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The Legend of Zelda: tutto sul film live action, cast, regia, trama e data d’uscita

È successo davvero. Dopo mesi di rumor, ipotesi, sogni a occhi aperti e scommesse tra fan, finalmente Shigeru Miyamoto in persona ha svelato attraverso le pagine di NintendoToday i nomi dei due giovani attori che avranno l’onore — e l’onere — di vestire i panni di Link e Zelda nel primo film live action ufficiale tratto da The Legend of Zelda. A interpretare la principessa di Hyrule sarà Bo Bragason, un volto ancora poco conosciuto al grande pubblico, mentre per dare vita al leggendario eroe silenzioso è stato scelto Benjamin Evan Ainsworth, giovane talento che molti ricorderanno per i suoi ruoli intensi e magnetici in televisione.

La notizia ha subito infiammato il web e le community nerd di tutto il mondo, facendo schizzare alle stelle sia l’entusiasmo sia, inevitabilmente, l’ansia da prestazione collettiva. Perché, diciamocelo senza filtri: Zelda non è solo un videogioco. È un monumento della cultura pop, una saga che ha attraversato decenni di storia videoludica, accompagnandoci dall’infanzia all’età adulta, facendoci sognare con i suoi paesaggi fiabeschi, le sue colonne sonore indimenticabili, i dungeon labirintici e le battaglie epiche. Portare tutto questo al cinema non è solo una sfida tecnica e produttiva: è un atto di coraggio titanico.

La regia del film è stata affidata a Wes Ball, regista che magari non dirà molto ai neofiti, ma che per gli appassionati di cinema fantasy e distopico rappresenta un nome di tutto rispetto. Dopo aver diretto la trilogia di Maze Runner e il recente Kingdom of the Planet of the Apes, Ball si prepara a scalare l’Everest della trasposizione videoludica: dare carne, ossa e magia a un universo amato da milioni di gamer. A sorreggere questa impresa impossibile ci sarà, oltre a Miyamoto, anche Avi Arad, produttore veterano di Hollywood con alle spalle una sfilza di cinecomic targati Marvel e Sony. E sì, avete letto bene: Nintendo e Sony fianco a fianco, una collaborazione che fino a qualche anno fa sarebbe sembrata fantascienza, e che oggi invece si concretizza con un cofinanziamento imponente, dove Nintendo coprirà oltre il 50% del budget complessivo, mentre la distribuzione globale sarà affidata a Sony Pictures.

Ma come spesso accade nelle migliori avventure, le belle notizie sono state accompagnate da un piccolo colpo basso: il film, inizialmente previsto per il 26 marzo 2027, è stato ufficialmente rimandato al 7 maggio dello stesso anno. Un solo mese di slittamento, certo, ma per chi è cresciuto a pane e Triforza, ogni giorno in più di attesa è una tortura degna di un puzzle infernale nel Tempio dell’Acqua. Quel misto di eccitazione e frustrazione che proviamo è un po’ come aprire uno scrigno dorato convinti di trovare la Master Sword… e invece tirar fuori una rupia blu.

E mentre noi fan contiamo i giorni sul calendario come fossero cuori di riserva, il sottobosco del web non smette di ronzare di rumor e speculazioni.  I fan più nostalgici sognano un adattamento fedele di Ocarina of Time o Twilight Princess, due dei capitoli più amati e iconici della saga. Altri, più affascinati dalla libertà narrativa, sperano in un respiro epico à la Breath of the Wild, con un Hyrule aperto, vivo, tutto da esplorare. Non manca poi chi ipotizza che il film possa raccontare una storia completamente nuova, un inedito che sappia rispettare le atmosfere della saga ma al tempo stesso osare, sorprendere, spingersi dove nessun gioco ha ancora osato andare.

Eppure, al di là della curiosità per il plot, c’è un pensiero che ci ronza nella testa come il suono ipnotico di una fatina nella bottiglia: come riusciranno a catturare l’essenza di Zelda? Perché non basta infilare sullo schermo una spada sacra, un tempio perduto e qualche boss tentacolare. Bisogna restituire quel senso di meraviglia, di scoperta, di struggente connessione silenziosa che da sempre lega Link non solo al suo mondo, ma anche a noi giocatori. Bisogna evocare quella malinconia dolce che si prova al tramonto su una collina di Hyrule, quel brivido sottopelle quando si intona una melodia all’Ocarina, quella fame di avventura che ci ha portati più e più volte a calarci nei panni dell’eroe in tunica verde.

Insomma, il conto alla rovescia è ufficialmente partito. La strada sarà lunga, tortuosa, e disseminata di ostacoli, ma la posta in gioco è altissima. Nel frattempo, noi nerd possiamo solo stringerci virtualmente, rivedere per l’ennesima volta i trailer fan-made su YouTube, scorrere i subreddit zeppi di teorie, e magari tornare a impugnare il controller per un’altra run di Wind Waker o Tears of the Kingdom, in attesa che l’alba del 7 maggio 2027 arrivi a sciogliere finalmente questa trepidante attesa.

E voi, compagni di avventura, chi vorreste vedere nel cast? Quale arco narrativo vi piacerebbe fosse al centro del film? Preferireste una principessa Zelda guerriera o più votata alla saggezza mistica? E Link: silenzioso come sempre o finalmente con una voce? Raccontatemelo nei commenti qui sotto e, se anche voi state contando i giorni come un countdown di bombe in un dungeon, condividete questo articolo sui vostri social: che la luce della Triforza illumini la via… fino al 7 maggio 2027!

Indiana Jones sta per tornare. Ma non come te lo aspetti.

Tieniti forte, perché le fruste potrebbero tornare a schioccare e i cappelli a calare sulle sopracciglia con fare leggendario: secondo le indiscrezioni più recenti, Lucasfilm starebbe seriamente valutando un reboot del mitico franchise di Indiana Jones. Sì, hai letto bene: REBOOT. E no, non è uno di quei rumor da bar sotto casa. A lanciare l’indiscrezione è nientemeno che The DisInsider, la testata che ha previsto l’annuncio de Gli Incredibili 3 con mesi di anticipo. Se parlano loro, le orecchie iniziano a fischiare a Tatooine e a Pandora.

Ma calma, perché Disney non ha intenzione di affrettare le cose. L’idea, a quanto pare, sarebbe quella di lasciare riposare per un po’ il brand prima di rilanciarlo. Un gesto quasi “mistico”, come se si volesse seppellire temporaneamente l’Arca dell’Alleanza prima di riaprirla con la fanfara giusta. Il reboot potrebbe essere annunciato addirittura già al D23 Expo del 2026, e non è un caso: la casa del topo sa che con Indy non si scherza, e che ogni passo falso può scatenare l’ira di un fandom tra i più affezionati, appassionati e, diciamolo, esigenti della storia del cinema.

D’altronde, nonostante Indiana Jones e il Quadrante del Destino sia stato una mastodontica dichiarazione d’amore verso il personaggio – e l’addio definitivo di Harrison Ford, icona indiscussa dell’archeologo più famoso del grande schermo – il film ha faticato al botteghino. Una fatica che si è sentita tutta nei conti: con un budget da 329 milioni di dollari e un incasso globale di “soli” 384 milioni, il saldo è stato amaramente negativo. Più precisamente: circa 134 milioni di dollari persi, e un colpo al cuore per Disney, che sperava in un congedo glorioso.

È innegabile che parte del pubblico sia rimasta scottata ancora dal 2008, quando Il Regno del Teschio di Cristallo ci fece dubitare delle leggi di gravità (ciao ciao, scena del frigo). E se a questo si aggiunge il fatto che, nel 2023, ci siamo trovati di fronte a un Indy ottantunenne – per quanto eroico, tenero e ringiovanito digitalmente – forse era inevitabile che l’incantesimo cominciasse a vacillare.

James Mangold, il regista de Il Quadrante del Destino, lo ha detto chiaramente: era una sfida raccontare Indiana a quella età, in un’epoca in cui i blockbuster devono essere più rapidi, più giovani e più colmi di adrenalina che mai. Nonostante l’evidente rispetto con cui è stato trattato il personaggio e le tante trovate narrative (il ringiovanimento digitale, il passaggio di testimone appena accennato), il pubblico non ha risposto come sperato.

Eppure, Indiana Jones non è morto. Anzi, per Lucasfilm resta una proprietà strategica. Perché, ammettiamolo: al di fuori di Star Wars, cos’altro ha davvero quel peso specifico nella galassia Lucasfilm? Indy è un titano del cinema, un mito che attraversa le generazioni, una figura che – fedora e frusta in mano – ha scolpito nell’immaginario collettivo l’archeologo-avventuriero perfetto. Dalla sua prima apparizione in I Predatori dell’Arca Perduta del 1981 fino alla serie TV e ai mille spin-off su carta, videogame e merchandising, Henry Walton Jones Jr. è diventato molto più di un semplice personaggio: è un archetipo.

E ora? Ora si parla di ripartire da zero. Un reboot completo, che non vedrà né Harrison Ford (che ha salutato ufficialmente il personaggio con la dignità di un monumento nazionale) né Phoebe Waller-Bridge (la cui presenza nell’ultimo film ha sollevato più discussioni che applausi), né tantomeno Chris Pratt, la cui candidatura a nuovo Indy è stata archiviata tempo fa come una maldestra idea.

Disney, per una volta, sembra intenzionata a non bruciare i tempi. Lo sa bene: il pubblico di oggi ha il radar puntato, e ogni reboot è sotto scrutinio come se dovesse superare un esame alla Tavola Rotonda di Camelot. Il fallimento di alcune IP rilanciate in modo frettoloso pesa come un monito. E con Indiana Jones, il rischio non è solo commerciale: è emotivo, culturale, storico.

In un’epoca di revival e reboot a pioggia, vedere che Disney vuole prendersi il tempo necessario per ricostruire il mito da zero, senza fretta e senza scelte improvvisate, è quasi commovente. Il personaggio lo merita. I fan anche.

Il dado è tratto. O meglio, il cappello è stato rimesso sul gancio, ma per poco: nell’ombra, Lucasfilm sta già rovistando tra antichi manufatti e copioni polverosi per capire come far risorgere l’eroe che ha insegnato al mondo che la storia non è mai noiosa… se la vivi saltando in corsa da un treno nazista a un tempio maledetto.

E allora prepariamoci: Indy tornerà. Magari con un volto nuovo, forse con una nuova era. Ma quando lo farà, dovremo essere pronti. Perché certe leggende non finiscono. Si reinventano.

I Goonies, il Film Cult degli anni 80 compie 40 anni

I Goonies, un vero e proprio cult degli anni ’80, compie 40 anni e continua a brillare come una delle avventure più amate di sempre. Un film che ha segnato un’intera generazione, regalandole risate, emozioni e momenti indimenticabili, ed è ancora oggi perfetto da gustarsi in famiglia, con quella dose di nostalgia che fa venire voglia di rivivere le avventure dei piccoli protagonisti. Un mix esplosivo di oro dei pirati, trappole ingegnose, acquascivoli spericolati e quella battuta iconica del “mescolamento del tartufo”, I Goonies è davvero un’avventura che non sembra mai invecchiare.

Diretto da Richard Donner e prodotto dalla Amblin Entertainment di Steven Spielberg, il film è stato distribuito nelle sale statunitensi il 7 giugno 1985 dalla Warner Bros. In Italia, invece, è uscito al cinema il 20 dicembre dello stesso anno, per poi tornare nelle sale italiane nel dicembre 2019 con una versione restaurata in 4K. Con un budget contenuto di 19 milioni di dollari, il film ha incassato ben 124 milioni a livello mondiale, diventando subito un classico intramontabile. Nel 2017, I Goonies è stato selezionato per la conservazione nel National Film Registry degli Stati Uniti per il suo valore culturale, storico e estetico, un riconoscimento che ne testimonia l’importanza nella cultura popolare.

La trama è un mix di avventura, amicizia e mistero. Nella cittadina di Astoria, nell’Oregon, un gruppo di ragazzi scopre una mappa del tesoro che potrebbe risolvere i loro problemi. Infatti, se riuscissero a trovare il leggendario tesoro di Willy l’Orbo, un pirata che aveva infestato la zona, potrebbero salvare il loro quartiere da un gruppo di spietati imprenditori intenzionati a demolire le case per costruire un campo da golf. Tra questi ragazzi c’è Mikey, il leader del gruppo, determinato e sognatore, e i suoi amici: Mouth, l’irriverente e simpatico chiacchierone; Chunk, il goloso e sempre preoccupato per il suo peso; Data, l’inventore dalla mente brillante ma spesso imbranato.

A complicare le cose, c’è la banda dei Fratelli, un trio di criminali capeggiati dalla madre Agatha e con un membro deforme, Sloth, che tiene prigioniero e maltratta. Il gruppo di amici si lancia in un’avventura piena di pericoli, trappole letali e sorprendenti scoperte, tra cui un vecchio ristorante abbandonato che nasconde più di quanto sembri. A questo punto si uniscono anche altri personaggi, tra cui Brandon, il fratello maggiore di Mikey, che all’inizio è riluttante, ma poi si lascia coinvolgere nell’avventura, e la cheerleader Andy con la sua amica Stef.

Il film è una continua rincorsa tra le peripezie dei ragazzi e le minacce della banda criminale. Ogni angolo della mappa sembra nascondere un nuovo pericolo: trappole mortali, passaggi segreti e una serie di situazioni comiche e cariche di adrenalina. Nonostante la loro giovane età, i Goonies si dimostrano coraggiosi, risoluti e, soprattutto, uniti, dando vita a un’avventura che trascende il semplice “caccia al tesoro” e diventa una storia di crescita e di amicizia.

La forza del film sta nell’energia contagiosa dei suoi protagonisti, che hanno portato in scena un gruppo di bambini diversi per carattere, ma uniti dalla stessa passione per l’avventura. La sceneggiatura di Chris Columbus sa come alternare momenti di tensione a battute esilaranti, senza mai perdere il ritmo. Donner, dal canto suo, regala ai suoi giovani protagonisti una serie di set spettacolari che rimarranno impressi nella memoria del pubblico: chi non ricorda la scena dell’ingresso nel galeone nascosto nel lago sotterraneo o la famosa camminata sull’asse dei pirati?

Nonostante l’uso di stereotipi tipici degli anni ’80, come il bambino grasso, il ragazzo asiatico e il personaggio femminile un po’ troppo in secondo piano, I Goonies riesce a far divertire chiunque, con una scrittura che non ha paura di abbracciare l’avventura più pura e senza fronzoli. La sceneggiatura, seppur legata ad alcuni cliché, riesce a trascendere questi aspetti grazie a una narrazione che emoziona e diverte, senza mai prendersi troppo sul serio.

Il finale, con la caverna che esplode e la nave dei pirati che prende il largo, è tanto epico quanto commovente. I ragazzi riescono a scappare con una parte del tesoro, ma la vera ricchezza, come scoprono alla fine, è l’amicizia che li ha uniti in questa straordinaria impresa. E mentre i genitori li accolgono e la banda dei Fratelli viene finalmente arrestata, I Goonies ci lascia con una riflessione su come, a volte, le avventure più incredibili possano nascere dalle sfide quotidiane.

I Goonies rimane uno dei film più iconici e amati degli anni ’80, un vero e proprio viaggio nostalgico che continua a entusiasmare vecchie e nuove generazioni. Non solo un film d’avventura, ma una storia che celebra l’ingegno, il coraggio e l’importanza della famiglia e dell’amicizia. Quarant’anni dopo, possiamo dire con certezza che I Goonies non ha perso un briciolo del suo fascino, continuando a incantare con la sua energia e il suo spirito di avventura senza tempo.

“The Captive – Il Prigioniero”: Un Viaggio Tra Resilienza, Narrazione e Prigionia nel Cuore di Algeri

Il cinema ha sempre avuto il potere di raccontare storie che vanno oltre il semplice intrattenimento, sfidando i confini della realtà e immergendoci nelle profondità delle esperienze umane. Un esempio potente di questa capacità narrativa è “The Captive – Il Prigioniero” (titolo originale El Cautivo), un dramma storico e d’avventura diretto da Alejandro Amenábar, celebre regista di film come The Others e Mare dentro. Ambientato nell’anno 1575, il film esplora la vita di Miguel de Cervantes, il leggendario autore di Don Chisciotte, mentre vive un periodo cruciale della sua esistenza: la prigionia ad Algeri.

La Vita di Cervantes Tra Prigionia e Narrativa

Nel cuore del Mediterraneo, Miguel de Cervantes (interpretato da Julio Peña) è un giovane soldato di marina, gravemente ferito in uno scontro navale, che viene catturato dai corsari algerini. Trascinato nella prigione di Algeri, Cervantes si trova di fronte a una morte quasi certa, a meno che i suoi connazionali non paghino rapidamente il riscatto richiesto per la sua liberazione. Tuttavia, nonostante le terribili condizioni di prigionia, Cervantes trova una via di fuga, non attraverso le sbarre della cella, ma attraverso il potere della narrazione.

Le sue storie, intrise di speranza e resilienza, affascinano i suoi compagni prigionieri, dando loro una ragione per sopravvivere e per credere in qualcosa di più grande. Tra i suoi ascoltatori vi è Hasan (interpretato da Alessandro Borghi), l’enigmatico Bey di Algeri, che sviluppa una strana affinità con il prigioniero, portando a un rapporto complesso tra il carceriere e il prigioniero. Mentre le tensioni in città crescono, Cervantes, guidato dal suo incrollabile ottimismo, elabora un audace piano di fuga, dimostrando che la libertà, anche quella mentale, è possibile, anche nelle circostanze più difficili.

Il Cast e le Interpretazioni

Il film vanta un cast di attori talentuosi, con protagonisti come Julio Peña, noto per il suo ruolo nella serie Berlino, e Alessandro Borghi, che porta sullo schermo il ruolo di Hasan con la sua consueta intensità. Borghi, celebre per il suo lavoro in Suburra e Le otto montagne, aggiunge una profondità unica al personaggio del Bey, mentre Peña incarna un Cervantes giovane e vulnerabile, ma anche determinato e ingegnoso.

Oltre ai due protagonisti principali, il film vede la partecipazione di un gruppo di attori di spicco, tra cui Roberto Álamo, José Manuel Poga, e Miguel Rellán. La regia di Amenábar, nota per la sua capacità di esplorare le psicologie dei personaggi, permette di entrare nella mente di uno dei più grandi geni letterari della storia, rendendo The Captive – Il Prigioniero una riflessione profonda sulla condizione umana.

Gioco di Contrasti e Emozioni

Alejandro Amenábar ha dichiarato che in questo film gioca con i contrasti, un aspetto che ha caratterizzato tutta la sua carriera. La pellicola oscilla tra la crudele realtà della prigionia di Cervantes e il potere delle sue storie, tra i tentativi di fuga epici e le miserie quotidiane della prigionia, e tra la brutalità dei suoi carcerieri e l’oasi di lusso dell’hammam. Questi contrasti, secondo Amenábar, sono essenziali per comprendere la complessità dell’opera e dell’umanesimo che Cervantes ha plasmato con la sua vita e le sue esperienze.

Amenábar sottolinea anche l’importanza autobiografica di uno dei racconti di Cervantes in Don Chisciotte, intitolato “Il prigioniero”. Il film intende portare alla luce una storia che non è stata ancora raccontata, quella di un uomo che ha vissuto l’inferno della prigionia, ma che ha trovato nella scrittura e nella narrazione la forza di sopravvivere e di lottare per la sua libertà.

La Produzione e le Riprese

The Captive – Il Prigioniero è una coproduzione tra Spagna e Italia, con il coinvolgimento di importanti enti cinematografici come MOD Producciones, Propaganda Italia e Rai Cinema. Le riprese sono state realizzate in luoghi iconici della Spagna, tra cui il Castello di Santa Pola, l’Alcázar di Siviglia e il Castello di Marchenilla ad Alcalá de Guadaíra. Questi scenari storici e maestosi offrono un contesto visivo perfetto per la storia, immergendo il pubblico nell’Algeri del XVI secolo.

Il film è attualmente in postproduzione, con una data di uscita prevista per il 17 ottobre 2025. La pellicola sarà distribuita a livello internazionale, con una distribuzione in paesi come Spagna, Francia, Grecia, e molti altri. La produzione del film ha avuto un budget di circa 15 milioni di dollari, un investimento che si riflette nella qualità della realizzazione e nell’impegno dei produttori.

Un Film da Non Perdere

The Captive – Il Prigioniero si prospetta come un’opera cinematografica di grande valore, capace di unire la bellezza della storia e la potenza della narrazione. Con una regia magistrale, un cast di altissimo livello e una trama che esplora temi universali come la libertà, la speranza e la resilienza, il film offre una nuova prospettiva sulla vita di Miguel de Cervantes, uno degli autori più significativi della letteratura mondiale.

In un’epoca segnata dalla disperazione e dal conflitto, la capacità di Cervantes di trasformare la sua prigionia in un viaggio creativo e intellettuale ci ricorda il potere trasformativo delle storie. Un film che non solo celebra la figura di Cervantes, ma ci invita a riflettere su come, anche nei momenti più bui, la narrazione possa essere un faro di luce.

Avventura e Tesori: La Magia di ‘Gli Allegri Pirati dell’Isola del Tesoro’

Gli Allegri Pirati dell’Isola del Tesoro” è un film d’animazione del 1971 che trasporta lo spettatore in un mondo di avventura e divertimento, rielaborando con originalità il classico “L’isola del tesoro” di Robert Louis Stevenson. Diretto da Hiroshi Ikeda e prodotto dalla Toei Animation per celebrare il ventesimo anniversario dello studio, il film è un gioiello dell’animazione giapponese che combina sapientemente l’umorismo e l’azione, destinato principalmente a un pubblico giovane, ma capace di conquistare anche gli adulti con la sua energia e la sua freschezza.

Il film narra la storia di Jim Hawkins, un ragazzo che sogna di avventurarsi per mare, accompagnato dal suo amico Glan, un topo vivace e curioso. La trama si sviluppa a partire da un incontro casuale con un misterioso uomo con una gamba di legno, che porta con sé una mappa che conduce a un tesoro nascosto. Da qui, Jim e Glan intraprendono un viaggio per mare, alla ricerca dell’isola del tesoro, ma ben presto si trovano a dover fronteggiare l’infido capitano Silver e la sua ciurma di pirati. L’avventura si complica ulteriormente quando incontrano Kathy, la nipote del famigerato capitano Flint, e si rendono conto che non sono i soli a cercare il tesoro.

Una delle caratteristiche più affascinanti di “Gli Allegri Pirati dell’Isola del Tesoro” è la sua fusione di umani e animali antropomorfi, una scelta che aggiunge un tocco unico e affascinante alla storia. Gli animali non sono solo comparse, ma veri e propri protagonisti con personalità ben definite, creando un mondo che si distingue dalle tipiche storie di pirati. Il design dei personaggi, curato dal giovane Hayao Miyazaki, è estremamente dettagliato e vivace, con un’attenzione particolare ai fondali e alle animazioni che, nonostante i cinquant’anni trascorsi, risultano ancora oggi incredibilmente fluide e affascinanti.

La musica, purtroppo non indimenticabile, accompagna bene le scene di avventura e contribuisce a creare l’atmosfera piratesca, senza però rubare la scena alla narrazione o alla caratterizzazione dei personaggi. La trama, pur essendo indirizzata principalmente ai più giovani, ha una sua profondità, con temi di crescita, fiducia e abilità nel prendere decisioni, che la rendono adatta a un pubblico di tutte le età. Il film non si limita a raccontare una semplice caccia al tesoro, ma invita anche a riflettere sull’importanza dell’esperienza e della prudenza, tematiche che emergono attraverso le scelte e le difficoltà affrontate dai protagonisti.

Inoltre, l’opera riesce a trasmettere il piacere della scoperta e dell’avventura, stimolando i bambini a sognare e a desiderare di esplorare il mondo, ma anche a comprendere l’importanza di essere pronti ad affrontare le sfide della vita. In un certo senso, “Gli Allegri Pirati dell’Isola del Tesoro” è un’ode all’apprendimento attraverso il rischio, all’idea che ogni passo verso l’ignoto porta con sé tanto pericolo quanto opportunità di crescita.

Il film è sicuramente un classico dell’animazione, e nonostante il suo focus su un pubblico giovane, le sue lezioni universali e il suo spirito di avventura lo rendono adatto anche agli adulti, specialmente a coloro che hanno una passione per le storie di pirati, tesori nascosti e viaggi indimenticabili. La vivacità dei personaggi, l’energia delle animazioni e l’originalità della trama fanno di questa pellicola un’opera da riscoprire, capace di affascinare generazioni diverse di spettatori. Se amate le storie di avventura, non potete non guardarlo.

Disney annuncia il remake de L’isola del tesoro: un classico che continua a evolversi

La Disney ha appena annunciato un nuovo remake live-action del celebre romanzo di avventura L’isola del tesoro, scritto da Robert Louis Stevenson nel 1883. Il libro, uno dei più grandi classici della letteratura, racconta le peripezie del giovane Jim Hawkins, che si imbarca in una pericolosa avventura per scoprire un tesoro nascosto su un’isola remota. La storia è un mix perfetto di mistero, coraggio e tradimenti, con temi universali di crescita personale, lealtà e onore.

In questa nuova versione, il progetto sarà sviluppato dai talentuosi Tyler Nilson e Michael Schwartz, i registi di The Peanut Butter Falcon, un film che ha riscosso un grande successo di critica. Il duo porterà una nuova visione a questa storia senza tempo, sebbene il remake sia ancora nelle prime fasi di sviluppo. Nel frattempo, Nilson & Schwartz si preparano a lavorare su un altro progetto interessante: un remake in lingua inglese di Riders of Justice con Mads Mikkelsen, che li terrà impegnati prima di concentrarsi su L’isola del tesoro.

Ma non è la prima volta che L’isola del tesoro viene adattata per il grande schermo. Nel corso degli anni, ci sono stati ben dieci adattamenti cinematografici in lingua inglese e altrettanti in lingue straniere. Ciò dimostra quanto la storia di Jim Hawkins, del pirata Long John Silver e del tesoro nascosto sia rimasta viva nell’immaginario collettivo.

E se il remake non fosse sufficiente, c’è anche un’altra versione che ha fatto la storia del cinema Disney: Il pianeta del tesoro (2002). Questo film, una rivisitazione futuristica del classico, porta la trama nell’era spaziale, dove il giovane Jim Hawkins è ancora il protagonista, ma ora si trova a bordo di una nave spaziale invece che su un veliero. Il tesoro non si trova più su un’isola tropicale, ma su un pianeta remoto. Questa versione mescola abilmente l’avventura piratesca con l’affascinante mondo della fantascienza, introducendo personaggi indimenticabili e una trama che non perde mai di vista i temi di crescita e autoscoperta che sono il cuore del romanzo originale.

Cosa possiamo aspettarci da questo nuovo remake della Disney? Probabilmente un rinnovato mix di avventura, emozione e una visione fresca che potrebbe dare nuova linfa alla storia senza perdere la sua essenza. Con l’esperienza di Nilson e Schwartz, non è difficile immaginare che ci sarà un interessante equilibrio tra nostalgia e innovazione. Non vediamo l’ora di scoprire come la Disney deciderà di rielaborare questo grande classico per le nuove generazioni, ma anche per i fan di lunga data che continuano ad apprezzare la storia di Jim e dei suoi compagni.

Insomma, L’isola del tesoro continua ad affascinare e ad adattarsi alle diverse epoche, e il prossimo remake promette di essere una nuova avventura da non perdere. Se avete amato il film del 2002 o se siete tra quelli che non hanno mai letto il libro, questo nuovo progetto potrebbe essere l’occasione perfetta per riscoprire un tesoro nascosto di storie senza tempo.

I tre Caballeros compie 80 anni: un leggendario viaggio musicale e fantastico nell’America Latina

Il film d’animazione “I tre Caballeros” è una delle opere più originali e creative di Walt Disney, che combina live-action e animazione in un’avventura attraverso l’America Latina. Il film è il secondo dei cosiddetti “film collettivi” della Disney, realizzati durante la seconda guerra mondiale come parte della politica di buon vicinato con i paesi latino-americani, promossa dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti.

I tre Caballeros compie oggi ben ottant’annidebuttò infatti a Città del Messico il 21 dicembre 1944, mentre uscì negli Stati Uniti il 3 febbraio 1945 e in Italia il 14 luglio 1949!

Il protagonista indisccuso del film è Paperino, che per il suo compleanno riceve da alcuni amici sudamericani un pacco contenente tre regali: un film, un libro sul Brasile e un libro sul Messico. Ogni regalo è l’occasione per scoprire le bellezze, le tradizioni e la cultura di quelle terre lontane, accompagnato da due simpatici personaggi: José Carioca, il pappagallo brasiliano già apparso nel precedente “Saludos Amigos”, e Panchito Pistoles, il gallo messicano che si unisce al gruppo nel terzo segmento del film.

Il film è composto da sette episodi, ognuno con uno stile e una tecnica diversi, che mescolano realtà e fantasia, documentario e musical, comicità e surrealismo.

Il primo episodio, “Aves Raras”, mostra le varie specie di uccelli che popolano l’America Latina, tra cui il pinguino Pablo, che sogna di vivere in un clima più caldo, e il gauchito volante, un bambino argentino che cavalca un asino alato. Il secondo episodio, “Baia”, è una visita guidata alla città brasiliana di Bahia, dove Paperino e José Carioca ballano e corteggiano le belle ragazze locali, tra cui la cantante Aurora Miranda. Il terzo episodio, “Las Posadas”, racconta la tradizione natalizia messicana della ricerca di un alloggio per la Sacra Famiglia, con una canzone interpretata da Panchito Pistoles. Il quarto episodio, “Messico: Pátzcuaro, Veracruz e Acapulco”, è un tour turistico in alcune località messicane, dove Paperino e i suoi amici incontrano le artiste Carmen Molina e Dora Luz. Il quinto episodio, “La Piñata”, è una festa in onore di Paperino, che riceve una piñata piena di sorprese. Il sesto episodio, “You Belong to My Heart”, è una romantica serenata cantata da Dora Luz, che trasporta Paperino in un mondo onirico e astratto. Il settimo e ultimo episodio, “Donald’s Surreal Reverie”, è una sequenza psichedelica e caotica, in cui Paperino insegue le donne in vari scenari fantastici, tra cui una spiaggia, un tappeto volante, un sombrero gigante e un cactus antropomorfo.

“I tre Caballeros” è un film innovativo e sperimentale, che sfrutta le potenzialità espressive dell’animazione per creare effetti visivi sorprendenti e coinvolgenti. Il film è anche un omaggio alla musica e alla cultura latino-americana, che Disney conobbe personalmente durante i suoi viaggi in quei paesi. Il film presenta diverse canzoni originali, composte da musicisti locali, che contribuiscono a creare un’atmosfera allegra e festosa. Il film è inoltre arricchito dalla presenza di diverse star del cinema e della musica dell’epoca, che si esibiscono in numeri musicali accattivanti e divertenti.

“I tre Caballeros” è un film che nonostante compi ben ottant’anni merita ancora di essere riscoperto e apprezzato, sia per il suo valore artistico che per il suo significato storico e culturale. Il film è una testimonianza della visione creativa e cosmopolita di Walt Disney, che seppe realizzare un’opera originale e divertente, capace di avvicinare e far dialogare due mondi diversi, ma affini: quello nordamericano e quello latino-americano

Sacrifice: Un film tra azione, commedia e misticismo che sfida i limiti dell’umanità

Sacrifice è uno dei progetti cinematografici più attesi per il 2025, un action adventure comedy che sta suscitando l’interesse di appassionati di cinema, fan delle star coinvolte e amanti delle trame audaci. Diretto e co-scritto da Romain Gavras, noto per il suo stile viscerale e provocatorio, il film promette di portare sul grande schermo una storia che mescola azione ad alta adrenalina, momenti di riflessione e una dose di umorismo pungente. Con un cast stellare che include nomi come Anya Taylor-Joy, Chris Evans, Salma Hayek, Vincent Cassel, e John Malkovich, Sacrifice si profila come un’esperienza cinematografica unica.

La trama di Sacrifice: un’epica missione di salvezza e sacrificio

La storia ruota attorno a Joan, interpretata da Anya Taylor-Joy, una giovane donna guidata da una profezia che solo lei può sentire, una visione che la spinge a credere di poter salvare il mondo da un destino infuocato e apocalittico. In un mix di fervore religioso e misticismo, Joan, insieme alla sua milizia di discepoli, decide di dirottare un galà di beneficenza esclusivo, prendendo tre ostaggi. Questi ostaggi sono Mike Tyler, interpretato da Chris Evans, una star del cinema in cerca di riscatto personale; Bracken, il miliardario interpretato da Vincent Cassel, e Katie, una sfortunata donna interpretata da Ambika Mod, che si trova nel posto sbagliato al momento sbagliato.

La trama si sviluppa lungo un viaggio ad alta tensione tra foreste e incendi, dove i tre ostaggi sono costretti ad affrontare situazioni estreme e a mettere in discussione cosa sarebbero disposti a sacrificare per salvare l’umanità. La domanda cruciale che emerge è: cosa sarebbe disposto a sacrificare Mike Tyler, un uomo che ha tutto ma non sa cosa fare con la sua vita, per il bene del mondo intero?

Un cast stellare che mescola talento e diverse sfumature di cinema

Il cast di Sacrifice è uno degli elementi più intriganti del film, con un ensemble che unisce attori di talento provenienti da vari generi cinematografici. Anya Taylor-Joy, conosciuta per il suo ruolo in La regina degli scacchi e The Menu, porta in scena una Joan misteriosa e determinata, un personaggio che ricorda vagamente figure storiche come Giovanna d’Arco, ma in una versione moderna e radicale. Chris Evans, che di recente ha recitato in Pain Hustlers e in Deadpool & Wolverine, interpreta Mike Tyler, un uomo che cerca redenzione ma si trova intrappolato in un gioco più grande di lui. Vincent Cassel, celebre per i suoi ruoli in film come La Haine e Black Swan, interpreta Bracken, l’uomo più ricco del mondo, un personaggio cinico che si troverà a fare i conti con una realtà che non può controllare.

A completare il cast ci sono nomi iconici come Salma Hayek, nota per il suo ruolo in Eternals, e John Malkovich, che aggiunge quel tocco di eccentricità che solo lui sa dare. Inoltre, il film accoglie anche artisti provenienti dal mondo della musica, come Charli XCX e Yung Lean, che fanno il loro debutto cinematografico, promettendo di portare un’energia fresca e inaspettata alla trama.

La produzione e le riprese: un mix internazionale di talento

La produzione di Sacrifice è un progetto ambizioso che coinvolge diverse case di produzione di spicco, tra cui Iconoclast, Heretic e Film4. Le riprese sono iniziate nel novembre del 2024 in location mozzafiato in Grecia, Bulgaria e Islanda, che offriranno un’ambientazione unica per il viaggio pericoloso dei protagonisti attraverso paesaggi naturali selvaggi e imponenti. La sceneggiatura, scritta da Gavras in collaborazione con Will Arbery (noto per la sua opera Succession), è ispirata liberamente alla vicenda storica di Giovanna d’Arco, ma con un’interpretazione moderna e provocatoria che mescola elementi di thriller, commedia e azione. Oltre alla produzione, il film beneficia della collaborazione con Gucci, Head Gear Films, Onassis Culture e Athens Festival, che aggiungono una dimensione di eleganza e raffinatezza al progetto. La co-produzione tra Grecia e Regno Unito, e il coinvolgimento di importanti nomi del cinema internazionale, suggeriscono che Sacrifice sarà un’esperienza visiva e narrativa straordinaria.

Con la sua trama audace, un cast stellare e la regia visionaria di Romain Gavras, Sacrifice è destinato a essere un film che sfida le convenzioni del genere action e comedy, mescolando temi di sacrificio, redenzione e sopravvivenza in un contesto che non mancherà di stimolare riflessioni profonde sul destino dell’umanità. La combinazione di elementi mistici, azione mozzafiato e umorismo tagliente potrebbe renderlo uno dei film più discussi e apprezzati dei prossimi anni. Se siete fan di storie intense e coinvolgenti, con un cast che offre performance straordinarie, Sacrifice è senza dubbio un film da tenere d’occhio nel 2025.

Long Distance – Senza ossigeno

“Long Distance: Senza ossigeno”, diretto da Josh Gordon e Will Speck, si colloca nell’ambito della fantascienza, ma con un’impronta distintiva che mescola tensione, sopravvivenza e un sorprendente tocco di leggerezza. Disponibile su Prime Video, il film si apre con una premessa familiare, ma si sviluppa in modo originale, distaccandosi dalle convenzioni tradizionali del genere.

La trama ruota attorno a Andy (Anthony Ramos), un astronauta che, dopo essere stato colpito da una meteora mentre si trova su un pianeta alieno, si ritrova isolato e senza ossigeno. Il suo obiettivo è raggiungere Naomi (Naomi Scott), una collega intrappolata in una capsula di salvataggio, e cercare di salvarla, mentre combatte la scarsità di risorse e le insidie di un ambiente sconosciuto e ostile. Ma oltre alla semplice lotta per la sopravvivenza, la pellicola esplora la connessione tra i due protagonisti, legati più da una forza emotiva che da un semplice lavoro di squadra professionale.

Ciò che distingue “Long Distance” dalle altre storie di sopravvivenza spaziale è il suo approccio al legame umano. Nonostante la distanza fisica che separa Andy e Naomi, la comunicazione tra i due, fatta principalmente di scambi radiofonici, si trasforma in una forma di intimità. Questo rapporto cresce, arricchendosi di momenti di ironia e tenerezza, che rendono il film più vicino alla dramedy che al thriller puro. La sceneggiatura sa dosare la tensione con momenti più leggeri, e anche se ciò potrebbe sembrare un’eccezione in un genere che di solito predilige una gravità esistenziale, contribuisce a dare al film una dimensione più complessa, più umana.

Anthony Ramos, nel ruolo di Andy, riesce a infondere profondità e credibilità al suo personaggio, navigando tra il dolore per una perdita personale e il coraggio di affrontare una missione che sembra sempre più disperata. La sua interpretazione è sfaccettata, fatta di silenzi che parlano tanto quanto le parole. D’altro canto, Naomi Scott, nel ruolo di Naomi, offre una performance solida, che bilancia la razionalità e la vulnerabilità, mantenendo sempre una forza interiore che risuona anche nei momenti più critici.

Il film non manca di creature aliene, ma queste non sono il fulcro della trama: dai ragni giganti alle luci letali, ogni minaccia esistente nell’ambiente alieno serve a intensificare la lotta per la sopravvivenza, ma il vero pericolo per Andy e Naomi è la solitudine e la continua scarsità di ossigeno. In questo contesto, le creature aliene sono più un elemento di dramma visivo che un antagonista vero e proprio. Gli effetti speciali, ben realizzati, contribuiscono a creare un’atmosfera di inquietante desolazione, ma senza mai prevalere sulla trama, mantenendo il giusto equilibrio tra spettacolarità e narrazione.

La regia di Will Speck e Josh Gordon, che si sono fatti notare per le loro commedie, come Blades of Glory e Due cuori e una provetta, potrebbe sembrare una scelta atipica per un film di fantascienza. Tuttavia, la loro capacità di bilanciare toni leggeri con momenti più intensi risulta essere una delle qualità più apprezzabili di Long Distance: Senza ossigeno. Sebbene la trama tratti di una situazione drammatica e di pericolo imminente, la presenza di un umorismo sottile e di un umanissimo senso di speranza rende il film un’esperienza coinvolgente e meno opprimente rispetto a molti altri film di sopravvivenza spaziale.

Questa peculiarità potrebbe, però, risultare disorientante per gli appassionati di sci-fi più tradizionali, che potrebbero non aspettarsi una combinazione di dramma e commedia in un film ambientato nello spazio. Nonostante ciò, il film sa mantenere alta la tensione, alternando momenti di paura e incertezza a quelli di calore umano. Questo equilibrio di toni è un punto di forza, che consente a Long Distance di esplorare temi di connessione e di resistenza senza mai diventare troppo pesante o introspettivo.

Inizialmente previsto per il rilascio nelle sale cinematografiche, Long Distance: Senza ossigeno ha avuto una storia travagliata, con diversi rinvii, fino alla sua distribuzione in streaming. Il film ha trovato nuova vita grazie alla sua disponibilità su Prime Video, un canale che ha permesso alla pellicola di acquisire visibilità e apprezzamento, soprattutto in Italia. La sua trama intrigante, il cast carismatico e il suo approccio originale alla fantascienza lo rendono un titolo che merita attenzione, nonostante non segua le strade battute del genere.

In sintesi, Long Distance: Senza ossigeno è una pellicola che sa mescolare il dramma della sopravvivenza spaziale con un’umanità profonda e a tratti leggera, dimostrando che anche nel cuore di una crisi esistenziale, l’ironia e il legame umano possono emergere come forme di salvezza.

Paddington in Perù: l’Avventura dell’Orsetto britannica ha già conquistato il Cuore del Pubblico

“Paddington in Perù”, il terzo capitolo della saga cinematografica dedicata all’adorato orsetto creato dallo scrittore Michael Bond, sta già conquistando i cuori di grandi e piccini. Diretto da Dougal Wilson e scritto da Mark Burton, Jon Foster e James Lamont, questo nuovo episodio prosegue la tradizione che ha reso i precedenti film un successo straordinario, mescolando umorismo, emozioni e quella dolcezza che da sempre contraddistingue il piccolo orsetto proveniente dal Perù.

La trama di “Paddington in Perù” porta il nostro eroe in un’avventura esotica e avvincente. Paddington, insieme alla famiglia Brown, intraprende un viaggio per fare visita alla sua amata zia Lucy, che ora vive nella “Casa per orsi in pensione”, situata nel cuore della giungla amazzonica. Lungo il cammino, attraverseranno la foresta peruviana e scaleranno le montagne più alte, affrontando sfide inaspettate e, come sempre, dimostrando che l’unione familiare e la gentilezza sono le armi più potenti contro le difficoltà.

Nel cast del film troviamo una carrellata di talenti internazionali che impreziosiscono ulteriormente questa nuova avventura. Accanto al candidato all’Oscar Antonio Banderas e alla vincitrice del premio Oscar Olivia Colman, ci sono Hugh Bonneville (famoso per il suo ruolo in Downton Abbey), Emily Mortimer (protagonista in Il ritorno di Mary Poppins), Julie Walters (che tutti ricordano per il suo ruolo in Mamma Mia! Ci risiamo), e Jim Broadbent (uno degli attori di punta della saga di Harry Potter). Non mancano neppure i ritorni di Madeleine Harris e Samuel Joslin, che avevano già interpretato i figli dei Brown in Paddington 2, e nuovi volti come Carla Tous, apparsa in 30 Coins – Trenta denari, e la leggendaria Imelda Staunton. La voce italiana di Paddington è quella di Francesco Mandelli, che aggiunge una marcia in più a questa già impressionante squadra di doppiatori.

L’aspetto visivo del film è, come sempre, uno dei suoi punti di forza. La foresta amazzonica, con la sua lussureggiante vegetazione, e le vette maestose delle montagne peruviane offrono paesaggi mozzafiato che arricchiscono l’esperienza cinematografica, trasportando il pubblico in un’avventura visivamente straordinaria. La colonna sonora, poi, promette di essere altrettanto coinvolgente, completando l’opera con una componente emotiva che non mancherà di toccare le corde più sensibili.

Dal punto di vista degli incassi, “Paddington in Perù” ha già scritto una pagina importante della sua storia. Il film ha debuttato nel Regno Unito e in Irlanda con risultati da record, incassando 9.65 milioni di sterline (circa 11.6 milioni di euro) nel weekend di apertura, il miglior esordio dal 2021 per una pellicola prodotta nel Regno Unito, e il terzo miglior debutto della storia recente del cinema britannico, dietro solo a titoli come Deadpool & Wolverine e Inside Out 2. Questo dato è ancora più significativo se si considera che il primo Paddington aveva incassato 5.1 milioni di sterline nel 2014, mentre il secondo capitolo aveva guadagnato 8.2 milioni nel 2017. In questo modo, la saga continua a consolidarsi come un vero e proprio fenomeno globale, con numeri che si avvicinano sempre di più a quelli dei blockbuster hollywoodiani.

La storia di “Paddington in Perù” ruota attorno a un mistero che spinge il nostro orsetto a partire alla ricerca della zia Lucy, la quale è scomparsa dal rifugio nella giungla. Un avvenimento che lo spinge ad affrontare una nuova sfida, che lo vedrà impegnato in un’avventura epica piena di azione, suspense e risate, ma anche momenti emozionanti che non mancheranno di commuovere gli spettatori. La sua visione del mondo, sempre positiva e piena di speranza, è il cuore pulsante di questa nuova pellicola, che si arricchisce con le classiche tematiche di amicizia, coraggio e generosità.

Il film ha già conquistato il pubblico internazionale e promette di farlo anche in Italia, dove arriverà nelle sale il 16 gennaio 2025, distribuito da Eagle Pictures. Con l’uscita americana prevista per il 17 gennaio, Paddington in Perù si prepara a raggiungere i cineasti di tutto il mondo, confermando ancora una volta la forza di questo personaggio che, nonostante sia ormai un’icona del cinema per famiglie, riesce sempre a rinnovarsi e a catturare l’immaginazione di ogni generazione. “Paddington in Perù” non è solo l’ennesimo capitolo di una saga che ha già emozionato milioni di spettatori, ma è anche un film che riesce a guardare al futuro, mantenendo viva quella magia che ha sempre reso il nostro orsetto preferito un vero e proprio simbolo di bontà e speranza. Un’avventura imperdibile per chi ama il cinema capace di raccontare storie di valore universale con il cuore e un sorriso.

Lara Croft: Tomb Raider – Avventura, Azione e Stile: La Prova di Angelina Jolie nel Ruolo Iconico

“Lara Croft: Tomb Raider”, diretto da Simon West , rappresenta un tentativo ambizioso di tradurre l’universo dei videogiochi sul grande schermo con un approccio visivamente spettacolare. Basato sull’iconica serie videoludica sviluppata da Core Design, il film aveva l’arduo compito di catturare l’essenza dell’eroina protagonista, Lara Croft, interpretata da Angelina Jolie, e di trasformare un’esperienza interattiva in una narrazione cinematografica.

Sin dai primi minuti, il film fa un grande sforzo per calare il pubblico nell’universo della protagonista, un’archeologa avventuriera di nobili origini, capace di affrontare enigmi complessi e situazioni pericolose con una combinazione di intelligenza, abilità fisica e fascino. Angelina Jolie, con il suo carisma naturale, dà vita a una Lara Croft credibile, incarnando l’archetipo dell’eroe larger-than-life. La sua performance è uno dei punti di forza del film: l’attrice riesce a unire una fisicità convincente a una sicurezza scenica che riflette le caratteristiche del personaggio videoludico, al contempo amplificandone le sfumature umane e rendendolo accessibile anche a chi non è familiare con il materiale originale.

Dal punto di vista visivo, Simon West dimostra la sua competenza nella costruzione di scene d’azione spettacolari. L’apertura con Lara che affronta un robot nella sua residenza stabilisce immediatamente il tono del film: dinamico, esagerato e con una punta di autoironia. Le sequenze che seguono, tra templi antichi, ambientazioni esotiche e misteri archeologici, sono un tripudio di effetti speciali e coreografie ben calibrate. Tuttavia, dietro questa estetica patinata, il film a volte fatica a trovare una vera identità narrativa.

La trama, incentrata sulla ricerca di un artefatto antico che controlla il tempo, è una formula già vista nei film d’avventura, e manca spesso di coesione e originalità. Gli antagonisti, benché ben interpretati – in particolare Iain Glen nel ruolo del villain Powell – risultano piuttosto bidimensionali e privi di reale minaccia. La sceneggiatura, scritta da Patrick Massett e John Zinman, si sforza di mantenere un ritmo serrato, ma spesso sacrifica la profondità narrativa in favore di un continuo susseguirsi di eventi spettacolari.

Uno degli aspetti più deboli del film è il trattamento dei dialoghi e delle motivazioni dei personaggi. Mentre Lara risulta affascinante grazie alla presenza magnetica di Jolie, molti dei personaggi secondari, incluso il suo interesse amoroso Alex West (interpretato da Daniel Craig), non riescono a emergere con la stessa forza. Questa superficialità riduce l’impatto emotivo delle relazioni e limita l’empatia del pubblico verso la protagonista, che spesso appare come una figura isolata in un mondo dominato da cliché narrativi.

Ciononostante, Lara Croft: Tomb Raider riesce a regalare momenti di puro intrattenimento. Le sue ambientazioni, che spaziano da tombe antiche a location futuristiche, evocano lo spirito del franchise videoludico, e le sequenze d’azione sono coreografate con grande attenzione al dettaglio. Inoltre, la colonna sonora di Graeme Revell, arricchita da brani contemporanei, contribuisce a creare un’atmosfera moderna e accattivante.

In definitiva, Lara Croft: Tomb Raider è un film che cerca di bilanciare fedeltà al materiale originale e le esigenze di un blockbuster hollywoodiano. Nonostante i suoi limiti narrativi e la mancanza di profondità emotiva, riesce comunque a intrattenere grazie a un’interpretazione carismatica di Angelina Jolie e a una messa in scena visivamente accattivante. Per gli appassionati di Lara Croft e del genere d’avventura, il film rappresenta un’esperienza godibile, anche se non del tutto memorabile, rimanendo uno dei primi passi significativi nell’adattamento dei videogiochi al cinema.