Il 26 maggio si celebra il Dracula Day, una ricorrenza che omaggia la pubblicazione, nel 1897, del celebre romanzo “Dracula” di Bram Stoker. Questo anniversario è un momento perfetto per ricordare come Stoker abbia trasformato la figura del vampiro in un cult letterario, un simbolo iconico e temuto della narrativa horror che, nel corso degli anni, ha trovato espressione anche nel cinema e nella cultura pop. Se Stoker ha donato a Dracula un’aura mitica nelle pagine del suo romanzo, il regista Francis Ford Coppola ha immortalato l’immagine del vampiro sul grande schermo con il suo film del 1992, “Dracula di Bram Stoker”. Questa pellicola ha impresso nella memoria collettiva l’amore struggente tra Mina (Winona Ryder) e il conte Dracula (Gary Oldman), un amore tormentato che risuona ancora tra gli appassionati di cinema.
Ma la storia del vampiro affonda le sue radici in superstizioni antiche. Nelle comunità del passato, il panico da vampirismo si intrecciava con la paura delle epidemie, come quella di tubercolosi: per spiegare l’origine delle malattie, spesso si incolpava chi era morto di recente. Il caso di Mercy Brown, nel Rhode Island, è un esempio celebre: riesumata dopo mesi dalla sepoltura, venne trovata intatta, e per scongiurare la maledizione, gli abitanti bruciarono i suoi organi e li somministrarono al fratello malato. La storia ha ispirato racconti e ha trovato spazio persino in serie moderne come “Lore” su Amazon Prime, che esplora miti e credenze spaventose.
Nel XIX secolo, il fascino oscuro dei vampiri iniziò a prendere forma nella letteratura, con opere come “Carmilla” di Joseph Sheridan Le Fanu (1872), che portò in scena una protagonista femminile vampira, sensuale e letale. La figura del vampiro, inizialmente terrificante, diventa così anche attraente, una dualità che nel tempo conquisterà lettori e spettatori. Il cinema ha continuato questo percorso, con rappresentazioni che spaziano dal ripugnante e animalesco Conte Orlok in “Nosferatu” di F.W. Murnau (1922) alla maestosità seducente del Dracula di Bela Lugosi (1931), capace di ipnotizzare le sue vittime e trasformarsi in pipistrello.
Gli anni ’50 segnano la svolta, quando la Hammer Films porta Dracula alla ribalta con i suoi film horror gotici, e l’attore Christopher Lee dona al personaggio un carisma mai visto prima. “Dracula il vampiro” di Terence Fisher (1958) è una delle rappresentazioni più amate, un trionfo visivo dove il rosso del sangue e l’oscurità dello scenario creano un’estetica potente, destinata a plasmare l’immaginario collettivo per anni. Nel frattempo, il successo televisivo della serie cult “Dark Shadows” (1966) introduce il personaggio di Barnabas Collins, un vampiro “sopra le righe”, capace di appassionare una platea sempre più ampia e variegata.
Tra gli anni ’70 e ’80, il vampiro diventa più complesso: Werner Herzog dirige “Nosferatu” nel 1979, con un Klaus Kinski magnetico e struggente. Kinski incarna un vampiro malinconico, tormentato da una solitudine eterna che lo rende incredibilmente umano. Questo filone, che mescola orrore e tragedia, continua negli anni ’80 con “Miriam si sveglia a mezzanotte” di Tony Scott (1983), dove i vampiri, interpretati da David Bowie e Catherine Deneuve, assumono un’aura sofisticata e immortale, distaccandosi dall’idea del mostro per diventare creature di bellezza immortale e terribile.
Il ritorno all’epoca d’oro gotica arriva nel 1992 con “Dracula di Bram Stoker” di Coppola, dove Gary Oldman dona al conte una complessità emotiva nuova, resa indimenticabile dalle interazioni con Mina. Coppola, attraverso una regia visivamente ricca e con il contributo di un cast stellare, ridà al vampiro la dignità e la tragicità dei grandi amanti del passato, e il personaggio ritorna a ispirare anche la commedia, come nel caso di “Dracula morto e contento” di Mel Brooks (1995), una parodia che si diverte a giocare con gli stereotipi del genere.
Negli anni ’90, i vampiri si rinnovano grazie all’opera di Anne Rice, che, con il suo romanzo “Intervista col vampiro” e l’adattamento cinematografico di Neil Jordan (1994), porta i vampiri nell’era moderna. Qui i personaggi come Lestat (interpretato da Tom Cruise) e Louis (Brad Pitt) sono creature tormentate e sensuali, che attraggono e respingono allo stesso tempo, presentandosi non come mostri ma come esseri affascinanti e tragici. Questa rivisitazione ha preparato il terreno per il successo di serie come “Buffy l’ammazzavampiri”, creata da Joss Whedon nel 1997, che esplora i vampiri come simboli della paura e delle insicurezze adolescenziali, aprendo la strada a un mix di horror e commedia che conquista un’intera generazione.
Con il XXI secolo, la passione per i vampiri esplode nuovamente con la saga di Twilight di Stephenie Meyer. Qui il vampiro è ormai diventato una star: affascinante, misterioso e giovane in eterno, interpretato sul grande schermo da Robert Pattinson e Kristen Stewart. Il fenomeno Twilight trasforma i vampiri in icone popolari, sebbene la saga sia stata criticata per avere addolcito l’immagine del vampiro, privandolo della carica sinistra e tragica che aveva caratterizzato le versioni precedenti.
Parallelamente, la televisione risponde con prodotti come “True Blood” di Alan Ball (2008), serie trasgressiva e sopra le righe che recupera la componente sensuale e violenta del mito, offrendo un’alternativa più cruda e adulta. Con queste opere, i vampiri dimostrano di saper evolvere e di continuare ad attrarre e affascinare il pubblico attraverso le generazioni.
Il Dracula Day non è solo un tributo a Stoker, ma una celebrazione di tutte le interpretazioni e le visioni che i vampiri hanno ispirato nel corso dei secoli. Dalla carta stampata al grande schermo, questi esseri immortali continuano a popolare i nostri incubi e i nostri sogni, adattandosi alle paure e alle fantasie di ogni epoca.