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Avatar: The Last Airbender – Il live-action Netflix si espande: svelati nuovi personaggi e iniziata la produzione della terza stagione

L’universo magico di Avatar: The Last Airbender continua a prendere forma nel mondo reale, o meglio, nel live-action targato Netflix. Dopo il debutto esplosivo della prima stagione, accolto con entusiasmo (e una buona dose di scetticismo risolto in parte grazie alla qualità della produzione), il colosso dello streaming ha deciso di accelerare: la serie è stata rinnovata per una seconda e una terza stagione a distanza di pochissimi giorni dal suo esordio. Una notizia che ha mandato in visibilio la community di fan storici dell’originale animato Nickelodeon, che dal 2005 ha generato generazioni di appassionati di Aria, Fuoco, Acqua e Terra. Ma non è tutto: Netflix ha appena annunciato nuovi nomi nel cast, arricchendo il già nutrito ensemble con volti interessanti che interpreteranno personaggi iconici e amatissimi della saga.

Una produzione in movimento tra passato, presente e futuro

Con la produzione della seconda stagione attualmente in corso a Vancouver, in Canada, gli showrunner Christine Boylan e Jabbar Raisani promettono un racconto ancora più profondo, che esplorerà le relazioni tra i personaggi e ci regalerà versioni live-action fedeli – ma realistiche – di alcune delle scene più iconiche dell’opera originale. Quella che si profila all’orizzonte è una stagione che non si limita a replicare la narrazione animata, ma che vuole espandere e arricchire il mondo spirituale e guerriero dell’Avatar.

I tempi di produzione fanno pensare a un rilascio previsto tra la fine del 2025 e l’inizio del 2026. Una lunga attesa, certo, ma che potrebbe essere ben ricompensata se la qualità resterà all’altezza.


Volti noti e nuove entrate: il cast si espande

Il cuore pulsante della storia resta saldamente in mano ai protagonisti già conosciuti: Gordon Cormier tornerà nei panni di Aang, il giovane Avatar chiamato a padroneggiare i quattro elementi per riportare l’equilibrio in un mondo devastato dalla Nazione del Fuoco. Al suo fianco ritroveremo Ian Ousley e Kiawentiio come Sokka e Katara, fratelli della Tribù dell’Acqua, Dallas Liu come il tormentato Principe Zuko, e Daniel Dae Kim nel ruolo minaccioso del Signore del Fuoco Ozai.

George Takei riprenderà invece il ruolo inquietante di Koh, lo Spirito del Volto. Una scelta, questa, che sottolinea ancora una volta l’ambizione del progetto di fondere performance attoriali d’impatto con l’estetica soprannaturale dell’universo originale.

Ma è con i nuovi ingressi che si respira aria di cambiamento. Nella seconda stagione faranno il loro debutto Dichen Lachman, affascinante e intensa nel ruolo dell’Avatar Yangchen; Dolly de Leon interpreterà il misterioso duo Lo e Li; Terry Chen sarà Jeong Jeong, il maestro del fuoco in esilio; Lily Gao vestirà i panni di Ursa, madre di Zuko, mentre Madison Hu sarà Fei, personaggio inedito ma intrigante.

Per la terza stagione, già in fase di pre-produzione, Netflix ha rivelato due new entry di grande peso: Tantoo Cardinal sarà Hama, l’acqua-controllore che ci ha regalato uno degli episodi più oscuri della serie animata, mentre Jon Jon Briones interpreterà Piandao, il maestro spadaccino che insegnerà a Sokka a trasformare l’ironia in abilità.


L’attesa per Toph e il destino di Zhao

E ora veniamo a uno dei momenti più attesi: l’arrivo di Toph. L’inarrestabile maestra della Terra, cieca ma dotata di una percezione sensoriale senza pari, è uno dei personaggi più amati di Avatar: The Last Airbender. Ad interpretarla nel live-action sarà Miya Cech, giovane attrice già nota per la sua presenza magnetica e la capacità di bilanciare forza e vulnerabilità. La sua introduzione segna un punto di svolta nella trama e promette duelli spettacolari, battute taglienti e lezioni di vita “terrose” come solo Toph sa dare.

Non meno interessante è la sorte di Zhao, il comandante della Nazione del Fuoco interpretato da Ken Leung. Dopo il drammatico confronto con Zuko, il suo destino nella serie resta avvolto nel mistero. I fan più attenti ricordano che, nell’universo espanso dei fumetti, Zhao ha avuto un ritorno inaspettato. Che Netflix stia preparando una sorpresa in questo senso?


Uno sguardo d’insieme e una promessa narrativa

Nel complesso, la seconda stagione si preannuncia come un crescendo emotivo e spettacolare, con una narrazione che mira a rispettare la mitologia originaria ma anche a sorprenderci, arricchendola con nuovi dettagli, dinamiche e volti. Il cast corale che include anche Chin Han, Hoa Xuande, Justin Chien, Amanda Zhou, Crystal Yu, Kelemete Misipeka, Lourdes Faberes e Rekha Sharma conferma l’ambizione di rendere questo adattamento uno dei punti di riferimento del fantasy televisivo contemporaneo.

La scommessa di Netflix è audace: conquistare i cuori dei nostalgici e, allo stesso tempo, introdurre una nuova generazione al fascino intramontabile del mondo di Aang. Se continueranno su questa strada, con cura visiva, coerenza narrativa e rispetto per il materiale di partenza, il live-action potrebbe davvero diventare un capitolo degno di affiancarsi alla serie animata.

Transformers x Evangelion: l’incontro leggendario tra mecha e mito ritorna per il 30° anniversario

Preparatevi, appassionati di mecha e fantascienza, perché sta per arrivare un evento che farà tremare le fondamenta della cultura pop nerd: Transformers ed Evangelion si preparano a incrociare nuovamente i loro destini in un epico crossover che già promette scintille. A dare la notizia è stata la leggendaria casa giapponese Takara Tomy durante lo Shizuoka Hobby Show 2025, annunciando che questa nuova collaborazione farà parte del progetto Synergenex, il brand dedicato alle collaborazioni più visionarie del celebre produttore di giocattoli.

Un annuncio che arriva proprio in occasione di un anniversario storico: il 30° compleanno di Neon Genesis Evangelion, serie culto che ha rivoluzionato l’anime negli anni ’90 e che, a distanza di tre decenni, continua a ispirare generazioni di fan, artisti, creatori e persino… robot alieni trasformabili.

Quando Cybertron incontra Tokyo-3

L’unico indizio ufficiale svelato finora è una silhouette misteriosa: una figura che richiama immediatamente Optimus Prime (o Convoy, per usare il nome originale giapponese), ma con le inconfondibili pinne scapolari dell’EVA-01, il biomecha pilotato da Shinji Ikari. L’immagine è intrisa di simboli iconici per ogni fan di Evangelion, dagli esagoni A.T. Field all’estetica visuale cupa e solenne che ha definito lo stile della serie di Hideaki Anno. E non manca il logo celebrativo del 30° anniversario di Eva, segno che questa collaborazione sarà tutt’altro che marginale.

Non è però la prima volta che questi due colossi della robotica si incontrano. Nel 2014, i fan più attenti ricorderanno il progetto “Transformers Mode EVA”, una miniserie in formato web novel divisa in quattro episodi, corredata da illustrazioni ufficiali e culminata con un pezzo da collezione diventato oggetto di culto: un MP-10 Convoy nei colori della NERV. Sì, proprio lui, Optimus Prime rivisitato in viola e verde acido come l’Unità 01. E non era solo: la collaborazione includeva anche versioni Eva-style di Hello Kitty, un delizioso e surreale cortocircuito tra kawaii e apocalisse meccanica.

Una trama da sogno (o da incubo)

Nel crossover narrativo del 2014, la Terra viene invasa da un misterioso Angelo e gli Autobot giungono per investigare, guidati dal loro nobile leader. Optimus Prime promette di impedire un disastro pari al Second Impact. Nel frattempo, il malvagio Starscream — la cui coscienza è sopravvissuta — riesce a possedere l’Angelo, dando vita a un’entità inquietante chiamata Angel-Scream. Quando le cose si mettono male, Misato Katsuragi non esita: attiva l’EVA-01, e da lì parte una battaglia epica, con Optimus che si sincronizza con l’Eva, ne acquisisce colori e dimensioni, e affronta il nemico in un duello da antologia della fantascienza. Alla fine, gli Autobot uniscono le forze con la NERV, suggellando un’alleanza tra due mondi apparentemente lontani, ma profondamente complementari.

Evangelion 30 anni dopo: un’icona immortale

Questa nuova collaborazione giunge in un momento particolarmente ricco per il franchise di Evangelion. Dopo il trionfale e definitivo Evangelion: 3.0+1.0 Thrice Upon a Time del 2021, che ha chiuso il ciclo dei Rebuild con una nota di catarsi (o almeno ci ha provato!), lo Studio Khara ha continuato a lavorare a progetti importanti come Mobile Suit Gundam GQuuuuuuX, segnando un passaggio simbolico dal trauma post-atomico degli Eva alla saga bellica interstellare dei Gundam.Nel frattempo, Evangelion si è trasformato in un vero e proprio brand crossmediale. Per celebrare i trent’anni, è nato anche EVANGELION:95, un marchio di abbigliamento retrò anni ’90 che attinge a piene mani dall’estetica originale della serie. E come se non bastasse, McDonald’s ha recentemente collaborato con il franchise per il lancio di giocattoli esclusivi: un segnale inequivocabile del fatto che l’eredità di Eva continua a brillare nel firmamento nerd. Sul fronte opposto, Transformers continua a reinventarsi tra cinema, serie animate e nuovi giocattoli. Dopo il recente film d’animazione Transformers One uscito alla fine del 2024, lodato dalla critica per il suo stile audace e la sua narrazione più intima, il franchise ha però fatto i conti con un’accoglienza commerciale piuttosto tiepida. Ma i veri fan sanno che Transformers non muore mai: si trasforma, evolve, cambia forma e torna sempre a sorprendere.

Synergenex: il laboratorio dei crossover impossibili

Questa seconda collaborazione Transformers x Evangelion sarà il fiore all’occhiello del brand Synergenex, che Takara Tomy sta usando come piattaforma creativa per esplorare nuovi orizzonti e incrociare franchise apparentemente distanti. La recente presenza dei Zoids in una simile iniziativa con Evangelion durante lo stesso Hobby Show è un altro segnale che il Giappone non ha alcuna intenzione di fermarsi nell’universo dei mash-up robo-fantastici.

Siamo quindi davanti a un nuovo tassello di un puzzle che fonde mito occidentale e apocalisse nipponica, motori energon e A.T. Field, filosofia esistenzialista e battaglie intergalattiche. Una sinergia tra Transformers ed Evangelion è molto più di un semplice fanservice: è un dialogo tra due visioni del futuro, due modi di raccontare l’uomo attraverso la macchina.

E voi, siete pronti per questo nuovo crossover tra i giganti dei robot? Raccontateci cosa ne pensate di questa collaborazione epica tra Transformers e Evangelion: quale design vorreste vedere? Quale storia vorreste leggere? Condividete questo articolo sui vostri social, taggate gli amici appassionati e fateci sapere se anche voi non vedete l’ora di vedere Optimus Prime trasformarsi in un’Unità Evangelion!

Sergio Bonelli Editore al Salone del Libro di Torino: donne leggendarie, fumetti che diventano serie e un futuro pieno di storie

Il Salone del Libro di Torino, da sempre epicentro culturale tra le pagine della letteratura e le visioni del futuro, quest’anno ha regalato ai fan del fumetto un momento davvero speciale. Venerdì scorso, sotto i riflettori di uno degli incontri più attesi, Sergio Bonelli Editore ha scelto di accendere i riflettori su un tema sempre più centrale e necessario nel panorama narrativo: il racconto delle grandi donne, tra carta e schermo, tradizione e sperimentazione.

L’evento, intitolato “Dalla Marchesa Casati a Legs Weaver. Grandi donne dal fumetto all’animazione”, ha visto sul palco autori, editor, produttori e creativi, impegnati a raccontare l’evoluzione di personaggi femminili forti e complessi. Ma è stato anche l’occasione perfetta per riflettere su come il fumetto italiano stia espandendo il proprio orizzonte narrativo, esplorando nuove forme, nuove voci e nuovi media.

Tra West, vampiri e interiorità: Bonelli e il fumetto che cambia pelle

A prendere la parola, con il carisma che gli è proprio, è stato Michele Masiero, Direttore Editoriale di Sergio Bonelli Editore, che ha dipinto un quadro affascinante dell’evoluzione della storica casa editrice. Bonelli, ha spiegato Masiero, oggi si muove agilmente tra l’epica del western e la narrazione più intima, tra le distese del West e i paesaggi interiori delle emozioni umane. E, nel farlo, continua ad alimentare quella fiamma dell’avventura che da sempre è il cuore pulsante della sua produzione.

Non si tratta solo di cambiare ambientazione, ma di trasformare l’avventura in qualcosa di più profondo. La vera rivoluzione è raccontare l’eroismo quotidiano, quello silenzioso, che abita dentro ognuno di noi. E proprio per questo, ha sottolineato Masiero, trasportare i personaggi bonelliani verso altri media — cinema, animazione, videogiochi, live action — è una naturale estensione di quel DNA creativo che nasce e si nutre del fumetto.

Vanna Vinci e l’anima irriverente della Marchesa Casati

Tra le protagoniste indiscusse dell’incontro, la straordinaria Vanna Vinci ha portato sul palco una carica narrativa rara e preziosa. La sua opera LA CASATI. LA MUSA EGOISTA è un viaggio visionario e intimo nella vita della leggendaria Marchesa Luisa Casati, icona eccentrica che ha attraversato con eleganza trasgressiva i mondi dell’arte, della moda e della letteratura.

La scoperta della Casati, racconta Vinci, è nata da una mostra su Boldini nel 2005. Da lì, l’ossessione è diventata ricerca, la ricerca è diventata racconto, e quel racconto si è trasformato in una graphic novel magnetica e sfuggente come la sua protagonista. La narrazione corale scelta da Vinci mescola memorie, voci esterne e ironia personale, restituendo una figura inafferrabile senza cadere nella caricatura.

Ma Vanna Vinci non si è fermata lì. Con VIAGGIO NOTTURNO, miniserie in quattro episodi ambientata in una Bologna gotica e silenziosa, ha dato voce a vampiri che sfuggono agli stereotipi, più intimisti che mostruosi. Un’opera che riecheggia ancora una volta la tensione tra libertà creativa e struttura narrativa, e che conferma l’autrice come una delle voci più originali del fumetto italiano contemporaneo.

Durante l’incontro, Michele Masiero ha fatto un annuncio che ha fatto brillare gli occhi ai fan: Bonelli accoglierà tutto il catalogo di Vanna Vinci. Dopo LA CASATI, arriverà in autunno GATTI NERI CANI BIANCHI, in una nuova edizione completa. Una celebrazione dell’identità autoriale pura, senza compromessi.

Bonelli Entertainment: dal fumetto allo schermo, senza perdere l’anima

Il viaggio del fumetto Bonelli verso altri media è affidato a Bonelli Entertainment, la divisione produttiva guidata da Vincenzo Sarno. E proprio Sarno ha raccontato quanto questa migrazione sia ben più che un adattamento: è una forma nuova, coerente con lo spirito originario della casa editrice.

Il cuore della visione? Costruire una “piscina culturale” dove far nuotare idee, riferimenti, passioni nerd e visioni condivise. In questo ecosistema creativo prendono vita serie animate, film, videogiochi e live action che mantengono il DNA bonelliano intatto, ma lo rielaborano per un pubblico moderno e internazionale.

E proprio su questo fronte arrivano le grandi novità: a Lucca Comics & Games 2025 debutterà la miniserie animata dedicata a LEGS WEAVER, 4 episodi da 10 minuti ciascuno nati dalla collaborazione con Rai Kids. Il progetto è un omaggio vibrante all’estetica anime giapponese anni ’80, amatissima da Antonio Serra — uno dei creatori storici di Nathan Never — che, insieme a Michele Medda e Bepi Vigna, ha dato vita all’iconica Legs nel 1991.

E sempre a Lucca arriveranno in anteprima anche due nuovi episodi della seconda stagione di DRAGONERO, la serie fantasy che ha già conquistato i più piccoli (e non solo) su Rai.

Tra novità editoriali e omaggi: Bonelli non si ferma mai

Il Salone è stato anche il teatro perfetto per una raffica di annunci editoriali da capogiro. A partire dal rilancio di TEX, che torna in un elegante formato cartonato, pensato come un classico senza tempo. Un ritorno alle origini, ma con lo sguardo puntato al futuro.

E poi il grande comeback di KEN PARKER, l’amatissimo personaggio creato da Giancarlo Berardi e Ivo Milazzo, che rientra nel catalogo Bonelli in tutto il suo splendore. Tra le novità più attese spicca DISPERANZA di Samuel Spano, autore poliedrico che porterà in autunno una proposta visiva e narrativa inedita per il mondo Bonelli: un’opera che rompe gli schemi e conferma, ancora una volta, che i confini del fumetto stanno saltando uno dopo l’altro.

Infine, l’omaggio imperdibile a MISTER NO, il primo vero antieroe bonelliano, creato da Guido Nolitta alias Sergio Bonelli. Per i suoi 50 anni, torna in edicola con ristampe dei numeri classici, la versione Revolution e una serie di dossier redazionali che approfondiscono il personaggio come mai prima.

Il futuro è una storia tutta da scrivere

Dal Salone del Libro di Torino arriva un messaggio chiaro e potente: Sergio Bonelli Editore è pronta a esplorare ogni nuovo orizzonte senza mai rinnegare le proprie radici. Dai banchi dell’edicola agli scaffali delle librerie, dai pixel del digitale fino agli schermi del cinema e delle serie animate, ogni nuova avventura è un capitolo della stessa, grande storia: quella che lega lettori, creatori e personaggi in un unico, indissolubile patto narrativo.

Che sia in versione cartacea, in abbonamento digitale (Bonelli Digital Classic) o proiettata nei futuri universi dell’audiovisivo, Bonelli promette di continuare a raccontare storie capaci di emozionare, far riflettere e, soprattutto, far sognare. Perché se c’è una cosa che il fumetto ci insegna, è che l’avventura — quella vera — non ha mai fine.

Hai un personaggio Bonelli del cuore? Quale serie vorresti vedere animata o trasformata in un videogioco? Raccontacelo nei commenti o condividi questo articolo sui tuoi social! Viva il fumetto, viva Bonelli, viva le grandi storie nerd!

Addio a Kunichika Harada, il mangaka che ha trasformato il ring in arte: il fumetto di wrestling perde il suo eroe silenzioso

Il mondo del manga giapponese ha perso uno dei suoi narratori più singolari e meno convenzionali: Kunichika Harada, maestro del fumetto sportivo e in particolare del wrestling, è scomparso il 7 maggio all’età di 73 anni a causa di un attacco di cuore. La notizia è stata diffusa dalla casa editrice Bungeishunjū, mentre la famiglia ha scelto la via della discrezione, celebrando un funerale privato. Ma per noi appassionati di fumetti, di storie più grandi della vita, di colpi di scena dentro e fuori dal ring, la sua perdita è tutt’altro che silenziosa.

Harada è nato a Fukuoka nel 1951, in una terra che ha spesso generato spiriti combattivi e creativi, e ha esordito nel mondo del manga nel 1978, in un numero speciale invernale del Weekly Shonen Sunday. Da allora ha intrapreso un percorso artistico preciso, personale, quasi di nicchia, ma capace di lasciare un’impronta profonda: ha fatto del puroresu, il wrestling professionistico giapponese, la sua arena narrativa.

Se oggi parliamo di “manga di wrestling” con una certa familiarità, è anche grazie a lui. È stato infatti il disegnatore di Puroresu Superstar Retsuden, opera fondamentale pubblicata tra il 1980 e il 1983 sulle pagine di Weekly Shonen Sunday e scritta dall’indimenticato Ikki Kajiwara, una delle penne più potenti del manga sportivo. L’opera, raccolta in 17 volumi, era molto più di una semplice raccolta di match disegnati: era una biografia illustrata, epica, drammatica e potente, che portava alla ribalta le gesta reali di lottatori professionisti, tra cui anche l’iconico Tiger Mask, simbolo che fondeva realtà e finzione in un solo corpo muscoloso.

Con tratti vigorosi e una passione autentica per i corpi in movimento, Harada ha saputo raccontare non solo la spettacolarità dello sport, ma anche l’anima dei suoi protagonisti: i loro drammi personali, le rivalità leggendarie, le cicatrici invisibili lasciate da una carriera vissuta tra le corde di un ring. Il suo segno era marcato, muscolare, viscerale. Eppure, nella crudezza del colpo ben assestato, c’era anche spazio per l’umanità, per i valori dell’onore, della fatica e del sacrificio.

Ma Harada non si è fermato ai grandi del wrestling. Nel 2013 torna a far parlare di sé con un’opera che esce dai confini del ring per entrare nel tatami delle arti marziali: Kimura, pubblicata su Shūkan Taishū e scritta da Toshinari Masuda. Qui, il protagonista è Masahiko Kimura, uno dei più leggendari judoka del Giappone, noto a livello mondiale per aver sconfitto Helio Gracie nel 1951 con una leva al braccio che ancora oggi, nel mondo delle MMA, porta il suo nome: la famigerata “Kimura”.

Anche in questo caso, Harada mette la sua arte al servizio della memoria, creando una sorta di epopea in bianco e nero fatta di sudore, disciplina e tecnica. La serie si è sviluppata per 13 volumi, riuscendo nell’impresa rara di rendere avvincente un racconto che mescola cronaca sportiva, biografia e filosofia marziale.

Tra i suoi lavori più amati anche Otoko no Seiza del 1985 e Rikidozan: Puroresu Jigoku-hen del 2017, un’opera che rappresenta un tributo sentito alla figura titanica di Rikidozan, considerato il padre fondatore del wrestling giapponese moderno. Con questo manga, Harada chiude idealmente un cerchio, celebrando un mito che ha ispirato generazioni di lottatori e, di riflesso, anche generazioni di lettori.

Kunichika Harada è stato, forse, un artista di nicchia, lontano dai riflettori dei grandi shonen mainstream. Ma in quella nicchia ha costruito un tempio per chi, come lui, credeva nella forza narrativa dello sport, nella bellezza delle sfide corpo a corpo, nell’eroismo quotidiano di uomini che combattono per un sogno. Ha dato un volto alle leggende del ring, ha fissato su carta le emozioni viscerali di chi vive per il combattimento, ha elevato il wrestling – spesso bistrattato come mero spettacolo – a forma d’arte.

Oggi il ring è più vuoto, più silenzioso. Ma le sue tavole continuano a parlare, a urlare, a colpire. E noi, lettori e appassionati, possiamo solo inchinarci di fronte a questa carriera così coerente, così intensa, così unica.

Se anche tu hai amato i suoi manga, o se sei incuriosito da un mondo fatto di prese, adrenalina e storie vere raccontate come epopee moderne, condividi questo articolo e raccontaci il tuo Harada. Qual è stata la sua opera che ti ha emozionato di più? Hai mai scoperto un lottatore grazie alle sue pagine? Facciamolo rivivere insieme, commentando qui sotto o sui tuoi social con l’hashtag #KunichikaHarada. Perché i veri eroi non muoiono mai. Si alzano. Sempre.

“T.O.F. – Two Old Friends”: quando Batman e Joker invecchiano, il confine tra follia e realtà si fa sottile come una pagina di fumetto

Immaginate di entrare in una casa di riposo fuori dal tempo, dove l’eco di risate passate e battaglie epiche aleggia tra i corridoi silenziosi. È qui che prende vita “T.O.F. – Two Old Friends”, il nuovo cortometraggio firmato da Massimiliano Buzzanca e Stefano Scaramuzzino, prodotto da Dreamworldmovies, che mescola ironia, malinconia e cultura nerd in un’opera surreale e profondamente umana.

Il titolo è già una chiave di lettura interessante: “Two Old Friends” potrebbe sembrare una tenera storia di amicizia ritrovata, ma chi conosce l’universo DC sa bene che Batman e Joker non sono solo due vecchi amici, ma due metà di una medaglia impazzita. La storia ruota proprio attorno a questa dualità leggendaria, traslata in un contesto completamente nuovo e disarmante: una residenza per anziani.

Qui incontriamo due uomini in là con gli anni, interpretati dagli stessi Buzzanca e Scaramuzzino, che si confrontano in un dialogo tragicomico dove realtà e immaginazione si mescolano in modo indistinguibile. Uno è convinto – o forse no – di essere stato Batman, l’altro non ha dubbi: lui è il Joker. Ma i supereroi non hanno rughe, giusto? Eppure qualcosa in loro ci fa dubitare, ci fa chiedere: e se fosse vero?

Il cortometraggio si avvale anche della partecipazione di Lucia Batassa, Francesca Nunzi, Laura Monaco e Greta Caretta, che completano un cast brillante, capace di muoversi agilmente tra i registri della commedia, del dramma e dell’assurdo. Le loro presenze aggiungono sfumature preziose a una narrazione che si muove come una spirale allucinata tra il ricordo e l’identità.

Una delle scene più emblematiche vede uno dei due protagonisti vestito di giallo ocra, che balla con un bastone come una majorette – un’immagine tanto buffa quanto inquietante. L’altro, con occhi smarriti, legge con stupore di essere stato, un tempo, il Cavaliere Oscuro. È qui che l’opera tocca un nodo cruciale: la memoria, che diventa un superpotere o una condanna. Chi siamo, quando non ricordiamo più chi eravamo?

Il cortometraggio gioca in maniera raffinata e cinefila con il linguaggio dei fumetti e del cinema di supereroi, offrendo uno sguardo meta-narrativo: forse questi due uomini non sono davvero Batman e Joker, ma solo due attori dimenticati, in un ultimo disperato tentativo di tenere viva la gloria di un passato ormai svanito. E se anche così fosse, la loro tragedia è tutta umana, e proprio per questo ancora più potente.

“T.O.F.” è anche un’opera che parla a chi ha amato i fumetti, i film e le serie TV della propria infanzia. È un omaggio al fandom nerd, ma senza indulgenze nostalgiche. Piuttosto, ci offre uno specchio crudo ma poetico su cosa accade quando la fantasia resiste al tempo, ma il corpo e la mente iniziano a cedere.

Le battute sono taglienti, i dialoghi carichi di un’umoristica disperazione, e la regia di Buzzanca e Scaramuzzino gioca abilmente con l’equilibrio tra sogno e realtà, trasformando un’ambientazione apparentemente banale – una casa di riposo – in un teatro di emozioni forti e sorprendenti. L’identità, la follia, l’eroismo e il fallimento si intrecciano in una danza che ricorda da vicino la relazione ambigua tra il Pipistrello e il Clown Principe del Crimine.

E poi ci sono le pillole dimenticate, le infermieri rassegnate, i sogni infranti dai provini falliti – elementi che aggiungono realismo e amarezza a una narrazione che sa colpire duro, ma anche far sorridere. In fondo, il messaggio più potente del corto potrebbe essere proprio questo: forse essere un eroe, oggi, è solo questione di memoria.

In un panorama cinematografico dove i supereroi sembrano non invecchiare mai, “T.O.F. – Two Old Friends” rompe gli schemi, proponendo una riflessione profonda, toccante e originale. Un piccolo gioiello del cinema italiano indipendente, che ogni appassionato di Batman, Joker, e della cultura nerd in generale dovrebbe vedere. Non solo per quello che racconta, ma per come lo racconta: con cuore, ironia e una consapevolezza rara del mito.

“T.O.F.” non è un semplice cortometraggio: è un viaggio psicologico nella mente di due uomini che forse sono stati nemici giurati, forse solo attori dimenticati, ma sicuramente due facce dello stesso bisogno disperato di lasciare un segno, anche quando il sipario sembra già calato da tempo.

Un’opera per chi ama il cinema che osa, che riflette e che gioca con l’immaginario pop senza dimenticare l’anima dietro la maschera. Perché anche i supereroi, un giorno, devono fare i conti con la vecchiaia.

Stephan Leonheart: il sogno animato di un eroe del cosplay italiano

C’è chi guarda gli anime con nostalgia. C’è chi li ama silenziosamente, stringendo una statuetta sullo scaffale della propria camera. E poi c’è chi, come Stephan Leonheart, ha scelto di indossarli. Di viverli. Di trasformarli in arte. Nato a San Benedetto del Tronto, Stefano – in arte Stephan Leonheart – non è solo un cosplayer. È un sognatore incallito, un artista dei dettagli, un wig-maker appassionato e un instancabile costruttore di emozioni travestite da armature e katane. Un interprete del nostro tempo che ha fatto del cosplay molto più di un semplice hobby: lo ha reso una missione.

Fin da bambino, Stephan mostrava un amore incondizionato per i cartoni animati, con una predilezione viscerale per l’universo degli anime giapponesi. Il Giappone, con i suoi eroi ipercolorati e le sue storie epiche, gli parlava direttamente al cuore. E quando il cosplay ha cominciato a muovere i primi passi come arte vera e propria in Italia, lui non ha esitato un secondo: ha indossato le sue passioni e ha dato vita ai suoi idoli, cucendo ogni costume con dedizione e un pizzico di magia.

Il suo primo cosplay realizzato a mano? Un tributo a Allen Walker, il protagonista dell’anime D.Gray-Man, un personaggio tormentato e affascinante, esattamente come il fuoco creativo che ardeva nel cuore di Stephan. Ma ciò che colpisce davvero nella sua storia non è solo la qualità dei costumi o l’accuratezza delle interpretazioni, bensì la filosofia con cui affronta ogni performance: per Stephan, fare cosplay non significa solo travestirsi, ma vivere davvero un giorno nei panni del proprio personaggio preferito, emozionarsi ed emozionare, condividere un frammento di sé con chi sa coglierne la bellezza.

Con il tempo, la sua passione si è affinata e ha trovato nuove forme di espressione. Stephan ha cominciato a costruire da solo props, armi e armature, dando vita a oggetti memorabili come la spada di Kyoukai no Kanata e la Battle Suit di Bardock, padre di Goku. Ma il vero colpo di fulmine è arrivato con le parrucche: il mestiere del wig-maker è diventato il suo pane quotidiano, un’arte minuziosa che richiede pazienza, tecnica e una profonda conoscenza del personaggio da interpretare.

Nel 2017 arriva la consacrazione: viene scelto come giudice per la Gara Cosplay del San Beach Comix. Un ruolo di prestigio che segna l’inizio di un nuovo capitolo. L’anno successivo è ospite speciale alla Monte Urano Cartoon Night, mentre nel 2019 conquista i palchi di mezza Italia vincendo ben tre importanti riconoscimenti: Miglior Gruppo Cosplay al Pescara Comix, Miglior Gruppo Cosplay al Teramo Comix e Miglior Coppia Cosplay all’Ancona Comix and Games. Premi meritati che confermano il suo talento poliedrico e il suo carisma scenico.

Ma Stephan non si è fermato qui. È uno dei membri fondatori dell’Associazione Culturale Fumetti Indelebili, di cui è vicepresidente e responsabile della sezione cosplay. Un vero motore culturale nel cuore delle Marche, grazie al quale organizza eventi, collabora con centri commerciali e partecipa a feste private, sempre con l’obiettivo di avvicinare il pubblico alla magia del cosplay.

Le sue collaborazioni non si contano più: ha lavorato con The Space Cinema come figurante per l’anteprima del film Dragon Ball Super: Broly, e oggi è uno dei volti più attivi della community di Dragon Ball S.H. Figuarts Italia, la più seguita pagina italiana dedicata alle action figure Bandai. Un riconoscimento importante per chi, come lui, ha sempre sognato Goku non solo come un eroe d’infanzia, ma come un alter ego da incarnare.

Oggi Stephan è anche il presentatore ufficiale del Cosplay Awards del San Beach Comix e ha condotto le gare cosplay della prima e seconda edizione dell’evento Appignavalon. E nei panni di Son Goku e Spider-Man, i personaggi che più di tutti hanno accompagnato la sua crescita, continua a regalare sorrisi, emozioni e un pizzico di meraviglia a grandi e piccoli, sempre con lo stesso entusiasmo di quel bambino che sognava davanti alla TV.

Dietro al nome Stephan Leonheart c’è molto più di un semplice cosplay. C’è un cuore che batte forte per la cultura nerd, un’artista che ha scelto di vivere le sue passioni con autenticità e dedizione. E c’è un messaggio che arriva forte e chiaro: essere nerd non è una moda, è un’identità, una missione, un modo di colorare il mondo con la fantasia.

Se volete entrare anche voi nel mondo di Stephan, seguitelo su Instagram @stephan_leonheart o date uno sguardo al suo universo tramite il suo linktree. E magari, chissà, troverete anche voi il coraggio di indossare i vostri sogni.

    Comics on the Road 2025: fumetti, musica, cosplay e risate… in riva al mare!

    Preparate valigie, cosplay e tanta voglia di divertirvi: Comics on the Road sta tornando, ed è pronto a farci vivere un weekend da veri nerd e appassionati di cultura pop! Dopo le tappe passate nei centri commerciali, l’evento itinerante targato Fumetti Indelebili torna in scena con una nuova edizione che promette di far scintille. Questa volta ci porta in una location da sogno: il Porto Turistico Marina Sveva a Marina di Montenero di Bisaccia (CB), da vivere tra il 31 maggio e il 2 giugno 2025.

    Il progetto, spin-off del celebre San Beach Comix, è pensato per portare un po’ della sua magia in altri angoli d’Italia, regalando a tutti – grandi e piccoli – la possibilità di immergersi in un mondo fatto di fumetti, cosplay, musica e spettacolo.

    Tre giorni di emozioni geek: ecco il programma!

    Venerdì 31 Maggio si parte col botto grazie alla Cartoon Cover Band Cartoni Animali, che ci accompagnerà in un nostalgico viaggio musicale tra le più amate sigle dei cartoni animati. Se anche tu hai pianto per l’addio di Lady Oscar, riso con Lupin o cantato a squarciagola con i Pokémon… questa è la tua serata!

    Sabato 1 Giugno, risate assicurate con lo show esilarante di Ciro Giustiniani, comico direttamente da Made in Sud, che porterà sul palco la sua comicità travolgente per farci dimenticare ogni stress.

    E poi… rullo di tamburi per il gran finale: domenica 2 Giugno arriva la tanto attesa Gara Cosplay, curata dal team di Cosplay Ink, con premi da urlo e una giuria d’eccellenza!

    La Gara Cosplay: creatività, passione e premi epici!

    Alle 16:00 in punto i riflettori si accendono sul palco per dare il via alla Gara Cosplay più frizzante dell’estate. I partecipanti sfileranno sotto gli occhi attenti di una giuria composta da:

    🎭 Tsudana
    🎭 Sionnach
    🎭 Kido Chan

    …e diretti con maestria dalla regia di Chiky Cos e Stephan Leonheart. Le categorie in gara sono:

    • Miglior Cosplayer Assoluto

    • Miglior Interpretazione Cosplay

    • Miglior Gruppo Cosplayer

    • Miglior Cosplay Kids

    E ora la parte succulenta… i premi!

    Chi conquisterà il titolo di Miglior Cosplayer Assoluto riceverà una fornitura di materiale cosplay da 100€, una figure esclusiva dell’evento e, udite udite, potrà far parte della giuria alla prossima tappa del Comics on the Road! Un sogno che diventa realtà per chi vive e respira cosplay.

    E ancora: luci perfette per i tuoi selfie con la ring light in premio per la Migliore Interpretazione, uno sfizioso cesto di snack asiatici per il Miglior Gruppo e una dolcissima console portatile piena di giochi in pixel art per i nostri piccoli eroi nella categoria Kids.

    Vuoi partecipare? Allora iscriviti subito tramite il modulo ufficiale e leggi il regolamento completo. Il palco ti aspetta!

    Ma non finisce qui…

    Durante tutto l’evento ci saranno stand dedicati al mondo del fumetto, gadget, artigianato nerd e pop culture, food truck golosi, e una speciale area dedicata al progetto Indelebili Press, che sostiene giovani autori e autoproduzioni. E se vuoi una dedica personalizzata o una commissione, sarà presente anche l’artista Alessandro Guidotti, autore della locandina ufficiale!

    Vuoi esporre? Unisciti a noi!

    Se sei un espositore del settore e vuoi partecipare, puoi richiedere il modulo di prenotazione scrivendo tramite il form ufficiale. L’evento è a ingresso gratuito e con un flusso di pubblico appassionato, affamato di novità e meraviglie nerd.


    🎉 Comics on the Road 2025 è molto più di un evento: è un’occasione per incontrare vecchi amici, conoscerne di nuovi, condividere passioni e vivere la magia del fumetto, del cosplay e del divertimento in una cornice mozzafiato.

    Allora, ci vediamo dal 31 Maggio al 2 Giugno a Marina di Montenero di Bisaccia! E se vieni in cosplay… potresti essere tu la star dell’estate!

    📣 Condividi questo articolo con la tua community, tagga i tuoi amici cosplayer e aiutaci a diffondere la voce: il Comics on the Road sta tornando e non vede l’ora di accogliervi!

    Empire Day: quando la galassia lontana lontana incontra la nostra Storia – e il 20 maggio diventa il giorno dell’Impero

    Maggio è da sempre un mese speciale per chi, come me, vive con la testa fra le stelle – e non stelle qualsiasi, ma quelle di Star Wars. È il periodo in cui si celebrano le epiche avventure della saga di George Lucas, il mese del mitico May the 4th, del compleanno della saga, delle anteprime leggendarie. Ma se siete dei veri fan, saprete che c’è un’altra data che merita di essere segnata in rosso sul calendario: il 20 maggio, l’Empire Day, la giornata in cui – nella finzione galattica – la Repubblica Galattica crolla per lasciare spazio all’oscuro dominio dell’Impero.

    Nell’intento di garantire la sicurezza e una durevole stabilità, la Repubblica verrà riorganizzata, trasformandosi nel primo Impero Galattico, per una società più salda e più sicura.
    Con queste parole, pronunciate con glaciale determinazione dal Cancelliere Palpatine in Episodio III – La Vendetta dei Sith, nasce ufficialmente l’Impero. Era il 19 BBY, secondo la cronologia galattica. E noi spettatori, incollati alle poltrone del cinema, capivamo che la luce si stava spegnendo nella galassia. Il 20 maggio, quindi, è la data simbolica in cui tutto cambia: un punto di svolta, una ferita nella storia galattica, ma anche una festa per chi ama immergersi nei risvolti più oscuri (e affascinanti) dell’universo di Star Wars.

    Ma da dove nasce davvero questa celebrazione? E perché è così importante?

    Per rispondere dobbiamo fare un salto nel tempo e nella nostra realtà. L’Empire Day non è un’invenzione puramente fantascientifica. Esisteva già nel nostro mondo, precisamente nel Regno Unito, dove venne istituito nel 1908 per commemorare l’incoronazione di Re Edoardo VII. Quella che in principio era una festa patriottica si trasformò, negli anni, in un’esaltazione dell’Impero britannico, con tanto di parate, eventi e inni nazionali. Anche altri regimi autoritari – come quello sovietico – adottarono celebrazioni simili per esaltare lo Stato, come la Giornata della Costituzione sotto Stalin.

    E qui arriva il colpo di genio della Lucasfilm.

    Nel 1980, The Empire Strikes Back – ovvero L’Impero Colpisce Ancora, il secondo, amatissimo episodio della trilogia originale – uscì a Londra proprio il 20 maggio. Una data già densa di significato patriottico e imperiale, che venne adottata simbolicamente per celebrare l’ascesa dell’Impero di Palpatine anche nella finzione. E il cerchio si chiuse.

    Ma l’Empire Day, così come lo conosciamo oggi nel fandom di Star Wars, ha acquisito un’identità ben più profonda e strutturata grazie alla serie animata Star Wars Rebels, andata in onda dal 2014. In questa serie ambientata tra La Vendetta dei Sith e Una Nuova Speranza, seguiamo le gesta di un manipolo di ribelli che si oppongono al dominio imperiale. Proprio in questo contesto narrativo, l’Empire Day viene introdotto come una festività ufficiale del nuovo ordine galattico, celebrata con fuochi d’artificio, parate e propaganda in perfetto stile totalitario. Un richiamo esplicito, quasi inquietante, a certe derive storiche del nostro mondo.

    Eppure, nonostante il suo legame con la tirannia di Palpatine, l’Empire Day è diventato un giorno amato dalla community. Perché? Perché Star Wars è molto più di una semplice lotta tra Jedi e Sith. È un racconto epico di resistenza, di lotta per la libertà, di individui che si oppongono al destino e alle imposizioni. L’Empire Day, paradossalmente, offre l’occasione perfetta per riflettere su questi temi. È la giornata in cui si ricorda l’inizio del buio – ma proprio per questo, si celebra anche la luce che non si è mai spenta.

    Durante l’Empire Day, i fan di tutto il mondo si uniscono in una celebrazione alternativa e affascinante. Non è raro vedere eventi a tema, proiezioni dei film (soprattutto La Vendetta dei Sith e L’Impero Colpisce Ancora), fan art tributo, cosplay imperiali e video celebrativi che ricostruiscono i momenti più iconici dell’ascesa del potere di Palpatine. Ma al di là degli eventi, è anche una giornata di riflessione – su cosa significhi resistere all’oppressione, su quanto sia sottile il confine tra ordine e tirannia, su come la paura possa trasformarsi in consenso.

    In un certo senso, l’Empire Day è il perfetto contraltare del May the 4th. Se il 4 maggio celebriamo la Forza, la speranza, gli eroi della Ribellione e della Repubblica, il 20 maggio è il momento in cui guardiamo in faccia il Lato Oscuro. E lo facciamo con spirito critico, nerdismo appassionato e consapevolezza del fatto che – come ci ha insegnato Yoda – “la paura porta all’ira, l’ira porta all’odio, l’odio porta alla sofferenza.”

    E allora, che siate devoti alla causa ribelle o fieri sostenitori dell’Impero (con tanto di marcia imperiale in sottofondo), il 20 maggio ricordatevi di festeggiare l’Empire Day. Perché anche nei momenti più bui, ci sono storie da raccontare. E questa saga, dopo quasi cinquant’anni, continua a farci emozionare come la prima volta.

    Che la Forza sia con voi. Anche il giorno dell’Impero.

    Boloquest Comics: Il Party Nerd che Accende Bologna

    C’è un luogo, nel cuore pulsante della zona universitaria di Bologna, dove le passioni nerd prendono vita e si trasformano in una festa esplosiva. Si chiamaBoloquest Comics e non è solo un evento, è l’appuntamento che ogni geek, otaku, cosplayer e amante della cultura pop stava aspettando da tempo. Bologna, città di cultura e sperimentazione, accoglie finalmente un party interamente dedicato all’universo nerd, e lo fa in grande stile. La cornice scelta per questa celebrazione dell’immaginario nerd è il Pallone, in Via del Pallone, un luogo già carico di storia e vibrazioni giovanili, perfettamente incastonato nella zona universitaria. Ma per una sera, le sue mura risuoneranno di sigle anime, J-Music e K-Pop, trasformandosi in una vera e propria capsula del tempo geek dove ogni dettaglio è pensato per far battere forte il cuore dei fan.

    La magia prende forma già nel pomeriggio, con una delle attività più amate della community: la gara cosplay. Dalle 18:00 alle 20:00, il palco sarà il regno di eroi e villain, principesse e samurai, maghi e idol giapponesi. Ogni costume racconterà una storia, ogni sguardo un viaggio tra pagine di manga, episodi di anime e pixel di videogiochi. E ci saranno premi, certo, ma il vero tesoro sarà condividere la passione con chi parla la tua stessa lingua: quella delle passioni nerd.

    Nel frattempo, per chi ama immergersi nelle atmosfere musicali più coinvolgenti, il DJ set sarà un vortice sonoro di opening iconiche, colonne sonore leggendarie, pop giapponese e hit coreane che fanno vibrare le playlist degli otaku di tutto il mondo. Preparati a cantare a squarciagola “Pegasus Fantasy” come se fossi tornato nel salotto di casa negli anni ’90, oppure a scatenarti sulle note delle boyband più amate del K-Pop.

    A rendere tutto ancora più speciale, ci penseranno i banchetti artigianali e le fanzine, vere miniere di creatività dove scoprire illustratori emergenti, artigiani geek, merch esclusivo e piccole perle che difficilmente troverai altrove. Che tu sia alla ricerca di una spilla di Sailor Moon fatta a mano o del fanbook di un’artista indie che reinterpreta Evangelion in chiave retrò, qui troverai pane per i tuoi denti.

    Non poteva mancare il photobooth a tema anime con green screen, una chicca per ogni cosplayer o fan che voglia portarsi a casa uno scatto epico. Immagina di posare come se fossi sul campo di battaglia di Attack on Titan o nel bel mezzo di una città cyberpunk alla Akira. Fantascienza? No, è BOLOQUEST.

    E per ricaricare le energie dopo le mille emozioni, ci sarà anche un’area chill con drink a tema, ispirati ai mondi più amati della cultura nerd. Un cocktail al gusto di Pokéball? Una pozione di mana blu? Non si esclude nulla, perché a BOLOQUEST la fantasia è la vera regina della serata.

    Ma non è finita qui. La notte continua fino all’01:00, perché il divertimento non conosce orari. Si balla, si canta, si ride, si condivide. BOLOQUEST non è solo una festa, è un rituale di appartenenza, un luogo dove chi ama il cosplay, il fumetto, il gioco da tavolo, l’anime o la sci-fi può sentirsi finalmente a casa.

    Dietro le quinte, ci sono le sapienti mani di Officine Mad Cosplay, specialisti nella realizzazione di costumi su misura e stampe 3D personalizzate. Artigiani della creatività, pronti a trasformare ogni idea in realtà tangibile. Se hai un sogno cosplay nel cassetto, loro sono pronti ad ascoltarti e a farlo prendere forma, centimetro dopo centimetro.

    Boloquest Comics è gratuito. Sì, hai letto bene. Un evento di questa portata, pensato con tanto amore per la community, è accessibile a tutti. Perché la cultura nerd, quando è fatta con il cuore, è inclusiva, condivisa e viva. Allora, sei pronto a unirti all’avventura? Prepara il tuo miglior cosplay, rispolvera le tue passioni, invita gli amici e vieni a vivere una serata che promette di entrare nella leggenda nerd bolognese. E tu? Ci sarai? Raccontacelo nei commenti e condividi questo articolo con i tuoi compagni di party su Instagram, Facebook, TikTok o dove preferisci. Più siamo, più BOLOQUEST sarà epico.

    Netflix e le pubblicità generate dall’IA: il futuro inquietante dello streaming?

    Non so voi, ma io con Netflix ho avuto una vera e propria storia d’amore. Di quelle intense, che iniziano con gli occhi a cuoricino e la voglia irrefrenabile di passare ogni sera insieme. Netflix era il mio rifugio sicuro, il luogo dove potevo buttarmi a capofitto in storie mozzafiato, divorare una stagione intera in una notte, e sentirmi parte di un universo che sembrava fatto apposta per me. Poi però, come succede anche nelle relazioni più belle, qualcosa ha iniziato a incrinarsi. Prima le restrizioni sulla condivisione dell’account, poi l’introduzione di un piano con pubblicità. E ora… le pubblicità generate dall’intelligenza artificiale? Davvero, Netflix?

    Dal sogno dello streaming alla distopia algoritmica

    La notizia è di quelle che fanno rumore, anche se detta con tono rassicurante e manageriale. A partire dal 2026, Netflix introdurrà annunci pubblicitari interattivi e generati dall’IA che compariranno durante la visione dei contenuti o nelle pause. A comunicarlo è stata Amy Reinhard, presidente del settore pubblicitario di Netflix, durante un evento ufficiale. Lei parla di “attenzione degli utenti altissima” e di “spot che coinvolgono quanto i contenuti stessi”. Ma io, da spettatrice appassionata di serie TV — quelle che ti cambiano le giornate, che ti scavano dentro — non riesco a non provare un brivido freddo.

    Perché sì, a me la tecnologia affascina, mi piace curiosare tra le innovazioni, ho un debole per le intelligenze artificiali nei racconti sci-fi, ma c’è un limite tra evoluzione e intrusione. E questa mossa di Netflix mi suona tanto come l’ennesimo passo verso una distopia digitale, dove l’esperienza dello spettatore viene sacrificata sull’altare della monetizzazione.

    L’inquietudine dietro l’algoritmo

    Immaginate di essere immersi in un episodio tesissimo di Black Mirror, o nel crescendo emotivo di una puntata di The Crown, e all’improvviso compare una pubblicità che sa esattamente cosa avete cercato su Google ieri. Non solo: magari la voce dello spot è stata sintetizzata per somigliare a quella del vostro doppiatore preferito, e l’ambientazione dello spot replica la serie che state guardando. Spaventoso, no? Non siamo poi così lontani da quello che ci raccontava Minority Report, solo che qui non c’è Tom Cruise a salvarci con un guanto hi-tech.

    Netflix, un tempo faro di creatività, ora sembra voler diventare un laboratorio dove si sperimentano nuovi modi per tenerci incollati allo schermo… per venderci qualcosa. Con IA che scandagliano i nostri dati per proporci pubblicità su misura, il confine tra contenuto e pubblicità rischia di diventare sempre più sfumato. E la cosa mi inquieta profondamente.

    Dove è finita l’anima?

    C’è una parte di me — quella che ama il binge watching notturno, che piange per un personaggio morto alla fine della stagione, che si emoziona per i titoli di testa — che si sente tradita. Perché le serie TV sono arte, sono narrazione, sono espressione dell’animo umano. Le pubblicità invece, per quanto possano essere brillanti, rimangono un prodotto commerciale. E se a creare quelle pubblicità non è nemmeno una persona, ma un algoritmo, allora l’ultima scintilla creativa rischia di spegnersi del tutto.

    Pensateci: quegli spot che vi hanno fatto sorridere, riflettere, persino commuovere, sono nati da teste e cuori umani. Da copywriter, registi, attori, musicisti. Quando tutto questo sarà sostituito da un’intelligenza artificiale che “ottimizza” le emozioni, cosa ci resterà? Pubblicità levigate, perfette, ma prive di quella scintilla imperfetta che rende le cose davvero memorabili.

    Tre ore di pubblicità al mese: è questo il prezzo?

    I dati riportati da Kotaku parlano chiaro: gli utenti del piano con pubblicità passano circa tre ore al mese a guardare spot. E per ora sono ancora umani. Ma il 2026 è dietro l’angolo, e con esso l’arrivo di questi spot “intelligenti”. Personalizzati. Su misura. E anche invasivi, diciamolo. Perché per essere così “su misura”, devono conoscere tantissimo di noi. E questo significa cedere dati, comportamenti, abitudini. È il prezzo della personalizzazione. Ma io mi chiedo: ne vale davvero la pena?

    Amy Reinhard ha detto che il superpotere di Netflix è l’unione tra tecnologia e intrattenimento. E su questo potrei anche essere d’accordo. Ma un superpotere, come ci insegna l’amato zio Ben di Spider-Man, comporta sempre una grande responsabilità. E io spero davvero che Netflix usi il proprio potere per migliorare l’esperienza di visione, non per trasformarla in una vetrina algoritmica.

    E ora?

    Da donna che ama le serie, che ci vive dentro, che parla con gli amici usando riferimenti a Breaking Bad o Stranger Things come se fossero esperienze di vita reale, mi sento in bilico tra la curiosità e il disagio. Sono pronta a vedere dove ci porterà questa nuova ondata di innovazione, ma non voglio rinunciare a quella magia tutta umana che ha fatto innamorare milioni di persone del mondo delle serie TV.

    E voi? Che ne pensate di questa svolta? Le pubblicità create dall’IA vi incuriosiscono o vi inquietano? Parliamone nei commenti! Condividete questo articolo con altri appassionati per continuare insieme questa riflessione sul futuro dello streaming. Forse, se faremo abbastanza rumore, riusciremo ancora a farci ascoltare.

    San Marino Comics 2025: Il Sussurro delle Fiabe Risuona tra le Antiche Mura del Titano

    C’è un momento, ogni anno, in cui la Repubblica più antica del mondo smette di essere soltanto una perla architettonica e storica incastonata tra le colline, e si trasforma in un sogno a occhi aperti. Quel momento si chiama San Marino Comics, e l’edizione 2025 promette di essere non solo un ritorno, ma una vera e propria consacrazione della magia. Dal 29 al 31 agosto, le strade, le piazze e le torri del centro storico si riempiranno nuovamente di colore, emozione, musica e immaginazione.

    Il tema scelto per quest’anno è un invito poetico a lasciarsi trasportare in un universo parallelo: “WHISPER – Sussurro”, un omaggio delicato e potente allo spirito senza tempo delle fiabe, in particolare a quelle dei Fratelli Grimm. È un titolo che già nel suo suono racchiude un mondo: il sussurro dei boschi incantati, delle antiche leggende tramandate al crepuscolo, dei misteri che si celano tra luce e ombra. Il “sussurro” sarà il fil rouge che accompagnerà il pubblico in un viaggio dove l’incanto non è solo scenografia, ma esperienza viva e collettiva.

    Non è un semplice festival, quello di San Marino. È un rito laico della cultura pop, una celebrazione della creatività umana che unisce le generazioni sotto il segno del cosplay, del fumetto, dell’animazione e della musica. E per il 2025, gli organizzatori promettono un’esperienza ancora più intensa e coinvolgente, con un calendario rinnovato che estenderà l’apertura del festival fino a tarda sera: il venerdì e il sabato dalle 15 alle 24, la domenica dalle 10 alle 20. Un’occasione in più per vivere la notte sanmarinese tra luci soffuse, performance spettacolari e atmosfere da sogno.

    Tra le grandi novità di questa edizione, spicca la riorganizzazione della Mostra Mercato, che verrà ospitata nel suggestivo Piazzale Cava Antica (Parcheggio 6). Qui nascerà un vero e proprio villaggio pop, con stand commerciali, aree food e un palco dedicato che diventerà il cuore pulsante dell’intrattenimento. In questo spazio prenderanno vita i contest cosplay, le esibizioni k-pop, gli spettacoli a tema fumetto e tante altre sorprese pensate per un pubblico eterogeneo e appassionato.

    Chi ha vissuto le edizioni passate, sa bene che San Marino Comics è molto più di un evento: è una metamorfosi collettiva. Nelle sue strade hanno sfilato icone dell’animazione come Hisashi Kagawa e Ikuko Itoh, artisti leggendari che hanno dato vita a personaggi immortali come quelli di Sailor Moon. Si sono susseguite parate mozzafiato, concerti epici, mostre, talk e attività che hanno saputo incantare appassionati e famiglie, adulti e bambini. E tutto fa pensare che anche l’edizione 2025 seguirà questa tradizione, elevandola ancora.

    Il manifesto ufficiale e il suo autore verranno svelati a breve, e già si parla di un’interpretazione visiva capace di catturare l’essenza di “Whisper” in un’immagine evocativa, destinata a diventare simbolo dell’edizione. Ma al di là dell’estetica, ciò che rende unico questo festival è l’alchimia che riesce a creare tra le persone. È il sentirsi parte di un racconto collettivo, in cui ogni partecipante diventa protagonista.

    San Marino Comics 2025 è reso possibile grazie al sostegno delle istituzioni sammarinesi: dalla Segreteria di Stato per il Turismo a quella per la Cultura, dall’Industria alla Sanità, passando per l’Ufficio Turismo e la Giunta di Castello. Una sinergia che conferma la vocazione del Titano ad abbracciare la cultura pop come veicolo di crescita, apertura e bellezza.

    Il conto alla rovescia è già iniziato. E se chiudete gli occhi, forse riuscirete a sentirlo: è il sussurro delle fiabe che torna a farsi strada tra le pietre secolari della Città di San Marino. Non resta che ascoltarlo. E prepararsi a vivere, ancora una volta, la magia.

    FalComics 2025: quando la cultura pop diventa un viaggio dentro l’anima

    C’è un momento, ogni anno, in cui la primavera accende Falconara Marittima con una luce tutta sua. Non è solo il sole che si allunga sulle giornate, ma un’energia palpabile che vibra tra i vicoli della città: è il richiamo di FalComics. E quest’anno, amici della cultura pop, l’edizione 2025 promette di essere non solo la più grande, ma anche la più umana di sempre. Il tema scelto? “Empathy”. E già solo a pronunciarlo si sente un respiro collettivo, come se questo festival stesse per toccarci più a fondo del solito.

    A guidarci in questo viaggio emozionale è il manifesto ufficiale dell’evento, una vera e propria opera d’arte firmata dal talento cristallino di Ivan Bigarella. Se il nome vi suona familiare, è perché parliamo di uno dei volti più amati del fumetto italiano, autore di copertine per Topolino e illustratore dal tratto immediatamente riconoscibile. Il manifesto non è solo una locandina: è una dichiarazione d’intenti. È la sintesi visiva di quello che ci aspetta, un ponte tra l’immaginario fantastico e il cuore pulsante delle emozioni umane. Ma Bigarella non si ferma lì. Il 23 maggio inaugurerà anche una mostra personale, “Il mio lavoro, la mia passione” — e già il titolo dice tutto. Sarà un’occasione per entrare nel suo mondo, per capire cosa c’è dietro ogni linea, ogni colore, ogni scelta artistica. Un invito all’empatia, insomma, attraverso lo sguardo di un artista.

    Empatia come esperienza collettiva

    A FalComics 2025 l’empatia non è solo un tema, ma un filo rosso che attraversa ogni angolo del festival. Lo ha spiegato bene il Direttore Artistico Gianluca Del Carlo, paragonando l’intera manifestazione a un’orchestra: ogni partecipante è uno strumento, ogni momento un accordo che contribuisce all’armonia generale. Un’armonia fatta di incontri, spettacoli, performance, e soprattutto condivisione.

    Il festival diventa così uno spazio dove non solo si celebrano i fumetti, i videogiochi, il cosplay e la narrativa fantasy, ma dove ci si riconosce negli altri. Dove i fan diventano comunità. Dove le passioni smettono di essere hobby individuali e si trasformano in una vibrazione collettiva.

    La formula del successo? Inclusività e accessibilità

    Che FalComics sia diventato un punto fermo nel calendario nerd nazionale non è un caso. L’edizione 2024 ha sfiorato i 235.000 visitatori, un numero che fa girare la testa, ma che soprattutto testimonia quanto questa manifestazione sia diventata un faro per gli appassionati. Il segreto? L’ingresso gratuito. Sì, perché la cultura pop, secondo gli organizzatori e il Comune di Falconara Marittima, dev’essere per tutti. E in un’epoca in cui l’accesso alla cultura spesso è un privilegio, questa scelta ha il sapore di una presa di posizione forte e necessaria.

    Lo conferma anche il Sindaco Stefania Signorini, che vede nel festival un “motore di inclusione”, un modo per trasformare Falconara in un crocevia di storie ed emozioni. E non è un caso se ogni anno la città si trasforma, letteralmente, in un gigantesco parco tematico della creatività.

    RIOT Games, Giorgio Vanni e le leggende del pop

    Anche nel 2025 le collaborazioni d’oro non mancano. Torna RIOT Games, uno dei publisher più influenti nel panorama gaming mondiale, segno tangibile di quanto FalComics sia ormai riconosciuto anche a livello internazionale. E poi, come ignorare lui, il Capitano? Giorgio Vanni, la voce delle nostre sigle preferite, è pronto a salire di nuovo sul palco per farci urlare come se fossimo ancora ragazzini davanti alla TV con in mano un succo di frutta e gli occhi pieni di cartoni giapponesi.

    Una città che diventa universo

    Dal 23 al 25 maggio, Falconara Marittima non sarà solo una località sulla mappa, ma un luogo dell’anima. Sarà un laboratorio di idee, un’arena per cosplayer, una galleria a cielo aperto per artisti e illustratori, un’arca di Noè per appassionati di tutte le età, provenienze e background. E sarà, soprattutto, un’esperienza.Perché se c’è una cosa che FalComics ci ha insegnato negli anni è che il mondo nerd non è solo un mondo fatto di pixel, tavole disegnate o costumi cuciti a mano. È una lente per guardare meglio dentro noi stessi e negli altri. E quest’anno, con Empathy, questa lente si fa ancora più nitida.

    Quindi segnatevi le date, liberate la memoria del telefono per le foto, preparate i costumi e, soprattutto, il cuore. FalComics 2025 non sarà solo una fiera. Sarà un abbraccio collettivo, una dichiarazione d’amore alla cultura pop, ma anche e soprattutto a ciò che ci rende umani: la capacità di sentire, capire, connetterci. E in un mondo che corre veloce, forse è proprio questo il superpotere di cui abbiamo più bisogno.

    “Flesh of the Gods”: Vampiri, edonismo e glamour anni ’80 in un film che promette di stregare il pubblico nerd

    Immaginate una Los Angeles notturna, incastonata negli eccessi degli anni Ottanta, tra neon accecanti, punk ribelle e un’atmosfera elettrica da club underground. In questo scenario che sembra uscito da un incubo lisergico, prende vita Flesh of the Gods, il nuovo progetto cinematografico firmato da Panos Cosmatos, visionario regista di Mandy. E già solo il cast stellare basterebbe a far girare la testa a qualsiasi appassionato di cinema, fantasy e cultura pop: Kristen Stewart, Oscar Isaac ed Elizabeth Olsen si trasformano in protagonisti di una discesa sensuale e sanguinosa in un mondo dove il piacere si mescola alla violenza, l’estasi alla perdizione.

    Questa non è la solita storia di vampiri. Dimenticate le scintille adolescenziali di Twilight o le inquietudini gotiche alla Interview with the Vampire. Flesh of the Gods è una creatura completamente diversa, un ibrido conturbante tra thriller psichedelico, racconto vampirico e mitologia urbana, pensato per un pubblico adulto, esigente e affamato di visioni fuori dagli schemi.

    Il film segue Raoul e Alex, una coppia sposata interpretata da Oscar Isaac e Kristen Stewart, che ogni sera abbandona il comfort patinato del loro attico per addentrarsi nei meandri febbrili della notte losangelina. La loro routine si trasforma quando incrociano la strada con una figura enigmatica e magnetica: Nameless, incarnata da una Elizabeth Olsen inedita, che guida un gruppo di edonisti notturni dediti a feste selvagge, emozioni estreme e trasgressione pura. Una sorta di setta affascinante e decadente che richiama l’eco di Lost Boys ma con l’estetica onirica di un videoclip anni ’80 diretto da David Lynch sotto acido.

    La sceneggiatura è firmata da Andrew Kevin Walker, già autore del disturbante Se7en, su soggetto originale condiviso con Cosmatos. La produzione vede nomi di peso come Adam McKay (regista e produttore di Don’t Look Up e Vice), Betsy Koch e Gena Konstantinakos, insieme allo stesso Oscar Isaac tramite la sua compagnia Mad Gene Media.

    È un film che gioca con la nostalgia ma non si limita a rievocarla: la reinventa. Flesh of the Gods si muove su quella sottile linea tra sogno e incubo, come ha raccontato lo stesso Cosmatos, desideroso di offrire un’esperienza cinematografica propulsiva, ipnotica e visivamente travolgente. Aggiunge Adam McKay: “Vampiri, punk anni ’80, stile da vendere e un cast incredibile. Questo è il film che vogliamo vedere e che vogliamo farvi vedere. Sarà selvaggiamente pop e altrettanto artisticamente radicale”.

    L’ambientazione e il mood ricordano da vicino l’estetica neon-noir di Drive, ma contaminata con il grottesco pulp di Only Lovers Left Alive e l’allucinazione collettiva di Enter the Void. Non è un caso che A24 sia coinvolta nella produzione: lo studio indipendente è ormai sinonimo di qualità autoriale con un tocco di follia visiva, e Flesh of the Gods sembra proseguire la scia di titoli come Love Lies Bleeding, anch’esso ambientato negli anni ’80 e con Kristen Stewart nei panni di una protagonista iconoclasta.

    Il ritorno di Kristen Stewart al mondo dei vampiri è un richiamo irresistibile per chi l’ha seguita dai tempi della saga Twilight, ma oggi la Stewart è un’attrice completamente diversa, matura, audace, capace di esplorare ruoli scomodi e complessi. Oscar Isaac, dal canto suo, si conferma uno degli interpreti più poliedrici della sua generazione, passando con disinvoltura dal cinema d’autore ai kolossal. E Elizabeth Olsen, ormai entrata nell’immaginario collettivo come Scarlet Witch nel Marvel Cinematic Universe, qui sembra avere la possibilità di riscoprirsi e reinventarsi in un ruolo più oscuro, sensuale e ambiguo.

    Al momento, non è ancora stata annunciata una data di uscita ufficiale, ma il progetto è stato presentato con grande clamore al Marché du Film del Festival di Cannes 2025, dove ha attirato l’attenzione di distributori internazionali, curiosi di vedere cosa accadrà quando il glamour letale degli anni ’80 incontrerà la mitologia immortale dei vampiri.

    E se già solo l’idea di Stewart, Isaac e Olsen che si muovono in un mondo dove il sangue è più prezioso dello champagne vi fa fremere, preparatevi: Flesh of the Gods si preannuncia come uno di quei film destinati a diventare un cult nel mondo nerd, tra citazioni pop, fotografia da urlo e atmosfere cariche di erotismo e mistero.

    Cosa ne pensate di questo folle, glam e decadente viaggio vampiresco anni ’80? Avete già in mente il vostro outfit da Nameless per il cosplay del prossimo Lucca Comics? Diteci tutto nei commenti e condividete questo articolo con i vostri amici nerd sui social! Che la notte abbia inizio…

    Trenitalia diventa una waifu: quando i treni italiani viaggiano nel mondo degli anime

    C’è un angolo del web dove tutto può prendere vita in forme inaspettate, dove le aziende si trasformano in personaggi, le applicazioni diventano idol e persino i concetti più astratti indossano i tratti delicati e scintillanti del mondo anime. In questo universo alternativo – fatto di colori pastello, occhioni luccicanti e divise da sogno – è nata una nuova eroina tutta italiana: Trenitalia-chan, la personificazione “moe” della compagnia ferroviaria simbolo delle Ferrovie dello Stato. A dar vita a questa interpretazione sorprendente è stato Reikacchan, artista italiano, fondatore del collettivo “Bancho Crew“, che ha unito la sua passione per la cultura giapponese con l’ironia tutta nostrana che da sempre accompagna le disavventure ferroviarie del nostro Belpaese. Perché sì, se da un lato Trenitalia rappresenta uno dei fiori all’occhiello del trasporto pubblico nazionale, grazie al suo servizio ad Alta Velocità – le celebri Frecce: Frecciarossa, Frecciargento e Frecciabianca – dall’altro è anche protagonista indiscussa di meme e battute sui ritardi e disservizi, specialmente per quanto riguarda le linee regionali.

    Ed è proprio in questo crocevia tra efficienza tecnologica, frustrazioni quotidiane e cultura pop che nasce l’idea geniale di umanizzare Trenitalia in una forma tutta nuova. L’illustrazione pubblicata da Reikacchan sul suo profilo Instagram cattura l’essenza dell’azienda reinterpretandola in chiave “gacha” – lo stile tipico dei giochi giapponesi dove si collezionano personaggi carismatici, spesso iper-caratterizzati e irresistibili. Trenitalia-chan indossa abiti dai toni ispirati al tricolore del logo ufficiale della compagnia, con dettagli che evocano vagoni e linee ferroviarie, mentre il suo sguardo fiero e determinato sembra pronto a sfidare qualsiasi sciopero o guasto tecnico. Un mix irresistibile di patriottismo, ironia e stile otaku che ha immediatamente conquistato i fan del genere.

    Ma questa non è solo una semplice illustrazione isolata: Trenitalia-chan si inserisce perfettamente in una tendenza estetica ben precisa, che negli ultimi anni ha invaso la rete e ridefinito il nostro modo di relazionarci a ciò che ci circonda. Si chiama “moe personification”, ed è una corrente artistica e culturale che trasforma concetti, aziende o addirittura pianeti in personaggi femminili carini e affascinanti. Un esempio iconico? Earth-Chan, la dolce ragazza dai capelli blu e verde che nel 2017 conquistò il web come personificazione della Terra, nata per sensibilizzare sul cambiamento climatico in modo creativo e disarmante.

    Un altro caso tutto italiano è Emi, la vtuber lanciata dalla sezione Friuli-Venezia Giulia dell’AVIS, l’Associazione Volontari Italiani del Sangue. Anche lei una “mascotte” anime-style, creata per promuovere la donazione del sangue tra i più giovani attraverso un linguaggio fresco, accessibile e vicino alla cultura digitale. Un perfetto esempio di come il “moe” non sia solo estetica, ma anche una strategia comunicativa potente, capace di connettere le istituzioni con un pubblico spesso difficile da raggiungere con i mezzi tradizionali.

    In questo contesto, Trenitalia-chan rappresenta qualcosa di più di una simpatica strizzata d’occhio agli otaku: è il simbolo di un’Italia che, nonostante i ritardi, le coincidenze mancate e i vagoni sovraffollati, riesce ancora a prendere in giro sé stessa con intelligenza e affetto. È un tributo affettuoso, ma anche una critica sottile, capace di mettere in luce le contraddizioni del nostro sistema ferroviario con un sorriso.

    E poi diciamocelo: chi non vorrebbe vedere un anime ambientato su un treno Frecciarossa pilotato da un cast di waifu ferroviarie, tra corse contro il tempo, fermate impreviste e misteriosi guasti da risolvere? Magari con una sigla catchy, un po’ di dramma romantico tra la capotreno e il controllore, e un villain che rappresenta il traffico sulla A1…

    In fondo, questa è la magia della cultura nerd: trasformare l’ordinario in straordinario, il quotidiano in epico, il reale in immaginifico. E Trenitalia-chan ne è la dimostrazione perfetta.

    E ora tocca a voi, viaggiatori del web! Che ne pensate di questa adorabile incarnazione della nostra rete ferroviaria? Vi piacerebbe vedere altri servizi pubblici trasformati in personaggi anime? Fatecelo sapere nei commenti e condividete l’articolo sui vostri social: il treno del fandom non aspetta nessuno, e la prossima fermata… potrebbe essere proprio la vostra timeline!

    Soryu debutta come cantante con “Nuje”: da cosplayer a voce partenopea di Attack on Titan

    C’è un nuovo ponte tra Napoli e il Giappone, e si chiama Soryu. No, non è il nome di un personaggio anime, anche se potrebbe sembrarlo, bensì quello d’arte di Eugenia Bellomia, una delle cosplayer italiane più seguite al mondo, capace di trasformare ogni sua interpretazione in un’esplosione visiva e narrativa che fa impazzire oltre un milione di follower sui social. Ma questa volta, il viaggio di Soryu non è tra i padiglioni di un evento cosplay o tra le pagine di un manga, bensì tra le note di una canzone che fonde cultura, passione e identità.

    Il 16 maggio debutta ufficialmente come cantante con “Nuje”, un brano che non è soltanto una cover o una reinterpretazione: è un vero e proprio esperimento culturale, musicale e linguistico, un adattamento inedito in lingua napoletana di “Call of Silence”, struggente composizione di Hiroyuki Sawano tratta dalla colonna sonora dell’anime culto “Attack on Titan”.

    Prodotto da Suono Libero Music e distribuito da Universal Music Italia, “Nuje” è la dimostrazione che la creatività nerd può andare ben oltre il cosplay. È un progetto nato da un sentimento autentico, ideato e realizzato da Soryu in collaborazione con Nando Misuraca, autore del testo e produttore artistico, con l’intento di creare una vera fusione culturale tra Mediterraneo e Oriente. L’obiettivo? Avvicinare Napoli e il Giappone con le armi dell’arte, della musica e dell’emozione.

    Non è un caso che Napoli e il Giappone vengano accostati in questo progetto. Sono due universi lontani, certo, ma anche incredibilmente simili nel loro cuore profondo: il mare che li circonda, la maestosità di due vulcani simbolici (Vesuvio e Fuji), l’orgoglio delle rispettive identità culturali, le tradizioni popolari e un rapporto viscerale con la spiritualità. Napoli, con il suo “caos organizzato”, e il Giappone, con la sua rigida disciplina, trovano in “Nuje” un punto di incontro tanto insolito quanto poetico.

    A raccontarlo è proprio Soryu, che ricorda come il cosplay sia stato per lei un rifugio e una passione nata nel 2010, quando anime e manga erano ancora considerati roba da “strani”. «Mi prendevano in giro per le mie passioni», confessa, «ma quei mondi mi emozionavano profondamente, così come la musica che li accompagnava». E parlando di musica, non poteva che essere Attack on Titan a fare da ponte tra il Giappone e il cuore di Napoli: una serie potente, tragica, ricca di emozioni profonde, in cui le note diventano narrazione. «La storia d’amore spezzata tra i protagonisti, la scelta del sacrificio… tutto ciò mi ha colpita nel profondo. Il napoletano, con la sua intensità emotiva, è perfetto per raccontare sentimenti così forti».

    Il risultato è un brano intimo ma allo stesso tempo universale, che si arricchisce della straordinaria presenza alla chitarra di Gianni Guarracino, musicista che ha collaborato con mostri sacri come Pino Daniele e Paco De Lucia, conferendo al pezzo una raffinatezza musicale di respiro internazionale.

    Ma non è finita qui. A dare ulteriore forza visiva a “Nuje” c’è un videoclip ufficiale girato interamente a Napoli dal regista Claudio D’Avascio, dove l’estetica cosplay incontra il paesaggio mediterraneo in un mix di colori, emozioni e riferimenti visivi all’universo anime. A comparire nel video anche Marco Del Giudice, fidanzato di Soryu, a suggellare l’aspetto personale e sincero di un progetto che, come sottolinea la stessa artista, “nasce dal cuore”. Nessuna strategia di marketing preconfezionata, nessuna costruzione a tavolino: solo passione, emozione e tanta, tanta voglia di comunicare qualcosa di autentico.

    “Nuje” non è solo una canzone, ma un vero e proprio manifesto della cultura nerd che si evolve, che abbraccia nuove forme espressive senza dimenticare le proprie radici. È l’inno di chi è cresciuto tra manga, controller e OST indimenticabili, e oggi vuole raccontare quelle stesse emozioni con un linguaggio nuovo. È una voce inedita nel panorama musicale italiano, ma già così potente da farsi sentire ben oltre i confini della scena geek.

    Il singolo sarà disponibile su tutte le piattaforme digitali dal 16 maggio, e il presave è già attivo a questo link:  soryu.lnk.to/nuje.

    Chi volesse saperne di più, magari con una chiacchierata diretta con la protagonista di questa affascinante metamorfosi, sappia che Soryu è disponibile per interviste. Perché dietro la maschera del cosplay si nasconde una voce nuova, pronta a raccontare storie che meritano di essere ascoltate.

    E voi, amici di CorriereNerd.it, cosa ne pensate di questo crossover musicale tra Napoli e Attack on Titan? Condividete l’articolo, commentate, fate girare la voce: il mondo nerd ha appena guadagnato una cantante che parla la nostra lingua. E anche un po’ di giapponese… ma con accento partenopeo!