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Dead Man’s Wire: Un thriller drammatico che esplora un rapimento storico

Dead Man’s Wire è un atteso film crime e drammatico in produzione che racconta la vera storia di un inquietante rapimento avvenuto negli Stati Uniti negli anni ’70. Diretto dal due volte candidato agli Oscar Gus Van Sant, il film si concentra su uno degli eventi più scioccanti di quel periodo, dove il protagonista Tony Kiritsis, interpretato da Bill Skarsgård, prende in ostaggio il suo creditore ipotecario, Richard O. Hall, a causa di una disputa finanziaria.

La trama ruota attorno al drammatico rapimento di Richard O. Hall da parte di Tony Kiritsis, il quale, nel febbraio 1977, si presentò nell’ufficio della Meridian Mortgage Company con un fucile a canne mozze calibro 12. La tensione cresceva non solo per la situazione di ostaggio, ma anche per la minaccia che il fucile fosse collegato al collo di Hall tramite un filo di ferro. Un singolo colpo avrebbe potuto mettere fine alla vita del prigioniero, ma l’esito della storia è solo uno degli aspetti che rende Dead Man’s Wire un racconto avvincente. Kiritsis ha mantenuto Hall in ostaggio per ben 63 ore, con l’intento di ottenere denaro e un’immediata scusa da parte della compagnia.

Un altro elemento di spicco è l’interessante cast del film. Oltre a Bill Skarsgård, noto per il suo ruolo in Nosferatu e Barbarian, nel film ci sono anche attori di grande calibro, tra cui Dacre Montgomery, famoso per Stranger Things, e Colman Domingo, che ha ottenuto una candidatura agli Oscar per Sing Sing. A questi si aggiungono nomi come Cary Elwes, noto per Il Ministero della Guerra Sporca, Myha’la, e la star leggendaria Al Pacino, che segna la sua prima collaborazione con Gus Van Sant. La sceneggiatura del film, scritta da Austin Kolodney, è basata su fatti realmente accaduti, e il film esplora la psiche di un uomo determinato a risolvere le sue difficoltà economiche in un modo che sconvolgerà la vita di tutti coinvolti.

Il film ha visto una gestazione piuttosto interessante: inizialmente, il progetto era stato sviluppato da Werner Herzog, con Nicolas Cage nel ruolo di Tony Kiritsis, ma nel dicembre del 2024 la direzione è passata nelle mani di Gus Van Sant, famoso per i suoi lavori come Will Hunting – Genio Ribelle e Milk. La produzione è stata affidata a Elevated Films e Balcony 9 Productions, e le riprese sono cominciate a gennaio 2025 a Louisville, Kentucky.

Per quanto riguarda l’uscita, Dead Man’s Wire è previsto per il 2025 o il 2026, e sicuramente lascerà il pubblico con il fiato sospeso grazie alla sua narrazione tesa e ai temi universali legati alla giustizia e alla vendetta.

Un altro punto che rende il progetto intrigante è la profondità psicologica dei suoi protagonisti. Il film, infatti, non si limita a raccontare i fatti, ma esplora anche le motivazioni dietro il gesto estremo di Tony Kiritsis. La scelta di Gus Van Sant come regista garantisce che il film sarà non solo un thriller avvincente, ma anche un’opera che riflette sulle dinamiche emotive e psicologiche dei personaggi coinvolti. Dead Man’s Wire è un film destinato a diventare un punto di riferimento nel genere crime-drama, grazie alla sua trama affascinante e al cast stellare. La combinazione di una storia vera, la maestria di Gus Van Sant e l’intensità delle interpretazioni degli attori, promette di regalare al pubblico un’esperienza cinematografica indimenticabile. Non resta che aspettare con impazienza l’uscita di questo film, che, con ogni probabilità, sarà uno dei titoli più discussi del 2025 o 2026.

Il Vostro Amichevole Spider-Man di Quartiere: Un Nuovo Capitolo per l’Uomo Ragno su Disney+

Con “Il Vostro Amichevole Spider-Man di Quartiere” (“Your Friendly Neighborhood Spider-Man”), Marvel Studios inaugura la sua dodicesima serie nel Marvel Cinematic Universe e segna il debutto della Fase Cinque nell’animazione. Un progetto ambizioso che non si limita a raccontare nuovamente le origini dell’eroe, ma si propone come una rivisitazione che fonde tradizione e innovazione.

Un Tributo ai Fumetti Anni ’60 con un Tocco Moderno

Ciò che rende questa serie particolarmente affascinante è il modo in cui attinge al passato per ridefinire il presente. L’ispirazione ai fumetti di Steve Ditko è evidente, sia nel tratto grafico che nella struttura narrativa, ma il tutto viene filtrato attraverso l’estetica dell’animazione moderna. L’uso di tecniche 2D e 3D in collaborazione con lo studio giapponese Polygon Pictures conferisce alla serie un aspetto visivamente accattivante, capace di attrarre sia i nostalgici dei comics d’epoca che le nuove generazioni di spettatori.

Un’Origine Alternativa: Il Destino di Spider-Man Cambia

Se c’è un aspetto che distingue questa serie dalle precedenti trasposizioni di Spider-Man, è la sua rilettura dell’origine del personaggio. Peter Parker non acquisisce i suoi poteri dal classico morso di ragno radioattivo, ma da un aracnide che, accidentalmente, entra in contatto con un portale dimensionale creato da Doctor Strange in uno scontro con Venom. Questa scelta narrativa, se da un lato apre nuove possibilità alla mitologia del personaggio, dall’altro lo avvicina ancora di più al lato magico del MCU, inserendolo in una rete di eventi che sembrano preordinati più che frutto di scelte personali.

Il Problema della Predestinazione

Ed è proprio questo uno degli elementi più divisivi della serie: il destino di Peter Parker appare scritto fin dall’inizio. L’idea che chiunque possa indossare la maschera di Spider-Man—concetto fondante del personaggio sin dalla sua creazione—viene meno, lasciando spazio a una figura quasi “santa”, infallibile, che non attraversa mai vere difficoltà o fallimenti capaci di renderlo più umano. Il finale della prima stagione, in particolare, introduce un team-up intrigante ma rafforza questa sensazione di predestinazione, allontanandosi da quella narrazione che ha sempre reso l’Uomo Ragno il supereroe più vicino alle esperienze quotidiane del pubblico.

Personaggi Secondari Interessanti, un Protagonista Meno Riuscito

Se Peter Parker ne esce ridimensionato, alcuni personaggi di contorno risultano invece ben sviluppati. Lonnie, per esempio, ha una storyline interessante e ben costruita, mentre il rapporto tra Peter e Norman Osborn—che sostituisce Tony Stark come mentore—offre spunti narrativi intriganti, pur rimanendo in bilico tra innovazione e déjà vu. Il ritorno di Charlie Cox nel ruolo di Daredevil aggiunge ulteriore appeal, consolidando il legame tra il mondo animato e il live-action del MCU.

Un’Animazione al Di Sotto delle Aspettative

Sul fronte tecnico, la serie presenta un character design convincente, con un costume classico di Spider-Man che si muove con eleganza tra i grattacieli di New York. Tuttavia, l’animazione vera e propria lascia a desiderare. I movimenti risultano spesso innaturali, le inquadrature poco ispirate e il riciclo di modelli è talmente evidente da rendere alcune scene quasi imbarazzanti. Considerando il budget e le risorse di Disney e Marvel, ci si sarebbe aspettati uno standard qualitativo ben superiore.

Uno Sguardo al Futuro

La seconda stagione, già in fase di sviluppo con il titolo “Spider-Man: Sophomore Year”, potrebbe essere l’occasione per correggere il tiro. La speranza è che gli autori decidano di restituire a Peter Parker una dimensione più autentica e fallibile, capace di raccontare davvero cosa significhi essere un eroe. Al momento, “Il Vostro Amichevole Spider-Man di Quartiere” è un esperimento con del potenziale, ma che non riesce del tutto a cogliere l’essenza di ciò che rende Spider-Man il supereroe di tutti.

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“The Madness”: Una riflessione sul caos contemporaneo e sulla disinformazione

Netflix ha recentemente lanciato The Madness, una miniserie del 2024 che ha subito catturato l’attenzione per la sua trama avvincente e i temi scottanti che esplorano la politica, la disinformazione e la razza. Creata da Stephen Belber, la serie ha fatto il suo debutto il 28 novembre, e fin da subito ha conquistato il pubblico, grazie anche alla performance magistrale di Colman Domingo. Con otto episodi, The Madness si presenta come un thriller intelligente che mescola suspense, critica sociale e un cast di talenti straordinari.

La trama ruota attorno a Muncie Daniels, un ex insegnante di Filadelfia e attivista per i diritti civili interpretato da Colman Domingo, che ha recentemente raggiunto la notorietà come opinionista per la CNN. Dopo un periodo di ritiro nel silenzio delle montagne delle Poconos per scrivere un libro, Muncie si trova involontariamente coinvolto in un omicidio che cambia la sua vita. Il suo vicino, un noto suprematista bianco, viene ucciso, e Muncie diventa subito il principale sospettato. L’intera vicenda si complica ulteriormente quando i media lo accusano di essere coinvolto nell’omicidio, alimentando una caccia all’uomo che mette a rischio la sua vita e la sua reputazione.

Nel frattempo, Muncie affronta anche i suoi problemi familiari, essendo divorziato e cercando di ricucire il rapporto con sua figlia Kallie, interpretata da Gabrielle Graham. La sua fuga diventa non solo una lotta per la sua vita, ma anche per dimostrare la sua innocenza e scoprire una cospirazione molto più grande che minaccia di travolgere tutto ciò che conosce.

La serie, diretta da Clement Virgo e Jessica Lowery, non è un thriller convenzionale, ma una storia che intreccia azione e riflessione sociale. La politica corrotta, la manipolazione dei media e la lotta contro l’ideologia suprematista bianca sono solo alcuni degli spunti trattati in The Madness. Il protagonista non solo cerca di sopravvivere, ma si sforza anche di ricostruire la propria vita familiare, aggiungendo una dimensione emotiva che si mescola con le dinamiche politiche e sociali. Le relazioni personali di Muncie si intrecciano con la sua lotta contro una cospirazione globale, creando una tensione che spinge lo spettatore a riflettere su temi di verità e giustizia.

Il cast è uno degli elementi di forza della serie. Colman Domingo, già noto per le sue performance in Euphoria e Il colore viola, brilla nel ruolo di Muncie, ma il resto del cast non è da meno. John Ortiz, che abbiamo visto in Fast & Furious e Kong: Skull Island, interpreta Franco Quinones, un agente dell’FBI determinato a scoprire la verità dietro l’omicidio. Tamsin Topolski e Marsha Stephanie Blake completano il quadro, interpretando rispettivamente Lucie Snipes, la vedova della vittima, e Elena Daniels, l’ex moglie di Muncie, che si riavvicina a lui mentre la situazione si complica.

La regia alterna momenti di azione intensa con sequenze più introspettive, creando un equilibrio che tiene alta la tensione. The Madness riesce a mescolare il thriller con la critica sociale in modo efficace, ma non è priva di difetti. Alcuni sviluppi narrativi sembrano perdere potenza emotiva, soprattutto nella parte finale, e la trama tende a diluirsi in troppe sottotrame secondarie che ne indeboliscono il ritmo.

Tuttavia, ciò che distingue The Madness è la sua riflessione sulla disinformazione e sulle forze che manipolano la realtà. La serie esplora come i media possano alterare la percezione della verità e come, in un mondo sempre più dominato dalle fake news, diventa difficile distinguere la realtà dalla finzione. Colman Domingo ha sottolineato come il tema della manipolazione delle informazioni lo abbia colpito personalmente, soprattutto in un’epoca in cui le notizie non sono più basate sui fatti, ma sulle opinioni. The Madness è un thriller che offre uno spunto interessante sulle cospirazioni e sulla lotta per la verità in un mondo caotico e manipolato. Pur con qualche imperfezione nel ritmo narrativo, la serie riesce a mantenere alta l’attenzione grazie alla forza del protagonista e al cast di talento. Se siete appassionati di thriller politici e drammi sociali, questa miniserie è decisamente da non perdere.

The Four Seasons: Tina Fey e un cast stellare in una nuova commedia nostalgica su Netflix

Netflix sta preparando una nuova miniserie che promette di conquistare il cuore degli appassionati di commedie, degli amanti del cinema anni ’80 e dei fan delle produzioni di alta qualità. The Four Seasons, in arrivo sulla piattaforma streaming, è un adattamento dell’omonimo film del 1981, scritto, diretto e interpretato da Alan Alda. La serie, composta da otto episodi, vedrà Tina Fey come protagonista indiscussa, non solo come attrice, ma anche come co-creatrice e produttrice esecutiva. Insieme a lei, ci saranno Lang Fisher e Tracey Wigfield, due collaboratori storici di Fey, con cui aveva già lavorato in 30 Rock.

La trama di questa nuova versione di The Four Seasons trae ispirazione dal film originale, che racconta le vicende di tre coppie di amici che trascorrono insieme le vacanze in tutte le stagioni dell’anno. Ma come spesso accade nelle storie più coinvolgenti, la dinamica del gruppo si complica quando una delle coppie si separa, creando situazioni imbarazzanti. La tensione aumenta quando uno dei membri della coppia porta con sé una fidanzata molto più giovane, destabilizzando gli equilibri e le interazioni all’interno del gruppo. La serie si preannuncia come una miscela di commedia e riflessione sui cambiamenti nelle relazioni interpersonali, il tutto con il tocco inconfondibile di Tina Fey.

Il cast di The Four Seasons non è da meno e include alcune delle stelle più amate di Hollywood. Oltre a Tina Fey, Steve Carell, il celebre protagonista di The Office, si unisce alla serie nell’aprile del 2024. Non solo, il cast si arricchisce ulteriormente con l’arrivo di Colman Domingo, l’acclamato attore vincitore dell’Emmy per Euphoria e candidato all’Oscar per Rustin, che aggiunge un valore straordinario al progetto. Insieme a loro ci saranno Erika Henningsen, Kerri Kenney-Silver, Will Forte e Marco Calvani, tutti pronti a portare in vita i nuovi personaggi di questa versione aggiornata di The Four Seasons.

La produzione, che avrà luogo nella seconda metà del 2024, si svolgerà nella vibrante New York, conferendo un ulteriore strato di fascino alla storia. Questo adattamento arriva dopo una vera e propria “gara di offerte” per i diritti della serie, con Netflix che si è aggiudicata la produzione, conquistando i diritti di una delle proposte più attese degli ultimi anni. In un periodo di grande fermento per il mercato televisivo, segnato dalla fine degli scioperi di autori e attori, la serie rappresenta una delle grandi scommesse di Netflix per i prossimi mesi.

Non è la prima volta che The Four Seasons viene adattato per il piccolo schermo. Nel 1984, una serie TV con lo stesso titolo andò in onda su CBS, ma non raggiunse lo stesso livello di successo del film. Questo secondo adattamento, però, ha tutte le carte in regola per portare una ventata di freschezza e una prospettiva moderna su una storia che, nonostante risalga a più di 40 anni fa, continua a essere rilevante grazie alla sua tematica universale: le complesse dinamiche delle relazioni amicali e romantiche.

La produzione di The Four Seasons è affidata alla compagnia Little Stranger, fondata da Tina Fey, e alla Universal TV. Il successo di 30 Rock e Unbreakable Kimmy Schmidt ha già creato un grande interesse attorno a questo nuovo progetto. Il team di produzione comprende anche nomi noti come David Miner, Eric Gurian e Jeff Richmond, che hanno contribuito a dare vita a due dei progetti più celebri di Fey, e Marissa Bregman, figlia del produttore del film originale, Martin Bregman. Inoltre, Alan Alda, che ha scritto, diretto e interpretato il film del 1981, ricoprirà anche un ruolo da produttore esecutivo, garantendo un legame diretto con il materiale originale.

Anche se i dettagli precisi sulla trama della serie sono ancora un po’ vaghi, è evidente che The Four Seasons di Netflix si preannuncia come una riflessione ironica e intelligente sulle sfide e le trasformazioni che accompagnano le relazioni interpersonali. Il tutto, ovviamente, con l’inconfondibile stile comico di Tina Fey. Con un cast stellare, un team creativo affiatato e una trama che promette di divertire e far riflettere, questa serie sembra destinata a diventare uno dei grandi successi del panorama televisivo.

In attesa della sua uscita, prevista per i prossimi mesi, The Four Seasons è una delle serie più attese di Netflix. Con il suo mix di commedia intelligente e dinamiche interpersonali complesse, è pronta a conquistare un pubblico ampio e variegato, mescolando il meglio del cinema e della TV con il tocco unico di Tina Fey e dei suoi collaboratori.

Il colore viola

Disponibili da oggi il trailer e il poster ufficiali de Il colore Viola, una nuova versione dell’amato classico diretta da Blitz Bazawule e prodotta da Oprah Winfrey, Steven Spielberg, Scott Sanders e Quincy Jones. Il film sarà al cinema da giovedì 8 febbraio distribuito da Warner Bros. Pictures.

Il colore Viola racconta la straordinaria storia di amicizia e fratellanza di tre donne che condividono un legame indissolubile. Questa audace rivisitazione dell’amato classico è diretta da Blitz Bazawule, un artista poliedrico il cui primo lungometraggio di successo è l’acclamato “The Burial of Kojo”.  I produttori del film sono le star Oprah Winfrey, Steven Spielberg, Scott Sanders e Quincy Jones.

Sono protagonisti de “Il Colore Viola” la candidata all’Oscar Taraji P. Henson (“Il curioso caso di Benjamin Button”), la vincitrice del SAG Award, nominata al Tony Award, Danielle Brooks (“The Color Purple”, “Orange Is the New Black”), il vincitore dell’Emma Award, nominato al Tony Award, Colman Domingo (“Euphoria”, “Ma Rainey’s Black Bottom”), l’attore nominato al Tony Award Corey Hawkins (“Sei gradi di separazione”, “Sognando a New York – In the Heights”), l’artista premio Oscar® e vincitrice del Grammy Award H.E.R. (“Judas and the Black Messiah”), l’attrice nominata al Grammy Award Halle Bailey (“La sirenetta”), l’attrice nominata all’Oscar® Aunjanue Ellis-Taylor (“Una famiglia vincente – King Richard”, “Ray”) e l’artista vincitrice del Grammy Award Fantasia Barrino, al suo debutto in un lungometraggio.

La sceneggiatura è scritta dell’acclamato drammaturgo Marcus Gardley, vincitore del WGA Award per “Maid” e basata sul romanzo di Alice Walker e sul musical teatrale e il suo conseguente libro di Marsha Norman. Musiche e testi sono a cura di Brenda Russell, Allee Willis e Stephen Bray. Ad affiancare il regista Blitz Bazawule dietro la macchina da presa è un team di acclamati filmmakers che include il direttore della fotografia nominato all’Oscar® Dan Laustsen (“La forma dell’acqua – The Shape of Water”), lo scenografo Premio Oscar® Paul Denham Austerberry (“La forma dell’acqua – The Shape of Water”), il montatore Jon Poll (“Bombshell – La voce dello scandalo”, “Ti presento i miei”), la costumista Francine Jamison-Tanchuck (“Glory – Uomini di gloria”, “Quella notte a Miami…”) e la coreografa Fatima Robinson (“Dreamgirls”). Le musiche sono del nominato all’Oscar® Kris Bowers (“Una famiglia vincente – King Richard”, “Green Book” e il documentario “A Concerto Is a Conversation”.

Ruby Gillman, la ragazza con i tentacoli: arriva in streaming il film DreamWorks tra aspettative e delusioni al botteghino

Ruby Gillman, la ragazza con i tentacoli è uno dei film d’animazione più chiacchierati degli ultimi tempi, che ha attirato molta attenzione, sia per il suo concept che per la storia avvincente che prometteva di raccontare. Diretto dal candidato all’Oscar Kirk DeMicco e prodotto da Kelly Cooney Cilella, il film è stato distribuito nel 2023 da DreamWorks Animation, un nome che negli anni ci ha regalato classici come Shrek e Madagascar. Ma, nonostante le premesse intriganti, la pellicola ha faticato a raggiungere i successi sperati. Disponibile in streaming legale completo su piattaforme come Netflix, Amazon Prime Video, Mediaset Infinity, NOW TV, Rakuten TV, Google Play e Microsoft Store, Ruby Gillman è ora accessibile per chiunque voglia scoprirne le sfumature, ma nonostante l’interessante mix di elementi fantastici e il cast di prim’ordine, non ha lasciato il segno che molti si aspettavano.

Il film racconta la storia di Ruby Gillman, una timida sedicenne di Oceanside, una cittadina balneare che sembra essere una tipica ambientazione da film di liceo. Ruby è una ragazza che, nonostante cerchi di integrarsi nel suo ambiente, si sente invisibile, un po’ l’outsider della scuola, incapace di fare il salto in un mondo che sembra tanto distante. Ma tutto cambia quando, dopo un incidente durante il ballo di fine anno, Ruby scopre di essere in realtà una discendente di una leggendaria stirpe di Kraken, creature marine giganti con poteri straordinari. Tra lotte familiari e rivelazioni sorprendenti, Ruby si troverà a dover affrontare il suo destino e il suo incredibile potenziale, scoperto proprio sotto la superficie dell’acqua.

Ad interpretare Ruby troviamo Lana Condor, che già aveva conquistato il cuore del pubblico con Tutte le volte che ho scritto ti amo, e che riesce a rendere credibile un personaggio che passa da un’adolescente timida e impacciata a una giovane donna consapevole del proprio potere e delle proprie origini. Il suo viaggio di crescita si intreccia con quello di un cast straordinario, tra cui Toni Collette, la mamma iperprotettiva Agatha, e Jane Fonda, che dà vita alla nonna di Ruby, la Regina Guerriera dei Sette Mari. A loro si aggiungono attori come Jaboukie Young-White e Annie Murphy, che contribuiscono a creare un’atmosfera comica, ma anche drammatica, che si riflette nel conflitto tra Ruby e la misteriosa sirena Chelsea (interpretata da Murphy), che nasconde segreti e intenzioni poco chiare.

Quello che sorprende di più, al di là della trama di crescita e scoperta, è l’intreccio tra la mitologia dei Kraken e delle sirene. Inizialmente, Ruby è costretta a navigare tra le tradizioni della sua famiglia, che la vogliono erede del trono dei Kraken, e una realtà che la vede coinvolta con Chelsea, una sirena, da sempre nemica giurata dei Kraken. Questo contrasto tra le due razze marine e la lotta per il tridente dell’Oceano, un’arma leggendaria, è l’elemento che dà vita a numerose situazioni di tensione e scontro. L’idea di mescolare il fantasy e il liceo, con le sue dinamiche sociali e le sue sfide emotive, è senza dubbio affascinante, ma nonostante ciò il film fatica a trovare un proprio equilibrio narrativo.

L’animazione, firmata DreamWorks, è brillante, e le scene più spettacolari, come le trasformazioni di Ruby in una versione colossale di sé stessa, sono senza dubbio tra i momenti più emozionanti della pellicola. Il design dei Kraken, le loro dimensioni e i poteri straordinari, sono rappresentati in modo impressionante, eppure l’aspetto visivo non basta a mantenere alta l’attenzione. La trama, purtroppo, inciampa in alcuni stereotipi e in una narrativa che non riesce a evolversi con la necessaria profondità.

Nel complesso, Ruby Gillman, la ragazza con i tentacoli si presenta come un film che avrebbe dovuto attirare l’attenzione degli appassionati di animazione, ma che non ha saputo appassionare né il pubblico né la critica. Le aspettative erano alte, soprattutto considerando il cast e il tema di fondo, ma alla fine la pellicola si è rivelata un grande fallimento commerciale. Nonostante il tema affascinante delle creature marine e dei conflitti tra diverse razze, il film ha avuto un destino sfortunato, incassando solo 15,7 milioni di dollari in Nord America e un totale globale di circa 45 milioni, un risultato ben al di sotto delle aspettative, soprattutto considerando il budget di 70 milioni di dollari.

Se il lato narrativo ha deluso, il film può comunque vantare una brillante animazione e un cast di voci di grande talento, ma non è riuscito a fare breccia nel cuore del pubblico. Ruby Gillman è, forse, il più grande flop commerciale nella storia di DreamWorks, un’ulteriore prova che anche i colossi dell’animazione non sono immuni da passi falsi.

In conclusione, Ruby Gillman, la ragazza con i tentacoli è un film che ha tutte le premesse per essere una divertente commedia d’azione con un cuore da fiaba moderna, ma che non è riuscito a decollare come avrebbe dovuto. Se siete fan di DreamWorks o se amate le storie di crescita e di scoperta del proprio destino, vale comunque la pena dare un’occhiata al film, che potete trovare in streaming su varie piattaforme legali come Netflix e Amazon Prime Video, ma se vi aspettate un altro capolavoro d’animazione, forse è meglio non farsi troppe illusioni.