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Ironheart: il teaser trailer, il poster e tutte le anticipazioni sulla nuova serie Marvel in arrivo su Disney+

C’è qualcosa di profondamente emozionante nel vedere nascere un nuovo eroe – o, in questo caso, una nuova eroina – all’interno del Marvel Cinematic Universe. Non è solo l’introduzione di un volto inedito, ma il segnale di un cambiamento più grande, di un’evoluzione narrativa che spinge il pubblico a guardare oltre i confini già tracciati da decine di film. È con questo spirito che ci avviciniamo all’uscita di Ironheart, la nuova serie Marvel Television in arrivo su Disney+ il prossimo 25 giugno 2025, anticipata in questi giorni da un teaser trailer e un poster ufficiale che hanno già acceso la curiosità dei fan.

Ma chi è davvero Ironheart? Perché questo personaggio merita la nostra attenzione? E cosa ci aspetta da questa inedita produzione targata Marvel? Proviamo a scoprirlo insieme, in un viaggio tra tecnologia, magia e cuore.

Riri Williams: dalla carta al cuore del MCU

Il pubblico italiano ha avuto un primo assaggio di Riri Williams nel film “Black Panther: Wakanda Forever” , diretto da Ryan Coogler. Lì, interpretata da Dominique Thorne, Riri ha fatto capolino come giovane inventrice, geniale e un po’ ribelle, pronta a stupire con la sua intelligenza e con la sua capacità di costruire da sola un’armatura degna di Tony Stark.

E proprio da qui parte la sua avventura in Ironheart, la serie che promette di approfondire il personaggio e di svelarne le sfumature più complesse. Nata nei fumetti nel 2016 per mano di Brian Michael Bendis e Mike Deodato, Riri è una teenager afroamericana, cresciuta a Chicago, che a soli quindici anni frequenta il MIT e riesce a creare una sua versione dell’iconica armatura di Iron Man. Non una semplice erede, quindi, ma una mente brillante che incarna un nuovo tipo di eroismo: giovane, femminile, colta, e fortemente legata al proprio contesto sociale.

Il regista Coogler ha dichiarato che il legame tra Riri e Tony Stark nei fumetti è profondo, fatto di stima reciproca e visioni comuni, pur provenendo da mondi diversi. E proprio questo contrasto tra la realtà urbana di Riri e la dimensione iper-tecnologica e cosmopolita di Stark rappresenta uno degli elementi più interessanti della serie.

Una guerra tra tecnologia e magia

Il teaser trailer di Ironheart non lascia spazio a dubbi: ci troviamo di fronte a una storia che promette azione, tensione e un inedito scontro concettuale tra scienza e magia. Dopo gli eventi di Wakanda Forever, Riri torna nella sua città natale, Chicago, con l’intenzione di lasciare un segno nel mondo grazie alla sua mente geniale e alle sue creazioni tecnologiche. Ma sulla sua strada si presenta un avversario inaspettato: Parker Robbins, alias The Hood, interpretato da Anthony Ramos.

Robbins non è il classico villain. È un criminale che fa uso di poteri magici, e questo pone subito le basi per un conflitto interessante: da una parte l’ingegno e l’innovazione di Riri, dall’altra l’oscura potenza dell’occulto. La Marvel ha spesso flirtato con il tema del mistico (basti pensare a Doctor Strange), ma raramente lo ha messo in contrapposizione diretta con la scienza. Ironheart potrebbe quindi rivelarsi una riflessione potente su come la tecnologia e la magia possano convivere – o scontrarsi – nel moderno universo supereroistico.

Un cast giovane, brillante e promettente

Accanto a Dominique Thorne e Anthony Ramos, il cast della serie vede la presenza di volti noti e nuovi talenti emergenti. Lyric Ross, Alden Ehrenreich, Regan Aliyah, Manny Montana, Matthew Elam e Anji White porteranno in scena personaggi che promettono di arricchire la narrazione con dinamiche personali e colpi di scena. Interessante anche il coinvolgimento di Jim Rash (amatissimo per il suo ruolo in Community) e della drag queen Shea Couleé, a conferma di una volontà di inclusività sempre più forte nell’universo Marvel.

Ma la curiosità maggiore ruota attorno a un nome misterioso: Sacha Baron Cohen, accreditato come “Mystery Man”. Il suo ruolo è ancora avvolto nel segreto, ma le speculazioni dei fan si moltiplicano, alimentando l’hype verso la serie.

Dietro le quinte: un team creativo di altissimo livello

La serie Ironheart è scritta da Chinaka Hodge, poetessa e sceneggiatrice di grande talento, che guida il team creativo con una visione fresca e contemporanea. Alla regia troviamo Sam Bailey e Angela Barnes, mentre tra i produttori esecutivi compaiono nomi di peso come Kevin Feige, Louis D’Esposito e, ancora una volta, Ryan Coogler, insieme alla sua Proximity Media. La colonna sonora sarà firmata da Dara Taylor, che avrà il compito di dare un’anima musicale alla storia di Riri.

Da notare che le riprese della serie si sono concluse già nel 2022, ma il primo teaser trailer è arrivato solo ora, rendendo Ironheart il progetto live-action del MCU con il gap più lungo tra fine produzione e rilascio delle prime immagini. Una lunga attesa che, a giudicare dal materiale rilasciato, sembra essere stata ben spesa.

Il futuro del Marvel Cinematic Universe passa da qui

L’arrivo di Ironheart su Disney+ il 25 giugno 2025 segna un nuovo punto di svolta per la Marvel. Questa non è solo una serie dedicata a un nuovo personaggio: è un manifesto, una dichiarazione d’intenti. Il MCU guarda avanti, verso storie nuove, protagonisti inediti, sensibilità differenti. E lo fa con coraggio, affidando il futuro del suo universo a una giovane donna nera, brillante, determinata, imperfetta e vera.

Non sappiamo ancora tutto di ciò che Ironheart ci riserverà: vedremo forse apparizioni di personaggi noti? Tony Stark farà capolino sotto forma di intelligenza artificiale? Ci saranno connessioni con gli Young Avengers o con il lato mistico del MCU? Tutto è ancora da scoprire. Ma una cosa è certa: Riri Williams ha tutte le carte in regola per conquistare il pubblico, episodio dopo episodio, battendo il cuore d’acciaio della nuova Marvel.


Ironheart debutta il 25 giugno 2025, in esclusiva su Disney+ Italia. Preparati a un viaggio emozionante, tra scienza, magia, lotte interiori e sogni che prendono il volo – bullone dopo bullone.

Long Distance – Senza ossigeno

“Long Distance: Senza ossigeno”, diretto da Josh Gordon e Will Speck, si colloca nell’ambito della fantascienza, ma con un’impronta distintiva che mescola tensione, sopravvivenza e un sorprendente tocco di leggerezza. Disponibile su Prime Video, il film si apre con una premessa familiare, ma si sviluppa in modo originale, distaccandosi dalle convenzioni tradizionali del genere.

La trama ruota attorno a Andy (Anthony Ramos), un astronauta che, dopo essere stato colpito da una meteora mentre si trova su un pianeta alieno, si ritrova isolato e senza ossigeno. Il suo obiettivo è raggiungere Naomi (Naomi Scott), una collega intrappolata in una capsula di salvataggio, e cercare di salvarla, mentre combatte la scarsità di risorse e le insidie di un ambiente sconosciuto e ostile. Ma oltre alla semplice lotta per la sopravvivenza, la pellicola esplora la connessione tra i due protagonisti, legati più da una forza emotiva che da un semplice lavoro di squadra professionale.

Ciò che distingue “Long Distance” dalle altre storie di sopravvivenza spaziale è il suo approccio al legame umano. Nonostante la distanza fisica che separa Andy e Naomi, la comunicazione tra i due, fatta principalmente di scambi radiofonici, si trasforma in una forma di intimità. Questo rapporto cresce, arricchendosi di momenti di ironia e tenerezza, che rendono il film più vicino alla dramedy che al thriller puro. La sceneggiatura sa dosare la tensione con momenti più leggeri, e anche se ciò potrebbe sembrare un’eccezione in un genere che di solito predilige una gravità esistenziale, contribuisce a dare al film una dimensione più complessa, più umana.

Anthony Ramos, nel ruolo di Andy, riesce a infondere profondità e credibilità al suo personaggio, navigando tra il dolore per una perdita personale e il coraggio di affrontare una missione che sembra sempre più disperata. La sua interpretazione è sfaccettata, fatta di silenzi che parlano tanto quanto le parole. D’altro canto, Naomi Scott, nel ruolo di Naomi, offre una performance solida, che bilancia la razionalità e la vulnerabilità, mantenendo sempre una forza interiore che risuona anche nei momenti più critici.

Il film non manca di creature aliene, ma queste non sono il fulcro della trama: dai ragni giganti alle luci letali, ogni minaccia esistente nell’ambiente alieno serve a intensificare la lotta per la sopravvivenza, ma il vero pericolo per Andy e Naomi è la solitudine e la continua scarsità di ossigeno. In questo contesto, le creature aliene sono più un elemento di dramma visivo che un antagonista vero e proprio. Gli effetti speciali, ben realizzati, contribuiscono a creare un’atmosfera di inquietante desolazione, ma senza mai prevalere sulla trama, mantenendo il giusto equilibrio tra spettacolarità e narrazione.

La regia di Will Speck e Josh Gordon, che si sono fatti notare per le loro commedie, come Blades of Glory e Due cuori e una provetta, potrebbe sembrare una scelta atipica per un film di fantascienza. Tuttavia, la loro capacità di bilanciare toni leggeri con momenti più intensi risulta essere una delle qualità più apprezzabili di Long Distance: Senza ossigeno. Sebbene la trama tratti di una situazione drammatica e di pericolo imminente, la presenza di un umorismo sottile e di un umanissimo senso di speranza rende il film un’esperienza coinvolgente e meno opprimente rispetto a molti altri film di sopravvivenza spaziale.

Questa peculiarità potrebbe, però, risultare disorientante per gli appassionati di sci-fi più tradizionali, che potrebbero non aspettarsi una combinazione di dramma e commedia in un film ambientato nello spazio. Nonostante ciò, il film sa mantenere alta la tensione, alternando momenti di paura e incertezza a quelli di calore umano. Questo equilibrio di toni è un punto di forza, che consente a Long Distance di esplorare temi di connessione e di resistenza senza mai diventare troppo pesante o introspettivo.

Inizialmente previsto per il rilascio nelle sale cinematografiche, Long Distance: Senza ossigeno ha avuto una storia travagliata, con diversi rinvii, fino alla sua distribuzione in streaming. Il film ha trovato nuova vita grazie alla sua disponibilità su Prime Video, un canale che ha permesso alla pellicola di acquisire visibilità e apprezzamento, soprattutto in Italia. La sua trama intrigante, il cast carismatico e il suo approccio originale alla fantascienza lo rendono un titolo che merita attenzione, nonostante non segua le strade battute del genere.

In sintesi, Long Distance: Senza ossigeno è una pellicola che sa mescolare il dramma della sopravvivenza spaziale con un’umanità profonda e a tratti leggera, dimostrando che anche nel cuore di una crisi esistenziale, l’ironia e il legame umano possono emergere come forme di salvezza.

Transformers – Il risveglio, ecco perché stavolta spendere per il biglietto, ci può stare

Attenzione attenzione, la notizia ha dell’incredibile e riguarda il nuovo film “Transformer – Il Risveglio”: forse i fan delle ultime due pellicole ne rimarranno delusi ma questa volta, rispetto al passato, c’è una grande novità. Una novità che li farà impallidire.

Questa volta, esiste una trama.

Difficile da credere, vero? Perché avrebbero dovuto farlo, d’altronde, se al botteghino avevano sbancato anche storie in cui si mettevano assieme templari, robot dall’accento britannico, nazisti e Antony Hopkins?  Mancavano solo i dinosauri, ma siamo sicuri che arriveranno in una prossima avventura della saga, mentre questa volta ci siamo dovuti accontentare di giganteschi animali. Sia chiaro, sono sempre di metallo eh, ma hanno ugualmente alcuni brandelli di pelle e peli. Potrebbero confondersi con gli animali veri se non fossero grandi dieci volte tanto e se non fossero, anche, dei temibili guerrieri sempre pronti allo scontro.

Salvo poi trasformarsi in robottoni antropomorfi e bipedi negli ultimi minuti del film.

Nessuno spoiler, tranquilli. Anche perché è sì vero che c’è una trama e che fila liscia, ma è talmente esile che una parola in più potrebbe lasciarla intuire interamente e potremmo bruciarvi la gioia di indovinarla da soli al quinto minuto del film. Per ora, sappiate solo che ci sono i transformers – appunto – ingabbiati sulla terra a metà anni Novanta (non sappiamo il perché di questa scelta, forse semplicemente perché gli altri “slot” storici erano esauriti) che combattono un nemico cattivo insieme a questi nuovi alleati.

Rimangono due costanti: la prima è si parte dagli Stati Uniti e si finisce altrove (ma stavolta non ci sono deserti mediorientali, marines e terroristi vari). La seconda è che Optimus Prime continua ad essere un po’ il solito “pigliaschiaffi” in totale contrasto con quello che uno si aspetterebbe dal capo di una serie di bestioni così.

Che poi sono quattro gatti, ma nonostante ciò Optimus Prime continua a chiamarli non per nome ma “Trasformer, attaccate!”, come se avesse un plotone da duecento robottoni pronti a caricare e a scatenare una lotta lacrime e sangue.

Alla fine, sinceramente, va bene così. Dopo i templari del passato, va bene così, davvero.

Diretto da Steven Caple Jr. e interpretato da Anthony Ramos e Dominique Fishback, “Transformer – Il Risveglio” (Transformers: Rise of the Beasts), settimo capitolo cinematografico e sequel di Bumblebee, ci porterà negli anni 90, in un epica avventura in giro per il mondo. Nell’eterna battaglia sulla terra tra gli Autobot e i Decepticon farà il suo ingresso una terza generazione di Transformer i Maximal.

Sognando a New York – In the Heights

Il creatore di “Hamilton” e il regista di “Crazy & Rich” vi invitano ad un evento cinematografico, dove le strade sono piene di musica, e i sogni più piccoli diventano grandi… “Sognando a New York – In the Heights”. Luci puntate su Washington Heights … Si respira il profumo di un ‘cafecito caliente’ davanti alla fermata della metropolitana della 181a Strada, dove un caleidoscopio di sogni raduna una comunità vibrante e compatta. Al centro di tutto ciò, c’è Usnavi (Anthony Ramos), il simpatico e magnetico proprietario di una bodega, che per evadere dalla sua routine quotidiana spera, immagina e canta una vita migliore. “Sognando a New York – In the Heights” fonde la musica cinetica e i testi di Lin-Manuel Miranda con lo sguardo vivace e autentico per la narrazione del regista Jon M. Chu, per catturare un mondo legato alla propria cultura, ma universale nella sua esperienza.

 

“Sognando a New York – In the Heights” è interpretato da Anthony Ramos (“A Star is Born”, “Hamilton” a Broadway), Corey Hawkins (“Straight Outta Compton”, “BlacKkKlansman”), la cantante / cantautrice Leslie Grace, Melissa Barrera (“Vida” in TV), Olga Merediz (“In the Heights” a Broadway), Daphne Rubin-Vega (“Rent”a Broadway), Gregory Diaz IV (“Matilda the Musical” a Broadway), Stephanie Beatriz (“Brooklyn Nine-Nine” in TV), Dascha Polanco (“Orange is the New Black” in TV) e Jimmy Smits (i film di “Star Wars”). Chu ha diretto il film da una sceneggiatura di Quiara Alegría Hudes, ed è la versione cinematografica dell’omonimo musical, con musica e testi di Lin-Manuel Miranda, libretto di Quiara Alegría Hudes e concept di Miranda. “Sognando a New York – In the Heights” è prodotto da Miranda, Hudes, Scott Sanders, Anthony Bregman e Mara Jacobs, mentre David Nicksay e Kevin McCormick sono i produttori esecutivi. Dietro la cinepresa, Chu si è riunito al suo scenografo di “Crazy &Rich” Nelson Coates, e al montatore Myron Kerstein. Ha collaborato inoltre con la direttrice della fotografia Alice Brooks (“The Walking Dead” in TV) e il costumista Mitchell Travers (“Eighth Grade – Terza media”). Canzoni originali di Miranda. Alex Lacamoire (“Fosse / Verdon”) e Bill Sherman (“Sesamo apriti”) sono i produttori esecutivi musicali. Coreografie di Christopher Scott, che in precedenza ha collaborato con Chu nel pluripremiato “The LXD: The Legion of Extraordinary Dancers”.

“Sognando a New York – In the Heights” è stato girato a New York, principalmente nelle location della dinamica comunità di Washington Heights.

Il film sarà distribuito da Warner Bros. Pictures.

Trolls World Tour

Anna Kendrick e Justin Timberlake tornano al fianco di un cast stellare nel sequel del musical d’animazione di successo del 2016 della DreamWorks Animation: Trolls World Tour. In un’avventura che li porterà ben oltre ciò che hanno conosciuto in passato, Poppy (Kendrick) e Branch (Timberlake) scoprono di essere solo una delle sei tribù di Troll sparse su sei terre diverse, e che si esprimono attraverso sei differenti tipi di musica: Funk, Country, Techno, Classica, Pop e Rock.

Il loro mondo sta quindi per diventare molto più grande e molto più rumoroso. Ma, come membro della regalità hard-rock, la regina Barb (Rachel Bloom), aiutata da suo padre Re Thrash (Ozzy Osbourne), vuole distruggere tutti gli altri tipi di musica per far sì che il rock regni sovrano. Con in gioco il destino del mondo, Poppy e Branch, insieme ai loro amici Biggie (James Corden), Chenille (Caroline Hjelt), Satin (Aino Jawo), Cooper (Ron Funches) e Guy Diamond (Kunal Nayyar), partono per visitare tutte le altre terre e unire i Troll in armonia contro Barb, che invece fa di tutto per metterli in ombra.

Come membri delle diverse tribù musicali è stato selezionato uno dei più grandi e acclamati gruppi di talenti musicali mai riuniti per un film d’animazione. Nella terra del Funk ci sono Mary J. Blige, George Clinton e Anderson Paak. A rappresentare il Country è Kelly Clarkson nei panni di Delta Dawn, con Sam Rockwell in quelli di Hickory e Flula Borg nel ruolo di Dickory. J Balvin porta il Reggaeton, mentre Ester Dean si aggiunge alla tribù Pop. Anthony Ramos porta il ritmo della Techno, e Jamie Dornan il jazz liscio. Il direttore d’orchestra e violinista di fama mondiale Gustavo Dudamel appare come Trollzart, e Charlyne Yi come Pennywhistle dalla terra della musica classica.

Kenan Thompson invece rappresenta il Rap nei panni di un Troll neonato hip hop di nome Tiny Diamond. Trolls World Tour è diretto da Walt Dohrn, che è stato co-regista di Trolls, ed è prodotto nuovamente da Gina Shay. Il film è co-diretto da David P. Smith e co-prodotto da Kelly Cooney Cilella, entrambi i quali hanno lavorato al primo Trolls. Trolls World Tour include anche musiche originali di Justin Timberlake, che ha già ricevuto una nomination all’Oscar® per il suo brano “Can’t Stop the Feeling!” presente in Trolls del 2016, mentre la colonna sonora è opera di Theodore Shapiro (Ghostbusters del 2016, Il diavolo veste Prada).