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isek.AI Lab rivoluziona il rapporto tra uomo e tecnologia: AI etica, inclusiva e sostenibile

In un contesto globale caratterizzato da rapidi mutamenti e continue sfide tecnologiche, prende ufficialmente il via isek.AI Lab, una start-up innovativa fondata da Eleonora e Mariangela Castiglione. Le due sorelle, già protagoniste nel panorama imprenditoriale italiano, inaugurano con questa iniziativa un nuovo paradigma tecnologico fondato su etica, inclusività e sostenibilità. isek.AI Lab si configura come un osservatorio di nuova generazione sull’intelligenza artificiale, con l’obiettivo di promuovere una tecnologia capace di amplificare, e non sostituire, il potenziale umano.

Ispirata al concetto giapponese di isekai, che richiama l’idea di mondi alternativi e possibilità inesplorate, la start-up intende ridefinire il rapporto tra l’essere umano e l’AI, in un ecosistema in cui l’innovazione si intreccia con valori profondamente umani. In quest’ottica, isek.AI Lab si propone come uno spazio dinamico in cui convergono divulgazione scientifica, democratizzazione tecnologica, accesso universale, responsabilità sociale e impatto ambientale positivo.

Fondata all’interno dell’ecosistema imprenditoriale di iDea Group International, la società nasce con una missione precisa: rendere l’intelligenza artificiale uno strumento di crescita collettiva, capace di generare valore economico e sociale. A guidare il progetto, accanto alle fondatrici, vi è Massimiliano Oliosi, Project Manager con un solido background strategico e manageriale, il cui contributo sarà determinante per la crescita e l’affermazione dell’impresa sul mercato.isek.AI Lab si distingue per un’offerta multidisciplinare e trasversale, che include lo sviluppo di contenuti digitali avanzati, avatar interattivi, copywriting generativo, produzioni audiovisive e musicali basate su AI, oltre a percorsi formativi e progetti educativi personalizzati. Le soluzioni, rivolte a professionisti, aziende, istituzioni, università, incubatori e organizzazioni culturali, sono pensate per integrare le AI generative nei processi aziendali, ottimizzandone l’efficienza, riducendo i costi operativi e abbattendo le emissioni ambientali. Attraverso queste applicazioni, l’intelligenza artificiale diventa un alleato strategico per la trasformazione sostenibile dei modelli di business.

La piattaforma propone anche un osservatorio tecnologico permanente, volto a monitorare l’evoluzione dell’intelligenza artificiale e a promuovere una cultura dell’innovazione responsabile, accessibile e aperta alla partecipazione. Con programmi di mentoring e coaching, la start-up sostiene inoltre l’imprenditoria giovanile e femminile, promuovendo l’inclusione di categorie spesso escluse dai processi di trasformazione digitale.

Mariangela Castiglione ha dichiarato:

isek.Ai Lab nasce dal nostro desiderio di costruire un ponte tra tecnologia e umanità. Vogliamo che l’intelligenza artificiale non sia solo un mezzo per automatizzare processi, ma diventi un alleato per la crescita delle persone e delle aziende. Crediamo fermamente che la tecnologia debba essere al servizio dell’umanità, e il nostro impegno è rivolto a creare soluzioni che rispettino e valorizzino questo principio.”

Eleonora Castiglione ha aggiunto:

“Il nostro progetto è radicato nell’idea che ogni individuo abbia il diritto di accedere alle opportunità offerte dalla tecnologia. Siamo impegnate a democratizzare l’AI, con un’attenzione particolare alle donne e ai giovani, spesso esclusi dai processi di innovazione. Attraverso la formazione, il mentoring e la creazione di tecnologie personalizzate, vogliamo aprire nuovi orizzonti e rendere la tecnologia un catalizzatore per il cambiamento positivo.”

Il Project Manager, Massimiliano Oliosi, ha commentato il ruolo cruciale di un team multidisciplinare per il successo dell’impresa:

“In isek.Ai Lab uniamo competenze tecniche, creative e gestionali per affrontare le sfide del mercato in modo innovativo. Siamo convinti che la combinazione di tecnologia avanzata e approccio umano sia la chiave per costruire soluzioni sostenibili e di valore. La nostra visione è di creare un ecosistema in cui ogni progresso tecnologico generi un impatto sociale positivo, favorendo una crescita inclusiva e responsabile.

isek.Ai Lab offre una gamma di servizi avanzati, tra cui lo sviluppo di avatar digitali, la creazione di contenuti generati da AI. La sua offerta è arricchita da un Osservatorio Tecnologico e da programmi formativi avanzati, che ne consolidano il ruolo di leader nell’innovazione. Grazie alla collaborazione con università, centri di ricerca e altre realtà tecnologiche, la startup mantiene un approccio multidisciplinare e dinamico, contribuendo attivamente alla creazione di un futuro tecnologico sostenibile e responsabile.

Inoltre, isek.Ai Lab promuove programmi di formazione e mentoring per sostenere l’imprenditoria offrendo un supporto strategico per l’integrazione di sistemi AI su misura. Attraverso un approccio personalizzato, l’azienda fornisce soluzioni scalabili e sostenibili, favorendo il progresso collettivo e l’adattamento alle sfide contemporanee.L’impegno verso la sostenibilità è al centro della visione di isek.Ai Lab, che adotta pratiche rispettose dell’ambiente e mira a minimizzare l’impatto ecologico delle proprie soluzioni.Con la fondazione di isek.Ai Lab, il panorama tecnologico italiano e internazionale si arricchisce di una realtà che unisce innovazione, creatività e responsabilità sociale, con l’ambizione di costruire un futuro in cui la tecnologia sia un alleato fondamentale per il progresso collettivo.

(Pre)vedere il futuro: i libri e i film visionari che hanno anticipato

Il genere fantascientifico ha da sempre immaginato il futuro, anticipando scenari che spesso si sono “avvicinati” alla realtà. Dai romanzi ai film, molti autori, nel corso dei decenni, hanno dimostrato un’intuizione quasi “profetica”, raccontando di mondi dominati da trasformazioni profonde che oggi trovano un riscontro concreto nell’applicazione delle nuove tecnologie.

In occasione dell’uscita della settima stagione di Black Mirror, la serie fantascientifica che ha il merito di aver stimolato una riflessione critica sull’impatto della digitalizzazione nei diversi ambiti della società contemporanea, Babbel, l’app che promuove la comprensione reciproca attraverso le lingue, insieme all’esperto Andrea Viscusi, autore italiano specializzato in narrativa fantascientifica, invitano ad una riflessione in merito al binomio fattore umano e tecnologia.

Nello specifico sono stati selezionati 5 libri e 5 film di fantascienza che hanno saputo anticipare e talvolta persino dare un nome ad alcune delle tematiche tecnologiche di oggi, alcune delle quali affrontate anche nella serie, dall’intelligenza artificiale alle simulazioni virtuali.

Fin dalle sue origini, la fantascienza ha alimentato non solo l’immaginazione, ma anche il pensiero scientifico e la ricercaafferma Andrea ViscusiSono molti i casi di sviluppi tecnologici che sono stati in qualche modo indirizzati dalle storie di fantascienza, al punto che le stesse parole che usiamo comunemente per parlare di questi concetti sono state inventate in queste opere”.

“È interessante osservare come le tecnologie di oggi, tra cui l’intelligenza artificiale e gli algoritmi capaci di adattarsi al contesto, siano state immaginate già da tempo da scrittori/scrittrici e autori/autrici cinematografici. Ciò che un tempo sembrava fantascienza è infatti oggi parte della nostra quotidianità: anche solo pochi decenni fa, per molti era difficile pensare che un giorno avremmo potuto imparare le lingue in qualsiasi momento da un dispositivo tascabile” commenta Gianluca Pedrotti, Principal Learning Content Creator.

Tra robot e cyberspazio: le previsioni tecnologiche della letteratura

Come sottolineano gli esperti linguistici di Babbel, numerosi sono gli autori letterari che nel tempo, con la loro fantasia, hanno saputo predire delle tecnologie o addirittura inventare dei nomi che sono stati successivamente utilizzati, dai robot agli avatar passando dall’antenato di internet.

  1. “R.U.R. (Rossum’s Universal Robots)” di Karel Čapekn (1920): quest’opera teatrale rappresenta una delle prime storie distopiche del XX secolo ed è nota per aver introdotto per la prima volta il termine “robot”. Al centro della storia vi è l’azienda Rossum’s Universal Robots (R.U.R.) che realizza esseri artificiali, i robot appunto, simili agli umani, ma privi di qualsiasi sentimento. Creati per servire l’uomo, vengono fabbricati in massa ed impiegati in diversi settori, fino al momento in cui arrivano a sviluppare una coscienza e a ribellarsi, sterminando l’umanità. Il testo invita a riflettere sui pericoli di una società ipertecnologica e disumanizzata, in cui il rischio che tutto sfugga al controllo diventa sempre più concreto, temi ancora oggi molto rilevanti.
  2. “1984” di George Orwell (1949): si tratta di un romanzo distopico che descrive una società totalitaria del futuro (quella del 1984 appunto) governata da un solo partito, a sua volta guidato da un “Grande Fratello”, che con delle telecamere controlla costantemente la popolazione. In questa società totalitaria, persino la lingua è stata modificata nel “Newspeak” (o “Neolingua”): dotata di un numero ridotto di parole e di una grammatica semplificata, elimina concetti pericolosi per il regime come “ribellione” e ne introduce altri come quello di “psicoreato” (ovvero pensare qualcosa contro il partito), escludendo così qualsiasi forma di libero pensiero e manipolando l’informazione. Quest’opera – che ha anticipato temi contemporanei come il controllo audio e video, la manipolazione delle informazioni e la diffusione di fake news –  denuncia i rischi legati ad una sorveglianza di massa, alla propaganda e alla limitazione della libertà individuale.
  3. “Io, Robot” di Isaac Asimov (1950): è una raccolta di racconti di fantascienza, in cui ogni storia è indipendente dalle altre, ma tutte esplorano come i robot, governati dalle “tre leggi della robotica”, possano comportarsi in modi inaspettati quando queste regolamentazioni entrano in conflitto o vengono interpretate in modo ambiguo. Le tre leggi di Asimov, oltre ad aver ispirato il dibattito etico sulla regolamentazione della robotica e dell’intelligenza artificiale, hanno anche contribuito in modo significativo alla ricerca e allo sviluppo degli automi. L’impiego delle nuove tecnologie comporta infatti una responsabilità morale che non va sottovalutata, per prevenire conseguenze impreviste e garantire un uso consapevole dell’innovazione.
  4. “Neuromante” di William Gibson (1984): questo romanzo è conosciuto per aver reso famoso il “cyberpunk” (un genere narrativo caratterizzato da ambientazioni futuristiche distopiche e dalla presenza di una tecnologia avanzata) e aver popolarizzato il termine “cyberspazio” (inventato dallo scrittore e introdotto nel suo precedente romanzo “Burning Chrome”), di fatto immaginando internet e la realtà virtuale prima della loro creazione. Il romanzo segue la storia di Case, un hacker caduto in disgrazia e privato della possibilità di connettersi alla rete informatica globale. Egli viene reclutato da un misterioso benefattore che, in cambio della restituzione delle sue capacità, gli affida una pericolosa missione: Case si immerge così nel “cyberspazio”, un mondo virtuale avanzato, affrontando nemici e scoprendo verità nascoste. Il libro esplora diverse tematiche come il rapporto tra l’uomo e la tecnologia e il potere delle intelligenze artificiali.
  5. “Snow Crash” di Neal Stephenson (1992): è un romanzo cyberpunk ambientato negli Stati Uniti di fine XX secolo, ricordato per aver anticipato alcune tecnologie oggi estremamente attuali e dibattute come il Metaverso e gli avatar, in una trama che intreccia realtà virtuale e complotti globali. Il protagonista è Hiro, un hacker che lotta contro un virus informatico, lo “Snow Crash”, navigando nel Metaverso, un mondo virtuale che può essere esplorato con degli “avatar”, attraverso i quali interagire con gli altri utenti.

Tra clonazioni e conversazioni con l’IA: le previsioni tecnologiche del cinema

Non mancano, anche nel caso delle pellicole cinematografiche, esempi di veri e propri “veggenti” che hanno anticipato molte tecnologie che oggi stanno diventando realtà, dimostrando anche quanto la scienza possa avvicinarsi alle intuizioni della narrativa.

  1. “Blade Runner” di Ridley Scott (1982): il lungometraggio è ambientato in una distopica Los Angeles del 2019 inquinata e divenuta invivibile, tanto che chi può si trasferisce in colonie spaziali, nelle quali degli androidi molto simili agli esseri umani ma dall’aspettativa di vita di soli quattro anni (i “replicanti”) vengono impiegati per i lavori più faticosi. Quando alcuni di loro si ribellano e arrivano sulla terra, un ex poliziotto viene incaricato di rintracciarli ed eliminarli; tuttavia, durante la sua missione, arriva a mettere in discussione il legame tra umano ed artificiale. Anche in questo caso non mancano le invenzioni più visionarie come gli stessi androidi avanzati, gli assistenti vocali e i grandi schermi pubblicitari in 3D paragonabili a quelli utilizzati al giorno d’oggi.
  2. “Jurassic Park” di Steven Spielberg (1993): il primo di questa serie di film di fantascienza dal successo planetario si svolge su un’isola tropicale in cui un miliardario eccentrico, John Alfred Hammond, sta per inaugurare un parco divertimenti, Jurassic Park appunto, popolato da dinosauri riportati in vita attraverso la clonazione del DNA fossile. Prima dell’inaugurazione vengono invitati alcuni esperti a visitare l’isola ma, durante il tour, una violazione dei sistemi di sicurezza libera i dinosauri dalle gabbie, generando così il caos e una vera e propria lotta per la sopravvivenza. Vengono portati alla luce temi rilevanti come i rischi della clonazione genetica (seppur oggi non sia ancora possibile clonare i dinosauri, sono stati fatti importanti passi avanti nell’editing genetico) ed anticipate alcune tecnologie come i veicoli a guida autonoma e l’utilizzo dell’IA nella genetica oltre che la realtà aumentata e quella virtuale.
  3. “Matrix” di Andy (Lilly) e Larry (Lana) Wachowski (1999): è un film di fantascienza in stile cyberpunk che esplora numerosi concetti tra cui la realtà virtuale e l’intelligenza artificiale. Il protagonista, Neo (interpretato da Keanu Reeves), è un hacker che viene reclutato per combattere contro delle macchine che hanno preso il controllo del mondo ed intrappolato le persone in una realtà neuro-simulata ed interattiva chiamata “Matrix”, mentre i loro corpi fungono da energia. Il film ha avuto un importante impatto sulla cultura popolare, influenzando il cinema e cambiando la visione della tecnologia, della realtà e del potere.
  4. “Minority Report” di Steven Spielberg (2002): si tratta, anche in questo caso, di una pellicola cinematografica di fantascienza sviluppata intorno a tematiche come il controllo del futuro con la tecnologia e la predizione dei crimini. È infatti ambientato in un futuro in cui un’agenzia governativa (“Precrime”) si affida a tre “precog”, esseri umani con poteri extrasensoriali, per prevedere i crimini prima che vengano commessi in modo da arrestare le persone ed evitare così che i reati accadano. John Anderton (interpretato da Tom Cruise) è il capo dell’unità, fino a quando viene accusato di un omicidio che non ha ancora commesso; cercando di provare la propria innocenza, scopre una trama più complessa che mette in discussione l’affidabilità del sistema di previsione. Oltre al concetto della previsione del crimine, che ha ispirato modelli di analisi oggi in uso alle forze dell’ordine, vi sono altre tecnologie che all’epoca del film potevano sembrare fantascienza, ma che oggi sono realtà o sono in fase di sviluppo come gli schermi trasparenti e le interfacce gestuali, le pubblicità targettizzate (nel film il riconoscimento dell’iride viene utilizzato, tra le altre cose, dai cartelloni pubblicitari per mostrare una pubblicità personalizzata) e le auto a guida autonoma.
  5. “Her” di Spike Jonze (2013): si discosta dagli altri film perché, pur essendo di fantascienza, ha degli elementi più romantici ed esplora il rapporto tra gli esseri umani e l’intelligenza artificiale. Protagonista è Theodore (interpretato da Joaquin Phoenix), un uomo solitario che dopo la fine del suo matrimonio decide di provare un nuovo sistema operativo basato su un’intelligenza artificiale, capace di evolversi ed adattarsi alle esigenze dell’utente. Con il tempo tra i due nasce una vera e propria relazione fino a quando l’IA, divenuta così autonoma e consapevole da allontanarsi dalla percezione umana, abbandona il mondo digitale per esistere in una dimensione superiore. I temi trattati, come l’influenza della tecnologia sull’uomo, l’emotività delle macchine e la solitudine in un mondo iperconnesso, sono a distanza di più di un decennio di grande attualità.

Mod, Impianti Cybernetici e Cyborg in Star Wars: tra Umanità, Tecnologia e Trasformazione

I “Mod”, ovvero i cyborg, e i diversi impianti cybernetici  sono elementi centrali nell’universo di Star Wars: non sono solo una presenza iconica, ma anche uno strumento narrativo fondamentale per esplorare temi complessi come l’identità, la trasformazione e la lotta interiore tra umanità e macchina. L’introduzione di personaggi come KB nella serie Star Wars: Skeleton Crew approfondisce ulteriormente questo concetto, portando il pubblico a riflettere sul significato di “essere umani” nell’era della tecnologia avanzata. In particolare, KB è un esempio toccante di come la cibernetica possa influenzare la vita di un individuo, mostrando i suoi limiti senza tuttavia farli pesare sulle relazioni interpersonali. Questo aspetto rappresenta un’evoluzione nella narrativa di Star Wars, che da sempre ha utilizzato i cyborg per rappresentare il conflitto tra il corpo umano e la macchina.

Gli Impianti Cibernetici e la Trasformazione dell’Identità

Il concetto di Mod nell’universo di Star Wars si basa sulla fusione tra organico e meccanico, e la sua applicazione spazia dal miglioramento delle capacità fisiche alla necessità di sopravvivere a ferite devastanti. In Skeleton Crew, i cyborg non sono soltanto entità metà macchina, ma portatori di storie emotive complesse. KB, una giovane umana della Nuova Repubblica, è un esempio emblematico di questo. La sua figura, modificata da impianti cibernetici, diventa il simbolo di un individuo che lotta per mantenere la propria identità mentre affronta la disabilità e la diversità, temi delicati che la serie esplora con molta empatia. Nonostante i cambiamenti radicali nel suo corpo, KB rimane legata alle sue emozioni e alle sue relazioni, un messaggio potente che sottolinea l’importanza di non ridurre mai una persona alla tecnologia che la compone.

L’Evoluzione dei Cyborg nella Saga

Nel contesto più ampio di Star Wars, i cyborg sono utilizzati per esplorare i conflitti interiori dei personaggi, evidenziando la tensione tra ciò che resta dell’umanità e l’influenza distruttiva della tecnologia. Darth Vader è forse l’esempio più noto e tragico di cyborg: ridotto a una macchina per sopravvivere dopo le gravi ferite subite su Mustafar, la sua armatura diventa un simbolo del suo legame indissolubile con il lato oscuro. La tecnologia non solo lo tiene in vita, ma cancella anche ciò che resta della sua identità di Jedi, creando un contrasto stridente tra la sua forma fisica e la sua umanità interiore.

Al contrario, personaggi come Luke Skywalker mostrano come la cibernetica possa essere una risorsa positiva, un mezzo per la riabilitazione. Dopo aver perso la mano in un duello con Vader, Luke riceve un impianto meccanico che gli consente di continuare a vivere e combattere per il bene. Questo esempio di potenziamento tecnologico, utilizzato non per il controllo o la guerra, ma per la sopravvivenza, evidenzia come la tecnologia possa essere vista come un alleato, piuttosto che un nemico.

La Tecnologia come Strumento di Potere e Controllo

In alcuni casi, però, gli impianti cybernetici in Star Wars sono usati per scopi ben più oscuri. Il Generale Grievous, un guerriero alieno trasformato in una macchina assassina, è l’incarnazione del pericolo che la tecnologia può rappresentare quando viene utilizzata per soggiogare l’individuo. Quasi completamente privo di parti biologiche, Grievous è un perfetto esempio di come la cibernetica possa disumanizzare e ridurre un essere vivente a un mero strumento di morte. Allo stesso modo, i soldati del programma Dark Trooper sono stati modificati geneticamente e ciberneticamente per diventare soldati perfetti, privati di ogni libero arbitrio, un chiaro simbolo della perdita di identità a causa della tecnologia.

Una tecnologia per tanti… ma non per tutti!

In realtà, nella saga di Star Wars, questi impianti cibernetici sono fenomeni rari e, per molti, inaccessibili. Perché una tecnologia così avanzata non è più comune tra le stelle? La risposta risiede in una combinazione di fattori, ognuno radicato in profondità nella galassia.In primo luogo, c’è il costo. La cibernetica avanzata, come quella che ha reso Darth Vader ciò che è, è un lusso riservato solo a chi detiene un potere immenso, come l’Imperatore stesso. Per il resto della popolazione, l’adozione di impianti è un privilegio irraggiungibile, un sogno lontano che pochi possono permettersi. La galassia, pur piena di mondi tecnologicamente avanzati, non è un posto dove ogni persona può semplicemente procurarsi un corpo migliorato.Ma il denaro non è l’unico ostacolo. Le credenze religiose e culturali giocano un ruolo altrettanto determinante. Molti nella galassia vedono l’adozione di impianti cibernetici come un atto di sacrilegio, come se amputare una parte di sé per sostituirla con la macchina fosse una sorta di “escissione” dell’anima. In un contesto dove la Forza è venerata come il legame sacro tra tutti gli esseri viventi, chi cerca di fondere il corpo con la macchina rischia di compromettere la propria connessione spirituale con l’universo. La paura che un cambiamento fisico possa spezzare quel legame profondo con la vita è una delle ragioni principali per cui molti evitano gli impianti.Il dolore, poi, è un altro deterrente. La chirurgia necessaria per installare impianti cibernetici è tutt’altro che indolore. Sebbene la galassia di Star Wars sia tecnologicamente avanzata, sembra che non esista un anestetico che possa alleviare completamente il tormento derivante dall’operazione. L’idea di sottoporsi a un intervento che stravolga il proprio corpo è una prospettiva che molti preferiscono evitare, sopportando il dolore fisico come limite da non oltrepassare.Un altro problema pratico riguarda gli ambienti in cui questi impianti vengono utilizzati. Tra contrabbandieri e cacciatori di taglie, la necessità di rimanere nascosti e non attirare attenzioni è fondamentale. Gli impianti cibernetici, per quanto utili, sono difficili da nascondere, e la loro visibilità potrebbe compromettere l’anonimato, mettendo a rischio la sicurezza di chi li indossa.

Il Confine tra Uomo e Macchina: Le Implicazioni Filosofiche

Oltre agli aspetti funzionali degli impianti cibernetici, la saga di Star Wars pone interrogativi profondi riguardo all’etica della tecnologia. Qual è il limite tra miglioramento e manipolazione? Come definire la “umanità” di un individuo che è stato trasformato in parte macchina? Queste domande si riflettono nei personaggi che, come Echo, Lobot e persino il cyborg Tarr Kligson, lottano per trovare un equilibrio tra la loro essenza biologica e la parte meccanica che li definisce.

Gli impianti cybernetici non sono mai solo modifiche fisiche, ma interventi che alterano anche l’identità mentale e psicologica dei personaggi. Lobot, per esempio, non solo è stato dotato di impianti che gli consentono di gestire la città di Cloud City, ma ha anche subito una perdita significativa: la sua capacità di comunicare tramite il linguaggio verbale. Questo sacrificio evidenzia come l’intelligenza e la connessione emotiva possano essere influenzate dalle modifiche cibernetiche, creando una riflessione sulla possibile disumanizzazione che può derivare dall’abuso della tecnologia.

La Resilienza e il Potere della Cibernetica

In Star Wars, tuttavia, non tutti gli impianti sono simboli di perdita. Personaggi come Fennec Shand dimostrano come la cibernetica possa anche rappresentare una rinascita. Dopo essere stata gravemente ferita, Fennec riceve impianti cibernetici che le restituiscono la vita e la forza, trasformandola in una guerriera implacabile. Questo tipo di trasformazione rappresenta la capacità di adattarsi e superare le avversità, non solo per sopravvivere, ma per diventare più forti.

In conclusione, i Mod sono elementi narrativi cruciali nell’universo di Star Wars. Non solo fungono da metafora per il conflitto interiore dei personaggi, ma pongono anche questioni etiche e filosofiche sulla relazione tra umanità e tecnologia. Mentre personaggi come Darth Vader e Grievous mostrano i pericoli della cibernetica quando usata per il controllo, altri come Luke, Echo e Fennec Shand dimostrano che la tecnologia, se utilizzata in modo responsabile, può essere una risorsa potente per la riabilitazione e il potenziamento dell’individuo. Attraverso questi personaggi e le loro storie, Star Wars ci invita a riflettere su cosa significa veramente essere umani nell’era della tecnologia.