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K-Wave al Colosseo: il 26 giugno Roma si accende per celebrare l’amicizia tra Italia e Corea del Sud

C’è un momento in cui la storia si illumina, letteralmente. E stavolta succederà davanti agli occhi di tutti, nel cuore della Città Eterna. Il prossimo 26 giugno 2025, alle ore 21:00, il Colosseo — simbolo millenario di Roma e dell’Italia — diventerà il protagonista di uno spettacolo senza precedenti: una media facade artistica che trasformerà la facciata dell’anfiteatro in una tela di luce, suoni e colori, per celebrare l’amicizia tra Italia e Corea del Sud. L’evento, che si preannuncia già come uno dei più suggestivi dell’anno per chi ama la cultura pop, la tecnologia e l’arte immersiva, fa parte dell’Anno dello Scambio Culturale Italia-Corea 2024-2025, un’iniziativa congiunta lanciata per rafforzare i legami diplomatici, culturali e creativi tra i due Paesi, che quest’anno celebrano 140 anni di relazioni ufficiali.

Ma qui non si parla solo di politica estera o di protocollo istituzionale. Qui si parla di arte che si fonde con la tecnologia, di passato che dialoga con il futuro, di due culture che — pur con radici profondamente diverse — condividono lo stesso amore per la bellezza, l’innovazione e il racconto. Un evento che ha tutte le carte in regola per conquistare nerd, geek, appassionati di cultura visiva e tech lover.

Una sinfonia visiva tra Oriente e Occidente

Il Colosseo, dopo la splendida performance di videomapping Legenda Aurea e il mapping per Expo 2030,  sarà nuovamente illuminato da una spettacolare proiezione animata che fonde immagini in movimento, installazioni luminose e composizioni visive ad alto impatto emotivo. Il tutto frutto della collaborazione tra artisti di fama internazionale: Lee Lee-nam, artista sudcoreano celebre per la sua capacità di fondere arte tradizionale asiatica e linguaggi digitali, e il collettivo italiano Squatters Lap, affiancato da Vincenzo Marsiglia e dal team creativo Korea Round. Il risultato sarà un’installazione che punta a coinvolgere lo spettatore in un’esperienza immersiva, in cui la pietra millenaria del Colosseo diventerà schermo e corpo narrante. Un racconto visivo che unirà i paesaggi poetici dell’Estremo Oriente con i simboli della classicità romana, dando forma a una vera e propria coreografia di luce. Un evento pensato per emozionare, ma anche per far riflettere su quanto la cultura geek e digitale sia oggi una delle forze più potenti di connessione globale.

Diplomazia culturale 3.0

L’evento, organizzato con il sostegno del Ministero della Cultura, dello Sport e del Turismo della Repubblica di Corea, dell’Istituto Culturale Coreano in Italia, della Fondazione KOFICE, del Comune di Roma e del Parco Archeologico del Colosseo, rappresenta molto di più di un omaggio simbolico. È un esempio concreto di come la diplomazia culturale possa diventare spettacolo, coinvolgimento, esperienza viva. Per chi, come tanti lettori di CorriereNerd.it, vive quotidianamente l’intersezione tra cultura pop, tecnologia e creatività, questo evento segna un passaggio significativo: è la prova che l’arte visiva contemporanea — quella che nasce tra una tavoletta grafica e una console di rendering — può avere lo stesso potere evocativo di un affresco rinascimentale o di un’epica cinematografica. A sottolinearlo è Yoon Yang-soo, Capo Ufficio per gli Affari Culturali Internazionali del Ministero coreano: “Questa proiezione è il simbolo di una collaborazione artistica che unisce il meglio della creatività italiana e coreana. È un ponte che non solo collega due Paesi, ma due visioni del mondo, offrendo nuove possibilità di scambio, crescita e co-creazione”.

Verso un’estate di cultura K e Made in Italy

Il 26 giugno non sarà che il culmine di un progetto più ampio che si svilupperà per tutto l’anno, con un programma ricchissimo. Tra gli appuntamenti già annunciati ci sono mostre d’arte contemporanea coreana, spettacoli di musica tradizionale e danza, una fiera sul K-content, un evento B2C sul turismo coreano, performance di danza contemporanea, una masterclass sulla fermentazione e la cucina Han, e — udite udite — una collaborazione inedita tra giovani designer italiani e coreani. Quest’ultimo progetto, pensato per valorizzare le nuove generazioni creative, vedrà dodici giovani talenti — sei per Paese — lavorare insieme su temi legati alla cultura alimentare e al design, con mostre previste tra Seoul e Milano, in location iconiche come il “Seochon Lounge” e il “10 Corso Como”. Ma ci sarà spazio anche per l’opera lirica, la moda e le arti visive: la Corea del Sud sarà Paese ospite alla fiera “Roma Arte in Nuvola”, e nuovi spettacoli lirici co-prodotti sono già in fase di sviluppo.

In attesa del grande spettacolo

Manca solo una settimana al debutto di questo evento storico, e già cresce l’attesa tra appassionati, curiosi, artisti e fan della cultura coreana. Roma si prepara ad accogliere una nuova ondata della K-Wave, non solo nei club o nei cinema, ma nel cuore pulsante del suo patrimonio storico.

Per chi vive con passione la cultura nerd, questa è l’occasione perfetta per un tuffo in un crossover reale tra passato e futuro, tra l’architettura dell’Impero e le visioni digitali dell’Asia contemporanea. Un’esperienza da non perdere, da vivere con gli occhi ben aperti e lo spirito pronto a lasciarsi sorprendere.

E ora tocca a voi!

Cosa ne pensate di questa iniziativa? Sarete a Roma per l’evento del 26 giugno? Che cosa vi aspettate di vedere sulla facciata del Colosseo? E più in generale: quale aspetto della cultura coreana vi appassiona di più?

Raccontatecelo nei commenti qui sotto e condividete questo articolo sui vostri social — che siate su Instagram, X (Twitter), Facebook o Discord. Taggate gli amici, i fan del K-pop, i cultori del cinema coreano e gli irriducibili delle proiezioni artistiche. Perché quando l’arte diventa esperienza collettiva, la cultura si moltiplica. E noi nerd lo sappiamo bene: le cose migliori succedono quando mondi diversi si incontrano.

Yoshitaka Amano conquista lo spazio: l’opera HITEN vola sulla Luna con la Memory Disc V3

Che Yoshitaka Amano fosse un artista fuori dal comune lo sapevamo già. I suoi tratti eterei, le sue creature oniriche, le atmosfere sospese tra l’antico Giappone e un universo fantasy immaginifico hanno incantato generazioni di appassionati di anime, videogiochi, fumetti e arte contemporanea. Ma ora, il Sensei ha deciso di spingersi oltre. Letteralmente. La sua opera “HITEN” ha preso il volo verso lo spazio, trasportata all’interno del modulo Memory Disc V3, parte di una missione internazionale supportata dall’UNESCO che punta a salvaguardare il patrimonio culturale dell’umanità… sulla Luna.

No, non è il pitch di un nuovo anime cyber-fantasy, né il concept di un JRPG targato Square Enix. È tutto vero, tutto reale. Dopo aver incantato il pubblico italiano con le mostre a Lucca, Milano e ora Roma, l’arte di Amano ha attraversato l’atmosfera terrestre ed è ufficialmente approdata in orbita lunare. HITEN, il suo capolavoro ispirato alle creature celestiali della mitologia nipponica, è ora custodito nel cuore di un piccolo disco delle dimensioni di una moneta: il Memory Disc V3, un archivio miniaturizzato pensato per durare millenni e trasportato a bordo di tre missioni lunari ufficiali, in programma fino al 2027.

Il progetto non è solo ambizioso: è rivoluzionario. La collaborazione tra l’UNESCO e il team Barrelhand ha reso possibile un gesto poetico e visionario, dove arte, tecnologia e memoria collettiva si incontrano nello spazio profondo. Il Memory Disc V3 non sarà solo installato su un lander lunare, ma sarà anche integrato in due rover: veri e propri veicoli esplorativi che solcheranno la superficie del nostro satellite naturale. Un gesto simbolico, certo, ma anche profondamente concreto. Un messaggio eterno inciso nel cosmo.

E che messaggio porta HITEN? In primo luogo, un ponte tra i mondi. L’opera, realizzata con l’inconfondibile stile di Amano, rappresenta una figura fluttuante, quasi disincarnata, immersa in un turbinio di linee dorate e forme oniriche. È un invito alla trascendenza, alla connessione tra il visibile e l’invisibile, tra l’umano e il divino, tra passato e futuro. Amano, da sempre maestro nel fondere spiritualità orientale con una sensibilità artistica ultraterrena, sembra dirci che l’arte è il linguaggio universale che sopravviverà a tutto, anche al tempo.

Le parole dell’artista stesso non lasciano dubbi sull’intento del progetto: “L’arte ha il potere di trascendere il tempo e la storia. Deve esprimere gli elementi fondamentali della nostra umanità… Se qualcuno, in un lontano futuro, troverà felicità osservando il mio lavoro, non potrei desiderare gioia più grande.” Una dichiarazione che tocca il cuore, e che sintetizza perfettamente l’anima del viaggio spaziale di HITEN: un atto di fede nell’umanità e nella bellezza.

Questa impresa straordinaria arriva in un momento d’oro per la presenza di Amano in Italia. Dopo aver incantato Lucca Comics & Games – dove ha firmato i poster ufficiali dell’edizione 2024 ispirati a Puccini, da Tosca a Madama Butterfly fino a Turandot – e dopo la sua acclamata mostra milanese alla Fabbrica del Vapore, l’artista ha trovato una nuova casa a Roma. Dal 28 marzo e fino al 12 ottobre 2025, Amano Corpus Animae è visitabile presso il Museo di Roma a Palazzo Braschi: un’esposizione senza precedenti, con oltre 200 opere tra cui lavori mai esposti prima in Italia, comprese le suggestive collaborazioni con Michael Moorcock, il leggendario autore di Elric di Melniboné.

Chi visiterà questa mostra avrà la possibilità di ammirare l’evoluzione stilistica e tematica del Sensei, esplorando l’intersezione tra il suo immaginario e quello dello scrittore britannico. Un percorso visivo che svela anche le radici di molti elementi iconici della saga di Final Fantasy, per cui Amano ha creato alcune delle illustrazioni più memorabili.

Secondo Fabio Viola, curatore della mostra romana, “Amano è un artista che ha sempre guardato oltre, mescolando oriente e occidente, antico e futuribile.” Una definizione perfetta per un creatore che oggi vede la sua opera viaggiare nello spazio, come fosse un messaggio in bottiglia lanciato verso l’infinito.

Emanuele Vietina, direttore di Lucca Comics & Games, sottolinea come questo evento sia “un’occasione unica per rendere omaggio a un Sensei che ha saputo interpretare come nessun altro l’immaginario contemporaneo, lasciando un’impronta indelebile nel cuore di molte generazioni e in tutto il mondo.”

Insomma, HITEN non è soltanto un’opera d’arte spedita nello spazio. È un simbolo. Un sigillo. Un gesto audace che unisce mito, arte e futuro, e che consacra Yoshitaka Amano non solo come maestro dell’illustrazione, ma come visionario culturale capace di parlare a tutta l’umanità – e ora, anche all’universo.

E voi, cosa ne pensate di questa straordinaria avventura cosmica? Fatecelo sapere nei commenti, condividete questo articolo sui vostri social e raccontateci quale delle opere di Amano vi ha toccato di più. L’arte è una connessione: facciamola viaggiare, anche tra noi terrestri.

Ferie Permettendo nella magia dell’Arte: un viaggio incantato nel Giardino dei Tarocchi

Nel cuore più intimo della Maremma, laddove il verde delle colline si stende tra i profumi mediterranei e la luce toscana abbaglia d’arte e silenzio, due viaggiatori speciali ci guidano alla scoperta di un luogo che sembra uscito da un sogno: il Giardino dei Tarocchi. Giulia / Juppina, e Paolo – alias Ferie Permettendo, la coppia di content creator noti tra gli appassionati di arte, viaggio e cultura nerd – ci accompagnano in un’esperienza che è ben più di una semplice visita a un parco artistico. È un incontro mistico, emozionante, in grado di lasciare un segno profondo tanto nei grandi quanto, e forse ancor più, nei più piccoli.

A pochi chilometri da Capalbio, nel piccolo borgo di Garavicchio, sorge il Giardino dei Tarocchi, un’opera monumentale di arte ambientale voluta e creata da una delle più visionarie artiste del Novecento: Niki de Saint Phalle, franco-statunitense dallo spirito libero e intensamente simbolico. Ispirata dalle meraviglie del Parque Güell di Gaudí a Barcellona e dal seicentesco Parco dei Mostri di Bomarzo, Niki immaginò questo giardino come il sogno magico della sua vita. E quel sogno prese forma a partire dal 1979.

Un’opera vivente: i Tarocchi prendono forma

Il Giardino si dispiega come una città delle meraviglie. Su circa due ettari di collina toscana, si stagliano ventidue colossali sculture in acciaio e cemento, interamente ricoperte da vetri colorati, specchi e ceramiche realizzate a mano. Ogni tassello è un pezzo unico: ogni mosaico è stato incastonato artigianalmente, ogni superficie è un gioco di luce e riflessi che muta con il sole, con la stagione, con lo sguardo. Le figure, che rappresentano gli Arcani Maggiori dei Tarocchi divinatori, portano con sé un universo simbolico e spirituale, in cui ogni forma è una narrazione, ogni curva un invito all’introspezione.

Non ci sono visite guidate, né percorsi predefiniti. Come voluto da Niki stessa, l’esperienza è libera, personale, interiore. Il visitatore è chiamato a immergersi nel percorso come in un viaggio iniziatico, lasciandosi sorprendere e interrogare da figure che non sono solo statue, ma vere e proprie presenze: la Papessa, l’Imperatore, il Sole, l’Eremita, la Morte… tutte parlano, se si è disposti ad ascoltarle.

Un’impresa lunga una vita

Per oltre diciassette anni, Niki de Saint Phalle lavorò al suo giardino con instancabile passione, affiancata da artisti, architetti, artigiani e amici fidati. Tra questi il marito Jean Tinguely, geniale scultore meccanico svizzero, che costruì le strutture in ferro e integrò alcune figure con i suoi celebri mécaniques: macchine poetiche fatte di ingranaggi e movimento. Accanto a loro, collaborarono nomi come Rico Weber, Marina Karella, Paul Wiedmer, Mario Botta (autore dell’ingresso-monumento), fino ai ceramisti romani e agli artigiani che realizzarono direttamente sul posto ogni elemento decorativo.

Nel 1998, dopo una spesa interamente autofinanziata di circa 10 miliardi di lire, il Giardino fu finalmente aperto al pubblico. Una sola statua rimane incompiuta: non per negligenza, ma per volontà dell’artista, che preferì lasciarla così, memoria viva di un’opera che non si esaurisce, che resta in continua trasformazione, come l’anima stessa dell’arte.

Un percorso emozionale

Camminare nel Giardino dei Tarocchi significa ritrovarsi avvolti. I mosaici riflettono il nostro volto, deformandolo, moltiplicandolo, confondendolo. Le sculture, spesso attraversabili, abitabili, ci inglobano. È impossibile restare spettatori: siamo partecipanti. I bambini, incantati da forme e colori, vi corrono dentro come in una fiaba. Gli adulti, spesso in silenzio, ne assaporano il potere evocativo.

Come ricordano Giulia e Paolo nelle loro stories e nei contenuti video che documentano l’esperienza, non si tratta solo di arte: si tratta di stupore puro, di contemplazione, di gioco e meditazione. “È un luogo magico per gli adulti e straordinario per i più piccoli” raccontano con occhi ancora colmi di luce.

Niki, la voce del Giardino

In molte sculture, sul cemento stesso, Niki ha scritto i suoi pensieri, frasi potenti che accompagnano il visitatore come una guida invisibile, ma presente. “Ho costruito questo Giardino per me stessa, per scoprire il senso della vita”, si legge su una piastrella. In questo dialogo continuo con chi varca la soglia del suo regno incantato, l’artista ci affida la chiave per comprendere: il Giardino non si spiega, si vive.

Informazioni pratiche

La visita dura in media da una a due ore, ma il tempo qui sembra sospendersi. Non ci sono audioguide, né spiegazioni ufficiali: la libertà dell’interpretazione è parte integrante dell’opera. Si consiglia di visitarlo con calma, lasciandosi guidare dall’istinto, percorrendo più volte i vialetti, sedendosi tra le piastrelle, cercando riflessi negli specchi.

Il padiglione d’ingresso, progettato da Mario Botta, è esso stesso un’opera d’arte: una grande apertura circolare in una spessa muraglia in tufo separa simbolicamente il mondo reale da quello onirico del Giardino. Una soglia vera e propria, un passaggio tra mondi.

Il Giardino oggi

Oggi il Giardino è gestito dalla Fondazione Il Giardino dei Tarocchi, che si occupa della sua conservazione e della valorizzazione. È visitabile da aprile a ottobre, e ogni anno migliaia di persone da tutto il mondo accorrono per vivere l’incanto di questa opera totale: un ponte tra arte, architettura, natura e spiritualità.

Non si tratta solo di un parco. È un luogo dove arte e sogno si stringono la mano, dove ogni figura è una domanda e ogni risposta si nasconde dietro uno specchio.

Se dovessimo usare una sola parola per descrivere l’esperienza suggerita da Ferie Permettendo, quella parola sarebbe: meraviglia.

Il Dominio della Luce: il progetto artistico di Roberto Angelini e Rodrigo D’Erasmo che illumina il nostro tempo

C’è qualcosa di straordinariamente luminoso che sta accadendo nel panorama artistico italiano, ed è difficile non sentirsene irrimediabilmente attratti. “Il Dominio della Luce”, il nuovo progetto firmato da Roberto Angelini e Rodrigo D’Erasmo, è finalmente disponibile in tutti i negozi di dischi, sia fisici che digitali, e promette di essere molto più di un semplice album. Per me, appassionata di ogni forma d’arte che abbia il coraggio di esplorare territori inesplorati, questo lavoro è un piccolo miracolo.

Angelini e D’Erasmo non sono certo nomi nuovi per chi mastica musica con la stessa voracità con cui si sfogliano vecchi fumetti o si divorano romanzi fantasy. Uniti da una lunga amicizia e da una passione viscerale per la musica, questi due artisti hanno già lasciato un segno profondo con “PongMoon”, il loro omaggio a Nick Drake del 2005. Oggi, con “Il Dominio della Luce”, non si limitano a regalare suoni: ci invitano a una riflessione intima e potente su cosa significhi “illuminare” in tempi così bui.

Il progetto nasce, infatti, da un desiderio sincero e necessario: stimolare una riflessione collettiva sul concetto di luce, quell’elemento così effimero e vitale che nei momenti più oscuri può diventare un’ancora di salvezza. Attraverso una fiaccola, un laser, una poesia o una melodia, ognuno è chiamato ad accendere la propria piccola luce.

Questa non è solo musica. È un manifesto emotivo. È un libro. È arte che si fa carne e carta. L’album, composto da 13 tracce originali, sarà infatti accompagnato da una pubblicazione letteraria grazie alla collaborazione con Woodworm/Wudz Edizioni. Una Supergatefold Edition preziosa, con un LP nero da 180 grammi e un libro che è già diventato oggetto del desiderio per tutti i collezionisti.

Il titolo stesso, “Il Dominio della Luce”, trae ispirazione da “L’Empire des lumières” di Magritte, quel capolavoro sospeso tra luce e ombra, tra razionalità e mistero. Come spiegano gli stessi autori, è l’ossimoro perfetto per raccontare i nostri tempi incerti, e al contempo un atto di fiducia verso una ricerca interiore di speranza.

Ad arricchire questo viaggio emozionale troviamo una costellazione di autori straordinari: musicisti, filosofi, scrittori, registi e attori che hanno voluto contribuire con i loro testi inediti. Tra loro spiccano nomi come Vasco Brondi, Chiara Gamberale, Filippo Timi, Gemitaiz e Francesca Mannocchi, solo per citarne alcuni. La prefazione, è firmata da Marco Mottolese.

E come ogni grande progetto che si rispetti, “Il Dominio della Luce” si prepara anche a viaggiare. Le presentazioni dal vivo, prodotte da Gemma Concerti, vedranno Angelini e D’Erasmo raccontare e suonare questo universo sonoro e letterario, accompagnati da alcuni degli autori del libro. Da Milano a Roma, da Napoli a Torino, fino alla magica Isola Maggiore per il Moon in June: ogni data sarà un’occasione imperdibile per entrare nel cuore pulsante del progetto.

Una menzione speciale va fatta anche a Gianluigi Toccafondo, artista, animatore e illustratore sammarinese, che ha donato la sua arte al progetto realizzando la copertina e riempiendo di colore e suggestione le pagine del libro e del vinile.

Personalmente, trovo “Il Dominio della Luce” un invito gentile ma deciso a non arrendersi all’oscurità. Un atto d’amore verso la creatività, verso quella scintilla che ognuno di noi porta dentro e che, se condivisa, può cambiare il mondo, anche solo per un istante.

E voi? Siete pronti a far brillare la vostra piccola luce? Raccontatemi le vostre impressioni, condividete l’articolo sui vostri social e, perché no, venite a trovarci a uno degli eventi in programma! Parliamone, viviamolo insieme. Perché la luce è più forte quando è condivisa.

Lo Scarabocchiatore Edizioni presenta l’Artbook Limited Edition Numerato di Ester Cardella

Lo Scarabocchiatore Edizioni annuncia con entusiasmo il lancio di un’opera unica e imperdibile: l’Artbook Limited Edition Numerato di Ester Cardella, finalmente disponibile sul sito ufficiale. Questa edizione esclusiva celebra la carriera dell’illustratrice e fumettista indipendente, che con il suo stile audace e originale ha conquistato il cuore di numerosi appassionati di fumetti e arte.

Ester Cardella è una delle voci più distintive nel panorama del fumetto contemporaneo. Con il suo lavoro su Gulp! Rosalia, una reinterpretazione della storia di Santa Rosalia per La Repubblica, ha saputo mescolare tradizione e modernità, creando un’opera che si distingue per la sua forza narrativa e visiva. Ma la sua arte non si ferma a questo. Le sue opere sono un viaggio attraverso l’erotismo, l’horror, il dark e la mitologia, sempre al centro di figure femminili forti e indipendenti che sfidano i tabù e rompono gli schemi predefiniti.

L’Artbook di Ester Cardella, edito dall’Associazione Lo Scarabocchiatore Edizioni, è una raccolta di 104 pagine che racchiudono le tavole più belle e significative di questa straordinaria artista. Ogni disegno è un’esplosione di passione, un riflesso della sua inesauribile energia creativa che l’ha portata a emergere nel mondo dell’arte, conquistando una folla di fan affezionati. La sua carriera, che ha visto crescere la sua fama e il suo talento, è la testimonianza di un’artista che non solo sa disegnare, ma racconta storie attraverso le immagini in modo potente e coinvolgente.

Il volume non è solo una celebrazione estetica, ma una vera e propria dichiarazione di intenti. Le pagine dell’Artbook si immergono in un universo di sensualità e provocazione, esplorando la figura della donna come simbolo di perfezione assoluta. Ester Cardella sfida le convenzioni, portando alla luce il lato oscuro e sensuale della femminilità, un viaggio che attraversa temi audaci come il BDSM, senza tralasciare la presenza di elementi gotici, come vampiri e scheletri. La donna nelle sue tavole è un’entità libera, smaliziata, padrona di sé stessa. In questo progetto, Cardella mira a liberarsi da ogni schema, esprimendo il desiderio di una narrazione in cui sono i disegni stessi a parlare, con testi e trame che passano in secondo piano.

A completare l’opera, l’introduzione del celebre sceneggiatore bonelliano Andrea Cavaletto, autore di Dylan Dog, che descrive in modo assoluto il talento straordinario di Ester Cardella, sottolineando la sua capacità di lasciare un’impronta indelebile nel mondo dell’arte e del fumetto.

L’Artbook è disponibile in due versioni numerate e limitate:

Questa è un’opportunità imperdibile per tutti gli appassionati di arte e fumetto, ma anche per chi desidera possedere un pezzo unico di un’artista che sta lasciando un segno indelebile nel panorama culturale contemporaneo. Non lasciatevi sfuggire questa edizione limitata: visitate subito il sito ufficiale per assicuravi una copia!

Fate il vostro gioco, signori e signore, e buon divertimento!

“Mondo Mizuki, Mondo Yokai”: La Prima Mostra Antologica in Italia di Shigeru Mizuki a Udine

Dal 26 aprile al 30 agosto 2025, la città di Udine ospiterà un evento senza precedenti che celebra uno dei più grandi maestri del manga giapponese: Shigeru Mizuki. La mostra Mondo Mizuki, Mondo Yokai, curata da Canicola e Vincenzo Filosa con la collaborazione di Mizuki Pro, Tokyo, offrirà un’immersione totale nell’universo creativo di un autore che ha saputo rivoluzionare il mondo del fumetto e portare alla luce le leggende del folklore giapponese in una forma unica. Questo evento segna la prima mostra antologica di Shigeru Mizuki in Italia, rendendo accessibile al pubblico una selezione di oltre 100 opere originali, molte delle quali esposte fuori dal Giappone per la prima volta, insieme a riproduzioni, riviste, libri, documenti video e testi critici.

La mostra si inserisce nel contesto della ventisettesima edizione del Far East Film Festival e rappresenta la seconda esposizione in Europa dopo quella di Angoulême del 2022, confermando l’importanza di Mizuki a livello internazionale. Le opere esposte in Mondo Mizuki, Mondo Yokai ci permetteranno di esplorare un mondo fatto di yokai, le creature mitologiche giapponesi, che sono diventate un tema centrale nella produzione di Mizuki. Questi esseri mostruosi, che si alternano tra il comico e il tragico, popolano le sue storie in una fusione di tradizione e innovazione che ha segnato il volto del manga contemporaneo.

Shigeru Mizuki, scomparso nel 2015, è stato un autore che ha saputo coniugare il recupero e il rinnovamento della tradizione giapponese con una capacità di narrazione che ha conquistato un pubblico globale. La sua carriera inizia dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando Mizuki diventa autore di kamishibai, una forma di teatro d’immagini. Negli anni ’50, il suo percorso nel mondo del manga si consolida e diventa un autore di riferimento per la cultura giapponese, portando nelle sue opere un’umanità sorprendente e una visione che mescola le radici culturali nipponiche con le esigenze di lettori moderni e giovani.

Uno degli aspetti più affascinanti del lavoro di Mizuki è la sua abilità nel rielaborare il folklore giapponese, rendendolo accessibile e contemporaneo. Le storie di yokai, che sono alla base del suo universo narrativo, non sono semplicemente racconti di mostri, ma vere e proprie riflessioni sulla natura umana, la società e la spiritualità. Mizuki ha saputo trasformare creature leggendarie come Kitaro, Terebi Kun, Akuma Kun e Sanpei il Kappa in personaggi iconici che vivono e interagiscono con il mondo degli esseri umani. La sua capacità di mescolare il tragico e il comico, il sovrannaturale e il quotidiano, ha dato vita a storie che toccano temi universali come la guerra, la pace, la solitudine e la speranza.

Il percorso espositivo di Mondo Mizuki, Mondo Yokai non si limita alla mera esposizione di opere artistiche, ma vuole raccontare la visione di Mizuki attraverso un’accurata selezione di materiali che spaziano da racconti a fumetti inediti, scritti autobiografici, e riflessioni sul linguaggio del manga. In occasione della mostra, Canicola pubblicherà Il mondo delle fessure rotonde, una raccolta che include racconti inediti di Mizuki, pubblicati tra il 1966 e il 1980 sulla celebre rivista Garo. Questa antologia permetterà al pubblico italiano di conoscere le storie che Mizuki ha creato per questa rivista, una delle più importanti per il manga alternativo giapponese. Tra le storie raccolte, troviamo personaggi straordinari come verruche parlanti, ninja cloni, alchimisti cialtroni e mantelle volanti, tutte ambientate nei meandri delle metropoli moderne del Giappone, ma sempre fedeli alla tradizione dei racconti folkloristici.

La mostra non è solo un’occasione per ammirare l’arte di Mizuki, ma anche per riflettere sul suo impatto culturale e sul modo in cui ha saputo influenzare non solo il mondo del manga, ma anche quello della letteratura e del cinema. Il Far East Film Festival, infatti, ospiterà una retrospettiva dedicata ai mostri leggendari del folklore orientale, con un particolare focus sulle creature che popolano il cinema giapponese, creando così un dialogo tra la tradizione orale, la letteratura e la settima arte.

L’organizzazione di Mondo Mizuki, Mondo Yokai è una collaborazione tra il Centro Espressioni Cinematografiche/Far East Film Festival di Udine, Mizuki Pro e Canicola, con il supporto della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, e si inserisce nel programma di eventi collegato a “GO!2025 Nova Gorica – Gorizia Capitale europea della Cultura”. La mostra rappresenta un’opportunità unica per esplorare l’eredità di uno dei più grandi autori di manga, permettendo a nuovi lettori e appassionati di immergersi nell’universo di Shigeru Mizuki, un autore che ha saputo far convivere, con grande maestria, la tradizione giapponese con le esigenze della modernità.

In questo contesto, la figura di Vincenzo Filosa, traduttore e docente, risulta fondamentale. Filosa, uno dei maggiori esperti italiani di Gekiga, ha curato la traduzione delle opere di Mizuki, rendendo accessibili al pubblico occidentale i lavori di uno dei maggiori maestri del manga. La sua lunga carriera di divulgatore ha permesso a numerosi lettori italiani di entrare in contatto con la cultura giapponese e con i grandi autori di manga, da Mizuki a Jiro Taniguchi, da Yoshiharu Tsuge a Chester Brown.

La mostra Mondo Mizuki, Mondo Yokai rappresenta quindi un’occasione imperdibile per gli appassionati del manga e della cultura giapponese, ma anche per chi desidera scoprire un autore che ha saputo raccontare le leggende e le storie del Giappone con uno stile unico, che continua a influenzare e a ispirare generazioni di lettori in tutto il mondo.

Frigidaire: Storia e immagini della più rivoluzionaria rivista d’arte del mondo

Si apre oggi a Roma, fino al 7 settembre, la mostra “Frigidaire: Storia e immagini della più rivoluzionaria rivista d’arte del mondo“, un evento imperdibile per gli appassionati di fumetto, arte e cultura alternativa. Ospitata nel suggestivo Museo di Roma in Trastevere, l’esposizione celebra la storia e l’eredità di una delle riviste più innovative del panorama artistico italiano e internazionale. La manifestazione vede la partecipazione di Lucca Comics & Games come unico festival partner, rafforzando il legame storico tra la rivista e il più importante evento italiano dedicato al fumetto e al gioco.

Frigidaire è stata una pubblicazione che ha segnato un’epoca, fungendo da catalizzatore per alcuni dei più grandi talenti della nona arte. Sotto la direzione di Vincenzo Sparagna e con il contributo di maestri come Andrea Pazienza, Stefano Tamburini, Tanino Liberatore, Filippo Scozzari e Massimo Mattioli, la rivista ha dato vita a un movimento culturale unico. Presentata per la prima volta a Lucca nel 1980, Frigidaire ha ridefinito i confini del fumetto, fondendo satira, giornalismo d’assalto, arte e politica in un mix esplosivo che continua a influenzare il panorama contemporaneo.

La mostra propone un viaggio straordinario attraverso l’universo visivo e concettuale di Frigidaire, con oltre 300 opere originali tra copertine iconiche, tavole inedite, fotografie e documenti d’archivio. Un ruolo centrale avrà il concetto di “Arte Maivista”, teorizzato dagli stessi autori della rivista: un approccio rivoluzionario che ha spinto i confini dell’espressività artistica e narrativa.

Il percorso espositivo ripercorre le tappe fondamentali della rivista, dall’esordio negli anni Ottanta fino alle più recenti pubblicazioni, mostrando l’evoluzione stilistica e tematica che ha reso Frigidaire un simbolo della controcultura. Tra le opere in mostra, spiccano le tavole di RanXerox, il celebre antieroe cyberpunk creato da Tamburini e Liberatore, che con la sua estetica brutale e visionaria ha ridefinito il fumetto europeo.

Oltre ai materiali storici, l’evento offrirà una serie di incontri e approfondimenti con esperti del settore, proiezioni video e performance artistiche, creando un’esperienza immersiva per i visitatori. L’obiettivo è non solo celebrare il passato glorioso della rivista, ma anche stimolare un dialogo con le nuove generazioni di artisti e lettori.

L’iniziativa si inserisce in un contesto più ampio di valorizzazione del fumetto come espressione artistica e culturale, in vista della creazione del Museo Nazionale del Fumetto, un progetto promosso da Lucca Comics & Games. “L’ecosistema di Lucca Comics & Games sta crescendo e sulla soglia di una fondazione di un museo di livello internazionale, riafferma sempre la centralità della storia del fumetto italiano”, ha dichiarato Emanuele Vietina, direttore della manifestazione lucchese.

Frigidaire non è stata solo una rivista, ma un manifesto di libertà creativa, un laboratorio di idee che ha sfidato convenzioni e censura, lasciando un’impronta indelebile nella storia della comunicazione visiva. La mostra romana rappresenta un’opportunità unica per riscoprire un capitolo fondamentale del fumetto italiano e del pensiero artistico alternativo. Per chi ama la sperimentazione, la satira e la cultura underground, questa esposizione è un appuntamento da non perdere.

Il Carnevale di Viareggio: Tradizione, Arte e Satira in una Festa Senza Tempo

Il Carnevale di Viareggio è uno degli eventi più iconici d’Italia, e non solo per la sua bellezza e il suo fascino, ma anche per la sua profonda connessione con la storia e la cultura di un’intera città. Ogni anno, milioni di persone da tutto il mondo si ritrovano lungo la costa toscana per ammirare i maestosi carri allegorici che, con le loro dimensioni straordinarie e i dettagli affascinanti, diventano i veri protagonisti di questa festa, unendo tradizione, innovazione e un pizzico di follia. La sua storia, che affonda le radici nel lontano 1873, è un viaggio che racconta non solo l’evoluzione di una manifestazione, ma anche quella di un’intera comunità.

Il Carnevale di Viareggio nasce dall’incontro tra l’elite cittadina e la gente comune. Se nei primi anni della sua esistenza, la manifestazione era limitata a sontuosi veglioni nelle case più eleganti, presto la festa si aprì alle strade della città, trasformandosi in un evento popolare. Fu nel 1883 che il Carnevale fece il suo primo grande passo verso la sua forma moderna: i carri fioriti vennero sostituiti dai primi carri allegorici, segno evidente che il Carnevale non era più un affare riservato solo ai ceti agiati, ma un vero e proprio momento di espressione collettiva. Era solo l’inizio di una trasformazione che avrebbe portato Viareggio a diventare il centro di una delle feste più importanti del panorama italiano.

L’innovazione non tardò ad arrivare, e nel 1925 il materiale che avrebbe reso il Carnevale di Viareggio famoso in tutto il mondo fece il suo ingresso: la cartapesta. Questo materiale permise agli artigiani locali di dar vita a creazioni artistiche straordinarie, che combinavano la tradizione della città con una forte componente di originalità. Non fu solo la materia prima a cambiare, ma anche l’immagine del Carnevale: nel 1931 nacque infatti Burlamacco, la maschera simbolo della manifestazione, disegnata da Uberto Bonetti. Con Burlamacco, il Carnevale di Viareggio ottenne un volto ufficiale che sarebbe diventato un’icona della tradizione popolare.

Ma la storia del Carnevale di Viareggio non è fatta solo di innovazioni artistiche e simboliche. È anche una storia di resilienza e di capacità di riprendersi dalle difficoltà. Uno degli episodi più drammatici fu il tragico incendio del 1960 che distrusse gli hangar della città, ma, nonostante la grande perdita, la città di Viareggio si rialzò con determinazione e, nel giro di poco tempo, riuscì a ricostruire le strutture necessarie per dare nuova vita alla festa. Un altro momento significativo fu l’introduzione della sfilata notturna, che nel 1967 conferì al Carnevale un’atmosfera ancora più suggestiva, arricchita dai fuochi d’artificio che segnavano la conclusione di ogni edizione.

La crescita del Carnevale di Viareggio non è stata solo legata ai carri allegorici, ma anche alla diversificazione degli eventi che accompagnano la festa. Il Torneo di Viareggio, conosciuto anche come “Coppa Carnevale”, rappresenta una delle manifestazioni sportive più importanti a livello internazionale, dove giovani talenti del calcio si sfidano, spesso destinati a diventare i campioni di domani. L’integrazione di eventi musicali, culturali e artistici ha contribuito a fare del Carnevale di Viareggio un evento di respiro globale, capace di coinvolgere e affascinare non solo gli italiani, ma anche i turisti che ogni anno accorrono in massa per assistere alla sfilata dei carri.

Oggi, il Carnevale di Viareggio è più di una semplice festa: è un’istituzione che racconta la storia e la cultura di una comunità capace di rinnovarsi, di affrontare le sfide con un sorriso e di celebrare la propria identità. La cartapesta, la musica coinvolgente, l’ironia delle maschere, i colori vivaci e i fuochi d’artificio sono solo alcuni degli elementi che rendono unica questa manifestazione. Un’occasione per riscoprire le radici di una tradizione che non smette mai di sorprendere, di emozionare e di affermare, anno dopo anno, la sua centralità nel cuore di chi la vive. Il Carnevale di Viareggio è, e continuerà ad essere, la festa che celebra non solo la follia e il divertimento, ma anche la capacità di una comunità di crescere, cambiare e, soprattutto, restare fedele a sé stessa.

Khao Yai Art Forest: quando l’arte sposa la natura

Nel cuore della Thailandia, a breve distanza da Bangkok, esiste un angolo di mondo che fonde perfettamente la bellezza della natura con quella dell’arte contemporanea: il Khao Yai Art Forest. Immerso tra le colline nebbiose di Khao Yai, questo parco di sculture recentemente inaugurato è destinato a diventare una meta imperdibile per chi cerca un’esperienza multisensoriale che stimola mente e cuore. Qui, l’arte prende vita grazie a installazioni uniche di artisti internazionali che interagiscono con la maestosità della foresta circostante, portando con sé riflessioni profonde sul nostro rapporto con l’ambiente naturale.

Un progetto visionario che fonde arte e natura

Il Khao Yai Art Forest è il frutto della visione di Marisa Chearavanont, imprenditrice e collezionista d’arte thailandese-coreana. Dopo aver vissuto e lavorato a New York e Hong Kong, Marisa ha deciso di tornare in patria per realizzare un sogno che unisce arte, natura e filantropia. Il parco è pensato come un centro di ricerca e sperimentazione artistica, un luogo dove le opere non solo si inseriscono perfettamente nel paesaggio naturale, ma contribuiscono anche a un importante messaggio sociale: la “guarigione della natura”. Le sculture, le mostre e le installazioni sono infatti concepite per far riflettere il pubblico sulla necessità di proteggere e preservare l’ambiente.

Arte e impegno sociale si fondono in un unico progetto

Marisa Chearavanont non è solo una visionaria dell’arte, ma anche una figura di riferimento nel panorama sociale thailandese. Attraverso il Khao Yai Art Forest e la Bangkok Kunsthalle – un innovativo spazio espositivo dedicato all’arte contemporanea – ha messo in campo progetti che non solo celebrano la creatività, ma incoraggiano anche un cambiamento positivo nella società. Grazie alla sua esperienza internazionale, Marisa ha portato in Thailandia il meglio dell’arte globale, creando un punto di incontro per artisti, collezionisti e appassionati, dove l’arte contemporanea non è solo una forma estetica, ma un potente mezzo di comunicazione e trasformazione.

Le sette opere da non perdere

Nel parco sono esposte sette installazioni ambientali che rappresentano altrettanti capolavori dell’arte contemporanea. Ogni opera è progettata per interagire con la natura e coinvolgere i visitatori in un dialogo profondo con l’ambiente che le circonda. Tra le più iconiche:

  1. Madrid Circle di Richard Long, un cerchio perfetto di ardesia che invita alla meditazione sul cambiamento e la permanenza nel paesaggio naturale.
  2. Maman di Louise Bourgeois, l’iconica scultura di ragno che, oltre a essere un tributo alla figura materna, diventa simbolo di forza e protezione.
  3. Pilgrimage to Eternity dell’artista thailandese Ubatsat, un’opera che gioca con la sacralità del paesaggio e la cultura locale, presentando dieci frammenti di stupa che si fondono con la foresta.
  4. K-BAR del duo Elmgreen & Dragset, un’installazione a forma di bar che funge da punto di incontro e che apre solo una volta al mese per offrire cocktail speciali in un contesto davvero unico.
  5. Two Planets Series di Araya Rasdjarmrearnsook, una serie di videoinstallazioni provocatorie che esplorano il voyeurismo attraverso reinterpretazioni moderne di capolavori dell’arte.
  6. GOD di Francesco Arena, un’opera concettuale che invita a riflettere sulla rappresentazione del divino e sulle sfumature della parola “dio”.
  7. Nebbia di Fujiko Nakaya, una scultura immersiva che avvolge i visitatori in una misteriosa nebbiolina, creando un’atmosfera magica e onirica che si fonde con l’ambiente circostante.

Un’esperienza sensoriale completa

La visita al Khao Yai Art Forest è molto più di una semplice passeggiata tra le sculture. È un viaggio attraverso i sensi, dove il paesaggio naturale diventa parte integrante di ogni opera, contribuendo a rendere ogni incontro un’esperienza unica e profonda. Oltre a ammirare le opere, i visitatori possono partecipare a workshop, incontri con gli artisti e persino a “lunch experience”, pranzi immersi nel verde che includono tour guidati del parco. Ogni dettaglio è pensato per stimolare la curiosità e invitare alla riflessione, creando un luogo dove l’arte si intreccia con la vita quotidiana.

Il Khao Yai Art Forest si trova a circa 150 km a est di Bangkok, facilmente raggiungibile sia in auto che con i mezzi pubblici. Il parco è aperto tutto l’anno, ma il periodo migliore per visitarlo è durante la stagione secca, che va da novembre a febbraio. In questi mesi, infatti, il clima è più fresco e asciutto, creando condizioni ideali per esplorare a piedi le installazioni e godere appieno delle bellezze naturali che lo circondano. Il Khao Yai Art Forest è molto più di una semplice attrazione turistica: è un luogo dove l’arte e la natura si fondono in una simbiosi perfetta, offrendo un’esperienza che non si dimentica facilmente. Che siate appassionati di arte contemporanea o semplicemente amanti della natura, questo parco rappresenta una tappa imperdibile per chiunque voglia vivere un’esperienza unica in Thailandia. Ogni angolo del parco invita alla riflessione, ogni opera racconta una storia, e ogni passo ci porta più vicini a una comprensione più profonda del nostro legame con l’ambiente che ci circonda.

Hyper Heroes: I Supereroi Chibi di Stefano Bressani in Mostra a Pavia

Dal 25 gennaio al 2 febbraio 2024, la galleria L2ARTE di Pavia ospita una mostra davvero unica nel suo genere: Hyper Heroes di Stefano Bressani, un’esplosione di creatività che fonde la cultura dei fumetti con l’estetica giapponese e il riuso creativo. L’evento, organizzato dal progetto Apery.Art, è una vera e propria celebrazione dei supereroi attraverso l’arte del tessuto riciclato, con protagonisti noti della Marvel e della DC trasformati in versioni “chibi” che strizzano l’occhio ai fan di manga e pop culture.

Stefano Bressani, artista pavese noto per la sua passione per i dettagli, ha dato vita a supereroi che sembrano usciti direttamente da un mondo parallelo dove il fumetto incontra l’universo kawaii dei manga giapponesi. Batman, Spider-Man e tanti altri eroi iconici vengono ripensati in versioni chibi, con teste giganti, occhi da anime e corpi tozzi, il tutto realizzato con stoffe di recupero, bottoni e fili. La tecnica di Bressani è sorprendente per la sua abilità nell’utilizzare materiali inusuali, come tessuti di scarto, per dar vita a queste opere tridimensionali. Ma ciò che rende queste creazioni davvero uniche è l’elemento nascosto che le accompagna: ogni figura, pur immersa in un’estetica “iperdolce” e colorata, nasconde un messaggio critico, un “chiodo” che sfida lo spettatore a riflettere sulla società moderna, spesso ossessionata dai filtri social e dall’eterna adolescenza. Ogni supereroe sembra un paradosso, un’icona del nostro tempo intrappolata in un esterno “carino” che, in realtà, cela una visione più profonda e riflessiva.

Le opere in mostra non sono semplici raffigurazioni dei supereroi, ma vere e proprie sculture che sembrano uscire da un crossover tra un volume della Marvel e un artbook di Hayao Miyazaki. Il lavoro di Bressani si distingue per la cura maniacale dei dettagli: i mantelli dei supereroi sono realizzati con patchwork di jeans smessi, le armature con ritagli di tappezzeria, e i volti dei personaggi ricordano i pupazzi kawaii, ma con un tocco che li rende al contempo familiari e surreali. Ogni piega di stoffa è studiata per creare dinamiche di luce e ombra, proprio come in una tavola disegnata, mentre i colori vivaci richiamano quelli di un albo d’epoca, donando alle opere una carica visiva che attira lo sguardo e lo cattura. Il risultato è un’esplosione di texture e forme che trasforma il fumetto in qualcosa di tridimensionale, dove il materiale diventa esso stesso protagonista della narrazione.

Perché visitare “Hyper Heroes”

La mostra Hyper Heroes non è solo un’occasione per scoprire supereroi reinventati, ma anche un’opportunità per entrare in contatto con un mondo dove il riciclo diventa una risorsa preziosa. Bressani, infatti, dimostra come i materiali di scarto – dai vecchi maglioni ai tendaggi – possano trasformarsi in “super-materiali”, rivelando così la bellezza nascosta nei tessuti più comuni. Ogni creazione è un invito a riflettere sul riuso e sulla possibilità di vedere oltre ciò che sembra “inutile”. Inoltre, la mostra offre numerosi riferimenti e citazioni che i fan dei comics sapranno cogliere, rendendo l’esperienza ancora più interessante e stimolante.

E non dimentichiamo le opportunità per scattare fotografie accanto alle opere, che sembrano uscite direttamente da un universo pop surreale, perfette per essere condivise sui social. Con la loro estetica accattivante, le creazioni di Bressani sono destinate a diventare protagoniste di innumerevoli scatti fotografici.

L’inaugurazione della mostra è prevista per sabato 25 gennaio alle ore 18:00, con ingresso libero, dando così il via a una settimana di eventi che promettono di affascinare e coinvolgere il pubblico. La galleria L2ARTE sarà aperta dal mercoledì al sabato dalle 11:00 alle 19:00 e la domenica dalle 15:30 alle 19:00, offrendo ampie opportunità per visitare la mostra.

Se sei un fan dei fumetti, un appassionato di arte contemporanea, o semplicemente curioso di scoprire come il mondo dei supereroi possa essere reinterpretato attraverso la lente del riuso creativo, non puoi perdere Hyper Heroes a Pavia. Un’esperienza visiva, ma anche una riflessione sulle dinamiche sociali moderne, che unisce con maestria la cultura dei comics, l’estetica giapponese e l’arte del riciclo in una mostra imperdibile.

Portfolio Special Limited Edition Numerato – Dario Bolo Buffoni (con Disegno Unico)

Nel panorama delle collaborazioni artistiche, l’Associazione “Lo Scarabocchiatore” annuncia con entusiasmo una nuova sinergia creativa che farà felici gli appassionati di fumetti e illustrazioni. L’associazione, da sempre impegnata nella promozione della Nona Arte, si dedica alla valorizzazione del fumetto e dell’illustrazione, rivolgendo un’attenzione particolare sia agli artisti esordienti sia a quelli già affermati, con una prospettiva che spazia dall’Italia all’estero.

Questa volta, il protagonista è Dario Bolo Buffoni, un artista di grande talento che ha saputo conquistare un pubblico affezionato grazie alla sua tecnica raffinata e a uno stile inconfondibile. Buffoni, già tesserato dell’associazione, è noto per le sue illustrazioni capaci di unire sensualità ed eleganza, caratteristiche che emergono chiaramente nella sua ultima opera: un esclusivo portfolio in edizione limitata.

Il portfolio, numerato e personalizzato con firma e dedica dell’artista, si presenta come un oggetto unico e curato nei dettagli. La confezione, una cartellina di formato 22×32 cm in cartoncino da 300 grammi, ospita una cover illustrata in stile sexy che cattura immediatamente l’attenzione. Al suo interno, i collezionisti troveranno sei illustrazioni a tema fiabesco, tutte caratterizzate dall’inconfondibile tocco di Buffoni. Come se non bastasse, il pezzo forte del portfolio è un disegno originale eseguito a mano con una tecnica mista, che rende ogni copia un’opera d’arte irripetibile. Per l’acquisto, vi invitiamo a visitare il sito ufficiale.

Va sottolineato che la consegna del portfolio richiederà tempi più lunghi del solito. Questa decisione è stata presa per garantire una qualità impeccabile del prodotto finale. Gli ordini verranno accumulati per consentire una spedizione unica all’artista, che potrà così lavorare con calma su ogni pezzo, offrendo un risultato degno delle aspettative. L’associazione invita i fan ad avere pazienza, assicurando che l’attesa sarà ampiamente ripagata dalla qualità straordinaria del lavoro.

Con questa collaborazione, “Lo Scarabocchiatore” ribadisce il suo impegno nel promuovere il talento e nel celebrare la creatività, portando il mondo del fumetto e dell’illustrazione verso nuove vette artistiche.

Nicola Verlato: Quando l’arte classica incontra il futuro

Hai mai pensato che i miti antichi potessero nascondere un futuro oscuro? Nicola Verlato, l’artista italiano che sta facendo parlare di sé, ci trasporta in un mondo dove il passato, il presente e il futuro si intrecciano in modo sorprendente.

Un’esposizione che ti lascerà senza fiato

A Imola Musei, la mostra “Myth Generation” ci svela l’universo creativo di Verlato, un mix esplosivo di arte classica, cultura pop e tecnologia. Le sue opere, cariche di significato e di una bellezza inquietante, ci invitano a riflettere sul nostro presente e sul nostro futuro.

Conflitti e miti: un binomio esplosivo

Al centro delle opere di Verlato c’è il conflitto, un tema eterno che l’artista declina in mille sfaccettature. Dalle guerre tra popoli alle lotte interiori, ogni quadro è un racconto potente e coinvolgente. Ma Verlato non si limita a rappresentare il conflitto: lo trasforma in un’opportunità per creare nuovi miti, per farci riflettere sul nostro mondo e sul nostro posto in esso.

Un’arte che va oltre la tela

L’uso innovativo della tecnologia è un altro elemento distintivo delle opere di Verlato. Modellazione 3D, realtà aumentata, video: l’artista utilizza tutti gli strumenti a sua disposizione per creare esperienze immersive e coinvolgenti. L’opera “The Merging”, ad esempio, ti permette di entrare letteralmente all’interno del quadro grazie a un’app dedicata.

Perché dovresti vedere questa mostra?

  • Per scoprire un nuovo modo di guardare all’arte: Verlato reinventa la pittura classica, creando opere che sono al tempo stesso belle e disturbanti.
  • Per riflettere sul nostro mondo: Le sue opere ci invitano a porci delle domande sul nostro presente e sul nostro futuro.
  • Per vivere un’esperienza unica: Grazie alla tecnologia, le opere di Verlato diventano interattive e coinvolgenti.

Non perdere l’occasione di immergerti nel mondo affascinante di Nicola Verlato!

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La Chiesa di San Giorgio a Luková: dove arte e mistero si incontrano

Nascosta tra le colline della regione di Plzeň, nella Repubblica Ceca, si trova la chiesa di San Giorgio (Kostel Svatý Jiří), un luogo che sembra uscito direttamente da un racconto gotico o da un videogioco soprannaturale. Questo edificio antico, situato nel minuscolo villaggio di Luková, ha vissuto una trasformazione straordinaria: da chiesa abbandonata e in rovina, è diventato un vero e proprio magnete per turisti e appassionati di arte e mistero. Ma cos’è che rende questa chiesa così unica e affascinante? La risposta si trova nell’incontro tra una storia travagliata, un’opera d’arte spettrale e un’aura carica di suggestioni.

Un viaggio nel passato: l’antica storia di San Giorgio

Le origini della chiesa di San Giorgio risalgono al XIII secolo, quando venne costruita in stile gotico. Da allora, però, la sua storia è stata segnata da eventi drammatici. Durante le guerre hussite del XV secolo, l’edificio fu gravemente danneggiato, e solo il presbiterio e la sagrestia riuscirono a sopravvivere. Nel corso dei secoli, la chiesa fu ricostruita più volte, assumendo elementi neoromanici e neogotici, in particolare dopo l’incendio del 1796 che portò alla creazione di un soffitto piatto nella navata e un nuovo tetto per la torre.

Tuttavia, un evento inquietante cambiò per sempre il destino della chiesa. Durante un funerale nel 1968, un pezzo del soffitto crollò improvvisamente, spaventando i presenti. Questo episodio venne interpretato come un sinistro presagio e portò alla chiusura definitiva dell’edificio, che da quel momento venne lasciato al degrado.

I fantasmi di gesso: l’intervento di Jakub Hadrava

La vera rinascita della chiesa avvenne nel 2012 grazie all’artista ceco Jakub Hadrava. Per la sua tesi di laurea, Hadrava decise di trasformare San Giorgio in una suggestiva installazione artistica. Creò 32 statue di gesso che rappresentano i “fantasmi” degli abitanti tedeschi dei Sudeti, che frequentavano la chiesa prima della loro espulsione alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Le figure, avvolte in lenzuola bianche, siedono immobili nei banchi della chiesa, in atteggiamento di preghiera silenziosa, creando un’atmosfera al contempo malinconica e inquietante.

Il processo creativo di Hadrava fu tanto singolare quanto suggestivo: usando volontari come modelli, avvolti in plastica e lenzuola impregnate di gesso, l’artista diede forma a figure eteree, che sembrano fluttuare tra il reale e l’immaginario. Alcune statue furono trattate con fosforo, così da illuminarsi nel buio e aggiungere un ulteriore tocco soprannaturale all’ambiente.

Secondo Hadrava, le sue creazioni non sono semplici opere d’arte, ma una riflessione sulla memoria collettiva e sul rapporto tra sacro e profano, tra passato e presente. La chiesa di San Giorgio è diventata così un luogo dove il tempo sembra essersi fermato, un punto di incontro tra il decadimento del mondo materiale e la spiritualità immortale.

Da rovina dimenticata a meta internazionale

L’installazione di Hadrava ha trasformato una chiesa abbandonata in un’attrazione globale. Visitatori da ogni parte del mondo — Germania, Australia, Brasile — arrivano a Luková per vivere l’esperienza unica di questo luogo. Le donazioni dei turisti hanno permesso di finanziare lavori di restauro, garantendo la stabilità della struttura e preservando il fascino della chiesa.

Oggi, San Giorgio ospita visite guidate sia di giorno che di notte, offrendo ai visitatori l’opportunità di esplorare l’edificio e immergersi nelle sue storie. Al calar del sole, quando le statue illuminate prendono vita in un silenzio quasi sacro, la chiesa si trasforma in un teatro di emozioni e suggestioni.

Un’esperienza indimenticabile

La chiesa di San Giorgio a Luková non è solo un luogo, ma un viaggio nel tempo e nello spazio, una riflessione sulla fragilità e la resistenza, sulla memoria e sull’oblio. Grazie all’intervento visionario di Jakub Hadrava, questo edificio dimenticato è tornato a vivere, attirando l’attenzione di curiosi, appassionati d’arte e amanti del mistero.

Se amate i luoghi carichi di atmosfera, dove storia, arte e leggenda si intrecciano, una visita a Luková è un’esperienza che non dimenticherete facilmente. Preparatevi a entrare in un mondo sospeso tra realtà e immaginazione, dove i fantasmi del passato siedono ancora, silenziosi, a pregare.

A Spello, la mostra “Tra Science & Fiction, ai limiti della realtà”

Dal 3 al 12 gennaio 2025, il Centro Piazzale di Sant’Andrea a Spello (Perugia) ospiterà una mostra unica che esplorerà il sottile confine tra scienza e fantasia, tra realtà e immaginazione. L’evento, dal titolo “Tra Science & Fiction, ai limiti della realtà”, si propone di immergere i visitatori in un viaggio affascinante tra due mondi apparentemente distanti, ma che in realtà si intrecciano in modo inestricabile: quello della scienza e quello della fantascienza.

I curatori di questa straordinaria iniziativa sono la Pro Loco di Spello, l’ANPI Spello, FuoriPosto e ApARTe° di Venezia, con la collaborazione del Garage et Atelier Mécanique di Venezia e dei Pastafariani. Il patrocinio del Comune di Spello conferisce alla mostra un ulteriore prestigio, rendendola un evento di rilievo nel panorama culturale della regione.

L’opera che si intende raccontare non è solo una semplice esposizione di arte visiva, ma un’esperienza che sfida le leggi della fisica e della percezione, portando il pubblico in una dimensione parallela, “ai confini della realtà”. Come dichiarato da Rod Serling, creatore della celebre serie The Twilight Zone, la realtà non è mai un concetto statico, ma una regione intermedia, una quinta dimensione che si colloca tra la luce e l’oscurità, tra il sapere scientifico e l’immaginazione.

Questa dimensione si riflette perfettamente nel tema della mostra, che raccoglie opere di artisti contemporanei che dialogano con il mondo della scienza, dell’arte e della speculazione futuristica. Tra i protagonisti della mostra troviamo nomi illustri come Marco Bargagna, Francesco Biagini, John Buscema, Moreno Chiacchiera, Rino De Michele e Maurizio Ercole, solo per citarne alcuni. Le opere di questi artisti esploreranno universi alternativi, scenari futuristici, paradossi scientifici e distopie esistenziali, immergendo il pubblico in un mondo di straordinaria suggestione visiva.

La mostra “Tra Science & Fiction, ai limiti della realtà” è infatti un incontro di mondi, un confronto tra le leggi della scienza e la libertà della fantasia. Gli artisti esporranno le loro opere attraverso una varietà di media, dal disegno alla pittura, dalla scultura alla videoarte, dando vita a una realtà nuova, dove le barriere tra scienza e immaginazione si dissolvono, creando un’esperienza immersiva per ogni visitatore.

Un momento speciale della mostra sarà la video proiezione del cortometraggio “Verse la lune”, una produzione di Solenn Le Marchand e Alberto Stevanato, che darà ulteriore respiro al tema dell’esplorazione dello sconosciuto, dell’infinito e dell’ignoto. Questo cortometraggio, che affonda le radici nell’estetica e nella filosofia della scienza, offrirà un’occasione unica per riflettere sull’idea dell’esplorazione dello spazio, non solo come dimensione fisica, ma anche come metafora dell’esplorazione interiore dell’essere umano.

L’evento rappresenta una rara occasione di fusione tra arte e scienza, un incontro dove l’immaginazione e la ragione si fondono in un dialogo che sfida la nostra percezione del mondo e della realtà. In un’epoca in cui la fantascienza è spesso il mezzo attraverso il quale esploriamo paure, speranze e possibilità future, questa mostra ci invita a riflettere su quanto la scienza possa essere influenzata dalla fantasia e quanto la fantasia possa ispirare scoperte scientifiche.

Concludendo, “Tra Science & Fiction, ai limiti della realtà” è un’esperienza che non si limita a stimolare la curiosità, ma invita anche a interrogarsi sul nostro posto nell’universo, sulla natura della realtà e sulla potenza dell’immaginazione come strumento di esplorazione e conoscenza. Una visita che saprà affascinare e sorprendere, trasportando ogni partecipante in una dimensione in cui scienza e fantasia non sono più mondi separati, ma due facce della stessa medaglia, entrambe essenziali per comprendere e vivere l’universo che ci circonda.

Sergio Staino: L’arte di vivere tra satira e impegno

Dal 14 dicembre 2024 al 18 gennaio 2025, l’arte e la visione di Sergio Staino tornano a vivere tra le mura storiche del Castello dell’Acciaiolo a Scandicci (FI). La mostra, dal titolo evocativo “Sergio Staino – L’arte di vivere tra satira e impegno“, rappresenta un viaggio affascinante nel mondo del celebre fumettista e regista, le cui opere hanno saputo combinare con maestria l’ironia tagliente e l’approfondimento sociale.

L’inaugurazione ha visto la presenza di figure di spicco del panorama culturale e istituzionale. Tra gli ospiti, la figlia di Staino, Ilaria Staino, il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, la sindaca di Scandicci Claudia Sereni, il direttore di Lucca Comics & Games Emanuele Vietina e Claudio Vanni, responsabile delle relazioni esterne di Unicoop Firenze. Paolo Hendel, storico amico dell’artista, è stato il primo ospite di una serie di incontri con autori e protagonisti del fumetto e della satira italiana contemporanea.

L’evento, prodotto da Lucca Comics & Games, non è solo una celebrazione del passato, ma fa parte di un progetto più ampio di digitalizzazione dell’opera di Staino. L’obiettivo è la creazione di un archivio digitale e di un centro culturale permanente dedicato al fumettista, con sede proprio a Scandicci.

La mostra, curata da Laura Vaioli (direttrice dell’Accademia TheSign di Firenze) e Pio Corveddu, è frutto della collaborazione tra il Comune di Scandicci, la Regione Toscana, Unicoop Firenze, l’associazione culturale “Bobo e dintorni” e la Fondazione CR Firenze. I visitatori avranno accesso gratuito all’esposizione fino al 18 gennaio 2025.

Il genio dietro la matita: la storia di Sergio Staino

Sergio Staino è nato l’8 giugno 1940 a Piancastagnaio, in provincia di Siena. Dopo la laurea in architettura, ha insegnato educazione tecnica nei licei della provincia di Firenze, stabilendosi poi a Scandicci. Ma il richiamo della creatività lo ha portato a una svolta: il debutto nel mondo dei fumetti con “Bobo”, personaggio ispirato a se stesso e vagamente somigliante a Umberto Eco, che divenne il suo alter ego satirico. La prima pubblicazione di “Bobo” risale al 1979 sulla rivista “Linus”, allora diretta da Oreste Del Buono. Negli anni Ottanta, Staino collaborò con testate di grande rilievo come “Il Messaggero” e “l’Unità”. Nel 1986 fondò “Tango”, un settimanale satirico, e l’anno successivo portò la satira in televisione con “Teletango” su Rai 3. La sua versatilità lo spinse a esplorare anche il cinema, con la regia dei film “Cavalli si nasce” (1989) e “Non chiamarmi Omar” (1992), quest’ultimo tratto da un racconto del celebre fumettista Altan.Il 2007 segnò il lancio di “Emme”, supplemento settimanale dell’Unità, che coniugava filosofia e politica con un’ironia pungente. La sua nomina a direttore dell’Unità nel 2016 segnò una nuova tappa nella sua carriera, anche se il percorso non fu privo di polemiche. Dopo le dimissioni dall’incarico, Staino tornò a collaborare con il quotidiano “La Stampa” e, dal 2018, con il quotidiano “Avvenire” con la striscia “Hello Jesus”. Purtroppo, la sua vita fu segnata da una grave malattia agli occhi, una degenerazione retinica che lo rese quasi cieco. Nonostante questo, continuò a lavorare, dimostrando una tenacia fuori dal comune. La sua carriera si concluse con collaborazioni anche con “Tiscali Notizie” e “Il Riformista”. La sua scomparsa, avvenuta il 21 ottobre 2023, ha lasciato un vuoto profondo nel panorama della satira e della cultura italiana.

Un’eredità di satira e pensiero critico

La mostra “Sergio Staino – L’arte di vivere tra satira e impegno” è molto più di un’esposizione artistica. È un percorso immersivo tra i temi centrali della produzione di Staino: lavoro, conflitti, ecologia, amore e famiglia, tutte le contraddizioni dell’esistenza. La satira diventa uno strumento per decifrare la complessità del presente e stimolare il pensiero critico.

Attraverso le vignette e le opere più celebri di Staino, il visitatore è invitato a riflettere su come i “vincenti” possano in realtà essere i veri “perdenti”, rischiando di perdere il senso autentico della vita. Con un linguaggio semplice e accessibile a tutti, l’esposizione si rivolge non solo agli appassionati di fumetti, ma anche a famiglie, giovani e curiosi di ogni età.

L’evento è anche un’opportunità di incontro con autori e fumettisti contemporanei, con una serie di appuntamenti che vedranno la partecipazione di protagonisti del fumetto italiano. Un’occasione imperdibile per scoprire l’eredità di Sergio Staino e il suo impatto culturale, ancora oggi di straordinaria attualità.

Non perdere l’occasione di immergerti nell’universo di Sergio Staino. Fino al 18 gennaio 2025, il Castello dell’Acciaiolo di Scandicci ti aspetta per un viaggio indimenticabile tra satira, storia e impegno sociale. Ingresso gratuito!