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“Honey Don’t!”: Ethan Coen torna dietro la macchina da presa con una dark comedy tra detective, sette e colpi di scena

Siete pronti a tuffarvi in un mondo di investigatrici private irriverenti, chiese misteriose, culti oscuri, battute taglienti e atmosfere pulp che sembrano uscite direttamente da un sogno bizzarro a metà tra Twin Peaks e The Big Lebowski? Bene, allacciate le cinture, perché Ethan Coen – sì, proprio lui, uno dei fratelli Coen – è tornato con Honey Don’t!, il suo nuovo film da regista “solista”, secondo capitolo della sua personale trilogia di lesbian B-movie iniziata con Drive-Away Dolls. Il titolo è un’esclamazione, una provocazione, ma anche un avvertimento: Honey Don’t! è molto più di una semplice commedia con sfumature noir. È una dichiarazione d’intenti. Una piccola bomba narrativa pronta a esplodere tra le mani degli spettatori, tra risate scomode, misteri inspiegabili e personaggi così sopra le righe da risultare irresistibili.

Un’indagine a Bakersfield, tra auto mortuarie e sermoni inquietanti

La protagonista assoluta è Honey O’Donahue, interpretata da una magnetica Margaret Qualley, che avevamo già visto in Drive-Away Dolls e in Povere Creature! di Yorgos Lanthimos. Honey è una detective privata di Bakersfield, California – un paesino dimenticato da Dio ma non dai segreti più torbidi. Quando una donna viene trovata morta, rinchiusa in un’auto come una reliquia sacra, Honey si ritrova invischiata in un’indagine che puzza di zolfo, incenso e cospirazione.

A far tremare le fondamenta della cittadina c’è una chiesa ai limiti del grottesco, guidata da Drew, un carismatico e perverso leader di setta interpretato da un Chris Evans lontanissimo dal suo iconico Captain America. Drew predica la sottomissione come grazia divina, ma viene presto smascherato mentre intrattiene rapporti peccaminosi proprio nella sacrestia. Una scena tanto assurda quanto memorabile, che mette in moto una catena di eventi dal sapore tarantiniano.

“Sei affascinante”, sussurra Drew tentando di sedurre Honey. Ma lei non è tipo da farsi incantare facilmente. “E non hai ancora visto l’enigma tatuato nel mio posteriore”, ribatte con tono tagliente. Boom. La detective è tutto fuorché convenzionale: irriverente, sexy, imprevedibile, un po’ come lo stile del film stesso.

Una squadra da sogno per una commedia pulp femminista

Accanto a Qualley, troviamo una scatenata Aubrey Plaza nei panni dell’agente MG, una poliziotta altrettanto fuori dagli schemi che decide di allearsi con Honey per portare alla luce la verità dietro le morti misteriose. La chimica tra le due attrici è pura dinamite. Se avete amato Plaza in The White Lotus o nel prossimo Megalopolis di Coppola, qui la troverete ancora più irriverente, cinica e affascinante.

Il cast è una vera chicca nerd: Charlie Day, reduce da Super Mario Bros – Il film, interpreta un detective tanto svampito quanto geniale; Billy Eichner, Gabby Beans, Talia Ryder, Don Swayze e persino Lena Hall arricchiscono l’universo variegato e bizzarro del film, che sembra una costellazione di archetipi ribaltati con una vena queer e anarchica che profuma di cinema indipendente e libertà creativa.

Ethan Coen e Tricia Cooke: una coppia, una visione

Alla regia troviamo Ethan Coen, questa volta senza il fratello Joel, ma con la moglie e collaboratrice di lunga data Tricia Cooke alla sceneggiatura e alla produzione. Honey Don’t! rappresenta il secondo capitolo di una trilogia che si muove tra i canoni del B-movie, ma li trasforma in un manifesto queer, pop e femminista. Un progetto iniziato oltre vent’anni fa e finalmente concretizzato dopo Drive-Away Dolls, che ha incassato 7,9 milioni di dollari e ha ridefinito il concetto di commedia strampalata con protagoniste lesbiche.

E non pensate che questo film sia solo un divertissement autoriale: Coen e Cooke hanno dichiarato di voler portare sul grande schermo storie che Hollywood ha sempre ignorato o trattato con superficialità. In Honey Don’t!, la sensualità, l’identità e la libertà femminile diventano strumenti di narrazione potenti, integrati con ironia e caos creativo in una storia che non lesina né sangue né doppi sensi.

Un debutto a Cannes e una data da segnare

Le riprese si sono svolte tra marzo e maggio 2024 ad Albuquerque, New Mexico, un setting perfetto per l’atmosfera desertica e allucinata del film. Il debutto mondiale avverrà in anteprima nella prestigiosa sezione “Midnight Screenings” del Festival di Cannes 2025, precisamente il 24 maggio, mentre l’uscita nelle sale americane è prevista per il 22 agosto 2025.

Ancora nessuna notizia sulla distribuzione italiana, ma da noi di CorriereNerd.it ci auguriamo ardentemente che un film così spudoratamente folle e originale trovi presto il suo pubblico anche da questa parte dell’oceano.

Perché “Honey Don’t!” potrebbe diventare un cult

Honey Don’t! non è solo un film da vedere, ma da vivere. Una corsa a rotta di collo nel cuore pulsante della cultura pop alternativa, dove ogni scena è una sorpresa e ogni battuta è un colpo ben assestato. È un omaggio ai film di serie B, ma anche un’ode all’emancipazione e all’irriverenza. È pulp, è queer, è assurdo, è Ethan Coen nella sua forma più sperimentale e spregiudicata.

E tu, sei pronto a lasciarti travolgere dal fascino ambiguo di Honey O’Donahue e dalla follia mistica di Drew? Non vediamo l’ora di sapere cosa ne pensi!

Hai già visto il trailer di Honey Don’t!? Cosa ti aspetti da questa nuova incursione di Coen nel mondo del B-movie queer? Faccelo sapere nei commenti qui sotto e condividi l’articolo sui tuoi social per far conoscere questo piccolo gioiello underground anche ai tuoi amici nerd!

Agatha All Along: la Serie Marvel che porta la magia Oscura e Mistero nel MCU

La serie Agatha All Along si è appena conclusa su Disney+, lasciando una scia di incantesimi, emozioni e sorprese che ha conquistato il cuore degli appassionati del Marvel Cinematic Universe. Dopo il successo di WandaVision, la scelta di approfondire la storia di Agatha Harkness, la strega carismatica e imprevedibile interpretata da Kathryn Hahn, si è rivelata audace e intrigante. Agatha All Along non è solo uno spin-off, ma un viaggio oscuro e personale che arricchisce l’universo Marvel con un tocco gotico e profondamente umano.

La serie, sviluppata da Jac Schaeffer e diretta da un team talentuoso che include Rachel Goldberg e Gandja Monteiro, inizia con Agatha bloccata a Westview, privata dei suoi poteri da Wanda e confinata in una vita banale. Il suo percorso parte proprio da qui, in uno scenario di quasi totale impotenza, con una donna che aveva sempre vissuto ai margini delle regole e che ora deve imparare a riconoscere la sua vulnerabilità. La storia prende forma quando Agatha decide di cercare una via di fuga dal suo limbo, intraprendendo un viaggio attraverso la mitica Strada delle Streghe, un luogo ricco di antiche leggende e pericoli nascosti. In questo cammino, incontriamo nuovi personaggi: un adolescente goth misterioso, William Kaplan, che potrebbe essere più di quel che sembra; alcune streghe alleate e un’intera congrega determinata a riportare Agatha sulla strada del potere e della conoscenza.

La Strada delle Streghe è un elemento cruciale della trama: rappresenta un’odissea, un pellegrinaggio magico e oscuro in cui Agatha deve affrontare sfide sovrannaturali e svelare i segreti più profondi della sua anima. Il mistero, infatti, non riguarda solo il recupero della magia, ma anche il passato oscuro di Agatha e la verità sulla sua identità. Ogni episodio aggiunge un tassello, giocando abilmente tra orrore e leggerezza, con una regia che si muove con naturalezza tra momenti ironici e atmosfere inquietanti. Agatha stessa è una figura complessa, al tempo stesso cinica e vulnerabile, e Kathryn Hahn riesce a interpretare questo dualismo con una maestria che raramente si vede nei personaggi del Marvel Cinematic Universe. L’ironia acida e l’imprevedibilità che caratterizzano Agatha diventano strumenti di sopravvivenza in un mondo che non sembra più volerla, e Hahn riesce a trasmettere ogni sfumatura di questa lotta interiore.

Uno degli aspetti più interessanti di Agatha All Along è l’equilibrio tra horror e commedia. Mentre altre serie Marvel esplorano l’azione e l’avventura, Agatha All Along si avvicina a un genere più raffinato, con atmosfere che ricordano i classici del gotico e dell’horror psicologico. Schaeffer, già nota per la sua narrazione multilivello in WandaVision, qui propone una struttura narrativa che parte lentamente, con una costruzione paziente della tensione e delle relazioni tra i personaggi. È una scelta che può non soddisfare chi è abituato a ritmi più frenetici, ma che permette agli appassionati di immergersi completamente nel mondo magico di Agatha. I colpi di scena, pur presenti, sono utilizzati con intelligenza, spesso rivelando dettagli sul passato della protagonista e aggiungendo nuove sfumature alla sua personalità.

La serie non si ferma all’intrattenimento, ma approfondisce temi universali come l’identità e il potere, il peso della colpa e la ricerca di redenzione. Agatha, costretta a confrontarsi con il suo passato e a fare i conti con scelte di vita sbagliate, si evolve come personaggio, passando da figura di antagonista manipolatrice a una donna complessa in cerca di se stessa. William Kaplan / Billy Maximoff, il giovane figlio di Scarlet Witch, porta con sé un’aura di mistero e rappresenta per Agatha una parte del suo passato che lei stessa deve affrontare. La dinamica tra i due personaggi è costruita con grande cura, e l’alchimia tra Kathryn Hahn e il giovane attore è palpabile e intensa.

Oltre ai protagonisti, il cast di supporto è un vero punto di forza della serie. Aubrey Plaza, Patti LuPone e Sasheer Zamata arricchiscono la trama con le loro interpretazioni uniche e intriganti, ognuna aggiungendo profondità e complessità alla storia. Le loro interazioni con Agatha sono fondamentali per lo sviluppo del personaggio, e il loro ruolo nella congrega di streghe offre uno sguardo affascinante e variegato sul mondo della magia.

La regia e la fotografia sono studiate con attenzione per catturare l’essenza della stregoneria: colori cupi, ombre che si allungano e simbolismi nascosti creano un’atmosfera densa di mistero e tensione. Ogni inquadratura sembra costruita per rivelare un dettaglio nascosto, invitando lo spettatore a cercare indizi e a immergersi nelle leggende e nei miti di cui la serie è permeata.

Uno degli elementi più sorprendenti di Agatha All Along è la sua capacità di ampliare l’universo Marvel in modi inaspettati. La serie esplora il lato più oscuro e complesso della magia, portando a galla segreti e miti che arricchiscono la lore dell’MCU. Con Agatha All Along, Marvel dimostra di saper sperimentare con diversi generi e di voler esplorare le ombre dei suoi personaggi, andando oltre il tradizionale schema eroico. Il Marvel Cinematic Universe si espande, quindi, non solo con nuove storie, ma anche con nuovi toni e atmosfere, rendendo questo viaggio nella magia qualcosa di unico e profondamente coinvolgente.

Agatha All Along è una serie che conquista per la sua profondità, il suo approccio unico e il carisma della protagonista. È un’opera che celebra l’arte della narrazione attraverso la magia, l’oscurità e la redenzione. Non è solo una storia di streghe, ma un racconto universale sul potere e sulla lotta per la propria identità. Con una regia attenta, un cast straordinario e un intreccio che unisce horror e ironia, Agatha All Along si afferma come uno dei capitoli più innovativi e affascinanti del Marvel Cinematic Universe, pronto a lasciare un segno indelebile nel cuore degli spettatori.

Megalopolis: Quando l’antica Roma incontra la New York del futuro

Francis Ford Coppola, il leggendario regista che ha plasmato il cinema con capolavori intramontabili come Il Padrino e Apocalypse Now, torna dietro la macchina da presa con un progetto audace e visionario: Megalopolis. Questo nuovo film, presentato in anteprima mondiale alla 77ª edizione del Festival di Cannes e presto nelle sale italiane, si preannuncia come un’opera epica che riflette sulla storia e il destino dell’umanità. Dopo decenni di sviluppo, Megalopolis rappresenta il culmine di una carriera straordinaria, in cui Coppola torna alle sue radici artistiche, esplorando temi universali attraverso una narrazione innovativa.

Un Affresco Storico che Risuona nel Futuro

Al centro della trama di Megalopolis c’è una riflessione su due epoche che, seppur distanti, condividono molteplici similitudini: l’antica Roma e l’America contemporanea. Il protagonista, Cesar Catilina, un architetto visionario interpretato da Adam Driver, ha l’obiettivo ambizioso di ricostruire una città devastata da una catastrofe naturale, trasformandola in un’utopia moderna chiamata “Nuova Roma”. Questo progetto titanico si scontra con l’opposizione di Franklin Cicerone, il corrotto sindaco della città, interpretato da Giancarlo Esposito, che cerca disperatamente di mantenere lo status quo e difendere i suoi interessi.

La figura di Catilina richiama Lucio Sergio Catilina, il nobile romano che nel 63 a.C. cercò di sovvertire la Repubblica Romana. Coppola intreccia questo evento storico con un futuro distopico, creando un potente parallelismo tra la decadenza dell’antica Roma e i pericoli che minacciano le moderne democrazie. Il film esplora temi come il potere, l’ambizione, la corruzione e la speranza, offrendo al pubblico una visione inquietante ma affascinante del nostro futuro possibile.

Un Conflitto Epico di Ideali

Il cuore pulsante di Megalopolis è il dramma che si sviluppa attorno a Julia Cicero, interpretata da Nathalie Emmanuel. Figlia di Cicerone e innamorata di Catilina, Julia si trova divisa tra la lealtà verso il padre e il desiderio di costruire una città migliore accanto all’architetto. Questo conflitto rappresenta una metafora delle lotte interiori che affliggono la nostra società: da un lato la volontà di cambiare e progredire, dall’altro la resistenza al cambiamento, spesso incarnata da figure di potere consolidate.

La tensione politica e personale che permea il film sottolinea la complessità della narrazione di Coppola, che intreccia sapientemente il destino dei suoi personaggi con temi di rilevanza globale. Il pubblico viene così invitato a riflettere su questioni di grande attualità, come il prezzo del progresso e le dinamiche del potere.

Un’Opera Visionaria e Politica

Coppola, con Megalopolis, non si limita a creare un film di intrattenimento, ma offre una profonda riflessione sulla condizione umana. La figura di Catilina diventa simbolo di ogni sognatore che cerca di sfidare le istituzioni per costruire un futuro migliore, mentre Cicerone incarna la forza reazionaria di chi resiste al cambiamento. Il regista invita il pubblico a porsi domande cruciali: possiamo davvero costruire un futuro migliore, o siamo condannati a ripetere gli errori del passato? Qual è il prezzo della modernità e fino a che punto le ambizioni individuali possono interferire con il bene comune?

L’aspetto più affascinante del film è il modo in cui Coppola riesce a unire storia antica e fantascienza, creando un dialogo tra passato e futuro. Attraverso il suo linguaggio cinematografico visionario, il regista esplora il rischio che le civiltà moderne possano subire lo stesso destino di Roma: un impero che, pur nel suo splendore, fu incapace di evitare il declino.

Il Ritorno di un Maestro

Per Francis Ford Coppola, Megalopolis non è solo un film, ma una dichiarazione di intenti. Il progetto ha attraversato decenni di sviluppo, fin dagli anni Ottanta, ma è solo nel 2019 che Coppola ha deciso di finanziarlo personalmente, vendendo parte della sua azienda vinicola per raggiungere un budget di circa 120 milioni di dollari. Questo investimento personale riflette l’importanza che il film riveste per il regista, il quale lo considera una riflessione sulla sua carriera e una sintesi della sua visione del mondo.

Nonostante le difficoltà incontrate durante la produzione, Megalopolis ha riscosso un enorme successo alla sua presentazione a Cannes, ricevendo una standing ovation e consolidando Coppola come uno dei più grandi maestri del cinema. L’opera, che mescola politica, filosofia e dramma, si rivolge a un pubblico attento e desideroso di esplorare temi complessi e provocatori.

Una Performance Magistrale

Uno degli elementi che contribuiscono al successo di Megalopolis è l’eccezionale cast. Adam Driver, con la sua interpretazione intensa di Catilina, incarna perfettamente il conflitto interiore di un uomo diviso tra il desiderio di cambiare il mondo e la difficoltà di farlo in un sistema corrotto. Giancarlo Esposito, nei panni del sindaco Cicerone, offre una performance memorabile, mentre Shia LaBeouf, nel ruolo di Clodio, un populista carismatico, aggiunge un ulteriore livello di tensione politica alla narrazione.

Un’Opera da Non Perdere

Con la sua uscita italiana prevista per il 16 ottobre 2024, Megalopolis si candida a diventare uno dei film più discussi dell’anno. La sua distribuzione internazionale, attesa per la fine del 2024, segnerà un momento cruciale per il cinema contemporaneo, offrendo al pubblico un’opera che sfida i confini del medium e invita a una profonda riflessione sul nostro futuro collettivo.

Megalopolis non è solo un film, ma un’esperienza cinematografica che trascende il tempo e lo spazio, proponendo una visione audace e potente dell’umanità, in bilico tra ambizione e distruzione, sogno e realtà. Con la sua regia impeccabile e un cast stellare, Coppola ci regala un’opera che resterà impressa nella storia del cinema.