Archivi tag: biancaneve

LEGO Biancaneve: il cottage dei Sette Nani diventa un set da esposizione!

Amanti Disney, unitevi! LEGO ha appena svelato un nuovo set da sogno per i fan di Biancaneve e i Sette Nani: un cottage da esposizione ricco di dettagli e personaggi.

Costruisci la casetta dei Sette Nani:

  • Apri il cottage e scopri le aree per dormire, mangiare e ascoltare musica.
  • Accendi il focolare con il mattoncino luminoso per un’atmosfera magica.
  • Rimuovi un lato del tetto per un accesso più facile.
  • Crea la scena del bosco con il pozzo dei desideri e la bara di vetro.

10 personaggi e 6 animali LEGO® Disney:

  • Biancaneve, la Regina Malvagia travestita, il Principe e tutti i Sette Nani.
  • Conigli, scoiattoli e altri amici del bosco.

Un’esperienza di costruzione coinvolgente:

  • 2.229 pezzi per un cottage di 20 cm di altezza, 35 cm di larghezza e 20 cm di profondità.
  • Istruzioni 3D facili da seguire con l’app LEGO Builder.

Disponibile dal 4 marzo 2024:

  • Nei LEGO Store e sul sito ufficiale al prezzo di 219,99€.
  • Pre-ordine per gli utenti LEGO Insiders dal 1° marzo.

Non perderti questo set da collezione per rivivere la magia di Biancaneve e i Sette Nani!

#LEGO #Disney #Biancaneve #SetteNani #Cottage #Esposizione #Costruzione #Mattoncini #Personaggi #Animali #App #Builder #Magia #Collezione #Fan

Cosa ne pensi di questo nuovo set LEGO? Lo comprerai?

Faccelo sapere nei commenti!

La dea della primavera, la prima principessa Disney

Biancaneve e i sette nani è il film d’animazione Disney che viene spesso ricordato come il primo a presentare una principessa. Ma in realtà, c’è un’altra principessa Disney che ha debuttato tre anni prima, in un cortometraggio poco noto intitolato La dea della primavera.

Il cortometraggio racconta il mito greco del rapimento di Persefone da parte di Ade, il dio degli inferi. Persefone è la figlia di Zeus, il re degli dei, e quindi una principessa a tutti gli effetti.

L’influenza del cortometraggio

La dea della primavera è stata un cortometraggio importante per l’animazione Disney. È stato uno dei primi progetti in cui sono stati utilizzati personaggi umani, e ha contribuito a stabilire lo standard per le principesse Disney successive.

Persefone è una principessa gentile e compassionevole, con un forte legame con la natura. È anche una donna forte e indipendente, che non ha paura di difendere ciò che crede.

Queste caratteristiche sono state riprese da Biancaneve e dalle altre principesse Disney, che sono spesso rappresentate come donne belle, gentili e coraggiose.

La dea della primavera è disponibile su Disney+

Se non hai mai visto La dea della primavera, ti consiglio di dargli un’occhiata. È un cortometraggio affascinante che offre uno scorcio sulla storia delle principesse Disney.

Snow White and the Evil Queen

Il sito di notizie The Daily Wire ha annunciato di aver in programma la produzione di una nuova versione live-action ispirato alla favola Biancaneve, il celebre personaggio dei racconti dei fratelli Grimm. Il film, intitolato “Snow White and the Evil Queen”, sarà interpretato dall’opinionista e youtuber conservatrice Brett Cooper.

L’annuncio di questo progetto arriva in risposta alla versione live-action di Biancaneve che sta attualmente prendendo forma presso la Disney, con Rachel Zegler come protagonista insieme a “sette creature magiche”. Jeremy Boreing, co-fondatore di The Daily Wire, ha criticato aspramente la Disney, affermando che la loro versione del famoso personaggio rappresenta una scusa per il loro passato e diffonderà le bugie popolari e distruttive del nostro tempo. Secondo Boreing, la Disney ha abbandonato le sue origini e ha perso l’essenza che la contraddistingueva.

Il film prodotto da The Daily Wire, invece, cercherà di raccontare una storia senza tempo, fedele alla fiaba originale dei fratelli Grimm, ormai di dominio pubblico. La scelta di Brett Cooper come interprete di Biancaneve è sicuramente controversa, ma sembra essersi rivelata strategica per il canale conservatore. Infatti, l’annuncio del film fa parte del lancio di Bentkey, il nuovo marchio di intrattenimento per bambini di The Daily Wire, che mira a sfidare l’influenza di Disney+ sul pubblico conservatore.

Secondo Boreing, si tratta di una storia incentrata sulla principessa, sulla bellezza, sulla vanità e sull’amore, che ha il potere di dare nuova vita. L’obiettivo di The Daily Wire è quello di diventare ciò che la Disney era un tempo, uno studio piccolo ma con grandi idee e il coraggio di realizzarle. Boreing ha inoltre criticato la Disney per aver abbandonato l’eredità di Walt Disney e per aver preso una direzione “woke”.

Panini presenta “Biancaneve e i sette nani”

Il 21 dicembre 1937 al Carthay Circle Theatre di Los Angeles fu scritta una delle pagine più importanti della storia del cinema: in quell’occasione venne proiettato in anteprima mondiale Biancaneve e i sette nani, il primo lungometraggio animato della storia della Settima Arte, prodotto da Walt Disney. Da allora vari fumettisti si sono cimentati con i protagonisti di quella storia senza tempo, arrivando a creare dei veri e propri sequel della vicenda originale di Biancaneve. In occasione degli 85 anni del filmPanini Comics presenta Biancaneve e i sette nani, imperdibile volume – disponibile in edicola, fumetteria e su Panini.it – con una raccolta di alcuni classici intramontabili.

All’interno di Biancaneve e i sette nani, una selezione di avventure dedicate alla meravigliosa fiaba Disney realizzate da grandi autori, tra cui Biancaneve e il mago Basilisco, con i testi di Federico Pedrocchi e i disegni di Nino Pagot (apparsa in Paperino e altre avventure nel 1939), I Sette Nani e la fata incantata con testo di Guido Martina e disegni di Romano Scarpa (pubblicata su Almanacco Topolino nel 1959) e I 7 Nani e l’anello di betulla, uscita sul numero 238 di Topolino nel giugno del 1960, con testo e disegni di Romano Scarpa.

Una collezione di storie davvero speciale arricchita da un apparato redazionale extra per approfondire meglio la storia del film e della ricca tradizione a fumetti che ne è scaturita e per celebrare nel migliore dei modi la prima Principessa Disney.

La cosplayer Francesca “Yuki Howaito” Fenty

Oggi vi parliamo di una simpatica cosplayer romana, la ventisettenne  Francesca Fenty in arte “Yuki Howaito”. La nostra amica ha sempre avuto passione una grande passione per gli anime (ha iniziato da piccola guardando la mitica MTv)  e ha creato il suo primo cosplay all’età di 18 anni. Numero di cosplay realizzati, lasciamo direttamente che siano le sue parole a dircelo: “Non troppi ma nemmeno pochi, elencarli tutti è comunque lunga!“. Il suo nickname è “Yuki” (neve), una naming che l’ha attratta guardando l’anime Toradora, nella canzone natalizia dicevano “Howaito” per indicare bianco e quindi ha pensato che poteva funzionare come una sorta di cognome, inoltre appunto, unendoli veniva fuori “Biancaneve” ma non con il classico nome usato dai giapponesi ossia Shiroyuki, quindi le sembrava originale.

Il cosplay che ha realizzato al quale è più legata è sicuramente Kaori Miyazono di Your Lie in April, perchè è il suo anime preferito e adora il personaggio trovandola molto simile a lei stessa per certi punti di vista! Molto eclettica per quanto riguarda la composizione dei suoi costumi preferisce, non sapendo cucire, acquistare “la base” per poi arricchire il tutto con la sua creatività! -Non ispirandosi a nessuna icona di questo settore, come lei stessa ci ha confidato, per diventare bravi cosplayer i passi sono semplici: “Beh ovviamente imparando a realizzare le cose da soli e ottimizzandosi piano piano, chiedendo consigli agli altri e aiutandoci quando si può senza essere sempre in competizione“.

Fortunatamente Francesca non trova stressante l’imbattersi in persone che la criticano per il modo in cui esprime il suo essere Cosplay, non le importa tantissimo del giudizio degli altri perchè il suo obiettivo primario è divertirsi! Comunque stima le critiche costruttive perché sono sempre fonte di crescita personale; come lei stessa ci ha detto “…non ho mai ricevuto grosse critiche se non un paio di commentini, se poi altre persone lo fanno alle mie spalle pazienza”.

Secondo la nostra amica non esiste una vera è propria “Industria” legata ai Cosplay,  anche se effettivamente non è più un hobby di nicchia e sempre più persone lo fanno. Francesca spera che comunque le persone continuino a fare cosplay per passione e non solo per fare soldi, il cosplay è, dopotutto, anche e soprattutto divertimento.

Per quanto riguarda il concetto di “Original”, ovvero costumi creati secondo la fantasia del cosplayer e non relativi a “personaggi” esistenti, Francesca non pensa che abbiano in qualche modo snaturato il senso stesso del Cosplay: “… alla fine creare un personaggio è un pò come quando un mangaka crea un’ opera quindi perchè dovrebbe essere diverso?“.

Francesca, tende a separare quanto più possibile la sua creatività Cosplay nella sua vita sociale, privata e professionale, anche se, ovviamente, molti suoi legami affettivi sono appassionati di questa arte ed è dunque normale creare link di condivisione proattiva! I social network hanno, secondo la nostra cosplayer, un impatto notevole soprattutto per quanto riguarda la diffusione dei propri lavori, sfruttando la “potenza virale” della diffusione digitale rispetto a quella “reale”.  Dopotutto, Yuki Howaito, non partecipa a moltissimi eventi di settore, ma spera di poterne esplorare di nuovi in futuro: essendo di Roma, la manifestazione a cui è più legata “perchè vicino casa” è, ovviamente, Romics!.

Il suo unico consiglio che vuole dare ai suoi “giovani colleghi” cosplayer è molto semplice quanto efficace: “Se è qualcosa che vi piacete fatelo e fregatevene degli altri!”.

Se volete conoscere meglio Francesca “Yuki Howaito” Fenty vi invitiamo a scoprire le sue creatività sul suo profilo Instagram all’indirizzo:  instagram.com/yuki_howaito.

The Rise of the Empress: Un’epica saga fantasy tra bene e male

La saga di The Rise of the Empress di Julie C. Dao è una reinterpretazione fantastica della fiaba di Biancaneve, ma non è solo questo: è anche una riflessione sul conflitto tra bene e male, attraverso due protagoniste contrastanti e un mondo ispirato all’Asia orientale. Sebbene la serie in sé abbia suscitato opinioni divergenti tra i lettori, rappresenta un’opportunità per esplorare il percorso di crescita di un’antieroina e la sua evoluzione in un mondo che si riflette nelle sue azioni. Con i libri Forest of a Thousand Lanterns e Kingdom of the Blazing Phoenix, la saga ci immerge in un universo che mescola magia, politica e un’epicità che non è sempre riuscita a raggiungere il suo pieno potenziale, ma che merita comunque attenzione, soprattutto quando si passa dalla disillusione alla speranza.

Forest of a Thousand Lanterns segue la giovane Xifeng, una ragazza proveniente da un villaggio remoto, che ambisce a diventare l’Imperatrice di Feng Lu. La sua ascesa è predetta dalla zia, una strega che le rivela il suo destino oscuro. Xifeng è bellissima, astuta e ambiziosa, ma per ottenere il potere che le è stato promesso, deve fare un patto con una divinità malvagia, alimentando la sua magia con i cuori delle persone uccise. Sebbene il concetto di una protagonista che si fa strada verso il potere grazie alla sua oscurità sembri promettente, Forest of a Thousand Lanterns non riesce a pienamente sviluppare la profondità della sua protagonista e del mondo che la circonda. La caratterizzazione di Xifeng, purtroppo, risulta forzata, e il suo conflitto interiore non ha la giusta intensità per coinvolgere il lettore. Inoltre, la rappresentazione della cultura asiatica, che doveva essere una delle colonne portanti della narrazione, sembra priva di quella ricchezza che ci si aspetta da un’ambientazione così complessa. La scrittura, spesso troppo descrittiva e lenta, non aiuta a dare respiro alle dinamiche tra i personaggi, in particolare al rapporto tra Xifeng e Wei, che non riesce a decollare.

Nonostante ciò, la saga prende una piega interessante con Kingdom of the Blazing Phoenix, il secondo libro della serie, che si svolge anni dopo gli eventi del primo e si concentra su Jade, la figliastra di Xifeng. Jade, cresciuta in esilio, viene chiamata a rientrare nel regno che la sua matrigna ha ridotto in miseria. A differenza di Xifeng, Jade è una protagonista diametralmente opposta: pura, giusta e pronta a combattere per il suo popolo. In questo libro, la scrittura di Dao si fa più fluida, e le sue capacità nel creare un legame emozionale tra i lettori e i personaggi migliorano sensibilmente. La struttura del racconto, che segue una tipica narrazione di viaggio e scoperta, arricchisce la trama, mentre il contrasto tra i buoni e i cattivi diventa più netto e coinvolgente. Jade è una figura che suscita empatia, e il suo percorso di crescita, il legame che instaura con gli altri personaggi e il modo in cui affronta la corruzione del potere di sua madre adottiva, risultano più affascinanti e più facili da seguire rispetto a quelli di Xifeng.

Le relazioni nel secondo libro sono più realistiche e ben sviluppate, in particolare quella che si sviluppa tra Jade e il suo alleato, un rapporto che si evolve da una sincera amicizia a un amore genuino e rispettoso. La “found family” (famiglia trovata) e l’amore materno sono temi centrali e toccano corde emotive più profonde rispetto alla freddezza di Forest of a Thousand Lanterns. L’elemento del viaggio per sconfiggere la tirannia di Xifeng e il ritorno di Jade alla sua terra natia offre non solo un terreno fertile per l’epicità, ma anche per l’autodeterminazione della protagonista.

La conclusione di Kingdom of the Blazing Phoenix è emozionante e soddisfacente, chiudendo la duologia in modo che i lettori possano finalmente sentirsi ricompensati dopo le difficoltà incontrate nel primo volume. Pur avendo avuto delle difficoltà con Forest of a Thousand Lanterns, molti lettori potrebbero trovare che il secondo libro giustifichi l’investimento nel continuare la serie, non solo per gli sviluppi narrativi ma anche per l’evoluzione che i personaggi principali subiscono.

In definitiva, la duologia The Rise of the Empress di Julie C. Dao rappresenta un esempio di come una serie possa evolversi, con il secondo libro che recupera ciò che il primo non ha saputo offrire. Se Forest of a Thousand Lanterns non è riuscito a soddisfare le aspettative di molti lettori, Kingdom of the Blazing Phoenix riesce a riscattarla, offrendo una lettura più coinvolgente e appassionante. La serie, sebbene non perfetta, offre spunti interessanti per chi ama le storie di redenzione, di lotta contro il male e di crescita personale, tutti temi universali che trovano spazio in un contesto fantastico ricco di mistero e magia. Se siete amanti delle fiabe oscure con un tocco orientale, questa duologia potrebbe essere un viaggio che vale la pena intraprendere.

80 anni di Principesse in mostra!

In occasione dell’80esimo anniversario dell’uscita nelle sale di “Biancaneve e i Sette Nani” (1937) WOW Spazio Fumetto – Museo del fumetto, dell’Illustrazione e dell’Immagine animata di Milano (Viale Campania 12), allestisce una mostra unica nel suo genere interamente dedicata alle Principesse Disney: Biancaneve, Cenerentola, Aurora, Belle, Ariel, Jasmine, Mulan, Pocahontas, Rapunzel, Tiana, Merida e altre beniamine come la regina Elsa e Anna.

In mostra disegni originali provenienti da importanti archivi e collezioni private, photo set, manifesti cinematografici, gigantografie, giochi, gadget, albi storici, fiabe sonore, video, spartiti di colonne sonore, fumetti, disegni originali e libri d’epoca che formano un percorso unico che porterà il pubblico nel magico mondo delle principesse, dei loro amici, dei loro nemici, dei loro principi e alla scoperta della genesi del loro mito, dai fratelli Grimm a Hans Christian Andersen, da Charles Perrault alle principesse vere che hanno qualcosa (e più di qualcosa) in comune con le nostre eroine! Grazie all’esposizione di preziosi materiali originali e video si potrà scoprire come nasce un film d’animazione e come sono cambiate le tecniche in ottanta anni, dai disegni a mano di “Biancaneve e i Sette Nani” al digitale di “Disney Frozen”, passando per le incredibili sperimentazioni di capolavori assoluti come “La Bella addormentata nel bosco”, “La Sirenetta”, “La Bella e la Bestia” e “Rapunzel”.

Per tutta la durata della mostra saranno organizzati incontri, laboratori didattici ed eventi. Si comincia con la rassegna cinematografica organizzata a partire dall’8 ottobre presso il Museo Interattivo del Cinema di Milano con la proiezione di “Biancaneve e i Sette Nani” (8/10), “Cenerentola” (15/10), “La bella addormentata nel bosco” (22/10) e “Disney Frozen – Il regno di ghiaccio” (29/10) per la promozione del progetto MediCinema e la raccolta fondi a favore della costruzione di un sala cinematografica nel complesso dell’Ospedale Niguarda di Milano.

 La mostra è realizzata grazie alla preziosa collaborazione di The Walt Disney Company Italia. Per info: http://www.museowow.it/

Dopo essersi affermato come uno dei maggiori produttori di cortometraggi d’animazione, grazie anche alla straordinaria invenzione di Topolino, Walt Disney decise di provare a realizzare qualcosa di mai tentato fino ad allora: un intero film completamente animato ispirato a una delle fiabe più popolari, Biancaneve. Il progetto, sviluppato fin dal 1934, diventò sempre più complesso e costoso. Gli animatori si trovarono per la prima volta a lavorare su complesse figure umane disegnate con uno stile realistico con continui cambiamenti alla storia e revisioni da parte di Disney in persona.
Battezzato “la follia di Disney” per il costo e lo sforzo produttivo, quando il film uscì nelle sale ottenne uno straordinario successo di pubblico e critica grazie alla perfetta commistione di umorismo, musica, romanticismo, avventura e perfino un pizzico di paura. Dopo il trionfale successo di “Biancaneve” il pubblico richiese a gran voce un seguito, ma Disney preferì tentare nuove produzioni altrettanto innovative, come “Pinocchio” e “Fantasia”. Per qualche anno, complice la Seconda Guerra Mondiale, il filone delle fiabe venne abbandonato per riprendere nel 1950 con “Cenerentola” e continuare con altri grandi successi. Fin dall’inizio la storia delle principesse si è sviluppata di pari passo con la storia dell’animazione e con gli straordinari accorgimenti tecnici che hanno reso possibili quei capolavori. Dal rivoluzionario stile grafico adottato ne “La Bella addormentata nel bosco” al cosiddetto “rinascimento disneyano” segnato da “La Sirenetta”, dai colossali successi de “La Bella e la Bestia” e “Aladdin” alla modernissima grafica computerizzata di “Disney Frozen”, ogni film è coinciso con importanti cambiamenti nello Studio Disney e nell’arte dell’animazione in generale. A tutto questo è dedicata la mostra Sogno e avventura: 80 anni di principesse nell’animazione Disney.

La mostra Sogno e avventura: 80 anni di principesse nell’animazione Disney propone un percorso variegato pensato per soddisfare sia il pubblico adulto che quello più giovane. Grazie a pannelli illustrati dedicati a ogni principessa sarà possibile scoprire la storia della sua genesi, dalla fiaba originale all’adattamento Disney con particolare attenzione alle differenze più significative. Preziosi volumi provenienti dall’archivio della Fondazione Franco Fossati mostrano autentici capolavori come le stampe di Gustave Doré pubblicate nel XIX secolo per illustrare un prezioso volume dedicato alle fiabe di Charles Parrault. Per scoprire come venivano raffigurate Belle, Aurora, Cenerentola prima che si imponesse lo stereotipo disneyano, cosi come l’esotico Aladdin (Aladin in francese) illustrato da Albert Robida nei primi anni del Novecento fino alle citazioni che molti illustratori, anche all’estero, non hanno potuto evitare come nei libretti di fiabe degli anni Cinquanta che ci mostrano personaggi completamente diversi ma con innegabili ispirazioni disneyane.

Dal 1937 a oggi gli animatori Disney hanno sempre dato vita alle principesse facendo ricorso alle più avanzate tecniche d’animazione, arrivando spesso a vere e proprie sperimentazioni come avvenne nel caso de “La Bella addormentata nel bosco” la cui lavorazione durò ben otto anni. Seguire le nostre eroine da Biancaneve alla regina Elsa significa quindi fare un viaggio all’interno della storia dell’animazione: si parte dal rotoscopio grazie al quale nel 1937 i disegnatori ricalcavano i personaggi riprendendo attori veri al fine di rendere più credibili i movimenti dei personaggi fino alle recenti tecniche digitaliche hanno permesso la realizzazione della folta chioma di riccioli rossi ribelli che rende simpaticissima Merida, protagonista di “Ribelle – The Brave” o il ghiaccio in “Disney Frozen”. Tutto passando attraverso la sperimentazione della prima “principessa a tecnica mista”, ossia Belle in “La Bella e la Bestia”, primo film con una principessa a impiegare la grafica computerizzata per la celebre scena del ballo, oppure il ritorno artistico all’animazione tradizionale sfoggiato per Tiana in “La Principessa e il Ranocchio”. L’evoluzione tecnica viene spiegata da pannelli illustrati e video con i making of dei vari film. Non solo: grazie alla preziosissima collaborazione del museo AniMa e Accademia Nemo di Firenze si potranno ammirare pezzi davvero unici come disegni originali realizzati nel 1937 per la lavorazione di “Biancaneve e i Sette Nani”, uno story board originale realizzato per “La Bella e la Bestia” (per spiegare che un film viene prima disegnato quasi a fumetti e poi realizzato in animazione) e perfino alcuni schizzi originali che mostrano Belle e la sirenetta Ariel ancora in fase di studio, non ancora perfettamente disegnate in quello che è il loro aspetto definitivo.

Grande spazio è dedicato alla celebrazione del film “Biancaneve e i Sette Nani” che compie ottant’anni. Oltre a preziosi disegni originali realizzati nel 1937 per la lavorazione del film, viene esposto un rarissimo manifesto cinematografico del 1938 proveniente dalla collezione di Giovanni Bonifacci e i giornali americani dell’epoca che promuovevano l’uscita del film pubblicando le strisce della versione a fumetti disegnata da Hank Porter, autore del quale si potrà ammirare anche un prezioso originale prestato da Andrea Rinaldi. Sono esposti inoltre le tavole originali delle storie a fumetti “Biancaneve e Verde Fiamma” e “I Sette Nani e il trono di diamanti”, che il grande Romano Scarpa disegnò negli anni Cinquanta, illustrando nuove vicende per Biancaneve e i suoi amici, veri e propri seguiti alla storia del film. E poi le numerose edizioni con cui il film ha raggiunto le case di tutto il mondo, dai rari Super 8 da proiettare ai blu-ray, fino alle versione sonore su disco e libri illustrati provenienti dalla grande collezione di Nunziante Valoroso. E non mancherà un giochino che invita i visitatori a ricordare a memoria tutti i nomi dei Sette Nani… tanto uno manca sempre!

Ognuna delle principesse sarà rappresentata da un oggetto iconico e da una gigantografia con cui si potranno scattare foto ricordo, così come all’ingresso sarà presente un photo set davvero speciale: un vero trono su cui ci si può sedere sullo sfondo di un autentico palazzo da favola per sentirsi principessa almeno per un giorno. Pannelli illustrati racconteranno anche gli amici di ogni principessa, dai topini di Cenerentola alla tigre di Jasmine, dai Sette Nani al simpatico draghetto Mushu amico di Mulan, dalle tre fatine “zie” di Aurora al coccodrillo jazzista Louis che accompagna Tiana. Spazio anche ai mitici villains: Grimilde, la matrigna, Malefica, Gaston, Ursula, Jafar, Madre Gothel, Dr. Facilier, il governatore Ratcliffe e altri. Così come non manca un approfondimento sull’altra metà del cielo, ossia i principi: da quello senza nome che risveglia Biancaneve al prode Filippo che salva Aurora, dallo scapestrato Flynn Rider che ruba il cuore di Rapunzel al bel Principe Azzurro di Cenerentola, fino ai simpatici “principi consorti” Aladdin e Kristoff, il rude venditore di ghiaccio che ruba il cuore di Anna, sorella di Elsa, in “Disney Frozen”… con l’eccezione della ribelle Merida perché lei, da vera ribelle, il principe non ce l’ha! E poi approfondimenti dedicati a temi ricorrenti come i baci, i vestiti e tanto altro ancora.

E siccome in ogni favola c’è sempre un po’ di realtà e nella realtà c’è sempre un po’ di favola, soprattutto quando ci sono di mezzo le principesse, le protagoniste della mostra sono stata abbinate ad alcune principesse vere che somigliano loro per carattere, aspetto fisico o posizione dinastica: la mitica principessa Sissi, ad esempio, non si tagliò mai i capelli proprio come Rapunzel, Cleopatra fu portata al cospetto di Cesare avvolta in un tappeto proprio come Aladdin viene portato da Jasmine sul simpatico tappeto volante. La principessa di Monaco Charlène è stata campionessa di nuoto facendo innamorare il principe Alberto uscendo dall’acqua, proprio come Ariel strega il simpatico principe Eric, sovrano di un piccolo regno sul mare che ricorda tanto Monte-Carlo. E tante altre da scoprire.

Numerosi anche i giocattoli e i gadget, d’epoca e moderni, esposti lungo il percorso, partendo da un rarissimo gioco in scatola dedicato a “La Bella addormentata nel bosco”(collezione Little Nemo), dischi in vinile con le fiabe recitate e altri oggetti da collezione fino alle ultimissime proposte da Disney Store. Saranno esposte anche le ultime proposte Hasbro Italyche ha recentemente reinterpretato l’aspetto estetico delle Principesse Disney rendendo le giovani protagoniste dei kolossal delle bellissime fashion doll per giocare, ma anche da collezionare.

Grazie alla collaborazione del Gruppo LEGO saranno anche esposti alcuni set della linea LEGO® Disney: “Il castello incantato di Belle”, “La festa al castello di Arendelle”, “La serata incantata di Cenerentola” e “Il magico castello di ghiaccio di Elsa”.

BrianzaLUG, l’associazione che raduna gli appassionati LEGO, porterà alcune creazioni originali a tema tutte da scoprire realizzate con migliaia di mattoncini tra cui una torre di Rapunzel alta più di un metro e mezzo costruita con 15000 pezzi da Silvio Giovetti, autore anche del magnifico castello ghiacciato di Elsa e della scarpina di Cenerentola. Saranno esposti anche opere di Silvia Grillo e Federico Margutti.

Un viaggio incredibile che porta il pubblico in un mondo di magia, avventura e divertimento con uno sguardo alla storia dell’animazione in compagnia di Biancaneve, Cenerentola, Aurora, Belle, Ariel, Jasmine, Mulan, Pocahontas, Rapunzel, Tiana, Merida, Elsa e Anna.

Biancaneve contro la Strega Maliziosa: un fumetto scandaloso che ha scosso gli anni ’70

La celebre fiaba di Biancaneve, resa iconica da Disney quasi 80 anni fa, è ben nota a tutti. Tuttavia, la versione disneyana è molto più dolce rispetto alla vera favola originale dei fratelli Grimm, che metteva in mostra il lato oscuro e crudele dell’epoca in cui è stata scritta, all’inizio dell’Ottocento. Niente uccellini che cantano con i cuccioli di cervo o sette nani felici. Al contrario, la strega cattiva ordina al cacciatore di portarle il fegato e i polmoni della ragazza per cenare. In altre versioni, i nani costringono la strega a ballare indossando scarpe di ferro incandescente, fino alla morte.

Ma una versione ancora più distorta della fiaba è stata presentata da Edifumetto negli anni ’70, con “Biancaneve contro la Strega Maliziosa”. In questo albo erotico, la Strega Maliziosa incarica l’orribile orco di abusare di Biancaneve, sarà però il bellissimo Uomo Uccello a cambiare il destino di Biancaneve, dopo che persino il Signore dei Serpenti e l’Uomo Cavallo avevano fallito miseramente nel loro tentativo.

Nel frattempo, la regina tenta di sedurre il Principe azzurro, ma lui rifiuta ogni avance, determinato a concedersi solo alla dolce Biancaneve. La giovane non ha più ostacoli sul suo cammino, né da Robin Hood, né tantomeno dai Sette Nani. Sì, ci sono anche loro nel fumetto, anche se hanno nomi un po’ più particolari rispetto all’originale. Montolo, Brutolo, Anulo, Occhiolo, Segolo, Chiappolo e Masoccolo sono i loro nomi, e ognuno riflette il loro carattere peculiare.

Questo fumetto sexy-soft di Biancaneve appartiene allo stile classico che potrebbe oggi far sorridere, ma che rappresenta gli inizi di quel genere che negli anni successivi avrebbe portato al nero-horror-porno. Una tipologia che ha avuto inizio alla fine degli anni ’60 e nei primi anni ’70. Renzo Barbieri e Rubino Ventura, gli ideatori del fumetto, hanno creato una situazione sexy-grottesca, mettendo insieme stratagemmi dopo stratagemmi, con dialoghi talvolta spaventosi e un uso smodato di gerundi. Anche i disegni di Leone Frollo sembrano frettolosi e sono limitati da una rigida griglia di riquadri fissi, tutti uguali. Tuttavia, è innegabile l’importanza storica di quest’opera nell’evoluzione e nella diffusione del fumetto, così come il suo valore commerciale per l’epoca delle storie contenute.

Disney: il grande successo e gli ultimi anni

Continua il nostro speciale su Walt Disney, e dopo aver parlato della sua “nascita creativa“, il consolidamento dei Walt Disney Studios, e il suo più grande progetto (Disneyland), ora vi racconteremo il finale di questa splendida storia.

Era passato un decennio dallo straordinario evento di “Steamboat Willie”, i cartoni parlanti e quelli a colori non stupivano più da un pezzo. Chi segue Disney sa che la sua longevità è data da tecnica e qualità del prodotto. Disney amava però arrivare prima degli altri e di conseguenza inventare cose nuove.  Nonostante gli studi continuino a produrre cortometraggi a un ritmo forsennato, i guadagni sono appena soddisfacenti e non producono veri e propri utili. Walt decide allora di produrre un lungometraggio ispirandosi a un film muto visto da bambino: “Biancaneve”, con Maguerite Clark, siamo nel 1934 (la prossima settimana uno speciale di Corrierenerd sul primo lungometraggio Disney).

Il primo lungometraggio d’animazione fu un enorme successo, mentre il secondo, “Pinocchio”, nonostante avesse tutte le carte per esserlo, non ebbe successo. Ancora una volta Walt, che voleva che questo lungometraggio dovesse essere straordinario, mise i costi in secondo piano, questa fu di fatto la pellicola più costosa della storia. Durante la produzione si contava, ovviamente, su una distribuzione su scala mondiale, ma l’uscita nel Febbraio 1940 la rese impossibile. Il mondo era in guerra e la gente aveva altro a cui pensare. Il 13 Novembre 1940 uscì anche “Fantasia” e fu il disastro totale! Tutto ciò che a Disney pareva geniale non piacque nè al pubblico nè alla critica. A questo punto ricordiamo che la produzione di un cartoon ha dei costi altissimi e anche quando i cinema si riempiono di gente, ci vuole tempo per rientrare dei costi. “Fantasia” ha un mare di effetti speciali, un’orchestra sinfonica, un migliaio di persone che ci hanno lavorato, dunque uno sproposito in termini economici. In più Disney aveva voluto e ottenuto dai suoi tecnici (Ub in testa) un innovativo sistema sonoro. Ragazzi, hanno inventato il suono stereofonico! Gran cosa, ma chi se ne sarebbe accorto se le sale non erano attrezzate? Walt cercò degli accordi per le installazioni, ma alla fine le spese furono tutte a carico della Walt Disney Production, il che aumentò il deficit. Questo avveniva mentre i dipendenti erano irrequieti. Che momenti. Il tempo avrebbe dato ragione a Walt, il suo folle progetto di unire immagini e musica in un concerto creò dapprima uno dei momenti più difficili della storia Disney, poi uno dei suoi capolavori assoluti. Disney precorreva i tempi.

Lo straordinario lavoro degli artisti che crearono “Biancaneve”, “Fantasia” e tutti i prodotti della “Factory” di Walt era uno dei vanti dell’azienda, ma spariva sotto la sigla “Walt Disney Presents” all’inizio dei film. Lo stipendio di un animatore, di un inchiostratore o di chiunque desse un contributo alla nascita di una pellicola era molto basso. Questo era motivo di discussioni all’interno degli Studios. Le voci che arrivavano all’orecchio di Disney non erano ascoltate. Secondo lui tutto andava bene così come era. Successe però che le voci si coalizzarono, cominciarono ad avere dei volti, dei nomi. I sindacati entrarono nel regno di Walt trovando terreno fertile. Dopo anni di parole si passava ai fatti. Si era giunti alla guerra, iniziando con azioni di disturbo alla prima di “Pinocchio” e ancora di più a quella di “Fantasia”. Il 28 Maggio 1941 la Disney affrontò lo sciopero che avrebbe cambiato la sua storia e, secondo alcuni, quella dell’animazione in genere. Furono giorni bui. Disney perse più volte la calma in pubblico. Davanti ai cancelli degli Studi di Burbank c’erano centinaia di persone con i picchetti, molte più di quelle che lavoravano per Walt. La faccenda era grossa. Gli scioperanti chiedevano cose legittime come la presenza ufficiale e libera di un sindacato nell’azienda, aumenti salariali, riconoscimenti per il lavoro, impossibilità di licenziare a piacimento, etc… Walt riteneva che i dipendenti fossero una vera e propria famiglia. Allora perché lasciare che una famiglia fosse regolata dall’esterno? Quindi di sindacati neanche a parlarne, e senza sindacati tutto il resto non esisteva. Non se ne veniva a capo. Alla fine, grazie a Roy Disney, lo Studio cedette e lasciò da parte le sue posizioni più dure, scendendo a patti con gli scioperanti. Walt era stato diplomaticamente allontanato dalla California e quindi non potè opporsi alla firma di Roy. Il 9 Settembre lo sciopero finì. Walt era profondamente deluso e amareggiato per la “perdita” dello Studio. Secondo alcuni critici non raggiunse più le vette artistiche di “Biancaneve”, “Pinocchio” e “Fantasia”.

Nel 1940 Disney era diventato informatore ufficiale dell’FBI. Conosceva da anni J. Edgar Hoover che la dirigeva e quell’anno strinse con lui un accordo. Si dice che questa fu un’arma con cui Disney si vendicò degli scioperanti. Si era aperta la guerra ai comunisti e l’accusa di un informatore ufficiale poteva stroncare una carriera. Fu davvero così? O è una voce di chi non amava Disney? Mistero!A un anno da dimenticare sul piano lavorativo, Walt dovette aggiungere anche un lutto: nel 1941 suo padre venne a mancare mentre lui era lontano.

“Pinocchio” non rientrò delle spese, “Fantasia” meno che mai, in più lo sciopero e il lutto familiare. Povero grande Walt Disney.Negli anni a seguire la vita artistica e privata di Walter Elias Disney si assestò. Negli anni quaranta si produssero diversi classici e anche qualche semi-sconosciuto film d’animazione di lunga durata. Se “I Racconti Dello Zio Tom” è splendido, “Musica Maestro” e “Lo Scrigno Delle Sette Perle” sono prodotti piuttosto ordinari. “Bambi” è un capolavoro, ma ci sono voluti anni prima che iniziasse a guadagnare qualcosa.Alcuni prodotti furono dettati dalle circostanze. Era in atto la seconda guerra mondiale quando il governo americano chiese a Walt di realizzare qualcosa volto a cercare simpatie nell’America del Sud (offrendosi di pagarne i costi); è la genesi di “Saludos Amigos” e “I Tre Caballeros”. Ma il più grande e rivitalizzante successo dai tempi di “Biancaneve” arrivò nel 1950 con “Cenerentola”. Un’altra favola classica, ancora tanta musica splendida. Un film ispirato. Il 1950 è anche l’anno di una svolta importante, dato che esce “L’Isola del Tesoro” il primo film interamente girato dal vivo, senza nessuna sequenza in animazione. Una pazzia! Ma di nuovo ebbe ragione lui.

“Alice nel Paese Delle Meraviglie” e “Peter Pan” ebbero un riscontro limitato (in relazione ai costi). Così anche “Lilli e il Vagabondo” che uscì nel 1955, un anno fondamentale nella storia della Disney non solo per questo film, infatti il 17 Luglio 1955 prese vita un altro dei cosiddetti deliranti sogni di Walt: fin da quando le sue figlie erano bambine e lui le accompagnava nei parchi, Walt iniziò ad immaginare un luogo dove i bambini potessero giocare, i grandi tornare bambini, dove tutto fosse pulito e perfetto. Tutto questo era già nei suoi film, ma non era possibile creare un posto così? Negli anni ’50 Disney cedette alle lusinghe della TV, che aveva sempre respinto, per finanziare quell’idea.

Si mise di nuovo contro tutto e tutti per rischiare di buttare tutto all’aria. Roy non voleva, le banche non volevano. Ma lui voleva e niente poteva fermarlo. Nel 1955 aprì finalmente “Disneyland” ad Anaheim in California. [leggi l’articolo su Corrierenerd.it]

Il 1959 è l’anno de “La Bella Addormentata nel Bosco”, un insieme di elementi classici quali re, regine, principi, principesse, fate, streghe e draghi, arricchiti da uno dei personaggi cattivi più affascinanti di tutta la storia Disney, un’entusiasmante sequenza finale, animazioni ormai perfette, ottimi momenti musicali tratti dichiaratamente da Tchaikowsky. Il più fiabesco dei film Disney fu….. un fiasco totale!!! La strada percorsa è quella di “Fantasia”: un film costosissimo e poca gente interessata a vederlo. Se mi si concede un parere personalissimo….. ROBA DA MATTI!!! “La Bella Addormentata” è il mio classico preferito non ci trovo nulla che sia meno che splendido. Credo che sia un altro film uscito troppo presto. Lo dimostra il fatto che oggi è uno dei prodotti Disney più celebrati..

Col flop (incredibile) de “La Bella Addormentata” siamo arrivati agli anni sessanta. Disney ormai non seguiva più con troppa attenzione le produzioni animate, gli interessava di più occuparsi di Disneyland dato che non era mai terminata. Un film non si può toccare una volta uscito nelle sale, un parco, invece si lascia continuamente modificare, si possono aggiungere o togliere attrazioni in ogni momento. In questi anni Walt è finalmente ricco. Lui non aveva mai cercato la ricchezza, ma una oculata gestione dei guadagni del parco si tramutò in denaro sonante. L’azienda era libera dalle banche per la prima volta da anni.

“La Carica dei 101” e “La Spada Nella Roccia” erano a detta di Walt solo abbozzi, i disegni erano troppo semplici, ma uscirono così. E piacquero. Walt sentiva il bisogno di dimostrare a chi aveva seguito i film degli esordi che lui era ancora Walt Disney, sentiva il bisogno di creare qualcosa che conquistasse le nuove generazioni. Sentiva il bisogno di dimostrare a sé stesso chi era. A quel tempo era in corso una lunga trattativa con Pamela Lyndon Travers, autrice di una serie di libri per l’infanzia con protagonista una tata volante…

Walt Disney si recò di persona dalla Travers per sbloccare le trattative. Ci riuscì. Questo successo lo rivitalizzò facendolo tornare quello di un tempo. Walt tornò a dirigere tutti gli stadi produttivi con un entusiasmo che non provava da anni. Mise parola sulla sceneggiatura, sul cast, sulle musiche, persino sugli arredamenti che sarebbero apparsi nel film. Stava nascendo “Mary Poppins”, una cartolina del mondo di Walt.
Fu Walt stesso a pretendere che la magica governante avesse il volto di Julie Andrews. La Andrews in un primo momento rifiutò preferendo il ruolo di Eliza Dolittle in “My Fair Lady”. Il caso volle che quella parte venisse invece affidata, a sorpresa, a Audrey Hepburn. Julie Andrews divenne allora Mary Poppins.

Secondo alcuni, in questo film c’è tanto di Disney, delle sue emozioni, dei suoi ricordi. Ma quello che interessa al pubblico dei fan di Walt è che “Mary Poppins” fu non solo un grande successo, ma il più grande successo che la Disney avesse mai conosciuto. Tutto quello che Disney intendeva dimostrare con questo film, lo dimostrò. Era sempre lui, era sempre grande.

“Mary Poppins” uscì il 28 Ottobre 1964. L’anno seguente si mise in produzione un film d’animazione tratto dal romanzo di Rudyard Kipling “Il Libro della Giungla”. Disney non lo seguì granchè, di nuovo tornò a pensare che il suo Studio, ormai, camminava da solo. Tornò all’idea dei parchi a tema pensando di crearne un secondo ad Orlando in Florida e ne pose in effetti le basi, ma il tempo stringeva. Purtroppo.

Nel 1965 si cominciò a lavorare al “Libro della Giungla” e al parco di “Walt Disney World”. Disney presenziava ancora con piacere alle cerimonie che si organizzavano in suo onore, ma ormai erano per lui una fatica enorme. Il fisico era debilitato. Nel 1966 una serie di esami rivelò la presenza di noduli nei polmoni. Il 7 Novembre Walt Disney venne ricoverato al Saint Joseph Hospital, che si trova proprio davanti ai suoi Studios. Gli venne asportato un polmone. Non si poteva fare di più.

Walt tornò a casa, ma a fine mese un grave malore lo riportò in ospedale. Dalla sua stanza poteva vedere gli edifici della “Walt Disney Production”, il centro del suo impero. Roy Disney aveva dato disposizioni perché si lasciassero le luci accese di notte, così che Walt vedesse il simbolo di tutta la sua vita. Si fece così anche la sera del 14 Dicembre. La mattina del 15 Dicembre 1966, un collasso cardiocircolatorio pose fine alle sofferenze e ai sogni di Walter Elias Disney Junior, in arte Walt Disney.In tutto il mondo si diede grande risonanza alla notizia. Si ricorda spesso il commento del governatore della California, il futuro presidente Ronald Reagan: “Da oggi il mondo è più povero”.

L’animazione tradizionale a mano, con cui Walt Disney ha costruito il successo della sua società, non è più praticata negli studi di Walt Disney Feature Animation. Dopo un periodo di lungometraggi animati tradizionali deludenti dal punto di vista finanziario alla fine degli anni Novanta, all’inizio del nuovo millennio sono stati chiusi i due studi satelliti a Parigi e a Orlando e gli studi di Burbank sono stati convertiti in uno studio di animazione di ultima generazione. Nel 2004, la Disney ha prodotto il proprio ultimo film lungometraggio con animazione tradizionale: “Mucche alla riscossa”. Gli studi DisneyToon in Australia continuarono a produrre film a basso costo con animazione tradizionale, soprattutto i seguiti dei vecchi successi; nonostante ciò sono stati chiusi alla fine del 2006. A partire dal 2009 tuttavia, la Walt Disney ha annunciato l’intenzione di riproporre nei cinema i vecchi film in animazione tradizionale, portando avanti comunque i progetti di animazione computerizzata, indipendenti dalla Pixar.

Lucifera: la demone erotica italiana

Beh, preparatevi a immergervi nel mondo folle e perverso di Lucifera, una succube demoniaca che fa di tutto per combattere le forze del bene, con un tocco di erotismo (e un sacco di macabro umorismo)! Questa demonessa dalla vita movimentata è spesso trovata in visita all’Inferno, godendo dello spettacolo di tormenti e sofferenze inflitte ai poveri disgraziati. Ha una predilezione per le avventure bollenti e fa di tutto per lasciarsi coinvolgere in situazioni esplicite (sempre con una vena comica, per carità!).

Una delle scene più celebri vede Lucifera impegnata in un rapporto orale con niente meno che il diavolo in persona. Siamo sicuri che dovrebbero creare una medaglia per questa straordinaria performance! Ma attenzione, perché non mancano sadomasochismo, esecuzioni, impalamenti e squartamenti nel suo repertorio. E non dimentichiamo il momento emozionante in cui viene assalita sessualmente da un ragno gigante. Eh sì, Lucifera è tutto tranne che noiosa!

Il tutto si svolge in una fantastica ma violentissima Europa medievale, dove streghe, cavalieri e draghi a tre teste popolano il paesaggio. Beh, che dire? Non c’è il rischio di annoiarsi, di certo!

Lucifera è il personaggio principale di una serie di fumetti omonima pubblicata in Italia tra il 1971 e il 1980. Ma non finisce qui, perché questa affascinante demonessa ha conquistato anche il pubblico francese con la sua serie pubblicata dal 1972 al 1980.

Ciò che rende Lucifera così speciale è il mix di erotismo e horror che la caratterizza. È un personaggio che affascina e incuriosisce, grazie al talento di artisti come Leone Frollo, Edoardo Morricone e Tito Marchioro, che hanno dato vita alle sue avventure strabilianti e trasgressive.

Questa affascinante creatura fa parte di una generazione di personaggi femminili erotici, violenti o sadici che hanno dominato il panorama dei fumetti italiani degli anni ’70. Alcuni nomi da ricordare sono Isabella, Jacula, Zora la vampira, Maghella, Biancaneve, Vartàn e Sukia. Si potrebbe quasi dire che hanno trasformato il genere nero/erotico in una vera e propria industria!

 

Disney: origine, anni ’90, scenari futuri

Fermarsi a riflettere sul mondo Disney vuol dire entrare a far parte di un universo di suggestioni a cui è impossibile resistere. Non solo castelli e fate, principi e incantesimi: i personaggi che animano fantasia e realtà di generazioni e generazioni di bambini (e non solo…) esprimono la loro universalità nella semplicità, nel tratteggiare le emozioni più pure con immediatezza,

Eppure i sentimenti comunicati riescono a non oltrepassare mai i confini del mieloso buonismo, a guidare i pensieri attraverso una dolcezza mai banale e scontata ma, al contrario, ricca di valori essenziali nell’esistenza di chiunque.
È probabilmente questo il segreto dell’universalità assoluta dei lungometraggi cinematografici Disney: riuscire ad entrare in contatto con i bisogni più profondi dell’animo umano, di qualunque età e provenienza sociale o fisica sia.
Se volessimo ripercorrere la memoria storica dei film d’animazione Disney, ci accorgeremmo che la gran maggioranza di questi è composta in realtà da rielaborazioni di fiabe o opere letterarie già conosciute al grande pubblico: non è certamente casuale se il primo lungometraggio d’animazione prodotto da Walt Disney fu “Biancaneve e i sette nani”.

Correva l’anno 1937 e il grande Walt dovette combattere faticosamente in prima persona per riuscire a portare sui grandi schermi un prodotto in cui probabilmente era l’unico a credere. I costi stratosferici per la realizzazione di un film completamente creato con disegni a mano (il produttore giunse a dover ipotecare la propria casa per sostenere le spese) e il rischio della revisione di una trama famosa come quella dei fratelli Grimm, giustificarono i critici che bollarono preventivamente il film come “la pazzia di Disney”.  Ciò che invece gli stessi critici non avevano previsto fu lo straordinario entusiasmo che accolse il film e che permise a Disney di vincere uno speciale Oscar per la “significativa innovazione che ha affascinato milioni di persone ed è pionera in un nuovo grande campo dell’intrattenimento” (curiosità: contestualmente all’Oscar di dimensioni standard, a Disney ne furono consegnati altri sette in miniatura!). Ciò che sorprende di più dello straordinario successo di “Biancaneve” è la sua continuità nel tempo, paragonabile ad una tradizione, ad un gioiello di famiglia tramandato di generazione in generazione, quasi un topos educativo al quale nessun genitore rinuncia nel proporre ai propri bambini, straordinario esempio qual è della vittoria del bene sul male: come non riconoscere a Disney la grandezza nel riuscire a proporre una visione manichea e immediatamente identificabile nel sistema dei personaggi?

Bene conto Male, Bontà contro Cattiveria, Verità contro Bugia: è questo lo standard entro cui i film Disney percorreranno l’intero arco della loro esistenza, standard cui non hanno ancora rinunciato e che continua ad essere ragione del loro successo.
Non solo diffusione di bontà nelle intenzioni di Disney, però: i suoi sono, da sempre, straordinari successi commerciali, ed egli fu il primo ad intuire le grandi potenzialità economiche della costruzione di un vero e proprio Impero della Fantasia. Di nuovo, “Biancaneve” è l’esempio più lampante: durante il periodo della Seconda Guerra Mondiale, nel 1944, la riedizione del film fu distribuita per aumentare le entrate dello studio Disney. Quel momento inaugurò la consuetudine di ridistribuire i film Disney ogni sette anni, geniale intuizione di Walt che capì (ed invogliò di conseguenza) la propensione a considerare il lungometraggio, conosciuto in età infantile, un oggetto transgenerazionale.
Il dominio Disney, incontrastato fino agli anni ’90, raggiunge il culmine del successo con la tripletta “La Bella e la Bestia” (1991), “Aladdin” (1992) e “Il Re Leone” (1994).

Proprio quest’ultimo è il film esempio del rinnovamento che la Walt Disney ha saputo mettere in atto attraverso i tempi, pur rimanendo entro i canoni della propria tradizione.

È durante gli anni Novanta, infatti, che si assiste al principio dei cambiamenti che hanno condotto alla rivoluzione digitale nel cinema d’animazione: i “cartoni animati” vecchio stile, realizzati completamente a mano, lasciano spazio alla computer graphics che propone effetti speciali, sceneggiature più realistiche e suggestive, un complessivo avvicinamento alla realtà fotografica che stupisce lo spettatore, pur nella consapevolezza della finzione digitale. “Il Re Leone” segna un punto di svolta della Disney per più di un motivo: innanzitutto si tratta di un film la cui trama, originale, affronta temi molto “forti” (il leoncino Simba perderà suo padre Mufasa, re della foresta, e il perfido zio Scar inculcherà in lui un senso di colpa per la sua morte, spingendolo alla fuga da casa) ma attraverso le modalità proprie dei lungometraggi Disney, con la consueta delicatezza e chiarezza nel tratteggiare il sistema dei personaggi, tanto da far capire immediatamente che la morte del papà buono e forte è da attribuire esclusivamente al Male, rappresentato da Scar, e non all’innocente cucciolo Simba (che evidentemente rappresenta la Giustizia, tanto che ritornerà, adulto, e ristabilirà l’ordine nel suo regno). Per quanto riguarda le tecniche di animazione, nel film è usata la grafica digitale per le ambientazioni, tutte svolte in vari punti della foresta, che risultano essere spettacolari e molto più veritiere di quanto sia possibile realizzare “artigianalmente”.

Da questo momento in poi, la Disney non abbandonerà più la computer grafica, intuendo il potenziale di attrattività della nuova tecnica. Esempio lampante ne è la collaborazione attuata con la Pixar (seppur con rispettiva diffidenza da parte del CEO della Disney, Eisner, e di quello della Pixar, Jobs): prodotto della collaborazione risulta essere “Toy Story” (1995), primo film d’animazione realizzato completamente in computer grafica, sviluppato dalla Pixar attraverso il software “Render Man” e distribuito dalla Disney. È attraverso questa fruttuosa collaborazione che la Disney attraversa gli anni Novanta proponendosi ancora come protagonista di quel settore –l’animazione- che da sempre la vede leader e pioniera: seguiranno altri film, fino ai capolavori “Alla ricerca di Nemo” (2003) e “Gli incredibili” (2004) entrambi vincitori del premio Oscar come Miglior Film d’Animazione.

“Cars” (2006) rappresenta l’ultimo straordinario film realizzato attraverso la collaborazione Disney – Pixar, la cui trama ricalca la ricerca di buoni sentimenti Disney, l’amicizia vera in contrapposizione al  mero successo individualistico: in un momento in cui anche la vita reale scorre veloce come le gare a cui partecipa l’automobile protagonista, Saetta Mc Queen, l’attenzione viene richiamata sulla necessità di fermarsi a riflettere su ciò che è davvero importante… e può esserlo soltanto la scoperta di sentimenti autentici.
Siamo già nel futuro. Il cambiamento si è concretizzato e segna il percorso da seguire.
È del 2006 l’acquisizione della Pixar da parte della Disney attraverso un’operazione da 7 miliardi e mezzo di dollari: è ormai, a tutti gli effetti, il più grande studio d’animazione del mondo (di cui Jobs è il maggior azionista individuale).
Il giro d’affari Disney continua ad essere in rialzo e non conosce sosta, a dimostrazione e conferma di come il capostipite Walt abbia centrato per primo le opportunità e la necessità di combinare insieme i bisogni di evasione con quelli di rassicurazione sui valori giusti da seguire, consentendo a chiunque lo voglia di entrare in un sogno nel quale si avrà sempre voglia di tornare. Non si deve,infatti,  dimenticare che Disney non è “solo” fumetti ed animazione, ma anche parchi tematici, veri e propri non luoghi nei quali il sogno si può toccare con mano, provando un’esperienza  360 gradi a cui è difficile resistere.

È del 1955 l’apertura di “Diseyland” ad Anaheim, in California, a cui seguiranno il “Walt Disney World” ad Orlando (Florida) nel 1971, fino a sbarcare in Europa, a Parigi, con l’ “Euro Disney Resort” nel 1992 (rinominato “Disneyland Resort Paris” nel 2002, ad indicare l’intera area comprendente anche il nuovo parco “Walt Disney Studios”). Né sono da sottovalutare i prodotti di consumo a marchio Disney, ormai vero e proprio brand garanzia di successo, distribuiti anche in esclusiva nei  Disney Store europei, e le collaborazioni con altri importanti brand nella realizzazione di merchandising.
A distanza di quasi settant’anni dall’assegnazione dell’Oscar a “Biancaneve”, è chiaro come mai motivazione fu più azzeccata nonché estendibile all’intero impero sviluppato dalla Disney fino ai giorni nostri:  ricerca continua di innovazione,  che affascina (forse ancor più di prima) milioni di persone, pioniera nell’intrattenimento.

 

di Federica Verrelli