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Cartoni Animati e Sviluppo Cognitivo: Il Passato Batte il Presente?

Negli ultimi decenni, il mondo dell’animazione ha subito una trasformazione radicale, passando dai classici cartoni della nostra infanzia nerd a prodotti moderni caratterizzati da ritmi serrati e stimoli visivi incessanti. Secondo la neuropsichiatra Zabina Bhasin, questa evoluzione non ha necessariamente giovato alle nuove generazioni: anzi, i cartoni animati del passato sembrano avere un impatto più positivo sullo sviluppo cognitivo dei bambini rispetto a quelli contemporanei. La differenza principale risiede nella qualità della narrazione, nei valori trasmessi e nel modo in cui queste opere interagiscono con la mente infantile.

Tra gli anni ’60 e gli anni ’90, l’animazione visse una sorta di epoca d’oro, con serie che ancora oggi occupano un posto speciale nella memoria collettiva. Titoli come “Goldrake”, “Saint Seiya”, “Heidi”, “Candy Candy”, “Lupin III”, “Occhi di Gatto”, “Doraemon”, “Anna dai Capelli Rossi”, “Holly e Benji”, “Mila e Shiro”, “Sailor Moon” e “Ken il Guerriero” erano più di semplici prodotti di intrattenimento: erano strumenti di crescita, veicoli di insegnamenti morali e fonte di ispirazione per i giovani spettatori. Anche i classici occidentali, come “Scooby-Doo”, “Gli Antenati” e “Tom & Jerry”, pur avendo un taglio comico e leggero, offrivano spunti di riflessione sulla società e sulla famiglia.

 

Ma cosa rendeva questi cartoni così speciali?

Innanzitutto, il ritmo narrativo. A differenza delle produzioni moderne, spesso frenetiche e caratterizzate da un montaggio rapido, i cartoni dell’epoca concedevano più spazio all’approfondimento emotivo e alla costruzione dei personaggi. Le transizioni erano fluide, i dialoghi ben strutturati e i momenti di pausa non erano riempiti da effetti sonori invadenti. Questo approccio permetteva ai bambini di sviluppare una maggiore capacità di concentrazione e di apprendere in modo più efficace.

Inoltre, la componente didattica era molto più marcata rispetto a oggi. Molti cartoni erano progettati con l’intento di educare, come “Siamo Fatti Così”, che spiegava il funzionamento del corpo umano in modo chiaro e accessibile, oppure “Heidi”, che insegnava il valore della semplicità e dell’amore per la natura. Anche nelle serie d’azione come “Dragon Ball”, “Thundercats” o “I Cavalieri dello Zodiaco”, il messaggio di fondo era spesso legato all’amicizia, al coraggio e alla perseveranza.

Un altro aspetto fondamentale era la qualità dell’animazione. Le produzioni degli anni ’80 e ’90 si distinguevano per i disegni dettagliati e le animazioni curate, spesso realizzate con tecniche tradizionali che conferivano un tocco artistico unico. Anche i personaggi erano più sfaccettati e realistici rispetto alle figure stereotipate che popolano molti cartoni moderni. Gli eroi non erano semplici archetipi, ma individui con debolezze, paure e sogni. Lady Oscar, ad esempio, incarnava un modello di indipendenza e forza femminile in un’epoca in cui le protagoniste femminili erano spesso relegate a ruoli secondari.

Oggi, invece, i cartoni animati tendono a essere più commerciali e orientati al consumo. Molte serie sembrano progettate con l’obiettivo principale di vendere giocattoli e accessori, piuttosto che raccontare una storia significativa. La CGI, sebbene offra possibilità tecniche avanzate, ha portato spesso a una semplificazione delle animazioni e a una perdita di quel calore artigianale che caratterizzava i cartoni del passato.

Un fenomeno interessante che potrebbe rappresentare una risposta a questa deriva è la “Slow TV”, una corrente che promuove esperienze visive più rilassate e meno caotiche.

Cartoni come “Winnie The Pooh”, “Franklin la Tartaruga” e “The Little Bear” incarnano perfettamente questa filosofia, proponendo trame lineari e ambientazioni serene, in netto contrasto con la frenesia di molte produzioni attuali. Questa tendenza potrebbe offrire ai bambini un’alternativa più sana e bilanciata, riducendo l’iperstimolazione e migliorando la loro capacità di autoregolazione.

Ma quali sono i rischi legati ai cartoni moderni?

Secondo la dottoressa Bhasin, la velocità delle scene, i colori sgargianti e i suoni aggressivi possono avere conseguenze negative sul cervello in via di sviluppo. L’iperstimolazione può portare a difficoltà di concentrazione, irritabilità, sintomi di ansia e iperattività. Inoltre, molti bambini che crescono con contenuti troppo frenetici mostrano difficoltà a gestire la noia senza uno schermo, sviluppando una dipendenza precoce dai dispositivi digitali.

Per questo motivo, è importante che i genitori scelgano con attenzione i contenuti che i loro figli guardano. Se sei un genitore appassionato di animazione, potresti riscoprire insieme ai tuoi bambini i classici del passato, offrendo loro un’esperienza più equilibrata e arricchente. Il futuro del loro cervello potrebbe dipendere proprio da questa semplice scelta: optare per un racconto ben costruito e significativo, piuttosto che per un prodotto pensato solo per attirare l’attenzione con stimoli continui. In un mondo che corre sempre più veloce, forse la vera rivoluzione è tornare a guardare i cartoni con il ritmo e la magia di un tempo.