblicato da Sam Altman qualche giorno fa per capire quanto questo timore sia reale. Il CEO di OpenAI ha annunciato il lancio di ChatGPT Agent, un nuovo tipo di assistente autonomo dalle potenzialità straordinarie. Ma ha anche ammesso che, nonostante le precauzioni prese, non è possibile prevedere tutte le conseguenze. Un invito alla prudenza, certo. Ma anche una sorta di “avviso legale” ai suoi utenti: il futuro è qui, provatelo, ma a vostro rischio e pericolo.

Ecco perché l’AI Act non è solo una legge. È una presa di posizione politica, culturale, civile. È il tentativo dell’Unione Europea di dire: la tecnologia va governata, non lasciata alla sola logica del profitto. Il diritto alla sicurezza, alla trasparenza, alla tutela dei dati e della dignità umana non può essere sacrificato sull’altare dell’innovazione a ogni costo.

Dal 2 febbraio 2025, alcuni divieti fondamentali hanno già cominciato a fare effetto: riconoscimento facciale non consensuale, social scoring, manipolazione del comportamento. Ora arriva la fase due. L’Italia, nel frattempo, si è attrezzata con due presìdi fondamentali: l’AgID, che si occuperà della promozione delle procedure di conformità, e l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, incaricata di vigilare e sanzionare.

Siamo all’alba di una nuova era. Il mondo osserva con curiosità e anche con un pizzico di scetticismo. Ma l’Europa ha scelto. Ha scelto di non essere più una semplice spettatrice della rivoluzione digitale. Ha deciso di riscrivere le regole del gioco. Ora resta da capire se le regole saranno seguite, e se chi le ha scritte saprà davvero farle rispettare.

Nel frattempo, prepariamoci: l’AI non è più una promessa futuristica. È già realtà. Ma, da oggi in poi, dovrà rispondere anche alla legge. E questo, nel bene o nel male, è un momento storico.

Addio Prompt Engineer: l’IA è cambiata, le aziende anche

C’è stato un momento, non molto tempo fa, in cui il termine Prompt Engineer echeggiava nei corridoi delle startup più visionarie e dei colossi tecnologici come un’eco futuristica, carica di fascino. Sembrava il lavoro perfetto: un incrocio tra arte e tecnica, tra poesia e programmazione. Era il mestiere di chi sapeva parlare con le macchine, trovare la giusta formula per accendere la scintilla nell’intelligenza artificiale. Ma come spesso accade nelle rivoluzioni tecnologiche, ciò che all’inizio è raro e magico finisce per diventare comune, integrato, quasi invisibile. E oggi, nel 2025, quella figura mitica sta lasciando il posto a una nuova generazione di competenze, più profonde, più strategiche. E sì, più umane.

Il tramonto del Prompt Engineer come professione autonoma

Nel 2023, il Prompt Engineer era sulla cresta dell’onda. Con l’esplosione di modelli come GPT-3 e poi GPT-4, saper scrivere un prompt efficace significava, di fatto, saper dominare la conversazione con l’intelligenza artificiale. Le aziende erano affamate di questi sussurratori dell’algoritmo, capaci di ottenere da una semplice frase intere strategie di marketing, righe di codice pulite o analisi complesse. I corsi si moltiplicavano, le community fiorivano, e gli stipendi – inutile dirlo – erano da capogiro.

Ma poi è successo qualcosa. I modelli sono migliorati. Sono diventati più intelligenti, più “umani”, più capaci di comprendere input vaghi, ambigui, imperfetti. Prompt “sbagliati” hanno iniziato a generare comunque risultati di valore. In parallelo, le aziende hanno iniziato a diffondere internamente una cultura dell’interazione con l’IA, integrando le competenze necessarie nei team esistenti. Il Prompt Engineering si è smaterializzato, è diventato una soft skill, una parte del bagaglio comune di chi lavora nel digitale, non più un mestiere a sé.

L’intelligenza artificiale che non ha più bisogno di essere guidata (troppo)

Oggi, modelli come GPT-4 o Minerva 7B – l’ambizioso progetto tutto italiano – sono in grado di gestire multimodalità, contesto, sfumature linguistiche. Possono interpretare immagini, codici, documenti complessi. Sanno anticipare l’intento dell’utente, riducendo l’attrito nella conversazione. È come se fossero passati dall’essere strumenti, a diventare veri compagni di lavoro. Non serve più uno specialista per ogni interazione: ne basta uno per disegnare l’ecosistema, addestrare correttamente il modello, garantire sicurezza e integrità.

Dalla specializzazione all’integrazione: il nuovo mondo del lavoro AI-driven

Ecco allora che il Prompt Engineer lascia la scena. Ma non è un addio drammatico. È piuttosto una metamorfosi. Perché le aziende non hanno smesso di cercare figure esperte di IA – tutt’altro. Solo che oggi le cercano con un orizzonte più ampio. Vogliono AI Trainer, che sappiano plasmare il modo in cui l’IA apprende. Vogliono AI Data Specialist, custodi della qualità e dell’etica dei dati. Vogliono AI Security Specialist, guardiani di sistemi sempre più autonomi ma anche vulnerabili. Figure che sappiano muoversi lungo tutto il ciclo di vita dell’intelligenza artificiale, dal dataset alla produzione.

Ed è proprio in questo scenario che isek.AI Lab si colloca con una proposta diversa. Non una semplice formazione su come “scrivere prompt”, ma un laboratorio evoluto in cui si progettano architetture AI-oriented, si sperimentano soluzioni etiche e si promuove un’interazione tra uomo e macchina basata su senso, contesto e strategia.

Isek.AI Lab: l’ecosistema oltre il prompt

Isek.AI Lab non si limita a formare prompt engineer, li supera. Costruisce profili AI-ready, professionisti capaci di affrontare sfide reali, in contesti complessi, con modelli sempre più avanzati. Non si tratta di imparare una tecnica, ma di acquisire una visione. È un approccio sistemico, che unisce linguaggi naturali, intelligenza collettiva, sostenibilità e governance dei dati. È un hub dove si sperimenta l’IA non solo come tecnologia, ma come cultura, come linguaggio evolutivo.

Ecco perché oggi, nel pieno dell’era post-prompt, Isek.AI Lab offre un vantaggio competitivo concreto: non insegnare cosa scrivere all’IA, ma come co-creare con essa. Una differenza sostanziale, soprattutto in un mercato del lavoro che si muove sempre più verso modelli ibridi, in cui umani e agenti intelligenti collaborano quotidianamente.

Il futuro è nelle competenze ibride

Nel report “Work Trend Index 2025” di Microsoft, emerge chiaramente come le Frontier Firms – quelle aziende che abbracciano l’IA in profondità – stiano assumendo meno prompt engineer e più figure ibride. Non è più il tempo della verticalità estrema, ma dell’integrazione trasversale. Chi sa comunicare con l’IA è utile. Chi sa addestrarla, migliorarla, proteggerla… è essenziale.

Ed è su questo punto che isek.AI Lab fa la differenza. Formazione esperienziale, casi d’uso concreti, strumenti di ultima generazione, e soprattutto una visione chiara: l’intelligenza artificiale è un’estensione delle nostre capacità, non un enigma da decifrare. Il prompt non è il fine, ma il mezzo. E oggi, più che mai, serve chi sappia costruire sistemi, non solo interazioni.

Da pionieri a protagonisti: il passaggio di testimone

I Prompt Engineer sono stati i pionieri. Hanno aperto la via, hanno costruito ponti tra linguaggi e modelli. Ma ora che i modelli sanno camminare da soli, serve una nuova generazione di professionisti. Visionari, sì. Ma anche architetti, facilitatori, strateghi. Servono alleati, non domatori.

isek.AI Lab è nato proprio per questo: accompagnare aziende e talenti in questa nuova fase, dove il valore non è più nell’artificio del prompt, ma nella coerenza dell’interazione. In un mondo dove l’IA è dappertutto, chi la sa usare non basta più. Serve chi la sa integrare.

Perché il futuro non sarà scritto da chi sa dare istruzioni all’IA. Ma da chi sa costruire insieme a lei.

L’Intelligenza Artificiale Generativa: Una Rivoluzione Digitale e la Sfida Tra i Giganti

L’intelligenza artificiale (AI) ha cambiato in modo radicale il nostro rapporto con la tecnologia, segnando un’epoca di trasformazione digitale che ha permeato ogni aspetto della nostra vita quotidiana. Dal lancio di ChatGPT nel 2022, il settore dell’AI generativa ha conosciuto una crescita esplosiva, con nuovi protagonisti pronti a sfidare la leadership di OpenAI. Modelli come Google Gemini, Claude di Anthropic, Grok di Elon Musk e DeepSeek sono emersi come validi competitor, ognuno con le proprie caratteristiche distintive. Ma qual è la migliore AI generativa oggi disponibile? La risposta dipende dalle necessità individuali, e la competizione tra questi modelli è destinata a intensificarsi.

ChatGPT: Il Pioniere dell’AI Generativa

Sviluppato da OpenAI, ChatGPT è stato il primo chatbot ad avere un impatto globale significativo. Basato su modelli GPT (Generative Pre-trained Transformer), ha ridefinito il modo in cui interagiamo con le macchine, riuscendo a comprendere e generare testo in maniera naturale. Con l’evoluzione verso GPT-4 Turbo, la capacità di ChatGPT di generare risposte accurate, contestualizzate e persino di produrre codice, immagini e video tramite Sora è notevolmente migliorata. Nonostante la versione gratuita offra alcune limitazioni, OpenAI ha introdotto piani a pagamento come il Plus, a 20 dollari al mese, e il Pro, a 200 dollari, che garantiscono accesso a prestazioni avanzate e tecnologie di ultima generazione. Grazie alla sua versatilità, ChatGPT rimane uno degli strumenti più apprezzati da utenti privati e aziende, con un focus particolare sulla personalizzazione e la capacità di creare chatbot su misura grazie ai Custom GPTs.

Google Gemini: Potenza Multimodale e Integrazione Avanzata

In risposta al successo di ChatGPT, Google ha sviluppato Gemini, un modello che si distingue per la sua architettura multimodale. Gemini è in grado di elaborare testo, immagini, audio e video, rispondendo alle diverse esigenze di elaborazione dei dati. Lanciato nel dicembre 2023, Gemini ha subito un aggiornamento con le versioni Gemini 1.5 e 2.0 Flash nel 2024, che hanno migliorato notevolmente l’efficienza grazie all’integrazione della tecnologia Mixture-of-Experts (MoE) e ai Transformer. Una delle sue caratteristiche più impressionanti è la capacità di gestire una finestra contestuale di 1 milione di token, una delle più ampie tra gli AI consumer.

Con la possibilità di accedere in tempo reale a informazioni web e di integrarsi perfettamente con l’ecosistema Google, come Gmail, Drive e Calendar, Gemini offre una versatilità che lo rende ideale per gli utenti che già utilizzano i servizi Google. La versione sperimentale Gemini 2.0 Flash introduce anche funzionalità innovative come l’elaborazione di input video e audio, offrendo nuove possibilità in termini di interazione e azioni autonome. A differenza di ChatGPT, che eccelle nella personalizzazione, Gemini si concentra maggiormente sulla gestione dei dati su larga scala e sull’integrazione avanzata.

Claude Anthropic: L’Approccio Etico e Sicuro

Claude, sviluppato dalla startup Anthropic, si distingue per il suo focus sulla sicurezza e l’affidabilità. I modelli della serie Claude, tra cui Haiku, Sonnet e Opus, sono progettati con un’attenzione particolare alla protezione dell’utente e al rifiuto di risposte che possano risultare pericolose o non sicure. Questo approccio prudente rende Claude una scelta ideale per settori sensibili, come quello sanitario, dove l’accuratezza e la sicurezza delle informazioni sono cruciali. Claude è anche noto per evitare risposte su argomenti delicati, distinguendosi in un contesto dove la responsabilità è fondamentale.

L’attenzione alla sicurezza e alla gestione etica dei dati ha portato Google a testare Claude contro il proprio modello Gemini, una pratica che ha sollevato alcuni interrogativi legali e etici, data la connessione tra Google e Anthropic come investitore. Sebbene Google abbia minimizzato la questione, il test non autorizzato potrebbe portare a nuove riflessioni sul comportamento etico e sulla trasparenza nel campo dell’intelligenza artificiale.

Grok: L’Intelligenza Artificiale in Tempo Reale di Elon Musk

Nel 2024, Elon Musk ha lanciato Grok, sviluppato dalla sua azienda xAI, con l’intento di integrare l’AI direttamente nella piattaforma social X (ex Twitter). A differenza degli altri modelli, Grok si distingue per la sua capacità di rispondere in tempo reale, analizzando i contenuti su X e fornendo risposte basate sulle informazioni più aggiornate. Con Grok-2, la velocità e la precisione sono state notevolmente migliorate, così come il supporto multilingue e le funzionalità di ricerca web e generazione di immagini tramite il motore Aurora. Inoltre, Grok è accessibile gratuitamente per gli utenti X Premium+, rendendolo una soluzione interessante per chi cerca un’AI in grado di fornire risposte tempestive e precise.

DeepSeek: L’Alternativa Open-Source

Lanciato nel gennaio 2025, DeepSeek rappresenta una proposta rivoluzionaria nel panorama delle AI generative. A differenza dei modelli chiusi dei giganti tecnologici, DeepSeek è open-source, offrendo agli sviluppatori una maggiore libertà di personalizzazione e integrazione nei propri sistemi. Questo approccio lo rende un’alternativa interessante, particolarmente per le piccole imprese e gli sviluppatori indipendenti che desiderano sfruttare l’intelligenza artificiale senza i vincoli delle soluzioni commerciali. Sebbene ancora agli inizi, DeepSeek si sta facendo notare per la sua capacità di offrire un AI accessibile e scalabile, con costi ridotti rispetto ai competitor occidentali.

Conclusioni: Quale AI Scegliere?

La competizione tra le intelligenze artificiali generative è più accesa che mai, e la scelta della migliore AI dipende dalle esigenze specifiche degli utenti. ChatGPT rimane il miglior modello per chi cerca versatilità, affidabilità e personalizzazione, mentre Gemini eccelle nell’integrazione con l’ecosistema Google e nella gestione di dati su larga scala. Grok, invece, è ideale per chi ha bisogno di un’AI aggiornata in tempo reale, mentre DeepSeek offre libertà e accessibilità open-source per gli sviluppatori. Con l’evoluzione continua di questi modelli, è probabile che nei prossimi anni assisteremo a nuove innovazioni che continueranno a ridefinire il panorama tecnologico globale.

In un’epoca in cui l’AI è destinata a diventare sempre più centrale nella nostra vita, scegliere il modello giusto per le proprie esigenze diventa fondamentale, ma una cosa è certa: il futuro dell’intelligenza artificiale è luminoso e pieno di possibilità.