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Merv: la rom-com natalizia di Prime Video con Zooey Deschanel e Charlie Cox che ti farà credere di nuovo nell’amore (e nei cani tristi)

Ci sono film natalizi che parlano di miracoli, altri di seconde possibilità. Merv, la nuova commedia romantica targata Prime Video, riesce a racchiudere entrambe le cose in una sola, tenerissima storia: quella di un amore finito… e di un cane che non si arrende. Diretta da Jessica Swale e interpretata dalla coppia irresistibile formata da Zooey Deschanel e Charlie Cox, la pellicola promette di essere una delle sorprese più dolci (e ironiche) delle festività 2025.

La trama è semplice solo in apparenza. Anna (Deschanel) e Russ (Cox) si sono lasciati da poco. Il loro amore è naufragato come tante storie che si sfilacciano sotto il peso della routine e delle incomprensioni. Ma c’è un problema: nel mezzo c’è Merv, il cane che hanno adottato insieme, il collante di un passato che nessuno dei due riesce a lasciar andare del tutto. Quando Merv cade in una sorta di depressione post-rottura – sì, anche i cani soffrono – i due ex decidono di mettere da parte i rancori e di unire le forze per aiutarlo. È il punto di partenza di un viaggio imprevisto, che porterà i protagonisti (e lo spettatore) da un appartamento freddo e silenzioso fino alle spiagge assolate della Florida.

Un viaggio per tre

Nel trailer – già virale sui social – vediamo Russ che tenta disperatamente di far reagire il suo amico a quattro zampe: “Non giochi a palla, non vuoi le coccole…”. La diagnosi è chiara: Merv è in crisi d’amore. E quando un cane smette di scodinzolare, serve un piano disperato. “Andiamo in una spiaggia per cani, in Florida”, propone Russ. Peccato che all’appello, come in ogni commedia romantica che si rispetti, non manchi Anna, pronta a rovinargli la fuga con un look da spia improvvisata e la solita dose di sarcasmo.

Lì, sotto il sole di dicembre, mentre Merv ritrova lentamente la voglia di vivere, anche Anna e Russ iniziano a riscoprire quella scintilla che pensavano di aver sepolto per sempre. Merv non è solo la storia di un cane triste: è il racconto dolce e ironico di due anime che, nel tentativo di guarire qualcun altro, finiscono per curare se stesse.

Il cast: tenerezza e nostalgia

Zooey Deschanel torna alla commedia romantica dopo i successi di New Girl e del più recente Harold and the Purple Crayon. La sua presenza è una garanzia: pochi volti sanno incarnare con tanta naturalezza la delicatezza e l’ironia che il Natale richiede. Al suo fianco c’è Charlie Cox, che abbandona per un attimo il costume di Daredevil del MCU per mostrarsi in una veste più vulnerabile e terrena.

Accanto a loro troviamo anche Patricia Heaton, veterana della sitcom americana (Tutti amano Raymond), ed Ellyn Jameson, che molti ricorderanno da Barry. Un cast che mescola volti iconici e nuove promesse, sotto la direzione sensibile di Jessica Swale, già nota per Ten Percent e Giorni d’estate.

Un set dove anche la neve è un effetto speciale

Le riprese di Merv si sono svolte nella primavera del 2024 a Wilmington, in Carolina del Nord. Per ricreare l’atmosfera natalizia, parte di Princess Street è stata trasformata in un piccolo villaggio innevato, un contrasto poetico con le scene girate poi nelle spiagge calde della Florida. Il film è una produzione Metro-Goldwyn-Mayer, Catchlight Studios e Lightworkers Media, e sarà disponibile in streaming dal 10 dicembre 2025 su Prime Video.

Un Natale di risate (e lacrime)

Dietro la sua premessa surreale – un cane in depressione – Merv nasconde un messaggio universale: a volte l’amore non finisce davvero, semplicemente cambia forma. E come spesso accade nelle migliori rom-com natalizie, la guarigione passa attraverso le piccole cose: un viaggio, una risata, una palla lanciata sulla spiaggia.

Con la sua miscela di humour britannico, romanticismo americano e un pizzico di malinconia da festività, Merv promette di diventare uno di quei film che rivedremo ogni dicembre, un po’ per ridere e un po’ per ricordarci che ogni fine può essere un nuovo inizio.

“Eternity”: l’amore oltre la morte secondo A24 – quando il cuore si trova davanti all’eternità

C’è un fremito diverso nell’aria del cinema contemporaneo, un battito sospeso tra filosofia e sentimento che ci ricorda perché amiamo perderci nelle storie. Dopo aver incantato il Torino Film Festival, Eternity di David Freyne — distribuito da I Wonder Pictures e in arrivo nelle sale italiane il 4 dicembre 2025 — si prepara a diventare il nuovo manifesto dell’amore secondo A24. Un film che non parla di paradisi o inferni, ma di quella zona intermedia dove il cuore e la memoria si incontrano, e dove la domanda più semplice diventa anche la più devastante: “Con chi vuoi trascorrere l’eternità?”

Un Limbo Chiamato The Junction

Dimenticate le iconografie sacre o le nuvole abitate da cherubini: Freyne, già autore del delicato Dating Amber, costruisce un aldilà che sembra uscito da un racconto di Italo Calvino e da un episodio di The Good Place. The Junction, il luogo dove le anime attendono il proprio destino, è un limbo luminoso e inquietante, dove ogni defunto ha una sola settimana per scegliere con chi condividere il tempo infinito che lo aspetta. Niente giudizi universali o condanne eterne, solo la vertigine di una decisione che definisce l’anima.

È qui che incontriamo Joan, interpretata da una straordinaria Elizabeth Olsen, in una delle performance più mature e intense della sua carriera. Joan, tornata giovane dopo una lunga vita terrena, deve scegliere tra Larry (Miles Teller), il marito con cui ha condiviso sessantacinque anni di matrimonio, e Luke (Callum Turner), il primo amore, perduto nel tempo e cristallizzato nel rimpianto. Non c’è buono o cattivo, giusto o sbagliato: solo due visioni dell’amore, una concreta e consumata dal tempo, l’altra idealizzata e mai vissuta fino in fondo.

Elizabeth Olsen oltre Wanda Maximoff

Per Olsen, Eternity è una metamorfosi. Dopo anni di poteri cosmici e universi infranti nel Marvel Cinematic Universe, l’attrice abbandona la veste di Scarlet Witch per vestirsi di silenzio, malinconia e verità umana. La sua Joan è fatta di sguardi e sospiri più che di parole, un’anima che pesa ogni emozione come se fosse l’ultima. Freyne la dirige con una delicatezza chirurgica, lasciandole lo spazio per respirare, per essere vulnerabile. Nei suoi occhi si riflette la fragilità di chi, davanti all’infinito, si scopre ancora capace di amare.

Miles Teller, dal canto suo, offre una delle sue interpretazioni più toccanti: il suo Larry è un uomo che non smette di amare nemmeno oltre la morte, consapevole che l’eternità non può essere conquistata, ma solo accettata. Callum Turner porta invece in scena un Luke sospeso tra la giovinezza e il rimpianto, un’ombra luminosa che rappresenta ciò che poteva essere e non è stato.

Il Cinema Esistenziale di A24: quando il sentimento diventa filosofia

Come ogni grande produzione A24, Eternity è molto più di una semplice storia d’amore. È un film che riflette sul libero arbitrio, sulla memoria e su quanto le nostre scelte definiscano chi siamo. La scrittura di Pat Cunnane, inclusa nella Black List del 2022, è raffinata e ricca di sfumature: alterna momenti di ironia surreale a vertigini emotive degne di Eternal Sunshine of the Spotless Mind.

Ma Freyne e Cunnane non cercano risposte rassicuranti. Ci invitano a guardarci dentro, a chiederci se l’eternità sia davvero un dono o una condanna. In un mondo cinematografico spesso ossessionato dai finali chiusi, Eternity sceglie la via opposta: apre domande, svela l’indicibile e lascia che sia lo spettatore a colmare i vuoti con la propria esperienza.

L’eredità A24: tra sogno e introspezione

Negli ultimi anni, A24 si è imposta come la fucina più originale del cinema d’autore e pop, capace di passare dalla follia multiversale di Everything Everywhere All at Once alla malinconia carnale di The Whale. Eternity si inserisce perfettamente in questa poetica “di frontiera”, dove la fantascienza incontra il romanticismo e la metafisica si mescola con la commedia. La fotografia gioca con i contrasti: luci pastello che evocano ricordi, ombre fredde che delineano l’incertezza del limbo.

Non mancano gli echi visivi e concettuali di registi come Michel Gondry e Spike Jonze, ma Freyne trova una voce tutta sua, più intimista, più umana. Il suo aldilà è un luogo dove i cuori infranti possono ancora tentare di ricomporsi, e dove l’amore diventa un atto di coraggio contro il tempo.

Un cast di anime imperfette

Oltre ai protagonisti principali, il film brilla per le interpretazioni di Da’Vine Joy Randolph, John Early e Olga Merediz, che donano umorismo e calore umano al microcosmo di The Junction. Randolph, fresca di Oscar, regala una performance che bilancia ironia e malinconia, diventando la bussola morale del film. Le riprese, concluse a Vancouver nel 2024, restituiscono un mondo sospeso, a metà tra sogno e ricordo, dove ogni gesto ha il peso di un addio.

Un finale aperto come l’infinito

Eternity non si chiude davvero: si dissolve come una canzone che non finisce mai. Freyne lascia che lo spettatore resti sospeso insieme ai suoi personaggi, costretto a fare la propria scelta. Chi porteremmo con noi per l’eternità? L’amore vissuto o quello sognato? La sicurezza del passato o la possibilità del futuro?
Forse, suggerisce il film, la risposta è ancora più radicale: scegliere sé stessi. Perché l’eternità non è un luogo, ma una consapevolezza.

Il dibattito è aperto

Cari lettori di CorriereNerd.it, Eternity è uno di quei film che non si limitano a intrattenere: ti cambiano. È una lettera d’amore all’umanità, una riflessione sulla memoria e sul desiderio che attraversa i secoli. A24 ci regala ancora una volta un racconto che parla al cuore dei nerd dell’anima, di chi crede che ogni universo — anche quello dopo la morte — sia fatto di emozioni e scelte.

E adesso tocca a voi: se foste Joan, chi scegliereste per la vostra eternità? L’amore fedele o il sogno perduto?
Scrivetecelo nei commenti, condividete le vostre teorie e i vostri finali alternativi. Perché, in fondo, anche discutere di cinema è una forma di vita eterna

Nice to Not Meet You: la rom-com coreana con Lee Jung-jae e Lim Ji-yeon che promette scintille su Prime Video

La Corea del Sud torna a far battere i cuori — e a far ridere di gusto — con Nice to Not Meet You, la nuova serie romantica che debutta oggi, 3 novembre, in streaming su Prime Video. Una commedia brillante, pungente e sorprendentemente meta, che riunisce due dei volti più amati del panorama televisivo coreano: Lee Jung-jae, l’indimenticabile protagonista di Squid Game, e Lim Ji-yeon, l’attrice magnetica che abbiamo conosciuto e temuto in The Glory. La serie è diretta da Kim Ga-ram (Nevertheless, Good Partner) e scritta da Jung Yeo-rang, già sceneggiatrice di Doctor Cha. È prodotta da Studio Dragon e Studio&NEW, una combo che per gli appassionati di K-drama è sinonimo di qualità, ritmo e cura estetica.

La trama di Nice to Not Meet You ruota attorno a due personaggi agli antipodi. Lim Hyeon-jun (interpretato da Lee Jung-jae) è un attore famoso ma prigioniero del suo stesso successo: da anni interpreta lo stesso detective in una longeva serie poliziesca e sogna di potersi reinventare in ruoli più intensi, capaci di scavare nell’animo umano.
Dall’altra parte c’è Wi Jeong-sin (Lim Ji-yeon), giornalista politica pluripremiata, lucida, intransigente e con una carriera costruita sulla verità e sull’inchiesta. Ma la sua vita professionale subisce una brusca svolta: viene riassegnata alla redazione spettacolo, un universo fatto di gossip, star capricciose e interviste da red carpet. Il loro primo incontro è tutt’altro che romantico: uno scontro di caratteri, visioni e orgoglio. Eppure, come nei migliori K-drama, l’attrazione nasce proprio dal contrasto. Nice to Not Meet You gioca sulla collisione tra due mondi — quello serioso del giornalismo politico e quello luccicante dello showbiz — per raccontare con ironia quanto sia difficile (e meraviglioso) lasciarsi sorprendere.


Dal survival estremo alla commedia sentimentale

Per Lee Jung-jae, questo ruolo è una vera rivoluzione. Dopo il successo planetario di Squid Game e l’incursione nella galassia di Star Wars con The Acolyte, l’attore sceglie di abbandonare l’oscurità dei thriller e la tensione dei drammi per abbracciare una dimensione più leggera, quasi autoironica.
Nel suo Hyeon-jun c’è la stanchezza dell’artista intrappolato nel cliché, ma anche la vulnerabilità di chi cerca di riscoprire la passione per il proprio mestiere. È un personaggio che parla a tutti: a chi ha paura di cambiare, a chi sogna un nuovo inizio, a chi sente che il successo non basta per essere felici.

Lim Ji-yeon, invece, sorprende per versatilità: dopo la crudeltà raffinata di The Glory e l’intensità drammatica di Lies Hidden in My Garden, l’attrice si cimenta in una commedia piena di ritmo e sarcasmo. Il suo personaggio è una donna che combatte per mantenere la propria integrità in un ambiente che la vuole frivola, ma finisce per scoprire che l’ironia può essere una forma di verità.


Satira, romanticismo e autoironia nel dietro le quinte dello showbiz

Nice to Not Meet You non si limita a essere una storia d’amore. È una lente ironica sull’industria dell’intrattenimento, un ritratto lucido del rapporto tra celebrità e media, tra apparenza e autenticità. La serie si muove sul filo dell’umorismo intelligente, alternando momenti di dolcezza a situazioni grottesche, quasi da sitcom moderna.

Ogni episodio mescola dialoghi frizzanti e riflessioni amare: il mondo dello spettacolo viene raccontato con occhio critico ma empatico, come se gli autori volessero dire — citando una battuta di Hyeon-jun — “essere veri è la performance più difficile di tutte”.

La fotografia, curata e luminosa, e la colonna sonora dal tono malinconico ma pop contribuiscono a rendere l’esperienza visiva coinvolgente, perfetta per chi ama le atmosfere patinate ma con un cuore che batte forte sotto la superficie.


La strategia coreana di Prime Video

Negli ultimi anni Prime Video ha intensificato la sua presenza nel panorama asiatico, e Nice to Not Meet You rappresenta un tassello chiave di questa espansione. L’obiettivo è chiaro: intercettare la “K-wave”, l’ondata culturale coreana che domina ormai da un decennio la scena globale, e proporre al pubblico internazionale serie capaci di unire qualità e leggerezza.

Non è un caso che la piattaforma affianchi il titolo a produzioni come Good Boy, Divorce Insurance e Head Over Heels, consolidando una linea editoriale che punta su storie di relazioni imperfette ma autentiche. In Corea, la serie va in onda su tvN, mentre nel resto del mondo è un’esclusiva Prime Video, segno di una collaborazione sempre più stretta tra i colossi dello streaming e i maggiori studi di produzione asiatici.


Perché la community nerd dovrebbe tenerla d’occhio

Può sembrare una semplice rom-com, ma Nice to Not Meet You è anche una riflessione meta-narrativa sul concetto stesso di “personaggio”.
Lee Jung-jae interpreta un attore stanco di interpretare: un gioco di specchi affascinante che parla di identità, maschere e libertà. Lim Ji-yeon, invece, dà volto a una donna che scopre la forza dell’empatia proprio nel mondo che l’aveva sempre considerata fredda e razionale.

Per chi ama le storie di riscatto, i dialoghi taglienti e le dinamiche “nemici che diventano amanti”, questa serie è imperdibile. E per i fan della cultura pop coreana, rappresenta un nuovo modo di raccontare il glamour e le contraddizioni di un’industria che non smette mai di stupire.


Hype e aspettative

Con un cast stellare, una regia raffinata e una sceneggiatura che alterna momenti di comicità irresistibile a parentesi di struggente sincerità, Nice to Not Meet You promette di diventare una delle sorprese più piacevoli del catalogo Prime Video.
Non ha ancora una data precisa per i successivi episodi, ma l’hype è già alle stelle — e noi di CorriereNerd.it siamo pronti al binge-watching.

Preparate i sottotitoli, i popcorn e il cuore: potrebbe essere la serie romantica che non sapevate di aspettare.

E tu? Sei pronto a innamorarti di un incontro “sbagliato”? 💞

L’Inaspettato Trionfo di Makeine: Quando Le “Eroine Perdenti” Sconfiggono il Re degli Shonen ai Newtype Awards 2025

Alzi la mano chi, tra noi appassionati di cultura nerd e geek, avrebbe scommesso un Funko Pop in edizione limitata sul fatto che, ai Newtype Awards 2025, la commedia romantica Makeine: Too Many Losing Heroines! avrebbe strappato la corona di Miglior Opera dell’Anno all’epico e acclamato Solo Leveling. Nessuno? Ebbene, il mondo dell’animazione giapponese ci ha regalato uno dei colpi di scena più dolci e inattesi della stagione. Contro ogni pronostico e nonostante la concorrenza di giganti del fantasy e dell’action, la serie firmata da A-1 Pictures si è imposta come l’autentico fenomeno anime dell’anno. Makeine ha conquistato un pubblico trasversale e una critica entusiasta grazie al suo equilibrio quasi alchemico tra ironia agrodolce, una sorprendente malinconia e una profonda introspezione sui sentimenti. Dopotutto, questa non è una semplice romcom scolastica: è un racconto che, dietro il sorriso beffardo, cela un cuore spezzato—anzi, per la precisione, almeno tre.

L’Estate della Verità Emotiva: Il Boom di Makeine

Too Many Losing Heroines! (o semplicemente Makeine) è una serie di light novel scritta da Takibi Amamori e illustrata da Imigimuru, pubblicata dal 2021 da Shōgakukan. Ambientata nella città natale dell’autore, Toyohashi, la storia segue un ragazzo delle superiori che entra in contatto con diverse ragazze dal cuore infranto, tutte “eroine perdenti” — ragazze rifiutate dai loro amori, ma ancora capaci di crescere e trovare un nuovo equilibrio. Il successo del romanzo ha portato alla nascita di un manga, disegnato da Itachi e serializzato dal 2022, la cui edizione italiana è prevista per ottobre 2025 grazie a J-Pop. Nel 2024 è arrivato anche l’adattamento anime, prodotto da A-1 Pictures e diretto da Shōtarō Kitamura, con la sceneggiatura di Masahiro Yokotani. Andato in onda su Tokyo MX tra luglio e settembre, l’anime ha conquistato il pubblico con la sua sensibilità emotiva e maturità narrativa, trasformando una commedia scolastica in una riflessione sincera sul rifiuto, il dolore dei sentimenti non corrisposti e la forza dell’amicizia. Grazie alla sua regia delicata, ai colori pastello, e a un doppiaggio impeccabile, Makeine si distingue come una serie capace di unire malinconia e leggerezza, dimostrando che anche le “eroine perdenti” hanno molto da insegnare — e da far sentire.

Nukumizu: L’Amico degli “Sconfitti” e l’Anti-Eroe Perfetto

Il vero centro gravitazionale della storia è Kazuhiko Nukumizu, un ragazzo che con una lucidità quasi brutale si autodefinisce “un personaggio secondario”. È lo studente liceale che non aspira ai riflettori, che osserva le grandi storie d’amore e i drammi altrui da una rassicurante distanza, finché il destino non lo proietta al centro di un inatteso triangolo… o per meglio dire, un quadrilatero di sconfitti.

Nukumizu si ritrova a fare da spalla, confidente e, in un certo senso, terapista non ufficiale per tre compagne di classe dal cuore appena infranto: Anna Yanami, la ragazza più popolare della scuola; Lemon Yakishio, l’energica stella del club di atletica; e Chika Komari, la timida e riservata appassionata di letteratura. Il loro comune denominatore? Sono state tutte rifiutate con la stessa, banale e dolorosa frase: “Mi piaci… ma mi piace di più un’altra”. Una frase che, per chiunque abbia vissuto l’amore, sa bene non essere un semplice “no”, ma una vera e propria ferita aperta.

La vera genialità narrativa di Makeine sta nel suo ribaltamento delle aspettative più classiche del genere anime romantico. Dimenticate l’harem stereotipato, le facili redenzioni romantiche o l’inevitabile “vittoria” amorosa. Qui non c’è posto per la narrazione edulcorata: c’è solo una delicata, a tratti dolorosa, esplorazione del dolore post-rifiuto e della crescita personale. Questa è una storia che parla di chi resta indietro, di chi trova la forza di sorridere anche dopo essere stato escluso, e di chi accetta con dignità di non essere il protagonista assoluto della vita di qualcun altro.

Romanticismo Realistico: La Lezione di Sincerità di Makoto Shinkai

Questa capacità di mescolare con maestria leggerezza giovanile e introspezione emotiva non ha lasciato indifferente nemmeno un maestro come Makoto Shinkai (Your Name., Suzume), che si è complimentato pubblicamente con la serie, definendola una “piccola gemma che racconta l’amore con sincerità disarmante”.

Makeine rifiuta l’idealizzazione del sentimento e lo mostra in tutta la sua goffaggine, in quel limbo post-rifiuto in cui si agitano gelosia, speranza e, infine, accettazione. Il tono, pur mantenendosi su quello della commedia scolastica, è vivace e intriso di un umorismo che non è mai cinico, ma che rispetta profondamente i suoi personaggi.

Anna Yanami, soprannominata affettuosamente dai fan la “lontra marina 4K” per le sue espressioni esagerate e le sue gag esilaranti, è in realtà un personaggio incredibilmente complesso, capace di orgoglio e profonda empatia. Nukumizu, dal canto suo, sfugge allo stereotipo del nice guy passivo: è sagace, autoironico e sorprendentemente realistico nelle sue decisioni, un personaggio in cui è facile specchiarsi, così imperfetto e umano.

Comparto Tecnico da Oscar: Luci, Colori e Colonna Sonora

Sul piano strettamente tecnico, Makeine è un piccolo capolavoro visivo. Ogni episodio è costruito con un gusto quasi cinematografico, bilanciando pause emotive, silenzi significativi e momenti comici calibrati al millimetro. Le luci e i fondali catturano alla perfezione l’atmosfera effimera e malinconica dell’estate scolastica giapponese, tra i tramonti aranciati che si riflettono sui vetri delle aule. Il character design, morbido ma riconoscibile, esalta al massimo le espressioni emotive, vere protagoniste silenziose della narrazione.

Un plauso speciale va alla colonna sonora di Kana Utatane, che accompagna i momenti chiave con una delicatezza struggente. Le tre ending song, una dedicata a ciascuna eroina, non sono semplici chiusure di episodio, ma piccoli racconti musicali che riassumono il loro stato d’animo. La sigla di apertura, Tsuyogaru Girl di BotchiBoromaru feat. Mossa, è diventata un vero e proprio tormentone J-Pop per la sua energia contagiosa.

La Rivoluzione Post-Romantica: L’Annuncio della Seconda Stagione

Makeine non è un racconto di happy ending romantici, ma di conquiste interiori. Le sue protagoniste non ottengono l’amore che volevano, ma qualcosa di ben più solido: la consapevolezza di sé e il valore di un’amicizia che non chiede nulla in cambio. È una serie che celebra la crescita e il coraggio di restare gentili anche dopo essere stati feriti.

In un panorama anime dominato da love comedy che puntano sempre al “grande bacio finale”, Makeine ha scelto di raccontare ciò che accade dopo i titoli di coda, quando le luci si spengono e restano solo i sentimenti irrisolti. Questo approccio “post-romantico” ha colpito un pubblico trasversale, riconoscendo nella serie una inaspettata e preziosa onestà emotiva. La vittoria ai Newtype Awards 2025 è, di fatto, un simbolo di rinnovamento nel mondo dell’animazione, un riconoscimento alla bellezza di un racconto senza facili illusioni.

E la grande notizia è arrivata il 6 aprile 2025: la seconda stagione è ufficialmente in lavorazione, ovviamente ancora negli studi di A-1 Pictures. Le voci di corridoio parlano di un ampliamento del cast e di nuovi archi narrativi che potrebbero includere amati personaggi secondari.

In un anno dominato da anime shonen muscolari e spettacolari, Makeine è riuscito a trionfare con la sua toccante semplicità. Ci ha ricordato che non è necessario essere l’eroe che salva il mondo o che conquista l’amore perfetto per lasciare un segno indelebile. A volte, basta essere veri, vulnerabili, imperfetti, come Nukumizu e le sue amiche.Forse è proprio questo il segreto della sua inattesa forza: in un mondo di fumetti, videogiochi e serie TV pieni di trionfi e finali perfetti, Makeine celebra la bellezza della sconfitta accettata e la dignità di chi, pur perdendo una battaglia, continua a sorridere e a stringere un’amicizia che vale più di mille vittorie romantiche.

E allora sì, lo possiamo gridare: le “eroine perdenti” hanno finalmente vinto!


Cosa ne pensate di questo inaspettato trionfo? Avete pianto, riso o vi siete sentiti compresi dalle “eroine perdenti”? Dite la vostra nei commenti qui sotto! E se l’articolo vi è piaciuto, condividetelo sui vostri social per stimolare il dibattito con la community nerd!

Le 100 ragazze che ti amano tanto tanto tanto tanto tanto: l’anime da record torna con la terza stagione!

L’anime Le 100 ragazze che ti amano tanto tanto tanto tanto tanto (sì, quel “tanto” ripetuto cinque volte è la chiave di tutto) tornerà nel 2026 con la sua attesissima terza stagione! Preparatevi a un nuovo, titanico, capitolo di follia romantica firmato Bibury Animation Studios. Quando si parla di esagerazione sentimentale in salsa anime, pochi titoli osano spingere il pedale sul kitsch e sulla comicità quanto Kimi no Koto ga Dai Dai Dai Dai Daisuki na Hyakunin no Kanojo. Questo gioiello della commedia super-harem, noto ai fan internazionali come The 100 Girlfriends Who Really, Really, Really, Really, Really Love You, sta per scatenare un nuovo uragano di risate, romanticismo e caos amoroso. Il manga, nato dalla mente geniale di Rikito Nakamura (storia) e dal tratto espressivo di Yukiko Nozawa (disegni), è pronto per il grande ritorno sugli schermi nel 2026.


Un Destino da Harem: Fortuna Sfacciata e Maleficio Cosmico

L’annuncio ufficiale ha fatto tremare le fondamenta del fandom nerd, arrivando direttamente dal sito web dell’anime e accompagnato da un teaser visivo che urla: “I love you infinity”. Questo slogan non è solo un messaggio promozionale, è il sunto filosofico dell’intera opera e del suo sventurato/fortunato protagonista: Rentaro Aijo.

Rentaro non è il solito studente delle superiori sfigato in amore. No, lui ha confessato il suo amore a ben cento ragazze… venendo puntualmente e brutalmente rifiutato da ognuna. Un vero record! Ma il destino, o meglio, il Dio dell’Amore in persona, aveva altri piani. Durante una preghiera disperata in un santuario, Rentaro scopre l’agghiacciante verità: non è sfortunato, è il contrario. È destinato ad avere cento anime gemelle (soulmates). Il colpo di scena narrativo che trasforma questa commedia romantica in un thriller emotivo è che se Rentaro non ricambierà sinceramente e istantaneamente l’amore di ogni singola soulmate, queste moriranno in tragici incidenti. Ecco servita la premessa esplosiva: il nostro eroe deve letteralmente mantenere viva la fiamma (e la vita) dell’amore con un esercito di cento fidanzate, ognuna con la sua personalità unica e travolgente. Un incubo logistico degno di un boss finale di un videogioco gestionale!


Dalla Rivista all’Olimpo dell’Animazione Comica

Dal suo debutto nel 2019 sulla prestigiosa rivista Weekly Young Jump di Shūeisha, il manga è esploso come un fenomeno virale. Il suo tono sfacciatamente ironico e la capacità di portare all’estremo il cliché dell’harem lo hanno reso un instant-cult, tanto che in Nord America è edito da Seven Seas Entertainment che lo descrive come “una commedia romantica che porta il concetto di harem all’assurdo più esilarante”.

L’adattamento anime, curato magistralmente da Bibury Animation Studios, ha debuttato con una prima stagione nel frenetico ottobre 2023, seguita senza sosta da una seconda trasmessa da gennaio a marzo 2025. Entrambe le stagioni sono state distribuite da Crunchyroll, che ne ha curato anche il doppiaggio inglese, rendendo la serie uno dei titoli comici più discussi e condivisi sui social, da Reddit a TikTok, confermandosi un titolo imprescindibile per chi ama la comicità demenziale che non si prende mai sul serio.


Squadra che Vince Non Si Cambia: Il Ritorno del Dream Team Creativo

La garanzia di mantenere intatto il DNA esplosivo della serie è il ritorno del team creativo al completo per questa terza stagione. Al timone della regia ritroveremo Hikaru Sato (già noto per Dropkick on My Devil!), pronto a orchestrare il caos con mano ferma. Alla sceneggiatura, la maestria comica sarà curata da Takashi Aoshima (Uzaki-chan Wants to Hang Out!), che sa trasformare ogni situazione in una gag esilarante. Il character design, essenziale per rendere memorabili cento volti, è ancora affidato ad Akane Yano (Bottom-tier Character Tomozaki), mentre la colonna sonora, fondamentale per accompagnare le scene più assurde, sarà curata dal talentuoso trio Shūhei Mutsuki, Shunsuke Takizawa (Trytonelabo) ed eba, sotto l’etichetta Lantis.

E, cosa ancora più cruciale per i puristi, l’intero cast di doppiatori giapponesi, che ha donato voce e anima a questa serie sopra le righe, tornerà a pieno regime. Wataru Katō riprenderà il ruolo di Rentaro Aijo, affiancato dalle sue amate soulmates tra cui: Kaede Hondo (Hakari Hanazono), Miyu Tomita (Karane Inda), Maria Naganawa (Shizuka Yoshimoto), Asami Seto (Nano Eiai) e Ayaka Asai (Kusuri Yakuzen), insieme a Sumire Uesaka nei panni della spassosa Hahari Hanazono. Torneranno anche le voci di Amane Shindō (Kurumi), Suzuko Mimori (Mei), Rie Takahashi (Iku), Lynn (Mimimi) e Kanon Takao (Meme). A tenere le fila di questo assurdo destino sentimentale, ovviamente, ci sarà l’inconfondibile voce di Shigeru Chiba nel ruolo del Dio dell’Amore.


L’Amore è la Più Grande delle Leggende Metropolitane Nerd

Ciò che eleva Le 100 ragazze oltre il semplice anime harem è la sua acuta capacità di trasformare il sentimento più potente in una gag esistenziale, una vera e propria leggenda metropolitana del romanticismo. Non è solo una parodia del genere, ma una riflessione, estremamente ironica eppure sorprendentemente tenera, sulla follia dei sentimenti umani spinta fino al parossismo. Ogni ragazza incarnata è un archetipo classico—dalla timida bibliotecaria alla tsundere esplosiva—ma la serie sfugge alla schematizzazione, sorprendendo continuamente con trovate fuori di testa, colpi di scena emotivi e una scrittura che bilancia in modo impeccabile comicità demenziale e momenti di autentico pathos.


L’Infinito Non Basta: Cosa Aspettarsi nel 2026

Con due stagioni già acclamate e un fandom attivo e rumoroso, l’attesa per la terza stagione è alle stelle. Il 2026 vedrà Rentaro affrontare nuove, insormontabili sfide amorose. Gli autori ci promettono l’introduzione di nuove coppie, nuovi intrecci e, ovviamente, nuove dichiarazioni d’amore così assurde da sfidare ogni legge della fisica e del buon senso. Il claim della nuova stagione, I love you infinity, non è solo una promessa di “ancora più ragazze” per Rentaro; è una dichiarazione di poetica. Le 100 ragazze è un inno esagerato alla dedizione, alla comicità e all’assurdità intrinseca dell’amore. Perché, come ci insegna questo manga, non è importante quante persone ami, ma quanto riesci a restare sincero e a gestire il caos che ti portano nel cuore.

E voi, lettori di CorriereNerd.it, siete pronti per l’ennesima scarica di Rentaro-amore? Qual è la vostra soulmate preferita finora? Condividete le vostre teorie e le vostre risate nei commenti qui sotto! E non dimenticate di far girare questo articolo sui vostri social network per diffondere la buona novella del Dio dell’Amore!

“My Secret Santa – Mia mamma è Babbo Natale!” è la Rom-Com Netflix che Ribalta gli Stereotipi delle Feste

La star di Mel Monroe si traveste da Babbo Natale nel film diretto da Mike Rohl. Tra Ryan Eggold, travestimenti epici e ironia, il 3 dicembre 2025 sbarca su Netflix la commedia che ridefinisce lo spirito natalizio. Preparatevi al “Signor Hugh Mann”!


Ci sono momenti dell’anno in cui anche il più cupo degli appassionati di fantascienza o il più impassibile dei collezionisti di action figure si arrende all’atmosfera delle feste. È l’effetto combinato delle lucine intermittenti, del profumo di biscotti e di quella strana nostalgia che ci riporta bambini davanti a una maratona di film natalizi. E, diciamolo, per quanto ci ostiniamo a fingere disinteresse, una buona commedia romantica di Natale resta un piacere colpevole che nessun nerd riesce davvero a rifiutare.

Quest’anno Netflix ha deciso di servirci un regalo in anticipo con “My Secret Santa – Mia mamma è Babbo Natale!”, un titolo che promette di sovvertire i cliché del genere con un’ironia travolgente e un tocco di femminismo scintillante. L’appuntamento è fissato per il 3 dicembre 2025, perfettamente in tempo per inaugurare la stagione delle tisane bollenti e delle serate sotto la coperta, joystick o popcorn alla mano.


Da Virgin River al Polo Nord: Alexandra Breckenridge cambia costume (letteralmente)

Chi conosce Alexandra Breckenridge come la dolce e determinata Mel Monroe di Virgin River resterà sorpreso di trovarla, questa volta, sotto un costume di velluto rosso e… una barba finta! In My Secret Santa, l’attrice si trasforma in Taylor, una mamma single alle prese con le difficoltà della vita quotidiana, ma dotata di un’energia inarrestabile.

Quando il destino (e qualche bolletta di troppo) la mette alle strette, Taylor decide di giocarsi una carta impensabile: travestirsi da uomo per ottenere un lavoro stagionale come Babbo Natale in un lussuoso resort di montagna. Nasce così il “signor Hugh Mann”, un Babbo tanto goffo quanto irresistibile, che diventa presto una piccola celebrità tra gli ospiti dell’albergo.

Il regista Mike Rohl, già autore del fenomeno natalizio The Princess Switch, orchestra la commedia con la sicurezza di chi conosce a fondo il ritmo del feel good cinema: dialoghi frizzanti, tempismo comico impeccabile e una dose di malinconia che arriva puntuale come la neve artificiale nel finale.

Eppure, dietro le risate e gli equivoci, si nasconde qualcosa di più profondo: una riflessione leggera ma pungente su cosa significhi reinventarsi e, soprattutto, su quanto coraggio serva per rompere le aspettative sociali – anche se questo implica indossare una barba posticcia.


Ryan Eggold, il manager che rischia di far saltare la copertura

Ogni rom-com che si rispetti vive di tensione romantica, e qui entra in scena Ryan Eggold, amatissimo per il suo ruolo in New Amsterdam. Nel film, Eggold interpreta Matthew, il manager pragmatico del resort, che si ritrova inspiegabilmente affascinato dal misterioso Babbo Natale con la voce roca e gli occhi troppo espressivi.

La chimica tra i due personaggi cresce scena dopo scena, tra gag irresistibili e momenti di pura tenerezza, fino a spingere Taylor pericolosamente vicino al rischio di essere scoperta. È quel tipo di slow burn romance che gioca con lo spettatore, regalandogli la dolce tortura del “quando succederà?”.

Nel cast troviamo anche Tia Mowry e Diana Maria Riva, che portano sullo schermo un irresistibile mix di ironia e calore umano, rendendo il film un piccolo mosaico di personalità e situazioni da manuale natalizio.


Barba, trucco e rivoluzione: un Babbo Natale femminista

Alexandra Breckenridge ha raccontato che il lavoro sul personaggio è stato tutt’altro che semplice. Per ottenere la trasformazione completa in Hugh Mann, l’attrice ha dovuto affrontare ore di trucco e sessioni di prostetici degne di un set fantasy.

«La prima volta che mi sono vista con la barba, ho riso per mezz’ora», ha confessato. «Era perfetta, ma sotto tutto quel velluto e il trucco ero sempre io, una mamma sudata che cercava di salvare il Natale dei suoi figli».

Dietro la comicità del travestimento, però, c’è un messaggio forte e attualissimo: My Secret Santa gioca con i confini di genere, scardinando l’idea di un Babbo Natale esclusivamente maschile e trasformandolo in simbolo di resilienza e amore materno. È un film che, sotto il luccichio delle decorazioni, porta un sorriso di consapevolezza: il Natale appartiene a tutti, e l’eroismo può indossare qualunque volto.

Il film, girato tra le nevi della British Columbia, offre anche una fotografia da sogno, in bilico tra fiaba e commedia moderna. Ogni inquadratura sembra voler catturare non solo la magia delle feste, ma anche quella capacità tutta umana di ridere dei propri limiti.


Una fiaba moderna sul coraggio di reinventarsi

“My Secret Santa – Mia mamma è Babbo Natale!” è molto più di una commedia natalizia. È un racconto sull’identità, sul sacrificio e sulla forza creativa che nasce dall’amore. È una favola ironica e moderna che ci ricorda come, dietro i ruoli che interpretiamo ogni giorno, si nascondano desideri, paure e la voglia di sentirsi all’altezza del proprio mondo. Per i fan di Virgin River, sarà emozionante vedere Breckenridge alle prese con una parte che ribalta il suo registro abituale. Per chi ama le storie che sanno far sorridere e riflettere allo stesso tempo, sarà un appuntamento imperdibile. Netflix scommette su una rom-com che sa essere dolce senza essere stucchevole, spassosa ma con un cuore autentico. Ed è questo equilibrio, così raro nel panorama delle commedie natalizie contemporanee, che potrebbe trasformare “My Secret Santa” in un nuovo piccolo cult da vedere ogni dicembre.

Forse è proprio questo che ci affascina delle storie natalizie: la possibilità di credere, almeno per un paio d’ore, che la bontà vinca sulla paura e che anche la barba più finta possa nascondere un cuore vero. E allora, amiche e amici nerd, preparatevi: il 3 dicembre 2025 non si gioca solo una partita di romanticismo, ma una sfida di immaginazione. Perché quando Netflix decide di mischiare il rosso del costume di Babbo Natale con la sfumatura ironica del cinema contemporaneo, il risultato può essere sorprendentemente magico.


E voi, geek del Natale, siete pronti a farvi conquistare dal “Babbo” più imprevisto della stagione? Raccontateci nei commenti qual è la vostra commedia natalizia del cuore e diteci se anche voi credete che la magia, a volte, abbia la voce di una mamma con la barba.

Mistress Kanan is Devilishly Easy: l’anime che trasforma un demone in una studentessa con il cuore in subbuglio

Amanti del soprannaturale, fanatici delle commedie sentimentali più assurde e devoti del genere nerd: preparatevi a segnare in rosso il calendario. La primavera del 2026 porterà sul piccolo schermo un terremoto diabolico, tenero e irresistibile. Stiamo parlando di Mistress Kanan is Devilishly Easy (il cui titolo originale, Kanan-sama wa Akumade Choroi, suggerisce già la sua natura “facile” per un diavolo), l’attesissimo adattamento anime del manga di Nonco che sta riscrivendo le regole del romanticismo con le corna.

Dimenticatevi epiche battaglie contro l’Apocalisse o sigilli millenari: il nuovo inferno è un liceo giapponese, e il campo di battaglia è un banco di scuola. La protagonista è Kanan Takakiyo, la seducente e spietata “diavolo del gourmet”, giunta sulla Terra per un pasto che si preannunciava delizioso: l’anima di un ignaro umano. Ma, come ogni appassionato sa, il destino ha un senso dell’umorismo diabolico. Quello che doveva essere un semplice “sacrificio” si trasforma in qualcosa di infinitamente più complicato e, inaspettatamente, dolce: un contratto d’amore in piena regola.

La sinossi ufficiale ci rivela l’essenza di questa commedia unica: una demone millenaria, mai toccata dalle emozioni umane, si ritrova in un turbine di ‘prime volte’ mortali. Tenersi per mano, passeggiare insieme dopo la scuola, il primo appuntamento. Ogni gesto, per Kanan, è un incantesimo sfuggito al suo controllo, un rito proibito che la fa arrossire e la costringe a esclamare imbarazzata: «Tu, dannata creatura inferiore!». La signora dell’Inferno, in realtà, è disarmata, e questo ribaltamento di cliché è la vera forza dell’opera di Nonco, che dal giugno 2022 conquista i lettori di Weekly Shōnen Magazine e si prepara all’undicesimo volume, in uscita a ottobre 2025.

Il Patto “Infernale” dietro l’Anime

L’adattamento è affidato a mani esperte. Dietro la produzione c’è lo Studio KAI, già noto per titoli come Fuuto PI e Super Cub, che promette di dare vita all’irresistibile miscela di sensualità e comicità del design dei personaggi. Alla regia troviamo Yasushi Muroya, che porta con sé l’esperienza maturata come assistente alla direzione in opere di peso come Blue Lock e Fairy Tail.

Il team creativo vanta nomi che faranno drizzare le antenne a tutti gli otaku più attenti. La series composition, l’architettura narrativa dello show, è curata da Rintarō Ikeda (Insomniacs After School, The World’s Finest Assassin), garanzia di una scrittura brillante e di un ottimo senso del ritmo. A definire l’estetica della serie è il character designer Akari Minagawa, che sembra aver trovato l’equilibrio perfetto per rendere Kanan contemporaneamente fiera e imbarazzata.

E non dimentichiamo il comparto sonoro, fondamentale per dare profondità a una rom-com. Le musiche sono composte da Shūhei Mutsuki, la cui colonna sonora per l’esilarante The 100 Girlfriends Who Really, Really Love You è un biglietto da visita che fa ben sperare, con la produzione musicale curata da King Records.

Un Cast da URLO (Inferno)

La scelta del cast vocale (i celebri seiyū) è il vero tocco di classe, un “clan infernale” di talenti in grado di restituire tutte le sfumature della commedia romantica. A prestare la voce alla protagonista, la diavolessa Kanan Takakiyo, è la sublime Aoi Koga, la voce che ha dato vita all’iconica Kaguya Shinomiya in Kaguya-sama: Love is War. Koga è la scelta ideale per incarnare quel perfetto mix di alterigia, goffaggine e sincero imbarazzo tipico di una demone che scopre il primo amore.

Al suo fianco, l’oggetto di tanto scompiglio emotivo è Yoji Kugi, il timido e gentile ragazzo umano, doppiato da Seiichiro Yamashita (Blue Lock, My Dress-Up Darling), un attore che sa rendere la dolce ingenuità. Il resto del cast è una vera parata di stelle amate dal pubblico: Sayumi Suzushiro (Bocchi the Rock!) nel ruolo di Jeanne, Maki Kawase (Cells at Work! Code Black) come Ami, e Ayaka Nanase (Re:Creators) a dar voce a Nadeko Masurao. A completare il gruppo delle sorelle Zebul, un trio diabolico di supporto, troviamo Fūka Izumi (Milch), Hikaru Tōno (Miel) e Yoshino Nanjō (Lilim).

Perché Kanan Conquisterà la Vostra Anima

Il manga di Nonco ha avuto un successo folgorante per la sua capacità di parodiare e al contempo onorare i cliché delle commedie romantiche soprannaturali. Mistress Kanan is Devilishly Easy non è solo una sfilza di gag ecchi-romantiche: sotto la superficie della demone maldestra si cela una riflessione sorprendentemente tenera sulla fragilità universale del primo amore. Kanan, creatura millenaria, è l’incarnazione perfetta della nostra stessa goffaggine quando si tratta di sentimenti.

L’illustrazione celebrativa di Nonco per l’annuncio dell’anime, con Kanan che tiene in mano un contratto d’amore dove si legge “Per sempre tua… forse”, racchiude l’essenza stessa della serie: un equilibrio tra parodia e sincera empatia che promette di affascinare tanto i fan sfegatati del romanticismo quanto chi cerca una ventata di freschezza e assurdità nel panorama anime.

L’arrivo di Mistress Kanan is Devilishly Easy ad aprile 2026 si preannuncia come uno degli eventi più curiosi e attesi. L’anime promette di riportare al centro dell’attenzione la commedia sentimentale “alla giapponese”, con quella miscela inimitabile di pudore esagerato e situazioni assurde. Dopotutto, se anche una signora dell’Inferno può arrossire per un innocente appuntamento, forse tutti meritiamo il nostro piccolo angolo di paradiso. E noi, fedeli alla cultura nerd, non vediamo l’ora di innamorarci perdutamente di questo diavolo dal cuore ingenuo.

Isshiki-san wa Koi o Shiritai: l’amore sotto copertura secondo Ayune Araragi

Tokyo Tarareba Girls: il drama che ha conquistato il Giappone arriva finalmente su Netflix

C’è una magia sottile, quasi un incantesimo, che avvolge quelle narrazioni capaci di intercettare lo spirito dei tempi, specialmente quando si parla di donne, sogni e l’implacabile ticchettio dell’orologio biologico e sociale. Un incantesimo che si chiama Tokyo Tarareba Girls, l’opera magistrale di Akiko Higashimura che, dopo aver fatto incetta di consensi in Giappone, è pronta a conquistare il mondo. La notizia è di quelle che fanno sobbalzare i puristi del josei (manga per giovani donne adulte) e i binge-watcher seriali: il drama live-action tratto dal celebre manga sarà disponibile a livello globale su Netflix a partire dal 22 ottobre, sbarcando finalmente nei cataloghi di Stati Uniti, Europa e Asia. È stata l’autrice stessa, con un annuncio pieno di entusiasmo sul suo profilo X (l’ex Twitter, per i meno nostalgici), a confermare il grande passo. Un’esportazione culturale che trasforma una storia urbana, intima e ferocemente giapponese, in un fenomeno pop planetario, dimostrando ancora una volta la forza narrativa del Sol Levante nel panorama dello streaming internazionale.

Le “What If Girls”: Rinko, Kaori e Koyuki, la Generazione del Grande “E Se…”

Se avete amato l’umorismo tagliente di Kuragehime o la profondità di Kakukaku Shikajika – opere che hanno cementato la fama di Higashimura come una delle voci più lucide e disarmanti del fumetto contemporaneo – preparatevi a innamorarvi (e a disperarvi un po’) di Rinko, Kaori e Koyuki.

La trama di Tokyo Tarareba Girls (letteralmente “Ragazze del Se e del Ma di Tokyo”) si condensa in una frase che è un pugno nello stomaco e un manifesto generazionale: “Ho passato tutto il tempo a chiedermi ‘e se’, poi un giorno mi sono svegliata e avevo 33 anni.”

Rinko, la protagonista sceneggiatrice, insieme alle sue amiche del cuore, si ritrova bloccata in quel limbo tragicomico dei trent’anni, dove le certezze svaniscono come fumo e il fantasma delle aspettative disattese si fa sempre più ingombrante. Le tre single incallite, fedeli a un rituale fatto di izakaya e sake, continuano a fantasticare su come sarebbe potuta andare la loro vita “se” avessero fatto scelte diverse in amore e carriera. Questa abitudine, questo ossessivo tarareba, le trasforma in bersaglio delle frecciate ironiche e spietate di Key, il misterioso modello che entra nelle loro vite come un’amara coscienza esterna.

Il drama, originariamente trasmesso nel 2017 su Nippon TV (con uno speciale televisivo nel 2020), è un capolavoro di equilibrio. Non è solo una commedia romantica leggera; è una critica sociale acuta e sincera sul ruolo delle donne nel Giappone moderno, sulle pressioni per il matrimonio, la carriera e il perpetuo scontro tra il sogno di gioventù e la realtà adulta. La Tokyo vibrante e frenetica fa da sfondo, specchio di un mondo implacabile che non aspetta nessuno.

Dal Josei Cult all’Eisner Award

L’opera originale, serializzata tra il 2014 e il 2017 sulla rivista Kiss di Kodansha, ha rapidamente scalato le classifiche, diventando un must-read nel panorama dei manga josei. Il suo successo non è confinato ai confini nipponici: nel 2019, Tokyo Tarareba Girls ha vinto il prestigioso Eisner Award (l’Oscar del fumetto) per la Miglior Edizione Statunitense di Materiale Internazionale – Asia, a dimostrazione della sua risonanza universale.

Il segreto? Avere il coraggio di parlare senza filtri di temi complessi: l’invecchiamento, la solitudine che può colpire anche chi è circondato da persone, e soprattutto, l’importanza vitale dell’amicizia femminile come àncora di salvezza contro le tempeste emotive e sociali.

La trasposizione live-action, curata da un team esperto e con le attrici Yuriko Yoshitaka (Rinko), Nana Eikura (Kaori) e Yuko Oshima (Koyuki) perfettamente calate nei ruoli, è riuscita a mantenere intatta l’anima agrodolce del fumetto. A coronare il tutto, la sigla d’apertura, Tokyo Girl del gruppo Perfume, è diventata un piccolo inno generazionale, un mix perfetto di pop ed elegante malinconia che incapsula lo spirito della serie.

L’Asse Netflix-Giappone: La Nuova Età d’Oro dei J-Drama

L’arrivo di Tokyo Tarareba Girls su Netflix non è un caso isolato, ma si inserisce in una strategia precisa della piattaforma di streaming: valorizzare e globalizzare i drama giapponesi (J-Drama). Titoli come Alice in Borderland, First Love e The Days hanno già dimostrato come il pubblico internazionale sia affamato di storie made in Japan che uniscano alta qualità produttiva e una sensibilità emotiva unica.

L’opera di Higashimura arricchisce questo filone con una prospettiva intensamente femminile, offrendo al pubblico occidentale una finestra sui dilemmi contemporanei delle donne in una cultura complessa. È un racconto di rinascita, un invito a smettere di vivere nel passato del “se e ma” e trovare la forza di reinventarsi a qualsiasi età.

In un’epoca dominata da Intelligenza Artificiale e futuri fantascientifici, c’è un bisogno intrinseco di storie umane, vulnerabili e autentiche. Tokyo Tarareba Girls è esattamente questo: un manifesto di autenticità travestito da commedia romantica, pronto a far ridere, piangere e riflettere tutti, dai fan del cosplay che adorano l’estetica pop giapponese, agli appassionati di giochi da tavolo che amano le dinamiche relazionali complesse.

Preparate i popcorn (o il sake, se preferite), perché il 22 ottobre avremo un nuovo, imperdibile appuntamento con la verità, l’autoironia e la speranza. E ricordate: non è mai troppo tardi per smettere di chiedersi “e se” e iniziare a vivere.


E voi, cari Nerd, siete pronti per l’ondata Tarareba? Avete letto il manga? Quali sono i J-Drama che secondo voi meritano più visibilità internazionale? Ditecelo nei commenti qui sotto! Non dimenticate di condividere l’articolo sui vostri social network per far conoscere questa perla della cultura pop giapponese a tutti i vostri amici appassionati!

I Desideri del Genio: quando la magia incontra il cuore — il fantasy coreano che incanterà Netflix

Tenetevi forte, nerd del K-drama e amanti del fantasy! C’è un nuovo, potentissimo incantesimo nell’aria, e questa volta non serve la bacchetta di un mago, ma solo un abbonamento a Netflix. Stiamo parlando di “I Desideri del Genio” (Genie, Make a Wish), il drama che non è semplicemente una serie, ma una vera e propria quest sentimentale che promette di ridefinire il genere fantasy coreano. Dimenticate le lampade strofinate a caso: qui la magia incontra la psiche, l’umorismo incontra l’angoscia, e il risultato è l’appuntamento imperdibile dell’autunno 2025.

Il buzz è ai massimi storici, e c’è un motivo che fa battere forte i nostri cuori di fan: l’attesissima reunion sul piccolo schermo di due mostri sacri, Kim Woo-bin e Bae Suzy. Dieci anni dopo averci spezzato il cuore in Uncontrollably Fond, i due tornano insieme per incendiare lo schermo con un’alchimia che, diciamocelo, è pura fantascienza! La loro coppia è una garanzia di scintille, e in questo contesto magico, l’attesa non fa che amplificare la promessa di un’epica storia d’amore, intrisa di ironia e struggente malinconia. Non è un pairing scelto a caso: è una mossa strategica degna di un raid boss finale.


Il Cinismo Millenario Incontra il Vuoto Emotivo: I Protagonisti al Limite

Al centro della trama c’è uno scontro di forze cosmiche e caratteriali. Da un lato abbiamo Iblis (Kim Woo-bin), il Genio che si risveglia da un sonno durato un millennio, liberato dalla sua lampada nel caldo opprimente del deserto di Dubai. Ma Iblis non è il Genio bonario delle fiabe; è un essere cinico, arrogante, quasi misantropo, che crede fermamente che gli umani siano creature corrotte e indegne dei propri desideri.

Dall’altro lato c’è Ka-young (Bae Suzy), la donna che lo evoca. Ka-young è l’incarnazione della freddezza emotiva: la sua vita è una prigione di routine monotona e ordinata, protetta dai precetti di una nonna severa, che l’ha resa incapace di provare sentimenti, o di desiderare alcunché. Quando questi due mondi, l’Essere Magico con una fede cieca nella malvagità umana e l’Umana che ha disimparato a sentire, si scontrano, la posta in gioco non sono tre desideri qualsiasi, ma una vera e propria metamorfosi emotiva. È una favola moderna che rovescia ogni aspettativa: il Genio, il cinico per eccellenza, viene costretto a confrontarsi con una donna che non desidera nulla, sfidando la sua stessa essenza.


La Penna d’Oro del K-Drama: Kim Eun-sook Ritorna al Fantasy Romantico

Se il plot suona avvincente, il merito è di un nome che fa tremare le fondamenta del genere: Kim Eun-sook. La leggendaria sceneggiatrice dietro Mr. Sunshine e Secret Garden mescola qui la commedia romantica con il soprannaturale, creando un arazzo narrativo di una fluidità sbalorditiva, diretto con eleganza coreografica da Ahn Gil-ho.

La stessa Kim Eun-sook ha definito la serie come “una battaglia di volontà tra un genio satanico, che pretende di esaudire i desideri, e una donna psicologicamente incapace di formularne uno solo”. Il Genio, Iblis, è magnetico e imprevedibile, come una tempesta di sabbia fatale, mentre Ka-young incarna la perfezione dietro cui si nasconde una vulnerabilità disarmante. La loro è una danza fatta di scontri, battute fulminanti e desideri inespressi, che trasforma il fantasy in un palcoscenico per i sentimenti più intimi e umani. È una storia d’amore che, secondo la sua creatrice, non nasce dal bisogno, ma dalla negazione stessa dell’amore.


Oltre la Magia: Identità, Vulnerabilità e il Puzzle del Desiderio

I Desideri del Genio è un viaggio che ci interroga sul significato stesso del desiderio. Cosa succede quando l’illimitato potere di cambiare il mondo incontra l’incapacità di cambiare sé stessi? Ogni desiderio concesso da Iblis è più di un trucco magico: è una prova quasi filosofica che mette a nudo la natura umana, esplorando i confini tra libertà, illusione, amore e possesso.

Visivamente, la serie è un banchetto per gli occhi. Le sequenze esotiche girate tra le dune di Dubai si alternano a momenti di intimità psicologica, creando atmosfere oniriche e sontuose. Ma al di là della fotografia da quadro e della colonna sonora che mescola antico e moderno, questo drama parla soprattutto di empatia, rinascita e vulnerabilità. Non è solo magia: è la storia di come il coraggio di sentire sia il vero superpotere.


Il Team di Supporto Che Fa la Differenza

Nessun eroe può trionfare da solo, e il cast di supporto di questo K-drama è degno del miglior raid team di un MMO. Accanto al duo principale brillano volti noti: Ahn Eun-jin è Mi-joo, la figura misteriosa che sembra conoscere i segreti del Genio; Noh Sang-hyun è Soo-hyun, il fratello e rivale di Iblis, che promette rivalità magiche ad alta tensione; Ko Kyu-pil è Sade, il goffo e leale assistente del Genio, e Lee Joo-young è Min-ji, l’unica e vera amica di Ka-young, una presenza vitale che funge da ponte emotivo. In questo universo magico, ogni personaggio è una tessera cruciale che, una volta posizionata, è in grado di innescare una reazione a catena.


Il Momento è Ora: La Scelta Perfetta per l’Autunno

Con i suoi dodici episodi, “I Desideri del Genio” è arrivato su Netflix il 3 ottobre 2025, giusto in tempo per la stagione del Chuseok, la festa coreana dedicata alla gratitudine e al ricordo. Una release perfettamente sincronizzata con i temi del drama: riconciliazione e accettazione. Dopo successi clamorosi come Alchemy of Souls e King the Land, Netflix continua a dimostrare di credere fermamente nel fantasy sentimentale coreano, un genere che fonde mitologia e introspezione in un modo assolutamente unico.

In un panorama televisivo troppo spesso afflitto da remake e cliché, questa serie si distingue per la sua originalità e il suo cuore pulsante. Non limitatevi a guardarla: preparatevi a sognare e a riflettere. Perché, in fondo, la vera magia non sta nell’esaudire un desiderio, ma nel trovare il coraggio di essere vulnerabili. Correte a premere play! 🎬🍿

Overacting: la nuova webserie comedy della Roma Film Academy tra sogni, provini e risate

Immaginate il mondo dei casting come un palcoscenico invisibile, dove sogni e ansie si scontrano tra un provino e l’altro, e dove ogni sguardo della giuria sembra avere il peso di un verdetto finale. È proprio in questo microcosmo che prende vita Overacting, la nuova webserie comedy ideata e prodotta dalla Roma Film Academy, pronta a far ridere, riflettere e appassionare chiunque abbia mai sognato di calcare un set. La protagonista assoluta è Mia, interpretata da Diletta Begali, giovane attrice in erba che insegue il suo sogno con la tenacia di chi sa che ogni provino potrebbe essere “quello giusto”. Attraverso i suoi occhi, lo spettatore scoprirà la giungla dei casting, un universo tanto spietato quanto affascinante, raccontato con una miscela di commedia romantica, ironia pungente e momenti di sincera introspezione.


Un format pensato per il web, ma con qualità cinematografica

Overacting” si compone di sei episodi da dieci minuti, un formato agile che si adatta perfettamente ai ritmi frenetici della fruizione digitale. Non è un caso che la distribuzione avvenga su YouTube, accompagnata da contenuti extra creati ad hoc per TikTok e Instagram: la serie è pensata per essere condivisa, commentata, vissuta come un fenomeno collettivo e transmediale. Eppure, nonostante la sua leggerezza, “Overacting” non è affatto un prodotto improvvisato. È un progetto co-prodotto dalla Roma Film Academy, che porta in scena la creatività dei suoi ex studenti, trasformando un’idea in un vero e proprio laboratorio narrativo. Regia, sceneggiatura, produzione: ogni elemento della serie è stato curato da giovani professionisti formatisi tra le mura dell’Accademia, dimostrando come l’istituzione sia non solo un centro di formazione, ma anche un motore concreto di innovazione culturale e audiovisiva.


La firma dei giovani talenti RFA

Alla regia troviamo Pier Glionna, regista e sceneggiatore diplomato alla RFA, che con questa serie compie un passo decisivo nella sua carriera. Accanto a lui, nella scrittura, c’è Marco Pozzato, che ha contribuito a dare voce e ritmo a una storia capace di alternare momenti di comicità surreale a lampi di verità crude.

Il risultato è una webserie che non si limita a intrattenere, ma si fa specchio del mondo reale: chiunque abbia provato a inseguire un sogno artistico si ritroverà, almeno in parte, nelle fragilità e nella determinazione di Mia.


Roma Film Academy: più di una scuola, un trampolino

La Roma Film Academy, partner del DAMS dell’Università di Teramo, consolida così il proprio ruolo di fucina per talenti emergenti. Con “Overacting”, l’Accademia non si limita a formare professionisti del settore, ma offre loro la possibilità di mettere subito in pratica quanto appreso, trasformando la teoria in creatività concreta.

Questo approccio rappresenta una novità significativa nel panorama italiano, dove troppo spesso le scuole di cinema si limitano all’aspetto accademico senza garantire un reale sbocco produttivo. La RFA, invece, dimostra che i giovani possono diventare protagonisti della scena audiovisiva già durante il loro percorso formativo, offrendo al pubblico storie fresche e originali, lontane dagli schemi precostituiti.


Una risata che sa di verità

Il titolo stesso, “OVERACTING”, racchiude l’essenza della serie: l’arte della recitazione che a volte diventa eccesso, maschera, caricatura. Ma dietro la comicità si cela una riflessione più ampia: quanto siamo disposti a recitare anche nella vita reale pur di inseguire un sogno?

Ogni episodio, con il suo ritmo serrato e il suo linguaggio diretto, invita lo spettatore a ridere delle contraddizioni del mondo dello spettacolo, senza dimenticare che dietro ogni gag si nasconde un frammento di realtà.


Perché guardarla

Se amate le commedie brillanti con un cuore autentico, se vi incuriosisce il backstage del mondo del cinema, o se semplicemente cercate una serie breve ma incisiva da divorare in una serata, “Overacting” è la risposta giusta. È il perfetto incontro tra intrattenimento pop e qualità autoriale, tra il linguaggio immediato del web e l’ambizione del grande schermo.Con la sua distribuzione online, il progetto abbatte barriere e raggiunge direttamente il pubblico, dimostrando che la nuova generazione di storyteller italiani è pronta a conquistare lo spazio che merita.

Overacting” non è solo una webserie: è una dichiarazione d’intenti, un biglietto da visita per una nuova generazione di autori che ha scelto di partire dal basso per puntare in alto. È il segno che le scuole di cinema possono essere non soltanto luoghi di apprendimento, ma veri hub creativi capaci di generare prodotti competitivi e coinvolgenti. La domanda che resta sospesa, dopo l’ultimo episodio, è una soltanto: quanto c’è di overacting nelle nostre vite? Forse la risposta arriverà proprio da voi, spettatori, pronti a commentare, condividere e, chissà, a riconoscervi in una battuta di Mia.

 

Makeine: Too Many Losing Heroines! – La commedia romantica che riscrive le regole dell’amore

In un panorama narrativo popolato da eroine perfette, storie a lieto fine e cliché che sembrano scolpiti nella pietra, c’è una serie che ha deciso di cambiare le carte in tavola. Si chiama Makeine. Too Many Losing Heroines! e arriva finalmente in Italia grazie a J-POP Manga, pronta a conquistare i lettori con un’idea semplice e geniale: cosa succede quando le ragazze più carine, popolari e apparentemente irraggiungibili… vengono respinte?

Sì, perché non sempre in amore le cose filano lisce come nelle commedie romantiche tradizionali. C’è chi riceve un “due di picche”, chi si ritrova improvvisamente esclusa dalla storia d’amore principale, chi diventa la spalla destinata a rimanere nell’ombra. Proprio queste figure secondarie, di solito condannate a un ruolo marginale nelle light novel e negli anime, qui diventano protagoniste assolute. Ed è in questo ribaltamento che Makeine trova la sua forza: trasformare la sconfitta in punto di partenza.


Dalle light novel al manga: un successo annunciato

Il progetto nasce dalla penna di Takibi Amamori, che nel 2021 ha pubblicato la prima light novel sotto l’etichetta Gagaga Bunko di Shogakukan. Le illustrazioni originali portano la firma di Imigimuru, mentre l’adattamento manga è opera di Itachi, che dal 2022 ne cura la serializzazione sulle piattaforme Ura Sunday e MangaOne.

La storia ha trovato da subito un pubblico affezionato, tanto da vincere nel 2025 il prestigioso Kono Light Novel ga Sugoi!, premio che ogni anno incorona le opere più amate dai lettori giapponesi. Un riconoscimento che non fa che confermare l’impatto di una serie capace di mettere in discussione i codici stessi della romcom nipponica.


Una trama ribaltata: i riflettori sui “perdenti”

Il protagonista maschile è Kazuhiko Nukumizu, uno studente di liceo che non ha problemi a definirsi un “personaggio secondario” nella sua stessa classe. Tutto cambia quando, quasi per caso, assiste al momento in cui Anna Yanami – la ragazza più popolare della scuola – viene respinta dall’amico d’infanzia. Invece di restare spettatore passivo, Nukumizu sceglie di intervenire, cercando di consolarla. Da quell’episodio prende avvio una catena di incontri che lo porteranno a conoscere altre ragazze… tutte con il cuore spezzato.

Questa prospettiva rovesciata dà voce a chi normalmente resta sullo sfondo: le “eroine perdenti”. Ragazze bellissime, affascinanti e desiderate, che però, per una ragione o per l’altra, non riescono a conquistare il partner dei loro sogni. Un terreno fertile per situazioni comiche, imbarazzanti, ma anche teneramente umane.


L’anime di A-1 Pictures e il trionfo agli Anime Awards

Il successo non si è fermato alla carta. Nel 2024, lo studio A-1 Pictures ha portato Makeine sul piccolo schermo con un adattamento anime trasmesso tra luglio e settembre, ottenendo un’accoglienza calorosa sia in Giappone che all’estero. Disponibile in streaming su Crunchyroll, l’anime ha addirittura conquistato agli Anime Awards 2025 il titolo di Miglior slice of life, un traguardo che lo ha consacrato come una delle commedie romantiche rivelazione dell’anno.

E non è finita qui: è già stata annunciata una seconda stagione, che promette di approfondire ancora di più le dinamiche tra Nukumizu e il suo insolito harem di cuori infranti.


L’arrivo in Italia con J-POP Manga

Dopo il boom internazionale, Makeine. Too Many Losing Heroines! sbarca finalmente in Italia. J-POP Manga pubblicherà il primo volume del manga a partire dal 30 settembre 2025, disponibile in libreria, fumetteria e negli store online. L’edizione sarà in formato 12×16,9, con 164 pagine in bianco e nero (più alcune a colori), al prezzo di 6,90 €.

La serie avrà cadenza bimestrale, permettendo così ai fan italiani di seguire con regolarità le disavventure sentimentali delle protagoniste. Per i curiosi, è già disponibile una preview online che anticipa qualche tavola del primo volume, giusto per prepararsi a ridere, sospirare e magari anche immedesimarsi un po’.


Perché Makeine è diverso dalle altre romcom

La forza di Makeine sta nel suo essere una commedia romantica atipica. Non ci sono triangoli amorosi prevedibili o finali già scritti: c’è un mosaico di personaggi che affrontano l’amore nella sua forma più realistica e crudele, quella fatta di rifiuti, fraintendimenti e strade sbarrate. Ma è proprio da queste crepe che nasce la bellezza della storia: imparare a convivere con la sconfitta, a riderci sopra e, forse, a scoprire che la felicità può arrivare da percorsi inattesi.

È un manga che diverte, ma che al tempo stesso smonta l’idea che solo chi “vince” meriti di essere raccontato. Un inno ai perdenti, che nel mondo delle romcom diventano finalmente protagonisti.


Un fenomeno in crescita

Con cinque tankōbon già pubblicati in Giappone (al settembre 2025) e la licenza ottenuta anche da Seven Seas Entertainment negli Stati Uniti, Makeine si candida a diventare uno di quei titoli capaci di unire pubblico mainstream e appassionati hardcore. Un prodotto che funziona perché sincero, ironico e lontano dalle forzature dei cliché narrativi.

E in un’epoca in cui le commedie romantiche rischiano spesso di assomigliarsi tutte, Makeine ha trovato il modo di distinguersi: mettendo al centro chi normalmente restava ai margini.


Il fascino di chi perde (e si rialza)

L’arrivo di Makeine. Too Many Losing Heroines! nel catalogo J-POP Manga è più di una semplice pubblicazione: è l’occasione di scoprire una storia che celebra la fragilità e la resilienza, coniugando umorismo e malinconia in un equilibrio raro.

Che siate fan di anime e light novel o semplicemente curiosi di leggere una romcom diversa dalle solite, questa è la serie che potrebbe conquistarvi. Perché, in fondo, chi non si è mai sentito almeno una volta un’“eroina perdente”?

E voi? Siete pronti a tifare per le ragazze che non vincono mai, ma che forse hanno molto più da raccontare di chi si prende tutta la gloria?


👉 Seguiteci su CorriereNerd.it e raccontateci nei commenti cosa vi aspettate da Makeine. Vi siete mai riconosciuti in un personaggio “secondario”?

Material Love (Materialists): la nuova sfida di Céline Song tra amore, capitalismo e fragilità umane

Dopo averci ammaliato con le sottili trame del destino in Past Lives, la regista Céline Song torna dietro la macchina da presa con un’opera che promette di dividere, sorprendere e far riflettere come un glitch in un sistema apparentemente perfetto. Dimenticate le lacrime malinconiche del suo debutto; Material Love (Materialists), distribuito in Italia da Eagle Pictures, è una scossa elettrica, una disamina tagliente e ironica che usa i cliché della commedia romantica come cavallo di Troia per hackerarne le fondamenta. È il 4 settembre 2025 quando il film approda nelle nostre sale, pronto a far discutere gli appassionati sfegatati del mondo nerd, che troveranno in questo titolo più di un semplice triangolo amoroso.

Il cuore del film è Lucy, interpretata con una raffinata versatilità da Dakota Johnson. A prima vista, Lucy è l’incarnazione del sogno capitalistico: una matchmaker di lusso nella frenetica New York, che ha trasformato la sua passione in una scienza esatta. Le sue consulenze, ambitissime e costose, sono il Santo Graal per l’élite che cerca il matrimonio perfetto. Lucy è un algoritmo umano, capace di incrociare profili, desideri e conti in banca con la precisione di un software, ma il suo sistema impeccabile inizia a fare acqua proprio durante un matrimonio, il suo teatro preferito. Qui, incontra Randy (Pedro Pascal), un milionario affascinante e idealista che sembra uscito da una favola. È l’uomo ideale, l’incarnazione di tutte le variabili vincenti nella sua equazione sentimentale. Ma proprio quando tutto sembra quadrare, riaffiora dal passato John (Chris Evans), un attore fallito e squattrinato che le ha spezzato il cuore anni prima. La presenza di John è un bug inaspettato, un errore di sistema che rimette in discussione non solo la sua carriera, ma l’intera logica su cui Lucy ha costruito la sua vita.


La dinamica del film, sulla carta, potrebbe sembrare fin troppo familiare: la donna divisa tra due uomini, uno che offre stabilità e uno che rappresenta la passione. Ma Céline Song è una maga nel capovolgere i paradigmi. Randy non è solo il principe azzurro moderno; è il volto del capitalismo emotivo, l’idea che l’amore possa essere ridotto a un investimento, a un bene che produce un ritorno. John, al contrario, è il “glitch”, il promemoria che il vero amore non può essere incasellato in una formula, né monetizzato. Il film diventa così una specie di debug report sulle relazioni contemporanee, un’analisi a tratti crudele ma sempre lucida su quanto il denaro e il valore sociale percepito finiscano per influenzare le nostre scelte affettive.

Non è un caso che una parte fondamentale dell’attesa per Material Love sia stata generata dall’alchimia esplosiva del suo cast. Dakota Johnson offre a Lucy una profondità notevole, rendendola una donna che conosce a memoria ogni meccanismo dell’amore altrui ma è completamente all’oscuro del proprio. Chris Evans, lontano dai ruoli eroici che l’hanno reso celebre nell’universo Marvel, mostra un lato più vulnerabile, dando vita a un personaggio che vive di precarietà e disillusione. E che dire di Pedro Pascal? Icona nerd per eccellenza grazie a The Mandalorian e The Last of Us, veste i panni di un “principe azzurro 2.0” talmente perfetto da sembrare quasi una simulazione, incarnando alla perfezione il contrasto tematico del film. Il cast di supporto, con nomi come Marin Ireland, Louisa Jacobson, Zoë Winters e Dasha Nekrasova, contribuisce a dare spessore a un universo narrativo fatto di party scintillanti, matrimoni da copertina e segreti celati dietro a facciate perfette.


Da Past Lives, dove aveva indagato la nostalgia e i legami invisibili che uniscono le persone, Céline Song si sposta a una critica più diretta. Il romanticismo è ancora presente, ma è filtrato attraverso una lente affilata e ironica. Il film ci interroga in modo diretto: quanto vale un sentimento nel mercato globale delle emozioni? La scelta di girare in pellicola da 35mm, affidata al direttore della fotografia Shabier Kirchner, dona al film un’estetica che si muove tra nostalgia e modernità, facendo di New York non un semplice sfondo, ma un vero e proprio palcoscenico simbolico dove amore e denaro si incrociano senza sosta.

Con il suo annuncio nel febbraio 2024 e le riprese che hanno avuto luogo tra aprile e giugno dello stesso anno, Material Love si è imposto subito come un film-evento. Il primo trailer ha acceso i riflettori su quella che è stata accolta come una delle uscite più attese dell’anno, debuttando con successo in Australia e Nord America prima di arrivare in Italia.

La critica internazionale si è già divisa: c’è chi lo definisce una rom-com aggiornata all’era del capitalismo emotivo, capace di smontare i cliché con eleganza e intelligenza. Altri, invece, sostengono che non riesca a eguagliare la delicatezza poetica di Past Lives, trovando i dialoghi a tratti troppo verbosi e le emozioni quasi sterilizzate da quella “formula matematica” che il film mette in scena. Ma forse è proprio in questa frattura tra perfezione e fragilità, tra l’algoritmo e il cuore, che si nasconde il vero messaggio di Céline Song: l’amore non è mai un codice pulito, ma un sistema instabile e caotico.

Material Love non è una commedia romantica tradizionale; è un film che ne usa il linguaggio per hackerarne i meccanismi, mostrando quanto le nostre scelte affettive siano influenzate dal contesto sociale ed economico. Céline Song invita il pubblico a porsi una domanda scomoda e fondamentale: è ancora possibile vivere un amore che sia davvero libero dal peso del denaro e delle aspettative?

Siete pronti a far crashare il vostro cuore per scoprirlo?

The Shiunji Family Children: arriva in Italia il manga di Reiji Miyajima tra amore, famiglia e segreti

Quando ho preso in mano The Shiunji Family Children di Reiji Miyajima, sapevo già che mi sarei trovata davanti a qualcosa di speciale. Da appassionata di anime e manga, e conoscendo bene l’autore grazie al successo mondiale di Rent a Girlfriend, ero curiosa di scoprire come avrebbe saputo reinventarsi in questa nuova opera. Quello che ho trovato tra le pagine non è solo una commedia romantica leggera e divertente, ma un racconto che esplora le relazioni familiari, l’identità e il sottile confine tra amore e legami di sangue, il tutto con quel tocco di umorismo e caos tipico di Miyajima.

La storia ruota attorno alla famiglia Shiunji, un vero e proprio concentrato di bellezza, intelligenza e ricchezza. Vivono in una villa talmente sontuosa da sembrare uscita da un sogno, e da fuori sembrano la famiglia perfetta. Ma è proprio quando la perfezione è solo una facciata che la narrazione si fa interessante. Arata, il figlio maggiore, è il classico bravo ragazzo: responsabile, sempre pronto a tenere uniti i fratelli e a sacrificarsi per il bene comune. Al suo fianco ci sono le sorelle Banri, Seiha, Ouka, Minami e Kotono, e il fratellino minore Shion, ognuno con la propria personalità ben delineata e sfaccettata.

La svolta arriva durante il compleanno di Kotono, quando il padre, Kaname Shiunji, fa una rivelazione inaspettata: i ragazzi non sono tutti legati da vincoli di sangue. Una verità che fa crollare il castello di carte della loro vita familiare, aprendo a un’esplorazione più intima dei loro sentimenti. Ed è qui che The Shiunji Family Children si distingue dalle solite romcom: Miyajima non si limita a usare il colpo di scena come mero espediente narrativo, ma lo trasforma in uno specchio delle fragilità dei suoi personaggi.

Ouka, ad esempio, la gemella estroversa di Arata, rivela presto un lato vulnerabile che nessuno si aspettava. Minami, sportiva e carismatica, nasconde dietro i successi atletici una profonda insicurezza, mentre Kotono, la più giovane, si confronta con sentimenti complicati per Arata, resi ancora più intensi dal fatto che ora sa di non essere sua sorella biologica. Seiha, la studentessa modello, e Banri, la sorella maggiore dolce e premurosa, aggiungono ulteriori sfumature al ritratto di questa famiglia così imperfetta e proprio per questo così affascinante.

Dal punto di vista stilistico, Miyajima ci regala tavole dettagliate e curate, con un character design riconoscibile e momenti comici alternati a scene più toccanti. La sua capacità di giocare con le espressioni facciali e i piccoli gesti rende ogni scena vivida, quasi cinematografica. Ho apprezzato particolarmente come i dialoghi, mai banali, riescano a rendere palpabile il disagio emotivo dei personaggi, senza scadere nel melodrammatico.

In Giappone, The Shiunji Family Children è serializzato su Young Animal dal febbraio 2022 e ha già conquistato abbastanza popolarità da ottenere un adattamento anime, prodotto dallo studio Doga Kobo e trasmesso nella primavera del 2025. Per noi lettori italiani, invece, è J-POP Manga a portarci questa perla, con il primo volume disponibile dal 29 luglio e un pack speciale per gli appassionati a partire dal 23 luglio, che include anche il volume 27 di Rent a Girlfriend e delle esclusive cartoline da collezione. Qui la preview di The Shiunji Family Childrenonline.flippingbook.com/view/381995283/

Come donna appassionata di anime giapponesi, mi sento di dire che questo manga ha qualcosa di profondamente universale. Al di là delle dinamiche tipiche della commedia romantica, ci sono domande più profonde che attraversano le pagine: cosa ci definisce come famiglia? Fino a che punto siamo disposti a ridefinire i nostri legami quando le verità nascoste vengono a galla? E soprattutto, cosa significa davvero amare qualcuno?

Per chi ama le storie piene di emozioni, batticuore e momenti esilaranti, ma anche per chi cerca riflessioni sincere sul significato delle relazioni umane, The Shiunji Family Children è un titolo che consiglio caldamente. È una lettura che sa intrattenere, ma anche far riflettere — e questo, nel vasto panorama del manga giapponese, non è affatto scontato.

“Oh, Hi!”: la dark comedy romantica con Logan Lerman e Molly Gordon che sconvolgerà l’estate 2025

Oh, Hi! è uno di quei film che, appena vedi il trailer, ti fa sobbalzare sulla sedia e pensare: “Aspetta, ma che diavolo sto guardando?”. E lo dico con l’entusiasmo di chi vive di pane, cinema e stranezze pop. Questa commedia romantica dark made in USA, diretta da Sophie Brooks e co-sceneggiata da Molly Gordon, promette di vivacizzare l’estate 2025 americana, e noi nerd italiani non possiamo che attendere con curiosità e trepidazione di metterci sopra gli occhi (e il cuore).

La trama, a metà strada tra la rom-com classica e un incubo à la Misery non deve morire, racconta la storia di Iris e Isaac, interpretati rispettivamente da Molly Gordon (che molti di voi conosceranno per The Bear) e Logan Lerman (sì, proprio lui, il Percy Jackson cinematografico e il sognatore di Noi siamo infinito). I due sono una giovane coppia apparentemente felice, pronta a concedersi un weekend romantico in una casa isolata, come vuole la tradizione di qualunque film dove tutto può andare storto. La magia, o forse sarebbe meglio dire la scintilla elettrica che fa scattare il corto circuito, accade proprio durante la prima notte: bondage leggero, catene al letto e confidenze post-coito. Peccato che Isaac, ancora ammanettato, se ne esca con la frase “non sto cercando una relazione seria”, gettando Iris in uno stato emotivo ai limiti della follia. Da qui, il tono vira dal romantico al surreale, dal comico al thriller psicologico: Iris non lo libera e passa dodici ore a cercare di convincerlo a cambiare idea, oscillando tra momenti teneri e situazioni sempre più scomode.

Quando entrano in scena gli amici Max (Geraldine Viswanathan, già vista in Thunderbolts) e Kenny (John Reynolds, volto noto per i fan di Stranger Things), le cose precipitano definitivamente. Tentativi maldestri di risolvere il problema portano a evocazioni pseudo-magiche e rituali nudisti per cancellare la memoria di Isaac. Ma Isaac non è così ingenuo: finge di aver dimenticato tutto, scappa, ha un incidente, sparisce. Solo in un momento di vulnerabilità finale i due protagonisti riescono a confrontarsi davvero, ammettendo colpe, paure e disillusioni. Il film si chiude con un’ambulanza e non con il classico bacio al tramonto, segnando un punto fermo nel panorama delle commedie romantiche post-moderne.

Ma facciamo un passo indietro: cosa rende Oh, Hi! così interessante per noi geek e appassionati di cinema? Prima di tutto, il tono. Sophie Brooks ha già dimostrato con The Boy Downstairs di saper raccontare storie intime con un taglio personale e originale, e qui, insieme alla co-sceneggiatrice Molly Gordon, spinge sull’acceleratore dell’assurdo. Gordon stessa ha dichiarato che il personaggio di Iris è in parte ispirato a lei, ma molto più folle: “Non ci sono molti grandi ruoli femminili là fuori, di solito i personaggi pazzi sono appannaggio degli uomini”, ha raccontato. E allora via libera a una protagonista fuori controllo, insicura e sbagliata, ma incredibilmente umana.

Il film ha debuttato al Sundance Film Festival 2025, ricevendo recensioni contrastanti ma intriganti. The Hollywood Reporter lo ha definito imperfetto ma capace di attrarre il pubblico giovane, mentre The Playlist ha parlato di “divertimento inaspettato, anche se non abbastanza per diventare un classico di culto”. E diciamocelo: non tutti i film devono aspirare a diventare cult. A volte ci basta un buon intrattenimento, un cast affiatato e qualche scena memorabile per appassionarci e parlarne con gli amici davanti a una pizza o su Discord.

Il cast merita una menzione speciale: oltre ai già citati Gordon e Lerman, troviamo David Cross, Desmin Borges e Polly Draper, attori che gli amanti delle serie TV riconosceranno subito. Una squadra perfetta per una commedia corale che flirta con il noir, la satira e il cinema di relazione. Sony Pictures Classics distribuirà il film con una limited release negli USA a partire dal 25 luglio 2025, e non vediamo l’ora di sapere quando e come arriverà da noi (magari in qualche festival nostrano, oppure direttamente sulle piattaforme streaming).

Il trailer, diffuso da poco, regala già qualche chicca: lo humor nero, i dialoghi taglienti, l’alchimia tra i protagonisti e quell’atmosfera da commedia indie che non ha paura di sporcarsi le mani con temi scomodi come la manipolazione, l’insicurezza e il bisogno disperato di connessione. È il classico film che sembra una cosa e ne è un’altra: parti per ridere e ti ritrovi a riflettere (o viceversa).

Per i nerd romantici e per chi ama le commedie anticonvenzionali, Oh, Hi! si preannuncia come una piccola chicca da non perdere. Io sono già pronta con i popcorn, e voi? Che ne pensate di questa ondata di commedie romantiche dark? Vi intrigano o preferite i classici a lieto fine? Fatemelo sapere nei commenti qui sotto o, meglio ancora, condividete l’articolo sui vostri social e fate partire il dibattito! Perché, come sempre, è discutendo insieme che la nostra nerd community cresce e si arricchisce.