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La città proibita di Gabriele Mainetti su Netflix: il capolavoro che l’Italia non ha capito (ma che ora potete recuperare)

La città proibita di Gabriele Mainetti è arrivato su Netflix, e lasciatevelo dire da un’appassionata nerd di pop culture come me: non avete davvero più scuse per non guardarlo. Seriamente, non potete. È uno di quei film che, nel bene o nel male, va visto, discusso, amato o odiato — ma ignorato, no. Perché La città proibita non è solo un film: è un atto di coraggio nel desolante paesaggio della cinematografia italiana, troppo spesso ingessata tra commedie fotocopia, drammi sociali e biopic dal respiro corto.

Gabriele Mainetti, per chi ancora non lo conoscesse (vergogna!), è il regista che ha sdoganato il superhero movie in salsa trasteverina con Lo chiamavano Jeeg Robot e che ha flirtato con l’epica circense e il fantasy storico in Freaks Out. Con La città proibita, il nostro eroe della regia italiana ha deciso di fare il passo più lungo della gamba — e ci è inciampato, ma lo ha fatto con uno stile e una faccia tosta che meriterebbero una standing ovation.

Il film racconta l’incontro tra Mei, una misteriosa ragazza cinese interpretata dalla straordinaria Liu Yaxi (stuntwoman di Liu Yifei nel live action di Mulan, mica pizza e fichi), e Marcello, un giovane cuoco romano, figlio di un ristoratore in bancarotta, incarnato da Enrico Borello, qui al suo debutto da protagonista. Siamo nel cuore pulsante e contraddittorio di Piazza Vittorio, a Roma, una babele di lingue, volti, odori e tensioni. Mei arriva nella Capitale alla ricerca della sorella scomparsa; Marcello, schiacciato dai debiti e dai fantasmi familiari (il padre Alfredo, interpretato da Luca Zingaretti, ha mollato tutto per un’altra donna), cerca un senso, una via d’uscita. Insieme si troveranno a fronteggiare il lato oscuro della città: criminalità, sfruttamento, razzismo, ma anche i propri demoni interiori.

A fare da cornice (o da detonatore) ci sono personaggi memorabili: Sabrina Ferilli nei panni di Lorena, la madre ferita ma non spezzata; Marco Giallini come Annibale, amico di famiglia e autentico bastardo, un razzista maschilista da manuale che ha un debole mai sopito per Lorena. Il mix di talenti italiani e internazionali dà vita a un film che sembra quasi un miracolo: il cinema italiano che osa fondere kung fu, noir, humour nero, pulp, romance e denuncia sociale, in un pastiche che altrove sarebbe considerato cool e qui da noi diventa quasi un azzardo esistenziale.

Mainetti, insieme agli sceneggiatori Stefano Bises e Davide Serino, ha firmato un’opera originale e spiazzante. Il titolo, che può far pensare al film omonimo di Zhang Yimou del 2006, in realtà si riferisce a quel luogo sospeso tra realtà e simbolismo, segretezza e rivelazione, che è al centro del racconto. Roma non è solo uno sfondo: è un organismo vivente, violento e poetico, che si trasforma in un’arena dove si combattono battaglie fisiche e morali.

E qui arriviamo alla nota dolente. Il film ha avuto un disastroso flop al botteghino: poco meno di 2 milioni di euro a fronte di un budget di 17 milioni. Colpa di Mainetti? Secondo me no. Colpa, piuttosto, di un marketing disastroso: trailer uscito tardi, promozione insipida, affidata a influencer poco convincenti e incapaci di comunicare il vero spirito del film. Una disfatta annunciata, che stride ancora di più se pensiamo a quanto bene fosse stato promosso Lo chiamavano Jeeg Robot ai tempi. Il pubblico italiano, diciamocelo, è spesso refrattario a queste operazioni coraggiose, preferendo lamentarsi della solita minestra riscaldata e poi ignorare chi cerca di fare qualcosa di diverso.

Eppure, in questo film c’è tutto quello che un nerd di pop culture potrebbe amare. Le coreografie di combattimento, ideate da Lian Yang (già fight coordinator di Deadpool & Wolverine), sono da togliere il fiato. Liu Yaxi è magnetica e regala a Mei una fisicità potente e struggente. I riferimenti nerd sono ovunque: dalla commedia all’italiana al cinema di Bruce Lee, passando per Kill Bill e persino Vacanze Romane. Mainetti ha dichiarato apertamente di venerare Tarantino, e si vede: la miscela di generi, i dialoghi sopra le righe, la violenza stilizzata, l’ironia amara, tutto rimanda al cinema postmoderno che gioca con le icone per raccontare storie umane.

Il Nastro d’Argento 2025 come Miglior Regia è un riconoscimento sacrosanto, ma non basta a consolare chi, come me, ha visto questo film come l’ennesima occasione persa per il nostro cinema. Perché, e lo dico senza peli sulla lingua, La città proibita è proprio quel tipo di film che “tutti dicono di volere ma poi non vanno a vedere”. Lo stesso pubblico che invoca originalità, che si lamenta dei sequel, dei remake, delle commedie da supermercato, poi al momento di mettere mano al portafogli sparisce.

Ora che il film è approdato su Netflix e in home video, però, le carte in tavola cambiano. È a portata di clic, accessibile a chiunque. Non ci sono più alibi. Vi piacciono le storie di redenzione, di vendetta, di amore e giustizia? Vi piacciono i film che mescolano mondi e culture, che parlano di identità, di appartenenza, di famiglie spezzate ma non distrutte? Siete curiosi di vedere cosa succede quando un regista italiano decide di sdoganare il kung fu nel nostro cinema? Allora buttatevi su La città proibita. Sarà perfetto? No. È imperfetto, sgangherato, a tratti eccessivo. Ma è vivo, pulsante, sincero. E in un panorama cinematografico dove spesso si gioca sul sicuro, questo è un valore inestimabile.

E voi, lo avete già visto? Che ne pensate? Vi ha convinto o vi ha deluso? Venite a discuterne con noi nei commenti o, ancora meglio, condividete questo articolo sui vostri social: più se ne parla, più diamo voce a un cinema italiano che osa. Facciamo rumore, nerd!

Il 29 giugno è il Piccolo Principe Day: celebriamo il capolavoro di Antoine de Saint-Exupéry che ci insegna a guardare con il cuore

Se esiste una giornata in cui il mondo dovrebbe fermarsi un attimo, alzare lo sguardo verso il cielo e provare a rivederlo con gli occhi di un bambino, quella giornata è sicuramente il 29 giugno. E no, non si tratta solo di un’altra ricorrenza celebrativa. Il 29 giugno è il giorno: il Piccolo Principe Day, dedicato a uno dei libri più tradotti, letti, amati e interpretati della letteratura mondiale. Un’opera che ha fatto innamorare intere generazioni e che continua a farlo, con una potenza narrativa che non conosce tempo.

Non è un caso che questa giornata ricada proprio il 29 giugno: è il giorno in cui, nel 1900, nasceva Antoine de Saint-Exupéry, a Lione. Scrittore, aviatore, filosofo e poeta dell’animo umano, Saint-Exupéry ha lasciato al mondo non solo uno dei più profondi racconti della storia della letteratura, ma anche una testimonianza esistenziale che vibra ancora oggi di autenticità e malinconia. E da quando, nel 2020, la Antoine de Saint Exupéry Youth Foundation — fondata nel 2009 dagli eredi dell’autore — ha lanciato ufficialmente i festeggiamenti per il 120º anniversario della sua nascita, il Piccolo Principe Day è diventato una vera istituzione culturale, celebrata in tutta la Francia e, sempre di più, nel resto del mondo.

Ma perché proprio Il Piccolo Principe? Cosa rende questo libro, pubblicato per la prima volta a New York nel 1943, tanto speciale da meritare una giornata mondiale tutta per sé? La risposta è tanto semplice quanto complessa: perché Il Piccolo Principe è molto più di un libro. È un’esperienza. Un viaggio. Un abbraccio universale che unisce bambini, adulti, filosofi, artisti, sognatori e scettici. È un racconto che — con la delicatezza di una carezza e la forza di un’illuminazione — ci parla del senso della vita, dell’amore, dell’amicizia, della perdita, della memoria, della nostalgia e della speranza. In una parola: dell’umanità.

Con oltre 200 milioni di copie vendute e traduzioni in 434 lingue e dialetti, Le Petit Prince non è solo uno dei libri più diffusi al mondo: è anche uno dei più radicati nel cuore di chi lo legge. E non si tratta di semplice diffusione editoriale, ma di un’autentica forma di adozione spirituale.

Un testamento spirituale in forma di fiaba

A scrivere Il Piccolo Principe è stato un uomo che conosceva molto bene la solitudine e il cielo: Antoine de Saint-Exupéry, aviatore e scrittore, che morirà in volo nel 1944, in circostanze rimaste in parte misteriose. Il libro è stato pubblicato in esilio, negli Stati Uniti, e non ha conosciuto immediatamente il successo in patria. Ma col tempo si è imposto come uno dei racconti più profondi mai scritti — e il fatto che venga spesso classificato come letteratura per ragazzi è quasi ironico, visto che il suo messaggio parla direttamente al cuore degli adulti.

Il Piccolo Principe è, a tutti gli effetti, il testamento spirituale di Saint-Exupéry. Un’opera in cui confluiscono le sue esperienze di vita, le sue delusioni, i suoi sogni, la sua malinconia esistenziale, ma anche la sua incrollabile fede nell’umanità e nell’essenziale invisibile agli occhi. Le illustrazioni, realizzate dallo stesso autore con la tecnica dell’acquerello, sono parte integrante del racconto, icone riconoscibili come simboli universali: il piccolo principe, la sua rosa, la volpe, la pecora nella scatola, il pianeta B-612. Un immaginario così potente da entrare direttamente nel DNA culturale dell’umanità.

La trama che (forse) conosci, ma che cambia ogni volta che la leggi

La storia inizia in un deserto — quello del Sahara — dove un pilota precipitato incontra un bambino misterioso. Questo bambino non è terrestre: viene da un asteroide lontano, il B-612, dove vive con tre vulcani e una rosa vanitosa e fragile. La sua richiesta — “Mi disegni una pecora?” — è il primo indizio che il piccolo principe non è lì per caso, ma è una sorta di emissario della verità poetica. Il suo sguardo sul mondo adulto è limpido e disarmante: incontra re che regnano su nulla, uomini d’affari che “possiedono” le stelle, vanitosi che vivono solo per essere ammirati. E tutti gli adulti che incontra appaiono, agli occhi del piccolo principe (e a quelli del lettore), assolutamente assurdi, intrappolati in logiche incomprensibili.

È solo sulla Terra, e più precisamente nel suo incontro con la volpe, che il piccolo principe impara una delle lezioni più importanti: l’essenziale è invisibile agli occhi. La volpe gli insegna cosa significa “addomesticare”, creare legami, diventare responsabili dell’altro. Ed è solo grazie a questa comprensione che il piccolo principe capisce davvero l’amore che lo lega alla sua rosa. Anche se ce ne sono tante simili nel mondo, nessuna è come la sua. Perché l’ha amata, curata, ascoltata. Perché le ha dato tempo. E nel dare tempo a qualcuno, dice Saint-Exupéry, diventiamo per sempre responsabili di lui.

Il finale è tra i più struggenti e misteriosi mai scritti. Il piccolo principe sceglie di tornare al suo pianeta grazie all’aiuto di un serpente — che rappresenta contemporaneamente la morte, il ritorno, il passaggio. Il pilota lo accompagna, lo perde, lo cerca nelle stelle. E da quel momento, ogni volta che guarda il cielo, sente una risata che gli scalda il cuore. È la risata del piccolo principe, che da qualche parte tra gli astri, continua a prendersi cura della sua rosa.

Un’eredità culturale e simbolica senza confini

Negli anni, Il Piccolo Principe ha smesso di essere solo un libro. È diventato simbolo universale di pace, tolleranza, ecologia, spiritualità, solidarietà, memoria. Ha ispirato film, serie animate, musical, balletti, canzoni, fumetti, sculture, francobolli e addirittura un asteroide. Esistono musei, parchi a tema, installazioni artistiche e persino murales che rendono omaggio al bambino dai capelli d’oro e alla sua rosa. In Giappone c’è perfino un museo interamente dedicato a lui. Il suo volto è stato scolpito nelle montagne, dipinto nei cieli, scolpito nel cuore della cultura pop e intellettuale contemporanea.

E la sua forza non accenna a diminuire. Perché ogni nuova generazione trova in quelle pagine qualcosa di diverso. Un messaggio sempre attuale: che la vera ricchezza è l’amicizia, che il tempo dedicato agli altri è il bene più prezioso, che l’invisibile è molto più reale di quanto sembri. In un mondo spesso cinico, iperconnesso ma disconnesso emotivamente, Il Piccolo Principe resta una guida silenziosa, una bussola etica e affettiva.

Perché il Piccolo Principe Day conta davvero

Il 29 giugno non è una semplice commemorazione. È un invito a rallentare, a riflettere, a rimettere a fuoco ciò che conta davvero. È un’occasione per rileggere — o leggere per la prima volta — Il Piccolo Principe, e lasciarsi trasportare da quella voce lieve ma potentissima che ci sussurra, pagina dopo pagina, che “tutti i grandi sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se ne ricordano”.

Ecco perché dovremmo celebrare il Piccolo Principe Day ogni anno. Perché è una ricorrenza che ci ricorda chi siamo stati e chi possiamo ancora essere. Perché è un richiamo gentile alla nostra umanità, alla nostra capacità di amare, di soffrire, di sperare.

Perché se anche tu, un giorno, ti sentirai triste, potrai sempre guardare il cielo e ricordare che “in uno di quei puntini luminosi abita qualcuno che ti vuole bene”. E forse, sorriderai.

“Come gocce d’acqua” il nuovo film di Stefano Chiantini dal 5 giugno al cinema

Dal 5 giugno 2024 arriva nelle sale “Come gocce d’acqua”, il nuovo film di Stefano Chiantini, un racconto delicato e potente sulla complessità dei legami familiari e sulle difficoltà del perdono. Un dramma intimo che esplora i sentimenti più nascosti e la forza inaspettata di un rapporto tra padre e figlia, interpretato da un cast di grande spessore, con Sara Silvestro, Edoardo Pesce e Barbara Chichiarelli.

Jenny (Sara Silvestro), giovane promessa del nuoto, e Alvaro (Edoardo Pesce), suo padre, sembrano vivere una relazione serena, quasi idilliaca. Il loro legame è fatto di silenzi e sguardi, una comunicazione quasi tacita che definisce la loro intimità. Ma la tranquillità di questo rapporto viene brutalmente spezzata quando Alvaro lascia Margherita (Barbara Chichiarelli), la madre di Jenny, un evento che getta la ragazza in una crisi profonda. La rottura tra i genitori di Jenny è una frattura che si riflette inevitabilmente nel loro rapporto, mettendo a dura prova le loro vite e i loro sentimenti.

La trama si sviluppa quando, dopo un malore che costringe Alvaro a una vita di cure e assistenza quotidiane, Jenny non riesce a voltargli le spalle. Inizia così un percorso di riscoperta reciproca, che sfida la ragazza a confrontarsi con le verità mai dette e con le ombre del passato, svelando lati nascosti e lasciando emergere le fragilità di entrambi. Questo passaggio non è solo un atto di cura, ma un’opportunità per crescere insieme, per rinascere dalle ceneri di un dolore che all’inizio sembrava insopportabile.

Il film di Chiantini si distingue per una regia che riflette e amplifica i percorsi emotivi dei personaggi, con una macchina da presa che segue ogni sfumatura delle loro evoluzioni interiori. La regia adotta uno stile riflessivo, che scandisce il tempo con lentezza, accentuando il vuoto e il silenzio che accompagnano ogni azione. La vita di Jenny e Alvaro è segnata dal lento precipitare della loro esistenza, ma anche dalla possibilità di una rinascita, di un nuovo inizio che scaturisce dalla sofferenza e dalla necessità di rimettere in discussione tutto ciò che si dava per scontato.

Le atmosfere del film sono costruite attorno al paesaggio umano, con inquadrature che diventano un mezzo per esplorare non solo il vissuto dei personaggi, ma anche la loro psicologia. Il corpo e il volto degli attori si fanno protagonisti, spesso in grado di esprimere emozioni più di mille parole. La cinematografia di Gianluca Palma gioca un ruolo fondamentale, restituendo al pubblico una sensazione di sospensione temporale, dove ogni silenzio e ogni gesto sembra essere carico di significato. La scenografia di Ludovica Ferrario e i costumi di Marta Passarini si inseriscono perfettamente in questo racconto intimo e profondo, creando un’atmosfera che si fa quasi palpabile.

La musica di Piernicola Di Muro accompagna delicatamente le immagini, sottolineando i momenti di introspezione e di quiete, ma anche quelli di tensione e di rottura. Ogni nota sembra un riflesso delle emozioni dei protagonisti, evocando il loro senso di solitudine e di speranza.

“Come gocce d’acqua” non è solo una storia di relazioni familiari, ma un racconto universale sull’amore, sull’egoismo e sulla resilienza. È un film che ci invita a riflettere su cosa significa veramente amare qualcuno, anche quando questa persona ci ha ferito. La forza del film sta nella sua capacità di esplorare le dinamiche familiari con una sincerità cruda, ma anche con una speranza palpabile di guarigione e rinascita. Un dramma che ci mostra che, nonostante il dolore e la distanza, l’amore ha la capacità di trasformare e di ricostruire ciò che sembrava irrimediabilmente perduto.

Il film, che ha già ricevuto attenzione alla Festa del Cinema di Roma 2024, si preannuncia come una riflessione intensa e toccante sulla vita, sui legami che ci definiscono e su come, anche nei momenti di grande difficoltà, si possa trovare la forza per andare avanti. Un’opera da non perdere, che merita una visione per la sua capacità di emozionare e di farci riflettere sulla fragilità e sulla bellezza dell’esistenza umana.

“Come gocce d’acqua” è prodotto da World Video Production, Ballandi, Bling Flamingo, Rai Cinema, con il contributo del Ministero della Cultura e il sostegno della Regione Lazio. Distribuito da BIM Distribuzione, il film sarà nelle sale italiane dal 5 giugno 2024.

“Prodigies”: Una Rivisitazione della Rom-Com tra Nostalgia e Realtà

Nel panorama delle serie TV che promettono di esplorare il lato più autentico e complesso delle relazioni umane, Prodigies emerge come una proposta intrigante, pronta a sfidare le convenzioni dei racconti romantici classici. In arrivo su Apple TV+, questa nuova commedia romantica in sette episodi si distacca dalla narrazione tradizionale, mettendo in scena una coppia che, pur avendo vissuto una giovinezza fuori dall’ordinario, si ritrova a confrontarsi con la banalità della vita adulta e con le sfide di una relazione che, nonostante il legame profondo, sembra dover affrontare nuove difficoltà.

Al centro della trama ci sono Didi (interpretata da Ayo Edebiri) e Ren (Will Sharpe), due ex bambini prodigio che sono stati inseparabili fin dalla più tenera età. L’idea di Prodigies non è solo quella di raccontare la loro storia d’amore, ma di esplorare come la straordinarietà della loro infanzia, segnata da successi e promesse, faccia ora il conti con la mediocrità della vita adulta. A più di trent’anni, entrambi iniziano a chiedersi se la loro esistenza attuale sia davvero all’altezza delle aspettative che avevano quando erano bambini prodigio. Ma la riflessione non si ferma solo alla loro vita quotidiana: le stesse domande riguardano inevitabilmente la loro relazione.

Sharpe, oltre a essere il protagonista maschile, si fa carico della creazione e scrittura della serie, nonché della sua direzione. Edebiri, oltre ad essere la co-protagonista, assume anche il ruolo di produttrice esecutiva, segnando un ulteriore punto di connessione tra i due protagonisti, che nella realtà sembrano aver trovato una simbiosi artistica che si riflette sullo schermo.

Prodigies si distacca dalla tradizionale narrazione romantica dove il “lieto fine” arriva quando i protagonisti si dichiarano il loro amore. La serie gioca con l’idea che, nella vita reale, il vero inizio della storia d’amore possa arrivare proprio nel momento in cui le certezze iniziano a vacillare. La difficoltà nel mantenere viva una relazione, soprattutto quando entrambe le persone sono chiamate a fare i conti con le loro aspettative e bisogni individuali, è il cuore pulsante di questa serie. La continua ricerca di significato, la difficoltà di adattarsi a una vita che non rispecchia più le promesse giovanili, e l’illusione di avere ancora il controllo, sono temi che attraversano le dinamiche della coppia, offrendo agli spettatori una visione meno idealizzata e più cruda della realtà.

Il cast di Prodigies è di altissimo livello. Ayo Edebiri, già apprezzata per il suo ruolo in The Bear e premiata con un Emmy, conferma ancora una volta la sua capacità di dar vita a personaggi complessi e pieni di sfumature. Will Sharpe, noto per le sue performance in The White Lotus e A Real Pain, porta in scena una performance che gioca con l’ironia ma anche con una certa malinconia, riuscendo a trasmettere il conflitto interiore del suo personaggio. Entrambi, quindi, non solo interpretano i protagonisti, ma ne incarnano anche la battaglia interna tra le aspettative e la realtà.

La serie è prodotta da SISTER, una compagnia di produzione vincitrice di numerosi premi, tra cui Emmy e BAFTA. Questo team di produttori è guidato da Jane Featherstone, Naomi De Pear e Katie Carpenter, che hanno già dimostrato la loro abilità nel trattare temi complessi in serie di successo come Black Doves, This Is Going to Hurt e Landscapers. La loro esperienza e visione si riflettono in ogni aspetto della produzione di Prodigies, promettendo un prodotto di alta qualità sia dal punto di vista narrativo che visivo.

Al momento, non è ancora stata annunciata una data di uscita ufficiale, ma è lecito aspettarsi che la serie arrivi su Apple TV+ nel corso del 2025. Con una premessa tanto intrigante quanto inaspettata, Prodigies si propone come una commedia romantica che, pur attingendo da temi universali, porta una ventata di freschezza nel genere. Non sarà una storia d’amore convenzionale, ma una riflessione sulla complessità dei legami umani e sul fatto che, forse, quando crediamo che tutto sia finito, è in realtà solo l’inizio.

Baci nerd per la Giornata del Bacio

Il giorno preciso della giornata internazionale del bacio oscilla, seconda le tradizioni, dal 13 aprile o al 6 luglio. Questo perché nella prima data c’era stato il record del bacio più lungo a opera di una coppia thailandese che però ha battuto il precedente record portandolo a 58 ore proprio il 6 luglio. In entrambi i casi: noi vogliamo festeggiarla al meglio con il migliore degli Smak, proponendovi alcuni dei baci più belli e più emozionanti della TV e del cinema ma anche fumetti, videogiochi e anime.

Sicuramente uno dei baci più belli e di una valenza importante è quello tra il capitano Kirk e Uhura che rappresenta anche uno dei primi baci interrazziali visto in TV molto a tema con la cultura di Star Trek. Il primo bacio tra due “specie” diverse ci porta invece al cinema e coinvolge la scimmia scienziato Zira (Kim Hunter) e George Taylor (Charlton Heston) ne “Il pianeta delle scimmie” del 1968.

Tra i baci che hanno fatto “scalpore” c’è sicuramente quello tra Leia e il gemello Luke, ma il tutto va giustificato col fatto che non sapevano ancora di essere fratelli, segue poi quello tra Leia e Han Solo, decisamente meno incestuoso.

Il più atteso è quello tra Amy e Sheldon Cooper che, secondo un vecchio sondaggio ha un’alta percentuale di “gradimento” tra i fan, seguito poi da quello fra Jon Snow e Daenerys anche se alcuni preferiscono di gran lunga la rossa Ygritte. Restando nel mondo delle serie tv, un altro bacio da ricordare è quello tra Rose e il Dottore (Doctor Who)..

Dal grande schermo “nerd”, un bacio emozionante è quello tra Ron ed Hermione e dal Signore degli anelli Aragorn e la sua amata Arwen; ovviamente non possiamo non citare il bacio ricco di tensione tra Neo e Trinity nel primo Matrix, una vera dichiarazione d’amore e di speranza.

 

Nel mondo dei cinecomics va sicuramente ricordato il bacio sensuale tra Batman e Catwoman, per gli X-Men, l’inaspettato incontro tra Wolverine e Tempesta ma, ovviamente, il bacio più iconico è sicuramente quello tra Spiderman e Mary Jane, “il bacio a testa in giù” sicuramente molto romantico ed è diventato un vero “cult” tanto da essere ripreso e citato in numerose altre pellicole. 

E negli Anime? Come non ricordare il tanto atteso bacio tra Asuna e Kirito in Sword Art Online oppure quello dolcissimo tra Taiga e Ryuugi in Toradora! (Tiger X Dragon). E ancora in Steins Gate, il bacio denso di passione tra Okabe e Makise o anche l’epico incontro tra i protagonisti di Romeo x Juliet e quello romantico tra Nana e Ren in Nana. Ma quello che abbiamo amato di più è probabilmente quello tra Inuyasha e Kagome nell’ dell’episodio 26 – “Verso il futuro”.

 

Tra i videogiochi non possiamo non menzionare Final Fantasy VIIISquall e Rinoa mentre da Final Fantasy 10 Tidus e Yuna al lago di Macalania. Da Life is strange invece abbiamo il bacio tra Warren e Max o Chloe e Max.

Disney offre sicuramente terreno fertile con tutte le sue Principesse ma va anche ricordato il tenero bacio tra Lilli e il Vagabondo.

 

Qual è il bacio che vi ha emozionato di più?

“Bruciare” di Naomi Booth: Un romanzo sci-fi e horror che brucia sotto la pelle dei lettori

Il 9 aprile, nelle librerie italiane, arriva un romanzo che promette di scuotere profondamente chi lo leggerà. Si tratta di Bruciare, il primo romanzo di Naomi Booth pubblicato in Italia. La scrittrice britannica, docente di scrittura e letteratura alla York St John University, si distingue per il suo interesse verso la storia letteraria, la narrativa contemporanea e in particolare le tematiche legate al corpo e all’ambiente. In questo libro, Booth intreccia una storia che va ben oltre i confini di un semplice romanzo di genere, con sfumature di fantascienza, horror contemporaneo, e temi di forte critica sociale e ambientale. Il romanzo ha subito conquistato la critica internazionale, tanto da essere selezionato tra i 50 libri che dovresti leggere secondo The Guardian, che ha anche inserito Bruciare tra i finalisti del prestigioso Not the Booker Award. Ma cos’è che rende questo romanzo così unico e affascinante? La risposta è nella sua capacità di trattare alcuni dei temi più urgenti e drammatici dei nostri tempi, come la maternità, la gravidanza, l’amore, e la crescente contaminazione ambientale, il tutto in un contesto di tensione e terrore.

Un mondo avvelenato dalla paura e dalla contaminazione

Nel cuore di Bruciare, la protagonista, Alice, vive in un mondo in cui l’aria è letteralmente avvelenata, e ogni respiro è una lotta contro un’infezione che si insinua nei corpi e nell’ambiente. La città è un luogo soffocante dove il cielo è coperto da uno strato di smog e tossine, e la pelle dei suoi abitanti si ribella, ammalandosi e trasformandosi in un’arma letale. Alice, terrorizzata dal pensiero di svegliarsi un giorno senza più riconoscersi, decide di fuggire. Cerca un luogo sicuro, lontano dalla contaminazione, dove la natura è ancora intatta, i fiori colorati sbocciano senza paura e il sole tramonta senza smog. Ma c’è un dettaglio che sfugge alla sua mente: nel suo ventre sta crescendo una vita, un bambino che rappresenta un futuro incerto, un futuro che lei teme potrebbe non esserci più.

Ciò che colpisce immediatamente di Bruciare è la potenza con cui Booth descrive il corpo umano in subbuglio, lacerato tra la paura di un futuro incerto e il desiderio di sopravvivenza. La scrittura della Booth ha suscitato paragoni con quella di Margaret Atwood, nota per la sua capacità di esplorare le zone oscure della vita umana. Entrambe le autrici affrontano la paura, la disillusione e la lotta per un futuro in un mondo che sembra sempre più minacciato dalla nostra stessa incoscienza. In Bruciare, il corpo non è solo un veicolo di vita, ma anche un campo di battaglia, un luogo di resistenza contro una realtà che sta lentamente deteriorando tutto ciò che conosciamo.

Le parole di Alice riecheggiano la distorsione della sua realtà: «La pelle è davvero intelligente», le diceva sua madre quando era bambina, ma quella stessa pelle che una volta proteggeva ora è una maledizione. La pelle diventa un simbolo della fragilità umana in un mondo che non perdona, un mondo dove le vecchie magie di guarigione sono state sostituite dalla disperazione. La pelle di Alice non è più un muro che protegge, ma una superficie che brucia e trasforma.

Il manifesto di una realtà distopica

Bruciare non è solo un romanzo che esplora il lato oscuro del corpo umano e del suo ambiente, ma è anche un manifesto femminista, che offre una riflessione profonda e urgente sulla maternità e sull’autoaffermazione in un mondo che sta rapidamente perdendo la sua stabilità. La gravidanza di Alice non è solo un tema intimo e privato, ma un atto di resistenza contro la distopia ambientale che la circonda. Il suo corpo, che porta in sé una nuova vita, diventa un simbolo di speranza e paura, di bellezza e sofferenza.

Il romanzo offre anche uno spunto di riflessione sulle nostre azioni nei confronti dell’ambiente. Bruciare è una sorta di previsione inquietante di ciò che potrebbe accadere se non iniziamo a prenderci cura del nostro pianeta. La contaminazione, l’inquinamento e la crisi ecologica sono temi che non solo caratterizzano l’ambientazione del libro, ma che ne diventano il cuore pulsante. La paura di non avere più un posto sicuro da chiamare “casa” diventa la paura di non poter più abitare un mondo che è destinato a svanire sotto il peso delle nostre stesse azioni. In definitiva, Bruciare di Naomi Booth è un’opera che non si limita a raccontare una storia, ma che induce il lettore a riflettere profondamente sulle nostre paure e sulle nostre scelte. Con una scrittura che mescola viscerale e poetico, l’autrice ci offre un racconto incandescente e disturbante che ci pone davanti a una realtà che potrebbe essere quella di domani se non reagiamo in tempo. Un romanzo che non solo si fa leggere, ma che si fa sentire, bruciando sotto la pelle del lettore e lasciando cicatrici difficili da dimenticare.Bruciare è il secondo volume della collana Selvatica di Wudz Edizioni, una serie che esplora mondi oscuri e inquietanti, e che continuerà a proporre opere capaci di farci guardare oltre la superficie della realtà. Con questo romanzo, Naomi Booth si afferma come una delle voci più potenti nel panorama della letteratura contemporanea, capace di unire il genere sci-fi e horror con una riflessione profonda sulle questioni ambientali e sociali. Un libro che, senza dubbio, merita di essere letto.

Story of Seasons: Grand Bazaar – La Rinascita di Zephyr Town tra Agricoltura, Commercio e Relazioni

Nel mondo dei giochi di simulazione, dove la tranquillità della vita rurale si intreccia con l’incredibile bellezza della natura e le relazioni umane, la serie Story of Seasons ha sempre avuto un posto speciale nel cuore degli appassionati. Ora, con l’annuncio di Story of Seasons: Grand Bazaar, una nuova reinterpretazione del classico Harvest Moon DS: Grand Bazaar, la saga si prepara a portare una ventata di freschezza anche su Nintendo Switch e PC (Steam). Il gioco sarà disponibile dal 27 agosto 2025 e promette di regalare ore di divertimento immerso in una montagna incantevole, tra agricoltura, commercio e nuove amicizie.

Immaginate una cittadina di montagna, Zephyr Town, un luogo che un tempo ospitava uno dei bazar più rinomati al mondo, meta di mercanti e visitatori provenienti da ogni angolo del pianeta. Oggi, però, questo mercato è in declino, e il destino del bazar è nelle mani di un nuovo arrivato, proprio come voi. La missione? Riportare Zephyr Town al suo antico splendore, trasformando il bazar in un fulcro vitale dell’economia cittadina e, con esso, ridare vita all’intero paese. Un compito arduo, ma che promette ricompense tanto emotive quanto pratiche.

Come appassionata di anime giapponesi, una delle prime cose che mi colpisce di questo gioco è proprio l’atmosfera di cozy living che riesce a evocare. Non è solo un gioco, è un’esperienza sensoriale che mescola il calore della vita rurale con la serenità di un paesaggio montano che sembra quasi un dipinto. Zephyr Town non è solo un luogo in cui coltivare ortaggi e prendersi cura degli animali, è un piccolo angolo di pace dove ogni personaggio e ogni angolo della città racconta una storia.

Le meccaniche di gioco ruotano attorno alla gestione di una fattoria, con la possibilità di coltivare frutta e verdura, allevare animali e produrre prelibatezze da vendere direttamente alla propria bancarella nel bazar settimanale. La parte commerciale è un aspetto fondamentale, in quanto il successo delle vendite influenzerà direttamente la prosperità del bazar e lo sviluppo della città stessa. Potrete personalizzare la vostra bancarella, scegliere i prezzi e interagire con gli altri venditori, il che aggiunge un livello di profondità al gioco che fa sentire ogni giocatore coinvolto, come se fosse davvero il cuore pulsante del mercato.

Quello che rende Story of Seasons: Grand Bazaar davvero speciale, tuttavia, è la possibilità di utilizzare il vento come elemento centrale nel gameplay. Grazie all’innovativo utilizzo dei mulini a vento, potrete trasformare risorse grezze in nuovi prodotti da vendere. Inoltre, la presenza di un deltaplano vi permetterà di spostarvi velocemente in città, rendendo l’esplorazione più dinamica e interessante. Il vento, quindi, non è solo una caratteristica atmosferica ma diventa un vero e proprio strumento di gioco, donando al titolo una marcia in più.

A livello narrativo, Story of Seasons: Grand Bazaar non si limita alla semplice gestione della fattoria, ma include anche una componente sociale di grande rilievo. La città di Zephyr Town è popolata da una vivace comunità di personaggi, tra cui anche spiriti della natura, che contribuiscono a rendere il gioco ancora più affascinante. Le relazioni sociali sono fondamentali, poiché interagire con gli abitanti della città non solo arricchirà la vostra esperienza di gioco, ma potrebbe anche portare a sviluppare amicizie, e, se lo desiderate, ad innamorarvi e creare una famiglia. Questi legami sociali non solo arricchiscono il gameplay, ma sono anche una parte essenziale della narrativa che rende ogni scelta e ogni interazione significativa.

Anche dal punto di vista visivo, il gioco si fa notare. Le grafiche sono splendide, con paesaggi mozzafiato che variano a seconda delle stagioni, e una città vivace che sembra animata da una magia senza tempo. Il tutto è accompagnato da una colonna sonora che aiuta a immergersi ulteriormente nell’atmosfera rilassante del gioco.

Non mancano poi gli aspetti collezionistici e le edizioni speciali per i veri appassionati. Oltre alla versione standard, sarà disponibile una Limited Edition che include un peluche di una pecora Suffolk, un artbook di oltre 115 pagine, un poster e la colonna sonora su CD, il tutto per permettere ai fan di portare a casa un pezzo di Zephyr Town. Chi opterà per le edizioni digitali avrà a disposizione anche contenuti aggiuntivi, come il DLC “Trunk of Transformation” e altre chicche.

La serie Story of Seasons, che nel 2023 ha già visto un altro capitolo con il remake di A Wonderful Life, continua a dimostrarsi un punto di riferimento per tutti coloro che cercano un’esperienza di gioco che unisca rilassamento, creatività e interazione sociale. Con Grand Bazaar, Marvelous porta a un nuovo livello la sua formula, arricchendo l’esperienza con nuove meccaniche, personaggi e una grafica all’avanguardia, che trasforma ogni partita in un’avventura indimenticabile.

In definitiva, Story of Seasons: Grand Bazaar è un titolo che saprà conquistare tutti coloro che, come me, amano perdersi in mondi tranquilli e ricchi di dettagli, dove ogni piccolo gesto ha un impatto sul tutto. Un gioco che ci invita a fermarci, respirare profondamente e, magari, riscoprire il valore di una vita semplice, ma straordinaria.

L’Amore in Teoria: Tra Filosofia e Sentimenti nel Caos dell’Amore

Il 24 aprile 2025, nelle sale cinematografiche italiane arriva “L’Amore in Teoria”, un film che si propone di esplorare l’evoluzione del concetto di amore attraverso lo sguardo di una generazione che, pur avendo avuto a che fare con innumerevoli teorie e definizioni, si trova inevitabilmente a fare i conti con il caos dei sentimenti reali. Il regista Luca Lucini, noto per aver diretto il cult “Tre metri sopra il cielo”, ci regala un altro affresco romantico, stavolta ambientato nel cuore pulsante di Milano, città che diventa quasi un personaggio a sé stante, uno scenario che fa da sfondo all’odissea emotiva del protagonista, Leone.

Leone, interpretato da un Nicolas Maupas convincente e sensibile, è il classico ragazzo “perfetto”, che incarna tutti i tratti di un giovane che sembra uscire da un manuale di filosofia: rispettoso, educato, sempre il primo della classe, un modello di virtù. Ma, come ci insegnano le storie d’amore più autentiche, la perfezione non è mai la chiave per comprendere l’amore vero. L’amore, quello che scoppia nei cuori e che non si può controllare, è tutto tranne che teorico. Nel film, Leone si trova ad affrontare un primo, doloroso confronto con il mondo dei sentimenti quando si invischia in una relazione con Carola, interpretata da Caterina De Angelis. Carola è una giovane donna che, pur apparentemente affezionata a Leone, lo usa come una copertura per continuare a vedere Manuel, un ragazzo che ben presto diventerà la causa di una tragica ingiustizia. A causa di un errore che lo coinvolge, Leone si ritroverà inaspettatamente ai servizi sociali, uno sviluppo che lo scuote profondamente, ma che, al contempo, gli permette di scoprire un amore che non aveva mai immaginato: Flor, interpretata da Martina Gatti.

Flor è l’opposto di Carola. È un’attivista ambientale forte e libera, capace di scuotere le certezze di Leone e di rivelargli un aspetto dell’amore che va oltre la teoria, un amore che coinvolge l’anima e che non ha nulla a che fare con i modelli preconfezionati. Con Flor, Leone esplora un nuovo modo di vivere i sentimenti, un amore che finalmente lo porta fuori dai libri e dalle teorie filosofiche. Tuttavia, come spesso accade nella vita, quando sembra aver superato definitivamente Carola, quest’ultima ritorna, sconvolgendo di nuovo le certezze di Leone e costringendolo a un’altra riflessione profonda.

Un elemento particolarmente interessante del film è la figura di Meda, un senzatetto interpretato da Francesco Salvi, che diventa il mentore di Leone. Meda, con la sua saggezza di vita e il suo approccio disincantato all’esistenza, introduce Leone alla filosofia dell’amore, non quella dei libri, ma quella vissuta, quella che può essere afferrata solo nella complessità dei sentimenti e delle esperienze quotidiane. La sua è una lezione di vita che si allontana dalla teoria per arrivare al cuore, un cuore che spesso sfugge a qualsiasi definizione razionale.

La sceneggiatura, scritta dalle giovani autrici Amina Grenci e Teresa Fraioli, ci offre una riflessione profonda sull’amore attraverso gli occhi di una generazione che, pur essendo cresciuta con i grandi pensatori e le teorie romantiche, è costretta a fare i conti con una realtà in cui i sentimenti sono imprevedibili e caotici. La pellicola si avvale di una regia curata da Lucini, che con uno stile visivo elegante e intimo sa dosare i momenti di riflessione filosofica con quelli più emotivamente coinvolgenti.

Un’altra nota distintiva di “L’Amore in Teoria” è la colonna sonora, che gioca un ruolo fondamentale nel trasmettere le emozioni e i toni del film. Le canzoni di Tananai, in particolare “Alibi”, brano inedito che accompagna il trailer, e “Booster”, estratto dall’album “Calmocobra”, conferiscono al film una componente musicale che sottolinea la modernità della storia e ne amplifica la dimensione emotiva. La musica, come l’amore, è qualcosa di intangibile ma potente, in grado di toccare le corde più profonde dell’animo.

Cosa vuol dire RomCom? Amore, Umorismo e Magia made in Japan

Quando si parla di RomCom, ovvero commedia romantica, molti potrebbero pensare a una storia leggera e spensierata, spesso infarcita di battute esilaranti e cuori che si intrecciano, ma il genere nasconde in realtà una complessità che va ben oltre la superficie. Come donna appassionata di anime giapponesi, trovo che le RomCom siano un riflesso affascinante della dualità tra il romantico e il comico, un equilibrio delicato che si traduce in storie che, pur affrontando l’amore e le sue complicazioni, non mancano mai di offrire anche un pizzico di umorismo. È interessante come, dietro ogni risata, ci sia spesso un messaggio profondo sull’amore, la crescita personale e le difficoltà della vita.

Una RomCom non è solo una semplice storia d’amore. Anzi, se dovessi definirla con un’unica parola, sarebbe “equilibrio”. La relazione romantica è al centro, ma senza l’elemento comico perderebbe il suo fascino. Le dinamiche umoristiche, che siano un malinteso divertente o una serie di situazioni imbarazzanti, sono parte integrante del viaggio emotivo dei protagonisti. E non è raro che una RomCom esplori anche temi più profondi, come il dolore, la solitudine o la crescita personale, senza mai perdere quel tocco di leggerezza che fa ridere e riflettere al contempo.

Ma cos’è che rende davvero una RomCom giapponese così speciale? In una cultura dove l’amore spesso non si esprime direttamente, le RomCom nel mondo degli anime e dei manga sanno mescolare il romanticismo più puro con situazioni inaspettate e, spesso, comiche, che spezzano la tensione e donano al pubblico un respiro. La combinazione di battute argute, giochi di parole e situazioni assurde può sembrare superficiale, ma se ci si fa caso, queste scelte sono sempre legate alla crescita dei personaggi. L’equilibrio tra questi due mondi è ciò che rende le RomCom giapponesi così affascinanti, e molte di queste serie hanno raggiunto un culto che va ben oltre il pubblico che si aspetta solo risate e cuoricini.

Un perfetto esempio di questa alchimia è Kaguya-sama: Love Is War. Qui, le relazioni non sono semplici, sono battaglie psicologiche, in cui i protagonisti, Kaguya e Miyuki, non si limitano a cercare di dichiararsi il loro amore: la loro guerra mentale diventa una strategia complessa e, allo stesso tempo, fonte di situazioni estremamente divertenti. Ogni episodio è un susseguirsi di colpi di scena e risate, ma sotto la superficie c’è una narrazione di crescita e vulnerabilità che non è mai banale. È uno di quei casi in cui l’umorismo non è solo una distrazione, ma un mezzo per esplorare la complessità emotiva dei personaggi.

Allo stesso modo, The Quintessential Quintuplets ci mostra una storia che, inizialmente, può sembrare la classica “harem comedy”, ma che si distingue per la profondità dei suoi personaggi e la delicatezza con cui vengono trattate le dinamiche familiari e romantiche. Futaro, il protagonista, non è solo il tutor delle cinque sorelle gemelle, ma diventa anche il punto di riferimento per una crescita emotiva che si intreccia con ogni relazione che costruisce con ognuna di loro. Ogni battuta, ogni situazione esilarante, serve da supporto a un legame che si sviluppa in modo sincero e commovente, dove le risate non offuscano mai l’importanza delle connessioni che vengono create.

Nel mondo degli anime, la RomCom non si ferma alle dinamiche più leggere. Blue Box, per esempio, è una serie che unisce il romanticismo con il mondo dello sport, creando una narrazione che si sviluppa tra imbarazzi adolescenziali e il confronto con le proprie insicurezze. La relazione che si sviluppa tra Taiki e Chinatsu è dolce, ma anche carica di tensione emotiva, e anche qui, l’umorismo gioca un ruolo fondamentale nel rendere le interazioni tra i due protagonisti memorabili.

E poi c’è A Sign of Affection, che offre una prospettiva unica sulla comunicazione e l’amore. La protagonista, una giovane donna sorda, si innamora di un ragazzo che non conosce la cultura dei non udenti. La bellezza di questa storia sta nel modo in cui l’amore viene rappresentato come una forma di comunicazione che va al di là delle parole, ed è affascinante come il contesto romantico e comico si intreccino in modo naturale, portando la serie a toccare anche temi sociali con una delicatezza che non scade mai nel melodramma.

In fondo, che cos’è una RomCom se non un riflesso della vita stessa? Si ride, si piange, si cresce e, soprattutto, si ama. Le serie che combinano romanticismo e umorismo in modo equilibrato sono quelle che riescono a rimanere nel cuore degli spettatori, perché ci ricordano che anche nei momenti più difficili, l’amore e il sorriso possono essere la nostra salvezza.

Dreams: Il nuovo capolavoro di Dag Johan Haugerud che indaga sull’amore, il desiderio e la libertà di espressione

Nel 2024, il regista norvegese Dag Johan Haugerud regala al pubblico un’opera potente e ricca di emozioni, Dreams (Drømmer), che affronta temi delicati e universali come l’amore, la sessualità e la scoperta di sé. Il film è il secondo capitolo di una trilogia intitolata “La trilogia delle relazioni”, che esplora le sfaccettature dei rapporti sentimentali e sessuali in un mondo sempre più giudicante e per certi versi ancora incapace di accettare la libertà di espressione, in particolare quella femminile.

Con Dreams, Haugerud conferma il suo talento nel dirigere storie di forte introspezione e dramma interpersonale, pur mantenendo un equilibrio perfetto tra il pensiero razionale e l’emozione che ne deriva. La protagonista, Johanne, è una ragazza di diciassette anni che si trova a vivere la sua prima, intensa esperienza amorosa. Si innamora della sua insegnante di francese, un sentimento che si fa sempre più palpabile e profondo, ma che, come tutte le esperienze emotive adolescenziali, si mescola e si confonde con le sue fantasie, trasformandosi in un turbinio di sogni, desideri e realtà che fanno perdere i confini tra i due mondi.

Nel tentativo di dare ordine al suo mondo interiore e comprendere meglio le sue emozioni, Johanne inizia a scrivere un diario. Ogni parola, ogni frase, pulsa di passione e paura, ma anche di una curiosità che accompagna ogni adolescenza. La scrittura diventa per lei uno strumento di esplorazione e di fuga, ma anche una via per esprimere ciò che non riesce a dire a voce. Tuttavia, quando sua madre e sua nonna leggono quelle pagine, la loro reazione iniziale è di sgomento. Le parole di Johanne, infatti, sono audaci e svelano un desiderio che nella loro visione del mondo risulta inaccettabile. Col passare del tempo, però, le due donne si rendono conto che quelle parole possiedono una forza autentica, quasi letteraria, e iniziano a vedere in esse un’opportunità di confronto generazionale.

La trama del film si sviluppa attraverso il conflitto interiore di Johanne, ma anche tramite il confronto tra tre generazioni di donne. Questo scontro di visioni sull’amore e sul desiderio spinge tutte e tre le protagoniste a riconsiderare la loro percezione di se stesse e degli altri. Se per la madre e la nonna di Johanne il diario diventa motivo di dibattito, per Johanne il processo di scrittura è un atto di liberazione e di crescita. Le tre donne, pur appartenendo a generazioni diverse, si trovano unite dal comune desiderio di confrontarsi con la verità dell’amore e della libertà, di mettersi in discussione e di aprire gli occhi su quello che il mondo sembra voler mantenere nascosto o nascosto dietro il velo della moralità.

Dreams è un film che si distingue per la sua sensibilità nell’affrontare il tema della sessualità e della scoperta di sé, senza mai scivolare nel sensazionalismo o nell’artificiosità. La regia di Haugerud è sobria, ma mai priva di impatto emotivo. L’uso della parola, spesso potente e diretta, si combina perfettamente con la delicatezza delle immagini, rendendo ogni scena una riflessione visiva sul tema trattato. La fotografia è luminosa e coinvolgente, e contribuisce a mettere in risalto le emozioni che attraversano i protagonisti, in particolare la protagonista Johanne, interpretata dalla talentuosa Selome Emnetu.

Il cast del film è eccellente. Ane Dahl Torp, nei panni della madre di Johanne, porta sullo schermo una figura di donna complessa, piena di dubbi e di contraddizioni, ma anche capace di un’incredibile forza nel confrontarsi con le sfide della maternità e della propria sessualità. Ingrid Giæver, che interpreta la nonna, dona al personaggio una profondità emotiva che riflette le sue esperienze passate e le sue convinzioni ormai radicate. Insieme, queste tre interpreti danno vita a una dinamica familiare che è tanto più universale quanto più intima. Ogni parola, ogni silenzio tra loro, è carico di significato.

Il film è stato accolto con entusiasmo dalla critica internazionale, e il suo successo non è passato inosservato: Dreams ha vinto l’Orso d’Oro al Festival di Berlino nel 2025, un riconoscimento che ne sottolinea la forza narrativa e il suo impatto emotivo. Il film, distribuito in Italia da Wanted Cinema, arriverà nelle sale italiane il 13 marzo 2025, offrendo al pubblico una visione affascinante e provocatoria sulla crescita, sull’identità e sull’amore.

Questo primo capitolo della trilogia di Haugerud non è solo un film sul desiderio e sull’amore, ma anche un’opera che invita a riflettere sulle dinamiche familiari, sui conflitti intergenerazionali e sulla libertà di espressione. In un mondo che sembra spesso pronto a giudicare, Dreams ci ricorda quanto sia importante ascoltare e accettare le storie degli altri, soprattutto quelle che più ci mettono a disagio. Con il suo sguardo delicato e insieme incisivo, il film si impone come una riflessione profonda e necessaria sulle complessità dei rapporti umani.

“Your Eyes Tell”: Un Teen Drama Emozionante che Arriva al Cinema dal Giappone

Dal 7 al 9 aprile, il grande schermo italiano accoglie una nuova gemma del cinema nipponico: Your Eyes Tell (Kimi no Me ga Toikaketeiru), un film che promette di toccare le corde più profonde del cuore. Prodotto sotto l’etichetta I Love Japan in collaborazione con Adler Entertainment e Dynit, questo teen drama è un viaggio emozionante nella passione, nella sofferenza e nella speranza, con un amore che nasce da un incontro casuale, ma che nasconde un legame molto più profondo.

La trama ruota attorno a Rui, un ex kickboxer che, dopo aver passato del tempo in prigione, ha scelto di abbandonare il suo lavoro losco come esattore di debiti della mafia. Ora conduce una vita solitaria, fatta di routine quotidiana e introspezione. La sua esistenza monotona cambia quando incontra Akari, una ragazza cieca, ma incredibilmente vivace nonostante la perdita della vista e dei suoi genitori in un tragico incidente. Akari porta una luce nuova nella vita di Rui, con la sua presenza spensierata che riesce lentamente a svelare il cuore di lui, fino ad allora chiuso e protetto dal dolore.

La storia d’amore che si sviluppa tra Rui e Akari è un delicato intreccio di speranza e tristezza. Entrambi i protagonisti sono segnati da eventi tragici del passato, ma la loro connessione li aiuta a superare le difficoltà. Mentre il loro legame cresce e si rafforza, una rivelazione scioccante li separerà per sempre: i due si rendono conto che i loro destini si sono già incrociati in un fatale incidente, un legame che sembra destinato a riaffiorare non solo nei loro cuori, ma anche nella loro tragica realtà.

Il film, diretto da Takahiro Miki – noto per titoli come My Tomorrow, Your Yesterday e Love Me, Love Me Not – esplora con delicatezza e profondità il concetto di amore come liberazione per cuori feriti. Miki, che è una figura di riferimento nel panorama romantico giapponese, riesce a raccontare una storia che unisce dolcezza e dolore, facendo leva sui temi della fragilità e della forza del legame umano. Il film è un’opera commovente che, seppur radicata in un contesto di dolore, offre anche una riflessione sulla possibilità di rinascere, di ritrovare la luce anche nelle tenebre.

Il cast di Your Eyes Tell è un altro punto di forza del film. Yuriko Yoshitaka, una delle attrici più premiate e ricercate del Giappone, regala una performance intensa e sfaccettata nei panni di Akari, portando sullo schermo la sua potente presenza. Al suo fianco, Ryusei Yokohama, vincitore dell’ELAN D’OR Award 2020 e del Japan Academy Film Prize come miglior esordiente, interpreta Rui con una sensibilità che aggiunge ulteriori strati emotivi alla trama. La chimica tra i due attori è palpabile, rendendo ancora più coinvolgente il loro rapporto sullo schermo.

Un altro elemento che rende speciale Your Eyes Tell è la colonna sonora. Il gruppo hip hop coreano BTS, noto per la sua capacità di creare musica che tocca l’anima, ha scritto e interpretato una ballata che si intreccia perfettamente con la narrazione del film. La loro musica aggiunge un ulteriore strato di emotività, facendo risaltare ogni momento drammatico e romantico.

Il film, che è stato un grande successo in Giappone, non è solo una storia d’amore, ma un racconto di redenzione e riscatto. Rui, infatti, cerca di rimediare ai suoi errori del passato, e la sua lotta per raccogliere i soldi necessari per un’operazione che ridarebbe la vista ad Akari è l’emblema del suo desiderio di espiazione e di speranza. Tuttavia, la scoperta dell’incrocio dei loro destini non solo scuote la loro relazione, ma segna un punto di non ritorno, un momento di separazione che diventa inevitabile nonostante l’intensità dei loro sentimenti.

Your Eyes Tell fa parte di una trilogia di film live-action che esplorano temi di passione, amicizia e sentimenti profondi. Dopo il successo di Let Me Eat Your Pancreas e delle maratone di L’Attacco dei Giganti, il film arriva nelle sale italiane per far scoprire al pubblico un altro capolavoro del cinema giapponese, destinato a conquistare il cuore degli appassionati di storie d’amore intense e commoventi.

Non solo una pellicola da vedere, ma un’opportunità unica per immergersi nella cultura giapponese. Acquistando il biglietto per Your Eyes Tell o per altri film della serie I Love Japan, infatti, si potrà partecipare a un concorso per vincere un soggiorno studio a Tokyo. Un’occasione imperdibile per chi sogna di vivere un’esperienza unica nella capitale nipponica, imparando la lingua e respirando l’atmosfera della città.

In conclusione, Your Eyes Tell è un film che, con la sua storia delicata e profonda, riesce a catturare l’attenzione e a far emozionare. Se siete appassionati di cinema giapponese e cercate una storia che parli al cuore, non potete perdervelo. Segnatevi la data: 7, 8 e 9 aprile.

I Cortili del Cuore: La Nuova Edizione del Manga Shōjo che Ha Segnato un’Epoca

Nel vasto panorama del manga shōjo, I Cortili del Cuore (Gokinjo Monogatari) occupa un posto speciale, non solo per la sua trama coinvolgente, ma anche per il suo impatto culturale che ha attraversato decenni. Per celebrare il 30° anniversario dalla sua pubblicazione, Panini Comics ha deciso di riproporlo in una Complete 30th Anniversary Edition che offre una nuova occasione per immergersi in uno degli shōjo più iconici di sempre. Personalmente, questa è stata una lettura che ha risvegliato ricordi e emozioni di quel mondo adolescenziale fatto di sogni, speranze e, soprattutto, passione per la moda, un tema che Ai Yazawa riesce a trattare con una leggerezza disarmante ma mai superficiale.

Un’Opera che Parla di Cuori e Stile

La storia di Gokinjo Monogatari si snoda attorno alla vita di Mikako Kouda, una ragazza di 16 anni dalla personalità vibrante e dai sogni inarrestabili, che desidera creare una linea di abbigliamento dal nome “Happy Berry”. Mikako è un concentrato di energia creativa e determinazione, ed è affascinante osservare come Yazawa costruisca la sua crescita emotiva e professionale, intrecciando abilmente la sua passione per la moda con le sue esperienze sentimentali. È un’eroina che sfida le convenzioni sociali pur mantenendo una profondità psicologica che la rende estremamente realistica.

Accanto a Mikako c’è Tsutomu Yamaguchi, il suo vicino di casa e amico di lunga data. Tsutomu è la figura che inizialmente appare meno ambiziosa, ma che cresce e si evolve durante la trama, mostrando un amore incondizionato per Mikako e una tenerezza che tocca il cuore. La loro relazione non è priva di ostacoli, tra gelosie, incomprensioni e un triangolo amoroso che coinvolge anche Yusuke Tashiro, un altro amico di Tsutomu. La trama si muove tra tensioni romantiche e momenti di crescita, esplorando temi di amicizia, gelosia e auto-realizzazione.

Un aspetto che rende questa storia unica è come Yazawa riesca a mescolare la moda, non solo come un abito da indossare, ma come un vero e proprio linguaggio visivo, un mezzo di espressione per i suoi personaggi. La moda in Gokinjo Monogatari è un veicolo per l’identità, per la ricerca di sé, e diventa una parte fondamentale della narrazione. Il design dei vestiti, i dettagli nei disegni e l’atmosfera che trasuda creatività sono elementi che rendono il manga una vera e propria dichiarazione d’amore per l’arte del vestirsi, che si fa poesia visiva.

L’Edizione Imperdibile

La nuova Complete 30th Anniversary Edition è un tributo perfetto a questa storia, raccogliendo in un unico volume l’intera opera e offrendo ai lettori l’opportunità di rivivere o scoprire la magia che ha fatto di I Cortili del Cuore un caposaldo del manga shōjo. Oltre alla storia principale, l’edizione include riflessioni sui personaggi e sul futuro che li attende, alcuni anni dopo gli eventi narrati. La presenza dei figli di Mikako e degli altri protagonisti, nella sezione finale, aggiunge una dimensione nostalgica e simbolica, regalando ai lettori un ulteriore approfondimento sul ciclo della vita, sulla crescita e sulla continuità dei sogni, che si tramandano da una generazione all’altra.

Ai Yazawa: La Magia di una Mangaka

Gokinjo Monogatari, dopo il successo di Tenshi nanka ja nai, ha affermato Ai Yazawa nel panorama delle autrici più amate in Giappone e che le ha permesso di farsi conoscere in molti alti paesi (compresa l’Italia). Ai Yazawa, con il suo stile inconfondibile, è riuscita a dar vita a personaggi che parlano al cuore. Il suo approccio delicato nell’esplorare le emozioni complesse dei giovani adulti, le difficoltà dell’amore e le sfide del mondo del lavoro, è una delle ragioni per cui è tanto amata dai lettori. Yazawa ha un talento innato nel mescolare dolcezza e malinconia, creando storie che, pur avendo un taglio giovanile, trattano temi universali che risuonano con i lettori di ogni età. La passione per la moda è chiaramente una delle sue caratteristiche distintive, e non solo perché i suoi personaggi sono sempre impeccabilmente vestiti. La moda è per Yazawa una forma di narrazione, che aggiunge una dimensione visiva alle emozioni e alle storie che racconta. Mikako e gli altri protagonisti non sono semplicemente vestiti, sono vestiti di sogni, e in un certo senso, anche di speranze.

Tra Manga, Anime e Legacy

Non possiamo parlare di I Cortili del Cuore senza menzionare l’adattamento anime, che nel 1995 portò le vicende di Mikako e Tsutomu su schermo. Con 50 episodi prodotti da Toei Animation, l’anime ha consolidato la popolarità del manga, diventando un punto di riferimento per gli appassionati di anime romantici e giovanili. In Italia, l’anime è stato trasmesso come Curiosando nei cortili del cuore, conquistando anche una nuova generazione di fan.

Un altro capitolo significativo nella saga è lo spin-off Paradise Kiss, che rappresenta un’evoluzione naturale dell’universo di Gokinjo Monogatari, portando avanti temi e personaggi a distanza di anni. È interessante vedere come i mondi creati da Yazawa siano interconnessi, regalando al lettore un’esperienza narrativa che va oltre la singola storia.

I Cortili del Cuore è un manga che ha segnato un’epoca e che continua a risuonare nel cuore di chi l’ha letto. Con il suo mix di amore, amicizia e passione per la moda, è riuscito a parlare a generazioni di lettori, ispirando sogni, emozioni e riflessioni. La Complete 30th Anniversary Edition non è solo un’opportunità per rivivere questa storia, ma anche un modo per celebrare un’opera che non ha mai perso la sua freschezza e il suo impatto emotivo. Per chi non l’ha ancora letto, I Cortili del Cuore rappresenta una lettura imperdibile, un viaggio attraverso i sogni di un’adolescente che, tra ostacoli e amori, cerca il suo posto nel mondo. E per chi l’ha già vissuto, questa nuova edizione è una dolce occasione per tornare a quei cortili del cuore, dove tutto è cominciato.

“Veil” di Kotteri!: Eleganza e poesia in un’opera che racconta l’amore attraverso la bellezza del quotidiano

Con il suo tratto raffinato e la capacità di intrecciare emozioni delicate in ogni illustrazione, Kotteri! incanta con “Veil”, un’opera che svela la profondità dei sentimenti attraverso un’estetica curata e suggestiva. Presentato in Italia da J-POP Manga, il primo volume di Veil, intitolato Body Temperature of Orange, arriverà sugli scaffali il 26 febbraio, portando con sé una storia che ha già conquistato lettori di tutto il mondo. L’opera si distingue non solo per la sua eleganza visiva, ma anche per la delicatezza con cui Kotteri! esplora il tema dell’amore, catturato nei suoi momenti più quotidiani e intimi.

La narrazione prende vita in una città avvolta dalla neve, un paesaggio che fa da sfondo a un incontro casuale tra due anime. Da un lato, c’è lui: un poliziotto affascinante, dall’altro lei: una donna misteriosa e affascinante, che sembra portare con sé un’aura enigmatica. L’incontro tra i due protagonisti è un momento che segna l’inizio di una storia d’amore che cresce e si sviluppa lentamente, senza fretta, come i piccoli attimi di vita condivisi nel quotidiano. Un gesto, uno sguardo, un sorriso: sono questi gli ingredienti che alimentano il sentimento che sboccia tra di loro, lontano dai toni drammatici e dalle dinamiche di un amore tempestoso, ma immerso in una poesia silenziosa che caratterizza ogni loro interazione.

Il romanticismo di Veil non è mai eccessivo, ma si nasconde nei dettagli, nella bellezza dei paesaggi urbani e nella cura dei personaggi, tanto nelle loro azioni quanto nelle loro emozioni. La scrittura di Kotteri! è pervasa da una grazia unica, un equilibrio perfetto tra l’armonia visiva e quella narrativa. Il mondo creato dall’autrice è influenzato dalla sua passione per la moda e i film europei d’epoca, che si riflettono nei dialoghi e nelle ambientazioni eleganti, fatte di luci soffuse e atmosfere vintage. Veil nasce come una raccolta di illustrazioni condivise online, ma la sua forza narrativa e la bellezza dei suoi disegni hanno portato alla sua serializzazione, un viaggio che ora approda anche in Italia, dove questo lavoro affascinante trova il suo giusto riconoscimento.

Dietro Veil, c’è una storia di dedizione e passione per l’arte del manga. Kotteri!, che firma l’opera con il nome Ikumi Fukuda, è una mangaka di grande talento, nota anche per aver lavorato alla serie Nanatoshi Monogatari (Cronaca delle sette città), una collaborazione con il celebre Yoshiki Tanaka. Veil è il suo primo lavoro a essere pubblicato in Italia, e promette di catturare l’immaginario dei lettori italiani con la sua bellezza senza tempo.

Il volume Veil 1 – Body Temperature of Orange, che si presenta in grande formato e a colori, è una vera e propria celebrazione della bellezza visiva e della poesia che la caratterizza. Con una cadenza bimestrale, la serie si svilupperà con un formato che permette di apprezzare appieno ogni dettaglio dell’arte di Kotteri!, un’esperienza visiva che coinvolge e affascina.

Per chi desidera scoprire più da vicino l’opera, è prevista una presentazione speciale il 8 marzo, alle ore 16:00, presso la Libreria Hoepli di Milano. Un’opportunità per approfondire il lavoro editoriale dietro Veil, conoscere meglio la visione dell’autrice e del team di J-POP Manga, e vivere un’esperienza unica insieme ad altri appassionati. Durante l’evento, sarà possibile acquistare il volume e ricevere in omaggio un gadget esclusivo, rendendo ancora più speciale l’incontro con questa straordinaria opera.

Veil non è solo un manga, è un viaggio nel cuore di un amore che si nutre dei piccoli gesti quotidiani, un amore che nasce tra le pieghe della vita e che, come una fotografia delicata, resta impresso nel cuore di chi lo osserva. Con il suo tratto elegante, Kotteri! ci invita a immergerci in questo mondo sospeso, dove ogni emozione è una tela da dipingere con colori morbidi e sfumati. Non resta che scoprire la magia di Veil, un’opera che promette di incantare e commuovere.

10Dance: L’adattamento live-action che unisce danza e amore su Netflix

Netflix ha recentemente rivelato un nuovo, attesissimo adattamento live-action di un manga che promette di catturare il cuore degli appassionati di storie romantiche, danza e competizione: 10Dance. Dopo il trionfo mondiale della versione live-action di One Piece, la piattaforma streaming continua la sua corsa nel mondo degli adattamenti manga, portando sul piccolo schermo una delle storie più affascinanti del panorama yaoi. L’annuncio ufficiale di questo nuovo progetto è arrivato nel novembre 2024 tramite i canali social di Netflix, suscitando immediata curiosità e fervore tra i fan, ansiosi di scoprire come la passione per la danza e l’amore tra i due protagonisti verranno rappresentati nel film. Nonostante non ci sia ancora una data di uscita ufficiale, si prevede che 10Dance arrivi su Netflix nel 2025, generando grandi aspettative per quello che potrebbe essere un nuovo capolavoro del genere.

La trama di 10Dance si svolge nel contesto delle competizioni di ballo, ma la sua forza non risiede solo nelle sequenze di danza spettacolari, bensì nelle emozioni e nei conflitti interpersonali che animano i due protagonisti. La storia ruota attorno a Shinya Sugiki, un ballerino di ballo da sala sofisticato e impeccabile, e Shinya Suzuki, un vivace e passionale ballerino di balli latino-americani. Nonostante i loro nomi identici, i due uomini sono opposti sotto ogni aspetto: dalle personalità ai gusti musicali, passando per i loro approcci alla danza. La loro iniziale rivalità, alimentata da competizioni accese, cederà il passo a una collaborazione che li costringerà a superare le barriere della loro rivalità per insegnarsi a vicenda le rispettive specialità. Inizialmente, il loro rapporto è segnato dalla competizione, ma lentamente nasce un legame più profondo, che evolverà in una storia d’amore che sfida le convenzioni e le aspettative.

In fondo, 10Dance è una riflessione sul superamento delle differenze, sulla crescita personale e sulla bellezza di ciò che può nascere quando due mondi lontani si uniscono. La trama, pur essendo centrata sulla danza, esplora in modo più ampio temi come l’accettazione di sé, la vulnerabilità e le dinamiche di relazione che si formano quando le persone si avvicinano, imparando a conoscersi al di là dei loro stereotipi e delle loro convinzioni iniziali. Il manga ha conquistato i lettori grazie alla sua capacità di mescolare questi temi universali con il fascino irresistibile della danza, creando una storia che non solo intrattiene, ma invita anche a riflettere su dinamiche emotive complesse e sottili.

Per quanto riguarda il cast, Netflix ha annunciato con entusiasmo i protagonisti di questa trasposizione cinematografica. Shinya Sugiki e Shinya Suzuki, interpretati rispettivamente da Ryōma Takeuchi e Keita Machida, sono due attori giapponesi noti per i loro ruoli in produzioni di grande successo. Takeuchi, celebre per la sua interpretazione in Kamen Rider Drive e per la sua partecipazione al film The Deer King, darà vita al più composto e raffinato Sugiki, mentre Machida, che ha già conquistato il pubblico con il suo ruolo in Cherry Magic! Thirty Years of Virginity Can Make You a Wizard?! e nelle serie Yu Yu Hakusho e Alice in Borderland, interpreterà il carismatico Suzuki, il ballerino che sfida ogni regola. L’alchimia tra i due attori sarà sicuramente uno degli aspetti più attesi del film, visto che dovranno trasmettere non solo la tensione iniziale tra i due personaggi, ma anche il lento e affascinante trasformarsi della loro relazione in qualcosa di molto più profondo.

A dirigere 10Dance ci sarà Keishi Ōtomo, un regista esperto nel trasporre manga e anime sul grande schermo, noto per il suo lavoro nelle pellicole live-action di Rurouni Kenshin. La sua esperienza garantirà un adattamento emozionante e visivamente coinvolgente della storia, capace di catturare l’intensità della danza e la passione che pervade la trama. Ōtomo sarà affiancato da Tomoko Yoshida, che co-scriverà la sceneggiatura, portando sullo schermo la storia con un tocco che promette di essere tanto emozionante quanto fedele al materiale originale. La colonna sonora del film sarà affidata a Masaru Yokoyama, un compositore che ha già mostrato il suo talento in serie come A3! Season Spring & Summer e Urusei Yatsura, e che saprà sicuramente aggiungere una dimensione emotiva ulteriore alla storia con la sua musica.

10Dance sarà disponibile in streaming su Netflix, come esclusiva della piattaforma, consentendo agli appassionati di tutto il mondo di accedere facilmente al film. Questo permette a una vasta audience internazionale di immergersi nell’emozionante mondo della danza e dell’amore che il manga ha così bene esplorato. Netflix continua a consolidare il proprio ruolo di punto di riferimento per gli adattamenti live-action di manga e anime, con titoli di successo come One Piece, Cowboy Bebop e The Witcher che hanno saputo attrarre una base di fan sempre più numerosa. Con 10Dance, la piattaforma promette di portare un’altra storia coinvolgente, ricca di passione, conflitto e romanticismo, in un formato che non mancherà di far battere forte il cuore degli spettatori.

In definitiva, l’adattamento live-action di 10Dance sembra avere tutte le carte in regola per essere un grande successo. La trama avvincente, il cast promettente e l’esperienza di regia si combinano per dar vita a una storia che, pur fondandosi su elementi romantici e di danza, saprà toccare le corde più profonde dell’emotività. Il film si preannuncia come una nuova perla del genere yaoi, che saprà conquistare i cuori di chi ama le storie di passione, crescita e cambiamento. L’attesa per l’arrivo su Netflix è palpabile e, mentre il 2025 si avvicina, i fan non vedono l’ora di scoprire come la magia della danza e dell’amore prenderà vita in questa nuova e intrigante trasposizione.

Epiphany: Kristen Wiig e Bill Murray protagonisti di una commedia romantica tra risate e riflessioni

Il cinema è un universo fatto di storie che ci fanno ridere, riflettere e, a volte, ci conducono in viaggi emozionanti dove l’imprevisto e l’improbabile si incontrano. È proprio in questo spirito che nasce Epiphany, una nuova commedia che promette di essere tanto sorprendente quanto divertente. Con un cast d’eccezione, composto da Kristen Wiig (già celebre per il suo ruolo in Le amiche della sposa) e Bill Murray (un’icona immortale di Ghostbusters), il film si prepara a conquistare il pubblico con una trama che mescola romanticismo, risate e una buona dose di follia.

La storia di Epiphany, diretta da Max Barbakow (già noto per la brillante commedia Palm Springs – Vivi come se non ci fosse un domani), ruota attorno a Favorite Ives, un’ereditiera e icona della moda interpretata da Kristen Wiig. Immaginate una giovane donna abituata al lusso e al glamour, che, all’improvviso, si ritrova senza soldi e minacciata dai creditori. Per evitare il fallimento totale e preservare la sua posizione sociale, Favorite intraprende una disperata ricerca di due settimane per trovare un marito ricco che la salvi dalla rovina finanziaria. Una corsa contro il tempo che la porta a incontrare Oz Bell, un miliardario e genio della matematica interpretato da Bill Murray.

La storia si sviluppa attorno al curioso e affascinante scambio che si instaura tra i due protagonisti. Se, da un lato, Favorite ha disperato bisogno dei soldi di Oz per sfuggire alla sua disastrosa situazione economica, dall’altro Oz ha bisogno della sua energia e spontaneità per riscoprire la gioia di vivere, che nel tempo ha perso. Questo incontro inaspettato sembra destinato a cambiare le vite di entrambi, ma la vera domanda è: possono queste due anime così diverse trovare qualcosa di più? Può l’amore sbocciare da un incontro casuale e, soprattutto, da una ricerca disperata di sopravvivenza?

La sceneggiatura di Epiphany porta la firma di Mitch Glazer, noto per aver scritto film cult come S.O.S. fantasmi, e la trama ha tutte le carte in regola per catturare l’attenzione di chi ama le commedie romantiche con un tocco di intelligenza e originalità. A produrre il film ci pensano The Gotham Group, con Lee Stollman ed Ellen Goldsmith-Vein, mentre Kristen Wiig e Bill Murray non si limiteranno a interpretare i protagonisti, ma svolgeranno anche il ruolo di produttori esecutivi insieme a Jillian Apfelbaum e Margot Hand.

Un aspetto che renderà ancora più interessante Epiphany è la collaborazione internazionale che accompagna il progetto. Rocket Science si occuperà della distribuzione internazionale, mentre CAA Media Finance e Range Media Partners gestiranno i diritti negli Stati Uniti. Il film verrà presentato ufficialmente questa settimana al European Film Market di Berlino, un’occasione perfetta per farlo conoscere a livello mondiale.

Kristen Wiig, che recentemente ha ricevuto una nomination agli Emmy per la serie Palm Royale, è un’attrice che ha fatto della versatilità la sua cifra stilistica. È capace di passare con naturalezza da ruoli comici a quelli drammatici, come ha dimostrato anche nel suo lavoro più recente. Bill Murray, dal canto suo, non ha bisogno di presentazioni. Il suo fascino e la sua unicità lo rendono uno degli attori più amati e rispettati di Hollywood. Entrambi, con la loro chimica sullo schermo, promettono di regalarci una performance memorabile, capace di farci ridere e, al contempo, riflettere sull’assurdità della vita quotidiana.

Max Barbakow, già regista di Palm Springs, ha dichiarato che Epiphany è una “deliziosa esperienza rara”, una storia che riesce a farci ridere, emozionare e riflettere sugli aspetti più assurdi della vita. Secondo lui, l’alchimia che si creerà tra i due protagonisti, due “unicorni originali” come li ha definiti, offrirà uno spunto per esplorare temi come la ricerca di felicità, l’amore e il contrasto tra il denaro e la realizzazione personale.

Il regista sembra aver colto perfettamente il cuore della storia, che non è solo una commedia leggera, ma un viaggio che ci porta a riflettere su cosa accade quando si incrociano due mondi così diversi, ma destinati a confluire in un’avventura sorprendente. Per chi ha amato Palm Springs, un film che ha conquistato il cuore del pubblico con la sua ironia tagliente e la profondità emotiva, Epiphany sembra essere un altro capitolo in questa nuova onda di commedie sofisticate e ricche di spunti di riflessione.

In attesa di vedere come si svilupperà questa commedia, i fan di Kristen Wiig e Bill Murray possono sicuramente aspettarsi un’interpretazione brillante e un film che promette di intrattenere con intelligenza e umorismo. Se amate il mix tra commedia romantica e una buona dose di riflessioni sull’esistenza, Epiphany potrebbe essere proprio il film che stavate aspettando. Con una trama che gioca su equilibri delicati tra risate, riflessioni e quel tocco di magia che solo un film con questi protagonisti sa offrire, Epiphany è destinato a diventare una delle commedie più attese dell’anno.