Archivi tag: cambiamento climatico

Never Too Late: la Serie Teen Italiana che ci proietta nel Futuro Distopico

Ci sono momenti in cui una serie TV si presenta con una premessa così affascinante da accendere subito la nostra curiosità, ma poi, quando il sipario si alza, ci rendiamo conto che le promesse sono state solo un’illusione. Never Too Late, debuttata su RaiPlay il 22 novembre 2024, appartiene purtroppo a questa categoria. Un esperimento che aveva tutte le carte in regola per diventare una serie di fantascienza memorabile, ma che finisce per arrendersi a una narrazione inconsistente e a scelte creative troppo banali.

 

“Never Too Late”: Un’Occasione Persa nel Futuro Distopico

Ambientata nel 2046, in una Sardegna devastata dal collasso climatico, la trama ruota attorno alla scarsità di ossigeno e alla creazione di un “green lockdown” da parte delle Milizie Verdi, un’organizzazione paramilitare che governa con pugno di ferro. I protagonisti sono un gruppo di adolescenti figli di ribelli, decisi a scoprire cosa si nasconde dietro la riserva naturale di Nur, l’ultimo polmone verde del pianeta. Sembra una premessa perfetta per una riflessione sul cambiamento climatico e sull’umanità alla deriva, ma la realtà del prodotto finito è molto meno brillante.

La serie fatica a creare una visione coerente del futuro. La distopia proposta non riesce a convincere: la costruzione del mondo è vaga e priva di quel respiro che ti fa sentire davvero immerso in un’altra realtà. Invece di un futuro plausibile, Never Too Late sembra più un collage di idee confuse, messe insieme senza una vera logica narrativa o scientifica. I dettagli, poi, sono spesso trascurati. Per esempio, come può un mondo in cui l’ossigeno è scarso permettere ai personaggi di fumare tranquillamente sigarette senza che qualcuno sollevi obiezioni? È un’inezia, ma sono proprio questi dettagli che minano la sospensione dell’incredulità.

Eppure, Never Too Late ha un lato positivo: il cast. Arianna Becheroni e Roberto Nocchi, nei panni dei figli dei ribelli, dimostrano una discreta intensità, ma la sceneggiatura non fa altro che soffocare il loro talento. I loro personaggi sono mal sviluppati, con dialoghi che sembrano tratti da un copione generico, senza il minimo accenno di profondità o originalità. Le dinamiche tra i ragazzi potrebbero essere interessanti, ma finiscono per sfilacciarsi in una banalità che non crea mai una vera connessione emotiva.

Poi ci sono i villain. Ah, i villain… Il generale Piras, interpretato da Antonio Gargiulo, è più un cartone animato che un antagonista serio, con una performance che fa crollare ogni illusione di credibilità. Se fossero stati scritti con maggiore attenzione, avrebbero potuto essere una critica sociale affilata, ma finiscono per essere solo un fastidioso elemento di disturbo.

Il vero tallone d’Achille della serie, però, è la sceneggiatura. I dialoghi sono spesso un miscuglio di frasi fatte, piene di espressioni che appaiono fuori luogo e che spezzano l’immersione. L’uso di termini da cultura americana come “Bingo!” o “Si vede lontano un miglio” stona terribilmente in un contesto che dovrebbe essere grigio e drammatico. La trama, poi, è un susseguirsi di eventi forzati e poco credibili, che mettono in evidenza tutte le contraddizioni del progetto.

In conclusione, Never Too Late rappresenta una grossa occasione persa per il panorama sci-fi italiano. Un tentativo apprezzabile, ma che si perde in un mare di incertezze. Se solo la serie avesse avuto una sceneggiatura più solida e un budget maggiore, sarebbe potuta diventare una proposta interessante. Invece, rimane un prodotto mediocre, che non riesce a risvegliare l’immaginazione né a far riflettere sul futuro del nostro pianeta. Per chi cerca qualcosa di più di una semplice visione leggera, questo è un viaggio che vale la pena intraprendere solo se non ci sono alternative migliori.

 

La Giornata Nazionale degli Alberi: perché dobbiamo celebrare e proteggere i Nostri Giganti Verdi

Hai mai pensato a quante piante ci sono nel nostro mondo? Non è un numero facile da immaginare, ma uno studio recente ha stimato che gli alberi sul nostro pianeta siano miliardi, un vero e proprio esercito di “giganti verdi”. Ma cosa rende questi alberi così importanti per la nostra vita e per il nostro futuro?

Gli alberi non sono solo elementi naturali che decorano i paesaggi: sono simboli potentissimi nella cultura pop, figure iconiche che appaiono in libri, film, videogiochi e miti. Se ci pensi, ogni grande opera ha il suo albero. Pensa all’Albero di Gondor ne Il Signore degli Anelli, che simboleggia la speranza e la rinascita in un mondo segnato dalla guerra e dalla disperazione. O all’Albero di Whomping Willow in Harry Potter, che non solo è magico, ma anche piuttosto pericoloso! E poi c’è Yggdrasil, l’albero della vita della mitologia norrena, che collega i nove regni, come una sorta di internet cosmico per divinità e uomini. In The Legend of Zelda, troviamo l’Albero di Deku, sacro e carico di mistero. E come dimenticare gli Ewok di Star Wars, che vivono tra gli alberi della luna di Endor, creando una connessione tra natura e popoli fantastici?

Ma al di là della cultura pop, gli alberi sono essenziali per il nostro pianeta. Sono i polmoni della Terra: assorbono l’anidride carbonica, uno dei principali gas serra responsabili dei cambiamenti climatici, e rilasciano ossigeno, indispensabile per la vita. Proteggono il suolo dall’erosione, regolano il ciclo dell’acqua e, più in generale, contribuiscono a mantenere l’equilibrio ecologico del nostro mondo.

Non a caso, dal 2013 in Italia si celebra la Giornata Nazionale degli Alberi il 21 novembre. Un’occasione per riflettere sull’importanza di proteggere e valorizzare questi esseri viventi. Ogni anno la giornata ha un tema diverso, come la salvaguardia dell’alimentazione sostenibile nel 2015 o la lotta contro l’erosione del suolo nel 2016. Ma la cosa più interessante è che dal 2015 è nata l’iniziativa Alberi per il Futuro, un progetto di forestazione urbana che coinvolge attivamente i cittadini nella piantumazione di alberi, con l’obiettivo di creare nuove aree verdi nelle città. Si tratta di un’azione senza simboli politici, perché, come sottolineato dai suoi promotori, alberi e aria sono beni comuni di tutti.

Purtroppo, la deforestazione è una realtà che ci riguarda sempre più da vicino. Ogni anno, in Italia, circa 2.000 ettari di boschi vengono abbattuti per fare spazio al cemento, una perdita non da poco, considerando che ogni ettaro di bosco è un deposito naturale di carbonio, capace di immagazzinare fino a mille tonnellate di CO2.

Per questo è fondamentale celebrare la Giornata Nazionale degli Alberi. Non solo per ricordare quanto sono vitali, ma anche per impegnarci a proteggerli. Gli alberi sono la nostra difesa contro il cambiamento climatico, contribuiscono alla biodiversità, migliorano la qualità dell’aria e, forse non meno importante, sono un toccasana per la nostra salute mentale e fisica. Passeggiare tra gli alberi è un vero e proprio rimedio naturale contro lo stress e le preoccupazioni quotidiane.

Ecco perché non possiamo restare a guardare. Oggi esistono tecnologie all’avanguardia per monitorare e proteggere i boschi. Sensori IoT, droni, satelliti e sistemi GIS (Geographic Information System) ci aiutano a tenere sotto controllo lo stato di salute delle foreste, monitorare i cambiamenti in tempo reale e combattere incendi e altri rischi. Addirittura, alcune iniziative utilizzano la blockchain per garantire la tracciabilità dei legni nelle filiere sostenibili, mentre progetti come Forest Sharing promuovono la gestione responsabile delle aree verdi.

Cosa puoi fare tu, nel tuo piccolo? Partecipa alle iniziative locali che celebrano la Giornata Nazionale degli Alberi. Pianta un albero nel tuo giardino o nel parco vicino a casa tua, scegliendo una specie che sia adatta al clima della tua zona. E, soprattutto, diffondi il messaggio! Parla con amici e familiari dell’importanza degli alberi, sensibilizzando le persone a fare la propria parte per proteggere questo patrimonio naturale. Ogni albero piantato è un piccolo ma potente gesto verso un futuro più verde e sostenibile.

Perché, come ci insegna la nostra nerdaggine, gli alberi sono molto più di semplici piante: sono le radici della nostra esistenza.

La minaccia nascosta nell’intelligenza artificiale

L’intelligenza artificiale (IA) è ormai al centro di molteplici discussioni, soprattutto per il suo potenziale di trasformare la nostra vita in modi che sembrano usciti da un film di fantascienza. In effetti, l’IA sta già cambiando diversi aspetti della nostra quotidianità, dalla medicina all’intrattenimento, passando per il mondo del lavoro. Tuttavia, come ogni tecnologia emergente, essa porta con sé una serie di opportunità e rischi che meritano di essere esplorati con attenzione.

L’evoluzione dell’IA: tra promesse e pericoli

Da un lato, l’intelligenza artificiale promette di migliorare notevolmente la qualità della vita. Immaginate un mondo in cui i compiti più noiosi e ripetitivi vengono svolti automaticamente, liberando tempo per attività più creative e gratificanti. Questo è il sogno di molti professionisti, che vedono nell’automazione un’opportunità per ridurre lo stress e aumentare la produttività. In campo medico, per esempio, l’IA può offrire diagnosi più rapide e precise, adattando i trattamenti alle esigenze specifiche di ciascun paziente, grazie alla capacità di analizzare enormi quantità di dati.

L’industria dell’intrattenimento, inoltre, sta beneficiando di questa rivoluzione, con la creazione di nuove forme artistiche che mescolano creatività e tecnologia. Dai videogiochi ai film generati dall’IA, la tecnologia sta aprendo nuove frontiere per gli artisti e i creatori. E non solo: l’IA potrebbe rivelarsi un’alleata fondamentale nella lotta contro sfide globali come il cambiamento climatico, creando tecnologie più sostenibili per l’energia pulita e per l’agricoltura.

Tuttavia, questa stessa tecnologia può anche essere utilizzata in modi preoccupanti. Tra i rischi più discussi c’è l’uso dell’IA per sviluppare armi autonome, in grado di prendere decisioni letali senza l’intervento umano. L’idea di “droni killer” e macchine da guerra che agiscono indipendentemente è un incubo che molti esperti temono possa diventare realtà. Ma non è solo in ambito militare che l’IA potrebbe avere effetti dannosi. Un altro pericolo riguarda la diffusione di disinformazione: l’IA è in grado di generare contenuti falsi estremamente convincenti, che potrebbero minare la fiducia nelle istituzioni e influenzare negativamente la società. Infine, la violazione della privacy è un altro rischio tangibile: raccogliere e analizzare dati personali per fini pubblicitari o per profilare gli utenti potrebbe portare a una sorveglianza di massa che minaccia le libertà individuali.

L’IA come “dio digitale”: tra speranza e incertezze

Nel suo articolo, Navneet Alang, uno scrittore e critico culturale canadese (trovate qui nell’edizione originale in inglese e qui invece tradotto in italiano) approfondisce le implicazioni etiche dell’IA esplora un’idea affascinante, paragonando l’IA a un “dio digitale”. Questa metafora prende spunto dalla riflessione di Arthur C. Clarke, che nei suoi scritti ha immaginato entità digitali con poteri quasi divini. Oggi, molti si rivolgono all’IA per cercare risposte a domande complesse, convinti che possa offrire soluzioni definitive. Ma come ci ricorda Alang, l’IA, sebbene potente, non è infallibile. I modelli linguistici avanzati come ChatGPT, pur essendo in grado di rispondere a una varietà di domande, sono comunque strumenti con dei limiti, che non possono sostituire completamente il giudizio umano.

Inoltre, l’IA non è immune da pregiudizi. Gli algoritmi che alimentano questi sistemi sono spesso influenzati da dati imperfetti o distorti, e possono perpetuare discriminazioni e disuguaglianze, invece di eliminarle. Un altro rischio legato all’adozione dell’IA riguarda l’occupazione: se da un lato essa offre l’opportunità di automatizzare lavori ripetitivi, dall’altro potrebbe portare alla perdita di posti di lavoro, creando nuove sfide per l’economia globale. È quindi essenziale approcciarsi all’IA con consapevolezza, cercando di comprenderne i limiti e utilizzarla in modo responsabile.

La sicurezza dell’IA: una questione di vita o di morte?

Un recente studio dell’Università della Pennsylvania ha sollevato inquietanti preoccupazioni riguardo alla sicurezza dei sistemi robotici controllati dall’IA. I ricercatori, guidati dal professor George Pappas, hanno sviluppato un algoritmo chiamato RoboPAIR, in grado di manipolare i robot e farli compiere azioni pericolose o impreviste. Questo scenario apre la porta a possibilità allarmanti, come veicoli autonomi che agiscono in modo incontrollato o robot industriali che danneggiano anziché assemblare. La vulnerabilità di tali sistemi potrebbe avere conseguenze catastrofiche, sia in ambito civile che industriale.

Le tradizionali Tre Leggi della Robotica di Asimov, che stabiliscono che un robot non può danneggiare un essere umano, sembrano oggi inadeguate a gestire la complessità dell’IA moderna. Gli esperti ritengono che sia necessario un approccio più sofisticato alla sicurezza, integrando misure preventive fin dalla fase di progettazione, per evitare che eventuali vulnerabilità vengano sfruttate.

Il futuro dell’IA: regolamentazione e responsabilità

Per bilanciare i benefici e i rischi dell’IA, la regolamentazione gioca un ruolo cruciale. È essenziale che l’IA venga utilizzata in modo sicuro e responsabile, rispettando principi di trasparenza, sicurezza e responsabilità. I governi devono collaborare per sviluppare leggi globali e coerenti, in grado di prevenire usi dannosi e promuovere un’adozione etica della tecnologia. Solo così sarà possibile sfruttare le potenzialità dell’IA, proteggendo al contempo i diritti e la sicurezza dei cittadini.

L’intelligenza artificiale è una tecnologia affascinante, che può davvero rivoluzionare il nostro mondo, ma dobbiamo affrontarla con prudenza e consapevolezza. Perché, come ogni innovazione, il suo impatto dipenderà da come sceglieremo di utilizzarla.

La profezia del 2026: siamo alla vigilia della fine?

Nel 1960, lo scienziato Heinz von Foerster lanciò una previsione che, a distanza di decenni, continua a far riflettere e inquietare: nel 2026 l’umanità potrebbe trovarsi di fronte a una crisi globale senza precedenti, un punto di non ritorno che travolgerebbe tutto ciò che conosciamo. Sebbene quella data sembri lontana, l’idea di von Foerster ha suscitato e continua a suscitare molte discussioni. Ma cosa si nasconde dietro questa profezia? E, soprattutto, cosa possiamo fare per evitarla?

La sua teoria si basava su modelli matematici complessi che prevedevano una crescita esponenziale della popolazione mondiale, una tendenza che sarebbe andata ben oltre la capacità del pianeta di sostenere la vita umana. Una previsione inquietante che ha radici in teorie precedenti, come quella di Thomas Malthus nel XVIII secolo, che parlava di una possibile catastrofe dovuta alla sovrappopolazione. Ma mentre Malthus immaginava la fine causata dalla scarsità di cibo, von Foerster aggiunse un livello di complessità che includeva il cambiamento climatico, la deforestazione e l’esaurimento delle risorse naturali.

Secondo von Foerster, questi fattori combinati avrebbero creato una sorta di “muro” contro cui l’umanità si sarebbe schiantata, se non avesse preso misure drastiche per fermare la corsa verso il baratro. La sua previsione era che, se non avessimo cambiato rotta, saremmo stati travolti da una crisi globale di proporzioni inaudite. Una visione apocalittica che ha spinto molti a guardare con sospetto al nostro attuale stile di vita e alle nostre politiche globali.

Tuttavia, von Foerster non si limitò a fare previsioni pessimistiche. Propose anche soluzioni, come il concetto di “Peoplo-stat”, un sistema di regolamentazione della popolazione pensato per garantire la sostenibilità del pianeta. Un’idea che, seppur interessante, solleva enormi questioni etiche e politiche, e che ha trovato non poche resistenze. L’idea di regolamentare la popolazione attraverso misure governative controverse è certamente una proposta che non lascia indifferenti, ma dimostra quanto fosse profonda la preoccupazione di von Foerster per il futuro del nostro pianeta.

Oggi, a pochi anni dal 2026, ci chiediamo se la sua previsione possa davvero avverarsi. Molti esperti si mostrano scettici, sostenendo che i progressi tecnologici, l’innovazione e l’ingegneria sociale potrebbero fornirci le soluzioni necessarie per affrontare le sfide globali. Ma i segnali sono contrastanti: i cambiamenti climatici, le disuguaglianze sociali crescenti e le tensioni geopolitiche sembrano confermare almeno in parte le preoccupazioni di von Foerster. E mentre alcuni settori della tecnologia progrediscono, molti altri rimangono indietro, mettendo a rischio la nostra capacità di gestire le risorse in modo equo e sostenibile.

Quello che possiamo fare oggi, forse, è guardare alla profezia di von Foerster non come a una condanna inevitabile, ma come a un monito. La sua previsione potrebbe spingerci a prendere decisioni consapevoli e a lavorare per un futuro più sostenibile. Azioni come ridurre le emissioni di gas serra, promuovere l’uso delle energie rinnovabili, investire nella ricerca e nello sviluppo di tecnologie ecologiche sono passi cruciali verso un mondo migliore. Se sapremo imparare dalle lezioni del passato e dalle previsioni del futuro, potremmo forse evitare che la profezia di von Foerster si avveri.

Satelliti e Intelligenza Artificiale: I Supereroi Nella Lotta Contro il Cambiamento Climatico

Il nostro pianeta sta attraversando un periodo di cambiamenti drammatici, e il cambiamento climatico è senza dubbio uno dei segnali più evidenti di questa trasformazione. Fenomeni estremi come uragani, alluvioni, ondate di calore e incendi stanno diventando sempre più frequenti e devastanti, portando con sé sfide enormi per l’umanità. Tuttavia, la tecnologia, con i suoi “superpoteri”, sta cercando di intervenire per aiutarci a affrontare questa situazione. Satelliti e intelligenza artificiale (IA) si stanno unendo per diventare i nostri supereroi moderni nella lotta contro il cambiamento climatico, e il loro impatto è destinato a crescere sempre di più.

Occhi puntati sul cielo: la visione satellitare

Immagina per un attimo di avere una radiografia dettagliata e in tempo reale del nostro pianeta. Un’immagine che si aggiorna costantemente, permettendoci di osservare ogni cambiamento con una precisione mai vista prima. È esattamente ciò che ci offrono i satelliti. Questi “occhi nel cielo” sono dotati di sensori avanzatissimi che catturano una miriade di dati sulla Terra: dalle temperature oceaniche all’estensione dei ghiacciai, fino alla salute delle foreste e alla qualità dell’aria.

I satelliti sono diventati strumenti imprescindibili per il monitoraggio ambientale, perché ci permettono di raccogliere informazioni fondamentali su scala globale, eliminando le limitazioni geografiche imposte da metodi tradizionali di monitoraggio. Ad esempio, grazie ai satelliti possiamo osservare le modifiche ai ghiacciai polari o l’incremento delle temperature in zone che, altrimenti, sarebbero difficili da monitorare. L’avanzamento tecnologico in questo campo è impressionante, e ora siamo in grado di ottenere immagini e dati in tempo reale che ci raccontano esattamente cosa sta succedendo sulla superficie del nostro pianeta.

L’intelligenza artificiale: l’alleato che trasforma i dati in conoscenza

Ma raccogliere dati è solo una parte del processo. La vera sfida sta nell’analizzare e interpretare l’enorme quantità di informazioni che i satelliti ci forniscono. Ed è qui che entra in gioco l’intelligenza artificiale. I sofisticati algoritmi di IA sono in grado di elaborare miliardi di dati in tempi record, rivelando pattern e tendenze che altrimenti sarebbero invisibili agli occhi umani.

L’intelligenza artificiale è uno strumento potentissimo che trasforma dati grezzi in previsioni accurate sul clima. Con l’aiuto dell’IA, possiamo anticipare gli eventi climatici estremi, monitorare l’innalzamento del livello del mare, e persino identificare le aree più vulnerabili a fenomeni distruttivi come siccità, incendi boschivi e alluvioni. In altre parole, l’IA ci offre la capacità di prevedere il futuro, per proteggerlo in modo più mirato e tempestivo.

Prevedere il futuro per proteggere il nostro pianeta

La combinazione di satelliti e intelligenza artificiale ha portato a significativi progressi nella previsione e nella gestione dei rischi climatici. Ecco alcuni degli ambiti in cui questa unione tecnologica sta facendo la differenza:

Prevedere le tempeste: Gli algoritmi dell’IA sono in grado di migliorare la precisione delle previsioni meteorologiche, consentendoci di anticipare eventi estremi come uragani, tempeste e alluvioni. In questo modo, possiamo mettere in atto misure preventive per salvare vite umane e proteggere le infrastrutture.

Monitorare l’innalzamento del mare: I satelliti misurano con una precisione senza precedenti l’innalzamento del livello del mare, una delle conseguenze più gravi del cambiamento climatico. Grazie a questi dati, possiamo stimare con maggiore certezza quali aree costiere sono più a rischio di inondazioni e agire di conseguenza.

Identificare le zone vulnerabili: L’IA è in grado di analizzare enormi quantità di dati per individuare le regioni più suscettibili a fenomeni naturali estremi. Questo aiuta le autorità locali e internazionali a pianificare meglio le azioni di prevenzione e adattamento, ottimizzando l’allocazione delle risorse per ridurre i danni e le perdite economiche.

Un futuro più sostenibile grazie all’intelligenza artificiale

L’impatto positivo dell’intelligenza artificiale non si ferma alla gestione dei rischi climatici. In effetti, l’IA ha il potenziale di giocare un ruolo cruciale anche nella mitigazione del cambiamento climatico. Per esempio, può essere utilizzata per ottimizzare la produzione e la distribuzione di energia rinnovabile, migliorando l’efficienza di impianti solari ed eolici. Inoltre, l’IA è in grado di identificare le fonti di inquinamento e suggerire soluzioni per ridurre le emissioni di gas serra, contribuendo a un futuro più verde e sostenibile.

Altri settori in cui l’intelligenza artificiale può fare la differenza includono l’agricoltura, con l’uso di tecnologie che monitorano e ottimizzano l’uso delle risorse naturali, e l’edilizia, dove l’IA può essere impiegata per progettare edifici a basso impatto ambientale.

La speranza tecnologica per il nostro pianeta

In definitiva, l’unione tra satelliti e intelligenza artificiale rappresenta una delle risposte più promettenti e potenti che abbiamo nella lotta contro il cambiamento climatico. Queste tecnologie ci permettono non solo di monitorare e prevedere il futuro del nostro pianeta, ma anche di adottare misure più efficaci per proteggerlo. La possibilità di raccogliere e analizzare dati in tempo reale, con una precisione mai raggiunta prima, ci offre nuove opportunità per intervenire tempestivamente e ridurre i rischi.

Se sfruttata correttamente, la combinazione di satelliti e IA potrebbe diventare una delle forze più potenti a nostra disposizione per garantire un futuro più sostenibile e sicuro per le prossime generazioni. La tecnologia, quindi, non è solo un osservatore passivo dei cambiamenti che ci circondano, ma un attore chiave nel rispondere a questa sfida globale.

“La parabola del seminatore” di Octavia Butler: Un futuro che ci interroga

Nel 1993, Octavia Butler pubblicava “La parabola del seminatore”, un romanzo che, pur essendo radicato in un contesto distopico, sembra essere un commento visionario alla realtà che stiamo vivendo oggi. Con una straordinaria capacità di anticipare le problematiche sociali, ecologiche e politiche, l’autrice ci offre uno specchio inquietante ma necessario, dove il futuro non è altro che un ampliamento delle sfide che già affrontiamo. In un mondo segnato da cambiamento climatico, disuguaglianze crescenti e una violenza dilagante, Butler ci invita a riflettere, attraverso la sua scrittura incisiva, sulle vulnerabilità e le speranze della nostra umanità.

Un mondo in disfacimento

“La parabola del seminatore” si apre su una Terra devastata da decenni di siccità e da un progressivo collasso sociale ed economico. Il futuro di Butler è un mondo dove l’acqua è diventata la risorsa più ambita, le città sono zone di guerra tra bande e i ricchi si proteggono in fortezze. Le leggi dello Stato sono praticamente assenti, e la vita è una lotta quotidiana per la sopravvivenza. L’autrice costruisce una visione spaventosa ma credibile di un mondo che sembra essere ormai oltre la possibilità di recupero. Le contraddizioni sociali, la violenza, la corruzione e la mancanza di risorse rendono ogni interazione umana un rischio.

Questa ambientazione distopica, però, non è solo un set narrativo: è un’allegoria precisa della nostra società. La dicotomia tra ricchi e poveri, la rapacità dei mercati e la frenesia del consumo irrazionale sembrano essere temi che riflettono le dinamiche che stiamo vivendo oggi. L’incapacità delle istituzioni di rispondere in modo adeguato alle crisi ambientali ed economiche è al centro di una riflessione che ci riguarda molto da vicino.

La protagonista: Lauren e l’iperempatia

Il cuore del romanzo è la figura di Lauren, una giovane donna che, oltre ad affrontare un mondo che la reprime e la opprime, possiede un dono particolare: l’iperempatia. Questa condizione le permette di provare il dolore degli altri come se fosse suo, un’abilità che nella società che la circonda diventa un peso insostenibile. In un mondo dove l’indifferenza e l’egoismo regnano sovrani, il suo dono è tanto una maledizione quanto una benedizione.

Lauren, nel corso del romanzo, rappresenta la tensione tra il desiderio di sopravvivenza e la ricerca di un’umanità che non riesce a piegarsi alla violenza. La sua caratteristica diventa un simbolo di empatia e connessione umana in un mondo che ha perso entrambe. Il suo cammino è quello di un personaggio che, nonostante le atrocità che incontra, riesce a fondare una nuova religione, un nuovo principio di speranza e solidarietà.

Profezia o coincidenza?

Ciò che rende “La parabola del seminatore” ancora più potente è la sua inquietante capacità di anticipare eventi che oggi vediamo con una certa angoscia. I temi del riscaldamento globale, le migrazioni di massa, la crescente disuguaglianza sociale e la lotta per le risorse sono all’ordine del giorno nelle nostre discussioni politiche e scientifiche. Butler non si limita a predire questi eventi, ma esplora le loro conseguenze su una società che ha perso il senso della comunità e dell’interconnessione.

Sebbene molti vedano in questo romanzo una premonizione dei tempi moderni, è fondamentale riconoscere che, più che un’anticipazione, si tratta di una critica sociale. Butler non si limita a guardare in avanti, ma ci invita a osservare il nostro presente con maggiore consapevolezza. Le sfide che la protagonista affronta non sono tanto legate alla sua epoca, quanto a quelle che sono le sfide universali della natura umana: la sopravvivenza, la paura e la speranza.

Un messaggio di speranza

Nonostante l’ambientazione cupa e disincantata, “La parabola del seminatore” non è un romanzo privo di speranza. La figura di Lauren è emblematica di una possibile via d’uscita, anche quando le circostanze sembrano impossibili da superare. La sua creazione della “Semina” – una filosofia che mette al centro l’ascolto, la comprensione e il rispetto per l’ambiente – ci mostra che, anche in un contesto apocalittico, c’è spazio per la costruzione di una nuova società.

Il cammino della protagonista ci parla della resilienza e della necessità di affrontare le difficoltà con una visione positiva del futuro, ma anche con un impegno concreto. La sua storia ci esorta a non arrenderci mai, a non perdere la speranza in un mondo migliore, pur riconoscendo che questo richiede sacrificio e impegno.

Perché leggere “La parabola del seminatore” oggi?

“La parabola del seminatore” non è solo un’opera di fantascienza distopica, ma un invito a guardare criticamente la nostra società e a pensare al nostro impatto sul pianeta. Leggere questo romanzo oggi significa fare i conti con la realtà di un mondo che sta cambiando rapidamente, e con la consapevolezza che le soluzioni a questi cambiamenti devono venire dalla nostra volontà collettiva di cambiare.

Il romanzo ci costringe a riflettere sulla nostra dipendenza dalle risorse naturali, sulla crescente disparità sociale e sul nostro rapporto con la natura. Ma ci insegna anche che la risposta alla crisi non risiede solo nei governi o nelle grandi organizzazioni, ma in un rinnovato impegno individuale e comunitario.

Lauren, pur trovandosi in un mondo in cui la vita è continuamente messa alla prova, non smette mai di credere che sia possibile seminare i semi per un futuro migliore. E forse, è proprio questa la lezione più importante che possiamo trarre: non è mai troppo tardi per seminare speranza, solidarietà e cambiamento.

“La parabola del seminatore” di Octavia Butler è una lettura fondamentale per chiunque voglia comprendere le sfide sociali e ambientali del nostro tempo. Ma è anche un inno alla resilienza umana e alla speranza che, nonostante tutto, possiamo costruire un futuro migliore. Attraverso la sua narrazione complessa e provocatoria, Butler ci offre una prospettiva unica su come l’individuo possa affrontare la disgregazione sociale e la crisi ecologica. In un mondo che sembra sempre più vicino a quello descritto nel romanzo, la storia di Lauren ci ricorda che anche nei momenti più oscuri possiamo ancora trovare la luce.

Art in Motion. AI Creatives at the Singapore Night Race

Arte, motorsport, cambiamento climatico, intelligenza artificiale e sostenibilità. Per il sesto anno consecutivo, DZE Asia con sede a Singapore, azienda controllata da DZ Engineering di Dino Zoli Group, e Fondazione Dino Zoli presentano a Singapore un progetto d’arte contemporanea in occasione del Gran Premio di Formula 1. La mostra Art in Motion: AI Creatives at the Singapore Night Race, a cura di Nadia Stefanel, sarà allestita dal 18 al 24 settembre 2024 presso The Arts House, tra gli edifici più antichi di Singapore, in passato sede del Parlamento.

Il progetto presenta le opere di sei artisti internazionali di base in Italia e a Singapore – Francesca Fini, Debora Hirsch, Giuseppe Ragazzini, Martin Romeo, Jake Tan, Ker Siang Yeo – che sperimentano strumenti innovativi di intelligenza artificiale, studiandone le possibili integrazioni nell’arte.

Opere sonore, visive e sperimentali incentrate su tre tematiche principali: il cambiamento climatico, l’avvento dell’intelligenza artificiale (AI) e la sostenibilità. Un’occasione per gli artisti e per il pubblico per connettersi e condividere idee, superando le distanze geografiche e culturali.

Art in Motion: AI Creatives at the Singapore Night Race intende esaminare l’influenza dell’intelligenza artificiale sull’arte digitale, evidenziandone la ricaduta sia sulle nostre vite che sul progresso tecnologico, considerando anche l’impatto ambientale dell’umanità attraverso l’espressione creativa, al fine di proporre possibili soluzioni per il futuro.

Monica Zoli, socia Dino Zoli Group ha dichiarato:

«Da sempre l’innovazione tecnologica viaggia a ritmi elevatissimi, ma per farne un buon uso al servizio dell’ambiente e dell’umanità (che è il tema della sostenibilità) serve equilibrio nella crescita della maturità culturale e sociale. Siamo già immersi nel mondo delle grandi opportunità, e delle insidie, espresse dall’Intelligenza Artificiale e tutto dipende da come riusciremo a governare questo meraviglioso strumento con l’intelligenza del cuore. L’arte ha il potere di accendere e mantenere viva la connessione fra la tecnologia e la creatività, ad ognuno il compito di coglierne il messaggio».

Nadia Stefanel, curatrice della mostra e direttrice della Fondazione Dino Zoli ha commentato:

«Il riconoscimento di Singapore come il secondo miglior hub di intelligenza artificiale a livello globale ci conferma l’importanza di esplorare le possibilità del digitale nel contesto dell’arte. Molti artisti utilizzano, infatti, l’intelligenza artificiale non solo come strumento, ma anche come partner creativo. Di conseguenza, l’esposizione organizzata da DZE Asia e Fondazione Dino Zoli fungerà da piattaforma per mostrare l’intersezione innovativa tra arte e IA, evidenziando il potenziale metamorfico della tecnologia nel regno della creatività. La mostra è l’esito di un’attività di ricerca e di scouting condotti in Italia e a Singapore. Un ringraziamento a Davide Sarchioni, curatore ed esperto di arte digitale, per le connessioni con Giuseppe Ragazzini e Martin Romeo».

L’artista italiana Francesca Fini, protagonista fino al 13 ottobre 2024 di una mostra personale presso la Fondazione Dino Zoli, prologo di Ibrida – Festival Internazionale delle Arti Intermediali, mette in mostra a Singapore un mix di media tradizionali, tecnologia, dispositivi di design interattivo ed elementi audiovisivi generativi. Il video Meccanimus è incentrato sulla figura di un cyborg che si muove nella Città del Leone, abbandonata dagli uomini e ora ricoperta dalla natura. Esplorando i temi della solitudine e della scoperta di sé in un mondo senza ruoli prestabiliti, il cyborg tenta di capire cosa sarà il futuro. Il video propone una riflessione sulla potenziale armonia tra tecnologia e natura, offrendo uno sguardo sulle implicazioni del nostro futuro tecnologico.

Deborah Hirsch, artista, ha ideato e facilitato il workshop Il pensiero creativo attraverso l’arte contemporanea per aziende e università, esplorando i temi della natura e della connessione degli esseri umani. Attraverso il progetto Plantalia (Courtesy Hutchinson Modern & Contemporary, New York), le specie vegetali in via di estinzione vengono “fotografate” utilizzando una miscela di intelligenza artificiale e abilità artistica e successivamente registrate in un archivio permanente sulla blockchain, fungendo da registrazione simbolica di ciò che rischiamo di perdere. Hirsch approfondisce, così, il rapporto tra natura e ambienti urbani, sottolineando il ruolo cruciale degli habitat protetti nel preservare la biodiversità. Questo progetto è stato ispirato dalla sua conoscenza delle specie vegetali, scoperte anche nelle riserve protette di Singapore, come la Riserva naturale di Bukit Timah e la Riserva naturale del bacino centrale. Il lavoro di Hirsch evidenzia l’urgenza della conservazione di fronte all’urbanizzazione e la necessità di un impegno globale per garantire la sopravvivenza di diverse specie vegetali in tutto il mondo.

Giuseppe Ragazzini presenta in questa mostra la sua edizione Race della scultura cinetica interattiva The Face Wheels. Ragazzini, pittore, scenografo e artista visivo italiano, espone un lavoro composto da cinque dischi che rappresentano ciascuno una diversa componente facciale: la bocca, il naso, gli occhi e la testa, generati dall’intelligenza artificiale ed elaborati dall’artista. Questi dettagli, che possono essere controllati e ruotati, si ispirano a personalità iconiche del mondo delle corse, trasformando l’installazione in un generatore dinamico di 1.024 volti-collage unici.

L’artista visivo italo-argentino Martin Romeo presenta Anthropic Cloud, un video interattivo realizzato con CGI, tecniche di intelligenza artificiale e audio stereo. Noto per esplorare la connessione tra natura, tecnologia e corpo attraverso media immersivi, Romeo utilizza l’intelligenza artificiale nel suo lavoro per approfondire eventi ambientali e umani. L’artista traccia, in una dimensione spazio-temporale statica, creata con l’Intelligenza artificiale, il transito degli aerei nel cielo di Singapore durante l’evento del Gran Premio, innescando la formazione video di una nuvola rosa ogni volta che uno di essi passa nelle vicinanze.

L’artista singaporiano Jake Tan esplora spesso i temi della natura, della tecnologia e della società. MR(AI) visualizza le fluttuazioni in tempo reale della sua frequenza cardiaca durante l’eccitazione dell’evento di Formula 1 di Singapore. Un’opera che invita alla riflessione su un mondo in cui i sentimenti e i dati umani sono modellati dall’apprendimento automatico.

L’artista singaporiano Ker Siang Yeo presenta in mostra l’opera The Audience Comes First. Cercando di trasformare le prospettive del pubblico in una creazione coinvolgente e collaborativa, l’artista fonde le esplosioni delle luci a LED che fiancheggiano il circuito cittadino di Marina Bay con strumenti come Generative Adversarial Networks (GAN). Un lavoro interattivo che offre agli ospiti la libertà di modellare il risultato dell’opera stessa attraverso personali suggerimenti creativi. Il pubblico diviene così parte integrante del processo artistico.

Favorendo il dialogo su questioni di estrema attualità ed esaminando la relazione tra tecnologia ed esistenza umana, Art in Motion: AI Creatives at the Singapore Night Race traccia la strada per un futuro più sostenibile, in cui l’intelligenza artificiale generativa diventi un catalizzatore di innovazione e progresso responsabile.

Il progetto è realizzato con il sostegno di Ambasciata d’Italia, EuroCham e Camera di Commercio Italiana a Singapore, grazie anche al supporto di sponsor e realtà high-tech, come ARHT, HIKVision, Illuminate, Aggreko, E&E, Hawksford, Campari e altri.

L’Ambasciatore d’Italia a Singapore, Dante Brandi, ha dichiarato: «Questa mostra, ambientata nell’esaltante sfondo del Gran Premio di Formula 1, rappresenta una fusione unica di arte, tecnologia e sostenibilità. Fornisce un’eccezionale opportunità per riflettere sul ruolo dell’intelligenza artificiale nel plasmare il futuro dell’espressione creativa, affrontando questioni globali critiche come il cambiamento climatico. L’Ambasciata è lieta di sostenere questa iniziativa, che non solo celebra l’innovazione, ma rafforza anche il dialogo tra Italia e Singapore, due paesi che condividono l’impegno per l’eccellenza e la lungimiranza».

La mostra è stata inclusa dal Singapore Tourism Board nel programma ufficiale del Grand Prix Season Singapore (GPSS24); è inoltre inserita nel cartellone dell’SG Gallery Month, organizzato da Art Galleries Association Singapore (AGAS).

L’esposizione è aperta gratuitamente al pubblico dal 19 al 24 settembre con orario 10.00-20.00. Ingresso gratuito. Per informazioni: dz-e.com, fondazionedinozoli.com.

Il limite del mondo: un graphic novel contro il cambiamento climatico

Il limite del mondo, edito da Tunuè, è un graphic novel che affronta in maniera potente e originale il tema del cambiamento climatico. La particolarità del libro sta nella sua struttura a doppia copertina, un double side book che presenta due storie autonome ma strettamente collegate, raccontate da due prospettive diverse che si intrecciano. Questo formato, innovativo e suggestivo, permette di esplorare un futuro distopico ma inquietantemente vicino, in cui il mondo sta pagando le conseguenze di decenni di sfruttamento delle risorse naturali e dell’indifferenza verso la crisi ecologica.

La prima storia ruota attorno a Eva, una giovane che vive in una città esclusiva, progettata per i più privilegiati, dove la natura è solo un concetto distante, controllato artificialmente. Eva è figlia di un magnate della geoingegneria e, pur amando la natura, non la conosce davvero, perché la sua realtà è quella di un ambiente “cool” e sicuro, lontano dalle difficoltà quotidiane. Dall’altra parte, c’è Adam, un ragazzo che vive in una periferia abbandonata, costretto a fare i conti ogni giorno con il caldo insopportabile e una rete elettrica precaria. La sua vita è dura, ma è anche segnata da un forte spirito di sopravvivenza, alimentato dalla rabbia verso chi sembra ignorare la sua sofferenza.

Le due storie si incrociano quando Eva e Adam si incontrano e, attraverso il loro confronto, saranno costretti a mettere in discussione tutto ciò che davano per scontato. Eva dovrà affrontare le bugie su cui è stata costruita la sua esistenza, mentre Adam dovrà fare i conti con la sua visione limitata del mondo. È un incontro che segna una svolta, non solo per loro, ma per tutti coloro che si trovano a dover fare i conti con la realtà di un pianeta in rovina.

L’altro lato del libro racconta la storia di Yves, un ragazzo che vive in montagna insieme a suo nonno e alle sue capre, un simbolo di una vita che resiste a un mondo che cambia rapidamente. Il nonno di Yves continua a coltivare la terra e a fare l’allevatore, nonostante le difficoltà e i divieti imposti dalla grande miniera CarbCap che sta mangiando via il territorio. Yves incontra Wei, un giovane ribelle e attivista che ha messo insieme un gruppo di ragazzi pronti a lottare contro la CarbCap e il suo modello di progresso tecnologico distruttivo. Insieme, Yves e Wei incarneranno la speranza di una resistenza giovanile contro un mondo che sembra sempre più ostile.

Il libro, che esplora temi legati al worldbuilding, mostra un futuro in cui la geoingegneria è una delle soluzioni proposte per fronteggiare la crisi climatica, ma a un costo altissimo. La lotta per la gestione delle risorse naturali e la critica a un sistema economico che sfrutta il pianeta senza alcuna considerazione per le sue vere necessità sono al centro di questa narrazione. La palette di colori utilizzata dagli autori, ridotta ma suggestiva, enfatizza la separazione tra ambienti “caldi” e “freddi”, simbolo dell’inquinamento che ha consumato il nostro mondo, e la perdita di bellezza naturale che sembra ormai irreversibile.

Il limite del mondo si ispira anche alla “ipotesi Gaia” di Lynn Margulis, che suggerisce una visione del mondo come un sistema interconnesso e cooperativo. Questa filosofia sottolinea l’importanza di un ritorno alla cooperazione con la natura, una lezione che i protagonisti apprendono durante il loro percorso, dimostrando che il vero progresso non è quello del consumo sfrenato, ma quello che porta alla sopravvivenza del pianeta.

Scritto e disegnato da Francesco Memo e Barbara Borlini, due sociologi con una forte passione per il fumetto, Il limite del mondo è una riflessione sulla nostra realtà e su cosa stiamo facendo per proteggerla. I due autori, già noti per La vita che desideri, che ha ricevuto una menzione speciale al Premio Manzoni nel 2019, utilizzano il medium del fumetto per lanciare un potente messaggio di speranza e resistenza. Un libro che non solo racconta una storia di cambiamento, ma invita anche alla riflessione sul nostro ruolo nel preservare il futuro del nostro mondo.

Non è la fine del mondo: il libro di Hannah Ritchie che ci invita a sperare

“The Not the End of the World” di Hannah Ritchie è un libro che sfida le narrazioni pessimiste sul futuro del nostro pianeta. Attraverso un’analisi rigorosa dei dati e una scrittura accessibile, l’autrice dimostra che, nonostante le sfide che ci troviamo ad affrontare, abbiamo fatto progressi significativi nella lotta contro i problemi ambientali.

Un messaggio di speranza e di azione

Ritchie non nega le difficoltà che ci attendono, come la crisi climatica, la perdita di biodiversità e le disuguaglianze sociali. Tuttavia, sottolinea che è importante concentrarsi sui progressi compiuti e sulle soluzioni che già esistono.

L’autrice sostiene che la chiave per un futuro migliore sta nel collaborare a livello globale e investire in soluzioni innovative. Invita i lettori a non lasciarsi scoraggiare dalle notizie negative e ad adottare un atteggiamento positivo e proattivo.

Un libro per tutti

“The Not the End of the World” è un libro che può essere apprezzato da un vasto pubblico. È scritto in modo chiaro e conciso, con un linguaggio comprensibile anche a chi non ha una formazione scientifica.

Il libro è ricco di dati e grafici, ma Ritchie riesce a renderli accessibili e interessanti anche per i lettori non esperti.

Un invito a cambiare prospettiva

“The Not the End of the World” è un libro che ci invita a cambiare la nostra prospettiva sul futuro del pianeta. Ci offre un messaggio di speranza e di azione, dimostrandoci che è possibile costruire un futuro migliore per tutti.

Manga Issho: La Prima Rivista Europea di Manga Unisce Italia, Francia, Germania e Spagna

Oh, lasciatemi dire: il 25 marzo 2025 è stato un giorno che, per noi appassionati di manga e anime, dovrebbe essere segnato sul calendario con un cuoricino rosso e glitter! Quel giorno è nato Manga Issho, e credetemi, non è stata una semplice uscita editoriale, ma un vero terremoto nel panorama fumettistico europeo. Io l’ho vissuta così: come l’inizio di qualcosa che aspettavamo da troppo tempo senza nemmeno rendercene conto. Un momento storico, carico di emozione e significato, come quando si scarta il primo volume del proprio manga preferito e si percepisce subito che sarà amore per sempre.

Questa nuova rivista, frutto dell’unione di quattro colossi editoriali europei – Star Comics per l’Italia, altraverse per la Germania, Kana per la Francia e Planeta Cómic per la Spagna – ha rappresentato molto più di una collaborazione internazionale: è stata una dichiarazione d’intenti. Il nome stesso, Issho, che in giapponese significa “insieme”, è un manifesto. Un invito alla cooperazione, alla contaminazione, alla creazione collettiva. E per chi, come me, è cresciuta tra le pagine di Shonen Jump, le notti passate a piangere con Nana e i pomeriggi a disegnare i propri personaggi inventati nel retro dei quaderni di scuola, questa rivista è una carezza e una rivoluzione.

Sì, perché Manga Issho non è solo un’antologia di storie, è una piattaforma culturale. Un punto di incontro dove la passione per il manga si fonde con l’identità europea, dove le narrazioni giapponesi incontrano le nostre sensibilità, i nostri drammi, le nostre storie. Non stiamo parlando di una semplice imitazione, ma di un adattamento profondo, sentito, maturo. Il manga europeo ha finalmente alzato la voce. E lo ha fatto con stile, forza e tanta, tantissima creatività.

Il primo numero, con le sue oltre 300 pagine, è una bomba di idee. Appena l’ho sfogliato, ho sentito un fremito. Come quando si apre un artbook di un artista che ami: ogni pagina ti parla, ti prende per mano e ti porta altrove. Le storie sono diverse, sfaccettate, alcune visivamente potenti come The Secret of Scarecrow – The Armorer di Gin Zarbo, che mi ha dato vibrazioni alla Berserk, ma con un cuore tutto suo. Altre ti toccano l’anima, come La sposa sirena di Ivana Murianni e Denise Coraggioso, che non è solo una reinterpretazione affascinante del mito, ma anche un’intensa riflessione sulla condizione femminile nel nostro Sud, in un’Italia che troppo spesso dimentichiamo.

E poi ci sono le sorprese che ti fanno sorridere, riflettere, pensare. Kenshiro! gioca con l’umorismo da otaku, Scho Djinn + mi ha fatto desiderare di iscrivermi in una scuola dove si usano avatar digitali, e Shut Down With Me mi ha stretto il cuore con la sua visione struggente del cambiamento climatico. Ogni storia è un piccolo mondo, un universo che si apre e si chiude in poche pagine ma che riesce comunque a lasciarti qualcosa. Non è questo, dopotutto, il potere delle belle storie?

E qui, lo dico da lettrice appassionata e da fanatica dei dettagli editoriali: Manga Issho è anche un oggetto bello. L’impaginazione rispetta lo stile manga giapponese, con la lettura da destra a sinistra che non appare mai forzata, ma anzi, ti fa sentire dentro qualcosa di autentico. La qualità della carta, la scelta delle illustrazioni, la varietà dei disegni e delle narrazioni… è tutto studiato con amore. E quel prezzo di lancio? Un invito a non pensarci due volte e tuffarsi in questa nuova avventura.

Ma sapete qual è la cosa più bella? Che Manga Issho non ha paura di osare. Non si limita a raccogliere storie, ma le propone con l’intento di costruire una nuova identità. Non cerca di copiare il Giappone, ma di parlare il suo stesso linguaggio con un accento diverso. Più europeo, più sfaccettato, più contaminato. E in questo c’è una forza rivoluzionaria. Perché il manga non è più solo qualcosa che arriva da lontano. È qualcosa che possiamo anche creare, qui, ora, con le nostre voci, i nostri disegni, i nostri sogni.

In un’epoca dove spesso si parla di confini, di differenze, di “noi” contro “loro”, Manga Issho fa l’opposto. Unisce. Mescola. Amplifica. È un ponte che collega i margini dell’Europa e li proietta nel futuro, facendo del manga non un genere, ma una lingua universale. È la prova che anche noi possiamo creare storie che emozionano, che parlano alle persone, che toccano corde profonde.

Il debutto, celebrato anche con un evento a Milano – e vi assicuro, l’atmosfera lì era elettrica – ha reso tutto ancora più reale. Incontrare gli autori, ascoltare le loro esperienze, vederli disegnare dal vivo… è stato come entrare per un attimo nel mondo che avevo sempre immaginato da lettrice. E vi dirò: vedere così tante persone entusiaste, così tanti volti giovani e appassionati, mi ha fatto capire che Manga Issho è solo l’inizio. Che c’è fame di storie, fame di novità, fame di sogni a fumetti.

Certo, non è il primo progetto editoriale ad aver tentato questa via – ricordiamo Senpai Plus, che con i suoi numeri e le sue serie ha già aperto sentieri importanti – ma Manga Issho ha qualcosa in più. Una visione più ampia, un respiro più internazionale, e la capacità di accogliere voci che ancora cercavano casa.

Ora tocca a noi, lettori, sostenere questo progetto. Leggerlo, parlarne, consigliarlo. Perché ogni copia acquistata, ogni commento, ogni condivisione è un mattoncino che contribuisce a costruire questa nuova casa del manga europeo. E, credetemi, è una casa dove vale la pena entrare.

Quindi, ditemi: voi l’avete già sfogliato Manga Issho? Quale storia vi ha colpito di più? Vi siete sentiti anche voi parte di qualcosa di nuovo e potente? Raccontatemelo nei commenti, o, se vi va, condividete l’articolo con altri appassionati come noi. Il manga europeo ha bisogno della nostra voce. Facciamoci sentire, insieme. Issho, appunto.

Documentari naturalistici per sensibilizzare sul cambiamento climatico

In un mondo sempre più digitalizzato, i documentari naturalistici sono uno strumento prezioso per sensibilizzare il pubblico sul cambiamento climatico e sull’importanza della protezione ambientale.

I documentari naturalistici come strumento di sensibilizzazione

La comunicazione visiva è uno degli strumenti più efficaci per trasmettere messaggi complessi e coinvolgere il pubblico. I documentari naturalistici offrono una visione completa della natura e dei suoi ecosistemi, mostrando la complessità e la bellezza delle relazioni tra gli animali e il loro habitat. Inoltre, specialmente negli ultimi anni, i documentari stanno mettendo in luce anche le minacce che le specie e gli ecosistemi stanno affrontando a causa dei cambiamenti climatici, dell’inquinamento e dell’azione umana.

7 documentari naturalistici da vedere per essere più consapevoli

Ecco una lista di 7 documentari naturalistici da guardare per prendervi una pausa dalle solite serie tv e rendervi più coscienti di ciò che sta accadendo al nostro pianeta:

  • The Green Planet (2022): una serie di documentari sulla natura e il suo rapporto con gli animali, gli esseri umani e l’ambiente.
  • Chasing Coral (2017): un film documentario sullo sbiancamento dei coralli, uno dei problemi più gravi causati dai cambiamenti climatici.
  • The Ivory Game (2016): un film documentario sul commercio illegale di avorio, che sta mettendo a rischio l’esistenza degli elefanti africani.
  • Before the Flood (2016): un film documentario di Leonardo DiCaprio sui cambiamenti climatici e sulle azioni che possiamo intraprendere per contrastarli.
  • Our Planet (2019): una serie di documentari sulla natura che mostra la bellezza e la fragilità del nostro pianeta.
  • Absurd Planet (2020): una serie di documentari sulla natura che racconta le storie di animali e piante in modo ironico e divertente.
  • Wild Italy (2021): una serie di documentari sulla natura italiana che racconta le bellezze del nostro paese.

I documentari naturalistici sono un modo coinvolgente e informativo per scoprire le meraviglie della natura e le minacce che la stanno mettendo a rischio. Guardando questi documentari, possiamo aumentare la nostra consapevolezza sul cambiamento climatico e sull’importanza della protezione ambientale.

Eunice Newton Foote, l’antenata di Greta

Eunice Newton Foote era una scienziata, inventrice e attivista per i diritti delle donne che ha fatto una scoperta rivoluzionaria: l’effetto serra. Eunice Newton Foote era una donna straordinaria, e il suo lavoro ha lasciato un’impronta indelebile sulla scienza. Era una pioniera, e il suo esempio ha ispirato generazioni di donne scienziate.

Foote nacque nel 1819 nel Connecticut, negli Stati Uniti. Suo padre era un fisico e matematico, e Foote fu incoraggiata a seguire le sue orme sin da piccola. Studiò chimica e biologia al college, e in seguito lavorò come assistente di ricerca per diversi scienziati. Nel 1856, Foote fece un esperimento che avrebbe cambiato per sempre la nostra comprensione del clima. Mise quattro termometri in due cilindri di vetro, e in uno dei cilindri inserì dell’anidride carbonica. Poi espose i cilindri al sole e osservò che il cilindro con l’anidride carbonica si riscaldava più velocemente dell’altro.

Foote concluse che l’anidride carbonica cattura il calore solare, e che questo può portare al riscaldamento globale. Questa scoperta fu rivoluzionaria, ma fu ignorata per molti anni perché Foote era una donna. Fu solo nel 1956 che il lavoro di Foote fu finalmente riconosciuto. Lo scienziato Joseph Henry pubblicò la sua ricerca sulla rivista “American Journal of Art and Science”, e Foote fu finalmente riconosciuta come la prima persona a scoprire l’effetto serra.

La scoperta di Foote è ancora oggi importante. Ci aiuta a capire come il nostro pianeta si sta riscaldando, e ci dà gli strumenti per combattere il cambiamento climatico. Foote era una donna straordinaria, e il suo lavoro ha lasciato un’impronta indelebile sulla scienza. Era una pioniera, e il suo esempio ha ispirato generazioni di donne scienziate.

Ecco alcuni degli aspetti della storia di Eunice Newton Foote:

  • Foote era una donna molto creativa. Per fare i suoi esperimenti, usò cilindri di vetro, termometri e una pompa. Non aveva a disposizione attrezzature all’avanguardia, ma riuscì comunque a fare una scoperta rivoluzionaria.
  • Foote era anche una donna molto determinata. Nonostante le difficoltà, non si arrese mai. Continuò a studiare e a fare esperimenti, e alla fine riuscì a dimostrare che l’anidride carbonica è un gas serra.
  • Foote era anche una donna molto coraggiosa. In un’epoca in cui le donne non erano prese sul serio nella scienza, Foote non ebbe paura di portare avanti le sue idee. Fu una pioniera, e il suo lavoro ha aiutato a cambiare il mondo.

Scoperta eccezionale: cranio umano arcaico rinvenuto nel fiume Po

Il professor Davide Persico ha rinvenuto, grazie alla magra eccezionale del Po e alla collaborazione con Living the River, parte di un cranio umano arcaico presso la barra fluviale di Isola Serafini a Monticelli, a valle della confluenza con il fiume Adda. Il fossile, composto dalle due ossa parietali e dall’osso occipitale, è stato segnalato alla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Parma e Piacenza ed è attualmente custodito nel Museo di Storia Naturale dell’Università di Parma.

Il progetto di ricerca “Acamar” indagherà la paleo-antropologia, la paleogenetica e la geochimica del prezioso reperto. La ricerca si svolgerà nei prossimi mesi mediante una collaborazione tra la Soprintendenza, l’Università di Parma, l’Università di Milano, l’Università di Bologna e il Museo Paleoantropologico del Po di San Daniele Po (Cremona) con lo scopo di ricostruire la storia di un esemplare unico nello scenario paleontologico padano. I risultati saranno presentati in articoli scientifici su riviste internazionali e nella nuova esposizione permanente del Museo di Storia Naturale dell’Università di Parma dove il fossile verrà esposto.

Yokohama Shopping Blog: Un racconto nel Futuro di Un Mondo che Cambia

Se c’è un manga che riesce a trasportare il lettore in un futuro dove la solitudine è una compagnia costante ma la bellezza non smette mai di affiorare, quello è sicuramente Yokohama Shopping Blog di Hitoshi Ashinano. La serie, originariamente pubblicata sulla rivista Afternoon dal 1994 al 2006 e recentemente portata in Italia da Goen, non è solo una semplice storia post-apocalittica, ma una riflessione profonda sulla vita, sulle sue piccole gioie e sull’incredibile resilienza che può emergere anche nei momenti di maggiore crisi.

In un futuro non troppo lontano, il mondo è stato devastato dagli effetti del cambiamento climatico. Le città costiere, sommerse dal continuo innalzamento del mare, sono ormai solo un ricordo e l’umanità, drasticamente ridotta, si è ritirata in piccole comunità, spesso isolate le une dalle altre. In questo contesto di decadenza e solitudine, si staglia la figura di Alpha Hatsuseno, un robot umanoide dalle sembianze femminili che gestisce una piccola caffetteria sulla penisola di Miura, in Giappone. La sua è una vita tranquilla, scandita dalla preparazione del caffè e dalle lunghe passeggiate in scooter, durante le quali si perde a guardare la natura che l’accompagna.

Ciò che affascina in modo particolare di questo manga è la sua capacità di trasformare quella che potrebbe sembrare una condizione di desolazione in una meraviglia tutta da scoprire. Alpha, pur vivendo in un mondo che sta lentamente scomparendo, si dedica alla sua routine con una leggerezza che è tanto disarmante quanto affascinante. Nonostante la tragedia che ha segnato il suo mondo, non c’è in lei traccia di angoscia o disperazione. La sua esistenza si svolge serenamente, giorno dopo giorno, tra il caffè e la curiosità verso il mondo che ancora la circonda. È una figura che sembra trovare il significato della vita nelle piccole cose, nei dettagli che troppo spesso tendiamo a ignorare.

Il manga non è incentrato su grandi conflitti o epiche battaglie, ma su un flusso di riflessioni quotidiane che trascendono il semplice racconto di un mondo post-apocalittico. Le storie si intrecciano attorno a momenti di ordinaria bellezza: le passeggiate solitarie di Alpha, il piacere di servire una tazza di caffè, la bellezza silenziosa di una natura che, pur modificata, conserva la sua grandiosità. In queste piccole azioni quotidiane, il lettore ritrova una certa poesia, una sensazione di pace che è rara da trovare in un contesto narrativo solitamente intriso di tensione e dramma.

Questo approccio alla narrazione è ciò che rende Yokohama Shopping Blog così unico e affascinante. Non c’è mai una forzatura nelle situazioni che Alpha vive. Ogni incontro, ogni paesaggio, ogni dettaglio della sua vita sembra naturale, come se fosse il corso normale degli eventi. La vita in un mondo che sta lentamente morendo diventa un atto di resistenza a livello emotivo e interiore. La solitudine non è vissuta come una condanna, ma come un’opportunità per esplorare il mondo e se stessi.

Un altro elemento fondamentale di questo manga è la sua atmosfera. La penisola di Miura, con la sua costa deserta e i paesaggi che si mescolano tra il naturale e il decadente, è l’ambiente ideale per la riflessione e la contemplazione. Ashinano riesce a dar vita a una sorta di “culla” in cui la natura è la protagonista silenziosa. Non è solo lo sfondo del racconto, ma il suo cuore pulsante. I dettagli dei paesaggi, le scene di Alpha che percorre in scooter il territorio circostante, catturano il lettore e lo invitano a fermarsi, a guardare con attenzione ciò che si cela dietro le immagini.

Non si tratta di un manga d’azione, ma di un’opera che invita alla riflessione. Ogni capitolo è un invito a rallentare, a prendere una pausa dalla frenesia quotidiana, proprio come Alpha che, senza fretta, si dedica alla gestione del suo piccolo caffè. La sua è una vita che, seppur semplice, si rivela incredibilmente ricca di emozioni e di scoperte. Ogni incontro con gli altri, ogni nuova persona che arriva al café, diventa un’occasione per Alpha di sperimentare qualcosa di nuovo, di riscoprire la bellezza del mondo che, pur essendo cambiato, continua a stupire.

Anche se la storia di Yokohama Shopping Blog potrebbe sembrare statica o priva di eventi sensazionali, è proprio questa tranquillità a fare di questo manga una lettura rigenerante. La serie esplora un futuro che potrebbe sembrare triste, ma che in realtà è pieno di possibilità. Il messaggio che emerge da questo racconto è semplice ma potente: la vita, anche quando sembra aver perso tutto, continua a essere meravigliosa. Basta guardarla con gli occhi giusti.

La qualità della scrittura e dei disegni di Hitoshi Ashinano, inoltre, contribuisce in modo significativo alla bellezza dell’opera. La sua capacità di creare scene di grande impatto visivo con pochi tratti essenziali è sorprendente. La sua è un’arte che non ha bisogno di esagerazioni per esprimere il suo messaggio. Ogni tavola è un quadro che racconta una storia silenziosa, eppure potentissima.

Infine, non si può non menzionare l’adattamento animato, che purtroppo non riesce a restituire appieno la profondità del manga. Le OAV prodotte nel 1998 e nel 2002-2003, sebbene interessanti, non rendono la stessa atmosfera intima e riflessiva che permea le pagine del manga. Questo, però, non diminuisce il valore dell’opera originale che, grazie alla sua recente edizione in Italia, ha finalmente raggiunto un pubblico più ampio.

MeteoHeroes diventa un videogioco

Il cartone italiano “MeteoHeroes – Insieme per la Terra” diventa un videogioco per bambini e famiglie. Sony Interactive Entertainment España e Mondo TV Studios ne annunciano il lancio in tutto il mondo per PlayStation e PC su piattaforma STEAM. Il progetto è ispirato alla famosa serie tv d’animazione “MeteoHeroes”, coprodotta in Italia da Mondo TV SpA e MeteoExpert–IconaClima: il videogame, al quale potranno giocare bambini di tutte le età (PEGI 3), è già disponibile su PlayStation Store (al prezzo di 19,99 euro), mentre la versione fisica arriverà nei negozi in autunno. La popolare serie tv, in onda dal luglio 2020 su Cartoonito (canale 46 del DTT), promuove valori importanti come il rispetto per l’ambiente e la natura e la lotta all’inquinamento e al cambiamento climatico.

Il videogioco “MeteoHeroes – Insieme per la Terra” consente ai bambini di unirsi alle avventure dei sei simpatici personaggi del popolare cartone animato in un divertentissimo gioco di piattaforma che combina avventura e azione: una formula perfetta per tutta la famiglia, con numerosi nemici da sconfiggere ed emozionanti avventure da vivere in diversi scenari sparsi nei sei continenti. Ad ogni livello, i giocatori dovranno trovare degli oggetti nascosti che li aiuteranno a ripulire le città dall’inquinamento. Le vendite del videogioco saranno collegate alla piantumazione di alberi in diverse aree del mondo (a partire dal Camerun, per il progetto solidale Cocoa Farmer Agroforestry) attraverso l’organizzazione non profit Tree-Nation, che permette a cittadini e aziende di piantare alberi in tutto il mondo e compensare le emissioni di CO2.

Maria Bonaria Fois, amministratore delegato di Mondo TV Studios, ha affermato:

“Con dei personaggi così adorabili e vivaci e un mix perfetto tra avventura, divertimento ed educazione, crediamo che il marchio MeteoHeroes si adatti perfettamente al mondo del videogioco… Grazie anche alla profonda esperienza dei nostri soci coproduttori, auspichiamo che questo videogioco sarà un grande successo tra gli spettatori della serie e continuerà ad attrarre un’ampia fetta di pubblico’’.

Luigi Latini, amministratore delegato di MeteoExpert–IconaClima e ideatore del cartone, ha continuato:

“L’uscita di questo straordinario videogioco dimostra il crescente successo dei MeteoHeroes nel mondoIn questi mesi, sono stati anche lanciati libri, podcast, pillole educative, giocattoli e figurine ispirati ai nostri sei piccoli supereroi. In anteprima posso annunciare che stiamo preparando delle schede didattiche da utilizzare nelle scuole per insegnare ai bambini delle elementari il rispetto dell’ambiente, l’importanza dell’ecologia e i pericoli del cambiamento climatico”.

 

Il videogame è una coproduzione tra Sony Interactive Entertainment España e Mondo TV Studios, in collaborazione con Gammera Nest (creatori di “Nubla” e “Aces of the Multiverse”), che a sua volta è responsabile del coordinamento dello sviluppo a carico di rBorn Games, autori di “The Five Covens”. Inoltre, vanta il supporto di PlayStation Talents attraverso l’area di PlayStation Alliances, il programma della compagnia che promuove lo sviluppo dei videogiochi in Spagna. Sarà disponibile in sei lingue: italiano, spagnolo, inglese, francese, tedesco, portoghese. Il lancio del videogioco segue il grande successo della prima stagione della serie d’animazione “MeteoHeroes – Insieme per la Terra”, visibile ad oggi in oltre 140 paesi e disponibile in più di 20 lingue, che dal prossimo aprile sarà seguita dalla seconda stagione (52 episodi da 13 minuti ciascuno) in Prima Tv Assoluta su Cartoonito. Inoltre, dal 7 marzo i fan dello show potranno seguire “Le Pillole dei MeteoHeroes”, una mini-rubrica dedicata ai segreti dei principali fenomeni meteorologici e a tante curiosità sul clima, in onda sul canale e disponibile anche sulla Cartoonito App.

Roberto Yeste, head of PR, Communication & Esports, Partnerships e New Business Development director di PlayStation Iberia, ha sottolineato:

“MeteoHeroes – Insieme per la Terra è la dimostrazione di come i videogiochi siano un potente strumento di trasmissione di valori, un aspetto che PlayStation, attraverso il suo programma PlayStation Talents, tiene in alta considerazione… Ci auguriamo che i bambini, insieme alle loro famiglie, possano divertirsi grazie al videogioco, proprio come fanno con la serie tv’’.